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giovedì 18 febbraio 2016

Film 1071 - Attrazione fatale

Proseguendo sulla via della guarigione, il mio weekend di prigionia causa febbre mi ha regalato anche questa pellicola di culto che - lo ammetto - non avevo mai visto prima!
Film 1071: "Attrazione fatale" (1987) di Adrian Lyne
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: E alla fine l'ho visto. Dopo anni di spoilerone finale della scena nella vasca da bagno, mi sono impegnato a recuperare questo supercult che ha definitivamente lanciato nello spazio la carriera d'attrice della divina Glenn Close (una che, per capirci, nei soli anni '80 si è fatta 5 nomination all'Oscar).
Questa prima visione di "Fatal Attraction" mi ha soddisfatto, riportandomi così piacevolmente nelle atmosfere anni '80. La pazzia furente di Alex Forrest è qualcosa di pauroso e affascinante allo stesso tempo, un po' perché Dan Gallagher è un antipatico avvocato newyorkese che tradisce la moglie - il che, dunque, non depone a suo favore -, un po' perché il suo interprete è Michael Douglas, che non amo particolarmente, dunque la sensazione che mi ha accompagnato per tutta la visione è stata che un po' di tutta quella follia se la fosse meritata. Poi, ovvio che la donna è totalmente fuori controllo ed è il prototipo cool e glam delle stalker senza freni di oggi, ma rimane il fatto che, se non si considera il lato malsano, Alex/Glenn è veramente una donna irresistibile (e il nudo ce lo confermerà).
Il film è ben fatto e funziona, anche se chiaramente va riletto in chiave anni '80, altrimenti certe cose potrebbero risultare assurde. Alcune di esse - la moglie che non sospetta niente, il sesso selvaggio sul lavandino, l'audiocassetta di minaccia - riportano indietro nel tempo ad un linguaggio cinematografico e a una serie di elementi che appartengo a un periodo lontano e ci risultano necessariamente obsolete oggi. Una Alex 2016 andrebbe a cercare la geolocalizazione delle chiamate, minaccerebbe di mettere tutte le prove su internet, farebbe comunicati stampa, userebbe il cellulare per mandare foto osé o in pose da selfie.
Insomma, è evidente che questo sia un prodotto ormai "vintage", che pure non ha perso il suo fascino. Sexy, violento quanto basta, con una carica di suspense da non sottovalutare, "Attrazione fatale" è stato una bella scoperta.
Ps. 6 candidature agli Oscar dell'88: Miglior film, regia, attrice protagonista e non protagonista, sceneggiatura e montaggio.
Cast: Michael Douglas, Glenn Close, Anne Archer, Ellen Hamilton Latzen, Stuart Pankin, Ellen Foley, Fred Gwynne, Lois Smith, Jane Krakowski.
Box Office: $320,145,693
Consigli: Un pezzo di storia del thriller psicologico con annessa strizzatina d'occhio sexy, "Fatal Attraction" ha ormai delineato l'archetipo della donna malsanamente innamorata dell'uomo che non può avere. Feroce nella sua vendetta, inarrestabile nell'elaborare trappole, minacce e giochetti, di fatto l'ossessione di Alex Forrest è diventata un vero e proprio cult. Seguirla nel vortice di follia che metterà in scena è inquietante e disturbante, eppure coinvolgente: cosa si inventerà, adesso? Per saperlo basta guardare questo film. Non si rimane delusi.
Parola chiave: Coniglio.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 24 agosto 2015

Film 977 - Pixels

A Rimini per goderci un meritato weekend di mare, ci siamo invece beccati la pioggia. Non ci siamo buttati giù, semplicemente durante la tempesta ci siamo rifugiati al cinema!

Film 977: "Pixels" (2015) di Chris Columbus
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: E' stato bistrattato da tutti, dipinto come uno dei più mal riusciti blockbuster estivi di sempre, eppure io non l'ho detestato, anzi. Ed è strano dirlo per me, visto che non sopporto né Adam Sandler né Kevin James...
Francamente, nell'ottica del puro intrattenimento, "Pixels" non ha nulla da invidiare ai suoi altri predecessori, munito com'è di una trama tutta azione, effetti speciali a gogo, un cast delle grandi occasioni a cui si aggiungono numerose guest stars (una su tutte Toru Iwatani, creatore di Pac-Man) e, neanche a dirlo, un folgorante effetto nostalgia per gli anni '80 in generale e i videogiochi e le sale giochi in particolare. Pac-Man, Space Invaders, Donkey Kong, Centipede, Galaga e Arkanoid rivivono grazie a questa pellicola che li riporta in vita con l'escamotage alieno (che va bene un po' per tutte le occasioni): la capsula del tempo inviata dalla NASA nel 1982 e contenente immagini e filmati della cultura terrestre viene di fatto intercettata dagli alieni, che però male interpretano il significato dei vari videogiochi contenuti nella capsula, che vengono considerati quali dichiarazione di guerra. Per rispondere, quindi, gli extraterrestri 'sfidano' i terrestri attraverso gli arcade e le loro regole, rendendo necessario l'intervento non tanto delle forze armate, quanto di professionisti del videogioco vintage. Non tarderà a formarsi la squadra, incaricata di battere i giochi alieni e, di conseguenza, salvare il mondo.
Si capisce già che non stiamo parlando di alcunché di filosofico, eppure direi che non si discosta per nulla dal disimpegno estivo di rito e a vederlo non si rimane delusi se ciò che si cercava era, appunto, distrazione. Non dico che l'ho trovato fantastico, ma certamente non così pessimo come lo hanno descritto. Si vede tranquillamente e ci si fa anche qualche risata.
Ps. Il cast: Adam Sandler, Kevin James, Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Josh Gad, Brian Cox, Sean Bean, Jane Krakowski, Dan Aykroyd, Lainie Kazan, Ashley Benson, Affion Crockett, Matt Lintz, Toru Iwatani, John Oates, Serena Williams e Martha Stewart.
Box Office: $173.9 milioni
Consigli: Diversamente da "Babadook" che aveva ottenuto così tante recensioni positive, questo "Pixels" ne ha ottenute altrettante negative, ma al contrario del primo film mi è piaciuto. Chiaramente nei termini di una pellicola facile facile che intrattiene i suoi spettatori grazie a effetti speciali a manetta e battute per ridere in maniera istantanea. E' il titolo perfetto per rilassarsi davanti a una storia semplice, colorata e con qualche tocco nostalgico targato anni '80. Per gradire!
Parola chiave: Occhiali.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 3 febbraio 2014

Film 663 - Aiuto vampiro

Non che avessi programmato di rivederlo, ma in tv in seconda serata questo era l'unico titolo appetibile...

Film 663: "Aiuto vampiro" (2013) di Paul Weitz
Visto: dalla tv
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Questo primo "Aiuto Vampiro" tratto dalla "Cirque du Freak Trilogy" di Darren Shan non è esattamente esaltante come ti potresti aspettare dal primo episodio di quella che potrebbe diventare una saga remunerativa e divertente. Nonostante il budget da blockbuster (di serie B, ma pur sempre un alto budget) di 40 milioni di dollari, il film e la storia non decollano mai e il risultato è un prodotto carino e spensierato, ma incapace di sollevare interesse nei confronti del progetto.
La storia va a rilento e sembra non succeda mai veramente nulla di che, ci sono troppi personaggi troppo poco approfonditi e manca il ritmo. Il film, nonostante i due protagonisti ragazzini Chris Massoglia (inespressivo) e Josh Hutcherson (già promettente), è tutto sulle capaci spalle di John C. Reilly che dimostra ancora una volta di essere un attore versatile e capace di adattarsi a disparati ruoli in disparati generi (qui è un vampiro). E' solo grazie a lui se si arriva alla fine senza morire di noia. Il resto dei protagonisti - tra i più famosi cito solo Salma Hayek, Willem Dafoe, Ken Watanabe e Jane Krakowski - ha parti troppo piccole o caricaturali per risultare incisivo e, inoltre, i freak del titolo sono tali solo perché portano un elemento di disomogeneità rispetto ai soliti prodotti commerciali cui siamo abituati, non tanto perché ci sia un interesse ad analizzare la loro condizione di emarginati o perché si sia interessati ad analizzare la loro comunità o il loro modo di affrontare un'imposta diversità. Quindi, come forse ci si poteva aspettare, i freak sono accessorio di una storia principale che li include solo inizialmente in uno spettacolo teoricamente raccapricciante, ma che più che far paura, mette in piazza una specie di spettacolino del diverso come fonte di stupore e disgusto che, sinceramente, non è granché (anche perché i freak presentano caratteristiche sovraumane e sovrannaturali piuttosto che dei veri e propri 'scherzi di natura').
Insomma, "Cirque du Freak: The Vampire's Assistant" non ha alcun appeal e alla lunga non funziona granché poiché ha una trama che si concentra su troppi aspetti collaterali e fallisce nel momento in cui deve centrare il bersaglio dei temi principali della storia, mancando di brio, senso del ritmo e scene d'azione che si possano definire tali.
Ps. L'incasso mondiale non è stato in grado di coprire nemmeno le spese di produzione: $39,102,650 al box office.

Film 119 - Aiuto vampiro
Consigli: E' un incrocio tra film di serie B: da una parte quelli su vampiri + licantropi + creature misteriose alla "Shadowhunters - Città di ossa", dall'altra quelli con un gruppo di ragazzini da addestrare in una scuola per 'diversamente dotati' alla "Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il mare dei mostri". Anche se questa pellicola è precedente, però, il risultato è inferiore rispetto agli esempi.
Parola chiave: «Il circo dei freak è in città, solo per una notte».

Trailer

Bengi

giovedì 3 giugno 2010

Film 119 - Aiuto vampiro

L'altro giorno dovevo pranzare a casa e mi andava di guardarmi qualcosa. In attesa dell'uscita di "Sex and the City 2" (quindi un po' di tempo fa...) ho deciso di guardarmi un film di cui sapevo poco e niente...


Film 119: "Aiuto vampiro" (2009) di Paul Weitz
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Orrenda locandina, un photoshop casalingo avrebbe reso meglio. E poi vago (seeee) rimando a una mascolinità vampira alla Robert Pattison che, ultimamente, sembra non guastare mai.Questo "Aiuto vampiro" non aiuta neanche sé stesso a promuoversi in maniera decente.
Se la premessa è questa non si può certo auspicare in un capolavoro... E, infatti, questo filmetto che vorrebbe cavalcare l'onda dei canini appuntiti a tutti i costi, ricorda molto il teen movie "Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini" piuttosto che una rilettura in chiave 'easy' del "Freaks" (1932) di Tod Browning.
Nessuno si aspettava grandi citazioni, per carità, ma effettivamente l'assenza totale di appeal rende la visione piuttosto piatta. Banali effetti speciali, più che altro un buon make-up e via che si va, mente e cuore leggeri. Molto leggeri.
I 'freaks' non sono interessanti, forse proprio perchè deturpati (non è assurdo?!) dalla banalità degli effetti speciali che li rendono solo vanesio (e pigro) divertimento per PC, ma niente di realisticamente plausibile (e via il fascino del diverso, da guardare se non spiare). Più interessanti dei loro ruoli, invece, gli attori in piccole parti o camei che avrebbero dovuto stimolare il film: Ken Watanabe (visto ne "L'ultimo samurai", "Memorie di una geisha" e "Lettere da Iwo Jima"); Jane Krakowski (vista in "Ally McBeal" e "30 Rock"); Salma Hayek (che dopo il monociglio di "Frida" qui prova la barba); Willem Dafoe (sempre poliedrico e capace di mettersi in discussione in film come "Antichrist", "Platoon" o "Nato il quattro luglio").
Insomma, i numeri per fare il botto c'erano, ma la combinazione non ha funzionato. Non saprei dire se il pubblico si stia cominciando a stufare dei vampiri in sé oppure se effettivamente sia solo colpa della realizzazione senza pretese di questa pellicola, sta di fatto che il regista Paul Weitz non sta avendo molta fortuna con i suoi film ("American Dreamz", "In Good Company") da 'solista'. Abituato a lavorare con il fratello Chris (insieme hanno diretto il primo "American Pie" e hanno ottenuto una nomination all'Oscar - anche se per la sceneggiatura - per "About a boy - Un ragazzo"), di recente hanno cominciato a firmare pellicole proprie, senza registrare, però, clamorosi successi al botteghino (di Chris il clamoroso flop "La bussola d'oro"). Che sia ora di riunirsi ed evitare la solitudine?
Infine, per spendere ancora due parole sulla pellicola, ci terrei a sottolineare la banalità espressiva dei giovani protagonisti, scelti per rappresentare il solito conflitto giovanile tra bene e male e che qui sfocia in prese di posizione molto drastiche (il che, ovviamente, avrebbe previsto la realizzazione di capitoli successivi). Sperando che la cosa non accada, sarebbe meglio che Chris Massoglia si preoccupasse del suo futuro attoriale, magari tentando di superare la faccia 'di stucco' che tanto ricorda il Brandon Routh di "Superman Returns".
Consigli: Se avete figli non farà certo loro del male seguire questo film molto (molto molto molto) tranquillo. Non fa certo paura...
Parola chiave: Ragno.


Ric