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giovedì 25 dicembre 2014

Film 841 - Pretty Woman

Alla scoperta della carriera cinematografica di Julia Roberts - Atto terzo.

Film 841: "Pretty Woman" (1990) di Garry Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Pretty woman, walking down the street
Pretty woman, the kind I'd like to meet"
Una canzone famosissima per un film ancora più famoso, addirittura di culto. "Pretty Woman" è la storica pellicola che ormai più di 20 anni fa lanciò letteralmente nell'olimpo delle star mondiali la Roberts e Richard Gere, un duo che, tra l'altro, saprà bissare il clamoroso successo sul grande schermo grazie alla successiva commedia romantica sempre diretta da Garry Marshall: "Se scappi, ti sposo" (pellicola che, parentesi degenerativa tutta italiana, ha avuto l'infausto merito di inaugurare la tutt'ora attiva stagione del 'se... ti'. Esempi celebri "Se mi lasci ti cancello", "Se sei così ti dico sì", "Se ti investo mi sposi?" e altre fregnacce simili).
Tornando a noi, "Pretty Woman" è uno di quei film che DEVI aver visto, che sai a memoria, che non manca nella tua collezione di dvd, che richiama una serie di ricordi, che ha fatto sognare un paio di generazioni. Tutte cose che, fino a qualche settimana fa, per me erano solo vuote parole, frasi celebri più volte pronunciate da amici prima di apostrofarmi stupefatti: "Come non lo hai mai visto?!".
A questa sconcertante verità si è dovuto porre rimedio, cosicché non si dica più che mi manchi un tassello fondamentale della cultura pop anni 90, esempio perfetto di cinema di massa che collega alla perfezione le due decadi fra cui è a cavallo.
La nostra Vivian Ward, signorina allegra della strada, è una che ha un gran fisico e chiacchiera a manetta, colpisce per il giga-sorriso ma ancora di più per il volume della chioma e, successivamente, delle parolacce che spara. Vivian è forgiata dalla strada da cui proviene, si è adattata giocoforza e ora è quello che è: una con degli stivali alla coscia e un vestitino che è il risultato dell'incrocio tra l'elastan e un buco nero.
Al contrario, Edward Lewis è uno che può permettersi tutto - anche la strada, ovviamente - ma è scontento della sua vita, almeno da un certo punto di vista. Ma non solo, perché è anche onesto e con uan certa morale per gli affari, che sopraggiunge dopo, a dire il vero, che la morale puritana è stata scaricata sul marciapiede.
Questi due tipi umani sono la ciliegina e la torta, un connubio perfetto di amore in divenire che saprà diventare non solo reale, ma anche cult. Ed è così che si forgia una carriera: con ruoli forti e un titolo stellare. I due signori in carrozza a questo giro, Roberts e Gere, sapranno fare tesoro di questo mantra della vita, finendo più volte a rivestire panni decisamente simili in titoli decisamente romantici, il tutto per un'eterna spirale che, vissuta al contrario, riporterà sempre e comunque al punto di partenza: questo.
E allora diciamolo pure che "Pretty Woman" tutto sommato mi è piaciuto, mi ha divertito e intrattenuto. Ho amato questa Julia scurrile e bagascia (all'acqua di rose però) impreziosita di Chanel e desiderosa di riscatto sulle commesse frigide. E' naturale che questo ruolo femminile così forte mi abbia ricordato quello di "Erin Brockovich" e la naturale congiunzione è stata ben gradita. Gere, dal canto suo, era già "Ufficiale e gentiluomo", ma anche e soprattutto un "American Gigolo", titolo che lo avvicina di molto alla protagonista qui. E comunque bisogna concedergli che fosse proprio un bell'uomo.
Tutto sommato, quindi, pollice in su per questo titolo di riferimento del cinema moderno, classico esempio di come il mainstream riesca sempre a farla da padrone al pari del lieto fine. Che c'è anche qui, ma poi che ve lo dico a fare? Lo sapevate già da molto, molto più tempo di me.
Ps. Questo ruolo è valso alla Roberts la sua seconda nomination all'Oscar e il suo secondo Golden Globe vinto di fila. I precedenti erano stati, alle rispettive cerimonie del 1990, per "Fiori d'acciaio".
Box Office: $463,407,268
Consigli: Tra i film migliori per le feste. Non perché abbia un particolare spirito natalizio, pasquale o di fine anno, ma semplicemente perché è un titolo per tutte le occasioni. Ci si siede sul divano, si fa partire il film e si lascia che la storia ci coinvolga, ci rilassi, ci faccia dimenticare che poi, se ci pensiamo un attimo, la festa è già finita. E allora va bene, sognano ancora un po'. Con Julia, che riesce quasi sempre a farcelo fare.
Parola chiave: Baciare con la lingua.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 17 luglio 2014

Film 743 - The Best Man Holiday

Una pellicola facile facile per distrarsi un po'.

Film 743: "The Best Man Holiday" (2013) di Malcolm D. Lee
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Il tempismo della programmazione italiana è qualcosa che va oltre l'uomanamente comprensibile, ovvero come piazzare un film di Natale in piena estate.
Fosse solo questo, poi, sarebbe solo una questione di nonsense, ma se consideriamo che la cinematografia all-black non è esattamente cult nel nostro Paese e tenendo presente che per i cinema i mesi estivi sono notoriamente quelli meno affollati... non posso non chiedermi: perché? Non è poi un caso se l'incasso al primo weekend di uscita è in ventesima posizione con un "bottino" di 11.383€. Imbarazzante.
Premessa fatta - poi non lamentiamoci che in Italia la gente non va al cinema - devo dire che ho trovato questo "The Best Man Holiday" conforme alle aspettative e, anche se non avevo visto il primo film di cui questo è sequel (e l'ho scoperto solo a visione iniziata), piuttosto comprensibile, facile da seguire e prevedibile. Cavoli quanto piace ai neri parlare di Gesù.
La morale cristiana qui è sguinzagliata senza freni e le occasioni di buonismo guastano il piacere della meschineria superficiale, unica alleata di battute che facciano sorridere. Insomma, il film procede dritto per il binario della prevedibilità, tra qualche battuta e molto, molto, molto spirito natalizio. Il che, come ci tengo a ribadire, è davvero fuori tempo massimo.
Quindi, niente di che.
Box Office: $71,625,195
Consigli: Sulla scia di pellicole come "Amore e altri guai" e "L'amore in valigia", una tragicommedia romantica natalizia all black che da noi esce a luglio e che, probabilmente, sarebbe meglio vedere durante le feste. Troppo sdolcinata per questa calura estiva.
Parola chiave: Autobiografia.

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Bengi

domenica 30 ottobre 2011

Film 319 - Nessuno mi può giudicare

In rapida successione una commedia italiana dopo il "Limitless" sui giochi della mente...


Film 319: "Nessuno mi può giudicare" (2011) di Massimiliano Bruno
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Emanuele
Pensieri: Spensierata e divertente, questa commedia non si vuole prendere troppo sul serio. Come al solito il pretesto scandaloso (mamma escort per sopravvivere ai debiti) è solamente l'aggancio per una struttura narrativa che non ha niente né di sconvolgente né tanto meno di innovativo. In Italia, si sa, osare è reato (se non sei in Parlamento), quindi - non che mi aspettassi nulla di diverso - bisogna accontentarsi della solita minestra riscaldata.
Per questo "Nessuno mi può giudicare" il colpo di fortuna è un'artista valida (ma non sempre appropriata, vedi Film 252 - C'è chi dice no) come Paola Cortellesi che in questo ruolo combina alla perfezione accento romano e fantastica mimica facciale. Istrionica e piuttosto lanciata in un personaggio necessariamente disinibito (sexy è un pochino esagerato), ma al contempo restio e inesperto che si apre per forza di cose ad un mondo che mai e poi mai si sarebbe aspettato di dover conoscere. Sta nei tempi comici - ci mancherebbe - e convince nella recitazione. Non era scontato.
Raoul Bova è sempre Raoul Bova, un pò grezzo un pò borgataro e un pò coatto, ma bello e ricco di sentimenti pronti ad essere svelati alla donna giusta. E' una vita che nelle commedie gli affidano questo ruolo. Lui lo sa portare con una naturalezza non da tutti, però diciamo che alla lunga è poi sempre quello. Ma non è assolutamente uno di quelli riconducibili alla categoria 'bello e incapace'.
Ad affiancare il duo una serie di spalle spassose: Anna Foglietta, la escort di professione; Rocco Papaleo il portiere del "nuovo" condominio di Alice/Paola Cortellesi; e poi Hassani Shapi, Lucia Ocone, Caterina Guzzanti e lo stesso regista Massimiliano Bruno. La fauna umana del condominio sarà ovviamente la più divertente e si dimostrerà, alla fine, non solo la più grezza, ma anche la più sinceramente affezionata ad Alice e il suo bambino. Come a dire: nella semplicità la felicità. Un ritornello facile facile che, forse riassume bene questa pellicola. Valori universali (famiglia, amore, amici) che sono le basi di una vita felice dopo la burrasca (lutto, tradimento, infelicità), superata grazie ad un percorso di formazione su sé stessi (mettersi in discussione, porsi delle domande, darsi dei nuovi obiettivi) e sulle nuove possibilità che la vita ci da (lavoro, nuove conoscenze e, di conseguenza, nuova consapevolezza di sé). Lo so, parlo quasi per luoghi comuni, ma la sensazione che ho avuto guardando questo film è, appunto, che nonostante una trama frizzante e un'oretta e mezza di divertimento scaccia pensieri, quello davanti a cui mi sono trovato è un prodotto leggermente più alto della media nostrana, ma comunque pur sempre schiacciato sotto la politica del 'deve andare bene per forza'. Se si fosse osato di più ("Zack and Miri Make a Porno" - in Italia tristemente tradotto in "Zack & Miri - Amore a... primo sesso" - è una commedia sul mondo del porno senza eccessi o scabrosità) forse per una volta avremmo avuto un prodotto italiano più genuino, meno collocabile in una categoria prestabilita e decisamente più originale.
Consigli: Godibile e piacevole, specialmente per i toni da commedia e le buone interpretazioni dei protagonisti. I tempi comici sono giusti e il risultato è sicuramente buono. Ma non troppo originale.
Parola chiave: Lavoro.

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Ric

giovedì 13 maggio 2010

Film 112 - Chloe - Tra seduzione e inganno

Un cast interessante, una locandina intrigante e la necessità di un film durante la pausa pranzo: ecco perchè ho cominciato a vedere questo film...


Film 112: "Tra seduzione e inganno" (2009) di Atom Egoyan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mi sembrava ci fossero i presupposti per un intrattenimento spensierato e intrigante, soprattutto considerando il cast. Finalmente ritornata al cinema prepotentemente, Julianne Moore è conturbante in questo film a tratti thriller a tratti lesbo e dimostra, a 50 anni, di essere una sventolona pazzesca. Molto più, a mio avviso, della ancora acerbissima Amanda Seyfried, per sempre (o certamente ancora per molto) legata al ruolo di Sophie in "Mamma Mia!".
Sicuramente, a mio avviso, questi sono i due aspetti protagonisti del film, anche se probabilmente non erano troppo cercati. La storia c'è, ma non solo è prevedibile, ma pure piuttosto bruttina. A tratti imbarazzante nei dialoghi a tratti assurda (ma sta povera madre Catherine Stewart/Julianne Moore che gli ha fatto al figlio che la tratta a pesci in faccia dal primo minuto del film?!) non centra mai l'obiettivo. Quello, cioè, di sedurre. Le pratiche erotiche dell'accompagnatrice Chloe/Amanda Seyfried sono tanto esplicite quanto prive di fascinoso intrigo.
La trappola del film è il film stesso, bisogna ammetterlo. Un genere ormai morto (ma mai veramente esistito?) che ha come suo cavallo di battaglia il famosissimo "Basic Instinct - Istinto di base", non riceverà certo nuova linfa da una pellicola come questa, troppo attenta a sdoganare l'atto sessuale in sé piuttosto che lasciar insinuare l'erotismo all'interno della trama.
E' tutto un bluff, vedere per credere.
Consigli: Decisamente dimenticabile, trascurabile, tralasciabile. Ma se proprio volete vederlo, poi non lamentatevi. Io vi avevo avvertiti...
Parola chiave: Fermaglio per capelli.




Ric