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venerdì 5 luglio 2024

Film 2291 - Spice World

Intro: Per il mio secondo appuntamento cinematografico con il proiettore, ho scelto un film iconico.

Film 2291: "Spice World" (1997) di Bob Spiers
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non ricordavo per niente questo film e, devo dire, probabilmente per la sua natura così caotica.
Non fosse il film delle Spice Girls, sicuramente non avrei perso tempo a rivederlo: la trama è praticamente inesistente, le ragazze caotiche quanto il loro modo di recitare le battute (si parlano una sull'altra, in un sacco di passaggi non si capisce cosa stiano dicendo), il risultato finale quasi allucinogeno. Eppure, nonostante il caos più totale, "Spice World" funziona su molteplici livelli (nessuno dei quali ha un valore puramente cinematografico, sia chiaro).
Innanzitutto ha una connessione nostalgica con quello specifico momento storico: il Girl Power, il Brit pop, le girl band, gli anni '90. E' tutto incapsulato perfettamente in questo prodotto che definirei culturale nel suo essere così fedele a ciò che rappresenta (ancora oggi). Per chi quel momento lo ha vissuto, un prodotto come questo ha sicuramente valore.
Poi, da non sottovalutare, "Spice World" funziona a livello musicale. Ogni canzone è praticamente una hit, un sacco di momenti della storia sono dedicati a performance e il focus centrale del racconto è un concerto, per cui ci sono innumerevoli momenti in cui la musica è, di fatto, la storia.
Ancora, un'altra componente che funziona è la comicità. Per quanto assurdo e camp, "Spice World" fa ridere, specialmente se si conoscono bene i 5 membri che compongo il gruppo. Non sarà certo una comicità rivoluzionaria, ma funziona per questo film che mai (fortunatamente) si prende sul serio. E le ragazze stanno al gioco.
Il che mi porta al mio ultimo punto: le Spice Girls. Non saranno attrici, non saranno movie stars, non vinceranno mai un Oscar, però qui sono evidentemente il motivo trainante (e a giusta ragione) di tutta la baracca. C'è una certa dose di inconsapevolezza, quasi, che traspare dalla loro performance, ce la mettono tutta e si mettono sempre in gioco. Fa quasi tenerezza rivederle così giovani e piene di entusiasmo e, allo stesso tempo, così consapevoli del ruolo che stanno giocandosu scala globale: c'è una trasformazione in atto e loro sono parte del cambiamento. Un cambiamento che certo non prendono alla leggera e passa anche per questo prodotto collaterale del loro successo. "Spice World" è, come c'è da aspettarsi, carico di temi cari al gruppo: il Girl Power, il femminismo, l'indipendenza, il diritto alla propria individualità, l'emancipazione e il desiderio di fare le cose a modo proprio, di reclamare un successo che derivi dalle proprie capacità.
Certo, ci si sarebbe potuti applicare un po' di più sul far trasparire di questi elementi positivi evitando il calderone esplosivo e sbandato che è "Spice World", però il risultato finale è un giro di giostra divertenete quanto basta e capace di trasportarci, per un attimo, indietro nel tempo. Non sarà un valore assoluto, ma lo è sicuramente per i fan delle Spice Girls.
Film 222 - Spice Girls - Il film
Film 2291 - Spice World
Cast: Victoria Beckham, Emma Bunton, Melanie Chisholm, Geri Halliwell, Melanie Brown, Richard E. Grant, Alan Cumming, George Wendt, Claire Rushbrook, Mark McKinney, Dominic West, Roger Moore; cameo: Elvis Costello, Elton John, Bob Geldof, Bob Hoskins, Jennifer Saunders, Hugh Laurie, Stephen Fry.
Box Office: $56 milioni
Vale o non vale: Onestamente non ricordavo quanto questo film si concentrasse sull'elemento comico che, soprendentemente, funziona in quanto declinato in chiave folle universo parallelo (ci sono pure gli alieni e un salto in corsa sul Tower Bridge mentre il ponte si sta aprendo).
Decisamente non un film per tutti, ma i nostalgici del Girl Power troveranno conforto in questa capsula del tempo che è "Spice World".
Premi: Candidato a 7 Razzie Awards (tra cui peggior film, sceneggiatura e attore non protagonista per Moore), il film ha vinto per la peggior attrice (tutte le Spice Girls).
Parola chiave: Concerto.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 15 gennaio 2021

Film 1779 - Grand Piano

Intro: L'avevo scaricato per vederlo con Cobi, ma non c'era stata occasione, per cui l'ho guardato non appena tornato ad Auckland.
Film 1779: "Grand Piano" (2013) di Eugenio Mira
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mi era tornata voglia di rivedere questo film che, a suo tempo, avevo guardato al cinema. C'è qualcosa in questo "Grand Piano" che mi ricorda molto le atmosfere tese alla Hitchcock e, nonostante la storia non sia particolarmente originale, trovo che l'esecuzione sia particolarmente riuscita e il tono generale della storia azzeccato.
Teso dall'inizio alla fine, capace di bilanciare bene i momenti di pathos con quelli adrenalinici, questa pellicola è un mio personale gioiellino nascosto che ho rivisto con estremo piacere e mia ha lasciato nuovamente soddisfatto. E Elijah Wood, con la sua classica espressione da cane bastonato e spaesato resa tanto popolare grazie al Frodo de "Il signore degli anelli", qui è di nuovo un perfetto protagonista.
Film 693 - Il ricatto
Film 1779 - Grand Piano
Cast: Elijah Wood, John Cusack, Tamsin Egerton, Kerry Bishé, Alex Winter, Allen Leech, Don McManus.
Box Office: $1,618,085
Vale o non vale: Un buon thriller, meno scontato di quanto quanto ci si aspetterebbe, "Grand Piano" funziona principalmente per il suo ritmo incalzante e un'estetica intrigante che concepisce ogni inquadratura con una precisione totalmente votata all'estetica complessiva del progetto. Forse la storia risente di un antagonista troppo da film d'azione hollywoodiano - per il cui ruolo non avrei francamente puntato su John Cusack - anche se tutto sommato il film funziona in generale molto bene. E, sopresa, la sceneggiatura è di Damien Chazelle. Da vedere.
Premi: /
Parola chiave: Chiave.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 27 marzo 2020

Film 1852 - Richard Jewell

Intro: Ammetto che non ci fossero, per me, troppe attività ludiche in quel di Ushuaia. Una di queste è stata sicuramente l'andare al cinema nel multiplex alle porte della città argentina, un appuntamento settimanale che mi ha tenuto non poca compagnia nell'arco dei tre mesi che ho passato in Terra del Fuoco. Un pomeriggio ho proposto alla mia amica Claudia di accompagnarmici, avendo trovato il titolo perfetto per accontentare entrambi, io fan di Clint Eastwood e lei appassionata di pellicole basate su storie vere.
Film 1852: "Richard Jewell" (2019) di Clint Eastwood
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Claudia
In sintesi: sembra che Eastwood ultimamente si stia concentrando sulla figura dell'eroe, analizzandola da vari punti di vista. C'è stato l'eroe patriottico con il fucile in mano di "American Sniper", quello che previene una catastrofe grazie a nervi freddi e lucidità di "Sully" e quello rappresentato qui, eroe e martire di una vicenda che ha a dir poco dell'incredibile.
La storia di "Richard Jewell" è surreale e difficile da digerire ed Eastwood la presenta senza esclusione di colpi, anche se i toni sono sempre pacati e, per certi versi, gentili. Saranno il contegno e la dedizione di Jewell o la sua incredibile capacità di piegarsi al destino - che sembra volerlo vedere fallire a tutti i costi - pur non rinunciando mai ai suoi valori e alla sua etica, di fatto questa pellicola potenzialmente tragica per toni e narrazione è, in realtà, estremamente pacata. Devo dire che, da un certo punto di vista, l'approccio al racconto mi ha ricordato molto quello dello stesso "Sully" o di "Gran Torino" o ancora del più recente "The Mule", tutte storie che sarebbero potute essere state raccontate in tonalità ben più drammatiche e sensazionalistiche e, invece, scelgono un approccio più moderato, non gridato, il tutto per un risultato finale che, forse proprio per questo, è ancora più potente. Magari "Richard Jewell" avrebbe necessitato di un minimo di pepe in più - se così si può dire -, di una spinta adrenalinica che infuocasse anche il pubblico meno affezionato alle opere più recenti del grandissimo Eastwood. Personalmente ho trovato questo prodotto efficace e ben realizzato, anche se il risultato al box-office è stato estremamente deludente ($45 milioni solo per produrre la pellicola), con uno degli esordi al botteghino americano più disastrosi di sempre. D'altronde, stritolato tra una marea di sequel e una data di uscita (13 dicembre) che richiama un pubblico attratto più dallo svago che dall'impegno, il film ha finito per perdere di visibilità. Ed è un peccato, perché si tratta di un buon prodotto che non manca di far riflettere - specialmente sul ruolo rivestito dai media nella società odierna - e mettere a fuoco una storia vera che, altrimenti, per molti sarebbe rimasta sconosciuta. Buon cast e ottime performance di Paul Walter Hauser, qui nel ruolo di protagonista, e una Kathy Bates che ci ricorda ancora una volta perché sia una tra le migliori attrici in circolazione.
Cast: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Nina Arianda, Ian Gomez.
Box Office: $43.6 milioni
Vale o non vale: Chi ama i recenti lavori di Eastwood dovrebbe rimanere soddisfatto anche da questo nuovo titolo, un buon prodotto di qualità capace di interessare lo spettatore e lasciarlo con non poco su cui riflettere a fine visione. Non un film per ogni occasione, ma sicuramente una scelta da considerare quando si sia alla ricerca di una pellicola non solo ben fatta e interessante, ma capace anche di proporre allo spettatore spunti di riflessione e perché no, anche per un'autoanalisi. Lo consiglio.
Premi: Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista.
Parola chiave: Media.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 28 aprile 2019

Film 1561 - Pitch Perfect 3

Intro: Volevo finire la trilogia, ma non avevo avuto occasione di recuperare il film al cinema. Meno male, forse.
Film 1561: "Pitch Perfect 3" (2017) di Trish Sie
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non sono un fan accanito, ma apprezzo il franchise, o almeno quanto fatto coi precedenti titoli. Se il primo "Pitch Perfect" aveva fatto centro, non si può dire lo stesso del secondo che, però, aveva in ogni caso il pregio di portare di nuovo sullo schermo le piacevoli strambaggini delle Barden Bellas;
con questo terzo episodio siamo, purtroppo, alla deriva. Privato del suo scenario teenager iniziale, "Pitch Perfect 3" riporta goffamente insieme il gruppo di ragazze e le spedisce non solo a competere, ma anche in missione, segnale disperato che la formula iniziale, già precedentemente sfruttata e spolpata, non riesce più a reggere il colpo. Tra esplosioni ed esibizioni, il risultato finale è confuso e non rende giustizia a un'idea - (ri)nata e spopolata con "Glee" - che aveva senso nel 2012, meno 5 anni dopo. Mi rendo conto che il fascino dell'incasso assicurato stordisce, ma certe volte sarebbe meglio accontentarsi del successo già ottenuto;
dove la sceneggiatura non brilla, ci pensa il cast a rimediare (almeno in parte). Fortunatamente le ragazze sanno come intrattenere il loro pubblico ed è grazie a loro se questa pellicola ha qualcosa di vagamente interessante da mostrare. Le avventure delle Bellas non saranno più così originali (solo surreali), ma almeno i componenti del gruppo sono ancora in grado di accattivarsi lo spettatore. Detto ciò, bye Bellas.
Film 527 - Pitch Perfect
Film 947 - Pitch Perfect 2
Film 948 - Pitch Perfect
Film 1008 - Pitch Perfect 2
Film 1561 - Pitch Perfect 3
Cast: Anna Kendrick, Rebel Wilson, Hailee Steinfeld, Brittany Snow, Anna Camp, Hana Mae Lee, Alexis Knapp, John Michael Higgins, Elizabeth Banks, Ester Dean, Chrissie Fit, Kelley Jakle, Shelley Regner, John Lithgow, DJ Khaled, Ruby Rose.
Box Office: $185.4 milioni
Vale o non vale: I fan del franchise non possono perdersi certo il capitolo conclusivo, per quanto sia il più debole dei tre titoli (e già col secondo la qualità si era abbassata di molto). Un peccato perdersi così per strada, passando da fenomeno popolare - come dimenticarsi la performance di Anna Kendrick che canta “When I’m Gone”? - a tentativo di rimanere rilevanti. Poi, parliamoci chiaro, "Pitch Perfect 3" non è assolutamente inguardabile, semplicemente manca di quella creatività, spontaneità e novità di cui il primo titolo era ampiamente fornito. Non sempre i sequel hanno qualcosa da aggiungere al racconto.
Premi: /
Parola chiave: USO.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 5 giugno 2017

Film 1368 - Song to Song

Il percorso che mi ha portato a scegliere di vedere questa pellicola è stato lungo (a livello temporale). Tra le varie esercitazioni del master, alcune hanno previsto la redazione di una serie di elaborati relativi al film in questione, un lavoro non facile in quanto fino a poco tempo fa non era reperibile praticamente alcuna informazione utile a costruire un piano di comunicazione esaustivo, anche perché per quasi tutti si trattava delal prima esperienza a riguardo. Nel tempo le prime recensioni - non particolarmente entusiaste - sono uscite e, una volta consegnati tutti i materiali, sono rimasto con la curiosità di recuperare un titolo diventato particolarmente significativo, nonostante fosse plausibile aspettarsi un film non esattamente indimenticabile. Così qualche tempo fa, con la mia compagna di corso, abbiamo deciso di recarci al cinema (uno degli ultimi spettacoli del cinema Capitol) per recuperare il primo film su cui abbiamo redatto un piano editoriale.

Film 1368: "Song to Song" (2017) di Terrence Malick
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Alessandra
Pensieri: Questo era il mio primo Malick per intero (dopo un inconcludente tentativo di vedere "La sottile linea rossa" da ragazzo) e devo ammettere che è stato una gran delusione. Mi aspettavo grandezza, forse addirittura epicità e, invece, ho trovato il tutto particolarmente caotico e confuso, privo di una direzione. Ed è proprio questo il principale problema del film: che cosa ci vuole raccontare? A questa domanda non sono riuscito ancora a trovare risposta. La storia mi è parsa un susseguirsi casuale di situazioni slegate, un miscuglio di scene assemblate insieme e legate fra loro da un racconto fuori campo cui è affidato il compito di tirare le somme, tenere le fila di un discorso altrimenti disomogeneo, fatto di sensazioni personali (dei personaggi) difficile da trasmettere allo spettatore, passivamente costretto ad immaginarsi il mondo nella testa dei protagonisti solo attraverso soliloqui che invadono la narrazione dall'inizio alla fine.
Anche perché per il resto "Song to Song" si compone di sguardi nel vuoto, mani che si sfiorano, persone che si appoggiano alle pareti, piscine, case vuote e cucine asettiche, palchi di concerti (ma quali?), vetrate e camei di star del mondo della musica. Dopo due ore di visione, il film si riduce solo a questo.
La sceneggiatura a tratti è imbarazzante. Sono sicuro che la versione in lingua originale possa risultare meno banale, ma quella in italiano ha il grande svantaggio del confronto con il panorama nostrano costellato di fiction banali e recitazioni improvvisate. L'effeto qui - e la sensazione che personalmente ho avuto - è che certi passaggi somigliassero addirittura a situazioni e dialoghi di "The Lady", la webserie di Lory Del Santo. Il che la dice lunga.
Il cast, particolarmente ricco di star e talenti indiscussi, non riesce a salvare il risultato finale e, alla fine, della decima pellicola di Terrence Malick rimangono solo i bei volti noti dei quattro protagonisti e la confusione di una trama difficile da seguire. Peccato.
Cast: Ryan Gosling, Rooney Mara, Michael Fassbender, Natalie Portman, Cate Blanchett, Lykke Li, Val Kilmer, Bérénice Marlohe, Holly Hunter, Tom Sturridge; (cameo) Florence Welch, Patti Smith, Iggy Pop, The Black Lips, Alan Palomo, John Lydon, Flea, Spank Rock, Tegan Quin, Sara Quin, Anthony Kiedis, Chad Smith, Josh Klinghoffer, Erik Sprague and Big Freedia.
Box Office: $973,255
Consigli: In tutta onestà si tratta di un prodotto di non facilissima digestione. E' lungo, narrativamente difficile da seguire, ricco di sugggestioni e dialoghi inesistenti, soppiantati da flussi di coscienza interminabili. Sicuramente, dovessi saccheggiare la filmografia di Malick, non comincerei da questo titolo.
Parola chiave: Amore.

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Bengi

martedì 22 novembre 2016

Film 1244 - Florence Foster Jenkins

Sono due le cose che mi fanno incavolare riguardo all'arrivo in Italia di questo film. La prima è che è stato messo in programmazione con oltre 6 mesi di ritardo rispetto all'esordio inglese di maggio (in America è arrivato in agosto e da noi? Il 22 dicembre!); la seconda è che il nostro trailer sembra voler nascondere proprio quell'aspetto della storia che incuriosisce: il canto stonato.

Film 1244: "Florence Foster Jenkins" (2016) di Stephen Frears
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Florence Foster Jenkins è una donna forte ma malata il cui sogno è quello di diventare una cantante lirica apprezzata e di successo. Un sogno che persegue con fatica e metodo - anche aiutata dalle cospicue finanze - senza però ottenere alcun risultato. Florence è stonata e inconsapevole della sua mancanza di talento. Come è possibile? Semplicemente nessuno le ha mai detto la verità.
Come dicevo, la donna è malata e ha un mucchio di soldi, il che pare essere una combinazione letale che annienta l'onestà e la baratta con le necessità dei singoli: c'è chi ha bisogno di soldi e chi, come il marito di Florence, non vuole né scontentare né far aggravare la moglie. Questo mix letale di silenzi e sguardi attoniti, risatine e incoscienza porterà la donna a realizzare il suo sogno tra la sorpresa e lo sgomento di tutti, non riuscendo, però, ad evitare il classico rovescio della medaglia. E qui non vado oltre.
Stephen Frears continua a raccontare storie incentrate su personaggi femminili che hanno una storia particolare da svelare e aggiunge Florence alla sua "collezione" (dopo "Le relazioni pericolose", "Lady Henderson presenta", "The Queen - La regina", "Chéri", "Philomena"). Il risultato è buono, molto patinato, certamente migliorato dalla presenza dell'inimitabile Streep, sempre perfetta e capace di prodursi in performance credibili e spesso indimenticabili. Anche in questo caso molto del merito è suo, più che altro perché paradossalmente qui il difficile sta nel rovinare tutto, nel canto tremendo, nella caratterizzazione sopra le righe, eppure in certo verso compassata. A darle una mano, va detto, ci sono gli ottimi Hugh Grant e Simon Helberg, capaci e in parte e, soprattutto, all'altezza della loro protagonista. L'inusuale trio funziona.
In generale, "Florence Foster Jenkins" mi ha lasciato soddisfatto. Ho letto qualche critica rispetto alla troppa "perfezione" della Streep, ma mi pare un'accusa un po' sterile soprattutto perché si è scelti per un ruolo in quanto capaci di interpretarlo, dunque perché si è bravi a farlo: essere perfetti per e nella parte mi sembra il minimo sindacale. Dunque lascerei stare questo tipo di discorsi e mi concentrerei di più su una storia vera che rivive nei toni gentili di una sceneggiatura forse a volte troppo accomodante, ma che riesce comunque a catturare l'attenzione del pubblico. Credo che lo scopo fosse tifare per Florence e capirne le motivazioni, spiegarne le ingenuità e far luce su un personaggio storico dalla vita certamente singolare e, riguardo tutto questo, la pellicola riesce nel suo intento. Si tratta di fiction, naturalmente, per cui è la finzione che ci si deve aspettare: per un approfondimento dall'approccio documentaristico meglio approdare su altri lidi. Qui è sempre la storia di una donna che insegue il suo sogno a farla da padrone e, va ammesso, spesso anche la curiosità di capire quanto male potesse davvero cantare, un aspetto che i titoli di coda non dimenticheranno di svelare.
Film 1103 - Marguerite
Cast: Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda, Christian McKay.
Box Office: $44.4 milioni
Consigli: Florence Foster Jenkins è una donna bizzarra, spesso dolce a modo suo, autoritaria, concentrata sul suo sogno, capace di molte gentilezze e totalmente devota alla musica. E', dunque, un personaggio complesso la cui storia è raccontata con garbo e gentilezza, pur non risparmiando i momenti più ridicoli o imbarazzanti di una carriera che, inutile nasconderlo, si è fondata sulla mancanza di talento. Un personaggio mitico, già cult prima che questa e la pellicola francese "Marguerite" ne celebrassero le stonate gesta, una donna la cui storia rimane certamente affascinante e la cui ingenuità non finisce di lasciare perplessi. E' proprio su queste due ultime caratteristiche che il film fa leva, giocando sulla curiosità del pubblico che, ovviamente, rimane quantomeno perplesso dall'abbinamento cantante lirica stonata-concerto dal vivo. Se anche voi non riuscite a capire come la Jenkins, quella vera, sia riuscita nell'impresa di farsi ascoltare da migliaia di persone accorse per vederla, questa è una pellicola imperdibile. A dire il vero lo è ancora di più per il semplice fatto che Meryl Streep vi sia presente, ma quelli, si sa, sono gusti personali.
Parola chiave: Carnegie Hall.

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Bengi

giovedì 17 marzo 2016

Film 1103 - Marguerite

Poe voleva vederlo, abbiamo provveduto subito a recuperarlo.
Film 1103: "Marguerite" (2015) di Xavier Giannoli
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: In occasione del prossimo "Florence Foster Jenkins" con Meryl Streep (al cinema il 6 maggio in Gran Bretagna), abbiamo voluto recuperare il suo corrispettivo francese.
Ispirato alla vera storia della soprano statunitense, conosciuta per la sua totale mancanza di talento canoro, questa pellicola ricostruisce le plausibili tappe della vita della donna, in relazione al crescere della sua passione per il canto lirico, le conseguenze che questo avrà sul suo matrimonio e sulla sua vita sociale facoltosa.
Al di là di quanto sia sempre vero che la realtà a volte superi - e di molto - la fantasia, "Marguerite" è un ottimo esempio di cinema europeo contemporaneo, con un evidente slancio di budget che permette alla produzione di investire non poco delle sue energie su quegli aspetti tecnichi fondamentali per una ricostruzione in costume come questa (siamo nei primi anni del '900). E' quasi superfluo, quindi, sottolineare quanto costumi e scenografie siano ben fatte. In aggiunta, gran parte del merito va alla grandissima performance di Catherine Frot che interpreta un ruolo solo apparentemente facile. Risultare bonariamente ridicoli e conquistarsi, per giunta, il favore incondizionato del pubblico, è qualcosa non per tutti. La Frot ci riesce con classe e metodo, regalando a se stessa e al personaggio una performance perfetta (Meryl ora ti attendo al varco).
Insomma, un piccolo gioiellino, vera sorpresina francese che, ad essere onesti, mi sarei perso non fosse stato per il gemello inglese a breve nelle sale. Ad essere ancora di più onesti(ssimi), mi viene da pensare che questo "Marguerite" sarà pure meglio di "Florence Foster Jenkins" per tematiche e toni, ma rimango più che aperto alla possibilità di essere smentito.
In ogni caso, Xavier Giannoli ha realizzato davvero un ottimo film.
Ps. Presentato in concorso a Venezia 2015, il film ha ottenuto 11 candidature ai César 2016 e 4 premi portati a casa: Miglior attrice protagonista, sonoro, costumi e scenografie.
Film 1244 - Florence Foster Jenkins
Cast: Catherine Frot, André Marcon, Denis Mpunga, Michel Fau, Christa Theret, Sylvain Dieuaide, Aubert Fenoy, Sophia Leboutte, Théo Cholbi.
Box Office: $7.4 milioni
Consigli: Da vedere sia per la delicatezza e piacevolezza dei toni, sia in previsione del gemello inglese presto in uscita. Tutti siamo abituati a performance da Oscar della Streep, sarà così anche questa volta?
In questo caso la bravura di Catherine Frot è evidente e il film ne giova, pur rappresentato nell'insieme un ottimo esempio di cinema di per sé.
Parola chiave: Corde vocali.

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Bengi

venerdì 26 febbraio 2016

Film 1078 - Katy Perry: The Prismatic World Tour

Regalo di Natale che più azzeccato non poteva esserci!
Film 1078: "Katy Perry: The Prismatic World Tour" (2015) di Russell Thomas
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Katy è Katy e non ci posso fare niente: a me piace.
Lo so, canta dal vivo che a volte fa orrore e le canzoni sono più che altro molto orecchiabili, ma non so cosa ci sia in lei che tanto mi attrae. Tant'è, il dvd di questo concerto me lo sono gustato per bene. E' stato come tornare a Milano alla tappa del 21 febbraio 2015 quando ho assistito dal vivo al tour - il suo secondo su 3 che vedo - qui però con una vista preferenziale. Questo titolo, diversamente dal precedente "Katy Perry: Part of Me" apparso al cinema è esclusivamente il racconto filmato di tutto il concerto, un one woman show tutto in mano alla Perry che canta, balla, si dimena, vola e parla abbondantemente con il pubblico (australiano). E' tutto molto spettacolare e, a livello di montaggio, davvero ben architettato, così da sembrare un eterno videoclip dinamico, costantemente in movimento, coloratissimo. Piaccia o meno l'artista, è innegabile che l'esperienza del Prismatic World Tour sia piacevole e di grande intrattenimento. Per chi lo ha apprezzato, questo regalo portato in tv da Epix è certamente un ulteriore strumento con cui apprezzare lo show.
La scaletta:
"Roar"
"Part of Me"
"Wide Awake"
"This Moment" / "Love Me"
"Dark Horse"
"E.T."
"Legendary Lovers"
"I Kissed a Girl"
"Hot n Cold"
"International Smile" / "Vogue"
"By the Grace of God"
"The One That Got Away" / "Thinking of You"
"Unconditionally"
"Walking on Air"
"It Takes Two"
"This Is How We Do" / "Last Friday Night (T.G.I.F.)"
"Teenage Dream"
"California Gurls"
"Birthday"
Encore
"Firework"
Ps. Questo tour ha incassato in tutto il mondo circa $204.3 milioni di dollari.
Film 455 - Katy Perry: Part of Me
Cast: Katy Perry.
Box Office: /
Consigli: Stiamo parlando di un prodotto mirato esclusivamente ai fans della Perry o degli show musicali in grande stile. Se le canzoni o la cantante non piacciono, meglio lasciar perdere. Gli indecisi potrebbero anche trovarlo piacevole, visto che si tratta di un concerto molto ben organizzato, cantato discretamente e molto, molto spettacolare. Anche solo il finale con "Fireworks" basta da solo a dimostrarlo. Nel caso si avesse voglia di un po' di musica pop coloratissima, spensierata, piacevole, questo "Katy Perry: The Prismatic World Tour" può essere un valido accompagnamento.
Parola chiave: Live.

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Bengi

giovedì 10 aprile 2014

Film 693 - Il ricatto

Curiosissimo di vedere questa pellicola!

Film 693: "Il ricatto" (2013) di Eugenio Mira
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Grand Piano" parte in quarta e non si risparmia già da subito, giocando le sue carte appena introdotto i personaggi: il pianista prodigio Tom Selznick/Elijah Wood, ansioso e con un'enorme paura di sbagliare; la moglie Emma Selznick/Kerry Bishé, famosa attrice dalla carriera lanciatissima ormai più di quella del marito; gli amici Ashley e Wayne (Tamsin Egerton, Allen Leech), coppia un po' superficiale e semplice; chiude il cerchio il pazzo al telefono che vuole sentire Tom eseguire un pezzo praticamente impossibile da suonare senza commettere imperfezioni.
Tutti inisieme questi personaggi sono seguiti per un lasso di tempo davvero breve, ovvero pochi momenti prima del concerto-evento per il ritorno sulle scene del giovane pianista e poi durante l'esibizione. Nonostante il frangente raccontato sia piccolo, si susseguono numerosissimi avvenimenti che sconvolgeranno non poco Tom durante il suo comeback sulle scene.
A rendergli tutto maledettamente ostico ci penserà il maniaco al telefono che minaccia di sparare alla moglie o a lui nel caso in cui o non esegua alla perfezione il pezzo richiesto - pezzo già precedentemente eseguito in maniera fallimentare e motivo del ritiro dalle scene del pianista - o decida di avvisare qualcuno che possa aiutarlo. Non sarà facile, quindi, mantenere i nervi saldi per tutta la durata dell'evento: non solo perché sotto minaccia, ma perché sotto gli occhi di centinaia di percorse accorse a teatro appositamente per sentire Tom di nuovo nel suo elemento, ma al contempo curiosi di scoprire se saprà reggere la tensione del palcoscenico o nuovamente cadrà in errore durante l'esecuzione.
Chiaramente le numerose componenti in gioco generano la tensione necessaria ad una storia che corre sempre sul filo del rasoio. Bisogna dire che la trama riesce in questo a funzionare per quasi tutta la durata del film, cedendo solo ad un finale troppo sbrigativo rispetto alle premesse così minuziosamente costruite. E' un peccato nel quadro generale, ma il risultato finale è assolutamente positivo.
Da non sottovalutare, poi, gli elementi sonori e visivi. La colonna sonora si fonde alla musica classica a formare un'armonia costante che accompagna la suspanse generata dalla narrazione: un ottimo esempio di accompagnamento ad una storia thriller degna di essere definita tale.
Per quanto riguarda, invece, regia e montaggio è evidente che vi è una ricerca minuziosa di angolature e tagli, a formare quasi un flusso continuo che agevola notevolmente la narrazione e l'accompagnamento musicale fino a formare un tutt'uno. Molte riprese ricordano Hitchcock e la scelta (o l'omaggio) è più che mai azzeccata. Ho apprezzato, inoltre, le molte inquadrature che rappresentano Tom specchiato, riflesso in qualche superficie, a sottolineare il doppio sentimento nei confronti di sé stesso e della propria arte: bravura e consapevolezza del proprio talento da una parte, paura di fallire di nuovo e rifiuto di un dono da cui si è sentito tradito dall'altra. Interessante gioco di rimandi sia visivo, quindi, che narrativo.
Insomma "Il ricatto" è stato un film che mi ha lasciato piuttosto soddisfatto, principalmente grazie a un lavoro generale che dimostra minuzia e cura dei particolari. Peccato per il finale un po' troppo hollywoodiano con il protagonista che improvvisamente diventa Rambo. Si poteva, forse, cercare un'altra soluzione per concludere, magari anche meno frettolosamente. In generale, comunque, un buon esempio di cinema thriller contemporaneo.
Film 693 - Il ricatto
Film 1779 - Grand Piano
Box Office: € 242.055 (al debutto in Italia)
Consigli: Agli amanti delle storie cariche di tensione e suspense di sicuro il film piacerà. C'è una buona ricerca stilistica dell'immagine e una musica di accompagnamento veramente bella ed intensa. Una pellicola piacevole da seguire. Con sorpresona finale: chi è il cattivo?
Parola chiave: 'La Cinquette'.

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Bengi

martedì 25 settembre 2012

Film 455 - Katy Perry: Part of Me

Forse non tutti sanno che amo Katy Perry (senza apperenti buoni motivi) alla follia. Non quelle follie malsane che ti spingono a piangere pensando di incontrarla dal vivo, ma sufficiente a spingermi ad andare al cinema - pagando quanto una cena al ristorante - per vedere il documentario su di lei e il suo tour mondiale a cui, tra l'altro, ho assistito alla tappa di Milano l'anno scorso.


Film 455: "Katy Perry: Part of Me" (2012) di Dan Cutforth, Jane Lipsitz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Correva l'anno 2011 e Miss. Perry si imbarcava in una serie di concerti in giro per il mondo che l'avrebbero occupata qualcosa come un anno intero. Partito il 20 febbraio a Lisbona (seconda tappa il 23 al Mediolanum Forum) e conclusosi il 22 gennaio 2012 a Pasay, Filippine, il California Dreams Tour ha incassato 60milioni di dollari con 124 date piazzandosi 13esimo nell'annuale classifica stilata da Billboard dei 'Top 25 Tours' dell'anno.
Lo show, che di per sé mi era molto piaciuto, aveva rappresentato il definitivo colpo di fulmine tra me e la cantante, tanto da giustificare la visione del film che ne narra genesi e sviluppi.
Anni fa una pellicola come questa, su un'artista come lei, non sarebbe mai passata al cinema, sia perchè Katy Perry non è poi così affermata, sia perchè un prodotto come "Katy Perry: Part of Me" sarebbe stato più probabilmente proiettato su una rete tv come Mtv (che qui produce). Ma, dopo il clamoroso successo di altri esperimenti simili come "Justin Bieber: Never Say Never" (98 milioni di dollari di incasso) o "Hannah Montana & Miley Cyrus: Best of Both Worlds Concert" (70 milioni di $), probabilmente si è tentato un colpaccio che, però, nonostante addirittura il 3D non è arrivato.
Più vicino al "fallimento" cinematografico del "Glee: The 3D Concert Movie" (28 milioni di incasso), qui la 'california gurl' è riuscita a racimolare un totale di $31,911,815 a fronte di una spesa di 12. Questo, sinceramente, dovrebbe far pensare chi ha puntato così avventatamente sull'opzione cinematografica.
Quando dico che Katy Perry non è così affermata, non sono impazzito, ma semplicemente penso che forse i tempi non erano così maturi. Con due soli album famosi alle spalle e una popolarità che fuori dall'America non è così scontata, penso sia stato un azzardo tentare subito di vendere la Teenage Dream Era anche al grande pubblico generalista. Fatico ad immaginarmi i miei genitori che decidono di svagare la loro serata puntando su questo titolo - tra l'altro in Italia c'è anche da considerare il gap della lingua inglese solo sottotitolata in italiano -. In sostanza, tutta sta premessa per dire che, probabilmente, ci si poteva aspettare un risultato del genere al botteghino, sempre ricordando che, comunque, si è riusciti a raddoppiare la cifra spesa per produrlo.
Detto ciò, a me chiaramente "Katy Perry: Part of Me" è piaciuto. E' colorato e spensierato, mi ha ricollegato direttamente alle bellissime sensazioni provate durante il live e mi sono gustato avidamente le tappe che stanno dietro all'organizzazione di un evento gigantesco come questo.
La struttura narrativa è tra quelle più utilizzate nei film: idea di partenza, sviluppo e messa in moto del meccanismo che procede bene finché, ad un certo punto, qualcosa si guasta e si deve correre ai ripari per, nel finale, concludere tutto in maniera positiva ed edificante (c'è il messaggio. Parafrasando: "I just wanna make people smile").
Se gli americani sono professionisti nell'architettare la vita affinché aderisca a tale schema, bisogna ammettere che inserirlo anche in questo contesto apporta al film una sensazione di banalità devastante che si percepisce nel momento di massima espressione della maestria di chi ha prodotto il documentario: il matrimonio fra Katy e Russell Brand finisce proprio il giorno della tappa con il maggior numero di persone accorse, addirittura un concerto all'aperto che rischia di saltare perchè la nostra ragazza, devastata, fatica perfino ad alzarsi in piedi. Ma, per i suoi fans, celerà dietro un sorriso il dramma del momento. Tutto per raggiungere il già citato finale carico di significato e messaggi edificanti.
Katy ispiratrice delle masse - il film inizia e finisce con messaggi video dei fans che parlano di come la cantante abbia influenzato le loro vite - è icona immolata per il bene del suo pubblico che la ama e ammira e, in fin dei conti, si capisce bene quanto, per lei il gioco valga la candela.
Volendomi comunque forzatamente dimenticare di questo inutile passaggio umano di una stucchevolezza che neanche tutte le caramelle del tour di Katy, preferisco serbare il bel ricordo di un avvenimento piacevole e divertente e - udite udite! - intonato.
Se si fosse puntato di più sul raccontare il concerto in sé evitando in toto di narrare la vicenda umana della 'povera' Perry, probabilmente si sarebbe ottenuto un effetto meno paraculo e più prettamente documentaristico. Mi rendo conto che qui fosse secondaria l'esigenza di rappresentare a scopo esplicativo un avvenimento ai fini di approfondirlo, ciò non toglie che, arruffianarsi il pubblico a suon di gossip e pseudo dramma, non è comunque servito a portare masse di gente al cinema.
Per un prossimo esperimento del genere sarebbe da tenere a mente che non si può contare sul solo sostegno dei veri fan, ma bisogna anche preoccuparsi di presentare un prodotto capace di attrarre anche chi di Katy Perry (o chicchessia) se ne frega altamente.
Film 1078 - Katy Perry: The Prismatic World Tour
Consigli: Per i veri fan. Io me lo sono gustato, ma mi rendo conto che, decontestualizzato dalla mia passione per Katy, ha scarso appeal.
Parola chiave: Teenage Dream.

Trailer

BB

domenica 21 febbraio 2010

Film 79 - Il Concerto

Al cinema questa volta a vedere un film che ha scelto mio padre.


Film 79: "Il Concerto" (2009) di Radu Mihaileanu
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Papà
Pensieri: Allora, ho decisamente metabolizzato questo film. L'ho visto la settimana scorsa, quindi ho avuto tempo per pensarci. Appena uscito dalla sala io e mio padre concordavamo sul fatto che questa fosse un'ottima pellicola, ben realizzata, a tratti divertente, che avvicina ad un mondo che, personalmente, io non conoscevo.
Si sa che la musica classica fa sempre cultura e un film sulla cultura non può che essere un film di valore. Sono d'accordo, ma non al 100%. Le musiche sono effettivamente stupende e il film sa dare tutto lo spazio che serve ad una musica così importante. Però poi strizza l'occhio alla commedia, al caos delle usanze e manie russe, quasi fosse un grosso grasso matrimonio greco. E, nonostante le risate, si scivola un po'. Peccato, perchè il resto è convincente. Il protagonista Aleksei Guskov è perfetto nella parte del direttore d'orchestra sfortunato, che ritrova la sua fama alla fine di un percorso - tra complotti e necessità di campare - che dura 30 anni. Tutto questo grazie, anche, alla collaborazione dei suoi amici e colleghi musicisti dell'orchestra, che per lui (e non solo), tornano a suonare sul palco del teatro parigino Châtelet. Ad affiancarli la giovanissima e talentuosa violinista Anne-Marie Jacquet che poi si scoprirà essere legata all'orchestra del teatro russo Bolshoi di cui la sgangherata orchestra fa parte.
Tra il marasma di inutilità su pellicola che ultimamente siamo abituati a seguire, questo "Il Concerto" è sicuramente un piccolo caso di cinematografia franco-russa da vedere a tutti i costi, finalmente liberi di respirare un'aria diversa da quella classica hollywoodiana (ma, per carità, non sto rinnegando il mio primo amore!) cui ci hanno forzatamente abituati. Forse la scelta di buttarla molto sul comico con gag un po' facili sulle dicerie e i costumi del popolo russo non è sempre vincente, però dimostra che non ci sono solo gli americani che sanno fare del cinema divertente e intelligente (io Apatow non è che lo capisco così tanto...).
Recitazione molto buona, solo ogni tanto un po' di 'ho-sempre-la-stessa-espressione' sul viso della giovane (e bella) Mélanie Laurent ("Bastardi senza gloria"), comunque migliore di tantissime poveracce che si spacciano per attrici.
In definitiva direi che vale la pena di andare addirittura al cinema per godersi questa pellicola nella piacevole oscurità della sala. Chiudendo gli occhi sembrerà di stare ad un vero concerto! Potente ed emozionante.
Consigli: Assolutamente da vedere!
Parola chiave: Tchaikovsky.



Ric