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mercoledì 13 novembre 2024

Film 2321 - Apartment 7A

Intro: Secondo appuntamento di Halloween rigorosamente sul divano.

Film 2321: "Apartment 7A" (2024) di Natalie Erika James
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: Sarah
In sintesi: ho iniziato questo film senza sapere che fosse direttamente collegato a "Rosemary's Baby". Verso metà della visione, andando a curiosare su internet, ho poi scoperto che si trattasse del prequel ufficiale del famosissimo film di Polanski e tutto ha cominciato ad avere un senso (a partire dal poster).
Le atmosfere sono simili e ci sono sufficienti rimandi alla pellicola originale, anche se in generale "Apartment 7A" mi pare riesca sufficientemente a distinguersi (a parte il titolo, che trovo veramente poco fantasioso). In particolare ho apprezzato la sequenza di ballo ispirata alla Hollywood dei grandi musical del passato che qui, immancabilmente essendo questo un horror, cela tutt'altro significato.
Julia Garner è un'ottima protagonista, mentre Dianne Wiest si dimostra (al solito) magnifica comprimaria. Onestamente, un piacere anche ritrovare Jim Sturgess che da troppo tempo non ritrovavo in qualche progetto.
Non un prodotto perfetto e, certamente, era impossibile bissare l'impareggiabile originale, però il film funziona abbastanza bene quando si entra nel vivo dell'azione (ci si mette un po', però).
Anche se solo disponibile in streaming, ho trovato curioso che la produzione del film non abbia pubblicizzato di più e meglio un progetto di così alto rilievo, considerato che "Rosemary's Baby" è ancora oggi ritenuto uno dei migliori horror della storia del cinema.
Ps. Il palazzo usato nel film mi ha ricordato tantissimo l'Arconia (in realtà The Belnord, NY) di "Only Murders in the Building", anche se la location usata per le riprese, scopro da internet, è stata l'edificio The Dakota di New York.
Cast: Julia Garner, Dianne Wiest, Jim Sturgess, Kevin McNally, Marli Siu.
Box Office: /
Vale o non vale: Alcuni storceranno il naso, considerato che si tratta di un prodotto direttamente derivato da un grande classico, ma preso per quello che è "Apartment 7A" fa il suo dovere. Visivamente ed esteticamente presenta uno suo stile ben definito, il cast è ottimo e l'atmosfera è quella giusta. Non iconico quanto l'originale, certo, ma si lascia guardare.
Premi: /
Parola chiave: "The girl who fell".
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 9 agosto 2021

Film 1805 - The Mule

Intro: Sempre in aereo verso l'Argentina, passo alla seconda pellicola della mia lista di titoli da recuperare durante il volo. Scelgo un film che avevo voglia di recuperare da tempo perché inatteso ritorno davanti alla cinepresa di un colosso del cinema mondiale.

Film 1805: "The Mule" (2018) di Clint Eastwood
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: premesso che ho visto questo film più di due anni fa, non avessi riletto la trma non mi sarei ricordato nessun dettaglio di questa storia, se non che Clint Eastwood interpreta la parte di un corriere della droga.
Detto questo, il film in sé funziona principalmente grazie al sempre fantastico Eastwood, ancora capace di trainare tutta la baracca (all'epoca) a 89 anni suonati, dirigendo, producendo e recitando in un prodotto che per tanti versi ricorda quel piccolo capolavoro che è "Gran Torino". Onestamente dubito che senza la presenza dell'intramontabile Clint questo "The Mule" avrebbe trovato la stessa fortuna.
Cast: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy García, Taissa Farmiga, Alison Eastwood, Manny Montana.
Box Office: $174.8 milioni
Vale o non vale: Ottimo cast trainato da un Clint Eastwood instancabile che sì, interpreta un ruolo che per tanti versi gli è stato cucito addosso, eppure non manca di sorprendere. Il risultato finale è buono e funziona principalmente grazie al suo protagonista, verso fulcro di tutta l'operazione.
Probabilmente non una pellicola per tutti (o per ogni occasione), ma un ottimo esempio di cinema americano contemporaneo.
Premi: /
Parola chiave: Fiori.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 8 luglio 2021

Film 2028 - I Care a Lot

Intro: Per errore ho saltato la recensione di questa pellicola che, in realtà, sarebbe dovuta apparire nel blog qualche tempo fa, subito dopo "Things Heard & Seen". Recupero oggi.

Film 2028: "I Care a Lot" (2020) di J Blakeson
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non avevo mai sentito parlare di questo film, poi Rosamund Pike ha vinto il Golden Globe e ammetto mi sia scattato l'interesse. Anche perché adoro Rosamund Pike e ancora mi girano per quell'Oscar rubato per "Gone Girl"... E, diciamocelo pure, "I Care a Lot" non manca di ricordare spesso il capolavoro (almeno per me) di David Fincher sia per i toni che per la protagonista, non solo perché interpretata dalla stessa attrice.
Marla è una farabutta, chiariamolo subito. Rinchiude anziani in case di riposo, impedisce loro ogni contatto con l'esterno, vende tutte le loro proprietà e se ne intasca i proventi. Il tutto grazie alla sua posizione di tutore designato dallo stato che la incarica di prendersi cura di coloro che, in teoria, non sono più in grado di farlo da soli. La sua truffa è così ben architettata e il meccanismo da lei ideato così ben oliato, che Marla si ritrova a prendersi cura di una miriade di anziani.
Tutto bene (per lei) fino a quanto non fa rinchiudere la signora sbagliata. Apparentemente innocente vecchietta senza parenti ma dall'incredibile asset finanziario, Jennifer Peterson (Wiest) è in realtà connessa a loschi individui e si rivelerà un osso duro, anche a causa del fatto che suo figlio - di cui nessuno conosce l'esistenza - è un ex boss della mafia russa (Dinklage) che farà di tutto per liberare la madre. Inutile dire che le cose prenderanno una brutta piega. E non solo per Marla.
Ben ritmato grazie a un ottimo montaggio ed egregiamente interpretato dalla magnifica Pike - che dovrebbe essere più spesso una protagonista, a mio avviso - "I Care a Lot" è un interessante pellicola che funziona maledettamente bene, non fosse che il sentimento di disprezzo e l'odio per il personaggio di Marla generano frustrazione continua durante la visione. Il che è chiaramente un effetto voluto, ciò non toglie che la voglia di schiaffeggiarla rimanga dall'inizio alla fine.
Molto bene anche il finale, assolutamente inaspettato, che non manca di sorprendere più volte grazie a una serie di scelte narrative che sembrerebbero inizialmente andare in una direzione e, invece, finiranno per andare a parare da tutt'altra parte.
Insomma, "I Care a Lot" funziona, intrattiene e non manca di lasciare con spunti su cui riflettere.
Cast: Rosamund Pike, Peter Dinklage, Eiza González, Chris Messina, Dianne Wiest.
Box Office: $1.3 milioni
Vale o non vale: Nonostante l'anno scorso l'offerta cinematografica non sia stata esattamente straripante, per qualche strano motivo questa pellicola è rimasta un po' nell'ombra o comunque non particolarmente al centro della conversazione mediatica. La verità è che, nonostante non sia un capolavoro, "I Care a Lot" vive della magnetica interpretazione di Rosamund Pike e della potentissima protagonista di questa storia che, per quanto controversa, non manca di intrattenere con gusto. Onestamente non mi capitava da un po' di vedere una pellicola ritrovandomi man mano a chiedermi: "E adesso cosa succederà?!". Il che è sempre un buon segno.
Premi: Vincitore del Golden Globe per la Miglior attrice protagonista musical o commedia (Pike).
Parola chiave: Diamanti.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 24 ottobre 2017

Film 1425 - Practical Magic

Cambiamo registro, almeno un po'. Perché se anche si tratta di un titolo principalmente romantico, qualche elemento horror rimane. E comunque grazie Netflix che da quando sono in Australia riesce a provvedere alle mie necessità di continui e sempre nuovi contenuti. Santo subito.

Film 1425: "Practical Magic" (1998) di Griffin Dunne
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lo devo dire? Me lo ricordavo più bello. Sarà che l'ho visto da ragazzino e forse neanche così attentamente, di fatto legavo "Practical Magic" ad un'esperienza più positiva che solo parzialmente si è riconfermata. Mi piacciono le protagoniste e il fascino semplice del racconto su streghe e pozioni per il grande pubblico, ma una volta andati oltre questi aspetti rimane un filmetto un po' privo di brio e carisma con una storia potenzialmente intrigante giocata, però, solo sul confronto tra le due sorelle Bullock e Kidman che alla lunga perde di appeal. Anche l'altro tema centrale, l'amore, finisce per ricadere nei generi cliché del principe azzurro nonostante tutte le premesse della storia vorrebbero suggerire un background più non convenzionale e libero da precedenti canoni. Si sa, ci mancherebbe, che questo tipo di pellicola è presente sul mercato per vendere, quindi non mi aspettavo certo un prodotto fuori dal comune o addirittura un piccolo gioiello cinematografico, ma non per questo la delusione legata fondamentalmente alla mancanza di personalità della storia è stata meno cocente.
Detto questo, "Practical Magic" rimane un film di facile intrattenimento con lieto fine - e non poche morti per essere una commedia romantica - che preso per quello che è può avere una certa dose di fascino e le quattro protagoniste Bullock, Kidman, Wiest e Channing sono particolarmente azzeccate e aiutano non poco a personalizzare e caratterizzare una trama altrimenti difficile da distinguere dalle tante altre simili già raccontate.
Cast: Sandra Bullock, Nicole Kidman, Dianne Wiest, Stockard Channing, Aidan Quinn, Goran Visnjic, Evan Rachel Wood, Margo Martindale, Chloe Webb, Camilla Belle.
Box Office: $68,097,643
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo di Alice Hoffman, il film fu un cocente flop al botteghino mondiale (75 milioni di dollari per produrlo). Al di là di questo, si tratta di un prodotto innocuo -forse solo inusualmente un po' troppo incentrato sulla morte - buono per una serata in cui non si richiedano sforzi mentali. Ha alcuni buoni momenti e presenta un buon cast tutto al femminile veramente azzeccato.
Parola chiave: Maledizione.

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Bengi

martedì 11 aprile 2017

Film 1339 - Piume di struzzo

Qualche tempo fa lo avevo iniziato in inglese, ma lo streaming non funzionava, così ho lasciato perdere. Poi è ritornato disponibile (anche se in italiano) e perfettamente funzionante. E non ho saputo resistere!

Film 1339: "Piume di struzzo" (1996) di Mike Nichols
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Cult doveva essere e cult è stato!
Caldamente consigliatomi dalla mia amica Gloria, sono davvero felice di aver recuperato questa pellicola che non avevo mai visto prima d'ora. Grave errore, perché "Piume di struzzo" è un gioiellino queer degli anni '90 sulla scia di "Priscilla - La regina del deserto" (1994) e "A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar" (1995), tra l'altro usciti a distanza di un anno l'uno dall'altro, nemmeno fossero una trilogia.
Anche se qui la storia non è niente di mai sentito - due giovani innamorati devono presentarsi le rispettive famiglie (agli antipodi) in occasione dell'imminente matrimonio -, il modo di presentarla, il guizzo fresco e spensierato e le ottime prove attoriali ne garantiscono una valorizzazione che la rende assolutamente godibile. Insomma, questa sì che è una commedia degli equivoci che fa ridere! C'è solo da capire quanta originalità ci sia qui e quanto, invece, sia preso dall'originale "Il vizietto" ("La Cage aux Folles") da cui questo titolo è tratto.
In ogni caso, il cast è perfetto: Nathan Lane è fantastico e fa morire dal ridere, riuscendo a dare dignità ad un personaggio-macchietta per niente facile da portare sullo schermo (si rischiava di fare ancora più danni alla comunità gay). Lui e Williams insieme sono magici, neanche fossero una vera coppia collaudata. Hank Azaria nel ruolo del finto cameriere scemo è una chicca, Gene Hackman è invece è la grande sorpresa per quanto decida di mettersi in gioco. Chi avrebbe mai pensato che si sarebbe concesso un'uscita di scena en travesti (tra l'altro involontariamente come sosia di Glenn Close)? Lui è certamente il colpo di scena più inaspettato.
Infine, ottima colonna sonora con indimenticabili pezzi dance di culto che riscaldano un'atmosfera già particolarmente esplosiva e carica: l'aggiunta perfetta.
Insomma recuperare "Piume di struzzo" è stata la mossa giusta. Colorato, divertente, pazzo quanto basta, sopra le righe e ancora fortemente attuale, 21 anni dopo.
Ps. Candidato all'Oscar per la Miglior scenografia e a 2 Golden Globes per Miglior film - Commedia e Miglior attore - Commedia (Nathan Lane).
Cast: Robin Williams, Gene Hackman, Nathan Lane, Dianne Wiest, Dan Futterman, Calista Flockhart, Hank Azaria, Christine Baranski.
Box Office: $185,260,553
Consigli: Vedere, vedere, vedere! Perfetto per una serata spensierata in compagnia di una storia semplice, eppure tanto diversa quanto ancora plausibile. Insomma, imperdibile.
Parola chiave: Nozze.

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Bengi

lunedì 1 agosto 2016

Film 1180 - Le sorelle perfette

Attendevo da più di un anno di poter vedere questo film, da quanto l'annuncio dell'uscita è stato fatto durante i Golden Globes del 2015...

Film 1180: "Le sorelle perfette" (2015) di Jason Moore
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Boiatona gigagalattica che pure non posso fare a meno di amare per la sola presenza delle mie amate e preferite Tina Fey e Amy Poehler. Questo solo basti a far capire che, naturalmente, non posso essere attendibile per quanto riguarda questo "Sisters".
Cioè, mi correggo: posso esserlo, ma non intendo nascondere che mi è piaciuto, nonostante mi renda perfettamente conto che sia una commedia nemmeno troppo divertente per essere un prodotto in cui compaiono due tra le attrici comiche più divertenti e taglienti degli ultimi anni. Si tratta, infatti, di un prodotto mediocre e più chiassoso che simpatico e, pure, riesce nel suo totale intento intrattenitivo che, per l'estate italiana, è perfetto. Stranamente, invece, la collocazione americana ha preferito il natale, collocando l'uscita del film nello stesso weekend d'uscita di "Star Wars - Il risveglio della Forza".
In ogni caso, pur rimanendo un prodotto parzialmente deludente, chi ama la combinazione comica e irriverente che le due attrici sanno creare quando sono insieme, non resterà deluso da questo "Le sorelle perfette", storia di due sorelle che, in occasione della messa in vendita della casa dove sono cresciute, decidono di celebrare l'occasione dando una super festa di addio così da poter fare l'alba almeno una volta tra le mura in cui sono cresciute. Inutile dire che la casa non passerà indenne all'evento...
Tra battute sessuali, una comicità corporea molto forte e un effetto nostalgia per gli anni '80 in grado di catturare non solo chi quegli anni li ha vissuti, questa pellicola porta a casa un risultato finale che rasenta la sufficienza, ma solo grazie alla chimica che vi è tra le due donne e, da non sottovalutare, l'interazione con la "cattiva" del film, Maya Rudolph (anche lei proveniente dal Saturday Night Live come la Fey e la Poehler). Dunque non certo un capolavoro, eppure per chi apprezza non mancherà di lasciare un ricordo simpatico e divertente.
Cast: Tina Fey, Amy Poehler, Maya Rudolph, Ike Barinholtz, Dianne Wiest, James Brolin, John Cena, Madison Davenport, John Leguizamo, Brian d'Arcy James, Kate McKinnon, Renée Elise Goldsberry, Heather Matarazzo.
Box Office: $105 milioni
Consigli: Un po' sotto lo standard cui le due comiche hanno abituato, ma comunque sufficiente a colmare la voglia di rivederle insieme, questo "Sister" è una commedia sciocca e rumorosa, eppure con qualche momento divertente ben architettato (la scena nei camerini è impagabile). Certamente si poteva fare di più e meglio, ma ciò non toglie che nella carenza di titoli comici di valore di questa estete 2016, "Le sorelle perfette" non sia di fatto una buona scelta per farsi qualche risata senza pretese e senza pensieri.
Parola chiave: Curiosamente anche in questo caso la parola può essere "Carillon" proprio come per la recensione precedente.

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Bengi

martedì 3 novembre 2015

Film 1024 - Edward mani di forbice

Classicone intramontabile che da tempo volevo assolutamente rivedere!

Film 1024: "Edward mani di forbice" (1990) di Tim Burton
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Jé
Pensieri: Cult. Stupendo. Poetico. Inimitabile. "Edward mani di forbice" è tutto questo e sicuramente molto di più, uno dei titoli più iconici della filmografia di Burton-Depp-Ryder, capolavoro ironico, dissacrante, gotico e romantico.
Non ricordavo, davvero, che la storia di Edward fosse raccontata in maniera così sottile, regalando allo spettatore battute geniali e non poche risate, nonostante l'anima assolutamente noir della pellicola. Depp è straordinariamente portato per il ruolo di protagonista, un Edward frastornato da un piccolo mondo borghese di periferia capace di accoglierti, osannarti, ripudiarti e dimenticarti nell'arco di una telefonata di pettegolezzo fatta tra vicini. Wisteria Lane era niente, in confronto.
E così il ragazzo dalle mani di forbice subirà suo malgrado la follia della massa che prima ti cerca e poi ti cestina, finendo costretto a rifugiarsi in un eremo e rimanervi confinato per sempre. L'animo fragile di Edward rimarrà solo un ricordo nella mente di chi lo ha amato, la sua presenza inevitabile a cuasa della neve, la sua persona immortale per via della sua natura artificiale.
"Edward Scissorhands" è un bellissimo film che racconta una fiaba agrodolce che non può non lasciare un ricordo indelebile in chi guarda per stravaganza del protagonista, poesia delle immagini, potenza narrativa delle musiche (il sodalizio artistico di Burton non è solo con Depp, ma anche con il compositore Danny Elfman) e, in generale, un risultato finale che oscilla tra i generi più disparati (horror e romantico, gotico, satira) pur riuscendo nella certamente non facile impresa di realizzare un prodotto cinematografico peculiare, ispirato, bello da vedere e, in ultima battuta, assolutamente di culto.
Cast: Johnny Depp, Winona Ryder, Dianne Wiest, Anthony Michael Hall, Kathy Baker, Conchata Ferrell, Alan Arkin, Vincent Price.
Box Office: $86 milioni
Consigli: Cast pazzesco, storia incredibile, un protagonista tanto particolare da risultare bizzarro e indimenticabile fin da subito. Burton riesce nell'impresa di portare al cinema una storia non convenzionale, personalizzandola e rendendola una delle sue più riuscite di sempre, tappa praticamete obbligata per chiunque ami il regista e il suo stile, qui ancora particolarmente spiccato e originale. Ironico e ispirato, "Edward mani di forbice" è davvero un classico, imperdibile perché va visto a tutti i costi almeno una volta nella vita. Erano appena cominciati gli anni '90: 25 anni dopo Edward è ancora maledettamente attuale e bellissimo.
Parola chiave: Fiocchi di neve.

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Bengi

sabato 27 dicembre 2014

Film 842 - Passengers - Mistero ad alta quota

Io non ero per nulla convinto, ma non si trovava altro e la cena era già pronta...

Film 842: "Passengers - Mistero ad alta quota" (2008) di Rodrigo García
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Francamente una pellicola deludente, sconclusionata, banale e ricca di cliché. Non mi aspettavo che Anne Hathaway potesse scegliere di partecipare ad un progetto così scarso e mal fatto.
Dopo un incidente aereo i sopravvissuti verrano "aiutati" da Claire/Anne Hathaway che li seguirà nell'esternazione ed elaborazione psicologica di ciò che è loro successo. Quando il misterioso e sempre sorridente Eric/Patrick Wilson comincia ad entrare in confidenza con Claire e, soprattutto, i pazienti di questa cominciano a sparire, la cosa si farà misteriosa.
Misteriosa più che altro perché lo dice il poster, di fatto ciò che è accaduto e si sta narrando è abbastanza intuibile e privo di alcuna aura di mistero. Peccato, si poteva tentare di fare un po' meglio sinceramente.
Box Office: $5,494,715
Consigli: 25 milioni di dollari di budget, un cast abbastanza ricco (Anne Hathaway, Patrick Wilson, Clea DuVall, Andre Braugher, Chelah Horsdal, David Morse, Dianne Wiest) e la promessa di un mistero dietro lo schianto di un aereo di linea sono le premesse di questo "Passengers". Di fatto, però, le premesse non si tramutano in promesse e il film rimane una storielle drammatico romantica sulla vita dopo la morte e spreca ogni possibilità di risultare interessante scegliendo di far passare la maggior parte del film in una specie di limbo in cui non cacate praticamente mai nulla e tutti sbucano all'improvviso da non si sa dove. Evitabile. Anzi, da evitare.
Parola chiave: Morte.

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Bengi

venerdì 26 luglio 2013

Film 570 - Footloose

Un titolo di culto che non avevo mai visto e mi ero sempre ripromesso di recuperare (in originale). Everybody cut footloose!

Film 570: "Footloose" (1984) di Herbert Ross
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Va detto che ho studiato molto bene questo "Footloose" originale. Mi sono appassionato, infatti, a verificare quanto la trama del film fosse parallelamente simile a moltissimi temi trattati nei testi della cantante americana Lana Del Rey. Nonostante io mi renda perfettamente conto che sia una stupidaggine, ho comunque cercato le numerose connessioni, rendendomi sempre più conto che - magia? - le somiglianze non sono poche.
I macrotemi di questo film, infatti, sono più o meno rintracciabili in ogni canzone che la Del Rey abbia inciso nell'ultimo periodo. A sua discolpa va detto che, come lei, anche la pellicola tratta tematiche piuttosto generali e generalmente affrontate da pellicole generazionali del genere: conflitto con i genitori e con l'autorità, necessità di sperimentare, amori, scoperta di sé stessi, momenti down a cui tentare di sfuggire come meglio si riesce (ballo, alcol, droghe, ecc).
Che nessuna delle due parti brillasse per originalità assoluta non è mai stato un mistero, quindi abbandoniamo Lana e teniamoci "Footloose" per quello che è, ovvero un prodotto classicamente figlio del periodo in cui è stato concepito e realizzato. Al giorno d'oggi il racconto di una cittadina che vieta ai giovani di ballare il rock (di Satana) sarebbe pura fantascienza, probabilmente inimmaginabile per quei ragazzi che sperimentano tutti i divertimenti già in precoce età. Forse per questo motivo si è sentita la necessità di riproporre questo titolo creandone un rifacimento che ne ha mantenuto il nome: suppongo l'intento fosse sfruttare un prodotto di richiamo svecchiandone i passaggi narrativi e, in ultima nota, farci su dei soldi. L'esperimento ha funzionato a metà (il remake ha incassato, infatti, $62,701,289 a fronte di una spesa di 24).
L'originale degli anni '80, come si diceva, non brilla per una particolare scelta narrativa, ma mi rendo conto che abbia affascinato il pubblico tanto da divenire cult insieme a molte altre pellicole che, in quegli anni, affiancarono a dei bei protagonisti tonici scene di ballo e drammi adolescenziali ("Grease - Brillantina", "Saranno famosi", "Flashdance", "Dirty Dancing - Balli proibiti"). Va detto che, carico del mio personale background, ho trovato comunque questo film deboluccio e altamente superficiale, oltre che a tratti sorprendentemente violento o insensato. Le scene di ballo sono decisamente meno di quelle che mi aspettassi e, per quanto snodato, Kevin Bacon non è John Travolta.
Lori Singer (Ariel nel film) è una 'mascellona' americana dalle spalle da nuotatrice e una bellezza sinceramente assente, non in grado di incarnare un sogno erotico femminile quantomeno contemporaneo (poi, all'epoca, se fosse gradita non mi è dato sapere). Certo è che con a fianco Sarah Jessica Parker (prima della cura Bradshaw) vincere era davvero molto, molto facile.
John Lithgow e Dianne Wiest compongono, invece, la coppia adulta (sono i genitori di Ariel) che dovrà rivedere fino alle fondamenta del proprio matrimonio per ritrovare una fioritura sentimentale da anni sopita. Il personaggio di Lithgow è orrendo per ciò che rappresenta, ma saprà redimersi e cambiare la sua prospettiva nel finale, anche grazie alla pacata ma intelligente moglie.
Insomma, in definitiva da "Footloose" - di cui tanto avevo sentito parlare - mi aspettavo qualcos'altro, forse un filmetto a ritmo di musica capace di coinvolgermi e stupirmi, quantomeno intrattenermi con ritmo. Sono molti, invece, i passaggi pseudo-drammatici che tentano di far approdare la pellicola in qualcosa che, invece, non aveva le carte per diventare. Non mi ha convinto.
Ps. 2 nomination all'Oscar per le canzoni "Let's Hear It for the Boy" e, neanche a dirlo, la hit "Footloose".

Consigli: Una serata in compagnia può essere una buona scusa per incominciare questa pellicola. E' diversa da come me l'ero sempre figurata ed ha meno brio e ritmo di quello che avrei immaginato, ma va visto almeno una volta considerato la fama che il film porta con sé. Kevi Bacon che balla da solo nella fabbrica è un misto tra "9 settimane e 1/2" e il videoclip di Britney Spears e Madonna "Me Against the Music".
Parola chiave: .

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Bengi

giovedì 16 agosto 2012

Film 438 - Un anno da leoni

Dal regista de "Il diavolo veste Prada" e il prossimo "Hope Springs - Consigli per gli affetti", una commedia che parrebbe strana e inusuale sul mondo dell'avvistamento uccelli. Un po' di curiosità c'è.


Film 438: "Un anno da leoni" (2011) di David Frankel
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
Pensieri: Considerando che è stato uno dei più clamorosi flop del botteghio americano dell'anno scorso, mi aspettavo sinceramente una pellicola orrenda e mal confezionata. In realtà, pur non essendo nulla di che, non è nemmeno un prodotto tanto pessimo da dover essere snobbato in maniera tanto evidente.
Ammetto che, pur non amando nessuno dei tre attori protagonisti della pellicola (Owen Wilson, Jack Black e Steve Martin), l'idea un po' più originale del solito che fa da sfondo di questa commediola americana (il birdwatching) è gradita e mi ha fatto dimenticare il naso storto di Wilson, gli occhi da fumato di Black e la costante aria da idiota di Martin. Detto ciò nulla di nuovo all'orizzonte. A parte il disorientamento da nome di uccello - troppi - non si cavalca certo l'onda dell'originalità. E chi vorrebbe lasciare il lavoro, ma non riesce ad abbandonare le responsabilità; e chi è uno sfigato totale che deve dimostrare al padre e al mondo intero che ce la può fare; e chi mette a repentaglio il suo matrimonio in favore della sua più grande passione.
Ora, a parte la scontatezza, ammetto che questa storia del birdwatching non la conoscevo. Cito da Wikipedia: "Il birdwatching (in italiano osservazione degli uccelli) è un hobby inerente all'osservazione e allo studio degli uccelli in natura. È sinonimo del termine birding, usato negli Stati Uniti d'America, che comprende, oltre all'osservazione, anche l'ascolto e il riconoscimento dei canti". Premesso che a me sembra follia, rimane comunque un approfondimento di una cosa di cui non conoscevo l'esistenza e, alla fine, mi ha divertito. Non c'è molto altro da aggiungere, però, e forse, oltre ad incorniciare la vicenda all'interno del big year (ossia l'anno di tempo in cui si gira per il mondo intenti ad avvistare il maggior numero di volatili possibili), si sarebbe potuto investire di più su una trama che sa di già visto non appena comincia la visione della pellicola.
In fin dei conti non posso dire che sia un brutto film, però "The Big Year" poteva sfruttare molto meglio i 41 milioni di dollari spesi per produrlo (ne ha incassati $7,448,385 in tutto il mondo...).
Ps. Titolo italiano assolutamente fuoriluogo e insensato.
Consigli: Finché c'è l'ingresso gratis con la 3 niente vieta di andare a vederlo. Ma a prezzo pieno, diciamoci la verità, può essere anche tranquillamente evitato. Una pellicola molto easy.
Parola chiave: Record.

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Ric

domenica 6 marzo 2011

Film 225 - Rabbit Hole

Altro film, altra preparazione agli Oscar. Questa volta, dopo la cena, un dramma non da poco.


Film 225: "Rabbit Hole" (2010) di John Cameron Mitchell
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Gianpaolo, Marco, Diego, Andrea Puffo
Pensieri: Cos'è che c'entra questa tana del coniglio con il film in questione?
Diciamo che, nella trama, si riferisce ad un fumetto. Ma che ci sia anche un significato altro?
Nicole Kidman qui è Becca, madre che sta affrontando il dolore per la perdita del figlio di 4 anni assieme al marito (Aaron Eckhart) e, non sapendo bene come uscirne, cerca di intraprendere varie strade. Tornare al lavoro non funziona (ormai è fuori dal giro), la notizia della sorella incinta di un maschietto non aiuta, le sedute di terapia di gruppo non fanno per lei, ma, pare, trovi conforto nel dialogare con il ragazzino che ha effettivamente (per errore o negligenza non è il punto) investito suo figlio.
Se il tema del dolore è giustamente personale, rimane comunque una scelta strana - per non dire volutamente provocatoria - quella di affidare il ruolo di riconciliatore allo stesso individuo che ha causato il dramma. Di fatto il giudizio sulla scelta rimane sospeso, equilibrato dallo sdegno del marito che, giustamente, di frequentare il ragazzino non ci pensa proprio. Ma non aggiungo altro per non rovinare la trama. Emozioni forti in agguato, comunque.
Per concentrarci sull'interpretazione della Kidman, invece, direi che siamo tornati a uno standard piuttosto elevato, ma non sono sicuro al 100% che le valesse una terza nomination all'Oscar. Ad analizzare maliziosamente gli eventi, questo ritorno alla qualità - dopo anni di produzioni sfortunate - per Nicole è stata una benedizione non da poco, considerando poi i ruoli sempre più marginali ritagliati per lei nei film ("Nine") o le parti da dimenticare ("La bussola d'oro", "Invasion", "Vita da Strega" o il pessimo "La donna perfetta"). Decisamente determinata a tornare in vetta, grazie a questo film c'è stato un oggettivo miglioramento, nonché un ritorno alla qualità solita cui Nicole ci aveva abituato con grandissimi film ("Moulin Rouge!", "The Others", "Ritorno a Cold Mountain"). Insomma, cinema impegnato, apparizioni dosate, un pubblico addio al botox e un ritorno al naturale rosso di capelli che tanto l'aveva resa celebre. E' l'inizio per un ritorno con le scintille. Ma, sia chiaro, l'Oscar non aveva alcuna chance di vincerlo.
Buono il resto del cast, con Eckhart un po' faccione di plastica, ma intenso. Sarebbe da valorizzare un attimo di più come attore, fatica a farsi prendere sul serio e, invece, non è da sottovalutare. Fedele al suo personaggio (televisivo) rimane Sandra Oh che non aggiunge nulla di nuovo (se non quanto già visto in tv) alla sua Gaby. Sempre bravissima Dianne Wiest, un'espressività ed intensità davvero notevoli. Sguardi che dicono tutto, senza bisogno di parole. Una vera attrice.
La pellicola in sé non aggiunge niente di nuovo al panorama del dramma familiare ed ha una certa anima patinata da rivista delle case da sogno che un po' intralcia lo scopo e un po' infastidisce. Non è un film totalmente riuscito (non a caso solo la performance della Kidman è stata notata), ma nonostante questo non si può dire che sia pessimo. Forse non scava troppo a fondo nel personaggio della madre (che risulta a suo modo piuttosto freddina, quantomeno all'inizio) e il tutto rimane un po' una vana esibizione delle capacità attoriali (sicuramente riconosciute) della diva hollywoodiana. Tutto sommato, direi benino. Meno.
Consigli: Pellicola da fazzoletto facile. Ma analizzato dal dopo-dramma in poi e con uno strano approccio alla vicenda. Guardare e decidere se, dopotutto, la Kidman è tornata finalmente al grande cinema.

Parola chiave: Dolore.



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