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martedì 8 luglio 2025

Film 2370 - Death of a Unicorn

Intro: I was really looking forward to watching this movie, especially in theaters. So we squeezed it in during our (back then) busy schedule and went to Cineworld.

Film 2370
: "Death of a Unicorn" (2025), Alex Scharfman
Watched on: At the movies
Language: English
Watched with: Niamh
Thoughts: I have to be honest, I didn't particularly like this movie. I had high expectations because I was extremely excited to see Téa Leoni on the big screen again + the trailer seemed really good and "Death of a Unicorn" seemed to have all the card to be at least a good movie. Reality is, it's not great.
As a dark comedy, it's not really funny. It's definitely extravagant, I'll give it that, but other than that there's not much else. The cast is amazing, but not necessarily used to their best potential: Jenna Ortega is playing Jenna Ortega playing a pissed (borderline, at this point) teenager, Will Poulter tries to be the comedic relief and mostly succedes but not entirely, Téa Leoni is basically playing Rosamund Pike's character in "Saltburn" and Paul Rudd is good at doing himself/Ant-Man, but when it comes to other facial expressions... there's not a lot going on.
Top that with a story that doesn't deliver what you would expect - there's a million side characters that you don't really care about but they keep on being introduced and killed, but it doesn't add anything to the story and also it's not funny - and it's more odd than fantasy black comedy, then what you have left is a little bit of disappointment.
Again, the idea has potential, but the delivery didn't thrill me.
Cast: Paul Rudd, Jenna Ortega, Will Poulter, Anthony Carrigan, Téa Leoni, Richard E. Grant.
Box Office: $16.1 million
Worth a watch?: I thought it would have been more fun, to be honest. Good cast, Téa Leoni is back and we're happy about it, but "Death of a Unicorn" should have it harder to deliver and good overall result. It's not awaful by any means, but I was expecting more or something else, even.
Awards: /
Key word: Middle age.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 16 dicembre 2024

Film 2330 - Fly Me to the Moon

Intro: Ultimo film americano. Di ritorno da Boston, tra un pisolino e un pasto (questa volta decente) decido di recuperare una pellicola che avevo perso al cinema e mi era rimasta impressa per il suo gigantesco flop al botteghino.

Film 2330: "Fly Me to the Moon" (2024) di Greg Berlanti
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non c'è veramente nulla di particolarmente negativo da riportare riguardo a questo film, una commedia romantica anzi piuttosto piacevole.
Scarlett Johansson e Channing Tatum funzionano bene insieme e si confermano due ottimi comprimari e tutta l'operazione "Fly Me to the Moon" ha un particolare "vibe" che mi ha molto ricordato un altro titolo simile (anche se molto più riuscito), "Hidden Figures", che apprezzo sempre. Per cui devo ammettere che la visione di questa pellicola mi ha soddisfatto.
Quello che non mi torna, invece, è come sia possibile che un prodotto come questo sia riuscito a costare nientemeno che 100 milioni di dollari. Premesso che, per loro stessa ammissione, quelli di Apple non sono interessati al risultati del box-office, quanto più alla possibilità di convincere nuovi possibili clienti a sottoscrivere il loro servizio di streaming, è comunque impossibile non rimanere basiti rispetto al risultato catastrofico in termini di incassi di questo film. Un film che, diciamocelo pure, per nessun motivo giustifica un budget tanto elevato (che, tra l'altro, non include nemmeno i costi per il marketing e la promozione).
Detto questo, ribadisco che "Fly Me to the Moon" è un prodotto carino e si lascia guardare senza problemi.
Cast: Scarlett Johansson, Channing Tatum, Jim Rash, Anna Garcia, Donald Elise Watkins, Noah Robbins, Colin Woodell, Christian Zuber, Nick Dillenburg, Colin Jost, Victor Garber, Ray Romano, Woody Harrelson.
Box Office: $42.2 milioni
Vale o non vale: Per chi ha gradito "Hidden Figures", questo è sicuramente un titolo similare che presenta anche affinità sia di trama che di atmosfere. "Fly Me to the Moon" non è certo un capolavoro, ma per una visione non troppo impegnativa è certamente una scelta azzeccata.
Premi: /
Parola chiave: Gatto nero.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 1 ottobre 2024

Film 2308 - The Crow

Intro: Volevamo recuperare questo film perché dalla promozione che avevamo visto in giro sembrava potesse essere un prodotto interessante. Come ci sbagliavamo...

Film 2308: "The Crow" (2024) di Rupert Sanders
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: uno dei film più brutti che ho visto quest'anno, se non il peggiore in assoluto.
Un prodotto senza senso, senza ritmo, senza niente da dire, con una recitazione secondo me da fuori di testa da parte di FKA Twigs, il tutto per un risultato finale noioso e pretenzioso.
Innanzitutto la trama: vuota e sciocca, neanche l'avesse scritta un adolescente alla sua prima storia d'amore. i due protagonisti si conoscono e innamorano all'istante, scappano insieme, si dichiarano amore eterno letteralmente nel giro di due giorni. Abbiamo a malapena conosciuto i due personaggi principali che praticamente sono a un passo dal matrimonio. Non ha senso perché non abbiamo tempo sufficiente per conoscerli che siamo già alle dichiarazioni strappalacrime, senza contare che poi Shelly/FKA Twigs muore nel giro di 20 minuti, per cui poi di lei e del suo amore eterno ce ne facciamo proprio niente.
Sparita lei, "The Crow" se possibile si fa ancora più noioso. Tutto scorre lentissimo, i dialoghi sono dilettanteschi, raramente succede qualcosa che porti avanti la trama. Giuro che, forse per la prima volta nella mia vita, ho seriamente contemplato la possibilità di uscire dal cinema senza finire la visione.
Finire poi l'ho finito e, nonostante una scena finale all'opera anche piuttosto d'effetto, il momento copia-incolla alla "John Wick"/"Atomic Blonde" comincia davvero troppo tardi per salvare un film che, di fatto, è un disastro su tutta la linea (salvo solo Bill Skarsgård, ma giusto perché è un bel vedere).
Cast: Bill Skarsgård, FKA Twigs, Danny Huston, Josette Simon, Laura Birn, Sami Bouajila, Isabella Wei, Jordan Bolger.
Box Office: $23.5 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Pessimo, noioso, banale e senza niente da dire. Niente della trama viene spiegato, tutto accade perché è così e basta. Da evitare.
Premi: /
Parola chiave: Patto col diavolo.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 15 agosto 2024

Film 2225 - Haunted Mansion

Intro: Ho un po' un debole per LaKeith Stanfield e alla fine mi sono lasciato convincere a recuperare questa pellicola...

Film 2225: "Haunted Mansion" (2023) di Justin Simien
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: bah, non è che ci sia molto da dire, semplicemente l'ho trovato abbastanza noioso e senza particolare ispirazione. Per capirci, niente di nuovo sotto il sole.
Del resto, da un film ispirato a un'attrazione di un parco divertimenti cosa ci si poteva aspettare?
Cast: LaKeith Stanfield, Tiffany Haddish, Owen Wilson, Danny DeVito, Rosario Dawson, Dan Levy, Hasan Minhaj, Winona Ryder, Jamie Lee Curtis, Jared Leto.
Box Office: $117.5 milioni
Vale o non vale: Clamoroso flop al botteghino ($150 milioni solo per produrlo), il nuovo tentativo della Disney di dare un degno equivalente cinematografico alla famosa attrazione The Haunted Mansion fallisce ancora dopo il precedente risultato non esaltante di "The Haunted Mansion" del 2003 con Eddie Murphy.
Sarò sincero, mi stupisce che si producano ancora film così o che, per meglio dire, le grandi case di produzione non riescano a nasare l'odore di fallimento assicurato che certi titoli portano con sé (il più recente è "Borderlands" di Eli Roth, uscito al cinema giusto il weekend appena passato).
"Haunted Mansion" non ha niente di speciale e non è nemmeno il film più brutto mai visto, ma non racconta niente di nuovo, non aggiunge nulla al genere e nemmeno diverte. Anzi, ad essere sinceri annoia abbastanza.
Premi: /
Parola chiave: Grief.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 24 maggio 2024

Film 2278 - Argylle

Intro: Non ero riuscito a recuperarlo al cinema, così non appena sono riuscito a trovarlo in streaming ho deciso subito di guardarlo.

Film 2278: "Argylle" (2024) di Matthew Vaughn
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che il film sia tremendo, però non è nemmeno entusiasmante.
In un susseguirsi intricatissimo di colpi di scena e scene d'azione, il coloratissimo "Argylle" non riesce mai davvero a trovare la sua dimensione perché cerca di essere troppe cose. Un po' commedia, un po' thriller con un tocco di espionage, un po' blockbuster coi supereroi e, qui sta il problema, un po' (troppo simile a) "Kingsman: The Secret Service": c'è troppa carne al fuoco, troppi personaggi, troppe similitudini con altri titoli già visti, penso a "Bullet Train", "Spy", "Kick-Ass", ma anche (sorprendentemente) a quel "Nim's Island" con Jodie Foster. Insomma, un patchwork di elementi che, sfortunatamente, in questo caso non stanno perfettamente insieme.
Bryce Dallas Howard è sempre un'ottima protagonista e, bisogna dirlo, Dua Lipa qui ha un ruolo che definire sexy è dire poco, però non amo particolarmente Henry Cavill al di fuori dell'ambito comics e tutta quella fanfara con i genitori della protagonista non mi ha proprio preso e, insieme alle infinite scene di azione, ho finito per controllare il cellulare molto più spesso di quanto mi sarei aspettato.
Insomma, ho visto di peggio, ma mi aspettavo di più da Matthew Vaughn.
Cast: Henry Cavill, Bryce Dallas Howard, Sam Rockwell, Bryan Cranston, Catherine O'Hara, Dua Lipa, Ariana DeBose, John Cena, Samuel L. Jackson.
Box Office: $96.2 milioni
Vale o non vale: Clamoroso flop al botteghino, "Argylle" era evidentemente destinato ad essere il primo di una serie di film ispirati a questo nuovo franchise (e quello di "Kingsman", a dire il vero). Detto ciò, questa pellicola va bene per un momento in cui si voglia spegnere il cervello o si stia cercando una storia con incredibili scene d'azione e/o un grande cast. Per il resto "Argylle" lascia il tempo che trova.
Premi: /
Parola chiave: Book 5.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 29 aprile 2023

Film 2182 - 65

Intro: Molto incuriosito dal trailer, sono corso al cinema a recuperare questo film non appena ho potuto!

Film 2182: "65" (2023) di Scott Beck, Bryan Woods
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: l'idea di mischiare navicelle spaziali e dinosauri? Potenzialmente intrigante, anche se quella di alieni e cowboy non aveva funzionato tanto bene in passato... Eppure sulla carta questa pellicola sembrava un potenziale successo. Dove sta il problema, quindi?
La verità è che "65", oltre all'idea alla base della trama non va. Adam Driver si schianta sulla Terra e, pur provenendo da lfuturo, per qualche motivo finisce nel passato all'epoca dei dinosauri. E proprio qui sta il problema: tutto quanto detto finora lo sappiamo già perché ce lo dice il poster. Ergo, no effetto sorpresa rispetto ad uno dei colpi di scena della trama che avrebbe potuto fare la differenza in termini di lasciare lo spettatore sorpreso e piacevolmente colpito. Capisco che si debba trovare il modo per invogliare gli spettatori a vedere il film, ma non era davvero necessario rivelare che si trattasse praticamente di un viaggio nel tempo all'epoca dei dinosauri. Quindi sì, abbiamo un problema non da poco sin dal principio.
Avendo praticamente sprecato uno dei possibili twist della sceneggiatura, mi sarei aspettato che la storia facesse di tutto pur di stupirmi con altre sorprese e momenti epici, soprattutto considerato che si fa la fatica di scomodare i dinosauri (in un momento storico in cui un film tremendo come "Jurassic World Dominion" è riuscito ad incassare oltre 1 miliardo di dollari al box-office mondiale). Invece "65" sceglie di relegarli nello sfondo e concentrarsi sul rapporto tra i due protagonisti della pellicola: non ci sarebbe niente di male, non fosse che la storia di fatto finisce per rinnegare quegli elementi usati per attirare al cinema gli spettatori (tutta la componente sci-fi) per focalizzarsi sul rapporto tra Mills, il capitano con i sensi di colpa per la figlia morta che non è riuscito a salvare (Adam Driver), e Koa (Ariana Greenblatt), la bambina che non sa di aver perso i genitori e spera di poterli riabbracciare con l'aiuto di Mills, con cui però non può comunicare poiché i due non parlano le rispettive lingue.
Ribadisco, non ci sarebbe niente di male sul dare spazio prevalentemente alla storia e percorso di crescita dei due protagonisti, non fosse che non è la storia per cui ho pagato il biglietto. Io voglio vedere i dinosauri e voglio vedere come uno piovuto dal futuro, con armi e tecnologie a disposizione che non mi posso neanche immaginare, si confronta con il pericolo primordiale di un animale gigantesco che ti considera la sua cena. Fine. Tutto il resto non mi interessa, se non marginalmente. E non per superficialità o mancanza di tatto, ma semplicemente perché "65" mi ha convinto che fosse la storia di un sopravvissuto che non sa di trovarsi sul nostro pianeta nel periodo Cretaceo e deve confrontarsi con situazioni estreme per sopravvivere. Benissimo darmi un po' di contesto in termini di motivazione del personaggio e del suo percorso personale all'interno della storia, ma questo è un film di fantascienza che si immagina un mondo in cui un umano nel futuro, per un motivo o per un altro, deve fare i conti coi dinosauri: se avessi voluto vedere una pellicola su un padre disperato per la morte della figlia e pieno di rimorso perché quando è venuta a mancare lui non c'era e che ora cerca di alleviare dolore e senso di colpa aiutando la povera orfana a sopravvivere... allora a) non mi servivano i dinosauri e b) avrei guardato un altro film.
Quindi no, "65" non fa centro. E' un prodotto che non sa cosa vuole vendere o che tenta - senza riuscirci - di essere troppe cose alla volta. E nonostante Adam Driver sia ovviamente in grado di portare tutta la baracca sulle sue spalle, il risultato finale è mediocre a dir molto. Peccato.
Ps. Il fatto che Koa passi dal non sapere una parola di inglese a capire Mills nel giro di qualche giorno, considerato poi che lui si riveli assoltamente incapace (in-ca-pa-ce) a spiegarsi tramite gesti o disegni, è una semplificazione della trama che mi ha alquanto irritato.
Cast: Adam Driver, Ariana Greenblatt.
Box Office: $56.2 milioni
Vale o non vale: Cercate un film di fantascienza? Un film sui dinosauri? Un film che combini insieme elementi narrativi inaspettati e, sulla carta, impossibili da mischiare? Ottimo, evitate "65".
Scelte perfette per la ricerca di cui sopra sono, nell'rodine: "Alien", "Jurassic Park" e "Godzilla vs. Kong".
Premi: /
Parola chiave: Bacche.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 12 gennaio 2023

Film 2158 - The Glass House

Intro: Secondo film di natale, nonché ultimo del 2022!

Film 2158: "The Glass House" (2001) di Leigh Whannell
Visto: dall tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Fre (prima parte), nessuno
In sintesi: era da tempo che lo volevo rivedere, nonistante sapessi perfettamente che questo "The Glass House" sarebbe stato deludente. E così è stato.
Da questa pellicola, però, cercavo più un intrattenimento da effetto nostalgia, quei titoli americani di inizio anni 2000 dalla trama a malapena passabile, ma per qualche motivo così inspiegabilmente capaci di intrattenermi. Ribadisco, la mia inclinazione nostalgica mi ha spinto a scegliere questo film, pur consapevole che alla fine ne sarei rimasto insoddifatto. Il punto è che questa pellicola di Leigh Whannell ha una trama scricchiolante (troppo concentrata sul cercare di lasciare indizi da nascondere malamente allo spettatore) e una regia tremenda, incapace di capitalizzare sulla location potenzialmente intrigante/inquietante che di fatto potrebbe costituire il centro della storia: la casa di vetro.
Qui, invece, manca proprio la casa come personaggio, che avrebbe dovuto essere percepita come una prigione, una trappola, una fortezza inespugnabile. Invece la casa è di vetro perché "fa figo" e il discorso finisce lì. E lo accetterei pure, non fosse che poi la regia è incapace di valorizzare esteticamente questa scelta particolare.
Insomma, "The Glass House" non funziona per tanti motivi, ma come secondo film di natale da guardare senza pretese e comodi comodi sul divano... è stato passabile.
Cast: Leelee Sobieski, Diane Lane, Stellan Skarsgård, Bruce Dern, Trevor Morgan, Kathy Baker, Chris Noth.
Box Office: $23.6 milioni
Vale o non vale: Diane Lane è probabilmente l'unica cosa che funziona di questo titolo. Il resto è un "così così" che alla fine tira troppo la corda. Da recuperare solo se senza pretese o nostalgici di un certo tipo di cinema. Detto questo, la vera domanda è: che fine ha fatto Leelee Sobieski?!
Premi: /
Parola chiave: The Jaguar.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 27 gennaio 2022

Film 2080 - The Matrix Resurrections

Intro: Il Natale è passato, io, Karen & Lucas ci siamo trasferiti da casa di zia al mio appartamento e ci stiamo "godendo" qualche giorno di confinamento a casa dopo il mio contatto con una persona positiva al Covid. Nell'attesa di scoprire se siamo positivi o meno in vista del Capodanno, recuperiamo il film che tenta di riportare in auge una saga cominciata 23 anni fa...

Film 2080: "The Matrix Resurrections" (2021) di Lana Wachowski
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Lucas
In sintesi: francamente non sentivo per nulla la necessità di riaffacciarmi al mondo di "The Matrix", specialmente considerati i due terribili sequel che hanno distrutto l'eredità del primo, straordinario film. Detto questo, vista l'enorme pubblicità ovunque e il fatto che a) fossimo obbligati in casa e b) il grande schermo non offrisse nulla di nuovo particolarmente interessante ("Spider-Man 3" a parte), siamo ricaduti nell'inevitabile: "The Matrix Resurrections".
Credo che quantomeno il titolo sia azzeccato, perché di resurrezione di fatto si tratta. Il franchise, nonostante la qualità non esattamente costante, si è ritagliato uno spazio nel mondo del cinema pop (e non solo) e il tutto andava bene così. C'era bisogno di scomodare nuovamente Neo, Trinity, Morpheus e compagnia bella? Era necessario veicolare nuovamente la stessa storia, semplicemente questa volta svecchiata da nuove meraviglie digitali? Aveva senso riportare in vita personaggi qui interpretati da altri attori? Per me, lo dico onestamente, no.
Per quanto Lana Wachowski abbia provato a dare al tutto una nuova chiave di lettura rianalizzando e riproponendo elementi e aspetti della vecchia storia e per quanto si sia sforzata di creare quell'"effetto wow" derivato da una sorta di meta-storia a scatole cinesi, bisogna ammettere che il tutto non funziona. Ed è difficile scrollarsi di dosso l'idea che "The Matrix 4" non sia altro che un modo per far su qualche soldo facile (così non è stato).
La "nuova", intricatissima storia che ci viene raccontata qui vuole Neo (Keanu Reeves) ora programmatore di giochi e creatore di Matrix, in realtà videogioco di sua invenzione/costruzione. L'idea iniziale è che adesso Neo si troverebbe in difficoltà nel distinguere tra reale e gioco. C'è quindi tutta il preambolo/disputa su cosa sia vero e cosa sia immaginazione, suggestione o ricordo, una messa in scena francamente stantia consideriamo che sappiamo tutti dal primo secondo che il focus della storia sia ribadire che Matrix sia realtà e che al di fuori della sua trappola informatica esista il mondo vero e proprio in cui vive chi lotta e si ribella alle macchine. Sì, la storia è, appunto, sempre la stessa.
La differenza, questa volta, è che gli unici due protagonisti rimasti - Reeves e Carrie-Anne Moss -abbiano oggi 50 anni suonati e le scene di combattimento non le reggano proprio come 20 anni fa. Per non parlare del fatto che - immagino per necessità e non per scelta - siano stati rimpiazzati tutti gli altri personaggi principali con nuovi attori. E i problemi legati a questo aspetto per la saga di "Matrix" sono due: il fatto che il film abbia avuto sin dal principio 4 personaggi chiave principali (5 se consideriamo l'Oracolo), ovvero Neo, Trinity, Morpheus e l'agente Smith e che questi personaggi siano diventati nel tempo tutti iconici a modo loro. Il fatto che in "The Matrix Resurrections" metà di questo valore iconico venga rimpiazzato (con altri attori) e diluito dall'inserimento di una miriade di altri personaggi accessori di cui non frega niente a nessuno... non aiuta.
Per non parlare del fatto che la storia sia di una lentezza inenarrabile, per di più considerato che siamo di fronte ad un prodotto figlio di una saga che ha ridefinito il concetto di scena d'azione. Come già detto prima, i due protagonisti non hanno certo l'elasticità di un tempo - e nessuno glielo rinfaccia, ci mancherebbe! - però è innegabile che tutto il rallenty e gli effetti speciali del mondo non potranno mai compensare per quanto ci eravamo abituati a vedere nei precedenti 3 film.
Insomma, diciamo che "The Matrix Resurrections" ha resuscitato il mondo delle Wachowski solo in termini di idea e concetto, perché nella pratica questo film è tanto distante dal primo capitolo che, non fosse perché sappiamo che la mente che ha concepito questo progetto è la stessa dell'originale, sembrerebbero prodotti portati alla luce da team creativi diversi.
Ps. In realtà, di ritorno dalle pellicole originali ci sono anche Lambert Wilson (ah.) e Jada Pinkett Smith nei panni di Niobe. La verità è che per quanto non ricordassi assolutamente nulla sul suo personaggio, la cosa che mi ha colpito di più qui è quanto terribile sia il make-up per invecchiarla. Alle Wachowski piace giocare con l'aspetto e le età dei propri attori (vedi "Cloud Atlas" o "Jupiter Ascending"), ma qui proprio non ci siamo.
Pps. Per nessun motivo, in un cameo di tipo 10 secondi appare Christina Ricci a cui è data una battuta e che no nrivedremo più per il resto del film. Boh.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Yahya Abdul-Mateen II, Jessica Henwick, Jonathan Groff, Neil Patrick Harris, Priyanka Chopra Jonas, Lambert Wilson, Christina Ricci, Jada Pinkett Smith.
Box Office: $148,597,454 (ad oggi)
Vale o non vale: L'aspetto patinato/glam e artificiale derivato dal green-screen ed effetti speciali che niente c'entrano con l'originale distaccano questo quarto episodio dall'estetica dei precedenti, rovinando l'esperienza e rendendo disomogeneo il tutto. In più dubito che chi non abbia visto i film precedenti riuscirebbe a seguire questa storia (per non parlare del fatto che, non aveste mai visto la saga di "Matrix" prima, questa pellicola non è certo quella con cui cominciare la visione!). Di fatto "The Matrix Resurrections" è più un film a servizio dei fans hardcore del franchise, perché questa pellicola non ha davvero molto altro da dire agli altri spettatori. Peccato.
Premi: Candidato ai BAFTA per i Migliori effetti speciali.
Parola chiave: Real.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 2 novembre 2021

Film 2053 - Malignant

Intro: Si torna al cinema a Dublino per recuperare un horror per cui nutrivo non poche speranze...

Film 2053: "Malignant" (2021) di James Wan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: John
In sintesi: sicuramente uno dei film più brutti che abbia visto di recente e forse uno dei più brutti che abbia visto in generale, "Malignant" è un pessimo esempio di pellicola horror nonché di storytelling in generale. Da qualche parte ho letto che Wan intendesse questo titolo come satira del genere di paura (per cui lui è diventato tanto famoso, tra l'altro), ma il totale nonsense di tutta l'operazione e la derisibile idea che sta alla base di tutto il progetto non fanno altro che rendere il risultato finale ridicolo.
Per capirci - e mi scuso per lo spoiler - non si capisce come la protagonista (Annabelle Wallis, che continua a non azzeccarne una dal remake de "La mummia" in poi) o i suoi familiari non si siano mai accorti delle enormi cicatrici sulla sua schiena risultate dalla rimozione del gemello malvagio e, ancora più assurdo - se possibile - che nessuno abbia mai notato la cicatrice/apertura nel retro del cranio causata dalla presenza del corpo estraneo, ovvero il sopra citato gemello malvagio. Mi chiedo: questa donna non si è mai fatta una doccia in vita sua o non è mai stata da un parrucchiere?! Non ha specchi in casa?!
Questi, comunque, sono solo due dei macroscopici aspetti di questa storia che non funzionano, perché ce ne sarebbero veramente tanti, tanti altri che vi lascerò il piacere di scoprire nel caso voleste concedervi un momento di totale insensatezza cinematografica. Aggiungerò solo questo: la parrucca indossata dalla Wallis tradisce il "mistero" legato al suo personaggio fin da subito. Magari non si capisce esattamente cosa stia succedendo, ma è chiaro che farle indossare quella parrucca non sia giustificato se non per un motivo legato alla storia.
Il resto di questo "Malignant" è semplicemente brutto cinema, da personaggi random e bidimensionali a scene d'azione gemellari con effetti speciali imbarazzanti, il tutto per un risultato finale che ti fa rimpiangere di aver pagato dei soldi per vedere questa boiata.
Ps. Avevo detto che avrei lasciato a voi il piacere di recuperare tutte le baggianate di questo "Malignant", ma sento la necessità di condividere anche questa: come farebbe esattamente Gabriel (gemello cattivo) a controllare l'elettricità e a parlare telepaticamente tramite i telefoni?! Non ci è dato sapere.
Cast: Annabelle Wallis, Maddie Hasson, George Young, Jacqueline McKenzie, Michole Briana White, Jake Abel, Patricia Velasquez.
Box Office: $33.2 milioni
Vale o non vale: Terribile sotto ogni aspetto. Risparmiatevi la fatica.
Premi: /
Parola chiave: Parrucca.

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Bengi

venerdì 22 ottobre 2021

Film 2046 - Reminiscence

Intro: Ultime giornate alla DCU, il che significa scatoloni, stanchezza e bisogno di svago. Ecco come entra in scena questa pellicola...

Film 2046: "Reminiscence" (2021) di Lisa Joy
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ero incuriosito da "Reminiscence" fondamentalmente per due motivi, ovvero il fatto che non ne avessi mai sentito parlare prima e che tra i protagonisti ci fosse una delle mie favorite, Rebecca Ferguson (quest'anno, tra l'altro, in grande spolvero considerando la sua presenza nell'acclamato "Dune" di Villeneuve). Questo mi è bastato per decidere di vederlo.
Devo dire che - considerate le mie bassissime aspettative - il film di Lisa Joy non sia così terribile, specialmente perché sostenuto da una storia che abbonda decisamente di idee e ambizioni estetiche. Che sono poi, al contempo, i due punti deboli di tutta l'operazione. Sia perché tutto l'hype creato inzialmente non viene sufficientemente ricompensato dallo svolgimento e finale, sia perché non si può campare di sola estetica, soprattutto quando ricordano tantissimo un prodotto di Nolan (qui principalmente "Inception"). La musiche di Ramin Djawadi (già conosciuto per "Westworld" e "Game of Thrones"), sono molto simili a quelle del suo conterraneo Hans Zimmer, il che non aiuta a contestualizzare questa pellicola in un ambito tutto suo.
Senza contare che abbiamo già visto Hugh Jackman portare in scena una spirale di ossessione e infelicità causata da qualche trucchetto magico e il legame dei ricordi in un altro film (sempre di Nolan): "The Prestige".
Insomma, con tutta la buona volontà del mondo, questo "Reminiscence" partiva decisamente svantaggiato. Non aiuta il fatto che il tutto manchi di un certo spessore, che sembri sempre di star assistendo alla messa in scena di un'ottima produzione tv, piuttosto che di una produzione cinematografica dal costo stimato tra i 54 e i 68 milioni di dollari; aggiungo che, stranamente, nonostante la durata non superi le due ore, ci sono talmente tanti eventi raccontati che la storia finisce per sembrare infinita.
Diciamoci, comunque, pure la verità: "Reminiscence" non sarà un capolavoro - è certamente disordinato e confuso in certe parti e troppo carito di elementi narrativi, tanto da non sapere che direzione prendere - ma abbiamo decisamente visto di peggio.
Ps. C'è molto della serie HBO "Westworld" in qusto "Reminiscence" (che poi è finito in streaming su HBO Max): Lisa Joy e suo marito Jonathan Nolan (entrambi coinvolti in regia, sceneggiatura, produzione esecutiva nella serie), Thandiwe Newton e Angela Sarafyan (entrambe attrici) e Ramin Djawadi (compositore).
Cast: Hugh Jackman, Rebecca Ferguson, Thandiwe Newton, Cliff Curtis, Marina de Tavira, Daniel Wu, Angela Sarafyan, Nico Parker.
Box Office: $15.5 milioni
Vale o non vale: Francamente non sarei stato felice di aver speso dei soldi per vedere questo film, ma se avete occasione di recuperarlo via streaming... perché no? Hugh Jackman è sempre un attore di alto livello e Rebecca Ferguson non delude in questo ruolo sexy con un tocco di dipendenza. Senza contare che Thandiwe Newton ruba spesso la scena.
Premi: /
Parola chiave: Lost keys.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 20 ottobre 2021

Film 2045 - Snake Eyes

Intro: Sono a tiro con il trasloco, ultime serate alla DCU, sono esausto dopo le varie fatiche mentali e fisiche da tesi e progetto finale. Scelgo di recuperare un titolo facile facile che, in teoria, mi promette svago e cervello spento.

Film 2045: "Snake Eyes" (2021) di Robert Schwentke
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ne hanno parlato tutti malissimo, per cui mi aspettavo una m*rda totale (per usare un francesismo). In realtà "Snake Eyes" non è così terribile nel senso assoluto del termine, quanto più un prodotto inutile che, per giustifcare la sua presenza sul grande schermo, avrebbe dovuto offrire molto di più ai suoi spettatori. Non a caso è stato un flop colossale ($88–110 milioni di budget solo per produrlo).
La verità è che il problema non è tanto questo titolo di per sé, quanto il fatto che del franchise cinematografico sui G.I. Joe frega niente a nessuno. I primi due film live-action "G.I. Joe: The Rise of Cobra" e "G.I. Joe: Retaliation" sono tremendi - con una qualità degli effetti speciali imbarazzante - per cui posso intuire che il tentativo qui fosse quello di rilanciare il brand in termini più "maturi" e qualitativamente migliorati, però rimane il fatto che di questo revival della saga interessasse proprio a pochi.
Non aiuta, poi, quel senso di dejà-vu che colpisce fin dalle prime battute di questa pellicola che ricorda il certo non non indimenticabile "The Wolverine" (quello ambientato in Giappone, per capirsi), già di suo piuttosto inconsistente dal punto di vista tecnico-qualitativo. Qui mi è parso ci fossero troppe somiglianze con il titolo su Wolverine del 2013, dal senso di origin story che vorrebbe dare un background, una storia personale al protagonista Snake Eyes (già presente nelle due precedenti pellicole e allora interpretato da Ray Park), all'ambientazione, fino a una qualità tecnica non eccelsa e una serie di co-protagonisti non esattamente impeccabili a livello di recitazione (Úrsula Corberó mi senti?!).
Insomma, nonostante le buone intenzioni del suo protagonista Henry Golding che ci mette evidentemente della buona volontà - ma fallisce nuovamente nell'imporsi quale figura di riferimento della nuova ondata giovane ad Hollywood - "Snake Eyes" finisce per risultare l'ennesimo titolo blockbuster che punta tantissimo, se non tutto, sulle sue buone scene d'azione, dimenticandosi che al giorno d'oggi sia necessario mettere sul piatto davvero molto, molto di più.
Cast: Henry Golding, Andrew Koji, Úrsula Corberó, Samara Weaving, Haruka Abe, Takehiro Hira, Iko Uwais, Peter Mensah.
Box Office: $37 milioni
Vale o non vale: Non ho conosciuto molti fan del franchise "G.I. Joe" della Hasbro, eppure qualcuno deve pur esserci se si è concretizzata la produzione di questo film. Che, in general, mi sento di dire sia tanto innocuo quanto insipido, buono per un momento di svago a cervello spento. I fan della saga, invece, potrebbero (dovrebbero?) apprezzare.
Però, ecco, siamo lontanissimi da quel prodotto maturo e dal tono più serio che probabilmente la produzione stava cercando di veicolare con questo nuovo episodio cinematografico (un po' come quello che è stato fatto con la saga di Bond una volta entrato Craig al comando). Ci sarebbe ancora tanta strada da fare che, mi sa, non verrà mai percorsa.
Premi: /
Parola chiave: Vendetta.

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mercoledì 13 ottobre 2021

Film 1838 - A Cure for Wellness

Intro: Così, all'improvviso, mi era tornata in mente questa pellicola. E perché non recuperarla, dato che Eric non l'aveva mai vista?

Film 1838: "A Cure for Wellness" (2016) di Gore Verbinski
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: non che questo film sia un capolavoro, ma l'idea su cui la storia si basa è sufficientemente inquietante (per quanto non originale in assoluto) da funzionare.
Onestamente non capisco perché "A Cure for Wellness" non abbia avuto alcun riscontro con il pubblico - l'incasso è imbarazzante considerando che il film è costato 40 milioni di dollari - e ricollego un po' la sua performance deludente a un cast privo di appeal hollywoodiano, ai 146 minuti di durata e, da non sottovalutare, la data di uscita in febbraio, un mese che non è certo sinonimo di orrori e paura.
Detto ciò, e considerati tutti i limiti della storia specialmente nel finale, rimane il fatto che questo non sia un titolo malvagio e che, tutto considerato, il film in sé funzioni. Soprattutto grazie alla visione di Verbinski e a una coesa estetica d'insieme molto particolare. Vedere per credere.
Film 1337 - La cura dal benessere
Film 1838 - A Cure for Wellness
Cast: Dane DeHaan, Jason Isaacs, Mia Goth, Harry Groener, Celia Imrie, Lisa Banes, Godehard Giese.
Box Office: $26.6 milioni
Vale o non vale: Non ricordavo molto la storia, per cui è stato a tratti come vederlo la prima volta (con la differenza che questa volta mi è piaciuto di più). Non un capolavoro e sicuramente nemmeno il classico horror americano, ma certamente un titolo da tenere presente se si fosse in cerca di qualche spavento più psicologico e mentale.
Premi: /
Parola chiave: Water.

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giovedì 7 ottobre 2021

Film 1834 - The Thing

Intro: Non che avessi intenzione di vedere questo film, ma ero ospite a casa di Emi e Miguel, la tv era accessa e ci siamo messi a guardarlo...

Film 1834: "The Thing" (2011) di Matthijs van Heijningen Jr.
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric, Miguel
In sintesi: non ho visto l'orginale di Carpenter - che so essere cult - quindi bisogna dire che partissi "svantaggiato" nei confronti della storia. In ogni caso, quello che ho visto qui è solo un prodotto banale e irrilevante che sicuramente non rende giustizia al primo film.
Cast: Mary Elizabeth Winstead, Joel Edgerton, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ulrich Thomsen, Eric Christian Olsen, Trond Espen Seim, Kristofer Hivju.
Box Office: $31.5 milioni
Vale o non vale: Banale e privo di alcunché da dire, questo prequel di "The Thing" non aggiungerà niente alle vostre filmografie horror e/o scifi. C'è di meglio.
Premi: /
Parola chiave: Denti.

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Bengi

venerdì 20 agosto 2021

Film 1811 - The Fourth Kind

Intro: Siamo appena arrivati a Santiago del Cile dopo quasi un giorno di viaggio in pullman da Cordoba. Il viaggio di gruppo è ufficialmente finito, Karen e Lucas sono rimasti in Argentina, Sere e Luca partiranno da Santiago verso il Perù, mentre io di lì a qualche giorno tornerò a Cordoba prima di trasferirmi ufficialmente a Ushuaia per qualche mese. E, in vista di tutti questi cambiamenti, che non ce la vuoi mettere un po' di guerriglia urbana?
Già perché nel giorno del nostro arrivo la città è a ferro e fuoco a seguito della rivolta della popolazione per l'aumento dei prezzi della metropolitana. Riusciamo in tempo ad arrivare alla nostra sistemazione in città - dopo un'incosciente camminata dalla stazione dei bus al nostro Airbnb - per poi, di fatto, rimanere intrappolati in casa.
Il giorno dopo Sere e Luca "scapperanno" in taxi verso l'aeroporto mentre io rimarrò, da solo, altre 24 ore di incertezza in Cile. Nel mentre carri armati, lacrimogeni, mezza città in fiamme, mia madre che si mette in contatto con la Farnesina, io che prenoto un volo per rientrare in Argentina a seguito della chiusura delle frontiere e un viaggio in taxi verso l'aeroporto con l'autista fan di Raffaella Carrà.

Film 1811: "The Fourth Kind" (2009) di Olatunde Osunsanmi
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Sere
In sintesi: caldamente raccomandato da Sere, ho infine ceduto alla visione di questa pellicola che, già anche solo per la presenza da protagonista di Milla Jovovich mi lasciava quantomeno perplesso. Inutile dire che il film sia una boiata pazzesca e terribile sotto molteplici apsetti. Recitazione e storia in primis.
Cast: Milla Jovovich, Will Patton, Elias Koteas, Corey Johnson, Hakeem Kae-Kazim, Enzo Cilenti.
Box Office: $47.7 milioni
Vale o non vale: Qualità scarsissima e risultato finale mediocre. Ci sono film sugli alieni ben più riusciti di questo.
Premi: /
Parola chiave: Gufo.

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sabato 27 febbraio 2021

Film 1961 - The Beautician and the Beast

Intro: Durante la pausa natalizia tra un semestre e l'altro, io e Bizzy ci siamo concessi qualche filmetto serale in compagnia. E dopo i toni più drammatici di "Perfetti sconosciuti", abbiamo pensato di optare per qualcosa di totalmente diverso...
Film 1961: "The Beautician and the Beast" (1997) di Ken Kwapis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Bizzy
In sintesi: non che sia un gran film, ma una parte di me è affezionata a questo "The Beautician and the Beast, una sorta di mix tra "La bella e la bestia" e "La tata" se l'incontro tra questi due mondi apparentemente inconciliabili avvenisse nella tenuta di "The Haunting". Il tutto con un pizzico di "Norma Rae" a favore dei diritti per i lavorati. Insomma, è chiaro che il risultato finale di questo film sia bizzarro, quantomeno.
La realtà è che questa pellicola non è nient'altro che un tentato trampolino di lancio per la carriera cinematografica di Fran Drescher che, ancorata al ruolo di Tata Francesca, tenta qui di riplicare la magia di quel personaggio riciclandolo in chiave principesca. Il risultato finale è una giga boiata, ma una giga boiata che funziona.
Cast: Fran Drescher, Timothy Dalton, Lisa Jakub, Ian McNeice, Patrick Malahide, Heather DeLoach, Adam LaVorgna, Michael Lerner, Phyllis Newman.
Box Office: $11.5 milioni
Vale o non vale: Sarà che io Fran Drescher la amo senza se e senza ma, sarà che ogni tanto si ha bisogno di vedere qualche titolo più leggero, in ogni caso questo "The Beautician and the Beast" è il titolo giusto per una serata senza pensieri e con un pizzico di nostalgia per i tempi che furono. E le promesse di carriera per Fran.
Premi: Candidato al Razzie per la Peggior attrice (Drescher).
Parola chiave: Insegnante.

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sabato 6 febbraio 2021

Film 1798 - The Next Best Thing

Intro: Nel 2000 avevo 13 anni ed ero andato al cinema a vedere questo film, trovandolo carino. Ricordo fossi rimasto sorpreso nel vederlo così universalmente deriso e criticato, per cui una sera, mentro ero ancora ad Auckland due anni fa, ho deciso di rivederlo. Sicuro che avrei gradito.

Film 1798: "The Next Best Thing" (2000) di John Schlesinger
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ventuno anni fa questo film poteva anche essere considerato progressista: portare sul grande schermo la storia della profonda amicizia tra due persone - una delle quali omosessuale - che si trasforma per caso nel racconto di una nuova forma di genitorialità era sicuramente un tentativo coraggioso e inusuale considerato il background mainsteam di questa operazione commerciale.
Purtroppo, però, la sceneggiatura fallisce nel connettere questa storia ad un livello emotivo anche solo basico, preferendo tentare un approccio comico che non sempre funziona (Madonna non mi sembra una credibile nei panni di una che si prende poco sul serio) per poi mandare tutto in vacca nella seconda parte del film, preferendo una linea più tradizionale e conforme agli stereotipi dell'epoca. Ovvero, per capirsi: la famiglia è formata solo da un uomo e una donna eterosessuali che devono amarsi a tutti i costi.
"The Next Best Thing" tradisce le sue premesse iniziali - un po' come ha fatto "Sex and the City" nel tempo - promettendo al suo pubblico una storia che vada oltre il classico stereotipo del "maschio + femmina = ok", ma finendo per rinforzare quello stesso concetto che intendeva screditare. La famiglia composta da Madonna e Rupert Everett funziona solo fino a quando è funzionale per il racconto, per poi venire cestinata nel momento in cui il personaggio di Madonna deve necessariamente trovare il vero amore. Ed è qui che per me si esaurisce l'interesse: per quanto la qualità generale dell'operazione non fosse granché, fino a questo momento almeno la storia raccontava qualcosa di inusuale a un potenziale pubblico generalista che da una qulunque romcom si poteva aspettare la classica e trita idea di un amore accettabile solo nei termini hollywoodiani canonici (ovvero quello che è considerato "ok", vedi sopra), ribaltando gli elementi tradizionali per presentare in termini accettabili l'idea che una coppia di amici single e felici delle loro vite potessero scegliere di allevare un bambino insieme. Abbie (Madonna), capendo di non aver bisogno di un uomo nella sua vita, poteva tranquillamente trovare la felicità in se stessa - visto che tra l'altro viene rappresentata come un personaggio spirituale -, nella sua famiglia e nel suo lavoro, mentre Robert (Everett) poteva dimostrarsi all'altezza di un incarico che la società tendeva (e ancora oggi tende) a non volergli riconoscere come idoneo, ovvero quella della figura paterna perfettamente adeguata per la responsabilità genitoriale. E, invece, "The Next Best Thing" sceglie di barattare la possibilità di veicolare un messaggio positivo e progressista come questo in nome di tutta quella serie di cliché che il genere della commedia romantica, l'industria cinematografica commerciale e il perbenismo bigotto parevano all'epoca richiedere a gran voce.
Sì, lo so, probabilmente ho riposto troppe speranze e speso malamente le mie energie rispetto ad un prodotto nato e concepito unicamente in quell'ottica commerciale che avrebbe voluto vederlo prosperare in termini di incasso e smercio di CD (perché non ci dimentichiamo della cover di "American Pie" appositamente realizzata da Madonna per la colonna sonora del film, onestamente l'unico elemento di valore di tutta questa débâcle cinematografica). Insomma, probabilmente "The Next Best Thing" sarà la pellicola che vedrete dopo questo film.
Cast: Rupert Everett, Madonna, Benjamin Bratt, Michael Vartan, Josef Sommer, Lynn Redgrave, Neil Patrick Harris.
Box Office: $24.3 milioni
Vale o non vale: Nonostante una certa intenzionalità positiva (tematiche LGBTQI e female empowerment), questo film baratta in fretta i suoi buoni propositi in nome dei diktat hollywoodiani dell'epoca, fallendo platealmente anche nel tentativo di darsi un appeal più commerciale.
Premi: Candidato a 5 Razzie Awards nel 2001 (tra cui Peggior film, regia e sceneggiatura) il film ha vinto per la Peggior attrice Madonna. La cantante ha ottenuto un'ulteriore nomination nel 2010 anche grazie a questo film (e "Die Another Day" & "Swept Away") per la Peggiore attrice del decennio, perdendo contro Paris Hilton.
Parola chiave: Custodia.
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giovedì 14 gennaio 2021

Film 1778 - Dark Phoenix

Intro: Cinema, cinema, cinema a salvarmi dalla pessima compagnia.
Film 1778: "Dark Phoenix" (2019) di Simon Kinberg
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Cobi
In sintesi: diciamo che avendolo visto dopo aver letto le pessime critiche e aver assistito alla tremenda performance nella prima settimana al botteghino americano, mi aspettavo francamente di assistere a un disastro totale, una sorta di deragliamento del franchise degli "X-Men" cominciato con quell'orrore di "X-Men: Apocalypse".
In realtà, per quanto il risultato finale sia decisamente deludente, devo ammettere che "Dark Phoenix" sia stato meno peggio di quanto non mi sarei immaginato e credo che il suo problema principale risieda nella totale mancanza di pathos o, per vederla da un'altra prospettiva, il costante monotono di cui la storia non riesce a liberarsi. Non aiuta, poi, che la protagonista della storia sia Sophie Turner, una che in quanto a verve attoriale e capacità recitativa sta a malapena a galla. E, aggiungo, l'aliena Vuk (Chastain) è tipo una delle peggiori antagoniste di sempre, noiosissima e anche lei inaspettatamente monotono (qui, però, credo che la colpa sia principalmente della sceneggiatura).
Insomma, un vero peccato per la saga degli "X-Men" che, dopo anni di onorato servizio, negli ultimi due episodi (e con il successivo "The New Mutants") prende la brutta piega della totale irrilevanza e sperpera soldi - 200 milioni di dollari solo per produrlo! - e talenti (McAvoy, Fassbender, Lawrence, Hoult, Chastain) in nome di una trama incasinata che tira in ballo troppi personaggi e vuole disperatamente risultare carica di rilevanza drammatica e giustificare così la genesi di un personaggio (la Fenice) a cui già nella trilogia originale non era stata fatta giustizia ("X-Men: The Last Stand" in particolare, ma Famke Janssen era decisamente una scelta di cast più azzeccata). Insomma, occasione sprecata e franchise che sta perdendo il suo appeal.
Film 622 - X-Men - Conflitto finale
Film 276 - X-Men: L' inizio
Film 582 - X-Men - L'inizio
Film 728 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1092 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1166 - X-Men: Apocalisse
Film 1778 - Dark Phoenix
Film 275 - X-Men le origini - Wolverine
Film 583 - Wolverine - L'immortale
Film 1489 - Logan
Film 1100 - Deadpool
Film 1535 - Deadpool
Film 1644 - Deadpool 2
Film 1925 - The New Mutants
Cast: James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Sophie Turner, Tye Sheridan, Alexandra Shipp, Jessica Chastain, Evan Peters, Brian d'Arcy James.
Box Office: $252.4 milioni
Vale o non vale: Si è visto ben di peggio - soprattutto sul fronte DC - eppure non si può fare a meno di rilevare una certa irrilevanza di questo progetto, arrivato in pompa magna nei cinema ma incapace di generare quell'interesse che, onestamente, la saga degli "X-Men" fatica comunque a suscitare da tempo. Tra l'incasinata transizione 20th Century Fox - Disney e un prodotto finale piatto nonostante la farcitura strabordante di personaggi e attori hollywoodiani di serie A, la verità è che "Dark Phoenix" cerca di strafare perdendosi nei dettagli più importanti: far divertire lo spettatore e regalare intrattenimento che sappia anche di qualcosa di nuovo. A mio avviso, riscrivendo d'accapo la genesi di Jean Grey e riportando per l'ennesima volta sullo schermo gli stessi protagonisti di tutti gli altri film sugli X-Men tranne Wolverine, questo film ha palesato l'esigenza di novità e qualità non solo di questa saga, ma del mondo dei supereroi in generale (e, da quello che ho visto, non mi pare che "Wonder Woman 1984" abbia ben recepito il messaggio...).
Premi: Candidato a 2 Razzie Award per Peggior attrice non protagonista (Chastain) e Peggior Prequel, Remake, Rip-Off o Sequel.
Parola chiave: Family.
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Bengi

mercoledì 6 gennaio 2021

Film 1768 - The Girl in the Spider's Web

Intro: Curiosissimo di vedere questa pellicola per svariati motivi: il ritorno al cinema di Lisbeth Salander, il clamoroso flop al botteghino, il primo ruolo cinematografico mainstream da protagonista di Claire Foy. Insomma, appena ho potuto ho subito recuperato!
Film 1768: "The Girl in the Spider's Web" (2018) di Fede Álvarez
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: credo che il problema di questo film, di questo secondo capitolo del remake-franchise della saga letteraria di Stieg Larsson (anche se questo titolo si basa sul libro di David Lagercrantz), sia fondamentalmente l'incapacità di sceltà: è un remake americano o è un produzione europea che rivede i canoni della prima trilogia svedese (con Noomi Rapace) in termini da esportazione più hollywoodiani? Onestamente non si capisce.
Il film è ambientato in Svezia, metà del cast è svedese e l'altra metà di origine europea, ma Lisbeth Salander è interpretata da Claire Foy (inglese) e ovviamente non può mancare l'apporto made in USA attraverso il personaggio della National Security Agency (NAS) qui interpretato da Lakeith Stanfield. Insomma, già di partenza un prodotto senza una chiara identià, il che è già di per sé un problema.
Il secondo vero svantaggio di questo "The Girl in the Spider's Web" è il confronto con il precedente "The Girl with the Dragon Tattoo" che, per quanto innecessario, comunque David Fincher ha trasformato in americanizzazione funzionale: ottimo cast, atmosfere cupissime e asfissianti, una colonna sonora disturbante, un successo al botteghino inatteso ($232.6 milioni di incasso) e una valanga di premi e nomination (1 Oscar su 5 nomination e un Grammy vinto). Come avrebbe potuto il film di Fede Álvarez - a 7 anni di distanza e con il cast completamente stravolto - riportare in auge le inquietanti avventure dell'hacker cyperpunk Salander? Credo che raramente nella storia del cinema ci sia stato così poco interesse per il ritorno sul grande schermo di un'eroina che fino ad ora non aveva disatteso le aspettative (l'originale svedese "Män som hatar kvinnor" ha incassato qualcosa come $104 milioni di dollari al box-office internazionale).
La verità è che non è certo colpa di Claire Foy che, tutto sommato, il suo dovere lo fa. Certo, rimane particolarmente scioccante il confronto tra questo personaggio e il suo più famoso ruolo interpretato fino ad ora, la giovane Regina Elisabetta II nella serie Netflix "The Crown", show in quegli anni al picco della sua popolarità. In ogni caso è forse che né la storia è troppo buona, né c'era di fatto bisogno di un ritorno al cinema della creatura letteraria di Larsson che, in nemmeno 10 anni è già stata interpretata da 3 attrici diverse. Il piglio poi più patinato che ha preso qui la storia non aiuta a rinsaldare un franchise che, passando di mano in mano, ha certamente perso parte del suo smalto. Poi, mi sento di aggiungere, il look qui destinato alla protagonista non è dei più azzeccati e quello strano taglio di capelli non fa che distrarre lo spettatore (ma non nella bizzarra ma positiva maniera di "No Country for Old Men").
Insomma, non voglio dire che fosse un flop annunciato - perché penso fosse difficile prevedere quanto clamoroso potesse essere questo passo falso ($43 milioni solo per produrlo) - però sicuramente la parabola negativa di questo "The Girl in the Spider's Web" ci ricorda che a volte è inutile continuare a spremere un'idea che forse non ha più molto da dare (almeno per il momento).
Film 632 - Millennium: Uomini che odiano le donne
Film 1546 - The Girl with the Dragon Tattoo
Film 2175 - The Girl with the Dragon Tattoo
Film 1768 - The Girl in the Spider's Web
Cast: Claire Foy, Sverrir Gudnason, LaKeith Stanfield, Sylvia Hoeks, Stephen Merchant, Vicky Krieps, Mikael Persbrandt.
Box Office: $35.2 milioni
Vale o non vale: Non è che sia un film inguardabile, ma sicuramente non ha niente di particolare da dire. Più focalizzato sull'aspetto thriller d'azione che sulla storia della sua eroina e inadeguatamente alla ricerca di un'estetica che lo separi - e allo stesso tempo riaffermi - dalla cupa atmosfera fincheriana del precedente titolo di cui questo "The Girl in the Spider's Web" è ufficiale sequel, il lavoro di Álvarez funziona solo in parte e non riesce a dare valore a un personaggio tanto complesso come quello di Lisbeth Salander che qui si trova al centro di una faida famigliare. Ce ne sarebbe stato di materiale su cui lavorare, eppure la sceneggiatura sembra non essersene accorta.
Diciamo che si può guardare, ma non aspettatevi grandi cose.
Premi: /
Parola chiave: August.
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domenica 3 gennaio 2021

Film 1767 - Sahara

Intro: L'avevo visto al cinema con padre e mi pareva di ricordare mi fosse piaciuto. Siccome fu un gigantesco flop al botteghino, per non parlare delle pessime critiche, mi sembrava giunto il momento, a 15 anni di distanza, di dar a questa pellicola una seconda chance.
Film 1767: "Sahara" (2005) di Breck Eisner
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: chi l'avrebbe detto, nel 2005, che 2 dei protagonisti di questa pellicola fossero destinati a vincere un Oscar?! NESSUNO. Dai, forse Penélope era già più plausibile, ma Matthew McConaughey Miglior attore protagonista proprio non si riusciva a concepire neanche nelle più sfrenate fantasie da trip metanfetaminico. Per non parlare del fatto che questa storia racconta (anche) di un'epidemia...
Sconvolgenti avvenimenti futuri a parte, "Sahara" è un film d'avventura con budget da colossal ($160 milioni di dollari) che mixa l'ambientazione desertica de "La mummia", ci incastra dentro una sorta di caccia al tesoro alla "Il mistero dei Templari", cerca quel brivido alla 007 e rilancia con il fascino - qui francamente un po' troppo abbrustolito - di Matthew McConaughey e i suoi addominali, il tutto per un risultato finale noioso e poco elettrizzante. Sono rimasto francamente sorpreso dall'incapacità di questo prodotto commerciale di risultare di buon (o quantomeno decente) intrattenimento.
Insomma, tutto considerato, da questo "Sahara" mi aspettavo (e ricordavo) molto di più.
Cast: Matthew McConaughey, Steve Zahn, Penélope Cruz, Lambert Wilson, Glynn Turman, Delroy Lindo, William H. Macy, Rainn Wilson, Lennie James.
Box Office: $119.2 milioni
Vale o non vale: Non è certo il film più brutto della storia, ma se consideriamo che si tratta di una pellicola commerciale il cui unico intento è quello di intrattenere e divertire, "Sahara" è un clamoroso buco nell'acqua. Poi, per carità, si lascia guardare e dimenticare senza fatica, ma di certo non è di quei prodotti che ti lasciano soddisfatto.
Premi: /
Parola chiave: Carro armato.
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Bengi

lunedì 21 dicembre 2020

Film 1756 - The Lego Movie 2

Intro: Curioso di recuperare questa pellicola da quando, l'anno scorso, in America avevo visto le città tappezzate per promuoverne l'uscita. E perché, diciamocelo, il primo film mi era piaciuto.
Film 1756: "The Lego Movie 2" (2019) di Mike Mitchell
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ricordo che quando ho visto il film un annetto fa ero molto curioso di capire come mai questo sequel del primo "The Lego Movie" avesse ricevuto buone critiche, ma di fatto non fosse riuscito ad evitare il flop al botteghino internazionale. La verità è che "The Lego Movie 2: The Second Part" non è per niente un cartoon malvagio e avrebbe tutte le carte in regola per replicare il successo dei suoi predecessori, anche se ha probabilmente pagato il prezzo di una sovraesposizione del franchise che ha visto l'uscita di 4 titoli nel giro di 6 anni, di cui due spin-off solo nel 2017.
Insomma, un po' un peccato e un po' uno spreco, ma del resto non può valere sempre il mantra "Everything Is Awesome".
Film 735 - The Lego Movie
Film 1756 - The Lego Movie 2
Film 1379 - LEGO Batman - Il film
Cast: Chris Pratt, Elizabeth Banks, Will Arnett, Tiffany Haddish, Stephanie Beatriz, Charlie Day, Alison Brie, Nick Offerman, Maya Rudolph, Will Ferrell, Channing Tatum, Jonah Hill, Ben Schwartz, Jason Momoa, Cobie Smulders, Ike Barinholtz, Ralph Fiennes, Will Forte, Bruce Willis.
Box Office: $192.3 milioni
Vale o non vale: Simpatico sequel di un primo episodio sorprendentemente riuscito che paga il prezzo di aver atteso la propria uscita nelle sale a 6 anni da quella dell'originale. La formula è sempre la stessa, giocosa, colorata, divertente e forsennata nei ritmi e nell'elemento estetico, per cui chi ha apprezzato "The Lego Movie" dovrebbe godersi anche questo secondo capitolo (ma, diciamocelo, anche tutti gli altri). In generale forse manca quell'elemento sorpresa che aveva caratterizzato il primo titolo ispirato alla linea di giochi danese.
Premi: /
Parola chiave: Armamageddon.
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Bengi