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lunedì 10 maggio 2021

Film 1992 - The Mauritanian

Intro: Jodie Foster vince il suo terzo Golden Globe per un film di cui non avevo ancora sentito parlare, il che mi ha convinto a recuperare la pellicola per la sua performance.
Film 1992: "The Mauritanian" (2021) di Kevin Macdonald
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Mohamedou Ould Slahi, in seguito all'attentato dell'11 settembre, viene arrestato dal governo degli Stati Uniti e viene trasferito presso il campo di prigionia di Guantánamo, dove viene trattenuto senza un'accusa o un processo. Slahi trova degli alleati nell'avvocato difensore Nancy Hollander e nella sua associata Teri Duncan." (Wikipedia)
Wikipedia riassume e spiega cento volte meglio di me l'idea al centro di questo film, un prodotto potente e ben fatto che Kevin Macdonald dirige sulla base della storia vera di Mohamedou Ould Slahi e del suo libro "Guantanamo Diary" che racconta dei 14 - QUATTORDICI - anni di prigionia che l'uomo ha passato dal 2002 al 2016 presso la prigione di Guantánamo senza una formale accusa di qualche crimine commesso. Non fosse che si tratta di una storia vera, penserei ad un film dell'orrore.
Il pensiero che si possa essere trattenuti in custodia sulla base di congetture/speculazioni/prove fittizie - buttando alle ortiche anni della propria vita, relazioni umane, reputazione - è qualcosa di terrificante e dimostra ancora una volta, ce ne fosse stato bisogno, che non è tutto oro quello che luccica e che, a volte, credere fermamente in qualcosa (o avere semplicemente più mezzi per portare avanti il proprio credo) non significhi necessariamente avere ragione.
"The Mauritanian" è un bel film e Tahar Rahim è un grandissimo protagonista che regge il film sulle proprie spalle dall'inizio alla fine; Jodie Foster forse non sarà la miglior attrice non protagonista dell'anno, ma sicuramente fa un egregio lavoro come sempre ed è un piacere vederla sullo schermo insieme a Shailene Woodley (la cui carriera vedo ultimamente un po' affaticata); chiude un Benedict Cumberbatch che mi è parso un po' spento e dall'appeal vagamente appiattito, ma è probabilmente un effetto di personaggio interpretato e makeup.
In generale, comunque, questo film funziona e regala uno scossone emotivo bello potente. Non fa male provare a mettersi nei panni di Mohamedou Ould Slahi (o Patrick Zaki, se vogliamo essere più contemporanei) e pensare a come reagiremmo noi dovendo affrontare le stesse ingiustizie, gli stessi sopprusi, le stesse violenze fisiche e psicologiche. No, "The Mauritanian" non è un film facile né un film perfetto, ma è sicuramente un titolo a cui vale la pena dare una chance.
Cast: Tahar Rahim, Jodie Foster, Shailene Woodley, Benedict Cumberbatch, Zachary Levi, Denis Ménochet.
Box Office: $3.3 milioni
Vale o non vale: Probabilmente non il film da pandemia che tutti stavano aspettando, ma un titolo che vale la pena di vedere. Ottime interpretazioni, storia vera che ha dell'incredibile e numerosi spunti di riflessione su razzismo, pregiudizio, vendetta, potere e l'idea che ritenere di essere nel giusto si traduca nell'aver necessariamente ragione.
Premi: Vincitore del Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista (Foster) e candidato a quello per il Miglior attore protagonista (Rahim); 5 nomination ai BAFTA per Miglior film, attore protagonista (Rahim), sceneggiatura non originale, fotografia e Miglior film britannico.
Parola chiave: Confessione.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 10 ottobre 2020

Film 1932 - Flightplan

Intro: Dopo anni che non lo rivedevo, ammetto che mi fosse tornata un po' la voglia. Qualche mese fa durante la quarantena avevo provato, ma lo streaming mi aveva messo a disposizione solo una versione doppiata in russo che certamente non faceva per me. Poi, l'altra sera, ho scoperto che senza neanche saperlo avevo il film sul mio hard-drive, scaricato chissà quanto tempo fa. Una benedizione!
Film 1932: "Flightplan" (2005) di Robert Schwentke
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: al di là della mia fascinazione per le pellicole ambientate sugli aerei o per i disaster movies (non è questo il caso però), devo dire che trovo "Flightplan" un thriller ben realizzato e solido nel suo insieme, tutto considerato. Jodie Foster - con il suo fortissimo accento yankee - è un'ottima protagonista che regge alla perfezione tutto il film sulle proprie spalle, riuscendo a primeggiare anche in un genere come quello proposto qui che, oltre all'azione e il mistero, propone anche una leggera virata psicologica a fare da contorno al tutto. Per me sempre un mix ben assortito e soddisfacente.
Onestamente non ho mai compreso perché questa pellicola non abbia ottenuto più successo o non venga tenuta più in considerazione, considerato che tantissimo cinema-spazzatura ha ottenuto apprezzamenti ben maggiori o vive di un fan-base che lo venera, mentre "Flightplan" fa onestamente il suo e anche con un certo impegno, devo dire, ma non ha mai raggiunto quel grado di considerazione da renderlo popolare. Eppure la suspense non manca, l'azione nemmeno e la questione del mistero - dov'è finita la piccola Julia, imbarcata sull'aereo con la mamma e poi sparita durante il volo? E soprattutto: Julia è mai davvero esistita? - non manca di regalare allo spettatore momenti di genuino intrattenimento che fanno di questo film una buona americanata commerciale. Di quelle che lo sai che faranno affidamento su elementi eccezionali ed eccentrici e punteranno molto (se non tutto) sull'utilizzo di effetti speciali e colpi di scena irrealistici, ma che alla fine non puoi fare a meno di apprezzare per la buona dose di intrattenimento senza pretese che sanno regalare. Ecco, per me "Flightplan" è proprio questo, una certezza dal punto di vista dell'intrattenimento: so che se anche l'ho già visto cento volte non smette mai di lasciarmi soddisfatto.
Film 180 - Flightplan - Mistero in volo
Film 1932 - Flightplan
Cast: Jodie Foster, Peter Sarsgaard, Erika Christensen, Sean Bean, Kate Beahan, Greta Scacchi, John Benjamin Hickey, Matt Bomer, Marlene Lawston, Michael Irby, Assaf Cohen.
Box Office: $223.4 milioni
Vale o non vale: A mio avviso uno dei titoli commerciali più sottovalutati dell'ultimo periodo. C'è azione, c'è mistero e c'è una grande protagonista. Poi certo, parliamoci chiaro, il film funziona in misura alle aspettative che si ha e qui non stiamo certo parlando di un capolavoro. Però se si tratta di cercare un titolo di disimpegno capace di intrattenere per un paio d'ore e regalare anche qualche mumento di suspense connesso ad una trama intrigante, allora avete trovato quello che stavate cercando.
Premi: /
Parola chiave: Finestrino.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 26 marzo 2018

Film 1482 - The Silence of the Lambs

Intro: E’ il primo film horror ad aver vinto l’Oscar per il Miglior film. Ha generato una vera e propria saga in seguito al successo ottenuto. Contiene alcune delle frasi cult più famose della storia del cinema. Pronto il bicchiere di Chianti?
Film 1482: "The Silence of the Lambs" (2010) di Jonathan Demme
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: nonostante si possa contestare che il genere di appartenenza di questa storia spazi più nel thriller che nell’horror, non mancano momenti di agghiacciante paura legati ad un immaginario oscuro che non risparmia nulla allo spettatore narrativamente parlando: cannibalismo, serial killer, tortura, rapimento. Ce n’è di carne sul fuoco ed è sempre quella umana;
Hopkins fornisce la sua performance più iconica ed indimenticabile. Nonostante appaia sullo schermo per meno della metà della pellicola è innegabile che “The Silence of the Lambs” gli appartenga dall’inizio alla fine. Ciò non toglie che un Oscar come protagonista sia stata una scelta opinabile, a mio avviso. Tecnicismi a parte, il suo sguardo follemente lucido, la capacità di ispirare terrore solo tramite la mimica gli vale tutti i riconoscimenti conferitigli;
gli anni ’80 hanno regalato tanto a Jodie Foster, stella di serie A di una Hollywood molto diversa da quella di oggi. La sua presenza in questo film ne ha certamente definito spessore e fortuna, pur ridimensionandone i confini con l’arrivo del nuovo millennio. Rivederla qui mi ha ricordato del perché c’è stato un momento in cui è riuscita ad avere l’industria del cinema americana ai suoi piedi;
il film è un’altalena di emozioni delle quali la maggior parte fa riferimento a paura e tensione. La storia viene costruita con calma e delicatezza, evitando tutta quella serie di macabre evidenze che, al contrario, sarebbero state presenti se si fosse realizzata la pellicola al giorno d’oggi. Nonostante l’argomento, quindi, sorprende la scelta registica di astenersi dal mostrare troppo e, anzi, lasciare allo spettatore la possibilità di figurarsi tutti gli orrori raccontati attraverso la propria immaginazione. Poi, certo, non mancano i momenti macabri, meno scontati di quanto ci si aspetterebbe.
Cast: Jodie Foster, Anthony Hopkins, Scott Glenn, Ted Levine.
Box Office: $272.7 milioni
Vale o non vale: imperdibile. Un titolo che ha terrorizzato l’immaginario collettivo del suo tempo, ridefinendone confini di orrore e disgusto. Senza mai scadere nella banalità.
Premi: Vincitore di 5 premi Oscar per Miglior film, regia, attore e attrice protagonisti, sceneggiatura non originale), 1 Golden Globe (Foster) e 2 BAFTA agli attori.
Parola chiave: Buffalo Bill.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 15 giugno 2016

Film 1160 - Money Monster - L'altra faccia del denaro

Il film lo offriva la 3. La curiosità c'era. Dunque non ho esitato e mi sono fiondato al cinema!

Film 1160: "Money Monster - L'altra faccia del denaro" (2016) di Jodie Foster
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Non voglio dire che la carriera come attrice di Jodie Foster sia finita e per questo motivo si sia data alla regia, ma è innegabile che negli ultimi tempi la recitazione non riguardi le sue priorità (l'ultimo ruolo risale al 2013 di "Elysium"). Per quanto riguarda la sedia da direttore di tutta la "baracca", invece, l'impegno si è intensificato: al suo quarto lungometraggio, l'attrice 2 volte premio Oscar di recente ha anche diretto due episodi di "Orange Is the New Black" (per uno dei quali è stata candidata all'Emmy) e uno per "House of Cards". Insomma, mi pare sia più proiettata a stare dietro alla macchina da presa, piuttosto che davanti. Poco male, questo "Money Monster" mi è sembrato un netto miglioramento rispetto al precedente "Mr. Beaver".
Innanzitutto il tema trattato è decisamente più complesso e sfaccettato e presenta una vicenda certamente non facile; in secondo luogo il piglio, la regia e la realizzazione nel complesso di questa pellicola dimostra una maturità e una professionalità diverse rispetto all'ultimo precedente lavoro. Senza contare - ma questo è marginale - che gli attori qui presenti, nelle due figure dei protagonisti, sono di fatto stelle di Hollywood senza se e senza ma, che piacciano o meno: di conseguenza la risonanza mediatica, insieme alla presentazione ufficiale all'ultimo festival di Cannes, ha portato a questo titolo un certo risalto fino ad ora mancato agli appuntamenti da regista della Foster.
Contesto a parte, "Money Monster" vive di un feroce inizio della storia, capace di suscitare non poca suspense che, giocoforza, si perde in un finale che forse chiama in ballo troppe cose rispetto alla linearità narrativa intrapresa. Insieme all'inca***tissimo Jack O'Connell - sempre una valida scelta -, mi ha particolarmente sorpreso scoprire una Julia Roberts davvero in gran forma. Dove Clooney scimmiotta una conduzione volgarotta, veloce e moderna di un programma del mattino incentrato sull'economia, la Roberts risulta particolarmente credibile nel ruolo di regista dello stesso, capace tra l'altro di suscitare le simpatie di un pubblico che forse da un po' troppo aveva dimenticato che anche lei, in fondo, sappia recitare.
Il mix di elementi tirati in ballo qui, comunque, riesce a catturare a sufficienza l'attenzione di chi guarda, pur perdendo un po' di mordente, come si diceva, verso la fine. Quando si capisce chi sia davvero il cattivo della situazione, un po' della "magia" originale, un po' dello stordimento da linguaggio economico, un po' della tensione da presa in ostaggio che si era venuta a creare cede il passo ad un più scontato epilogo con annessa morale, monito a Wall Street e ciò che, in negativo, può rappresentare. Forse da questo punto di vista mi aspettavo un po' di più, ma in generale, comunque, non un titolo malvagio.
Cast: George Clooney, Julia Roberts, Jack O'Connell, Dominic West, Giancarlo Esposito, Caitriona Balfe.
Box Office: $76 milioni
Consigli: Julia Roberts convincente, Clooney non particolarmente incisivo, ritmi incalzanti da thriller moderno, tutto giocato tra dirette tv, reality, manipolazione dei media e del mercato globale. Non c'è male per quanto riguarda gli elementi sfoderati da questo "Money Monster" che non brillerà per originalità, ma riesce nell'intento di intrattenere e, soprattutto nel primo tempo, a lasciare stordito lo spettatore che cerca incuriosito la spiegazione del gesto estremo che sta dietro la premessa iniziale: e se un uomo armato prendesse in ostaggio il conduttore di un programma televisivo durante la diretta? Per la risposta, cercate questo film.
Parola chiave: IBIS.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 25 maggio 2016

Film 1143 - Sotto accusa

Erano anni che volevo vedere questo film, primo Oscar della brava Jodie Foster. Tutti conosciamo il ruolo per cui ha vinto il suo secondo Academy Award in 3 anni, ma ero davvero curioso di farmi un'idea riguardo all'interpretazione che per prima l'aveva di fatto catapultata nella serie A degli attori professionisti.
Film 1143: "Sotto accusa" (1988) di Jonathan Kaplan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "The Accused" non è stato niente di ciò che mi sarei aspettato, il che di partenza è buono, soprattutto se la sorpresa prende pieghe positive come è stato. Di fatto più un legal drama che una pellicola dai toni prettamente drammatici, la storia ruota intorno allo stupro della giovane e spiantata Sarah (Jodie Foster) e dell'avvocato che finirà per aiutarla (Kelly McGillis). Così, più che unicamente sull'atto e la sua elaborazione, qui ci si interessa ad un aspetto che non mi aspettavo, ovvero l'omertà conseguente ad una violenza così efferata. La povera Sarah dovrà faticare, infatti, per convincere non solo i giurati, ma anche chi le sta intorno, che una gonna corta e un atteggiamento disinibito non fa rima con l'essersela cercata.
Lo schifo umano che la trama descrive è un pugno nello stomaco da affrontare nonostante un linguaggio codificato in canoni espressivi che oggi sentiamo poco nostri: quasi pudica la scena dello stupro - pur didascalica per l'epoca -, caratterizzazione stereotipata dei personaggi molto marcata e tempi della narrazione dilatati sono tutte caratteristiche che il cinema di oggi presenta in forme e misure differenti.
In ogni caso "The Accused" è una pellicola che centra il suo obiettivo e riesce a colpire lo spettatore per l'efferratezza del dramma riportato e la forza delle sue protagoniste, agli antipodi eppure in grado di trovare il cammino comune in vista di un obiettivo più grande (che non è solo la giustizia per Sarah, ma anche un'affermazione forte per quel mondo maschilista che si permette di uscire impunito dal compiere un'azione così deprecabile). Chi apprezza questo tipo di prodotti, dunque, rimarà piacevolmente colpito.
Personalmente ho trovato "Sotto accusa" un titolo forte per la tematica che tratta, sufficientemente incisivo, supportato da due brave protagoniste - anche se forse la Foster un po' sopra le righe, ma, ancora, erano gli anni '80 e perfino recitare era diverso - e in grado di mantenere alto l'interesse di chi guarda per tutta la durata della pellicola. In generale non un capolavoro, ma sicuramente un buon film.
Ps. La storia prende ispirazione dal fatto reale che nel 1983 coinvolse Cheryl Araujo.
Cast: Kelly McGillis, Jodie Foster, Bernie Coulson, Leo Rossi, Ann Hearn, Carmen Argenziano, Steve Antin, Tom O'Brien, Peter Van Norden, Terry David Mulligan, Woody Brown.
Box Office: $32,078,318
Consigli: Tematica forte, ricostruzione dettagliata e cruda (il racconto in tribunale è un passaggio duro, ma obbligato), un mix di elementi tratti da più generi (avvocati, diritto, approfondimento sociale, degrado, ...) e due brave coprotagoniste per un risultato finale che non delude. Certo, non un titolo per ogni occasione, ma almeno una volta può valere la pena dare una chance a una storia triste, eppure così potente.
Parola chiave: Bar.

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Bengi

lunedì 8 settembre 2014

Film 770 - Elysium

Una pellicola che volevo recuperare da qualche tempo.

Film 770: "Elysium" (2013) di Neill Blomkamp
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Visto lo scarso successo commerciale e le voci che mi erano giunte, non ero esattamente sicuro mi sarebbe piaciuto questo "Elysium". Tutto sommato, invece, me lo sono goduto.
Dico 'tutto sommato' perché non parliamo di un prodotto innovativo o di un capolavoro cinematografico, ma nemmeno lo sconclusionato blockbuster tutto effetti speciali e nient'altro che mi aspettavo. Forse il vero problema di questa pellicola è che risulta semplicemente come l'ennesia del suo genere - quello distopico di fantascienza ultimamente tanto caro a Tom Cruise - e soffre, come hanno sofferto altri prodotti simili prima di lui ("Oblivion", "Edge of Tomorrow - Senza domani"), di quello che si potrebbe definire un calo di popolarità.
La storia è sempre la stessa, cambiano solo i motivi per cui l'elemento pacificamente integrato nel suo 'sistema' diventi eroe solitario capace di vincere il sistema che soggioca lui e il popolo, causandone la liberazione in ultima battuta. Poco male, allora, se si sceglie che il gioco valga la candela. Per quanto riguarda "Elysium", rendono assolutamente accettabile la visione i bellissimi effetti speciali e la presenza di una cattivissima Jodie Foster, per troppo tempo lontana dal grande schermo.
Il risultato finale, comunque, richiama vagamente anche la pellicola d'esordio cinematografico del regista Neill Blomkamp "District 9": non solo per la presenza dell'attore Sharlto Copley in entrambi i film, ma soprattutto per l'evoluzione ibrida dei suoi protagonisti, che in entrambe le storie fondono il loro DNA con organismi estranei - lì alieni, qui componenti robotiche - e si muovono per un tempo del racconto che è scandito tachicardicamente da un conto alla rovescia per la vita.
In ogni caso, questione di gusti, ho assolutamente preferito questo film al precedente - e clamorosamente di successo - "District 9" che, all'epoca, mi era parso privo di particolari motivi di rilievo che giustificassero le 4 nomination all'Oscar tra cui Miglior film (bah!).
In conclusione, per tornare ad "Elysium", un film di fantascienza con un minimo di morale (equità sociale) ed un largo uso di effetti speciali, con un Matt Damon protagonista che è pompato da far paura (43 anni wow) e una realizzazione che è degna del miglior blockbuster. Migliore, per esempio, di quel "World War Z" che ha incassato 254 milioni di dollari in più, ma che non ha nulla di più di questo film (se escludiamo, chiaramente, al voce Brad Pitt). Insomma, considerato cosa riesce ad ottenere successo al cinema al giorno d'oggi, si sarebbe potuto ipotizzare un risultato ben migliore per questa pellicola al box-office (dove pure ha esordito alla #1), che però non si è verificato. Né male né bene: il film è carino, ma nulla di più.
Box Office: $286,140,700
Consigli: Per una serata nello spazio o che ipotizzi un futuro dove ricchi e poveri siano tanto separati da vivere su pianeti differenti, questo è il film giusto. Anche per gli appassionati di effetti speciali o, inevitabilmente, per i fan di Damon o Foster. Per gli altri "Elysium" può rappresentare una buona distrazione serale capace di intrattenere dignitosamente senza stancare o annoiare. Non molto di più, però.
Parola chiave: Radiazioni.

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Bengi

giovedì 20 ottobre 2011

Film 315 - Carnage

Finalmente gli ingressi gratis della 3 propongono qualcosa di interessante che non sia semplicemente classificabile come 'grandissima minchiata'.


Film 315: "Carnage" (2011) di Roman Polanski
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Bello e fatto solo di attori. Attori bravi, per intenderci.
Un quartetto umano di espressività e fisicità molto diverse che gioca la partita del 'io sono meglio' in un due contro due che spesso, però, non vede solo le coppie (matrimoniali) in tacita alleanza.
E così, dopo moglie e marito, si sprecano il sostegno femminile e quello maschile, ma ad un unire e opporre le coppie in un vortice della decadenza verso la verità più bassa saranno anche altri temi: figli, educazione, lavoro, sogni, ambizioni, frustrazioni e tanto ancora.
Giocato tutto in un appartamento da cui non si esce mai per vedere Brooklyn, non si soffre di claustrofobia nonostante a volte - come per i protagonisti - manchi un pò l'aria. Polanski, che si dimostra grandissimo in questa prova, raccoglie la sfida dell'interno a tutti i costi con espedienti di regia piuttosto efficaci e con alcune inquadrature davvero belle (es. in un solo momento vediamo ripresi particolari del corpo di Nancy Cowan e chi sta di fronte a lei a figura intera. Polanski si avvale spesso dello specchio per sfruttare appieno lo spazio casalingo. Si potrebbe quasi dire che lo specchio sia un silenzioso quinto personaggio. L'espediente è molto gradevole perchè, spesso, crea interessanti inquadrature in un gioco di doppio o vedo-non vedo che regala allo spettatore un ulteriore strumento di indagine sui personaggi stessi).
A rendere particolarmente riuscito questo film, comunque, sono principalmente i bravissimi attori. Con 12 nomination all'Oscar e 4 statuette vinte in totale Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly formano un quartetto da brivido che, se sulla carta poteva far venire l'acquolina in bocca, nel film mantiene assolutamente le aspettative.
Nevrosi e frustrazioni, dopo un'apparente calma piatta, affiorano con il passare del tempo - tra un'interruzione telefonica e l'altra - tanto da portare i quattro e veri e propri litigi senza il benché minimo filtro. Il contrasto tra l'inizio e la fine è lampante e, bisogna dirlo, piuttosto divertente. L'apparente etichetta altoborghese che viene tanto sfoggiata nei primi - tesi - tempi, viene ufficialmente accantonata in favore di un più genuino (ma non maturo) confronto sulle più disparate tematiche sociali. Il pretesto è un litigio tra figli che vuole essere risolto dai genitori nella maniera più civile possibile. Il risultato è uno spaccato umano dei più bassi e veri resi ultimamente che dimostra, alla fine, che la maturità acquisita con gli anni non corre necessariamente di pari passo con quella acquisita con le esperienze di vita. Le età sono diverse, ma non è detto che i genitori si dimostrino più maturi dei figli. Se vogliamo, per quanto brutale possa essere regolare i conti venendo alla mani, almeno elimina di netto il problema (o piaga sociale) dell'essere subdoli con chi ci sta di fronte. E qui Polanski, grazie ad un testo teatrale ben scritto (da Yasmina Reza), è bravissimo a tirare fuori dal suo cast sfumature umane che rendano alla perfezione il crescendo verso la rivelazione del proprio 'io' di ognuno dei personaggi.
Consigli: Da vedere assolutamente. Bello e interessante, mai noioso o banale.
Parola chiave: Educazione.

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Ric

martedì 5 luglio 2011

Film 274 - Mr. Beaver

Incertezza su questa pellicola che, mi spiace dirlo, non presentava certo una storia troppo allettante... Ma la 'sponsorizzazione' della 3 sicuramente mi ha convinto a fare una capatina al cinema.


Film 274: "Mr. Beaver" (2011) di Jodie Foster
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Michele
Pensieri: Non si può dire che questo film non abbia una storia originale. Uomo di successo con famigliola teoricamente felice cade in depressione e, per riprendersi, finisce per farsi auto-terapia grazie all'aiuto di un pupazzo/marionetta a forma di castoro. ("The Beaver", appunto).
Questa pellicola, per toni e colori umidicci, mi ha ricordato molto il "The Weather Man" (o "L'uomo delle previsioni" che dir si voglia) di Gore Verbinski. Qui, però, la trama si dimostra più risoluta e meno soggetta agli eventi della vita, quindi decisamente meno fatalista. Ma la sensazione di una connessione tra i due film mi è rimasta per tutta la visione.
Non posso dire che rivedrei "Mr. Beaver", ma non posso nemmeno giurare che non mi sia piaciuto. E' un insieme strano di elementi, un'onda infinita di alti e passi, a seconda dell'umore del suo protagonista Walter Black/Mel Gibson. Tra dramma e battute, famiglia e rimpianti, riscatto e viaggio di formazione, il percorso che verrà narrato allo spettatore attinge un po' ovunque per ricreare un mix di sensazioni che, alla fine, rimane un po' indefinito. Non è facile da classificare questo film, poiché non è di facile e disimpegnato consumo, ma non è nemmeno un drammone esistenziale che pone etici interrogativi per i 91 minuti di durata. Forse, nel panorama cinematografico odierno, risulta un attimino azzardato come investimento. Il richiamo della classe attoriale conta soprattutto sul duo Mel Gibson+Jodie Foster (qui alla sua seconda regia), ma il primo è decaduto ormai da tempo, la seconda sbaglia, forse, a voler a tutti i costi dimostrare ancora qualcosa. Non perchè non sia capace, sia chiaro, ma forse un progetto così outsider equivale un po' a darsi la zappa sui piedi e in pochi avrebbero potuto farcela. Il tono dimesso, poi, di tutta l'operazione commerciale non ha aiutato.
Non ho gradito troppo, poi, la voce fuori campo dello stesso Walter Black che auto-narra la sua stessa storia. Tra questa, la sua originale e quella del castoro, tre voci allo stesso personaggio mi sono parse un po' troppe.
Interessanti, comunque, i due giovani comprimari che si 'oppongono' alla coppia di veterani: Anton Yelchin ("Star Trek", "Terminator Salvation") e la recentemente candidata all'Oscar Jennifer Lawrence ("Un gelido inverno", "X-Men: L' inizio "). Giovani e carini, rinfrescano la storia e tengono bene le redini della narrazione quando è il loro turno.
Tutto sommato posso dire che l'insieme sia sufficiente, ma non totalmente incisivo. Manca qualcosa, ma non chiedetemi cosa. Ci sto ancora pensando...
Consigli: Attenzione al 'blue mood' di tutto il film, è contagioso.
Parola chiave: Depressione.

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Ric

martedì 9 novembre 2010

Film 180 - Flightplan - Mistero in volo

Un film che rivedo sempre volentieri. Specialmente di domenica, dopo pranzo, bello comodo sul mio divano!


Film 180: "Flightplan - Mistero in volo" (2005) di Robert Schwentke
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: A chi non piacerebbe avere una mamma tosta come Kyle Pratt/Jodie Foster capace di tenere testa ad un intero aereo che la crede impazzita? Una contro 399 passeggeri escluso l'equipaggio. Un aereo gigantesco, ma che rimane pur sempre uno spazio chiuso e ben delimitato, scenario improbabile per un rapimento. Eppure Julia/Marlene Lawston è sparita proprio su quel volo di linea Berlino-New York.
Con questi presupposti si preannuncia una trama complicata e ricca di colpi di scena. Il bello, in questo caso, è lasciarsi totalmente trasportare dalla storia, senza tentare di risolvere il mistero. Perchè non è così scontato che Kyle non si sia immaginata tutto... o quasi!
Ottima scelta, ovviamente, quella di Jodie Foster, attrice capacissima nei ruoli drammatici o di tensione che in questo caso 'duetta' con l'ambiguo Peter Sarsgaard ("Jarhead", "Innocenti bugie", "Boys Don't Cry"), poliziotto addetto alla sicurezza, e Sean Bean ("Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello", "Troy", "Silent Hill"), primo pilota e responsabile di volo, passeggeri ed equipaggio. Non sarà facile la loro convivenza per tutta la durata del volo tra interrogatori, rivelazioni, ricerche e ammanettamenti. Chi l'avrà vinta?
Tra le parti minori spicca quello dell'italiana Greta Scacchi ("Rasputin - Il demone nero", "Emma") che interpreta la terapista che cerca di aiutare Kyle ad elaborare il/i lutto/i.
Film 180 - Flightplan - Mistero in volo
Film 1932 - Flightplan
Consigli: E' un buon thriller adrenalinico, con i giusti tempi e una buona trama che non lascia delusi. Piacerà soprattutto a chi ama il genere, ma anche gli altri non rimarranno delusi.
Parola chiave: Cuore.



#HollywoodCiak
Bengi