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venerdì 8 ottobre 2021

Film 1835 - Halloween H20: 20 Years Later

Intro: Non so come sia venuto a conoscenza dell'esistenza di questa pellicola, so solo che non appena è successo ho sentito l'esigenza - e sottolineo esigenza - di recuperare questo certo capolavoro horror di fine anni '90.

Film 1835: "Halloween H20: 20 Years Later" (1998) di Steve Miner
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: di nuovo al cinema nel giro di una settimana con il prossimo "Halloween Kills" dopo il rilancio del franchise con "Halloween" del 2018, non c'era davvero momento migliore per parlare di questo (ben mediocre) "Halloween H20: 20 Years Later", probabilmente una delle pellicole dal titolo peggiore della storia del cinema.
"H20" mette chiaro fin da subito il senso di tutta questa operazione commericale (perché di artistico qui non c'è niente): celebrare l'anniversario dell'uscita del primo film riportando Laurie Strode e Michael Myers faccia a faccia per un ultimo duello all'ultimo sangue. Che poi ultimo non è stato per nulla dato che siamo ancora qui a parlarne.
Al di là di tutta la banalità in salsa horror-pop anni '90 di questo prodotto, che assomiglia per toni ed estetica a tutta una marea di altri titoli simili prodotti con risultati altalenanti durante il decennio della mia infanzia (penso a "I Know What You Did Last Summer", "Urban Legend", "Scream", ma anche "Buffy the Vampire Slayer"), non c'è davvero molto da dire su "Halloween H20: 20 Years Later": non fa paura, non ha alcuna scena iconica, non agginge niente al franchise. Anche se, considerato che fino al 2018 questo fosse il capitolo della saga più remunerativo di sempre, sono sicuro che il punto fosse tutt'altro.
Film 1042 - Halloween - La notte delle streghe
Film 1835 - Halloween H20: 20 Years Later
Film 1689 - Halloween
Film 2062 - Halloween Kills
Film 2145 - Halloween Ends
Cast: Jamie Lee Curtis, Adam Arkin, Michelle Williams, Adam Hann-Byrd, Jodi Lyn O'Keefe, Janet Leigh, Josh Hartnett, LL Cool J, Joseph Gordon-Levitt, Lisa Gay Hamilton.
Box Office: $75 milioni
Vale o non vale: Non è certo un film memorabile, ma il cast ha degli ottimi comprimari - considerato i llivello della pellicola - tra cui nientemeno che la magnifica Janet Leigh di "Pshyco" (che è poi madre nella realtà di Jamie Lee Curtis).
E' sicuramente un titolo più per gli appassionati di Michael Myers che per un pubblico più generico, anche se non fatico ad immaginarmi questo film in una lista di pellicole preparatorie da guardare in vista dellimminente notte di Halloween.
Premi: /
Parola chiave: Anniversario.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 25 ottobre 2020

Film 1940 - The Trial of the Chicago 7

Intro: Pochissimo tempo fa c'è stato un attimo in cui questo film sembrava il nuovo miracolo della stagione. Ci ho messo un po' a realizzare che fosse disponibile su Netflix, ma appena ho ritrovato le direzioni per il pianeta terra l'ho recuperato.
Film 1940: "The Trial of the Chicago 7" (2020) di Aaron Sorkin
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: cos'è che rimane più impresso di tutto questo film? Facilissimo: Frank Langella nei panni del giudice più antipatico della storia (vera e del cinema).
Nonostante conosca pochissimo della filmografia di Langella - ma ricordo con immenso piacere la sua performance in "Frost/Nixon", c'è qualcosa di questo attore che trovo infinitamente magnetico e devo dire che anche in questa occasione si è distinto grazie ad una magistrale interpretazione. Va aggiunto che il suo personaggio sarebbe difficile da dimenticare a prescindere, ma Langella fa un lavoro egregio nel caratterizzare il giudice Julius Hoffman. Sul resto del film, un po' meno entusiasmo.
Premesso che "The Trial of the Chicago 7" mi sia piaciuto, visto e considerato l'hype mediatico e le eccellenti recensioni ricevute mi sarei aspettato qualcosa di più segnante e meno patinato. Ma andiamo con ordine.
1) Sceneggiatura e (seconda) regia di Aaron Sorkin. Il nostro sa scrivere, è evidente, ed è certamente molto apprezzato in patria e nell'industria cinematografica e televisiva: molteplici nomination e 1 Oscar per "The Social Network", 6 Emmy vinti per la serie tv cult (in America) "The West Wing", 2 Golden Globe, 1 BAFTA e altri premi a valanga. A parte questo, a Sorkin sono state dirette numerose critiche rispetto al film su Zuckerberg e certe libertà che l'autore si è preso per drammatizzare la storia. Pare che anche in questo caso ci siano state licenze narrative, ma il punto è che Sorkin scrive fiction, non documentari, per cui non mi sento di accodarmi alle lamentele rispetto a questo aspetto.
Quello che mi sento di dire, invece, è che "The Trial of the Chicago 7", come altri prodotti di Sorkin, soffre di una contrapposizione bene/male così evidente e netta che si fa fatica a non concepirla come fittizia: il giudice passivo-aggressivo (sul quale c'è addirittura una nota informativa pre-titoli di coda per amplificarne e legittimare ancora di più l'astio nei confronti del personaggio), il pubblico ministero che tutte le volte che sembra avere una crisi di coscienza viene sempre apostrofato da qualcuno che ne svela il motivo legale negativo implicito che parrebbe esserci sotto, il Procuratore Generale che all'inizio della storia dice esplicitamente che intende farla pagare a tutta una serie di soggetti che, alla fine, saranno i protagonisti del processo; e, dalla fazione ideologica opposta, credo che sia esemplare e sufficiente citare il surreale dialogo fra Abbie Hoffman e il pubblico ministero che, incontratisi casualmente per strada, si scambiano parole gentili con - e qui per me brividi - Hoffman che non perde occasione di sottolineare che non ce l'ha con l'avvocato dell'accusa e che, anzi, pensa che lui sia un brav'uomo. Forse neanche in "Crossroads" con Britney Spears c'era tanta bontà e compassione.
2) Il cast. C'è talmente tanta gente famosa in questo film che si fatica a contarla. E ovviamente non c'è nessuna figura femminile di rilievo. Mi rendo perfettamente conto che si tratti di una pellicola che è allo stesso tempo un fatto storico, ma un prodotto come "Mrs. America" - che affronta tematiche molto vicine al preambolo iniziale di questo film - ci dimostra velocemente quanto figure femminili chiave non mancassero nel periodo a cavallo tra anni '60 e '70 e fossero ampiamente attive nel forgiare il discorso politico attorno a loro.
Tornando a noi, al di là della marea di attori certamente bravissimi, due punti su cui mi vorrei soffermare: Eddie Redmayne che fa l'accento americano e le parrucche. Rispetto al primo non posso fare a meno di chiedermi perché, con la marea di attori americani disponibili, ne sia stato scelto un britannico per rappresentare Tom Hayden; per il secondo, dico solo che, volendo sorvolare sui vari look che stanno male letteralmente a tutti, nello specifico le parrucche utilizzate per questo film sono orrende e inspiegabilmente mal posizionate (l'attaccatura dei capelli di Mark Rylance parte... dall'orecchio sinistro?!).
3) L'elemento glam. Per essere una storia di lotta sociale e resistenza all'ingiustizia dei poteri forti, "The Trial of the Chicago 7" si sporca poco le mani. O meglio, lo fa, ma senza mai dimenticare di fare affidamento su una fotografia tanto pulita ed enfatizzata nel saturare i colori che sembra di stare in una produzione di Ryan Murphy. L'ho trovato troppo pulito e "perfettino", se mi si concede l'espressione.
Detto ciò, non posso dire di non essermi goduto la visione di questo titolo che, tutto sommato, ha il grande pregio di portare sul grande (?) schermo una storia che al giorno d'oggi avrebbe faticato a trovare un'audience così ampia; a mio avviso, comunque, è evidente che questo prodotto abbia dei limiti su cui forse molti hanno soprasseduto considerato il periodo cinematografico di magra che si sta rivelando essere questo 2020. Per non dire di totale disastro.
Per quanto mi riguarda, visto e considerato quanto mi appassionano le pellicole ambientate in tribunale, non ho potuto fare a meno di apprezzare il risultato finale generale, anche se forse 2 ore e 9 minuti sono un po' troppe. In ogni caso una storia che fa bene seguire e ascoltare, specialmente in questo momento storico in cui la più grande ingiustizia inflitta all'uomo moderno sembra essere il chiedergli di stare a casa per la salvaguardia della sua salute durante un'epidemia di scala mondiale.
Cast: Yahya Abdul-Mateen II, Sacha Baron Cohen, Daniel Flaherty, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton, Frank Langella, John Carroll Lynch, Eddie Redmayne, Noah Robbins, Mark Rylance, Alex Sharp, Jeremy Strong, Kelvin Harrison Jr., Ben Shenkman, John Doman, Caitlin FitzGerald.
Box Office: $104,048 (ad oggi)
Vale o non vale: Per chi ha Netflix, voglio dire... perché no? E' sicuramente uno dei titoli del suo catalogo più sensato e di qualità e certamente una delle pochissime ultime uscite più interessanti.
In generale a mio avviso il film presenta delle criticità, però è pur vero che nel deserto cinematografico che è diventato questo 2020, "The Trial of the Chicago 7" si presenta come un'oasi di salvezza in cui trovare rifugio per un paio d'ore. Ristoratevi sereni.
Premi: /
Parola chiave: Resignations.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 26 settembre 2018

Film 1512 - Inception

Intro: this is one of my favourite movies, so there shouldn't be no surprise if I decide to watch it for the umpteenth time. Also, I think this is the first time I'm watching it in English...
Film 1512: "Inception" (2010), Christopher Nolan
Watched: my laptop
Language: English
Watched with: Fre
Briefly: Nolan at his best. The movie has rhythm, a very well thought (and written) plot, and a wonderful idea behind it all: is it possible to instil ideas in people's mind and make them believe that is actually a self-produced thought? "Inception" then appears to be more than just a motion picture, it's kinda like an experiment;
the cast is great and I really believe that everyone has got the right part. DiCaprio and Cotillard are the sweetest and saddest couple;
visual effects are amazing and watching this film is really entertaining. It makes you wonder how did they manage to create a world made out of dreams. Unbelievably stunning to watch. Also, the soundtrack - by Hans Zimmer - is just amazing. listen to it to believe me.
Film 156 - Inception
Film 339 - Inception
Film 1062 - Inception
Film 1512 - Inception
Cast: Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Ellen Page, Tom Hardy, Cillian Murphy, Tom Berenger, Michael Caine.
Box Office: $828.3 milion
Worth watching?: the perfect choice if you need a really entertaining night. "Inceptions" requires attention and faith, it is not that kind of movie that you can just put on and pretend to listen. Follow the story and its characters carefully and you'll not be disappointed.
Awards: 4 Oscars (Cinematography, Sound Mixing, Sound Editing and Visual Effects), 3 BAFTAs (Production Design, Sound, Visual Effects) and 4 Golden Globes nominations.
Key word: Maze.

Did you like it? Buy it HERE!

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 27 maggio 2016

Film 1145 - The Walk

Me lo ero perso al cinema l'anno scorso ed ero rimasto con la voglia di recuperarlo, ancora di più dopo aver visto il documentario sul protagonista di questa particolarissima vicenda.

Film 1145: "The Walk" (2015) di Robert Zemeckis
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Philippe Petit è un funambolo francese famoso per essersi sospeso nel vuoto fra alcune delle princiapli attrazioni architettoniche del mondo. Dopo aver con successo camminato sospeso sulla cattedrale di Notre Dame a Parigi, Petit decide di proseguire con il suo (apparentemente folle) piano di passeggiare tra le Twin Towers di New York semplicemente munito di cavo e bastone per bilanciarsi. Per chiunque di noi questo gesto corrisponderebbe più che altro a una punizione mortale, ma per il nostro protagonista la passeggiata ad alta quota non solo è una sfida, ma è anche un sogno da far avverare. Ecco, di fatto, di cosa parla "The Walk": il racconto di un sogno e della sua realizzazione.
Pur rappresentando una tema particolarmente singolare e spettacolare, in realtà l'ultimo film di Zemeckis non centra il suo obiettivo e rimane ancorato a quell'unica idea che sta nel sogno dell'eroe, senza regalare al pubblico qualcos'altro. In realtà questa mancanza non mi stupisce particolarmente, considerato che da qualche anno a questa parte il regista di "Forrest Gump" fatica a presentare delle storie che vadano oltre la linearità delle aspettative più basiche. Esemplari i casi animati di "Polar Express", "La leggenda di Beowulf" e "A Christmas Carol", tutti segnati da una semplicità narrativa francamente un po' deludente.
Pur con evidente miglioramento rispetto agli altri casi, anche questa pellicola finisce per trattare semplicemente l'unico argomento su cui si concentra, lasciando tutto il resto a semplice "scenografia", il che è un po' un peccato considerato l'argomento. Non c'è una contestualizzazione storica relativamente alle torri, oltre che una rappresentazione della vita di Petit talmente patinata da risultare finta anche allo spettatore che non lo conoscesse prima della visione del film. E la scena finale sospesa nel nulla è, sì, particolarmente efficace, ma così lunga da risultare tediosa...
Insomma, "The Walk" ci prova a impressionare, ma a parte lo sforzo tecnico di ricostruire le suggestioni visive e, naturalmente, la nostalgia rispetto a un simbolo della città di New York così indelebile, la pellicola non riesce a veicolare il suo messaggio nella maniera potente ed efficace che ci si sarebbe aspettati. Inoltre la scelta di Gordon-Levitt non so se sia stata del tutto ben pensata.
In definitiva un risultato finale così così, più positivo per gli elementi tecnici che per l'idea d'insieme. Forse un'occasione persa.
Film 1037 - Man on Wire
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Charlotte Le Bon, James Badge Dale, Clément Sibony, César Domboy, Ben Schwartz, Benedict Samuel, Steve Valentine.
Box Office: $61.2 milioni
Consigli: C'è molta preparazione, molti effetti speciali, molto francese e molta New York, molti piedi e tanta attesa, tutto per una storia che ha dell'incredibile e, sulla carta, lascia senza fiato. In realtà la versione fiction della vera storia del funambolo Petit è meno riuscita di quella versione documentario che, invece, riesce a catturare lo spirito dell'uomo rivelandone fragilità e caratteristiche personali che il suo personaggio qui invece non conosce. E' certamente un prodotto ben confezionato e sono sicuro che la scelta del 3D al cinema sia valsa il costo del biglietto, ma rimane il fatto che "The Walk" sia uno di quei film che ti fa tante promesse, ma finisce per mantenerne solo qualcuna. Si può vedere, ovviamente, e certo non si tratta di un brutto prodotto, però gli manca quel qualcosa che lo avrebbe reso un'esperienza indimenticabile.
Parola chiave: Les carottes sont cuites.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 4 maggio 2016

Film 1130 - Sballati per le feste!

Totalmente fuori dallo spirito natalizio, ma ero rimasto indietro con questa pellicola che desideravo molto recuperare.
Film 1130: "Sballati per le feste!" (2015) di Jonathan Levine
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un titolo italiano orrendo, ma c'è da dire che nemmeno l'originale "The Night Before" risulta particolarmente efficace.
Al di là del titolo, comunque, riservo le stesse critiche di titolazione anche all'intero prodotto, che magari non fa proprio schifo, ma non è nemmeno bello o divertente. Sono rimasto un po' deluso, in effetti, più che altro perché mi aspettavo una cavolata spensierata e sbroccata e, invece, mi sono trovato di fronte a un tentativo di mescolare generi diversi (comico, pseudodrammatico, allucinato, natalizio, di citazione, con tanti cameo, ecc) che ha generato, invece, un film abbastanza inutile.
Il trio abbastanza inedito Gordon-Levitt - Rogen - Mackie funziona bene ed è perfettamente assortito, ma la francamente inutile trama, l'antipatia del personaggio femminile protagonista Diana (Lizzy Caplan), un continuo tentativo di sballarsi per "sballare" la storia e i salti mortali degli snodi della storia - per accontentare i così tanti generi di cui sopra - rendono questo "Sballati per le feste!" un titolo poco riuscito e, per quanto mi riguarda, un po' una delusione. Gli ingredienti sembravano esserci e, invece, il risultato finale è stato assolutamente inferiore alle aspettative.
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Seth Rogen, Anthony Mackie, Lizzy Caplan, Jillian Bell, Michael Shannon, Mindy Kaling, Lorraine Toussaint, Jason Mantzoukas, Jason Jones, Tracy Morgan, James Franco, Miley Cyrus.
Box Office: $52.4 milioni
Consigli: Tentativo di prendere in giro tutte quelle pellicole che si concentrano sulla magia del Natale, questo film in realtà non riesce a risultare tanto efficace o tagliente come, invece, suggerivano le premesse. C'è la bromance, la droga per strafarsi, l'amore, l'atmosfera natalizia, l'impresa assurda da perseguire (essere finalmente invitati a un party esclusivo), i personaggi stralunati e i camei importanti, eppure tutti questi elementi insieme non bastano a garantire un risultato sufficiente a questa pellicola. Dunque sì, si può vedere, ma non aspettatevi granché.
Parola chiave: Il grande Gatsby.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 5 febbraio 2016

Film 1062 - Inception

Giornata non felicissima di dicembre, eppure salvata da qualche buon elemento positivo.
Film 1062: "Inception" (2010) di Christopher Nolan
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Avevo voglia di rivederlo da tempo, perché è un bel film, ha degli effetti speciali pazzeschi, una colonna sonora da urlo, un cast fantastico... e perché è di Nolan. Tutti questi elementi assieme fanno di "Inception" uno dei miei film preferiti, esempio di come una pellicola sappia colpirmi sempre e comunque per spettacolarità e inventiva, non importa quante volte l'abbia già vista.
Non c'è molto altro da aggiungere: insieme a "Il cigno nero" uno dei migliori film del 2010.
Ps. 4 Oscar, anche se quello per la sceneggiatura mancato. Il che è un delitto vero e proprio.
Film 156 - Inception
Film 339 - Inception
Film 1062 - Inception
Film 1512 - Inception
Cast: Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Ellen Page, Tom Hardy, Cillian Murphy, Tom Berenger, Michael Caine, Pete Postlethwaite, Dileep Rao, Lukas Haas.
Box Office: $825.5 milioni
Consigli: Quest'anno sono nuovamente sul grande schermo insieme, entrambi candidati all'Oscar: DiCaprio e Hardy, qui alleati e in "The Revenant" nemici giurati. Una coppia da cinema che funziona bene tra gli onirici sogni di Nolan quanto tra i gelidi ghiacci di Iñárritu. Insieme a loro un cast ricco di star e talenti per un viaggio adrenalinico tra fantasia e realtà, mondi paralleli, subconsci, fantasie e speranze, il tutto - un rimbalzo dopo l'altro - per tentare di instillare un'idea.
Nella lista dei miei personali capolavori.
Parola chiave: Totem.

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Bengi

lunedì 7 settembre 2015

Film 988 - Il giurato

Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 4 - Maledetto Sky Go ingannatore.

Film 988: "Il giurato" (1996) di Brian Gibson
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film su un giurato poteva equivalere solo a una storia su una giuria, un processo e chissà quale crimine commesso. Considerato che il genere di pellicola ambientata in tribunale mi piace molto, mi sono buttato a capofitto su "Il giurato", rimanendo profondamente deluso da tutta l'operazione.
Non è colpa, per una volta, di Demi Moore che in realtà fa quello che può per dare credibilità al suo personaggio (il giurato del titolo), il problema sta proprio nell'insieme: "The Juror" fa un po' schifo...
Innanzitutto il personaggio di Alec Baldwin, il 'Maestro': ma che, sul serio? E' talmente balordo e pieno di sé, invincibile e ossessionantemente avanti a tutti che è una macchietta ridicola, un bamboccio, un predatore sessuale da prima elementare... Io non l'ho trovato spaventoso, ma imbarazzante. Non so se nel romanzo da cui è tratto questo film il personaggio fosse descritto negli stessi termini, di sicuro qui risulta il peggiore in scena. Sempre.
E poi il processo... Dov'è? Il titolo è una fregatura, le mie supposizioni iniziali si sbriciolano nel giro di poche scene, dal momento che le parti in aula si risolvono nel giro del primo tempo - dopo un preambolo da latte alle ginocchia - e avremo perfino occasione di volare fino Guatemala per un finale col botto in puro stile anni '90: ovvero dove niente ha ormai più senso, ma l'importante è che si finisca. E in questo caso specifico, per me lo era particolarmente.
Davvero un brutto esempio di cinema, uno spreco di tempo e (forse) qualche talento, per un risultato finale banale, noioso e di cui francamente non frega a nessuno. Il flop al botteghino è più che meritato, al pari del Razzie vinto (che più che alla Moore io avrei dato a film e sceneggiatura).
Ps. Cast interessante e sprecato: Demi Moore, Alec Baldwin, Joseph Gordon-Levitt, Anne Heche, James Gandolfini, Michael Constantine, Michael Rispoli, Matthew Cowles, Lindsay Crouse.
Box Office: $22,754,725
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo di George Dawes Green, una pellicola tediosa, banale ed incapace di caratterizzare in maniera sensata i suoi personaggi, in particolari modo il cattivo della situazione. Un titolo da evitare.
Parola chiave: Non colpevole.

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Bengi

venerdì 8 maggio 2015

Film 914 - Sin City: A Dame to Kill For

Approfittando di ancora qualche ora di volo prima di atterrare in quel di Tokyo, l'ultimo film del giro d'andata... #TokyoDays: film 3.

Film 914: "Sin City: A Dame to Kill For" (2014) di Frank Miller, Robert Rodriguez
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Avevo sentito cosacce su questo film, eppure ero rimasto con il pallino di doverlo recuperare, prima o poi: l'occasione si è presentata sull'aereo, dopo che l'orrore di "A.C.O.D." mi aveva francamente maldisposto. La scelta è ricaduta su questo titolo anche perché innanzitutto avevo rivisto appositamente il primo film per prepararmi al sequel, poi perché incuriosito dal ricchissimo cast, ancora più nutrito che nel precedente (Mickey Rourke, Jessica Alba, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt, Rosario Dawson, Bruce Willis, Eva Green, Dennis Haysbert, Ray Liotta, Jaime King, Christopher Lloyd, Jamie Chung, Jeremy Piven, Christopher Meloni, Juno Temple). E qual è stato il risultato? Un'altra pellicola terribile.
Più che "Sin City" dovrebbero chiamarlo "Eva Green's Boobs", perché quello che si vede maggiormente sullo schermo è il petto dell'attrice. Niente da ridire, per carità, non fosse che nel mio caso specifico mi trovavo a guardare "Sin City: A Dame to Kill For" su un aereo con altre centinaia di persone, lato corridoio, all'ora della colazione... A parte ciò, rimane comunque il fatto che questo sequel è brutto, vuoto, carico di violenza fine a se stessa.
Dove "Sin City" aveva portato un'aria inaspettatamente nuova nel mondo del cinema - ma eravamo nel 2005! -, questo secondo episodio risulta semplicemente una fotocopia svuotata di contenuti, quasi un esercizio di stile per i registi, qualcosa da dare al pubblico che aveva apprezzato l'estetica d'insieme di questo prodotto sicuramente accattivante. Peccato che la nuova storia sia maledettamente intricata di personaggi (nessuno dei quali particolarmente interessante) e presenti una cattiva-tette-al-vento che più che risultare sensuale o provocante è percepita come antipatica doppiogiochista, pagando lo scotto di una trama che sa presentarla in maniera banalmente bidimensionale (anche i cattivi fino al midollo possono risultare maledettamente affascinanti se la sceneggiatura è scritta bene). Nemmeno la vendetta tardiva di Nancy/Jessica Alba suscita alcunché: ci mette due ore a decidersi e poi, come tutti coloro che decidono di voltare pagina, dimostrare qualcosa a se stessi, fare finalmente quello che va fatto, si tinge i capelli. E ci sta malissimo (il che per Jessica Alba è certamente una novità).
Insomma ora ho capito il perché del clamoroso flop al botteghino (il film è costato 65 milioni di dollari; il precedente ne era costato 25 in meno e ne aveva incassati $158.8 milioni), anche se non mi spiego come abbiano potuto pensare di riportare al cinema questo prodotto che aveva funzionato così bene - "300" è dell'anno dopo e sono molto simili nello stile estetico e narrativo - con tanto sciagurato ritardo, riproponendo una sbiadita copia dell'originale, con l'unico apporto evidente nell'ambito dell'aumento dei protagonisti e, forse speravano, con essi anche dell'appeal del film. Ma, nonostante le belle speranze e il numero spropositato di star accorse a farsi trascrivere sui titoli di coda, "Sin City: A Dame to Kill For" è un prodotto che non ha niente da dire, è volutamente violento e volgare, ma tanto vuoto da risultare fastidioso. Rimpiango quello stronzo psicopatico di Kevin.
Film 754 - Sin City
Box Office: $39.4 milioni
Consigli: Non dico che per i fan del franchise o del fumetto questo sia un titolo privo di valore - di qualunque natura esso sia -, semplicemente per tutti gli altri il ritorno al cinema di "Sin City" sarà sicuramente di poco interesse. Fastidiosamente volgare, tanto violento da risultare alla lunga difficile da sopportare, il film fallisce nel suo intento di intrattenere il pubblico solleticandone l'animo dark e pulp. Il risultato finale è fiacco e la bella estetica che tanto aveva colpito con il primo episodio, qui sembra essere l'unica ragione che ha riportato alla vita cinematografica il fumetto di Miller. Quindi sì, "A Dame to Kill For" si può vedere, soprattutto nell'ottica di completare il quadro d'insieme, ma no, non se ne rimane soddisfatti. E alla fine ti chiedi se non sarebbe stato meglio conservare il ricordo del primo, riuscito, "Sin City".
Parola chiave: Vendetta.

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Bengi

giovedì 23 aprile 2015

Film 904 - The Interview

Curiosissimo di farmi un'idea riguardo questo film dopo tutto il caso diplomatico che si è venuto a creare, tanto imponente che perfino il Presidente Obama è intervenuto dicendo la sua.

Film 904: "The Interview" (2014) di Evan Goldberg, Seth Rogen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Tanto rumore per nulla.
Come si sa, questa pellicola è stata prepotentemente oggetto di chiacchiere, speculazioni e, sì, anche di minacce a causa della satira presente nella sua storia. La trama parla infatti direttamente del capo di stato della Corea del Nord Kim Jong-un senza preoccuparsi troppo di farlo apparire un vero e proprio idiota e pallone gonfiato, il che non è stato particolarmente gradito al soggetto in questione, che oltre ad essere un capo di stato è anche un dittatore e non esattamente dei più tranquilli. Sono piovute minacce pesanti - come quelle di far saltare in aria i cinema che avessero proiettato la pellicola -, la Sony Pictures Entertainment è stata vittima di attacchi informatici da parte di hacker coreani (i GOP, Guardians Of Peace) con l'intento di ricattare la compagnia e impedire l'uscita del film, i due protagonisti James Franco e Seth Rogen sono stati costretti a cancellare il tour promozionale, la data d'uscita (il giorno di Natale) è stata cancellata e, infine, il Presidente Obama si è espresso relativamente alla vicenda, criticando la decisione della Sony di bloccare l'uscita nelle sale etichettando l'episodio come un errore: "We cannot have a society in which some dictator in some place can start imposing censorship in the United States. I wish they'd spoken to me first. I would have told them: do not get into the pattern in which you are intimidated." ("Non possiamo vivere in una società in cui un qualunque dittatore di un qualunque luogo possa iniziare ad imporre la censura negli Stati Uniti. Avrei voluto ne avessero parlato con me prima. Avrei detto loro: non lasciatevi intimidire" - traduzione mia).
Il film poi è comunque uscito al cinema e nonostante le poche sale che lo hanno proiettato, l'incasso non è stato così disastroso come sarebbe potuto essere e, considerati i 42-44 milioni di dollari di budget, è riuscito a guadagnarne 40 solo dalle riproduzioni digitali su svariate piattaforme (tra cui anche YouTube), totale a cui va aggiunto l'incasso tradizionale derivato dai cinema. Insomma, poteva andare peggio, molto peggio. Anche considerato che "The Interview" non è niente di che. Anzi, a dirla tutta a me non ha soddisfatto. Un po' perché la cornice nordcoreana non è esattamente delle più felici, un po' perché la satira - che davvero non risparmia nulla alla figura del dittatore interpretato da Randall Park - non fa impazzire. Solitamente sono uno che non si scandalizza per boiate o bambinate, le commedie demenziali (o che ne usano i toni colorati) mi sono sempre piaciute, eppure questa mi ha lasciato con qualche perplessità, probabilmente perché dal duo Franco - Rogen mi aspettavo di più di questa storia, che è proprio elementare. In tutta onestà direi che la Corea del Nord poteva anche starsene tranquilla, questa storia non è certo una feroce denuncia allo spietato regime che mette alla fame una nazione e si gode la bella vita nei palazzi del potere. E anche dove si fa cenno alla questione, l'intento intrattenitivo e goliardico prende sempre il sopravvento, il che pregiudica alquanto l'eventuale interesse alla denuncia.
Quindi, in misura maggiore di quanto mi aspettassi - visto il caso diplomatico che si è venuto a creare -, mi immginavo certamente una storia più aggressiva per quanto riguarda la critica, seppure sempre improntata sui toni della commedia. Tradite le mie aspettative per il solito intrattenimento becero, anche l'idea di scomodare una dittatura diventa una scusa come un'altra, un fondale diverso dagli altri ma pur sempre intercambiabile, nonché una buona scusa per aumentare il chiacchiericcio collaterale da accompagnare alla solita buona dose di marketing e promozione. Insomma, davvero niente di che.
Box Office: $11.3 milioni
Consigli: Probabilmente se tutta la questione delle minacce nordcoreane non si fosse verificata, il film avrebbe racimolato molto meno interesse da parte del pubblico. Non necessariamente in termine di incassi, che probabilmente sarebbero stati buoni, ma certamente l'operazione avrebbe avuto molta meno pubblicità. Ciò detto, "The Interview" è un titolo mediocre, una commedia irriverente e con numerosi momenti comici demenziali che, però, non fa del tutto centro. Buono il cast, agli affiatati James Franco e Seth Rogen si affiancano Randall Park, Lizzy Caplan e Diana Bang (la più efficace di tutto il cast), oltre che un discreto numero di camei di Eminem, Rob Lowe, Bill Maher, Seth Meyers, Joseph Gordon-Levitt, Ben Schwartz e Brian Williams.
Tutto sommato una commedia così così, che può essere vista e dimenticata senza troppi rammarichi.
Parola chiave: "Firework".

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Bengi

venerdì 16 gennaio 2015

Film 859 - Lincoln

Filmografia natalizia atto secondo.

Film 859: "Lincoln" (2012) di Steven Spielberg
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho comprato il dvd di questo film poco prima delle feste sia perché era in offerta (così ho preso anche quello di "Blue Jasmine", sia mai che non ho la filmografia completa di Cate Blanchett), sia perché avevo voglia di rivederlo. Il primo assaggio di "Lincoln", infatti, era stato al cinema in Lussemburgo, visione chiaramente in inglese, ma soprattutto senza sottotitoli, motivo per il quale non ero riuscito ad afferrare proprio tutte tutte le battute (soprattutto quelle relativamente alle leggi e al codice giuridico). Una seconda visione in italiano mi sembrava più alla mia portata, soprattutto considerate le fatiche delle feste.
Nonostante non si può certo dire che sia un film leggero per tutte le occasioni, ho rivisto volentieri l'ultima fatica registica di Spielberg, misto drammatico-biografico che tocca delicate questione come schiavitù, Guerra Civile americana e omicidio del presidente Lincoln. Il buon cast di attori Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader, Hal Holbrook, Tommy Lee Jones, John Hawkes, Lee Pace, Gloria Reuben, l'interessante e ben realizzata storia e una certa curiosità relativamente al sistema giuridico in generale mi hanno ben disposto nei confronti di questo titolo che, all'epoca, mi era piaciuto ma fatto un po' innervosire per lo scippato Oscar a Hugh Jackman (per "Les Misérables") e il mancato riconoscimento a Tommy Lee Jones. E' evidente che l'interpretazione di Daniel Day-Lewis sia una di quelle che sarà ricordata nel contesto del cinema mainstream anche se, ripeto, avrei preferito vedere Jackman finalmente celebrato per il suo buon lavoro.
Comunque la sensazione che mi ha lasciato questa pellicola mi ha ricordato quella che quando ero piccolo mi rimaneva di certi film(oni) che ciclicamente rivedvi - in tv, in videocassetta - e che, anche se straconosciuti, per qualche motivo guardavi sempre volentieri. Non c'è bisogno che siano titoli 'preferiti', semplicemente sono film che, per un motivo o per un altro, ti rimango impressi, ti danno questa sensazione di sicurezza: li vedi e non ci sarà delusione, perché anche se il tempo passa continueranno a piacerti. Ora, non so se effettivamente anche per "Lincoln" sarà così, ma, ripeto, la sensazione, l'impressione è stata quella. O forse è solo che Steven Spielberg è ancora in grado di fare la sua magia...
Ps. 2 Oscar: Miglior attore protagonista e Migliori scenografie su 12 nomination.
Film 506 - Lincoln
Box Office: $275.3 milioni
Consigli: 150 minuti di pellicola sotirco-biografica su vita, morte e miracoli del Presidente Lincoln non sono, mi rendo conto, cosa per tutti. Se ci aggiungiamo che, oltre al ritratto (minuzioso) del 16esimo presidente degli Stati Uniti, in mezzo ci sono una Guerra Civile (sudisti vs nordisti) e la questione dell'abolizione della schiavitù, diciamo che le cose non si fanno più semplici. Day-Lewis e Lee Jones sono i due per i quali davvero vale la pena dare una chance a questo prodotto cinematografico, per non parlare del fatto che la direzione di Spielberg è, in questo caso, riuscita e sensata ("War Horse" è stato uno scivolone imbarazzante). Io consiglio "Lincoln" anche solo per farsi un'idea storica o non dimenticare che la questione dell'uguaglianza è un tema ancora oggi molto attuale.
Parola chiave: Confederati.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 19 luglio 2013

Film 568 - Senza freni

Incuriosito dalla copertina e dal trailer, ma più che altro per la presenza di Gordon-Levitt che, a parte "Looper - In fuga dal passato", solitamente non sbaglia un colpo.

Film 568: "Senza freni" (2012) di David Koepp
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: La premessa è che il film non mi è dispiaciuto; devo dire, però, che mi aspettassi qualcosina di meglio.
Il pregio di "Premium Rush" è certamente il buon ritmo e le scene d'azione girate nel traffico di Manhattan, con Joseph Gordon-Levitt nei panni convincenti del fattorino in bicicletta Wilee. C'è adrenalina e mistero per la tanto ricercata busta da consegnare. C'è un buon antagonista (Michael Shannon) sulla carta, che però perde il suo potenziale quasi subito, compiendo una serie di azioni-défaillance che sembrano descrivere il suo Bobby come uno che, in realtà, non avesse veramente intenzione di riprendersi la busta. In poche parole, ci arriva sempre molto vicino, ma non fa mai lo scatto necessario. E allora la trama un po' si indebolisce.
Aggiungo che nessuno dei personaggi di contorno è presentato con un qualche appeal particolare. Sarà la mancanza di rilevanza dei loro personaggi o la scarsa simpatia di ognuno di questi, di fatto non rimangono minimamente impressi.
Nel complesso la pellicola ha un suo perchè, è ottima per essere guardata e digerita proprio come suggerisce il titolo italiano, "Senza freni". Oltre non c'è nulla, dato che c'è a malapena una storia.
La trama, infatti, viene venduta come matrioska a più strati all'inizio, per poi rivelarsi niente di più che un semplice racconto d'azione con qualche mistero risolvibilissimo e un finale scontato che sa di già visto. Non che ci sia nulla di male, nessuno si aspettava niente di più, suppongo, da questo prodotto iper-commerciale e commercializzabile, però a fine visione rimane comunque la sensazione che si sia bruciato il tutto troppo in fretta.
Se la corsa pazza tra taxi e macchine doveva trovare una valida scusa per arrivare sul grande schermo, allora mi sembra che la missione sia certamente compiuta; altrimenti "Senza freni" rimane un prodotto limitatamente carino e molto spesso più vuoto di quanto mi sarei aspettato.
Sinceramente, prima di vedere questo film non riuscivo a capire come mai potesse essere andato così male al box office ($31,083,599 di incasso mondiale, 35 milioni per realizzarlo): ora mi sono fatto la mia personale idea.

Consigli: Veloce e un po' insapore. Per una serata senza pretese e che proceda velocemente a ritmo di pedalate, mirabolanti cadute e qualche effetto speciale congela-gravità che visivamente è piacevole, ma purtroppo non aiuta una trama un po' troppo debole di idee. Joseph Gordon-Levitt, comunque, rimane sempre un attore capace e credibile (sarà perchè fa sempre più o meno gli stessi ruoli? Sto cominciando a chiedermelo).
Parola chiave: Bicicletta.

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Bengi

martedì 23 aprile 2013

Film 537 - G.I. Joe - La nascita dei Cobra

Nella stessa sera, dopo "Obsessed - Passione fatale", decido di continuare il mio personale percorso Razzie Awards con un'altra pellicola che andò forte all'edizione 2010. E, scopro per caso documentandomi, che la pellicola in questione rubò ad Ali Larter proprio di "Obsessed" il titolo di Peggior attrice non protagonista grazie alla performance di Sienna Miller. Son soddisfazioni...


Film 537: "G.I. Joe - La nascita dei Cobra" (2009) di Stephen Sommers
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Fondamentalmente ho voluto vedere questo film perchè ne avevo sentito parlare sempre piuttosto male (nonostante i presupposti commerciali e il budget altissimo di 175milioni di dollari) e perchè è appena uscito il sequel. Ora, come è possibile pensare di produrre un secondo episodio se, in teoria, il primo è andato così male? Era quello che volevo scoprire, anche perchè il secondo ("G.I. Joe - La vendetta") in realtà non sta andando male.
Visto i presupposti di pessima qualità e di trama e di recitazione, devo proprio dire che non mi aspettavo altro che schifezze da questo "G.I. Joe: The Rise of Cobra". In effetti il prodotto è debole, ovvero scritto maluccio e realizzato maluccio: insieme non fanno un bel risultato. A differenza di altri prodotti tratti da gioccattoli Hasbro, l'avventura dei G.I. Joe è confusa e mal organizzata, con un cast di attori (Channing Tatum, Christopher Eccleston, Joseph Gordon-Levitt, Sienna Miller, Rachel Nichols, Jonathan Pryce, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Marlon Wayans e Dennis Quaid) che recita alla meno peggio, diciamo. Per essere gentili.
Sinceramente, ho trovato ben peggiore della Miller la recitazione della Nichols che, nonostante il ruolo importante di Scarlett, è coinvolgente tanto quanto un tappeto. Ravviva un po' l'atmosfera Marlon Wayans (quello dei primi due " Scary Movie", per capirci), nonostante le buffonate che gli fanno fare: ha battute pessime, ma almeno stempera un'atmosfera pretenziosa, ma più che altro spesso ridicola.
Perchè se spesso quello che si vorrebbe mostrare allo spettatore è qualcosa di molto simile ad "Iron Man" o "Transformers", il risultato, invece, non ci si avvicina nemmeno. Lo si potrebbe definire più un tentativo un po' ingenuo che un effettivo risultato sensato e riuscito. Volendo sorvolare su una sceneggiatura complicatamente assurda - ci sono troppi personaggi, poi! -, il fattore su cui dovrebbe basarsi una pellicola del genere, ovvero gli effetti speciali, è così mal realizzato che non aiuta nemmeno a mascherare (e abbellire) tutto ciò che di per sé non funziona del prodotto. Questa mancanza di accuratezza estetica la si può intuire già dalla locandina del film, dove una che vive della propria immagine come Sienna Miller, è stata talmente modificata male da non essere né riconoscibile né bella... E ce ne vuole.
Quindi, nonostante il mio animo sempre ben disposto verso questo genere action/adrenalina/sparatorie/tutto distrutto/effetti speciali, non posso dire che "G.I. Joe - La nascita dei Cobra" abbia mantenuto le promesse di divertimento frivolo, sì, ma ben realizzato che sinceramente mi aspettavo.
Ps. $302,469,017 di incasso mondiale.
Consigli: A chi piacciono i film chiassosi di azione con un mucchio di effetti speciali può anche piacere. E' godibile e, per carità, fa passare la serata, ma non è nulla di paragonabile agli ultimi Batman, Spider-man o altro/i super eroe/i
Parola chiave: Presidente degli Stati Uniti.

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Bengi

domenica 17 febbraio 2013

Film 508 - Looper

Questa in effetti non c'entra con gli Oscar, ma ormai procedo in ordine temporale. Recupererò le due pellicole lasciate indietro appena possibile!
Questa, invece, è stata una scelta di Leandro...


Film 508: "Looper" (2012) di Rian Johnson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Leoo
Pensieri: Diciamocelo serenamente: questo "Looper" è una cagata pazzesca.
Poi, a dire il vero, leggo ovunque che è un capolavoro, quindi mi dissocio educatamente dai pensieri altrui perchè in effetti ho trovato questo film vicino a "Matrix" come Jennifer Lopez è vicina all'anoressia.
Premessa fatta, al di là dell'idea interessante che potrebbe stare dietro alla trama del Sig. Rian Johnson - assassini a pagamento del passato che uccidono gente del futuro fino a quando non mettono fine alla loro "carriera" uccidendo il loro sé del futuro) - non mi è sembrato che poi si riesca a mantenere le aspettative. Considerato che bisogna prendere per buono ciò che ci viene raccontato all'inizio dal protagonista Joe del presente (Joseph Gordon-Levitt), ovvero che nel futuro è possibile viaggiare nel tempo (perchè? Come? Non si sa), si devono prendere per buone una serie di (quelle che per noi sono) novità e tentare di tenerle a mente come dogmi per avere accesso ai vari futuri contenuti della storia. Storia che, tutto sommato, parla di tante cose, ma alla fine non racconta nulla. L'inquietantissimo bambino Cid (Pierce Gagnon), a parte avere un'espressività del demonio, non è un personaggio interessante. Si capisce che è dotato di poteri paranormali, sì, ma poi? La scena finale è effettivamente molto 'matrix', ma in fin dei conti non accade nulla che non sia un gigantesco sollevo tutti in aria.
Il Joe del futuro (Bruce Willis) è determinato a sopravvivere per amore della sua donna, ma anche lui non convince. Sarà che in scena c'è anche il Joe del presente che nel frattempo si innamora di un'altra donna (Emily Blunt) che è - guarda caso - la madre dell'inquietantissimo Cid che è a sua volta - guarda caso - colui che nel futuro diventerà la minaccia dei 'looper' (ovvero i mercenari assassini del passato di cui sopra) nonché malvagio assoluto. Insomma, diciamocelo, niente di nuovo sotto il sole.
Ripeto, in effetti l'idea di base è anche intrigante, ma alla fine dove si va a parare non è nulla che non si sia già visto mille altre volte, toccando topic scontati tra l'altro nemmeno rielaborati in maniera originale. Sinceramente, quindi, non mi sento di condividere le grida estatiche che vogliono "Looper" quale capolavoro della cinematografia sci-fy contemporanea.
Aggiungo, come nota finale, che trovo idiota ingaggiare Joseph Gordon-Levitt e poi cambiargli completamente la faccia per farlo assomigliare a Bruce Willis con un make up da fiera di paese. Particolare che, personalmente, mi ha infastidito per tutta la durata del film.
Consigli: Premesso che la critica lo ha presentato come prodotto di grande qualità, nonche come il "Matrix" del nuovo millennio (e gli incassi hanno funzionato: $166,521,158), a mio avviso questo "Looper" si può evitare con serenità. Emily Blunt è monoespressiva, Joseph Gordon-Levitt ha talmente tanta roba in faccia che non può recitare e Bruce Willis è in modalità "Die Hard" dagli anni '80. Insomma, c'è di meglio in giro.
Parola chiave: Telecinesi.

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Ric

sabato 16 febbraio 2013

Film 506 - Lincoln

E' tempo di mettersi avanti con gli Oscar. Meno di un mese fa ero in Lussemburgo e, durante un freddo pomeriggio libero, ho deciso di andare al cinema per cominciare a documentarmi personalmente a proposito di questi Academy Awards 2013. Partendo dal film con più nomination.


Film 506: "Lincoln" (2012) di Steven Spielberg
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Vanno chiariti subito alcuni punti: a) "Lincoln" mi è piaciuto, b) vederlo in inglese ha reso ardua la comprensione di alcuni passaggi, c) lo rivedrei, anche solo per capire tutto al 100%.
Chiaro che la storia è nota, gli avvenimenti che si susseguono pure, quindi il basic è stato più che compreso. Mi sono perso, invece, per quanto riguarda la terminologia bellica e spesso durante i dibattiti riguardo la costituzione, sue parti o comunque argomenti di legge e diritto il cui linguaggio preciso è perlopiù a me sconosciuto. Detto ciò, questa pellicola rimane certamente un prodotto di qualità non fosse anche solo per il cast magnifico e la regia oculata di un grande narratore.
Dopo aver palesemente toppato con la questione "War Horse", Spielberg ritrova tocco e ispirazione e dirige magistralmente attori perfettamente adatti alla loro parte. O, diciamo, capaci di essere nella parte. Dico così solo ed esclusivamente in riferimento al fatto che Sally Field, qui moglie di Lincoln, più che la compagna sembra la madre (per non dire la nonna). Di fatto la Field e Daniel Day-Lewis, che qui interpreta il 16esimo presidente degli Stati Uniti, hanno 11 anni di differenza, però l'effetto sembra suggerire un divario d'età maggiore. Nella realtà, poi, la coppia presidenziale aveva 9 anni di differenza in favore di Mary Todd Lincoln. Accettato questo ' compromesso' comunque, è inutile dire che la coppia di attori è particolarmente dotata. L'interpretazione della Field tocca punti drammatici davvero commoventi; Day-Lewis regge sulle sue sole spalle un intero film con capacità camaleontiche impressionanti (di sicuro sull'aspetto, come parlasse Lincoln non è dato sapere) e una certa verve recitativa in crescendo man mano che la trama (leggere questione degli schiavi) si fa più intensa.
Nel duo di attori si inserisce, ad un certo punto della storia, una figura all'inizio ambigua e che lascia insospettiti. Tommy Lee Jones interpreta Thaddeus Stevens, personaggio con sorpresa finale non da poco (il buonismo spielberghiano a volte però è eccessivo). A conti fatti, se devo essere onesto, è però l'interpretazione di Jones quella che mi ha colpito e soddisfatto di più di questo "Lincoln". Sarà perchè quella del protagonista era già stata tanto pubblicizzata come fantastica che ho finito per dare per scontato che fosse così, comunque di fatto, uscito dalla sala, è il personaggio non protagonista Stevens che mi è rimasto fortemente impresso. A Tommy Lee Jones darei sinceramente l'Oscar (a lui o, dopo aver visto "Django Unchained" di Tarantino ieri sera, a Christoph Waltz).
Per quanto riguarda il resto di questo prodotto cinematografico, direi che vale certamente la pena di vederlo. I film storici sono sempre interessanti da guardare, aprono la mente a situazioni lontane dalle nostre e riescono a raccontare i fatti - quando il tutto è ben riuscito - in maniera più diretta e comprensibile di molti altri prodotti di consumo. "Lincoln", in particolare, è un buon blockbuster forte di una tecnica precisa e puntuale, un cast magnifico e di uno stato di grazia che ultimamente comincia ad essere intermittente anche per il geniale Spielberg. 150 minuti di pellicola sono lunghi, eppure passano, volano, emozionano, lasciano col fiato sospeso: verrà abolita la schiavitù? Come riusciranno ad ottenere i voti necessari? Verrà mostrata la scena dell'assassinio del Presidente?
Insomma, inutile dire che la storia dell'uomo Abraham Lincoln sia interessante di per sé. Per un Paese come il nostro, poi, dove la classe politica è cialtrona e confusa, una figura politica del genere, tanto proiettata verso il futuro e illuminata è davvero una ventata d'aria fresca. Ed erano gli anni '60 del 1800. Facciamoci qualche domanda.
Ps. Oltre ai tre attori citati, nel film è composto da un cast di altri grandi nomi: David Strathairn (candidato all'Oscar per "Good Night, and Good Luck."), Joseph Gordon-Levitt ("Il cavaliere oscuro - Il ritorno"), James Spader (3 Emmy Awards per "Boston Legal"), Hal Holbrook (candidato all'Oscar per "Into the Wild - Nelle terre selvagge"), John Hawkes (candidato all'Oscar per "Un gelido inverno"), Jackie Earle Haley (candidato all'Oscar per "Little Children"), Lee Pace ("Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato") e Gloria Reuben ("E.R. - Medici in prima linea").
Pps. La pellicola ha incassato $220,977,006 a fronte di una spesa di 65milioni.
Ppps. 12 candidature agli Oscar 2013 tra cui Miglior film, regia, attore protagonista (Day-Lewis), non protagonista (Jones), attrice non protagonista (Field), sceneggiatura non originale, colonna sonora, fotografia.
Consigli: Una pellicola potente, forte di una bellissima colonna sonora di John Williams, di una bella fotografia e, chiaramente, di un cast di attori di altissima qualità (bentornata al cinema Sally Field!). Inutile dire che i momenti intensi sono molti e anche se Spielberg tende spesso ad essere un po' stucchevole, devo ammettere che qui non ho trovato grandi stonature in proposito. Il film è solito e si vede senza mai guardare l'orologio. Va visto.
Parola chiave: Schiavitù.

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Ric

lunedì 4 febbraio 2013

Film 501 - Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Primo film del 2013. Primo film di febbraio. Primo film a superare la soglia delle 500 recensioni. Solo lui poteva farcela. Chi? Batman.


Film 501: "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" (2012) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: E' sconcertante come un film così bello sia stato anche così tanto snobbato nella stagione di premiazioni di quest'anno. Niente Oscar - dopo le 8 nomination e le 2 statuette vinte del precedente "Il cavaliere oscuro" -, nessuna candidatura ai Golden Globes (che però hanno voluto puntare su... "Il pescatore di sogni"?!) e giusto una menzione nella categoria Migliori effetti speciali ai BAFTA britannici. E, grazie al cielo, una nomination ai Grammy del 10 febbraio alla magnifica colonna sonora di Hans Zimmer. Tutto ciò è stranamente fuori dalle classiche abitudini di circostanza in questi eventi "da premio" in quanto di solito si tende ad onorare ciò che era stato premiato in precedenza se non altro per giustificare la scelta di eleggerlo a "migliore" in qualcosa. Quindi tutti si aspettavano, se non la candidatura a Miglior film, sicuramente qualche citazione nelle varie parti tecniche di suono, montaggio, effetti speciali. E invece niente. Ancora una volta Nolan non è considerato, nonostante sia uno dei pochissimi registi attualmente capaci di scrivere, girare e produrre pellicole di qualità che sbanchino anche il botteghino. Senza voler denigrare nessuno, un'ultima postilla: gente come Kevin Costner e Mel Gibson hanno vinto l'Oscar alla regia. Non serve aggiungere altro.
Questo "The Dark Knight Rises" è certamente un buon blockbuster e una degna conclusione della trilogia di rinascina dell'Uomo pipistrello. Dopo i sacrifici di Bruce Wayne per salvare Gotham martirizzando il proprio alter ego, veniamo finalmente all'epilogo che lo vedrà risorgere ai vecchi fasti di gloria. Arrivarci non sarà, chiaramente, una passeggiata.
E', infatti, per colpa del cattivo di turno Bane/Tom Hardy che la sicurezza e tranquillità (apparente) della città è messa alla prova. In un crescendo di tensione e terrorismo (non solo) psicologico, infatti, il mascherato antagonista procederà nel suo intento di tenere improgionata l'intera popolazione di Gotham, sovvertendo regole e privilegi e dando in mano il potere ai criminali e ai meno abbienti (mentre i borghesi e i cittadini facoltosi sono portati al cospetto di una "corte" per essere giudicati) e denunciando gli l'insabbiamenti dei crimini compiuti dall'amministrazione Dent (Aaron Eckhart). Chiaramente c'è molto altro sotto...
Oltre ai soliti personaggi ricorrenti nella storia di Nolan (Christian Bale è Batman, poi ritroviamo Gary Oldman, Michael Caine, Morgan Freeman e Cillian Murphy), numerosi i nuovi personaggi, ognuno dotato di un "doppio" che finirà per rivelarsi con l'evolversi della storia. Senza voler preannunciare alcunché, le new entries sono Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard (entrambi in "Inception") e - inaspettatamente - Anne Hathaway nel bellissimo e molto sexy ruolo ruolo di Cat Woman. Su di loro è bene da subito tenere gli occhi puntati.
Insomma, in sostanza è una pellicola ben realizzata, tecnicamente potente e capace di creare molte attese - solo parzialmente mantenute, però - a livello di trama. Nolan è un maestro nel ricreare storie ad incastro, mondi dell'apparenza che nascondono complesse strutture a matrioska che vanno a costruire quello che sarà l'effetto a sorpresa finale. Come sempre, insomma, nulla è ciò che veramente appare. E non si può dare nessun particolare per scontato.
Interessante la performance di Tom Hardy che riesce a comunicare espressività nonostante indossi una maschera che gli copre più di metà del viso per tutta la durata dei 165 minuti di pellicola. Solo un po' meno cattiveria del previsto, da parte del suo personaggio, di quanto la trama e l'attesa non lascino sperare.
In generale, comunque, nonostante un capitolo precedente tanto famoso e acclamato, credo si possa dire serenamente che "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" non faccia assolutamente rimpiangere ciò che lo ha preceduto.
Consigli: $1,081,041,287 di incasso mondiale e capitolo conclusivo di una delle trilogie più famose della storia del cinema commerciale contemporaneo. Anche solo per questi due motivi, "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" va visto. A tutti i costi.
Parola chiave: Bar a Firenze.

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Ric

sabato 6 ottobre 2012

Film 458 - 50 e 50

Tema complesso, ma promesse quasi da commedia. Ero curioso...


Film 458: "50 e 50" (2011) di Jonathan Levine
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Scoprire di avere un cancro praticamente rarissimo all'età di 27. E, soprattutto, di avere il 50% di possibilità di sconfiggerlo.
So che la premessa potrebbe sembrare non essere delle più divertenti, ma il punto forte di "50 e 50" è la naturalezza con cui viene presentato il problema. Se fosse uno di quei drammoni sulla malattia, non credo mi sarei avvicinato troppo volentieri, ma qui il prodotto è diverso e affronta l'argomento senza commiserazione o visioni patetiche. Dolore e accettazione, paura e smarrimento, frustrazione e incertezza per un futuro che non si sa più se sarà così prossimo: Joseph Gordon-Levitt da anima e corpo al suo personaggio Adam con una sensibilità e dignità da plauso. Subisce il mondo che lo circonda solo in apparenza e lo dimostrerà alla fine, capace di affrontare un'operazione complessa che comporterà, nella storia, il passaggio che cita il titolo: vita o morte?
Nonostante, appunto, il tema non sia dei più allegri, il film non risulta pesante o soffocante, ma racconta con delicatezza e senza 'urlare' la storia di un 'amicizia che, già solida, lo divverrà ancora di più proprio a causa della malattia - il rapporto 'cazzone' tra Adam e l'amico Kyle (Seth Rogen) - e delle storie d'amore che il protagonista ha e avrà durante i 100 minuti di pellicola (Bryce Dallas Howard prima, Anna Kendrick poi).
E' un prodotto piacevole e ben realizzato, curato nella presentazione di personaggi per niente piatti che, come tutti, si ritrova ad affrontare situazioni impreviste della vita reagendo ognuno a suo modo (condivisibile o meno che sia). Quest'aria di autenticità, prima di una certa stucchevolezza familiare a tematiche affini a quella che si ha qui - finisce per dare valore a "50/50", esaltando la capacità degli attori e il risultato finale in generale.
Dispiace solo che, ultimamente, a Bryce Dallas Howard affidino spesso parti piuttosto negative. E' brava, ma la vorrei vedere in ruoli meno da stronza. Nel cast anche il premio Oscar Anjelica Huston e Philip Baker Hall ("Dogville", "Magnolia", "The Truman Show").
Ps. Due nomination ai Golden Globes di quest'anno (Miglior film commedia o musical e Miglior attore protagonista commedia o musical per Joseph Gordon-Levitt) e $39,187,783 a fronte di una spesa di 8 milioni.
Consigli: Una volta che si è consapevoli di cosa tratti la trama credo che sia un film bello e piacevole, capace di far riflettere senza angosciare lo spettatore.
Parola chiave: Schwannoma neurofibrosarcoma.

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BB

mercoledì 7 dicembre 2011

Film 339 - Inception

Dovevo rivederlo prima o poi...


Film 339: "Inception" (2010) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Comprato il dvd qualche tempo fa, ho approfittato di una serata in casa per rivedere uno dei film che più ho apprezzato la scorsa stagione.
Potente sia visivamente che a livello di trama, musiche fantastiche e un cast da far brillare gli occhi degli appassionati, "Inception" è un gioiello della cinematografia contemporanea, nonchè avanguardia - dal mio punto di vista - per la regia di Nolan, sempre più lanciato in esperimenti filmici di alto livello. Dopo aver riportato in auge la Gotham City di Batman e aver partecipato alla stesura della sceneggiatura del nuovo Superman di Zack Snyder "Man of Steel" (2013), il regista incanta con una pellicola ad elevatissimo budget (160 milioni di $) che per molti aspetti si potrebbe definire blockbuster, ma anche solo grazie alla sceneggiatura riesce ad elevarsi rispetto alla semplice definizione di film commerciale che, di certo, non rappresenta appieno questa pellicola.
Spettacolare e contorto, un sogno nel sogno che tiene col fiato sospeso lo spettatore che, attento, non riesce a staccare gli occhi dal video. una serie infinita di set, location vere e digitali, camere d'albergo che ruotano, contraccolpi per il risveglio, inseguimenti e rischi da film d'azione e suspance degna di un buon thriller.
Inutile dire quanto abbia avuto piacere di rivedere "Inception" per mille motivi che non si possono elencare. E' più facile consigliare, a chi vuole, di vederlo per lasciarsi affascinare. Il finale sarà agrodolce.
Ps. 4 Oscar: fotografia, effetti speciali, missaggio e montaggio sonoro. $825,532,764 di incasso mondiale senza l'escamotage del 3D.

Film 156 - Inception
Film 339 - Inception
Film 1062 - Inception
Film 1512 - Inception
Consigli: Seguire attentamente, usufruire del dolby surround e godersi la colonna sonora. Tecnicamente superiore.
Parola chiave: 528491.

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Ric

lunedì 25 ottobre 2010

Film 156 - Inception

Il film più atteso dell'anno, anche da me. Un cast stellare, un regista diventato di culto grazie ad alcune scelte decisamente azzeccate. Una storia che più complicata non si può ed effetti speciali che definire da urlo è fargli un torto. Che dire se non... sensazionale!


Film 156: "Inception" (2010) di Christopher Nolan
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea Puffo
Pensieri: C’è stato un momento – precisamente il 1997 – in cui molti di noi hanno affrontato la noiosa lungaggine del Titanic solamente per godere della morte finale del tanto odiato Leonardo DiCaprio/Jack.
Quelli erano tempi in cui il giovanissimo attore compariva in ogni dove, sbucava peggio che il signor Pattinson oggi: televisione, giornali, giornaletti, qualche film (sbagliato) come La maschera di ferro o The Beach, biografie più o meno autorizzate, poster, cartoline e tanto, tanto, tanto altro ancora.
Saturi causa indigestione da sovraesposizione, abbiamo sperato che una cosa del genere non avremmo più dovuto subirla. Che DiCaprio finisse dimenticato e che, finalmente, potessimo gustarci un film al cinema senza una marea di adolescenti innamorate con gridolino facile alla vista del biondo beniamino.
Contro molti pronostici, invece, oggi DiCaprio è una superstar. Non più per minorenni dall’ormone sensibile. In 13 anni di cammino dal famoso (o famigerato?) naufragio, ha saputo consolidare ed accrescere la sua popolarità, collaborando con alcuni tra i migliori narratori cinematografici di oggi (Scorsese in primis) diventando sempre più garanzia di grandi guadagni al botteghino. Ultimo, in ordine di tempo (da noi è uscito il 24 settembre), è Inception che, ad oggi, può vantare $804,183,607 di incasso mondiale, il film che ha guadagnato di più nel 2010 dopo Toy story 3 – La grande fuga. Si è gridato già più volte al capolavoro, lodando non solo il DiCaprio protagonista, ma anche svariati altri elementi del film. Il più evidente, sicuramente, è il grande lavoro di effetti speciali che sta dietro una resa così ben riuscita. La storia intricatissima di Nolan (altro elemento a favore) necessita di un supporto visivo davvero complesso, capace di interagire con i suoi personaggi in maniera così sofisticata che, fossero stati impiegati effetti scadenti, il film avrebbe raccolto solo fischi.
Invece Christopher Nolan è abituato a spingersi al limite: già con The Prestige aveva portato la sua storia ai confini con il fantascientifico, incastrando elementi storici con elaborazione pseudo scientifiche che, sicuramente, ad un altro avrebbero finito per sfuggire di mano. Ma il nostro regista londinese non si fa mettere nel sacco così facilmente e, anche qui, si districa egregiamente tra sogni, lavori da svolgere, generazione di idee spontanee, inseguimenti, sparatorie e una storia d’amore che più struggente non si può. Sia chiaro a tutti, il film non è per niente semplice. Richiede mente libera e concentrazione. Ma lasciarsi trascinare in fondo, nella mente dei vari protagonisti, è davvero affascinante!
Il tutto supportato da una colonna sonora da urlo, veramente azzeccata, capace di accompagnare vicende, emozioni, sentimenti tanto bene quanto solo un capace compositore come Hans Zimmer può fare. Il mio cuore è stato decisamente conquistato dall’atmosfera decadente delle track “Dream Is Collapsing” e “528491″ (ricordate questo numero, è importante) o dal ritmo trascinante di “Mombassa”.
Insomma, una combinazione vincente di elementi che – come se il resto non fosse già abbastanza – gioca inoltre su un certo appeal commerciale regalato dal cast che prevede un susseguirsi di grandi nomi (e grandi premi) del cinema contemporaneo: si passa dal nostro amato/odiato DiCaprio, ai premi Oscar Marion Cotillard (La vie en rose) e Michael Caine (Hannah e le sue sorelle e Le regole della casa del sidro, ai candidati all’Oscar Ellen Page (Juno) e Ken Watanabe (L’ultimo samurai), agli istrionici Joseph Gordon-Levitt ((500) giorni insieme) e Cillian Murphy (La ragazza con l’orecchino di perla, Il cavaliere oscuro) al viso stra-conosciuto e ormai logoro di Pete Postlethwaite (Nel nome del padre).
Insomma, questo ‘innesto’ di Nolan, nella nostra mente, è sicuramente riuscito: Inception ha davvero qualcosa di nuovo da raccontare (James Cameron impara!) e, soprattutto, da far vedere! Ringraziando il cielo che, per una volta, ci è stato risparmiato il mal di testa del 3D. E, chissà, magari il 27 febbraio ci scappa pure qualche statuetta importante…
Film 156 - Inception
Film 339 - Inception
Film 1062 - Inception
Film 1512 - Inception
Consigli: Bellissimo! Non si può davvero perdere! Un capolavoro complesso e ben realizzato che va più volte visto per non perdere tutti i particolari della trama. Davvero sorprendente!
Parola chiave: (Ce ne sarebbero tantissime! Ne scelgo 3) Mal. Realtà. 528491.




Ric

venerdì 5 febbraio 2010

Film 72 - (500) giorni insieme

Questo film mi è stato consigliato da Ale a cui era molto piaciuto!


Film 72: "(500) giorni insieme" (2009) di Marc Webb
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Come nella divertente nota iniziale dell'originale film "Dogma", anche qui l'incipit del film vuole sottolineare qualcosa... "AUTHOR'S NOTE: The following is a work of fiction. Any resemblance to persons living or dead is purely coincidental.
Especially you Jenny Beckman.
Bitch."
E già questo mi ha fatto morire dal ridere! Non è mai capitato a nessuno di pensare a qualche stravagante vendetta da mettere in pratica contro qualche partner particolarmente stronzo?! Io sì. Uno in particolare. E, guarda un po', io avevo un po' pensato allo stesso tipo di sputtanamento, magari senza nome e cognome in bella vista, però. Insomma, evviva la crudeltà spietata!
La storia è quella classica, con l'amore di mezzo che c'è, ma non da entrambe le parti. Chi si fa male questa volta, però, non è chi si è soliti immaginare col cuore infranto... Il particolarissimo Joseph Gordon-Levitt, che presta viso e corpo a Tom Hansen, soffre le pene dell'inferno in questo film, solo perchè ha commesso l'errore di innamorarsi di Summer Finn/Zooey Deschanel, una che nell'amore proprio non ci crede. O almeno non ci crede con Tom.
Sarà che oggi è una giornata particolare per me, un po' faticosa, ma non posso fare a meno di pensare quanto male ci si possa infliggere solo a causa di una persona. Voglio dire, nel mondo siamo più di 6 miliardi! Ma se troviamo quel qualcuno che ci fa girare la testa, e noi non la facciamo girare a lui/lei, allora non c'è niente da fare, siamo maledettamente fregati. Chi non ha provato quella sensazione di impotenza e di dolore profondo?! E per quanto tempo, poi.
In questi 500 giorni, il povero Tom sperimenta a fasi alterne le gioie e le pene che l'amore incondizionato può causare. Non solo Summer (il titolo originale è "(500) Days of Summer"), anche se mette subito in chiaro le cose, non ama Tom, ma comunque lo tiene lì in sospeso con sé, lo vuole ma non del tutto, ossia finché durerà (per lei).
Ora, so benissimo che non la si può etichettare come stronza solo perchè anche io sono stato un po' Tom, però devo ammettere che per come è caratterizzato il personaggio non si può fare a meno di pensare che sia quantomeno antipatica. E' un po' 'figa di legno', tutta immersa negli anni '60, con vestitini talvolta veramente orrendi (il nastro in testa la fa sembrare Minnie... costumista, ma ci vedevi?!) e certe espressioni con occhi a palla che fa un po' impressione... Quando la voce narrante introduce Summer, viene descritta come una dal fascino innato, che un po' tutti prima o poi hanno amato o desiderato. Ecco, io Zooey Deschanel non la vedo così bella o interessante da potermela inquadrare bene come Summer. Cioè, ha il doppiomento e sembra un furetto... Non esattamente la figa per definizione.
Sorvolando, parliamo un secondo del film prima di chiudere: oltre alla sorpresa Gordon-Leitt, questa pellicola ha un intenso sapore indipendente ed è veramente ben realizzata. La storia è ben scritta, il montaggio scombinato è aiutato da una specie di calendario dei 500 giorni in cui Tom e Summer si frequentano e che, a più riprese, viene usato per indicare in che momento della storia siamo e come sta andando (c'è un albero stilizzato: se è rigoglioso e fiorito la storia è al suo top, altrimenti se è appassito e secco allora non siamo nel miglior periodo della coppia...). E' un film che ho visto con piacere, che mi ha fatto riflettere su quanto non sia vero che 'mal comune mezzo gaudio' e che rivedrei volentierissimo per il fresco sapore che lascia alla fine della visione. Di estate? No! Primavera...
Consigli: Regalate il dvd a chi vi ha fatto soffrire!
Parola chiave: The Smiths.


Ric