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venerdì 15 novembre 2019

Film 1677 - A Quiet Place

Intro: Un horror dal successo globale con, come protagonisti, la coppia (anche nella vita reale) Emily Blunt e John Krasinski: non vedevo l'ora di vederlo!
Film 1677: "A Quiet Place" (2018) di John Krasinski
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: diciamo che, come al solito, dopo tanto sentirne parlare in positivo, quando poi ho visto il film le mie alte aspettative non sono state rispettate. "A Quiet Place" è un buon prodotto, un horror che funziona, ma non il capolavoro di cui in tanti avevano parlato. Funziona? Assolutamente, ma come tantissime altre pellicole. Probabilmente la grande attenzione mediatica è derivata dal fatto che, nonostante i molti fattori possibilmente sfavorevoli della pellicola (quasi assenza di dialoghi, debutto alla regia di un attore, genere horror che non spesso garantisce incassi stratosferici), il risultato al box-office mondiale è stato sorprendentemente buono (il film è costato tra i 17 e i 21 milioni di dollari, generando un incasso netto di $93 milioni considerate anche le spese di marketing), il che ha portato in molti a gridare al miracolo;
la scena più potente e che rimane più impressa è sicuramente quella in cui la madre - una sempre grandissima Emily Blunt - deve partorire senza poter emettere un suono: sconvolgente, drammatica e, allo stesso tempo magnetica, non si può distogliere lo sguardo!
Ps. Visto il grande successo nessuna sorpresa che sia in produzione un sequel previsto per il 20 marzo 2020.
Film 1677 - A Quiet Place
Film 2031 - A Quiet Place Part II
Cast: Emily Blunt, John Krasinski, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Cade Woodward, Leon Russom.
Box Office: $340.9 milioni
Vale o non vale: nonostante le critiche eccelse e le alte aspettative che crea, "A Quiet Place" è meno indimenticabile di quanto non ci abbiano far voluto credere. Ciò detto, rimane un prodotto ben fatto, un horror con i suoi momenti che vive soprattutto delle grandi interpretazioni di suoi protagonisti. Ed è sicuramente meglio riuscito di "Bird Box" con Sandra Bullock. Premi: Candidato all'Oscar per il Migliore montaggio sonoro, al Golden Globe per la Migliore colonna sonora e al BAFTA per il Migliore sonoro.
Parola chiave: Weakness.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 7 marzo 2019

Film 1528 - The Bounty Hunter

Intro: Non si possono vedere solo film impegnati o candidati agli Oscar. Così abbiamo optato per un titolo facile facile. Pure troppo...
Film 1528: "The Bounty Hunter" (2010) di Andy Tennant
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: "The Bounty Hunter" non solo ha un pretesto assurdo alla base - lui cacciatore di taglie, lei viola la libertà vigilata, lui la deve portare in prigione. Di mezzo c'è il fatto che i due erano sposati -, ma non è nemmeno in grado di portarlo a quel punto tanto estremo da risultare piacevolmente divertente; in un momento in cui le carriere di Aniston e Butler volavano alto, un titolo discutibile come questo era ancora considerato in grado di far successo al box-office. La realtà ha ampiamente smentito (per fortuna).
Cast: Jennifer Aniston, Gerard Butler, Jason Sudeikis, Jeff Garlin, Cathy Moriarty, Carol Kane, Christine Baranski.
Box Office: $136.3 milioni
Vale o non vale: Brutto e, francamente, inutile film spacciato per commedia ma incapace di far ridere. Assolutamente da perdere.
Premi: Candidato a 4 Razzie Awards, tra cui peggior film e peggiori attori protagonisti.
Parola chiave: Suicidio.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 26 ottobre 2018

We need to talk about Venom

Even though it had a better than expected box-office first week ("Venom" was initially projected to gross $60–70 million, but it went on to gross $80.3 million, marking the best October opening weekend of all-time, as well as the seventh best opening for a Sony film), Tom Hardy's new antihero Eddie Brock struggled to find critics consensus.
With an approval rating of 30% based on 258 reviews on Rotten Tomatoes, a weighted average score of 35 out of 100 on Metacritic and an average grade of "B+" on an A+ to F scale on CinemaScore, the movie didn't exactly topped fans and critics expectations. With some reviews describing it as "worthless", "aggressively loud and stupid without being much fun at all" or even "chaotic, noisy, and in desperate need of a stronger attachment to Spider-Man", "Venom" has apparently failed to impress its crowd, yet still managing to make strong business: with a worldwide gross of $466.5 million the movie was able to surpass the $450 million gross it needed to break even (Deadline Hollywood estimates).
So what is it about "Venom"? Is it that bad or it just wasn't able to reflect the expectation behind it? You decide. And, in the meantime, you can enjoy our latest info pic!



Film 1688 - Venom

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giovedì 4 ottobre 2018

Film 1516 - Wonder

Intro: I was curious to see this movie, an unexpected huge box office hit that I didn't know anything about until it hit the theatres.
Film 1516: "Wonder" (2017), Stephen Chbosky
Watched: my laptop
Language: English
Watched with: Fre
Briefly: a nice movie with an heartwarming story, "Wonder" works well thanks to its cast. Jacob Tremblay is a talented young actor (he's Brie Larson kid in "Room") able to lead this project on his own shoulders; Julia Roberts and Owen Wilson are an unexpectedly well matched married couple on the screen and, of course, they know how to act;
apart from the acting point of view, this picture is filled with feel-good vibes and good intentions, even though you can tell from the start where the plot is gonna lead you. You know that the poor kid with the facial deformity (Treacher Collins syndrome) will struggle at school, as you already know that at the end he will find he's way through the pain. He'll be always different, but he'll manage to make friends and survive his first school year. So, as I was saying, "Wonder" tells you a great story, even an empowering one, but fails to deliver something new to watch.
Cast: Julia Roberts, Owen Wilson, Jacob Tremblay, Mandy Patinkin, Daveed Diggs, Izabela Vidovic.
Box Office: $305.9 milion
Worth watching?: The perfect choice if you're looking for a decent movie with a feel-good vibes heart. It is based on the 2012 novel of the same name by R. J. Palacio.
Awards: Nominated for 1 Academy Award (Best Achievement in Makeup and Hairstyling) and 1 BAFTA Award (Best Make Up/Hair).
Key word: Friendship.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 8 novembre 2016

Film 1235 - Pets - Vita da animali

Moltissima curiosità attorno a questo ennesimo successo commerciale d'animazione, per cui appena uscito mi sono fiondato in sala!

Film 1235: "Pets - Vita da animali" (2016) di Yarrow Cheney, Chris Renaud
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe, Manlio, Lisa, Pasquale, Chiara
Pensieri: Alcune considerazioni preliminari mi facevano ben sperare, soprattutto l'ottimo trailer imbastito ad arte per creare l'aspettativa di un cartoon comico e particolarmente spassoso. Sono mesi, infatti, che con "Pets" ci martellano l'anima proponendoci le stesse identiche gag su cani e gatti in attesa del ritorno dei propri padroni dal tram tram quotidiano fuori casa: le aspettative, dunque, mi facevano ben sperare. Errore.
Non che "The Secret Life of Pets" sia un film brutto, semplicemente non è quello che ci si sarebbe aspettati: tutte - e ribadisco TUTTE - le situazioni comiche presentate nei vari trailer sono utilizzate in apertura del film, cosicché i primi 5-10 minuti di pellicola di fatto ricalcano quello che ormai da un anno abbiamo imparato essere la routine quotidiana degli animaletti da compagnia in assenza dei loro padroni. La premessa è assolutamente simpatica, peccato che visto il martellamento di cui sopra, penso che tutti gli spettatori si siano ritrovati un attimo spiazzati nel constatare che la premessa iniziale ricalcava il trailer a fotocopia. Ma il problema non si esaurisce qui, perché quando finalmente la storia comincia per davvero, il risultato non è esaltante e la storia è semplicemente un racconto come un altro di un gruppo di animali che vivono molte avventure e si salvano a vicenda. E, neanche a dirlo, il coniglietto peloso e coccoloso è il più cattivo e agguerrito di tutti. Non particolarmente innovativo, no.
Il problema di "Pets" non è l'essere un prodotto commerciale come tanti altri, è che promette ciò che non mantiene: una pellicola d'animazione che esplora un argomento nuovo, un gruppo di personaggi simpatici innovativo, un risultato finale ad alto contenuto di divertimento e spasso. "Pets", invece, è solo un film simpatico, buono per una serata di disimpegno e cervello spento. Il che non è ovviamente un male, semplicemente non è sufficiente.
Tutto questo ha fatto seguire, alle considerazioni preliminari, una serie di considerazioni collaterali. Innanzitutto mi pare si possa dire che alla Illumination Entertainment siano capaci di fare magie, visti gli incassi stellari di "Minions" (addirittura oltre il miliardo di dollari!), "Cattivissimo me" 1 e 2 e questo film. Mi pare che siano ottimi maghi soprattutto perché riescono a mascherare pellicole mediocri o a malapena sufficienti da titoli interessanti, tramutando investimenti commerciali relativamente bassi (una media di 75 milioni di dollari a film) in veri e propri fenomeni del box-office. In tutta onestà "Minions" vive dell'unico pregio di aver azzeccato le spalle del protagonista di un altro film - per altro non così indimenticabile - e "Pets" ringrazia gli ideatori di un trailer in grado di trascinare non solo gli spettatori in sala, ma anche le loro aspettative. A storia finita, però, mi sono sempre ritrovato a chiedermi: e quindi?
Non c'è uno di questi titoli mi abbia lasciato veramente soddisfatto e non ne considero nessuno indimenticabile - salvo solo "Lorax - Il guardiano della foresta" che, però, non ha raggiunto i faraonici incassi globali degli altri film - e francamente a questo punto mi domando davvero se quelli della Illumination non siano semplicemente degli ottimi camuffatori, una casa di produzione che ha ottime idee preliminari ma fallisce nel progetto d'insieme, perché in quanto a raccontare storie sono in grado solo di battere strade già percorse. Il che, lo ripeto, non è un male di per sé, semplicemente non spiega il loro clamoroso successo. E con "Pets - Vita da animali" la situazione si ripete: film carino, qualche gag spassosa, risultato finale nella media e un incasso mondiale stellare ingiustificato. Perché la forza trascinante di un buon trailer non giustifica 800 milioni di dollari di incasso, specialmente quando poi vedi il film e ti accorgi che c'era molto fumo e poco, pochissimo arrosto.
Cast: Louis C.K., Eric Stonestreet, Kevin Hart, Ellie Kemper, Bobby Moynihan, Lake Bell, Dana Carvey, Hannibal Buress, Jenny Slate, Albert Brooks, Steve Coogan.
Box Office: $871 milioni
Consigli: Niente di nuovo, ma sicuramente una pellicola per tutta la famiglia che regala qualche momento divertente e, per il resto, consegna un prodotto nella media senza infamia e senza lode. Il che è un po' un peccato visto l'interesse che questo titolo era riuscito a generare nei suoi confronti, ma il risultato finale è questo e noi spettatori ci dobbiamo accontentare. Il che non è certamente un risultato finale invidiabile per un pellicola destinata al grande pubblico, ma questo è quello che "Pets" ci racconta e regala, per cui è inutile agitarsi tanto: simpatico, spensierato, dimenticabile.
Parola chiave: Animali abbandonati.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 7 agosto 2016

La lunga estate fredda del box office americano

Non interesserà nessuno, ma l'altro giorno stavo pensando a come questa estate 2016 stia regalando non poche sorprese al botteghino mondiale.
Titoli assolutamente dati come favoriti stentano a trovare consensi, a malapena ritornano del budget faraonico speso per produrli e anche quando ci riescono, l'incasso totale non è davvero nulla di spettacolare. A ben guardare le prime avvisaglie del disastro c'erano già state se consideriamo le deludenti performance d'incasso di due titoli considerati fortissimi come "The Huntsman: Winter's War" e "Batman v Superman: Dawn of Justice". Immuni da questa maledizione estiva sembrerebbero i film d'animazione, pur con una grossa eccezione. Ma andiamo con calma...
20-22/5: In America è prevista l'uscita di un titolo considerato abbastanza forte, pur essendo il primo film d'animazione di una possibile serie. Si tratta di "The Angry Birds Movie" che, con un budget di 73 milioni di dollari, esordisce primo al box office con un deludente incasso di $38,155,177 nonostante "Captain America: Civil War" fosse alla sua terza settimana di programmazione (finisce alla #2). Pur non essendo un cattivo risultato, fa pensare il fatto che qualche settimana dopo il reboot di "Ghostbusters" esordirà con 46 milioni di dollari e nonostante ciò non riuscirà a fare sua la vetta del botteghino. Ritornando a maggio, nello stesso weekend di uscita del film tratto dalla famosa applicazione per cellulari, esordisce anche "Neighbors 2: Sorority Rising" che, nonostante il clamoroso successo del primo episodio con Zac Efron e Seth Rogen, che tra l'altro qui ritornano, non riesce nemmeno ad andare oltre il terzo posto in classifica e ad incassare $21,760,405 ("Neighbors" all'esordio americano è arrivato primo incassando qualcosa come $49,033,915).
27-29/5: Due titoli sembrano i favoriti a contendersi una tre giorni d'incassi di fuoco. La realtà dimostrerà che gli americani non sono particolarmente interessati alle due pellicole: "X-Men: Apocalypse" riuscirà ad conquistare la vetta con un incasso di $65,769,562 mentre "Alice Through the Looking Glass" - sequel del fortunato titolo di Tim Burton che ha raggiunto addirittura il miliardo di dollari d'incasso -, collezionerà l'imbarazzante totale di $26,858,726 finendo secondo. I due film assieme non riescono nemmeno ad incassare 100 milioni di dollari (poco più di 92), cominciando a dimostrare non solo che la lunga estate americana non sarà così felice come precedentemente, ma che i sequel non sono più garanzia di un rientro economico sicuro. "X-Men" finirà per incassare 213 milioni di dollari in meno rispetto al suo predecessore "X-Men: Days of Future Past" (primo del franchise a superare la cifra di 700 milioni di incasso mondiale) mentre "Alice 2", con un totale al botteghino globale di $287,115,105 (e con un budget di 170 milioni di $!), mancherà il record del suo predecessore "Alice in Wonderland" di 738 milioni! Nessuno sentiva effettivamente il bisogno di un secondo appuntamento al cinema con Alice, ma rimane comunque scioccante constatare quanto poco interesse c'è stato per questa pellicola. Flop.
3-5/6: Il titolo fortissimo di questo weekend è nuovamente un sequel, "Teenage Mutant Ninja Turtles: Out of the Shadows". Il primo episodio del franchise, pur bannato (giustamente) dalla critica, era riuscito nell'impresa di racimolare $65,575,105 al weekend americano d'esordio (#1) e un totalone di $493,333,584; a due anni di distanza, pur mantenendo la prima posizione (e anche questo è scioccante), questo titolo non riesce ad andare oltre i $35,316,382 all'esordio e, ad oggi, i $236,573,787 di incasso totale (-256 milioni). Considerato che praticamente il film non aveva concorrenza all'uscita (solo "Me Before You" con la metà del numero di sale), il risultato è imbarazzante (o giusto, dipende come la vedete).
10-12/6: Questo è certamente uno tra i weekend più affollati di novità. Tutti pronti ai blocchi di partenza troviamo "The Conjuring 2", "Warcraft" e "Now You See Me 2" - che ho già messo in ordine di piazzamento al box office USA -, ovvero due sequel di altrettanti primi capitoli molto fortunati e un nuovo possibile franchise tratto dal popolare videogame della Blizzard Entertainment. I presupposti per una tre giorni di dollari a pioggia parevano esserci tutti, fino a quanto non si sono tirate le somme: "The Conjuring 2" (costato 40 milioni) è l'unico a reggere benissimo e pur non presentando un cast particolarmente famoso, riesce a portare a casa $40,406,314, ovvero quasi esattamente gli stessi $41,855,326 incassati dal primo film. "Warcraft", che di milioni ne è costati 160 (!), non riesce ad andare oltre i $24,166,110 e ad arrivare secondo per un pelo, dato che "Now You See Me 2", nonostante un cast all star, riuscirà ad ottenere solamente $22,383,146 (il primo film era arrivato a quota $29,350,389 finendo secondo). Va sottolineato che dei tre, "Warcraft" era quello con un numero di sale maggiore a proiettarlo, pur mantenendosi tutti sopra i 3000 schermi; inoltre, nonostante fossero tre nuovi titoli, non sono comunque riusciti a portare a casa più di 87 milioni. Mi rendo perfettamente conto che si tratti di eccezioni, ma ci sono pellicole che sono state in grado da sole di esordire in America con incassi oltre i 100 milioni di dollari. Pur trattandosi di blockbuster o franchise ben avviati, rimane significativo che 3 nuovi titoli, di cui due sequel, non riescano a generare un incasso totale che, da sole, certe pellicole riescono ad accumulare.
17-19/6: Qui comincia il regno incontrastato di "Finding Dory", la nostra prima eccezione che conferma la regola. Praticamente senza concorrenza (del resto chi avrebbe osato sfidare il colosso della Disney-Pixar?!) a parte "Central Intelligence", Dory si porta a casa $135,060,273 in 3 giorni. Ecco che prende ancora più senso quanto dicevo poco fa. Va detto, comunque, che il film con Dwayne Johnson e Kevin Hart non si comporta per niente male e ottiene $35,535,250 finendo secondo. Il sequel di Nemo, costato 200 milioni, ad oggi ha incassato qualcosa come $834,380,923 e ancora non ha esordito su tutti i mercati del mondo (vero Italia?). Direi che per quanto riguarda l'animazione, questo sia un ottimo anno per la Disney che con "Zootopia" a inizio anno era già riuscita a superare il miliardo di dollari di incasso.
24-26/6: Dory continua a regnare incontrastata portandosi a casa altri $72,959,954 (!). Stupisce, invece, la cattiva prestazione di "Independence Day: Resurgence" che con i suoi $41,039,944 finisce secondo al botteghino e conferma il periodo di sfortuna del regista Roland Emmerich che pare ormai non azzeccarne più una. Confrontando originale e sequel, i numeri sono imbarazzanti: rispettivamente $817,400,891 di incasso globale contro $373,011,936 - anche questo titolo in Italia deve ancora uscire, ma il nostro botteghino non farà granché differenza -, budget da 75milioni vs budget da 165, 2,977 sale a proiettarlo contro le 4,130 di "IDR". Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
1-3/7: Siamo al famoso weekend del 4 luglio e Dory è per la terza settimana sul podio ($41,817,176). Quello che stupisce di più, però, è che i suoi 3 contendenti principali non siano riusciti a spodestarla nonostante sulla carta tutti i pronostici potessero essere a loro favore. Sempre in ordine di "arrivo", troviamo "The Legend of Tarzan" (#2), "The Purge: Election Year" (#3) e - mamma mia! - "The BFG" (#4). Vediamoli uno per uno.
"The Legend of Tarzan" presenta un super cast oltre che una grossissima somiglianza con il recente "The Jungle Book" (che ha incassato oltre 900 milioni di dollari nel mondo). Il protagonista ultramuscoloso Alexander Skarsgård, la bellissima Margot Robbie e l'utilizzo massiccio di effetti speciali non ha saputo salvare questo titolo che si ferma ad un modesto esordio ($38,527,856 contro un budget da 180 milioni). Ad oggi il film ha incassato $312,750,024 globalmente.
"The Purge: Election Year" è il terzo capitolo di un buon franchise: costati un totale di 22 milioni di dollari - ovvero pochissimo -, i tre episodi cinematografici sono riusciti ad incassare qualcosa come $279,482,967 nel mondo. Questo titolo in particolare ha esordito con un onesto $31,515,110 d'incasso, superiore al secondo "The Purge: Anarchy", ma inferiore al "The Purge" originale. Ad oggi "The Purge 3" ha incassato $96,231,953.
Con "The BFG" entriamo nel territorio accidentato. Qui abbiamo davvero un gravissimo problema di fondo che richiede un'analisi più approfondita. Con un budget di 140 milioni di dollari, la regia di Spielberg, la presentazione a Cannes e la presenza del premio Oscar di quest'anno Mark Rylance, oltre che una trama tratta dalla storia di Roald Dahl, questo sembrava essere il classico esempio di capolavoro spielbergiano, emblematico per successo di critica e pubblico. Nella realtà, nonostante recensioni favorevoli, "The BFG" è ad oggi un clamoroso disastro: $18,775,350 all'esordio e $113,070,193 di incasso globale! E' praticamente impossibile che il film riesca a ritornare delle spese di produzione, figuriamoci di quelle (non dichiarate) di marketing e pubblicità. Questo è il primo vero e proprio esempio di flop inteso come titolo incapace di generare un incasso quantomeno pari al suo budget di produzione.
Apro parentesi: "Warcraft", inizialmente etichettato come buco nell'acqua tra i più clamorosi della stagione, è riuscito in realtà a invertire i pronostici grazie al mercato cinese che ne ha salvato l'incasso, portandolo oltre i 400 milioni di dollari totali. Che, secondo gli addetti ai lavori, non sono comunque sufficienti a ritenere soddisfacente il risultato.
8-10/7: E qui arriviamo al secondo titolo d'animazione diventato esempio virtuoso: "The Secret Life of Pets" spodesta Dory (che finisce terza) con un incasso forse inatteso di $104,352,905 a fronte di un budget di 75 milioni! Un vero successo testimoniato anche dall'incasso globale che, ad oggi, ammonta a $414,846,348. La Illumination Entertainment porta a casa un altro successo dopo quelli di "Despicable Me" 1 & 2 e del brutto "Minions". Tarzan, a sorpresa, regge al secondo posto con $21,006,462.
15-17/7: Nuovo disastro, seppure la questione risulti più controversa. "The Secret Life of Pets" mantiene il primato ($50,838,355) relegando al secondo posto uno dei titoli più pubblicizzati dell'ultimo anno, "Ghostbusters". Dopo l'annuncio del remake/reboot tutto al femminile, l'opinione pubblica ha fatto un gran discutere dell'avvenimento con picchi di misoginia e dissenso da non sottovalutare. Si dice che la cattiva pubblicità sia comunque pubblicità, mentre in questo caso la massima non ha funzionato: 144 milioni di dollari di budget, un esordio al botteghino americano pari a $46,018,755 - che, hey, non è mica male! -, ma un incasso globale che ad oggi dimostra tutti i limiti di questa operazione: $164,952,335.
Premesso che la mia opinione sulla pellicola è positiva, rimane il fatto che al pubblico questa operazione commerciale basata sull'effetto nostalgico di un grande franchise non ha colpito. Direi un quasi flop, ma apprezzo il girl power message.
22-24/7: "Ghostbusters" crolla e dalla seconda passa alla quinta posizione. "The Secret Life of Pets" scende alla #2, mentre finisce primo "Star Trek Beyond", titolo dal quale mi sarei aspettato una minor tenuta all'esordio. Privato di J.J. Abrams - che ha salutato l'Enterprise per salire a bordo del gemello franchise di maggior successo "Star Wars" -, la pellicola mi sembrava destinata ad un minor riscontro di pubblico, forse fiaccato dall'estenuante campagna per il rilancio della creatura di George Lucas. In realtà l'incasso del primo weekend mi ha parzialmente smentito, riuscendo ad accumulare $59,253,211. Dico parzialmente perché, a due settimane dall'uscita, il film è fermo a $176,683,191 di incasso contro un budget da 185 milioni di dollari! Pur facendo leva su un effetto nostalgia tramite la somiglianza della locandina con quella del primo "Star Trek: The Motion Picture" e nonostante potesse contare - anche se è brutto da dire - sulle due recenti dipartite di Anton Yelchin e del superfamoso Spock originale Leonard Nimoy (la pellicola è dedicata alla loro memoria), questo sequel non è riuscito a catalizzare l'attenzione dello spettatore non di nazionalità americana (l'incasso extra USA si ferma a $56,366,827). Il che è curioso se si considera che per il secondo "Star Trek" degli anni 00, era stato il mercato straniero a fare la differenza fornendo il 51.1% dell'incasso totale.
Oltre al terzo "Star Trek", comunque, in questo weekend esordisce un altro sequel, che porta ad un'altra grossa inattesa anomalia, forse la più sorprendente (in negativo): dopo ben 4 titoli di indiscusso successo, il quinto "Ice Age: Collision Course" non riesce a superare la quarta posizione e i $21,373,064 di incasso d'esordio. Qui c'è davvero qualcosa che non va. Forte di quattro precedenti esordi eccellenti ("Ice Age" $46,312,454; "Ice Age 2" $68,033,544; "Ice Age 3" $41,690,382; "Ice Age 4" $46,629,259), questi rosicati 20 milioni lasciano ampiamente perplessi. Cos'è successo ad uno dei franchise animati più remunerativi di sempre ($3,063,011,343 di incasso spalmanti su 5 film, per capirsi)? Questo quinto capitolo è, tra l'altro, il primo a superare i 100 milioni di budget di produzione e, tristemente, il primo al momento a non aver superato i 300 milioni di incasso (perfino l'originale c'è riuscito!). Con i suoi attuali $266,861,100 di incasso globale possiamo certificare "Ice Age 5" come il nostro terzo flop.
(Al momento in cui scrivo, Wikipedia mi da "Ice Age: Collision Course" a quota $319 milioni di incasso globale, mentre Box Office Mojo rimane inalterato. Probabilmente è solo questione di ore prima che effettivamente i risultati vengano aggiornati anche nel secondo sito.)
29-31/7: E siamo arrivati all'ultimo weekend momentaneamente disponibile. A breve verranno comunicate anche le stime del weekend al momento ancora in essere e pare proprio che sarà "Suicide Squad", a discapito delle pessime recensioni ricevute, a far sua la prima posizione (si parla di 145 milioni di dollari!). Allo stato attuale delle cose, però, è "Jason Bourne" l'ultimo titolo ad aver ottenuto la prima posizione del box office americano di questo 2016. Siamo nuovamente di fronte ad un titolo fortissimo (soprattutto in USA), arrivato al suo quarto appuntamento cinematografico che, tra l'altro, ritrova il suo originale protagonista Matt Damon. Dopo l'addio col botto di "The Bourne Ultimatum" ($442.8 di incasso e 3 Oscar portati a casa), la produzione ha infatti tentato di non far morire il franchise rilanciando uno spin-off non particolarmente riuscito, "The Bourne Legacy" ($276.1 di incasso worldwide). Annunciando il ritorno di Damon - tra l'altro appena uscito da una stagione particolarmente favorevole e sempre sotto i riflettori dopo il successo globale di "The Martian" e le innumerevoli candidature a premi di ogni genere, primo fra tutti l'Oscar come Miglior attore -, il quinto capitolo della serie ha trovato un'accoglienza al suo esordio decisamente positiva (4,026 schermi!) che, però, non ha saputo generare più entusiasmi del terzo Bourne, in grado di esordire con $69,283,690 nel 2007 (senza considerare l'aggiustamento per l'inflazione!). Insomma, che "Jason Bourne" sarà comunque un successo è evidente, ma tutto sommato potrebbe non risultare tanto felice quanto il suo predecessore (le critiche non sono state entusiaste). Al momento il film è fermo a quota $138,010,488 d'incasso mondiale contro i 120 milioni spesi per produrlo.
Piccola postilla veloce: "Bad Moms" sorprende arrivando terzo all'esordio e riuscendo ad oggi ad accumulare $42,746,830, ovvero il doppio di quanto è costato produrlo. Il caso è degno di nota più che altro perché si tratta di un film in America vietato ai minori di 17 anni, ovvero un'ampia fascia di pubblico.

Dunque, a fronte di tutti questi dati, cosa si evince? Di fatto la situazione attuale parrebbe suggerire un'incertezza diffusa che è andata a influenzare anche territori solitamente considerati inespugnabili come i franchise. Quando nemmeno i sequel riescono più a garantire una sicurezza economica - tra l'altro nel periodo in USA più remunerativo per quanto riguarda il cinema, ovvero l'estate -, bisogna veramente fermarsi e porsi qualche domanda. Cosa sta succedendo e quali sono gli elementi discriminanti? Perché l'audience ha rifiutato un così alto numero di titoli considerati sicuri?
Non credo che la risposta stia nella qualità, in quanto molti dei più deludenti risultati fanno riferimento a pellicole quantomeno sufficienti nel loro risultato finale. Forse quello che sta cambiando è la prospettiva. Il famoso duello cinema/tv - per quanto riguarda la qualità fino ad oggi considerato appannaggio del grande schermo - si sta rapidamente sovvertendo in favore di un mezzo televisivo sempre più attento al suo pubblico specializzato, capace di intercettarne domande e interessi, in grado di prodursi in titoli di grandissimo appeal, isole felici in cui pubblico e critica si incontrano in pace. E' ormai da una decina d'anni che il termine blockbuster è stato ampiamente riabilitato da una serie di pellicole che hanno saputo dimostrare e dimostrarci quando anche un titolo mainstream possa presentare un proprio valore, un'unicità, un gusto e una resa finale degni di nota e menzione. Dopo tale aggiornamento di costumi, forse si è passati alla televisione grazie a HBO, Sky, Amazon e Netflix, attori in grado di proporre al grande pubblico serie tv sperimentali, avvincenti e di grande intrattenimento, senza contare l'elevato apporto tecnico in grado di fare davvero la differenza. Fino a qualche anno fa l'appuntamento con la "a" maiuscola era al cinema: ci sono stati "Il signore degli anelli", "Harry Potter", gli "X-Men", i vari Pixar, ecc; oggi invece si attende con ansia l'uscita di "Stranger Things", vero regalo di Netflix e sorpresa di quest'estate 2016.
E' la tv che ora fa la differenza, bisogna ammetterlo. Anzi, è la tv che fa di nuovo la differenza.
Che ci sia una corrispondenza diretta con gli acciacchi dimostrati ultimamente dal grande schermo? Io questo non lo so e certamente non lo posso garantire. Esprimo semplicemente quella che è la mia sensazione al momento: la fruizione di un prodotto televisivo di qualità mi intriga molto di più che quella di qualsiasi franchise. Il mio amore per il cinema, la bellezza del recarsi in sala e rimanere al buio in attesa che il film cominci, sono elementi che, per quanto mi riguarda, caratterizzeranno per sempre in positivo l'esperienza cinematografica, il che dubito riuscirà a scalfire la mia preferenza per il medium cinematografico rispetto a quello televisivo. Però è innegabile che si sia determinato un cambiamento di rotta in grado davvero di scombinare le carte in tavola, di influenzare le regole del gioco. Un esempio su tutti: "Game of Thrones".
Non penso serva aggiungere altro.
Sicuramente il duello cinema-tv non esaurisce la questione del perché di tanto insuccesso. Rimane comunque esemplare che, a fronte di tanto riscontro di ascolti in televisione, il pubblico rimanga tanto freddo nei confronti degli appuntamenti cinematografici. L'estate non è ancora conclusa, dunque la speranza che la situazione migliori ancora permane. Nell'attesa, i risultati ad oggi parlano da soli.

Per la mia analisi ho utilizzato i siti boxofficemojo.com, imdb.com e en.wikipedia.org

#HollywoodCiak
Bengi

martedì 4 novembre 2014

Film 810 - Gravity

Dopo un esame abbastanza pesante, ho scelto di farmi un regalo comprando questo DVD. Dopo più di un mese sono riuscito a vederlo...

Film 810: "Gravity" (2013) di Alfonso Cuarón
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questa volta ho optato per la versione originale in lingua e senza sottotitoli. In effetti gli aspetti legati alle procedure tecniche sono un po' complessi da capire - ma anche in italiano poi non è che posso dirmi ferratissimo - comunque la cosa ha influenzato davvero poco la visione. Essendo una pellicola che racconta la storia di due soli personaggi, una volta che la protagonista Sandra Bullock rimane sola è abbastanza facile seguire anche senza conoscere l'inglese così approfonditamente (però consiglierei i sottotitoli, nel caso di poca dimestichezza).
E' inutile, Cuarón secondo me ha sfornato un capolavoro del genere sci-fi. Suspense dall'inizio alla fine, empatia con la protagonista, effetti speciali mastodontici e una storia che ti incolla alla sedia. Bello, drammaticissimo, ti fa sudare freddo dall'ansia. Ce la farà la povera Ryan a tornare sulla terra?
Scelte di regia assolutamente azzeccate, un turbinio di emozioni che lo spettatore è forzato a vivere con la Bullock, si quando è inquadrata con primissimi piani sia quando ci viene imposta la sua visuale e noi come lei siamo persi nello spazio. La sensazione di smarrimento è totale, il panico agghiacciante, palpitazioni e fiato corto come se fossimo noi a roteare all'infinito, puntino bianco in un'oscurità perenne.
Se questo non è sufficiente a convincervi, bisogna aggiungere che gli effetti speciali sono da paura - anche senza il 3D si capisce bene che è il lavoro fatto è superlativo - e man mano che la poveretta si ritrova ad affrontare una nuova difficoltà e la sceneggiatura richiede un ulteriore sforzo di realismo, la computer grafica permette di realizzare in immagini scenari tanto catastrofici quanto plausibili per l'occhio umano.
Bello, potente e raccontato bene. Poco importa se scientificamente ha inesattezze, qui parliamo di fiction e le regole di una buona storia non per forza devo coincidere con una veridicità scientifica a prova di università e professori. Io ho davvero apprezzato anche questa seconda visione casalinga. 7 Oscar assolutamente meritati - e sì, secondo me Miglior film ci stava eccome - e una performance per la Bullock che molto più di "The Blind Side" avrebbe meritato un riconoscimento (ma poi come la batteva Cate Blanchett per "Blue Jasmine"?).
Film 605 - Gravity 3D
Box Office: $716,392,705
Consigli: Da vedere assolutamente! Meglio se con un buon impianto dolby e uno schermo come si deve, immersi nel buio e nel silenzio. "Gravity", se lo si lascia fare, può trasportare chi guarda all'interno della sua storia drammatica e al cardiopalma, regalando un'esperienza cinematografica forte e da ricordare. Chi ha attacchi di ansia forse dovrebbe desistere all'idea di vederlo... In ogni caso un bel film.
Parola chiave: Sopravvivere.

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Bengi

martedì 23 settembre 2014

Film 772 - Tutti pazzi per Mary

Un classico della commedia americana che, però, non ricordavo per niente. Rimediato!

Film 772: "Tutti pazzi per Mary" (1998) di Bobby Farrelly, Peter Farrelly
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Praticamente non me lo ricordavo ed è stato bello rivederlo. Rimane una pellicola piuttosto divertente e sorprende soprattutto perché sono passati così tanti anni.
Il biondissimo fascino di Cameron Diaz - che qui sboccia - è perfetto traino della storia e l'attrice non può che essere il centro dell'attenzione di tutti, personaggi e spettatore compreso. Solare, fresca e svampita quanto basta (ma poi replicherà troppo spesso questo ruolo), la Diaz è la vera sorpresa di questo film, perfetta Mary da copertina. Ben Stiller, al suo fianco, gioca ben un ruolo spesso fisico e certo molto ridicolo, con apice dell'imbarazzo alla voce "gel" per capelli. Una gag, quella, ormai finita negli annali.
La storia, che di fatto è molto semplice, funziona soprattutto grazie alle buffe trovate e il carisma biondo della protagonista, tutto rimescolato a formare e plasmare tempi e modalità della nuova commedia americana contemporanea, molto esplicita (sia nel mostrare che di linguaggio) ed estremamente fisica, anche se gli snodi attorno cui ruota la vicenda sono gli stessi di sempre (qui è la bella ragazza contesa da un mare di uomini, tra il quale ci sarà il suo vero amore). Ma il tutto funziona bene.
L'unica cosa che non ho apprezzato è il momento canterino tradotto in italiano - ma suppongo non lo avrei apprezzato nemmeno in originale - mentre in generale si può dire che "There's Something About Mary" è un prodotto cinematografico piacevole da ritrovare dopo tanti anni e sempre piuttosto spassoso.
Ps. 2 nomination ai Golden Globes del 1999: Miglior commedia e attrice (Cameron Diaz).
Box Office: $369,884,651
Consigli: Alcune gag memorabili (zip, gel, rianimazione al cane) per una commedia piacevole e spensierata, trampolino di lancio per Cameron Diaz e Ben Stiller, coppia affiatata ma alquanto improbabile (visto come lo conciano nel film). Una pellicola che ha certamente colpito l'immaginario di molti e per molti motivi, che rimane un esempio divertente tra i prodotti di genere commedia (americana). Si può vedere e rivedere serenamente e senza alcuna fatica. Leggero.
Parola chiave: Mary Jensen.

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Bengi

martedì 8 luglio 2014

Film 739 - Walk of Shame

Curioso di vedere questo film, soprattutto per la sua protagonista!

Film 739: "Walk of Shame" (2014) di Steven Brill
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Quando ho visto il film il titolo italiano non era ancora uscito e per fortuna: oltre ad essere la solita scelta imbarazzante e priva di contestualizzazione, "Una notte in giallo" fa riferimento solamente al vestito che indossa la protagonista e non c'entra nulla con il genere giallo, in quanto questa pellicola è una commedia e demenziale e degli equvoci. Era meglio lasciare il titolo originale che rende perfettamente l'idea...
Premessa fatta, per quanto questa pellicola non sia esattamente un capolavoro - per dire: è meno divertente e pazzo di "Notte folle a Manhattan" -, ammetto di essermelo goduto. Le situazioni assurde ci sono, Elizabeth Banks (una tra le attrici attualmente pi sottovalutate) è perfetta e, tutto sommato, il risultato finale è conforme alle aspettative di prodotto commerciale che fa leva su divertimento facile, equivoci imbarazzanti e una superficialità distensiva. Ovvero: piacevole e senza pretese.
Considerato quello che ci propinano oggigiorno spacciandolo per buon cinema (o tentando) e quanto spesso anche la medicrità sia premiata con ottimi incassi, mi ha stupido scoprire il deludente risultato al box-office, anche se il quasi inesistente incasso americano è dovuto al fatto che il film ha ricevuto solamente una distribuzione limitata e una direttissima realizzazione in DVD, mentre fuori dall'America la distribuzione è stata normale, ma necessariamente gli incassi sono inferiori. In ogni caso, con un budget da 15 milioni di dollari, il buco nell'acqua è evidente. Certamente il cambio di casa di distrubuzione ha generato intoppi.
In ogni caso "Walk of Shame" è assurdo quanto basta per far passare piacevolmente i 95 minuti della sua durata, anche se non porta assolutamente nulla di nuovo sullo schermo e vale soprattutto per la presenza della sua brava protagonista, in grado da sola di trascinare l'intera "baracca" e uscirne assolutamente fantastica!
Box Office: $5,565,259
Consigli: Nottata folle, colma di imprevisti e situazioni estreme per la povera Meghan che sogna di diventare volto telvisivo delle news nazionali. Dovrà passare attraverso il suo personalissimo inferno per arrivare al colloquio della carriera e dovrà riuscirci senza macchina, senza portafogli, senza documenti e, soprattutto, post sbronza (con rimorchio) e vestita troppo sexy per non sembrare una prostituta. Premesse carine - anche se già viste -, realizzazione accettabile e Elizabeth Banks sempre sul pezzo per una pellicola tutto sommato carina e ottima per una serata spensierata. Se cercate qualcosa per spegnere il cervello questo è il titolo che fa per voi. In Italia dal 24 luglio.
Parola chiave: Lavoro.

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Bengi

giovedì 12 giugno 2014

Film 727 - Vacancy

Un horror ogni tanto è sempre cosa buona e giusta.

Film 727: "Vacancy" (2007) di Nimród Antal
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Riformulo l'introduzione: un horror ogni tanto sarebbe sempre cosa buona e giusta. Questo esempio di finto horror, però, ce lo si può anche risparmiare.
Kate Beckinsale e Luke Wilson, di fatto unici protagonisti di "Vacancy" fanno quello che possono per far sopravvivere la misera trama basata su voyerismo e scarse idee, nonché una realizzazione frettolosa. Succede tutto troppo tardi - ovvero quando lo spettatore è ampiamente annoiato -, ma poi succede tutto troppo in fretta - ovvero ci si brucia il finale in un nano secondo -. Il risultato finale è niente più che un B movie brutto e senza nulla da dire, mero tentativo di incasso facile nemmeno troppo riuscito.
Gli elementi per abboccare all'amo ci sono tutti: motel abbandonato, interstatale sbagliata, incontri nel bel mezzo della notte, telecamere che spiano, gallerie sotterranee, sconosciuti che appaiono dal nulla in camera... Eppure è tutto così banalmente e superficialmente accozzato che non si può fare a meno di pensare che il risultato mediocre e scontatissimo non possa che essere una colpa solamente della trama. In ogni caso assolutamente evitabile.
Box Office: $35,300,645
Consigli: Brutto, banale e per nulla pauroso. Prevedibile fin quasi dall'inizio (ma va, la giovane coppia alla soglia del divorzio dopo questa estrema esperienza di paura si riscopre follemente innamorata? Ma dai! Che novità, che suspance, che virata imprevista!) e nemmeno sufficientemente trash per giustificare una realizzazione così priva di qualunque idea.
Parola chiave: Snuff film.

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Bengi

mercoledì 14 maggio 2014

Film 713 - Transcendence

Molto, molto interessato a questa pellicola sia per il cast che per la storia apparentemente intrigantissima.

Film 713: "Transcendence" (2014) di Wally Pfister
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Al momento ritengo sia il flop più clamoroso di questo 2014. 

100 milioni di dollari di budget, un cast stellare, premesse invitantissime e, comunque, un protagonista capace di solito di sbancare i botteghini perfino con il quarto, ennesimo capitolo de "Pirati dei Caraibi". Ma qui niente magia.
Premessa: la trama. Già di per sé la storia, che non è facile facile subito, finisce per accartocciarsi spesso su se stessa lasciando lo spettatore un po' perplesso. L'incipit - che propongo da Wiki - è questo: "Il dottor Will Caster, il più importante ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale che lavora per creare una macchina che combini l'intelligenza collettiva di tutto quello che è conosciuto con l'intera gamma delle emozioni umane, viene assassinato da terroristi anti-tecnologici. La moglie Evelyn ne carica il cervello in un computer, in modo che Will possa in qualche modo rivivere, comunicare e portare avanti le sue ricerche grazie alla connessione alla rete internet, con cui può raggiungere ogni computer della Terra."
Svolgimento: sulla carta sembrerebbe tutto una figata pazzesca. La resa, invece, è molto meno emozionante. Sì, mi sono addormentato al cinema, lo ammetto. 5 minutini al massimo, ma considerando che sono feroce assimilatore delle peggio commedie o dei peggio film in circolazione, direi che la cosa è alquanto esplicativa. 

Questo "Transcendence" non solo spesso non è chiarissimo, né intuitivo, ma è proprio noioso. Per troppo tempo non succede nulla, ovvero ciò che poteva essere riassunto in pochissimi minuti è, invece, protratto per buona parte della storia. Evelyn ha perso Will e si rifugia nel nuovo mondo che lui letteralmente costruisce per lei ora che è eterea presenza cibernetica. E questo è cristallino. Quello che non si capisce è perché la trama ce lo racconti per mezzora. A dire il vero, un'altra cosa che non si capisce è perché lei ci metta così tanto a realizzare che il nuovo pc-Will finirà col controllarla, sorvegliarla e segregarla essendo lampante conseguenza che una personalità intelligentissima, con a disposizione la rete web tutta e praticamente risorse illiminate, finirà per voler assoggettare chiunque al suo volere. Ci sono arrivato io, ci può arrivare anche Evelyn che è una scienziata accreditata. Insomma, le discrepanze su larga scala non mancano.
Manca, invece, un aspetto che avrei voluto trovare in questa storia fantascientifica, ovvero le possibili implicazioni sociali di una scoperta di tale portata. Nel film si sviluppa solamente l'aspetto legato all'uomo/coscenza che sfrutta le nuove potenzialità del suo upload nella rete solo come veicolo per rimanere assieme alla moglie che ama e vuole consolare e poi proteggere. Le innovazioni che gli sposini mettono in atto - e che la trama tratta in maniera marginale - sarebbero molto più interessanti di tutta la faida tra pc-Will e anti-tecnologici. E questa è un'occasione sprecata.
Diciamo che, un po' sulla falsariga di "Her", anche questo esperimento cinematografico finisce per sconfinare nell'ipotesi - nemmeno troppo remota - di un computer con la coscienza ma, dove il primo riesce a contestualizzare e rendere verosimili personaggi, trama e conclusione, qui ci si concentra e sull'amore tra la coppia, e sulla questione della mortalità e immortalità umana e, ancora (questo sì che sarebbe davvero interessante!), sull'etica della scienza. Una mole macrotematica di questo genere sfugge al controllo dello sceneggiatore e finisce in un marasma di spunti (e noia) che fallisce nel centrare il suo obiettivo.
Conclusione: scienza, etica e futuro sarebbero temi interessantissimi sui quali modellare una trama. Qui, purtroppo, si sprecano soldi e cast per un risultato francamente insoddisfacente, molto concentrato sulla resa in immagini (molti effetti speciali) e sul clamore che, di base, suscita l'incipit della trama (upload di un cervello umano alias coscienza su un computer). Deludente.
Box Office: $65,100,529
Consigli: In grado di generare notevoli aspettative, questo blockbuster di fantascienza finisce, però, per concentrarsi sui soliti temi: amore, tradimento della fiducia, guerra testosteronica tra chi la pensa diversamente. Si poteva fare molto di più a livello di sceneggiatura e il disastroso flop al botteghino ne è certamente un riflesso inequivocabile. Ed è un peccato considerando che il cast è notevole: Johnny Depp, Rebecca Hall, Paul Bettany, Kate Mara, Cillian Murphy, Morgan Freeman.
Parola chiave: Trascendenza.

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Bengi

venerdì 2 maggio 2014

Film 705 - Frozen

Primo film scelto sulla vita del ritorno da New York, ho scelto di dare una seconda possibilità ad una pellicola che pare essere ancora inarrestabile.

Film 705: "Frozen" (2013) di Chris Buck, Jennifer Lee
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Devo ammettere che continuo a non comprendere la frenesia da "Frozen" che ha coinvolto moltissimi e non smetto di stupirmi quando penso all'incasso del film e che la colonna sonora è ancora alla #1 della Billboard da settimane arrivando ad accumulare ad oggi, solo negli USA, 2.450.000 di copie vendute. Di conseguenza mi è sembrato di poter dare una seconda chance a quest'ultima fatica Disney, destinataria di un'infinità di critiche positive e premi - tra cui due Oscar - della passata stagione cinematografica, con l'unica differenza che, questa volta, ho scelto di vederla in inglese.
Non che il mutato approccio linguistico abbia acceso in me un sentimento d'amore, però devo dire che un po' la differenza l'ha fatta. Certamente sono partito prevenuto quando ho scoperto che personaggi come Serena Autieri ed Enrico Brignano doppiavano la versione italiana, quindi la cosa ha influito sul mio primo approccio, mentre in questo caso ho gradito un doppiaggio e un'intonazione degni di essere definiti tali. In particolare trovo ci abbia guadagnato Olaf, mitica spalla di neve, davvero ben interpretata da Josh Gad.
In generale trovo comunque che "Frozen" sia una favola piuttosto debole rispetto ad altri capolavori che la Disney ha prodotto negli anni e, sebbene non si può certo dire che sia un prodotto brutto o inefficace, rimango dell'idea che non si vada oltre il 'carino'. Capace di insinuarsi lentamente in testa, invece, la canzone "Let It Go" cantata da Idina Menzel è, oltre che estremamente funzionale alla storia, un pezzo ben scritto e stranamente difficile da dimenticare. Da questo punto di vista bisogna dire che la Disney sa sempre come farsi notare. Chapeau.
Film 649 - Frozen - Il regno di ghiaccio
Film 705 - Frozen
Film 1872 - Frozen II
Box Office: $1,143,801,943
Consigli: Un film d'animazione carino, con qualche bel numero musicale e certamente curato dal punto di vista della realizzazione. Olaf è il personaggio più divertente, mentre il messaggio d'indipendenza che passa attraverso le due protagoniste è - seppure tardivo e un po' casuale - positivo. Ottimo per una serata tranquilla.
Parola chiave: Ghiaccio.

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Bengi

mercoledì 30 aprile 2014

Film 704 - Last Vegas

Altro film "da aereo". Cominciato sul volo di andata verso New York, l'ho finito su quello di ritorno

Film 704: "Last Vegas" (2013) di Jon Turteltaub
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non 1. Non 2. Non 3. Non 4, ma ben 5 (!) premi Oscar in questa commedia sulla terza età e i diversi modi di vederla e affrontarla. Ovvero come attirare il pubblico aficionado con nomi del calibro di Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman, Kevin Kline e, unica presenza femminile rilevante, un'affascinantemente rifatta Mary Steenburgen. Questo è "Last Vegas" e non molto di più.
I quattro 'gal pal' che un po' si vogliono bene, un po' si odiano, un po' ricordano i bei vecchi tempi, un po' festeggiano e un po' corteggiano sono simpatici e abbastanza autoironici, anche se è evidente che la simpatia puramente cinematografica nella realtà tramuterebbe solamente in grande tristezza. Chi, infatti, non si sentirebbe leggermente a disagio nel trovare 4 anzianotti che - cito così, un po' alla rinfusa - vogliono rimorchiare giovani all'addio al nubilato, ballano in discoteca, si ubriacano di cocktail, danno party a cui sono invitati solo under 35? Insomma, è tutto accettabile solo in questa cornice di fiction. Allargando un pelo lo sguardo, poi, ci si accorge che la trama ha molti titoli "ispiratori", come per esempio "Una notte da leoni 2" o anche "Notte brava a Las Vegas".
In generale, comunque, questa pellicola è un prodotto di facilissimo consumo, perfetto su una tratta internazionale di un volo qualunque, estremamente facile da interrompere e rimprendere per un qualunque motivo legato al volo, senza alcun pericolo né di perdere qualche parte della storia, né qualche dialogo fondamentale.
Lo si può gradire perché il cast è oggettivamente pazzesco e perché, qualche volta, è piacevole anche sedersi, spegnere il cervello e lasciarsi raccontare una bella favoletta.
Box Office: $134,059,282
Consigli: Film divertente e innoquo, perfetto per passare del tempo spensierato o una serata tra amici. Il cast salva una trama quasi inesistente e, nonostante il botox qua e là, Mary Steenburgen rimane una donna particolarmente affascinante (canta perfino un paio di canzoni della colonna sonora).
Parola chiave: Matrimonio.

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Bengi

giovedì 20 marzo 2014

Film 684 - La bella e la bestia

Erika insisteva e la 3 regalava l'ingresso: potevamo mancare?

Film 684: "La bella e la bestia" (2014) di Christophe Gans
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Erika, Luigi
Pensieri: "La belle et la bête" non sarebbe neanche malaccio se fosse anche dotato di una trama. Così, come accessorio alle certamente belle e curate immagini che la produzione franco-tedesca è riuscita a mettere insieme.
Il film parte male fin da subito: colpita da disgrazia e pubblica derisione, la famiglia di Belle si rifugia in campagna per sparire dalla circolazione. Nell'amenità campastre Belle è l'unica a sentirsi parte integrante del contesto e lavora come una pazza per assomigliare tantissimo a Cenerentola, con cui condivide un contesto familiare altrettanto insopportabile. Quando, per un nano secondo di fortuna, il padre crede di essere riuscito a recuperare le sue ricchezze, i suoi figli sentono nuovamente scorrere in loro il fervore aristocratico e preparano una lista di cose assolutamente necessarie per il ritorno in città in grande stile. Cosa chiederà Belle al padre, unica tra tutti i sei figli? Una rosa. E già qui...
Ma poi la storia prosegue peggiorando. Il padre, per un successione di eventi, si perde nella foresta e si ritrova nel castello (della Bestia). Il castello lo accoglie con cibo e ristoro, oltre che con esattamente tutte le voci della sua lista di oggetti da comprare per i figli... tranne cosa? La rosa. (ma va?)
Lasciando il castello il padre se ne ricorderà e cercherà tra il roseto del castello, scegliendo quella per la figlia preferita: la Bestia si incavola nera, fa il suo ingresso in scena, e spiega con un ragionamento che non fa una piega, che, dopo tutto il ben di dio che l'uomo gli aveva già portato via, ora osa prendersi perfino la cosa più cara (nella fattispecie la rosa)? Sacrilegio. Blasfemia. La rosa no.
Il risultato sarà la maledizione sulla famiglia di Belle: una vita in cambio di una rosa.
E qui mi fermo con lo spoiler (il tutto si succede con estrema, superflua, lentezza). E pongo la più grande delle mie domande: perché la rosa ha questo valore iconico-simbolico se poi all'interno della trama non la si citerà praticamente più? Scordatevi la storia Disney, infatti, qui nessun petalo cadente scandise lo scorrere del tempo. E allora? Non c'è risposta.
La pellicola, invece, prosegue con una lentezza da Calende greche e, per arrivare in fondo, lo spettatore dovrà subirsi innumerevoli sproloqui della voce fuori campo, sospiri di paura, terrore, amore, tristezza, ecc e poi ancora cambi d'abito sfarzosi, balli in saloni fuoti, flashback e quel pizzico di magia che rende tutto l'assurdo che viene raccontato assolutamente plausibile.
Insomma, questo "La bella e la bestia" moderno presenta due macroaspetti evidenti: da un lato la necessità di dimostrare che anche una produzione europea (non ingelse) può investire moltissimi euro e riuscire nell'impresa di lanciare un prodotto internazionale raffinato e molto curato esteticamente, carico di un'opulenza che ferisce l'occhio ed effetti speciali che interagiscono con protagonisti anche capaci (Vincent Cassel, Léa Seydoux). Dall'altra, però, commette l'errore di fallire sul timing. I tempi non sono da cinema commerciale: tutto troppo lungo, troppo lasciato all'immaginazione dello spettatore. Manca mordente, pathos, vivacità, interesse per i personaggi. E non è poco.
In definitiva, anche se ho molto apprezzato che si sia cercata una rappresentazione estetica molto personale, il grande problema dell'assenza di una trama capace di accompagnare i 112 minuti di pellicola non può essere messo da parte. Bello da vedere, ma non c'è nulla, di fatto, da seguire.
Box Office: $26,951,840 (ad oggi)
Consigli: E' una fiaba - anche se il finale è un pelo più violento di quanto non mi sarei aspettato - e, tra l'altro, anche abbastanza stiracchiata. Lungo e senza colpi di scena. Valgono le belle immagini e rimane impresso l'esubero di pelo della Bestia. Comunque Disney batte questo film 10 a 0.
Parola chiave: Cervo.


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Bengi

venerdì 14 febbraio 2014

Film 669 - Philomena

Sempre più vicini agli Oscar, continuo la visione delle pellicole in nomination con molta curiosità e interesse.

Film 669: "Philomena" (2013) di Stephen Frears
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno (Luigi dormiva)
Pensieri: Judi Dench è assolutamente una delle migliori attrici in circolazione, in grado di passare dalla Regina Elisabetta I, alla M della maggior parte dei Bond fino a questo "Philomena" con grazia, verosimiglianza e soprattutto talento. Meriterebbe molto di più che quel misero Oscar per la sua rapidissima partecipazione a "Shakespeare in Love", ma è già qualcosa che le abbiano conferito questo premio, non sempre garantito agli outsiders come lei.
Anche per questa pellicola, naturale, la Dench ottiene una candidatura - la settima della sua carriera - e porta a casa numerosissime ottime critiche per la sua interpretazione della vera e ancora viva Philomena Lee e della triste storia che ha dovuto subire. La Lee, infatti, si è vista portare via suo figlio dalle suore del convento di Roscrea presso cui era ospitata insieme ad altre ragazze madri. Dopo un paio d'anni in cui il bambino è rimasto presso la struttura, è poi stato portato via da una famiglia americana. Si scoprirà, attraverso le indagini di Martin Sixsmith (interpretato da Steve Coogan, anche sceneggiatore), incaricato da Philomena di scrivere la sua storia, che le suore non solo impedivano alle madri di stare con i figli e poi li facevano adottare da altre famiglie, ma li vendevano a tutti gli effetti. E, nel momento in cui madre o figlio tornavano al convento per chiedere informazioni o notizie del parente, queste tenevano i due separati per nascondere, naturalmente, la verità dietro le adozioni.
La ferocia dimostrata dalle sorelle, teoricamente depositarie di una misericordia che si supporrebbe illuminante, credo sia l'aspetto più devastante da affrontare qui. La gentilezza, l'umiltà e la semplicità di Philomena sono qualcosa che riscatta il genere umano quando compie tali barbarie, ma, nell'ambiente che più di tutti dovrebbe essere consacrato al perdono e alla comprensione, rimane il fatto che si commettesse l'atrocità di separare la madre dal proprio bambino per questione di soldi. E ritengo sia una vergogna impossibile da cancellare. La protagonista di questa triste storia, ingenua ma profondamente buona, sarà la vera luce di Roscrea, in grado di dimostrare alle sorelle - in particolare a suor Hildegarde - cosa voglia dire perdonare. Dico dimostrare e non insegnare poiché trovo improbabile che le religiose abbiano realmente appreso qualcosa dalla gentilezza di Philomena.
Personali riflessioni a parte, rimane una pellicola che racconta fatti realmente - e recentemente, purtroppo - accaduti, lasciando tristezza e sconforto per l'azione di un gruppo di persone incapaci di concepire esistenze differenti dalla loro concezione di rettitudine se non attraverso punizione e mortificazione. Il percorso dell'anziana protagonista, fatto di paure, dubbi e ripensamenti, è ben narrato e la personalità dei due protagonisti, così agli antipodi, è resa benissimo sia attraverso la sceneggiatura che attraverso la capacità di Dench e Coogan. Anche se non posso dire che la pellicola in sé mi abbia tanto entusiasmato da ritenere meriti l'Oscar come Miglior film (le altre candidature sono per Miglior attrice protagonista, sceneggiatura e colonna sonora), la storia che racconta è stata in grado di farmi riflettere, riportando alla mente altri durissimi esempi cinematografici sull'argomento (un esempio su tutti: "Magdalene").
Box Office: $70,008,348
Consigli: E' una bellicola incentrata su temi fortissimi e difficilissimi da digerire. Man mano che la storia procede e le vicende raccontate si fanno sempre più amare non sarà facile rimanere saldi a una qualche sorta di fede, come invece sarà in grado di fare Philomena.
Ottime interpretazioni di Judi Dench, Steve Coogan, bellissima colonna sonora di Alexandre Desplat, autore ormai dall'inconfondibile elegantissmo stile.
Parola chiave: Anthony.

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Bengi

mercoledì 5 febbraio 2014

Film 665 - Ender's Game

Ero curiosissimo di vedere questo film da quando è uscito al cinema qualche mese fa guadagnandosi la posizione #1 al botteghino americano con uno degli esordi più bassi di sempre per un blockbuster ($27.017.351).

Film 665: "Ender's Game" (2013) di Gavin Hood
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Contando le nomination all'Oscar di tutti gli attori protagonisti escluso Asa Butterfield si calcolano qualcosa come 9 candidature e un premio vinto (da Ben Kingsley). Quindi diciamo che la scelta per quanto riguarda il cast sembrerebbe oculata. Infatti non si può certo dire che gli attori difettino di capacità (anche se certi eccessivi trasporti di Abigail Breslin sembrerebbero più adatti a "Un posto al sole") né che si sia risparmiato sugli effetti speciali (110 milioni di dollari investiti nel progetto). Eppure qualcosa non ha funzionato perché la pellicola di fatto non ha incontrato il successo che si sperava fruttasse.
Per quanto mi riguarda le note a sfavore sono un po' per l'anonimo Butterfield che non ha un gran carisma e rappresenta, qui, una rivincita del nerd tira-pugni che proprio non gli si addice e la mancanza di ritmo del film. Per essere una pellicola di fantascienza che tratta di attacchi alieni, astronavi, spazio, allenamenti su basi spaziali, giochi di ruolo e di squadra, sparatorie e compagnia bella, il risultato finale di questo "Ender's Game" è piuttosto piatto poiché non ingrana mai la marcia dell'azione.
La trama in sé, considerati tutti gli elementi elencati sopra, ha anche un certo appeal e desta una curiosità legata alla possibilità di un nuovo franchise di fantascienza che porti sul grande schermo una saga di libri famosa, incentrata su ragazzini a cui sono affidate responsabilità da adulti e che coinvolge lo spettatore tanto da fargli desiderare un secondo capitolo che prosegua la storia. E, invece, qui non succede. Anzi, si arriva al finale - che pure è un po' a sorpresa - con una certa lentezza che non aiuta, anche a causa di tutto il training che Ender Wiggin deve sopportare, riportato con abbondanza di particolari  e mettendo, di fatto, tutta una serie di step di differentissimo valore narrativo sullo stesso piano. Per dire: sì, abbiamo capito che la Scuola di Guerra è durissima, tostissima, difficilissima, cazzutissima, ecc ecc. A maggior ragione, sforbiciare un po' di quelle scene che legittimino quest'ultimo concetto avrebbe certamente velocizzato la storia verso il vero fulcro narrativo (che invece arriva solo nel finale) senza togliere allo spettatore la capacità di recepire il messaggio. Chiaramente, nell'ottica di trasporre tutta la saga di Orson Scott Card, questo zelo narrativo è funzionale ad una precisione che non scontenti i fan e, di fatto, riempa bene 114 minuti di pellicola altrimenti facilmente riducibili anche a 90.
Anche l'eccessiva certezza da parte del Colonnello Graff di quanto Ender sia speciale alla lunga stanca, soprattutto perché si sa già che l'intuizione finirà per rivelarsi veritiera, quindi è inutile calcare troppo la mano.
In definitiva "Ender's Game" non è un brutto prodotto commerciale, anche se certamente difetta (soprattutto) della questione lentezza. Un po' di 'movimento' in più avrebbe alleggerito la storia - ma chiaramente dovendo rimanere fedeli al libro "Il gioco di Ender" più di tante libertà non si potevano prendere -, di sicuro qualcosa si poteva saltare. Sono apprezzabili gli effetti speciali e, volendo scavare un po' sotto la superficie patinata hollywoodiana, si può anche tentare un approccio con sé stessi alla domanda: è giusto che i bambini siano parte attiva della guerra solo perché questa incombe?
Non è una domanda da poco ed il film non dà assolutamente una risposta, ma l'interrogativo rimane interessante.
Box Office: $112,231,473
Consigli: Si può assolutamente vedere senza alcun ripensamento. La storia nel complesso ha un suo perché, anche se dubito che, considerato lo scarsissimo incasso, riusciremo a vedere il secondo capitolo sul grande schermo che sarebbe tratto da "Il riscatto di Ender".
Parola chiave: Mazer Rackham.

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Bengi

mercoledì 29 gennaio 2014

Film 660 - Un boss in salotto

Fosse stato il film numero 666 sarebbe stato più rappresentativo.

Film 660: "Un boss in salotto" (2014) di Luca Miniero
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Tu provi a dare un'occasione al cinema italiano e... Niente, è sembra una grandissima cagata. No perché bisogna dirlo forte e chiaro: "Un boss in salotto" è un prodotto commerciale inutile e brutto.
Innanzitutto, nonostante un incipit anche interessante, la storia non procede verso alcun punto particolare. Gli sceneggiatori si adagiano scegliendo alcune tappe obbligate da commedia come la riconciliazione familiare senza mai fare una scelta che vada oltre il già visto (e di conseguenza idee altrui). Ma si sa che, essendo un banale prodotto di massa, non c'è motivo di sforzarsi, ci penseranno gli attori a rendere tutto più interessante. Ecco, no.
Paola Cortellesi, di solito ancora di salvezza di qualunque oscenità cui decida di partecipare - qui è qualcosa di insostenibile, anche solo per come la fanno parlare. Ma che dialetto è?! E perché continua a parlarlo anche quando ormai che è campana lo sanno tutti?
Rocco Papaleo è simpatico come un dente scheggiato e spontaneo come Manuela Arcuri in "Carabinieri", ma di fatto le sue sono le uniche battute del film, quindi tra tutti è qui è quello fortunato. Non so se rendo bene l'idea.
Infine Luca Argentero, che - a parte essere oggettivamente un bell'uomo - non è in grado nemmeno di fare da tappezzeria. Neanche far finta di arrabbiarsi o di provare soggezione del cognato. Niente, niente, niente.
Questo simpatico trio familiare + bambini - di cui il ragazzino sta alla recitazione come Valeria Marini all'abito da sposa bianco - è un concentrato di stereotipi disfunzionali e gag al sapore di nulla che per qualcosa come 90 minuti procede verso un finale che non solo è brutto, ma perfino inconcludente, lasciando aperta una storia che, temo con terrore, potrebbe proseguire verso un secondo drammatico episodio! Questo vorrebbe dire ancora Papaleo pseudo camorrista, Argentero amante dei trenini e la Cortellesi obbligata a riprodurre un accento che uccide barbaramente con insopportabile nonchalance, per non parlare di una delle coppie del cinema peggio assortite di sempre: Angela Finocchiaro e Ale (circa senza Franz). Io amo la Finocchiaro, ma tra questo orrendo ruolo e quell'altra oscenità imbarazzante di film a cui ha partecipato ("Ci vuole un gran fisico"), sta rendendo veramente difficile seguire questi nuovi risvolti pseudo comici della sua carriera.
Insomma, la tragica famiglia Coso - sì, si chiamano proprio così - e le sue mirabolanti avventure sono qualcosa che ammazza la voglia di seguire il cinema italiano leggero (non è tutta colpa di questo film, per carità) e ti fa chiedere costantemente come possano film per la tv americana essere scritti, interpretati e girati meglio di una produzione cinematografica ad alto budget italiana: quali passaggi non stiamo seguendo? Cosa si è interrotto? Perché produzioni fatte bene come "La grande bellezza" - che, naturalmente - può piacere e non piacere, ma si converrà tutti che a livello di realizzazione e recitazione è un grande prodotto di qualità - non sono all'ordine del giorno, ma solo rari esempi di eccellenza di mestiere? Perché nel 2014 si deve credere che far camminare un'assistente come Morticia Addams per farla assomigliare ad un robot dovrebbe in qualche modo divertirmi? Che tristezza.
Ps. Scopro con non poco stupore che questo illuminante esempio dello stato dell'arte del cinema italiano, uscito il 1° gennaio, ad oggi ha incassato un totale di 11.800.274€. Chapeau.
Consigli: Brutto e francamente imbarazzante esempio di commedia nostrana. Siamo ancora bloccati sulle differenze parodistiche tra nord e sud e trattiamo noi stessi come cliché da vendere in pari misura sia nella parte alta che in quella bassa del nostro Paese, in modo da non scontentare nessuno. Il risultato è un'inconcludente accozzaglia di situazioni "comiche" in pillole che, prese separatamente, sarebbero perfettamente riciclabili come serie tv alla "Love Bugs", dove le risate finte restano l'unico strumento per capire che c'è appena stata una battuta.
Parola chiave: Arresti domiciliari.

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Bengi