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mercoledì 12 maggio 2021

Film 1995 - Raya and the Last Dragon

Intro: Altro cartone animato, questa volta solo di casa Disney. Ero molto curioso di vederlo...
Film 1995: "Raya and the Last Dragon" (2021) di Don Hall, Carlos López Estrada
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mi rendo conto che il momento storico sia quel che sia, ma non posso fare a meno di rimanere un tantino sorpreso dall'incasso deludente di questa pellicola che, diversamente da molti prodotti visti quest'anno, presenta un buon livello di qualità e originalità. Specialmente quando un altro titolo simile come "The Croods: A New Age" ha incassato (solo al cinema) $60 milioni in più. Sarà che questo "Raya and the Last Dragon" non è un sequel né fa parte di un franchise, sarà che la diretta concorrenza con pellicole che mirano alla stessa audience ha influito, sarà il potere dello streaming vs. la non ancora ristabilità normalità della fruizione cinematografica, di fatto il recente prodotto di casa Disney non ha decisamente fatto il botto.
Ed è un peccato perché questo film funziona. Magari non è indimenticabile come certi altri classici cartoon, ma sicuramente presenta tutti gli elementi richiesti ad una pellicola di animazione che si rispetti: un'estetica solida e ben sviluppata, humor, una buona protagonista e un gruppo eterogeneo e spassoso di non protagonisti, ritmo ed elementi narrativi sufficientemente sviluppati, ottime sequenze d'azione. Ho trovato un po' stiracchiata l'idea del bebé ninja, ma quella è un'altra storia.
Insomma, "Raya and the Last Dragon" è un ottimo titolo per tutta la famiglia, perfetto veicolo per la comicità contagiosa di Awkwafina - che qui praticamente interpreta se stessa - e in definitiva una pellicola ben confezionata, piacevolissima e bellissima da guardare. Non si poteva chiedere di più.
Cast: Kelly Marie Tran, Awkwafina, Izaac Wang, Gemma Chan, Daniel Dae Kim, Benedict Wong, Sandra Oh, Thalia Tran, Lucille Soong, Alan Tudyk.
Box Office: $105.9 milioni
Vale o non vale: Divertente, dinamico e visivamente stupendo, "Raya and the Last Dragon" è il titolo perfetto per un momento di svago adatto a tutti. Da recuperare.
Premi: /
Parola chiave: Kumandra.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 24 agosto 2019

Film 1663 - The Sword in the Stone

Intro: Era da un bel po' che parlavamo di rivederlo e, finalmente, siamo riusciti a trovare il momento giusto.
Film 1663: "The Sword in the Stone" (1963) di Wolfgang Reitherman
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: non tra le mie pellicole Disney preferite, mi ha fatto comunque piacere riscoprire la storia di Artù, Merlino, Anacleto e Maga Magò, un gruppo di protagonisti squinternati e divertenti. Indimenticabili le scene di battaglia tra i due maghi e la partenza di Merlino Honolulu.
Cast: Rickie Sorensen, Karl Swenson, Junius Matthews, Sebastian Cabot, Norman Alden, Martha Wentworth.
Box Office: $22.2 milioni
Vale o non vale: Migliore di tutti i film su re Artù prodotti per il cinema, la pellicola di Walt Disney rimane un classico senza tempo.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior colonna sonora.
Parola chiave: Torneo.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 5 ottobre 2016

Film 1221 - Il drago invisibile

In tutta onestà ero davvero curioso di vedere questo film, nonostante non ricadessi esattamente nel target cui è destinato...

Film 1221: "Il drago invisibile" (2016) di David Lowery
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ramake di "Elliott, il drago invisibile" del 1977, questo "Pete's Dragon" soddisfa lo spettatore moderno grazie ad efficaci effetti speciali e una fiaba che tutto sommato è godibile.
Il succo è questo: il giovane Pete (Oakes Fegley) rimane orfano e si perde nella foresta, dove gli capita di incontrare un drago, capce di rendersi invisibile, che lo alleva. Ritrovato anni dopo in uno stato che si può eufemisticamente definire brado, Pete deve affrontare il solito problema di tutte le fiabe con morale, ovvero la smania di ricchezza/potere/fama degli uomini. Il povero drago, infatti, verrà catturato, rischiando così di divenire attrazione da circo. Concorreranno in molti ad aiutare Pete e il suo amico, prima fra tutti Grace (Bryce Dallas Howard).
"Il drago invisibile" è, quindi, un ottimo esempio di prodotto per bambini e ragazzi, una storia dolce, costruttiva e perfettamente realizzata dalla Disney, che ha preso in mano un progetto sulla carta non esattamente dal successo sicuro. Il precedente film basato su questa storia non era stato esattamente un clamoroso successo commerciale e, in ogni caso, si tratta di una pellicola di 40 anni fa. Si trattava, dunque, di svecchiare un'idea precedentemente realizzata alla "Mary Poppins" e ricontestualizzarla nel 2016: no musica e no disegni, ma solidi effetti computerizzati e una storia pazzesca e al contempo credibile. La missione è compiuta e anche se in effetti l'incasso non è stato nemmeno questa volta esaltante (ci sono voluti 65 milioni di dollari per produrlo), le ottime recensioni e la buona tenuta al box-office americano settimana dopo settimana hanno, di fatto, permesso di poter parlare di un'operazione comunque di successo.
Aspetti economici a parte, "Il drago invisibile" è un piacevole prodotto per tutta la famiglia, simpatico e ben fatto, mai volgare e con un cast di un certo livello (c'è anche Robert Redford!), per un risultato finale assolutamente soddisfacente.
Cast: Bryce Dallas Howard, Oakes Fegley, Wes Bentley, Karl Urban, Oona Laurence, Robert Redford.
Box Office: 127.7 milioni
Consigli: Una pellicola perfetta per tutta la famiglia, adatta a un momento di tranquillità. Ben girato ed esteticamente bello da vedere.
Parola chiave: Amicizia.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 25 agosto 2014

Film 762 - Dragon Trainer

Il sequel al cinema dal 16 agosto, non potevamo non ripassare!

Film 762: "Dragon Trainer" (2010) di Dean DeBlois, Chris Sanders
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: In preparazione del secondo, non poco atteso, capitolo ("Dragon Trainer 2") abbiamo rivisto "How to Train Your Dragon" che è veramente un cartoon ben fatto.
Ben scritto, con una bella storia di amicizia e formazione, che striza l'occhio alla disabilità e lancia la doppia morale: non giudicare un libro dalla copertina, non disprezzare/maltrattare qualcosa/qualcuno solo perché ci spaventa. Salvati i draghi dalla schiavitù, infatti, Hiccup/Jay Baruchel diventa non solo l'eroe del suo popolo (e di suo padre), ma anche personale eroe di se stesso, grazie all'accettazione della sua natura, tanto diversa da quella vichinga da cui discende.
Inevitabile una certa implicazione edificante, considerato il target del film, comunque nell'ottica del tutto non infastidisce e, anzi, è ben confezionata. Il film, infatti, è divertente, ricco per quanto riguarda la trama, estremamente colorato e dinamico e veramente piacevole da seguire. Non stupisce il successo ottenuto al box-office, quindi. Inoltre, da non sottovalutare, il potere magnetico dei draghi - adorabili e stravaganti, ognuno maledettamente conforme al suo futuro padroncino - utilizzati come strumento per esplicitare le differenze di ogni ragazzo, quasi l'autocoscienza di sé appena appresa sia metaforicamente cavalcata dai personaggi una volta compreso che le creature non sono affatto nemiche.
Insomma, una seconda visione - che quivale quasi a una prima, dato che non ricordavo praticamente nulla - piacevolissima che fa da antipasto a "Dragon Trainer 2".
Film 109 - Dragon Trainer
Box Office: $494,878,759
Consigli: Storia piacevole e divertente, scacciapensieri ma di buon intrattenimento. Un cartoon ben realizzato che, nell'anno d'uscita, ha sicuramente sofferto la compresenza dell'attesissimo "Toy Story 3", al quale l'Academy ha conferito uno dei 2 Oscar cui anche "Dragon Trainer" era candidato, ovvero Miglior film d'animazione. Peccato, anche questa pellicola era veramente meritevole.
Parola chiave: Morte Rossa.

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Bengi

lunedì 28 aprile 2014

Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

In volo verso New York, questo è il primo film che decido di vedere nella lunga attesa per arrivare! Nonostante pochi giorni prima avessi appena comprato il dvd e attendesi di vederlo, comodo comodo, sul mio divano...

Film 701: "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug" (2013) di Peter Jackson
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lo avevo sia sopravvalutato che sottovalutato. Dipende dal punto di vista.
Sopravvalutato perché le mie aspettative prima di vedere questo secondo 'Hobbit' erano altissime, cariche di ricordi relativi a "Il signore degli anelli" e giustificate anche da un "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" piuttosto ben riuscito (e capace di non poche connessioni con la saga precedente). Sottovalutato perché, ora che l'ho visto per la seconda volta, mi rendo conto che "The Hobbit: The Desolation of Smaug" non è così malvagio come mi era parso alla prima visione.
In un bilanciamento di impressioni ora più equilibrato, posso dire che "Lo Hobbit 2" è una pellicola divertente, spensierata e certamente ricca di avventura, anche se decisamente inferiore rispetto, per esempio, a "Il signore degli anelli - Le due torri". Ciononostante, nell'ottica della trilogia de "Lo Hobbit", è un episodio in linea con i toni più scherzosi o spensierati legati ad entrambi i mondi dei nani e degli hobbit. L'errore sta nel non confondere le due saghe di Jackson che, seppure si assomigliano, non sono la stessa cosa.
3 nomination all'Oscar (effetti speciali, montaggio e missaggio sonoro), un ottimo incasso al botteghino, il ritorno di Legolas (Orlando Bloom) nella saga e l'esordio di Smaug/Benedict Cumberbatch nonché dell'elfa (inventata) Tauriel/Evangeline Lilly, di fatto unica presenza femminile della pellicola, ovvero novella Arwen/Liv Tyler. Vedremo come andrà a finire e, soprattutto, se il terzo e ultimo capitolo, ora ribattezzato "Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate" ("The Hobbit: The Battle of the Five Armies") riuscirà a portare a casa qualche premio oltre che nuovamente un incasso sopra al miliardo di dollari.

Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 616 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Box Office: $953,066,855
Consigli: Necessario per continuare la saga ispirata alle avventure di Bilbo Baggins/Martin Freeman e della compagnia di nani da cui è assoldato, questo secondo capitolo della saga è meno riuscito del precedente, ma sicuramente un'ottima scelta per una serata spensierata e visivamente molto affascinante. Solo, bisogna ricordarsi che la pellicola dura 161 minuti...
Parola chiave: Drago.

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Bengi

giovedì 27 marzo 2014

Film 688 - 47 Ronin

Per celebrare la partenza verso il Giappone di Marco, un blockbuster a tinte orientali tra leggente, draghi e harakiri.

Film 688: "47 Ronin" (2013) di Carl Rinsch
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Luigi
Pensieri: Si parte dalla storia giapponese dei 47 ronin rimasti senza il proprio daimyō e in cerca della vendetta che ne ripulirà il nome, la si condisce in salsa occidentale, la si imbottisce di effetti speciali e ci si mette la faccia dell'unico attore hollywoodiano vagamente in linea con tratti orientali. Questo è "47 Ronin", blockbuster ad altissimo budget ed ampissimo scoperto negli incassi che, di fatto, non è comunque peggiore di altri titoli ben più remunerativi visti in passato.
Non so se sia stato a causa del decentramento dal solito baricentro americano o perché Keanu Reeves è da un po' che non incassa vittorie al botteghino, comunque questa pellicola è rimasta ampiamente snobbata dal pubblico un po' di tutto il mondo e non è riuscita a ripagare i 175 milioni di dollari di budget che hanno reso possibile questa produzione.
Produzione che, va detto, per quanto perfettamente in linea con la solita classificazione di 'americanata', riesce a tratti a lasciare incuriosito lo spettatore, specialmente per quanto riguarda la figura della strega (interpretata dalla cadidata all'Oscar Rinko Kikuchi) e delle sue numerose trasformazioni e arti magiche. Belli anche i costumi, anche se a mio avviso poco in linea con la tradizione giapponese settecentesca. In ogni caso certamente d'effetto.
Nell'insieme la storia - seppur criticabile per non poche scelte - riesce nell'intento di intrattenere egregiamente chi guarda, dosando in maniera equilibrata tutti gli elementi del caso: azione, dramma, amore, magia, effetti speciali, vendetta e una super cattiva capace di trasformarsi in innumerevoli forme. Quindi il risultato finale è in linea con le aspettative bidimensionali di trama e profondità dei personaggi.
La parte più inutile di tutto il film, nonostante sia quella riportata anche sulla locandina italiana, è quella che trasporta i protagonisti dalla campagna giapponese alle barche dei pirati. Il motivo del cambio di location è giustificato dalla ricerca dell'eroe, esiliato e umiliato precedentemente, che finisce a combattere nelle bische clandestine menando di brutto. La scena ricorda malamente esempi già visti al cinema in "Il gladiatore", "Sherlock Holmes" o i più recenti "Hercules - La leggenda ha inizio" e "Pompei". In aggiunta, la presenza in locandina di Rick Genest - diventato famoso per via dei suoi tatuaggi total-body mostrati inizialmente nel video "Born This Way" di Lady Gaga - non è assolutamente giustificata da alcun ruolo nel film: comparirà solo in una scena, con una sola battuta, proprio all'arrivo di Ôishi/Hiroyuki Sanada al porto.
Bizzarre location alla "Pirati dei Caraibi" a parte, "47 Ronin" rimane comunque un esempio di cinema americano che ruba storie della tradizione di altri Paesi per ricamarci sopra tutta un'altra storia, scegliendo l'avventura mistica al posto di una trasposizione fedele dei fatti reali. Per quanto devo dire che il tutto non mi sia dispiaciuto, la sensazione di una produzione di serie B non mi ha abbandonato durante la visione di tutto il film e questo, per un film con budget da kolossal, è un errore che non deve accadere. Keanu Reeves, che certo si mantiene in gran forma, mi è sembrato comunque un po' sottotono a livello recitativo, addirittura più sottomesso del suo personaggio. Rende bene nei compattimenti, che sono più realistici di quanto mi sarei aspettato.
Film 1097 - 47 Ronin
Box Office: $146,152,054
Consigli: Il Giappone è sempre una terra intrigante fatta di paesaggi, personaggi e storie tanto diverse dalle nostre quanto interessanti da seguire. Nonostante qui quella dei 47 rōnin sia ampiamente rivisitata, è comunque piacevole da vedere. Il cast è tutto orientale tranne Reeves.
Parola chiave: Vendetta.

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Bengi

giovedì 26 dicembre 2013

Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

Finalmente il secondo capitolo. Finalmente di nuovo nella Terra di Mezzo!

Film 641: "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug" (2013) di Peter Jackson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Marco
Pensieri: Non amo i capitoli di passaggio e questo Hobbit 2, come fu per "Le due torri", è di fatto un film-ponte che traghetta i protagonisti dalle prime avventure de "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" al grande epilogo dell'episodio conclusivo dell'anno prossimo, "Lo Hobbit - Racconto di un ritorno". Quindi, anche per questo motivo, risulta uno strano esempio cinematografico, in quanto ha un inizio e una fine che non sono tali per definizione.
A prescindere da questo, però, il secondo episodio della nuova saga di Jackson mi è piaciuto meno. Ho letto di critiche più positive rispetto alla prima pellicola poiché la lentezza iniziale che la contraddistingueva qui, invece, non c'è. A mio avviso, però, non è sufficiente a dire che ci sia stato un miglioramento.
Il film non è male, per carità, e non ci sono mai momenti noiosi, ma il nuovo assetto da videogioco coloratissimo e pieno di azione mi ha lasciato perplesso. Tutto questo nuovo dinamismo è veramente dettato dalla necessità di raccontare la storia o si è semplicemente voluto cambiar rotta rispetto al precedente risultato? In aggiunta: quanto era veramente necessario girare un capitolo aggiuntivo piuttosto che i soli due decisi all'inizio della produzione?
Perché, di fatto, l'impressione che ho avuto è che molti degli intrighi narrativi e delle trame secondarie potessero benissimo essere abbreviati e, in aggiunta, moltissimi dei momenti di guerriglia potessero essere sforbiciati. Non si è, dunque, calcata un po' troppo la mano sull'azione per riempire un vuoto narrativo altrimenti palese? Leggere il libro sicuramente aiuterebbe a capirlo.
In generale "The Hobbit: The Desolation of Smaug" è una pellicola carina con i suoi buoni momenti, anche se rispetto alla bellezza de "Il signore degli anelli" non c'è confronto. Qui manca totalmente un realismo dell'immagine che 10 anni fa aveva reso Frodo e compagnia tanto intriganti quanto verosimili. Thorin (Richard Armitage) non è Aragorn né ha il suo magnetico carisma, la nuova elfa Tauriel (Evangeline Lilly) non è Arwen e mai sarà tanto eterea, nonostante il tentativo un po' sciocco di sovrapposizione tra le due attraverso l'espediente della luce divina da incantesimo curativo. Non è comunque tutta "colpa" loro. La combricola di nani è simpatica, ma non ci si riesce ad affezionare ad alcuno di loro. I nomi sono impossibili da ricordare e anche a livello visivo non sono facili da riconoscere (tranne quello grasso con le trecce rosse tipo Obelix). Thranduil (Lee Pace), che dal trailer ti aspetteresti essere il nuovo elemento-sorpresa della storia è, invece, una delusione e finisce per sembrare un isterico capo degli elfi impaurito ed allucinato. Quest'ultima caratteristica si riscontra bene anche in suo figlio Legolas (grande ritorno di Orlando Bloom nella saga), un po' inutilmente sfruttato all'interno del racconto e più che altro calato dalla promozione come asso nella manica per i nostalgici delle precedenti pellicole. Bloom non è mai stato un campione dell'espressività e le caratteristiche peculiari degli elfi - algidi, privi di emozioni evidenti, biondi - non gli si addicono granché e, anzi, sembra peggiorato rispetto all'ultima volta che aveva portato il ruolo sullo schermo. Infine Gandalf non è lo stesso Gandalf (Ian McKellen), ma una specie di caricatura simpatica e meno iconica.
Impeccabile, invece, è Martin Freeman nelle vesti di Bilbo, capacissimo interprete dall'evidente espressività, vero re della storia nonostante la sua parte qui cominci a ridursi in favore di elfi e nani, nonché il ritorno di Sauron attraverso l'occhio di fuoco. L'anello, infatti, comincerà a dare i primi segni di pesantezza malvagia e anche lo stregone grigio se ne accorgerà.
Il grande momento della pellicola, l'incontro con il drago, è effettivamente il picco di tutta la storia, assolutamente all'altezza delle aspettative: Freeman duetta con Smaug - doppiato in inglese da Benedict Cumberbatch, suo compagno di set in "Sherlock" - in maniera egregia, in un balletto sull'oro che è un piacere da guardare. Grazie agli effetti speciali l'enorme creatura è resa benissimo ed è cento volte meglio di momenti precedentemente digitalmente ricreati che, invece, fanno pensare più che altro ad un videogame non sempre realizzato al meglio. Senza il carisma di Freeman, perfetto erede dei precedenti 4 hobbit Frodo, Sam, Pipino e Merry, "La desolazione di Smaug" non avrebbe avuto alcun pregio di per sé, se non quello di rappresentare il capitolo di passaggio verso la conclusione della saga (anche perché moltissimi degli snodi narrativi sembrano fotocopiati dai tre precedenti episodi della trilogia dell'anello).
In generale, per carità, questo film non è brutto e si fa guardare in maniera assolutamente piacevole, ma la sensazione è che si siano un po' traditi i precedenti lavori in favore di un patinato fastidioso e una superficialità un po' vuota. Gli scenari sono fantastici, la fotografia curatissima e, inevitabilmente, l'attaccamento per tutto ciò che la Terra di Mezzo rappresenta e ha rappresentato non può essere cancellato. Però mi aspettavo molto più. Meno giochetti e -paradossalmente - stereotipi in favore di quella magia che Jackson ha saputo da solo creare per le belle storie di Tolkien. La sensazione è che anche lui si sia piegato ai meccanismi hollywoodiani di standardizzazione di prodotto e contenuto, mentre l'aspetto bello di tutta la saga era proprio che, per una volta, un colossal contemporaneo potesse avere le idee, i paesaggi, i volti e la realizzazione di stampo più indipendente e libero da un vincolo glamour e piatto cui siamo solitamente abituati. Sebbene non si possa dire che Jackson abbia optato totalmente per tali meccanismi, l'impressione globale è, però, che "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug" ne sia in parte contagiato suo malgrado: visivamente potente e capace, come ci si aspettava, di grande intrattenimento, è tuttavia carente di un'anima propria che lo elevi rispetto al resto, nonché lo caratterizzi inequivocabilmente rispetto agli altri film collegati alla saga.
Godibile e dal tempismo perfetto per risultare un successo, ma non è di certo il più significativo tra i film di Jackson sulle gesta della famiglia Baggins.
Ps. Ad oggi il film ha incassato $416,924,000 al botteghino mondiale. Riuscirà ad incassare più di un miliardo di dollari, come ha fatto la pellicola che lo ha preceduto? Al momento, un aspetto che li accomuna, è di essere stati completamente ignorati dalle nomination ai Golden Globes: gli Oscar dovrebbero regalare più soddisfazioni (effetti speciali e scenografie, probabilmente).
Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 616 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Consigli: Meno indipendente rispetto al capitolo 2 de "Il signore degli anelli", questo "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug" ha bisogno del suo predecessore per essere compreso appieno. E' un bel prodotto commerciale da vedere e ha buone sequenze di azione, anche se manca un poco di personalità. Divertente, spensierato e con un bel finale incendiario grazie al drago Smaug. Perfetto per le feste, in attesa de "Lo Hobbit" 3 esattamente tra un anno.
Parola chiave: Arkengemma.

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Bengi

lunedì 26 aprile 2010

Film 109 - Dragon Trainer

Con un sacco di ritardo, pubblico finalmente questa recensione! A mia discolpa: un nuovo lavoro, le dimissioni dal vecchio, un altro blog e un viaggio a Londra... Bastano come scuse?


Film 109: "Dragon Trainer " (2010) di Dean DeBlois, Chris Sanders
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Cosa potevo aspettarmi da un film su vichinghi e draghi? Niente di buono, in effetti. E invece vengo estasiato da un cartone DreamWorks davvero piacevole e divertente, non banale. La storia di Hiccup, unico vero nerd nel suo villaggio di vichinghi, che colpisce per sbaglio quello che il suo popolo ritiene essere il drago più feroce che esista. Peccato che, una volta avvicinato, si dimostrerà mansueto come un cagnolino (dotato di ali e che spara con la bocca...).
Ovviamente la collaborazione uomo-drago si dimostrerà estremamente efficace e proficua, tanto da salvare lo sterminio dei draghi e far diventare - ovvio - Hiccup il più figo del villaggio, con tanto di ragazzina al seguito e padre fiero come non mai.
Nonostante certi passaggi obbligati da cartone animato (percorso di formazione, riscatto sociale e famigliare), il film mi ha colpito per la sua simpatia e leggerezza. Idea vincente quella dei draghi, che da sempre affascinano il pubblico giovane, a cui questa volta, però, si aggiunge quasi un'anima collettiva. Il drago è a) ingiustamente perseguitato b) fondamentalmente buono e addomesticabile c) soggiogato da una creatura più in alto nella scala alimentare. Diventano simpatici quasi per forza.
Insomma, una pellicola davvero piacevole e divertente, non solo congeniale ai più piccoli!
Consigli: Da vedere quando si ha un po' di tempo libero, per rilassarsi e spegnere il cervello! Aiuta.
Parola chiave: Sdentato.




Ric