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giovedì 31 luglio 2025

Film 2376 - Companion

Intro: I saw the poster and I got really curious about it. Then the red carpet, the press and the good reviews came in, which got me excited. Somehow, tho, I ended up forgetting about this film, until someone mentioned it and I finally decided to give it a go.

Film 2376
: "Companion" (2025), Drew Hancock
Watched on: The projector
Language: English
Watched with: Niamh
Thoughts: Did I enjoy it? Absolutely. Was it as revolutionary and groundbreaking as some reviews made it out to be? Not really.
"Companion" is a good sci-fi thriller with a little bit of horror and humor in it and it works well, althoigh the idea of a robot lover (the companion) that gains conciousness (or freedom) and turn agains her partner (or captor) isn't necessarily new. To be honest, it gave me "Black Mirror" vibes (which is good).
The cast is great, Sophie Thatcher does an amazing job and is a great lead - and perfect for the part - while Jack Quaid continues to do great work. I was happy to see Harvey Guillén outside his familiar Guillermo clothes ("What We Do in the Shadows").
Overall a good watch.
Cast: Sophie Thatcher, Jack Quaid, Lukas Gage, Megan Suri, Harvey Guillén, Rupert Friend.
Box Office: $36.7 million
Worth a watch?: Not groundbreaking, but an entertaining watch. Definitely not for everybody, but for those who enjoy this kind of movies it worth giving it a go.
Awards: /
Key word: $12 million.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 10 gennaio 2025

Film 2338 - Queer

Intro: Always excited to watch one of Luca Guadagnino's movies, especially when the story centers around queer characters.

Film 2338
: "Queer" (2024), Luca Guadagnino
Watched on: At the movies
Language: English
Watched with: Niamh, Debbi
Thoughts: God I didn't like this movie.
Although I read very (and various) favorable reviews online, I have to admit that for me "Queer" was a drag. The story didn't resonate with me at all and i couldn't wait for it to be over, especially the second half of it. Once we hit the jungle looking for the mysterios telepathic plant this movie lost me. But let's not get ahead of ourselves...
Three things I particularly liked about "Queer": Daniel Craig's performance - which is great throughout, the craftmenship of this production (cinematography, score, art design and set decoration) and that, for once, Luca Guadagnino is finally centering a gay story around the man's body. On the latter, I noticed that Guadagnino tends to 'hide' the male body in a way that doesn't apply when it comes to the female one: particularly, in "Call Me By Your Name" he shows a naked woman in the film, but he refused to show the two leads naked and stated "that it was a conscious aesthetic decision" (more on this topic on this article by Variety). Also, I found "Challengers" to be a bit on the queerbaiting side of things.
That said, I appreciated this time around there was no hiding behind an aesthetic decision.
For the rest, I've found "Queer" extremely long (137 min) and suprisingly uneventful considering that we even venture to the jungle. This part specifically reminded me of the movie "The Lost City of Z", where the slow pacing and lack of major events resurfaced memories of Martin Scorsese's "Silence", tho I liked that one better.
All in all, considering how eger I was to watch this movie, I can't say I wasn't disappointed: it's too long and too slow and the second half of the story is too crazy and detached from the first half for my taste. No disrespect to the 1985 novella by William S. Burroughs from which the movie is based on as I haven't read it, but this is definitely not my cup of tea.
Cast: Daniel Craig, Drew Starkey, Jason Schwartzman, Henrique Zaga, Omar Apollo, Lesley Manville.
Box Office: $3.9 million
Worth a watch?: I wouldn't reccommend it. The pacing is slow and the story takes a crazy turn towards half the running time and it goes bonkers for a good while. If you're fan of William S. Burroughs's work you could give it a go, but embrace yourself for a long watch.
Awards: Daniel Craig was nominated at the Golden Globes for Best Actor in a Motion Picture – Drama and is currently nominated for Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role at the SAG Awards.
The movie competed at the Venice Film Festival.
Key word: Telepathy.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 28 ottobre 2024

Film 2315 - The Apprentice

Intro: Cinemino settimanale, questa volta con Michael e a vedere una pellicola che non ero sicuro avrei di fatto deciso di vedere.

Film 2315: "The Apprentice" (2024) di Ali Abbasi
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: ero curioso di vedere questo film per la performance di Sebastian Stan, ma non sapevo se avrei retto le 2 ore di durata. Più che altro perché ultimamente i film lunghi mi tediano e molto spesso la durata non sembra giustificata dal risultato finale. Non che 2 ore siano poi così tante, per carità; comunque qui dev odire tutto bene.
Il film in generale non mi è dispiaciuto e, anzi, certi aspetti della storia sono anche interessanti: come Trump è riuscito ad emergere, come la sua persona/il suo personaggio cresce e muta durante la storia, le difficoltà nei rapporti familiari e soprattutto con il fratello maggiore.
Poi c'è anche da aggiungere che Sebastian Stan è di fatto un buon protagonista che porta competentemente sulle proprie spalle le sorti di questa pellicola, anche se (per quel poco che ne possa sapere io) non mi pare ci fosse necessariamente una somiglianza così spiccata con il soggetto rappresentato qui. O, per lo meno, c'è somiglianza estetica - la parrucca è giusta e anche il make-up funziona e per quanto Stan non sia identico a Trump, non si può non riconoscere che sia interpretando proprio lui - ma certi modi di fare dell'ex presidente USA non li ho visti. Il distintivo modo di increscare le labbra è mostrato forse una volta a inizio storia, mentre il suo classico modo di parlare (almeno quello odierno che riconosco dai vari comizi) non c'è. Mi sono chiesto se non fosse perché qui si rappresenta la storia del giovane Trump pre-deliri di onnipotenza - oddio, nemmeno tanto a dire il vero - e accuse di persecuzione. Insomma, c'è qualcosa che ti fa capire che è Trump, ma allo stesso tempo qualcosa non funziona.
Al di là di questo, comunque, "The Apprentice" presenta una storia interessante a sufficienza da catturare l'attenzione dello spettatore. La storia scorre senza problemi e non c'è mai un momento tedioso e, devo dire, questo anche grazie a un'interessante performance di Jeremy Strong che all'inizio mi ha decisamente infastidito, ma poi catturato. Il parlare così monotono del suo personaggio Roy Cohn inizialmente mi ha dato sui nervi, ma una volta che mi ci sono abituato e sono andato oltre l'enunciazione delle battue e mi sono concentrato sul personaggio e la sua interpretazione, devo dire che sono rimasto in qualche modo "incantato".
L'unico vero problema che ho con questa pellicola è il finale, così repentino da lasciarmi spiazzato. Nessun'avvisaglia che si stesse arrivando a fine corsa, la storia semplicemente finisce. Avrei preferito che si tirassero un po' di più le somme e si optasse per un finale più articolato in termini narrativi.
In ogni caso "The Apprentice" è stato sicuramente una visione interessante, forse un titolo che non avrei necessariamente visto a tutti i costi, ma che ha soddisfatto le mie aspettative.
Cast: Sebastian Stan, Jeremy Strong, Maria Bakalova, Charlie Carrick, Martin Donovan.
Box Office: $6.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Non per tutti, ma non un titolo da cui fuggire: non serve condividere il pensiero politico del soggetto in esame qui per godersi la visione. Sebastian Stan e Jeremy Strong fanno un buon lavoro e hanno buona chimica.
Premi: In concorso a Cannes 2024.
Parola chiave: Three rules.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 27 giugno 2024

Film 2284 - Challengers

Intro: Uno dei film che attendevo di più questa stagione.

Film 2284: "Challengers" (2024) di Luca Guadagnino
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: non è la prima volta che mi capita di avere determinate aspettative su un film di Guadagnino che, una volta visto, rimangono parzialmente disattese. Di fatto, però, ammetto che rispetto a un tempo sia cambiato il mio modo di vedere le cose: non è il film che non ha soddisfatto le mie aspettative, sono io che non posso basare la mia opinione di una pellicola sulla base di quello che desidero vedere.
Una volta fatto pace con questa mia tendenza - e avendo avuto a disposizione almeno un mesetto per rifletterci - devo dire che "Challengers" mi è piaciuto e, più di tutto, mi è piaciuta Zendaya. Sempre più lanciata e desiderosa di mettersi alla prova, anche in questo nuovo progetto l'attrice si mette alla prova e consegna al pubblico un personaggio che non l'avevo ancora vista interpretare, una donna matura, con aspirazioni, famiglia, forte di carattere e dominante. Un'ottima prova d'attrice.
Relativamente alle mie aspettative disattese, dico solo che, alla vigilia della visione al cinema, avevo letto molti articoli che parlavano della sensualità di questo film, la sua aura gay, la scena del churro, ecc ecc. La realtà è che Guadagnino è più "pudico" di quanto non sembri esteriormente (era già successo con "Call Me By Your Name") e questo "Challengers" insieme a lui. Sì, qualche momento di tensione omoerotica c'è, ma non quanto mi aspettassi o volessi. Il che, come dicevo, non è necessariamente un male, semplicemente la storia ha un punto di vista differente ed è interessata a raccontare qualcosa di diverso: un triangolo amoroso, la competitività del mondo dello sport agonistico, la storia di 3 persone diverse attratte dallo stesso elemento comune (il tennis), la competitività "testosteronica" tra i due protagonisti. Insomma, ci sono tanti elementi a formare questo "Challengers" e solo collateralmente c'è un interesse ad approfondire la componente gay. Io tifafo per quella, volevo più di quella roba di lì. Ciò non toglie che ci sia un elemento di sensualità in generale che appartiene sia a Josh O'Connor e Mike Faist che a Zendaya. Aggiungo che, insieme, fanno un trio esplosivo.
Insomma, "Challengers" è sicuramente uno dei titoli più interessanti usciti in questo 2024 (curiosamente, due di questi vedono Zendaya come protagonista) e vale la pena di recuperarlo. Ottime prove d'attore, magnifica fotografia, colonna sonora pazzesca (di Trent Reznor e Atticus Ross), montaggio molto creativo che funziona per il film e le sue tematiche e un Guadagnino in gran forma. Match point.
Cast: Zendaya, Josh O'Connor, Mike Faist.
Box Office: $94.2 milioni
Vale o non vale:
Premi: /
Parola chiave: Match.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 maggio 2024

Film 2274 - The Talented Mr. Ripley

Intro: Prima ancora che uscisse la nuova serie di Netflix (a dire il vero nemmeno sapevo che fosse stata realizzata), una sera ho rivisto questo pellicola.

Film 2274: "The Talented Mr. Ripley" (1999) di Anthony Minghella
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: a differenza di "Ripley" che non sono riuscito a finire, non ho avuto alcun problema a vedere "The Talented Mr. Ripley" tutto d'un fiato.
Iconico ensemble di attori - con un Matt Damon che definire in forma è dire poco - e qualche momento nostrano che spicca (dico solo: Fiorello che duetta con Damon e Jude Law, momento per il quale i 3 sono stati nominati agli MTV Movie + TV Awards per Best Musical Performance), location bellissime e un stile che, in generale, non manca di farsi sentire, il film di Minghella non è perfetto, ma sicuramente riesce a lasciare il segno. L'intrigante quanto inquietante storia di Patricia Highsmith, poi, fa il resto.
Cast: Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude Law, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman, Jack Davenport, James Rebhorn, Sergio Rubini, Philip Baker Hall, Fiorello, Stefania Rocca.
Box Office: $128.8 milioni
Vale o non vale: Il film che forse più di tutti racchiude l'essenza dell'era Gwyneth Paltrow, il più simile in termini di glamour e stile alla realtà che ha contraddistinto - almeno attraverso la lente dei media - quel momento che è stato il picco mediatico e più iconico dell'attrice.
In una sorta di dolce vita deviata, Ripley inquieta e seduce, spaventa e affascina e, soprendentemente, Matt Damon non delude nel ruolo di protagonista, anche aiutato da un cast di tutto rispetto e, specialmente, grazie alla sua contrapposizione con Jude Law, qui più che mai sexy ed invitante. Vedere per credere.
Premi: Candidato a 5 premi Oscar per Miglior attore non protagonista (Law), sceneggiatura non originale, costumi, colonna sonora e scenografie. 7 nomination ai BAFTA per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista (Blanchett), fotografia e colonna sonora e 1 vittoria per il Miglior attore non protagonista (Law). 5 candidature ai Golden Globe: Miglior film drammatico, regia, attore protagonista (Damon), attore non protagonista (Law) e colonna sonora. 2 nomination agli MTV Movie + TV Awards (Best Musical Performance per Matt Damon, Jude Law e Fiorello, Miglior cattivo per Damon)
Parola chiave: Anelli.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 28 marzo 2024

Film 2262 - Call Me by Your Name

Intro: San Valentino casalingo e in solitaria per questo 2024, quindi ho deciso di massacrarmi l'umore riguardando questo film.

Film 2262: "Call Me by Your Name" (2017) di Luca Guadagnino
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: lo so, lo so, dopo tutti gli scandali venuti fuori su Armie Hammer rivedere questo film potrebbe essere problematico. La verità, però, è che a) Hammer non mi ha mai particolarmente entusiasmato neanche prima e b) questa storia affronta già tematiche scomode e complesse (sesso con un minorenne), quindi ammetto che rivedere "Call Me by Your Name" non mi è risultato particolarmente difficile (se non consideriamo che, rispetto alle visioni precedenti, adesso ogni volta che penso al titolo di questa pellicola nel cervello mi parte "Montero" di Lil Nas X).
Detto ciò, al di là della dimensione sensuale (e sessuale) di questo prodotto, per me il valore di "Call Me by Your Name" risiede in tre particolari aspetti:
1. la collocazione spaziale, che mi ricorda casa;
2. le circostanze della storia, che mi rimandano al passato, la mia prima volta con un ragazzo (anch'io, al tempo, minorenne) e, in particolare, la scena finale di infinito dolore (quando capisci che, nonostante quello che hai provato,
it's not meant to be);
3. la colonna sonora, ormai indelebilmente scolpita nel mio cervello.
Mi rendo conto che il valore che per me ha questo prodotto è assolutamente personale - discorso che vale, ovviamente, per qualsiasi altro prodotto cinematografico - e non tutti saranno d'accordo. In ogni caso "Call Me by Your Name", per quanto non sia il mio film a tematica gay preferito, rimane un porto sicuro in quei momenti in cui, per un motivo o per un altro, ho la necessità di riconnettermi con quella parte di me stesso che ha bisogno di uno scossone emotivo. Non uno qualsiasi però, ma specificamente quello che il film di Guadagnino riesce tutte le volte a "regalarmi" proprio perché connesso a quei tre aspetti di cui sopra.
Film 1530 - Call Me by Your Name
Film 1686 - Call Me by Your Name
Film 2262 - Call Me by Your Name

Cast: Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel, Victoire Du Bois.
Box Office: $43.1 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, per una miriade di motivi. Personalmente non avevo particolarmente gradito "Call Me by Your Name" alla prima visione, ma più lo guardo, più trovo valore in quello che questa pellicola ha da offrire. Fosse anche solo nelle parole pronunicate dal padre (Michael Stuhlbarg) ad Elio (Timothée Chalamet) nel momento in cui il ragazzo deve fare i conti con il suo primo amore che se n'è andato: un discorso che, forse, farebbe davvero bene a tutti ascoltare.
Premi: Candidato a 4 premi Oscar, tra cui Miglior film e attore protagonista (Chalamet), ha vinto per la Miglior sceneggiatura di James Ivory; il film ha vinto anche il BAFTA nella stessa categoria. 3 nomination ai Golden Globes (film, attore protagonista, attore non protagonista) e 2 ai Grammy (Best Compilation Soundtrack for Visual Media e Best Song Written for Visual Media). 2 David di Donatello vinti per Migliro sceneggiatura e canzone originale su 12 nomination (tra cui Miglior film e regia, ma niente per gli attori).
Parola chiave: Oliver.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 1 marzo 2024

Film 2255 - American Fiction

Intro: Il trailer e le numerose nomination alle varie cerimonie di premiazione mi hanno incuriosito, per cui ha recuperato questa pellicola non appena ne ho avuto l'occasione.

Film 2255: "American Fiction" (2023) di Cord Jefferson
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: dal trailer avevo avuto l'impressione che il film fosse decisamente più divertente o che, quantomeno, propendesse di più per l'aspetto comico della vicenda. In realtà il risultato finale è sì, piacevole, ma non esattamente una commedia in senso stretto.
In particolare è la premessa che getta le basi per gli elementi comici del racconto, ma in realtà, man mano che il racconto procede, sono sempre meno le parti comiche e la storia si concentra di più sugli aspetti drammatici della vicenda.
Onestamente e personalmente avrei gradito di più che venissero esplorate le possibilità della trama connesse alla comicità - scrittore impegnato che non vede il successo dall'uscita del primo libro, finisce per scriverne uno che racchiude tutti gli stereotipi legati all'essere afroamericani e ritrovare istantaneamente il successo (pur decidendo di pubblicare il romanzo sotto pseudonimo) - mentre in realtà si finisce per parlare un sacco della famiglia di Monk (Jeffrey Wright) e dei vari problemi e situazioni che si susseguono.
Tutto sommato ho gradito la visione di "American Fiction", ma non è stato il film che mi aspettavo.
Cast: Jeffrey Wright, Tracee Ellis Ross, John Ortiz, Erika Alexander, Leslie Uggams, Adam Brody, Issa Rae, Miriam Shor, Myra Lucretia Taylor, Sterling K. Brown.
Box Office: $21.8 milioni
Vale o non vale: Onestamente non descriverei questo film come commedia, quanto più come una pellicola drammatica a cui si alternano momenti divertenti (specialmente all'inizio). Jeffrey Wright fa, come sempre, un egregio lavoro, Tracee Ellis Ross speravo avesse una parte più prominente e il personaggio di Sterling K. Brown è insostenibile. "American Fiction" non è decisamente un prodotto per tutti, ma bilancia bene un'idea di partenza molto commerciale (che ha un buon appeal per il grabde pubblico) all'anima di fatto piuttosto "indie" del prodotto finale.
Premi: Candidato a 5 premi Oscar per Miglior film, attore protagonista (Wright), attore non protagonista (Brown), sceneggiatura non originale e colonna sonora. Vincitore del BAFTA per la Miglior sceneggiatura non originale. 2 nomination ai Golden Globe per il Miglior film musical/commedia e attore protagonista.
Parola chiave: Libro.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 29 febbraio 2024

Film 2253 - Burlesque

Intro: Era da un po' che non rivedevo questo film e per qualche motivo mi era tornata voglia...

Film 2253: "Burlesque" (2010) di Steve Antin
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non capisco come "Burlesque" non abbia sbancato considerata la "dose" di omosessualità che trasuda questa pellicola, comunque tutto considerato il film ha fatto meglio di tanti altri con simili premesse.
A mio avviso le canzoni sono praticamente tutte ottime, Cher è marmorea e a malapena si muove, Christina Aguilera non sfigura (anche se certe parrucche...) e il risultato finale è godibile e a tratti surreale (i diritti di sopraelevazione, un piccolo club di Los Angeles che finisce sulle prime pagine dei giornali perché una delle sue performer un giorno si sveglia e canta dal vivo, Stanley Tucci in un altro ruolo gay dopo "Il diavolo veste Prada"). Insomma, per me cult.
Film 209 - Burlesque
Film 226 - Burlesque
Film 251 - Burlesque
Film 376 - Burlesque
Film 1161 - Burlesque
Film 1643 - Burlesque
Film 2253 - Burlesque
Cast: Cher, Christina Aguilera, Eric Dane, Cam Gigandet, Julianne Hough, Alan Cumming, Peter Gallagher, Kristen Bell, Dianna Agron, James Brolin, Stanley Tucci.
Box Office: $90.5 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, ma sicuramente per molti della comunità LGBTQ, "Burlesque" tutto sommato invecchia bene e porta i suoi 14 anni con sorprendente disinvoltura.
Premi: Candidato a 3 Golden Globe per Miglior film musical/commedia e canzone originale per "Bound to You" e "You Haven't Seen the Last of Me", ha vinto per quest'ultima. 2 nomination ai Grammy del 2012 per Best Song Written for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media. 1 nomination per peggior attrice non protagonista (Cher) ai Razzie Award. Christina Aguilera è stata nominata all'MTV Movie & TV Awards per la Miglior performance femminile esordiente.
Parola chiave: Air rights.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 24 febbraio 2024

Film 2251 - Nuovo Olimpo

Intro: Mi era stato consigliato di vederlo e ho deciso di dare finalmente una chance a questo film.

Film 2251: "Nuovo Olimpo" (2023) di Ferzan Özpetek
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: non un capolavoro - specialmente nel finale - ma un prodtto interessante che ho seguito con piacere.
La premessa non è particolarmente innovativa - due uomini si conoscono e si piacciono, iniziano una frequentazione, ma per un motivo o per un altro si perdono di vista, per poi ritrovarsi anni dopo per caso, entrambe le loro vite completamente differenti - ma devo ammettere che la parte iniziale della storia mi abbia preso, complice un amore omosessuale con cui non fatico a identificarmi.
Il resto dello svolgimento della pellicola è più generico, le vicende si mischiano, le vite prendono pieghe inaspettate, le scelte di ognuno portano verso strade differenti: niente di nuovo, si diceva, ma comunque veritiero. Quello che mi ha garbato meno è l'epilogo, per così tanto tempo accennato e poi così rapidamente consumato: speravo, volevo e mi aspettavo qualcosa di più incisivo che tirasse le somme di un amore, un ricordo, durati nel tempo e troppo banalmente utilizzati dalla storia che preferisce virare per la scelta più plausibile, sì, ma comunque realizzazta in maniera troppo frettolosa.
Tutto sommato, comunque, "Nuovo Olimpo" funziona e si colloca bene nella filmografia di Özpetek.
Per concludere, un aspetto positivo e uno negativo di questo film (entrambi legati a una performance attoriale): Luisa Ranieri è pazzesca nel ruolo di Titti, un ruolo che interpreta magnificamente e con una naturalezza ipnotica e spiazzante; diametralmente opposta la performance di Alvise Rigo (qui Antonio), bisteccone inespressivo con capacità recitativa inesistente (non mi spiego come abbiano potuto offrirgli una parte tanto centrale nella storia, ogni volta che è in scena sorge un crescente senso di imbarazzo).
Cast: Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri, Greta Scarano, Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo, Giancarlo Commare.
Box Office: /
Vale o non vale: Chi apprezza la filmografia di Özpetek sicuramente troverà in "Nuovo Olimpo" un gradito ritorno dell'acclamato regista. Brava la coppia di protagonisti, Luisa Ranieri magnifica, bella fotografia e - finalmente - un film a tema omosessuale che non ha paura di mostrare i corpi nudi di due uomini che si piacciono.
Premi: /
Parola chiave: Incidente.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 20 febbraio 2024

Film 2250 - All of Us Strangers

Intro: Molto, molto curioso di recuperare questo film dopo aver visto il trailer prima di "Poor Things", sono andato al cinema con grandi aspettative e, sopratutto, alla ricerca di una storia d'amore a tinte gay.

Film 2250: "All of Us Strangers" (2023) di Andrew Haigh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Paul
In sintesi: non penso si possa definire "All of Us Strangers" come una vera e propria storia d'amore gay. Gli elementi ci sono, ma non a sufficienza per annoverare questo titolo nella sola categoria LGBTQ. E per me, lo ammetto, questo è il primo problema del film.
Pubblicizzando la storia per qualcosa che non è, di fatto il trailer svia lo spettatore rispetto quello che sarà il vero focus del racconto: la famiglia di Adam (Andrew Scott). Ovviamente non c'è nessun problema che la storia si concentri su un dramma familiare piuttosto che uno amoroso, il punto è che il film pareva promettere qualcos'altro.
Da aggiungere alla problematica appena elencata, il fatto che si finirà per sbarcare *SPOILER* nel soprannaturale - che non mi aspettavo e non cercavo per un prodotto del genere, sinceramente - per un finale che mi ha generato una tremenda confusione in testa in termini di cosa fosse reale, cosa immaginato dal protagonista, cosa si fosse realmente verificato. Questo non sarebbe necessariamente problematico, non fosse che la rivelazione poco prima dei titoli di coda è scioccante e mette in discussione tutta una serie di fili narrativi che davvero ci si interroga se non sia stato quasi tutto un sogno. E se lo è stato, anche se solo in parte, allora si sminuisce in parte il valore della storia che si racconta qui. Aggiungo, poi, che l'ultima scena mi ha lasciato veramente perplesso.
Insomma, è evidente che cercassi e mi aspettassi altro da "All of Us Strangers", una pellicola con cui ho faticato a trovare una connessione che andasse oltre la bravura innegabile di Andrew Scott (che avrebbe meritato una nomination all'Oscar). Scott e Mescal come coppia da grande schermo funzionano alla grande e sarebbe stato interessare vedere più di loro insieme. Il dramma familiare ha un che di interessante nell'approccio particolare che sceglie la trama - ispirata al romanzo "Strangers" di Taichi Yamada - anche se ammetto che alla lunga dopo un po' avrei preferito si tornasse a concentrarsi sulla relazione amorosa.
Il film ha evidentemente un valore artistico, è ben girato e recitato benissimo, per cui non vorrei si pensasse che si tratti di un brutto prodotto. Semplicemente non ha soddisfatto le mie aspettative.
Cast: Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell, Claire Foy.
Box Office: $12.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: E' un film triste, meglio essere preparati. La storia non soddisferà tutti, confonde in molti passaggi.
Premi: Candidato al Golden Globe per il Miglior attore protagnista drammatico (Scott). 6 nomination ai BAFTA per Miglior regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista (Mescal), attrice non protagonista (Foy), casting e film britannico dell'anno.
Parola chiave: Genitori.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 26 ottobre 2023

Film 2211 - Red, White & Royal Blue

Intro: Tornato dal Messico e in assenza di Ciarán, mi sono consolato con la pellicola di Amazon Prime in quel momento sulla bocca di tutti.

Film 2211: "Red, White & Royal Blue" (2023) di Matthew López
Visto: dal computer
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: la romcom gay che ci meritiamo.
Spensierato, divertnete, sexy quanto basta e irriverente al punto giusto, questo "Red, White & Royal Blue" riporta la tradizionale storia d'amore con complicazioni annesse al centro del racconto, posizionandosi inoltre in una sorta di realtà alternativa che chiama in causa altri titoli tradizionalmente drammatici come "House of Cards" e "The Crown", per un risultato finale che si segue con piacere e fa (finalmente) dimenticare la debacle che è stata "Bros".
Non guasta, poi, che i due bei protagonisti Taylor Zakhar Perez e Nicholas Galitzine presentino un'evidente chimica e siano perfettamente in grado di portare sulle proprie spalle le sorti di questa pellicola - tratta dal romanzo di Casey McQuiston - contornati da un buon cast tra cui spiccano Stephen Fry e una Uma Thurman dal curioso accento (del sud, mi pare?).
Insomma, l'adattamento di "Red, White & Royal Blue" funziona e dimostra quanto sia più che mai possibile raccontare la storia d'amore tra due persone dello stesso sesso e farla risultare credibile (seppure in un contesto, qui, incredibile) e, soprattutto, tanto normale quanto qualunque altra storia d'amore. Poi, per carità, è una commedia romantica e, per sua natura, ripulisce, sanifica e idealizza il racconto delle vicende umane; ciononostante il risultato finale è un ulteriore punto a favore della normalizzazione e dello sdoganamento di valori che si oppongo a quella chiusura mentale che ultimamente sembra prendere, ahimè, sempre più piede.
Cast: Taylor Zakhar Perez, Nicholas Galitzine, Clifton Collins Jr., Sarah Shahi, Rachel Hilson, Stephen Fry, Uma Thurman.
Box Office: /
Vale o non vale: Carino, spensierato e, neanche a dirlo, con lieto fine. Certo, molto patinato, ma per chi apprezza o per chi fosse alla ricerca di qualcosa di leggero, questo è sicuramente un titolo da tenere in considerazione.
Premi: Candidato all'Emmy per Outstanding Television Movie.
Parola chiave: King.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 marzo 2023

Film 2171 - Knock at the Cabin

Intro: Il trailer ci aveva davvero molto incuriosito, per cui ci siamo fiondati al cinema appena uscito il film nelle sale.

Film 2171: "Knock at the Cabin" (2023) di M. Night Shyamalan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: ancora una volta, come sempre, M. Night Shyamalan porta al cinema una pellicola dalle premesse promettenti, ma uno svolgimento deludente.
"Knock at the Cabin", infatti, parte da un'idea intrigante: una famiglia (omogenitoriale) si reca in vacanza in uno chalet di montagna, dove tutto sembra inizialmente filare liscio. Poi, a sorpresa, quattro sconosciuti si presentano alla porta, richiedendo che uno dei componenti della famiglia venga sacrificato in nome della salvezza dell'umanità. Non importa chi sceglieranno tra i due papà o la piccola figlia adottiva, l'importante è che sia la famiglia a scegliere.
Se, fino a qui, il film riesce a mantenere le promesse del trailer, oltre questo punto la storia comincia a perdersi, al pari dell'interesse dello spettatore. 
I quattro sconosciuti dell'apocalisse sono personaggi poco incisivi di cui, di fatto, viene approfondito solamente il personaggio interpretato da Dave Bautista, relegando gli altri tre a una marginalità (e, francamente, "dimenticabilità") che danneggia il racconto e la suspense in generale. 
In aggiunta, la mancanza di una motivazione alla base della terribile richiesta di sacrificio, non fa che indebolire la trama e distrarre chi guarda. Sì, è in gioco il destino dell'umanità... ma perchè? Chi la minaccia? Per quale motivo e a che scopo?
La sensazione finale, considerate le varie "piaghe" che si abbatteranno sulla terra durante la durata del racconto, è che si tratti di una sorta di punizione divina e fa strano, onestamente (e vista la scelta della coppia gay), che sia proprio questa famiglia con due papà a) 
ad avere le sorti di ogni persona sul pianeta tra le mani e b) la causa di tutta la sofferenza conseguente alla scelta che, per forza di cose, sentono di non riuscire a fare. 
Mi rendo conto che il film sia tratto dal romanzo horror "The Cabin at the End of the World" di Paul G. Tremblay e che, quindi, le scelte narrative siano necessariamente legate al prodotto da cui deriva, sta di fatto che ho trovato questo mix di "famiglia gay + apocalisse + sacrificio umano + sorti dell'umanità + piaghe e disatri" un connubio strano che veicola - vuoi o non vuoi - uno strano messaggio.
Al contempo, il film stesso mi ha dato l'impressione che non sapesse bene quale messaggio volesse portare all'attenzione del suo pubblico: spacciato per un horror, ma di fatto più thriller psicologico con accenni religiosi e un pizzico di famiglia moderna LGBTQIA+, "Knock at the Cabin" funziona in termini estetici (bella fotografia) e di premesse, ma non riesce a trasformare l'intrigo iniziale in qualcosa di innovativo o anche solo elettrizante da guardare.
Cast: Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird, Kristen Cui, Abby Quinn, Rupert Grint.
Box Office: $54.1 milioni
Vale o non vale: Francamente mi sento di dire che, rispetto ad altri titoli di Shyamalan, questo non è il più terribile. Rimane il fatto che le premesse iniziali sono disattese e la fregatura della promessa horror non mantenuta sicuramente infastidirà non pochi. L'ennesimo film del regista de "Il sento senso" che mi sento di riassumere come "tanto rumore per nulla".
Premi: /
Parola chiave: Sacrifice.
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mercoledì 15 marzo 2023

Film 2170 - The Whale

Intro: Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo film, ma tutti parlavano in maniera entusiasta della performance del protagonista (e probabilmente un Oscar), per cui ho deciso di recuperarlo.

Film 2170: "The Whale" (2022) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non sono necessariamente un fan dei film tratti da opere teatrali, né di quelle storie che vogliono raccontare a tutti i costi il dramma esistenziale di qualcuno. Da questo punto di vista, "The Whale" non si risparmia.
Il protagonista, Charlie (Brendan Fraser) è in fin di vita, recluso e obeso, depresso, sconfitto da un'esistenza che gli ha tolo l'amore della sua vita e lo ha privato, di conseguenza, della voglia di continuare a lottare. Si è rifugiato nel cibo e nel lavoro, che conduce da casa, isolato e nascosto da quegli sguardi altrui che lo metterebbero a disagio. La sua è una vita fatta di poche cose, a malapena riesce a muoversi autonomamente, e la sua unica consolazione parrebbe venire dal cibo e la compagnia dell'infermiera Liz (Hong Chau, vista di recente in "The Menu").
Chiaramente, viste le premesse e l'origine teatrale dell'opera, la storia si svolge interamente nell'appartamento di Charlie, un luogo a tratti naccessibile per il suo protagonista e che noi, come spettatori, scopriamo a poco a poco e man mano che il racconto procede fra racconti e ricordi di ciò che un tempo era la vita felice di Charlie. L'atmosfera cupa - l'appartamento è poco illuminato, dalla finestra vediamo che per la maggior parte del tempo piove - e, in generale, la consapevolezza della morte imminente del protagonista fanno sì che il film prenda una connotazione di pesantezza, un'irrequietudine che si percepisce per tutta la durata del racconto. Ad aggiungere ulteriore senso di malessere ci pensano i vari personaggi e la figlia (sadie Sink) di Charlie in primis.
A tratti ho avuto la sensazione che la storia cercasse volontariamente di infierire sul un protagonista già a terra, quasi un accanimento narrativo che alla lunga stanca e fa sentire impotenti. Mi rendo conto che probabilmente l'intento fosse proprio questo, che raccontare l'ultimo mmomento di riscatto di questo personaggio avesse senso nel momento in cui lo si mettesse di fronte a tutte quelle questioni in sospeso della sua vita che aveva lasciato per troppo tempo da parte, ma allo spettatore, che è unicamente testimone passivo di tutta la vicenda, è richiesto un enorme sforzo emotivo che non necessariamente viene ripagato nel finale.
Personalmente ho trovato "The Whale" - o, meglio, la storia da cui è tratto - un tantino fine a se stesso, un indulgere volontario in un mare di dolore, dialoghi violenti e momenti di disagio soffocante, il tutto per un risultato finale che mi ha lasciato un po' perplesso. Cosa mi sono portato dietro di questa storia e dei suoi protagonisti? Cosa ci vuole raccontare la trama e su cosa ci vuole far riflettere?
Non so, il dramma per il dramma non mi è mai piaciuto e, per quanto certi temi affrontati qui possano far riflette o scaturire discussioni a posteriori, rimane il fatto che, magnifiche interpretazioni a parte, mi è rimasto un po' il dubbio di cosa farmene di un film come questo. Come per tante altre pellicole che lo hanno preceduto, mi è parso che "The Whale" fosse più un mezzo per un fine (premi, festival, Oscar) che un'opera genuinamente capace di emoziare e suscitare un dibattito. Probabilmente, per quanto mi riguarda, questo è anche un momento personale in cui fatico a digerire il genere drammatico puro o gli esercizi di stile un po' fine a se stessi, per cui ho davvero faticato a farmi coinvolgere. Non lo rivedrei.
Cast: Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins, Samantha Morton.
Box Office: $36.6 milioni
Vale o non vale: Le interpretazioni la fanno da padrone (al di là di quelle nominate all'Oscar di Freaser e Chau, ho davvero apprezzato quella di Samantha Morton che qui e in "She Said" ha dimostrato ancora una volta di essere una grande attrice) in un film che, di fatto, funziona grazie all'ottimo cast. Un prodotto non facile da digerire e sicuramente non per tutti. Dopo anni di oblio, qui Brendan Fraser ritorna - giustamente - al centro del discorso "cinema" e, questa volta, per un ruolo diametralmente opposto a quelli cui ci aveva abituato.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar, ha vinto per il Miglior attore protagonista (Fraser) e il trucco. 4 nomination ai BAFTA per Miglior attore, attrice non protagonista (Chau), sceneggiatura non originale e trucco. Nominato al Golden Globe per il Miglior attore drammatico.
Parola chiave: Essay.
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lunedì 28 novembre 2022

Film 2147 - Bros

Intro: Molto, molto interessato a vedere questo film specialmente al cinema.

Film 2147: "Bros" (2022) di Nicholas Stoller
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non il successo di pubblico sperato, "Bros" è affondato, complice un momento storico in cui non solo c'è da abbattere barriera, sfatare pregiudizi, combattere gli stereotipi E lo streaming, ma anche i postumi di una pandemia globale che non accenna a mollare la presa sul cinema.
In questo panorama di difficoltà, il film scritto e interpretato da Billy Eichner - la prima romcom gay prodotta da una major, ovvero la Universal Pictures - non è riuscito a richiamare al cinema spettatori interessati e paganti, nonostante "Bros" sia effettivamente un prodotto riuscito nel suo genere.
Da omosessuale posso dire di aver gradito la rappresentazione sul grande schermo di una coppia in cui potermi rispecchiare, nonostante le dinemache estreme da commedia rendano la storia di Bobby (Eichner) e Aaron (Luke Macfarlane) alquanto sopra alle righe. Ci sono, però, bei momenti di normalizzazione di un amore che è, sì, dello stesso sesso, ma finalmente non è l'unico focus della storia. L'amore gay è come l'amore etero, lo sappiamo e ce ne siamo fatti quasi tutti una ragione. Per chi non ci arriva, chiaramente questo non è il film adatto. E probabilmente nemmeno il pianeta.
Detto questo, "Bros" ha anche qualche momento di connessione genuina con il pubblico, soprattutto attraverso il personaggio di Bobby, difficile e complicato, indurito da una solitudine che pare essere più una corazza che una vera e propria scelta di vita. Il suo monologo sulla spiaggia non passa inosservato.
Onestamente trovo un peccato che questa pellicola non abbia trovato un riscontro di pubblico, soprattutto quello della comunità LGBTQIA+, adeguato alla conquista ottenuta dalla sua uscita nelle sale. Il mancato ritorno economico (il film è costato 22 milioni di dollari solo per produrlo) temo metterà un freno all'entusiasmo arcobaleno degli studi di produzione che, magari, ci penseranno su due volte prima di affidare il ruolo di protagonisti di una storia d'amore ad aspirazioni mainstream a due persone dello stesso sesso. Il che, al di là dei giudizi personali su questo film in sé, è onestamente un vero peccato.
Cast: Billy Eichner, Luke Macfarlane, Ts Madison, Debra Messing, Guillermo Díaz, Monica Raymund, Jim Rash, Dot-Marie Jones, Bowen Yang, Symone, Ben Stiller, Kenan Thompson, Amy Schumer, Seth Meyers, Kristin Chenoweth.
Box Office: $14.7 milioni
Vale o non vale: Billy Eichner e Luke Macfarlane fanno un egregio lavoro e anche sullo schermo traspare la chimica che c'è tra loro. Ad accompagnarli, una miriade di esponenti più o meno di punta della comunità LGBTQIA+ americana, tra camei importanti (Debra Messing, Ben Stiller, Kenan Thompson, Amy Schumer, Seth Meyers, Kristin Chenoweth, Bowen Yang) e qualche volto noto della corte di RuPaul (Ts Madison, Symone).
Il film è carino e fa ridere, forse a volte un po' troppo spudorato, ma è chiaro che pur essendo una romcom, "Bros" non punta al pubblico di tutte le età, quanto a uno specifico tipo di pubblico tramite il quale aprire la pista per altri progetti futuri simili a questo.
La risposta non c'è stata nei termini sperati, il che genera un po' di tristezza. Resta il fatto che ogni conquista va celebrata e ricordata come un nuovo, piccolo successo.
Premi: /
Parola chiave: Museo.
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mercoledì 26 ottobre 2022

Film 2142 - The Eyes of Tammy Faye

Intro: Quest'anno per niente ispirato dalla "corsa" agli Oscar, recupero con estremo ritardo uno dei film che, a sorpresa, l'ha fatta da padrone ai 94esimi Academy Awards.

Film 2142: "The Eyes of Tammy Faye" (2021) di Michael Showalter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: e il cast di "The Help" ce l'ha fatta! Anche Jessica Chastain vince il suo Oscar e porta a 5 le attrici del film che sono state riconosciute dall'Academy dall'uscita nelle sale della pellicola di Tate Taylor a partire dal 2011 con le interpretazioni di Octavia Spencer (Miglior attrice non protagonista per "The Help", 2012), Emma Stone e Viola Davis che hanno vinto durante la stessa edizione (rispettivamente Miglior attrice per "La La Land" e Miglior attrice non protagonista per "Fences", 2016) e Allison Janney (Miglior attrice non protagonista per "I, Tonya", 2017). Rimane fuori solamente Bryce Dallas Howard che, per il momento, non pare avere imminenti probabilità di vittoria. Ma torniamo alla storia dei telepredicatori Tammy Faye e Jim Bakker.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi da questa pellicola, perché avevo letto critiche abbastanza divise. Da un lato l'interpretazione della Chastain lodata senza se e senza ma, dall'altro incertezza rispetto all'opera in generale, giudicata debole e non all'altezza della sua protagonista. La verità è che, sì, "The Eyes of Tammy Faye" non è perfetto, ma nemmeno così problematico come mi era parso di intendere. E' il classico biopic che vive sulle spalle di una sola interpretazione che porta a casa la vittoria, pur condividendo il merito assieme a una costellazione di comprimari che satellitano attorno al focus della storia. Che qui è quella di Tammy Faye Bakker.
Dalle povere origini e la scoperta della fede, passando per il matrimonio con Jim Bakker - che è ancora vivo, tra l'altro - fino al successo televisivo come predicatrice religiosa, questa pellicola ci racconta le molte peripezie della vita di Tammy Faye. Qui dipinta come dolce e naïf, innocente e colpevole allo stesso tempo, il film non si allontana mai dalla narrazione che vuole la sua eroina quale voce indipendente tra una marea religiosa al limite del fanatico. Insomma, Tammy è sì una conservatrice, ma in un certo senso una riformista, una voce accogliente che, grazie a quella ingenuità di cui sopra e l'amore di chi la guarda da casa, riesce ad esporre il suo pubblico a tematiche controverse (AIDS, omosessualità, ma anche vicende personali come tradimento e relazioni extraconiugali) e impensabili non solo per l'epoca, ma anche per l'audience. Il tutto in parallelo con un'attività criminale che porterà l'incarcerazione di Jim (Garfield) per frode, nonché un'altra serie di scandali sulla e riguardo la famosa coppia. Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti.
Non a caso il film si basa sull'omonimo documentario del 2000 di Fenton Bailey e Randy Barbato, ovvero i fondatori nientemeno che di World of Wonder Productions, la compagnia che produce "RuPaul's Drag Race". La sensazione, infatti, è che la vita per tanti versi straordinaria di questa donna, beneficierebbe di una lente più veritiera e meno di finzione, anche se la coppia Chastain - Garfield fa un ottimo lavoro e risulta particolarmente affiatata.
In tutta onestà la visione di "The Eyes of Tammy Faye" mi ha sorpreso in positivo, affascinato dalle vicende della sua protagonista e certamente rapito dal suo delicato carisma interposto alla chiassosa persona televisiva. Toccante, poi, il momento in cui Tammy intervista in diretta un malato di AIDS in un momento storico in cui l'apparente cura per il "cancro gay" sembrava essere l'isolamento delle vittime ed evitare ogni contatto fisico.
Insomma, forse la sceneggiatura sarebbe potuta andare un po' più in profondità rispetto al contesto esterno alla coppia e le implicazioni di certe azioni e accadimenti del tempo, ma è indubbio che "The Eyes of Tammy Faye" rimanga un prodotto nel suo genere interessante che offre una piattaforma a un personaggio francamente sconosciuto a molti.
Cast: Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones, Vincent D'Onofrio, Mark Wystrach, Sam Jaeger.
Box Office: $2.7 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, ma di valore per certi elementi come le interpretazioni e l'interessante personaggio al centro della storia, "The Eyes of Tammy Faye" riesce a mettere in scena con maestria l'universo colorato e kitsch di Tammy Faye Bakker, anche se dalla storia si fatica a capire quanta dell'ingenuità raccontata qui si possa considerare attendibile. Forse anche questo è parte del fascino misterioso della telepredicatrice americana, le cui luci e ombre non smettono di rincorrersi per tutta la durata del racconto.
Premi: 2 nomination all'Oscar e 2 vittorie per Miglior attrice protagonista (Chastain) e Miglior trucco. BAFTA per il trucco e nomination ai Golden Globe per la Migliore attrice protagnosita drammatica.
Parola chiave: Lord.
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lunedì 25 luglio 2022

Film 2118 - Diverso da chi?

Intro: Volevo introdurre Ciarán a una serie di titoli italiani a tematica LGBTQ+ sapendo che lui apprezza il genere, ma non ha grande familiarità con il nostro cinema a tinte arcobaleno.
Premesso che è una fatica pazzesca ritrovare certe pellicole e, ancora peggio, rintracciarne i sottotioli (per non parlare del fatto che la maggior parte non si sincronizza con l'audio originale), questa è la prima (e per ora unica) pellicola che abbiamo visto.

Film 2118: "Diverso da chi?" (2009) di Umberto Carteni
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non che sia un capolavoro e per certi aspetti questi 13 anni dalla sua uscita in sala si sentono tutti, però "Diverso da chi?" rimane un prodotto sufficientemente fresco e innovativo - seppure commerciale - rispetto a tematiche ancora troppo spesso ignorate dal cinema nostrano.
Si parla di diverse espressioni di genitorialità, famiglie arcobaleno, pari diritti, genitori single, il tutto condito in salsa politica che, per quanto leggera, lancia comunque qualche spunto di riflessione.
Quindi sì, non un titolo imprescindibile della filmografia italiana, eppure un prodotto che non farebbe male guardare, riguardare e far vedere. Perché, per quanto imperfetto, insegna comunque qualcosa e il rispetto degli altri e delle loro scelte di vita. E che la politica, oggi come allora, dovrebbe tenere il passo e assumersi le responsabilità delle persone che rappresenta (o dice di rappresentare).
Film 284 - Diverso da chi?
Film 2118 - Diverso da chi?
Cast: Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco Pannofino, Giuseppe Cederna, Antonio Catania.
Box Office: $4,637,782
Vale o non vale: La recitazione di Argentero a volte è difficile da prendere seriamente, ma la combo Claudia Gerini + Filippo Nigro funziona bene e riequilibra il film in termini recitativi. Tra tematiche di un certo peso e un finale che ancora mi lascia un po' perplesso (ma almeno avvia un dialogo o propone una discussione), "Diverso da chi?" è in ogni caso sufficientemente godibile anche e piacevole da rivedere.
Premi: Candidato a 4 David di Donatello per il Migliore Regista Esordiente, Miglior attore (Argentero), attrice (Gerini) e attore non protagonista (Nigro).
Parola chiave: Famiglia.
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martedì 28 giugno 2022

Film 2114 - Fire Island

Intro: Critiche positive per questa pellicola di Hulu che mi aveva incuriosito per le tematiche LGBT, per cui l'ho recuperata qualche weekend fa.

Film 2114: "Fire Island" (2022) di Andrew Ahn
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: di per sé il film mi è piaciuto, anche se c'è un certo tono malinconico di fondo che rende questo "Fire Island" meno spensierato di quanto non mi sarei immaginato. Poi, per carità, ci sono i party, il sesso casuale, l'amicizia, il divertimento, le follie da vacanza... però ci sono anche elementi più seri che connotano una storia che mi sarei immaginato più spensierata, visto l'idea di base (vacanza di una settimana di un gruppo di amici che vanno a Fire Island fondamentalmente per bere, sballarsi e fare sesso).
Allo stesso tempo, dato che il film prende una piega più seria, mi ha lasciato un po' stupito il finale da fiaba - o da commedia romantica - che di fatto ribalta il tono simil reale fino a quel momento assunto dalla trama, per rifilarci il solito tutto bene quel che finisce bene. Perché sì, anche il ragazzo meno palesemente bello o in forma può far innamorare il bono della spiaggia e sì, anche l'amico tutto fisico e niente relazioni serie può finire per innamorarsi e volere qualcosa di più.
Insomma, i cliché ci sono e di sicuro "Fire Island" non riscrive la storia del cinema omosessuale, però ha certamente il grande pregio di presentare un cast variegato che riflette con più attenzione la realtà multietnica della società odierna e della sempre più consapevole e autodeterminata comunità LGBTQIA+.
In generale, comunque, un risultato finale positivo.
Cast: Joel Kim Booster, Bowen Yang, Conrad Ricamora, James Scully, Margaret Cho, Matt Rogers, Tomas Matos, Nick Adams, Torian Miller, Zane Phillips, Peppermint.
Box Office: /
Vale o non vale: Forse non per tutti i palati, ma per chi apprezza le nuove commedie romantiche con un piglio più moderno (e meno anacronista), sicuramente "Fire Island" non mancherà di lasciare soddisfatti. Non un capolavoro, ma funziona.
Premi: /
Parola chiave: House.
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martedì 21 giugno 2022

Film 2112 - Alex Strangelove

Intro: Di recente avevo salvato su Netflix qualche pellicola leggera da vedere in momenti in cui avessi avuto bisogno di qualcosa di spensierato. Due weekend fa mi sono lanciato su questo titolo.

Film 2112: "Alex Strangelove" (2018) di Craig Johnson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che mi aspettassi grandi cose, però devo dire che questo "Alex Strangelove" non mi ha particolarmente convinto.
Per essere una pellicola incentrata sul coming out del suo protagonista, si passa un eternità di tempo a parlare della relazione di amicizia/amore/amicizia tra i due protagonisti Alex (Daniel Doheny) e Claire (Madeline Weinstein), relegando la questione omosessuale di fatto a sottotrama. Il che è un po' un peccato, anche perché avevo scelto di vedere il film più che altro per la sua tematica LGBT e non perché cercassi una storia di amicizia liceale. Anche perché se si fosse approfondito un po' di più questo nuovo aspetto della vita di Alex, si sarebbe evidato di dover relegare la parte più importante - e, se vogliamo, interessante - al finale con ballo di fine anno di rito.
Al di là di questo, poi, devo ammettere che ho trovato la storia un po' deludente anche a causa del protagonista, francamente piuttosto antipatico. Si fa fatica ad apprezzare il personaggio - e non è certo colpa di Doheny, quanto più per come è stato scritto Alex - e non si capisce come mai tutti siano apparentemente interessati a lui, perché sia costantemente al centro dell'attenzione. Alex è decisamente troppo popolare per come lo hanno caratterizzato nel film o troppo "sfigato" per essere così popolare. Mettetela come volete, di fatto i conti non tornano. Pure i suoi amici sono ossessionati dalle sue vicende sessuali o sentimentali, tanto da prendersi addirittura un pugno in faccia per Alex che, codardo, scappa lasciando l'amico - che lo ha difeso! - steso per terra. Mah.
Insomma, per quanto ci potrebbero essere certi elementi anche salvabili, "Alex Strangelove" non fa comunque abbastanza per elevarsi sopra la media.
Cast: Daniel Doheny, Antonio Marziale, Madeline Weinstein, Joanna Adler, William Ragsdale, Daniel Zolghadri, Nik Dodani, Fred Hechinger.
Box Office: /
Vale o non vale: Troppo debole come commedia, troppo poco focalizzato sulla questione LGBT, di fatto "Alex Strangelove" è poco quello che ci aspetterebbe e troppo qualcos'altro che, però, non ha sufficiente spinta per risultare originale. Si può vedere, per carità, ma non è certo niente di che.
Premi: /
Parola chiave: Sessualità.
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domenica 27 febbraio 2022

Film 2090 - Swan Song

Intro: Avevo letto buone recensioni per questo titolo e sono sempre felice di dare una chance a pellicole a sfondo queer, per cui appena ho avuto occasione ho recuperato il film.

Film 2090: "Swan Song" (2021) di Todd Stephens
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che "Swan Song" sia un brutto film, ma sicuramente non è quello che mi aspettavo o avvo bisogno di vedere in quel momento.
Dal ritmo molto lento e nostalgico, a tratti infinitamente triste, la storia Pat Pitsenbarger (Kier) ci mette molto ad ingranare e sebbene quando lo faccia sia di buona qualità, rimane comunque il fatto che la mancanza di mordente iniziale appesantisca in parte il risultato finale complessivo.
Fortunatamente a portare avanti il racconto c'è un meraviglioso Udo Kier che nei panni dello stravagante parrucchiere in pensione è un piacere da guardare, particolarmente quando affiancato dalla ultimamente (e finalmente!) lanciatissima Jennifer Coolidge che qui fa la parte della rivale dell'ex parrucchiere che gli ha sottratto il business e, di fatto, la ragione di vita. Con un'ultima cliente da soddisfare e piccolo viaggio sulla strada dei ricordi, Pat si ritroverà a dover affrontare fantasmi del passato e a tirare le somme di una vita passata - da anni deceduto - in una piccola cittadina americana che lo ha considerato il Liberace locale.
Storia (apparentemente vera) dalla premessa interessante, l'esecuzione non mi ha convinto del tutto.
Ps. Secondo film insieme per Jennifer Coolidge e Michael Urie che ritroviamo a condividere lo schermo dopo la pellicola Natalizia di Netflix "Single All the Way".
Cast: Udo Kier, Jennifer Coolidge, Linda Evans, Michael Urie, Ira Hawkins, Stephanie McVay.
Box Office: $126,110
Vale o non vale: Carino, ma mi aspettavo un po' di più onestamente. Molto lento, specialmente nella parte iniziale, "Swan Song" regala però un'interpretazione fantastica del protagonista Udo Kier che, va detto, da sola vale la visione.
Premi: /
Parola chiave: Funerale.
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venerdì 14 gennaio 2022

Film 2075 - Single All the Way

Intro: Un altro gay Christmas movie che avrei dovuto vedere con Ciarán, ma in questo momento non eravamo proprio al top della forma in termini di comunicazione...

Film 2075: "Single All the Way" (2021) di Michael Mayer
Visto: dal portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: film innocuo e tutto sommato piacevole, "Single All the Way" cavalca l'onda della romcom natalizia e la declina in salsa gay per un risultato finale che funziona, anche se non aggiunge niente di mai visto prima al genere (anche perché "The Christmas Setup" ci era già arrivato con un anno di anticipo).
Poi, per carità, è sempre piacevole quando la rappresentazione della comunità LGBTQI+ viene veicolata in termini mainstream - specialmente su una piattaforma di streaming popolare come netflix - per cui tanto di cappello, senza contare che la presenza delle iconiche Jennifer Coolidge ("American Pie", "Legally Blonde", "2 Broke Girls", "The White Lotus") e Kathy Najimy ("Sister Act", "Hocus Pocus", "Veronica's Closet") non fa che aumentare il valore aggiunto di un prodotto di consumo come questo.
In sintesi, per quanto questo titolo non sia niente di che in termini di qualità, in generale comunque porta avanti un messaggio positivo e di normalizzazione che è bene non dare mai per scontato.
Ps. Inaspettati comeback dalle serie tv del passato, qui ritroviamo come protagonista Michael Urie da "Ugly Betty" e come comprimario "Luke Macfarlane di "Brothers & Sisters".
Cast: Michael Urie, Philemon Chambers, Luke Macfarlane, Barry Bostwick, Jennifer Robertson, Jennifer Coolidge, Kathy Najimy.
Box Office: /
Vale o non vale: Piacevole e facile facile, un titolo natalizio che spegne la mente e fa sperare in un mondo di normalità e accettazione (in salsa Hollywood) che possa andare oltre il 25 dicembre.
Premi: /
Parola chiave: Famiglia.

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