Secondo appuntamento pomeridiano al cinema, questa volta alle prese con un sequel.
Film 1122: "Attacco al potere 2" (2016) di Babak Najafi
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Credo che il fatto più inquietanta legato a questo film sia la coincidenza di averlo visto il giorno prima degli attentati di Bruxelles.
In ogni caso, "Attacco al potere 2" più che un prodotto per il grande schermo sembra un video gioco (violentissimo) che punta tutto su una spettacolarizzazione della violenza davvero fine a se stessa. E, pur non avendo visto il primo "Attacco al potere", scommeto che anche quello presentasse le stesse caratteristiche.
Non c'è molto da dire, comunque: "London Has Fallen" è un brutto film dalla trama quasi inesistente che giustifica la sua presenza in sala con la scusa del terrorismo e della paura dell'altro, pur non presentando alcun elemento innovativo o interessato all'approfondimento dei personaggi, figuriamoci culturale. Dunque un sequel tutto sparatorie ed esplosioni, corse in macchina e terrorismo inernazionale, per un risultato finale mediocre e mal realizzato (gli effetti speciali sono terribili).
Cast: Gerard Butler, Aaron Eckhart, Morgan Freeman, Alon Moni Aboutboul, Angela Bassett, Robert Forster, Melissa Leo, Radha Mitchell.
Box Office: $189.1 milioni
Consigli: Piacerà a chi ha apprezzato il primo episodio e a chi, in generale, è interessato a quei titoli che non presentano altri elementi oltre ad una spiccata violenza, una camuffa da thriller e personaggi "duri a morire". Gli altri troveranno il tutto artificiale, rumoroso e poco interessante.
Parola chiave: Funerale di stato.
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Bengi
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martedì 26 aprile 2016
Film 1122 - Attacco al potere 2
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venerdì 12 giugno 2015
Film 937 - Franklyn
Erano anni che volevo recuperarlo, curioso di capire di cosa potesse parlare questa pellicola.
Film 936: "Franklyn" (2008) di Gerald McMorrow
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Convinto che fosse una specie di storia distopica su futuri disastrosi e uomini che tentano di sopravvivere, ho conservato una certa attesa negli anni relativamente a questo "Franklyn", davvero interessato a capire di cosa potesse mai parlare. Peccato che il risultato finale sia assolutamente lontano da ciò che mi aspettassi, completamente fuori da ogni possibile previsione e, non ultimo, piuttosto brutto.
Debole e deludente come quell'"Identità" di James Mangold portato al cinema ormai 12 anni fa, anche qui si racconta qualcosa che, in realtà, si svolge tutta nella mente del protagonista. L'idea in sé, che certo non è originale, sarebbe comunque in grado di stuzzicare lo spettatore se portata sullo schermo in maniera interessante. Voglio dire, "Shutter Island" è un capolavoro e di base fonda il colpo di scena della sua storia proprio sulla doppia realtà creata dalla mente disturbata del suo protagonista.
Qui invece, nonostante la costruzione dell'altro mondo sia piuttosto affascinante e inizialmente capace di coinvolgere lo spettatore - l'idea di una società che richiede obbligatoriamente ai suoi componenti di essere affiliati a una religione, qualunque essa sia, è uno spunto da non sottovalutare -, gli svolgimenti successivi e la presentazione dei vari personaggi oltre quello interpretato da Ryan Phillippe è totalmente fallimentare. Si perde interesse non appena si capisce che era "tutto finto" e non la si recupera più. Anzi, le cose peggiorano man mano che viene definito il personaggio di Eva Green, pseudo artista estrema che mette in scena la sua morte come un'opera d'arte, e quello di Sam Riley, innamorato di un'immagine mentale che, di fatto, è interpreta dalla stessa Green (che poi, perché?).
Il finale misto action-onirico è un'ulteriore virata che stona nel risultato complessivo, troppo frammentato e indeciso su che strada (narrativa) percorrere. Insomma, visivamente "Franklyn" è in grado di creare un altro mondo affascinante, cupo e bello da vedere, ma fallisce per ciò che riguarda la trama: forse c'era troppa carne sul fuoco per l'esordiente Gerald McMorrow che, in definitiva, non mi pare sia stato in grado di gestirla.
Box Office: $1,279,576 (no USA)
Consigli: Esordio possibilmente interessante, ma incapace di mantenere le aspettative. Il mondo parrallelo di Città di Mezzo è ben ricreato ed è francamente l'unica cosa che vale la pena di vedere di "Franklyn". Per il resto il risultato finale è abbastanza deludente e la visione di questa pellicola può interessare a chi sia affascinato da storie di follia, realtà parallele e, per certi versi, futuri distopici. Gli altri meglio che guardino altrove.
Parola chiave: L'individuo.
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Bengi
Film 936: "Franklyn" (2008) di Gerald McMorrow
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Convinto che fosse una specie di storia distopica su futuri disastrosi e uomini che tentano di sopravvivere, ho conservato una certa attesa negli anni relativamente a questo "Franklyn", davvero interessato a capire di cosa potesse mai parlare. Peccato che il risultato finale sia assolutamente lontano da ciò che mi aspettassi, completamente fuori da ogni possibile previsione e, non ultimo, piuttosto brutto.
Debole e deludente come quell'"Identità" di James Mangold portato al cinema ormai 12 anni fa, anche qui si racconta qualcosa che, in realtà, si svolge tutta nella mente del protagonista. L'idea in sé, che certo non è originale, sarebbe comunque in grado di stuzzicare lo spettatore se portata sullo schermo in maniera interessante. Voglio dire, "Shutter Island" è un capolavoro e di base fonda il colpo di scena della sua storia proprio sulla doppia realtà creata dalla mente disturbata del suo protagonista.
Qui invece, nonostante la costruzione dell'altro mondo sia piuttosto affascinante e inizialmente capace di coinvolgere lo spettatore - l'idea di una società che richiede obbligatoriamente ai suoi componenti di essere affiliati a una religione, qualunque essa sia, è uno spunto da non sottovalutare -, gli svolgimenti successivi e la presentazione dei vari personaggi oltre quello interpretato da Ryan Phillippe è totalmente fallimentare. Si perde interesse non appena si capisce che era "tutto finto" e non la si recupera più. Anzi, le cose peggiorano man mano che viene definito il personaggio di Eva Green, pseudo artista estrema che mette in scena la sua morte come un'opera d'arte, e quello di Sam Riley, innamorato di un'immagine mentale che, di fatto, è interpreta dalla stessa Green (che poi, perché?).
Il finale misto action-onirico è un'ulteriore virata che stona nel risultato complessivo, troppo frammentato e indeciso su che strada (narrativa) percorrere. Insomma, visivamente "Franklyn" è in grado di creare un altro mondo affascinante, cupo e bello da vedere, ma fallisce per ciò che riguarda la trama: forse c'era troppa carne sul fuoco per l'esordiente Gerald McMorrow che, in definitiva, non mi pare sia stato in grado di gestirla.
Box Office: $1,279,576 (no USA)
Consigli: Esordio possibilmente interessante, ma incapace di mantenere le aspettative. Il mondo parrallelo di Città di Mezzo è ben ricreato ed è francamente l'unica cosa che vale la pena di vedere di "Franklyn". Per il resto il risultato finale è abbastanza deludente e la visione di questa pellicola può interessare a chi sia affascinato da storie di follia, realtà parallele e, per certi versi, futuri distopici. Gli altri meglio che guardino altrove.
Parola chiave: L'individuo.
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lunedì 2 febbraio 2015
Film 869 - Paddington
Primi di gennaio e ancora gli strascichi del Natale...
Film 869: "Paddington" (2014) di Paul King
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ottimo esempio di cinema per famiglie, divertente e ben realizzato, con una storia avventurosa e un protagonista ricreato al computer maledettamente adorabile.
Attorniati da una miriade di bambini allo spettacolo pomeridiano della domenica, anche due adulti a cui piace il cinema possono rimanere piacevolmente soddisfatti da un titolo leggermente fuori target, eppure così azzeccato. Probabilmente per la buona predisposizione d'animo data dalle feste o in generale perché è sempre bello andare al cinema e lasciarsi coccolare da una favola, quando è bella.
Quella di "Paddington" in particolare riesce ad essere dolce e avventurosa, scortando gli spettatori per 95 minuti tra giungla, il profondo Perù, la Londra frenetica del quotidiano, il Museo di Storia Naturale e una serie di piccoli e grandi disastri che l'orsetto protagonista saprà scatenare. Quest'ultimo in particolare, calamita per disavventure domestiche, è il perfetto esempio di come non solo gli USA siano in grado di proporre al pubblico mondiale un protagonista animato completamente in digitale rendendolo assolutamente credibile (nonché un piacere da guardare, considerato quanto è ben fatto). Avevo sentito in un'intervista sul film che la vera sfida per la StudioCanal che ha prodotto il film era proprio riuscire a competere con gli effetti speciali cui gli americani ci hanno abituato, riuscendo non solo ad eguagliarli, ma a superarli con l'intento di ricreare e personalizzare l'universo immaginato da Michael Bond nelle sue storie per l'infanzia. Devo dire che, visto il risultato finale, l'operazione è stata un successo.
Oltre alla piacevole storia da seguire - che vede l'orsetto Paddington emigrare dalla sua terra natale verso Londra, alla ricerca dell'esploratore che decenni prima si era imbattuto nei suoi due zii - va aggiunto il piacere di scoprire, scena dopo scena, il ricchissimo cast di protagonisti che va a colorare questa storia: Hugh Bonneville, Sally Hawkins, Julie Walters, Jim Broadbent, Peter Capaldi, e perfino Nicole Kidman con il suo caschetto più glam; per quanto riguarda le voci (originali), invece, "Paddington" è stato doppiato dal nuovo Q di 007 Ben Whishaw e gli zii Pastuzo e Lucy rispettivamente dai due ex potteriani Michael Gambon e Imelda Staunton. Insomma, bella favola sul valore della famiglia e dell'amicizia con cenni avventurosi e anche pericolosi (la pazza imbalsamatrice direttrice del Museo di Storia Naturale), un ottimo e variegato cast, un protagonista delizioso e un risultato finale assolutamente in linea con le aspettative. Forse il film delle feste 2014.
Ps. Candidato ai BAFTA 2015 per il Miglior film inglese e Migliore sceneggiatura non originale.
Box Office: $196.5 milioni
Consigli: Carinissimo titolo per tutta la famiglia, questo "Paddington" è il film perfetto da guardarsi placidamente adagiati sul divano. Relax assoluto per un'avventura originale e simpatica che lascerà lo spettatore con un infantile sorriso di soddisfazione al termine della visione. Se si è in cerca di dolcezza e un protagonista adorabile, l'orsetto Paddington è certamente il compagno ideale di un pomeriggio senza pensieri.
Parola chiave: Cappello.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 869: "Paddington" (2014) di Paul King
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ottimo esempio di cinema per famiglie, divertente e ben realizzato, con una storia avventurosa e un protagonista ricreato al computer maledettamente adorabile.
Attorniati da una miriade di bambini allo spettacolo pomeridiano della domenica, anche due adulti a cui piace il cinema possono rimanere piacevolmente soddisfatti da un titolo leggermente fuori target, eppure così azzeccato. Probabilmente per la buona predisposizione d'animo data dalle feste o in generale perché è sempre bello andare al cinema e lasciarsi coccolare da una favola, quando è bella.
Quella di "Paddington" in particolare riesce ad essere dolce e avventurosa, scortando gli spettatori per 95 minuti tra giungla, il profondo Perù, la Londra frenetica del quotidiano, il Museo di Storia Naturale e una serie di piccoli e grandi disastri che l'orsetto protagonista saprà scatenare. Quest'ultimo in particolare, calamita per disavventure domestiche, è il perfetto esempio di come non solo gli USA siano in grado di proporre al pubblico mondiale un protagonista animato completamente in digitale rendendolo assolutamente credibile (nonché un piacere da guardare, considerato quanto è ben fatto). Avevo sentito in un'intervista sul film che la vera sfida per la StudioCanal che ha prodotto il film era proprio riuscire a competere con gli effetti speciali cui gli americani ci hanno abituato, riuscendo non solo ad eguagliarli, ma a superarli con l'intento di ricreare e personalizzare l'universo immaginato da Michael Bond nelle sue storie per l'infanzia. Devo dire che, visto il risultato finale, l'operazione è stata un successo.
Oltre alla piacevole storia da seguire - che vede l'orsetto Paddington emigrare dalla sua terra natale verso Londra, alla ricerca dell'esploratore che decenni prima si era imbattuto nei suoi due zii - va aggiunto il piacere di scoprire, scena dopo scena, il ricchissimo cast di protagonisti che va a colorare questa storia: Hugh Bonneville, Sally Hawkins, Julie Walters, Jim Broadbent, Peter Capaldi, e perfino Nicole Kidman con il suo caschetto più glam; per quanto riguarda le voci (originali), invece, "Paddington" è stato doppiato dal nuovo Q di 007 Ben Whishaw e gli zii Pastuzo e Lucy rispettivamente dai due ex potteriani Michael Gambon e Imelda Staunton. Insomma, bella favola sul valore della famiglia e dell'amicizia con cenni avventurosi e anche pericolosi (la pazza imbalsamatrice direttrice del Museo di Storia Naturale), un ottimo e variegato cast, un protagonista delizioso e un risultato finale assolutamente in linea con le aspettative. Forse il film delle feste 2014.
Ps. Candidato ai BAFTA 2015 per il Miglior film inglese e Migliore sceneggiatura non originale.
Box Office: $196.5 milioni
Consigli: Carinissimo titolo per tutta la famiglia, questo "Paddington" è il film perfetto da guardarsi placidamente adagiati sul divano. Relax assoluto per un'avventura originale e simpatica che lascerà lo spettatore con un infantile sorriso di soddisfazione al termine della visione. Se si è in cerca di dolcezza e un protagonista adorabile, l'orsetto Paddington è certamente il compagno ideale di un pomeriggio senza pensieri.
Parola chiave: Cappello.
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lunedì 12 maggio 2014
Film 712 - The Iron Lady
Luigi si era perso un recente ruolo fondamentale nella carriera di Meryl Streep. Recuperare subito!
Film 712: "The Iron Lady" (2011) di Phyllida Lloyd
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Nonostante abbia comprato il dvd, la scelta è stata dettata non tanto dal fatto che il film sia un capolavoro, ma dalla magnifica interpretazione di Meryl Streep nei panni di Margaret Thatcher. Lo so che è inutile ribadirlo, ma Meryl può tutto e quest'ulteriore interpretazione ne è l'ennesima prova. Nonostante mi sia dispiaciuto seriamente che far vincere la Streep abbia significato far perdere Michelle Williams per "My Week with Marilyn", non si può che considerare il terzo Oscar della sua carriera come Miglior attrice semplicemente meritato (l'ultima volta che ha vinto era il 1983). Ovvero: era ora.
Come anticipavo all'inizio, la pellicola di per sé non è riuscitissima e, anzi, manca di un filo conduttore forte e facile da rintracciare. Purtroppo la trama finisce per essere influenzata dal caos di ricordi di un'anziana Thatcher che fatica lei stessa a trovare la propria strada fra i ricordi e il risultato è molto dispersivo e poco incisivo. Se, infatti, l'intento fosse stato celebrativo per quanto riguarda la politica del Primo Ministro inglese o se fosse stata una sorta di biografia personale o, ancora, un racconto di fiction su come una tale figura umana e politica abbia fatto i conti col proprio passato... in ognuno dei casi comunque il tentativo è fallito. Perché "The Iron Lady" è ognuna di queste cose, ma nessuna delel tre.
Il film, insomma, è confuso, ma non lo è la sua protagonista, che spiazza l'audience con una performance veramente impeccabile in grado da sola di valere la visione della pellicola. Anche perché, Streep e Jim Broadbent a parte, non ci sono altri attori protagonisti veramente degni nota.
Film 384 - The Iron Lady
Box Office: $114,956,699
Consigli: Gli amanti della Streep andranno in visibilio per questa ennesima testimonianza del talento dell'attrice. Chi, invece, si aspettava una biografia o quantomeno un approfondimento coscienzioso e ben costruito della vita privata e pubblica di Margaret Thatcher rimarrà, probabilmente, un po' deluso sia per i contenuti che per la messa in scena. Il risultato finale rimane un po' troppo sulla superficie, anche se Meryl salva decisamente la sorte di tutta la produzione. 2 Oscar: Miglior attrice protagonista e Miglior trucco.
Parola chiave: Politica.
Trailer
Bengi
Film 712: "The Iron Lady" (2011) di Phyllida Lloyd
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Nonostante abbia comprato il dvd, la scelta è stata dettata non tanto dal fatto che il film sia un capolavoro, ma dalla magnifica interpretazione di Meryl Streep nei panni di Margaret Thatcher. Lo so che è inutile ribadirlo, ma Meryl può tutto e quest'ulteriore interpretazione ne è l'ennesima prova. Nonostante mi sia dispiaciuto seriamente che far vincere la Streep abbia significato far perdere Michelle Williams per "My Week with Marilyn", non si può che considerare il terzo Oscar della sua carriera come Miglior attrice semplicemente meritato (l'ultima volta che ha vinto era il 1983). Ovvero: era ora.
Come anticipavo all'inizio, la pellicola di per sé non è riuscitissima e, anzi, manca di un filo conduttore forte e facile da rintracciare. Purtroppo la trama finisce per essere influenzata dal caos di ricordi di un'anziana Thatcher che fatica lei stessa a trovare la propria strada fra i ricordi e il risultato è molto dispersivo e poco incisivo. Se, infatti, l'intento fosse stato celebrativo per quanto riguarda la politica del Primo Ministro inglese o se fosse stata una sorta di biografia personale o, ancora, un racconto di fiction su come una tale figura umana e politica abbia fatto i conti col proprio passato... in ognuno dei casi comunque il tentativo è fallito. Perché "The Iron Lady" è ognuna di queste cose, ma nessuna delel tre.
Il film, insomma, è confuso, ma non lo è la sua protagonista, che spiazza l'audience con una performance veramente impeccabile in grado da sola di valere la visione della pellicola. Anche perché, Streep e Jim Broadbent a parte, non ci sono altri attori protagonisti veramente degni nota.
Film 384 - The Iron Lady
Box Office: $114,956,699
Consigli: Gli amanti della Streep andranno in visibilio per questa ennesima testimonianza del talento dell'attrice. Chi, invece, si aspettava una biografia o quantomeno un approfondimento coscienzioso e ben costruito della vita privata e pubblica di Margaret Thatcher rimarrà, probabilmente, un po' deluso sia per i contenuti che per la messa in scena. Il risultato finale rimane un po' troppo sulla superficie, anche se Meryl salva decisamente la sorte di tutta la produzione. 2 Oscar: Miglior attrice protagonista e Miglior trucco.
Parola chiave: Politica.
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sabato 3 maggio 2014
Film 706 - Notting Hill
Quinto ed ultimo film ad alta quota!
Film 706: "Notting Hill" (1999) di Roger Michell
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non lo ricordavo quasi per niente, ma ricordavo perfettamente di non essermi mai particolarmente innamorato di questa pellicola, uno degli esempi più iconici di quel genere che potremmo definire "romantico".
Ci sono tutti gli elementi al posto giusto per permettere di sognare ad occhi aperti a chiunque desideri trovare un lieto fine dopo numerose avversità, chiunque ricerchi il vero amore e lo persegua come scopo di vita o chiunque ritenga che per dimostrarsi amore ci sia bisogno di un'infinità di discorsi col cuore in mano e decisamente carichi di parole ricchissime di significato (amoroso). Questo è - o, per meglio dire, come lo vedo io - "Notting Hill".
Non che mi sia dispiaciuto, anzi in aereo mi è stato davvero di grande aiuto per affrontare l'ultima parte del viaggio tra l'alba e una colazione plasticosa, però non posso proprio dire che abbia ritrovato interesse per questo prodotto cinematografico. Hugh Grant qui è ai suoi massimi livelli di stropicciamenti emotivi e zerbinaggio servile nei confronti di una Julia Roberts che definire antipatica è farle un complimento al pari di definirla bellissima. Avrebbero dovuto licenziare chi ha curato i costumi del film perché è tutto un totale disastro. E ok che erano gli anni '90, ma c'è un limite a tutto.
Coppia protagonista a parte, la cosa che ho trovato più fastidiosa in assoluto è la necessità che tutto si sistemi per forza, ovvero che tutti ottengano o quello che meritano o la punizione che spetta loro. Quest'ordine cosmico tra l'happy ending e il karma per dilettanti è quanto di peggio, a mio avviso, ha prodotto la commedia romantica di un paio di decenni fa, finendo per semplificare talmente tanto le cose dal renderle totalmente irreali. Ma, naturalmente, è il prezzo da pagare quando ci si approccia a questo tipo di prodotto commerciale, quindi non posso dire non fossi preparato.
Ho apprezzato, invece, la sempre magica cornice londinese, lo spunto - che approfondito in maniera matura sarebbe stato di gran lunga più interessante di come reso qui - di contrapporre una famosa attrice a un uomo comune e di vedere cosa ne veniva fuori e, neanche a dirlo, il fantastico Rhys Ifans, spalla capace di rubare la scena ad entrambi i protagonisti ogni volta che è in scena.
In linea generale, comunque, credo si possa dire che "Notting Hill" è l'esempio più classico che possa venire in mente quando si pensa alla rappresentazione superficiale dell'amore al cinema nei tempi moderni. Come dicevo c'è tutto quello che serve perché il mix di ingredienti funzioni a creare il giusto equilibrio di amore, cuori spezzati, pseudo approfondimenti antropologici dei personaggi, grandi citazioni e, lo voglio ribadire ancora, una rappresentazione dei sentimenti che passa soprattutto attraverso dialoghi carichissimi di significati. Una profusione sentimentale in parole che cola letteralmente dalle labbra e di William e di Anna una volta che il loro amore è sbocciato. Una formula che evidentemente fa centro se si considera che alcuni dei dialoghi di questa pellicola sono diventati molto più che famosi, addirittura cult.
Box Office: $363,889,700
Consigli: 3 nomination ai Golden Globes e un incasso all'epoca stratosferico conferiscono a questa pellicola il potere curioso di attirare l'attenzione nei confronti di un prodotto che, alternativamente, parrebbe oggi non avere niente di personale da raccontare. L'errore, però, è proprio voler vedere con l'occhio di oggi un film che porta sulle spalle 15 anni di onorata carriera romantica, che sicuramente ha fatto sognare milioni di cuori infranti e non e che è diventato simbolo di un'accezione dell'amore che - seppur non condivisibile da chiunque - è certamente importante considerare più che altro per il fenomeno che questo film è stato. E' ancora oggi un prodotto legato all'immaginario collettivo popolare e la storia d'amore tra William e Anna è assolutamente una delle più conosciute in assoluto. Vale la pena, allora, ricordarsi almeno perché "Notting Hill" abbia avuto così tanto successo o sia riuscito così bene ad infiltrarsi in quella che tanto ci piace chiamare "cultura popolare". Si può rimanere affascinati o non apprezzarlo affatto, ma un fenomeno, come tutti i fenomeni del resto, non può essere ignorato. Va almeno studiato.
Parola chiave: Fama.
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Bengi
Film 706: "Notting Hill" (1999) di Roger Michell
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non lo ricordavo quasi per niente, ma ricordavo perfettamente di non essermi mai particolarmente innamorato di questa pellicola, uno degli esempi più iconici di quel genere che potremmo definire "romantico".
Ci sono tutti gli elementi al posto giusto per permettere di sognare ad occhi aperti a chiunque desideri trovare un lieto fine dopo numerose avversità, chiunque ricerchi il vero amore e lo persegua come scopo di vita o chiunque ritenga che per dimostrarsi amore ci sia bisogno di un'infinità di discorsi col cuore in mano e decisamente carichi di parole ricchissime di significato (amoroso). Questo è - o, per meglio dire, come lo vedo io - "Notting Hill".
Non che mi sia dispiaciuto, anzi in aereo mi è stato davvero di grande aiuto per affrontare l'ultima parte del viaggio tra l'alba e una colazione plasticosa, però non posso proprio dire che abbia ritrovato interesse per questo prodotto cinematografico. Hugh Grant qui è ai suoi massimi livelli di stropicciamenti emotivi e zerbinaggio servile nei confronti di una Julia Roberts che definire antipatica è farle un complimento al pari di definirla bellissima. Avrebbero dovuto licenziare chi ha curato i costumi del film perché è tutto un totale disastro. E ok che erano gli anni '90, ma c'è un limite a tutto.
Coppia protagonista a parte, la cosa che ho trovato più fastidiosa in assoluto è la necessità che tutto si sistemi per forza, ovvero che tutti ottengano o quello che meritano o la punizione che spetta loro. Quest'ordine cosmico tra l'happy ending e il karma per dilettanti è quanto di peggio, a mio avviso, ha prodotto la commedia romantica di un paio di decenni fa, finendo per semplificare talmente tanto le cose dal renderle totalmente irreali. Ma, naturalmente, è il prezzo da pagare quando ci si approccia a questo tipo di prodotto commerciale, quindi non posso dire non fossi preparato.
Ho apprezzato, invece, la sempre magica cornice londinese, lo spunto - che approfondito in maniera matura sarebbe stato di gran lunga più interessante di come reso qui - di contrapporre una famosa attrice a un uomo comune e di vedere cosa ne veniva fuori e, neanche a dirlo, il fantastico Rhys Ifans, spalla capace di rubare la scena ad entrambi i protagonisti ogni volta che è in scena.
In linea generale, comunque, credo si possa dire che "Notting Hill" è l'esempio più classico che possa venire in mente quando si pensa alla rappresentazione superficiale dell'amore al cinema nei tempi moderni. Come dicevo c'è tutto quello che serve perché il mix di ingredienti funzioni a creare il giusto equilibrio di amore, cuori spezzati, pseudo approfondimenti antropologici dei personaggi, grandi citazioni e, lo voglio ribadire ancora, una rappresentazione dei sentimenti che passa soprattutto attraverso dialoghi carichissimi di significati. Una profusione sentimentale in parole che cola letteralmente dalle labbra e di William e di Anna una volta che il loro amore è sbocciato. Una formula che evidentemente fa centro se si considera che alcuni dei dialoghi di questa pellicola sono diventati molto più che famosi, addirittura cult.
Box Office: $363,889,700
Consigli: 3 nomination ai Golden Globes e un incasso all'epoca stratosferico conferiscono a questa pellicola il potere curioso di attirare l'attenzione nei confronti di un prodotto che, alternativamente, parrebbe oggi non avere niente di personale da raccontare. L'errore, però, è proprio voler vedere con l'occhio di oggi un film che porta sulle spalle 15 anni di onorata carriera romantica, che sicuramente ha fatto sognare milioni di cuori infranti e non e che è diventato simbolo di un'accezione dell'amore che - seppur non condivisibile da chiunque - è certamente importante considerare più che altro per il fenomeno che questo film è stato. E' ancora oggi un prodotto legato all'immaginario collettivo popolare e la storia d'amore tra William e Anna è assolutamente una delle più conosciute in assoluto. Vale la pena, allora, ricordarsi almeno perché "Notting Hill" abbia avuto così tanto successo o sia riuscito così bene ad infiltrarsi in quella che tanto ci piace chiamare "cultura popolare". Si può rimanere affascinati o non apprezzarlo affatto, ma un fenomeno, come tutti i fenomeni del resto, non può essere ignorato. Va almeno studiato.
Parola chiave: Fama.
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giovedì 14 novembre 2013
Film 615 - Sherlock Holmes
Da qui in poi - la fase è ancora in atto - comincia la mia 'terapia' cinematografica post incidente.
Dato che mi hanno investito poco più di una settimana fa, per forza di cose mi son ritrovato a dover riposare forzatamente e stare il più possibile fermo. Di conseguenza ne ho approfittato per rivedere tutti quei film che ho in dvd e che volevo rivedere da tempo o so che mi tengono compagnia. Il primo è...
Film 615: "Sherlock Holmes" (2009) di Guy Ritchie
Visto: dalla tv dei miei genitori
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sempre piacevole da rivedere, interessante e dal buon ritmo. "Sherlock Holmes" svecchia in modo esemplare un personaggio famosissimo lasciandolo, però, collocato nel suo contesto naturale (la serie tv "Elementary" è ambientata ai giorni nostri e presenta Watson come personaggio femminile).
La Londra del grande periodo dell'industrializzazione è, a mio avviso, molto affascinante e la fotografia di questo film ne esalta il fascino con colori cupi tendenti al verdastro che creano la giusta atmosfera per questo Holmes più da bisca che da ceto altolocato. Colonna sonora super di Hans Zimmer, storia davvero carina e ben architettata con colpi di scena finale e momenti a tinte horror-thriller, cast perfetto specialmente per quanto riguarda i quattro attori principali Robert Downey Jr. (che per questo ruolo vince anche il Golden Globe come Miglior attore), Jude Law, Rachel McAdams e Mark Strong.
Box office bomba con $524,028,679 (spesi $90 milioni) - che assicura il sequel "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" - e due nomination all'Oscar per la Miglior colonna sonora e scenografia.
Film 47 - Sherlock Holmes
Film 115 - Sherlock Holmes
Film 311 - Sherlock Holmes
Film 1341 - Sherlock Holmes
Film 367 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Film 769 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Consigli: A mio avviso questo è più carino del secondo, quindi lo rivedo sempre più volentieri. E' sicuramente un buon film su cui investire per una serata divertente e di svago con qualche tinta dark in chiave blockbuster.
Parola chiave: Massoni.
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Bengi
Dato che mi hanno investito poco più di una settimana fa, per forza di cose mi son ritrovato a dover riposare forzatamente e stare il più possibile fermo. Di conseguenza ne ho approfittato per rivedere tutti quei film che ho in dvd e che volevo rivedere da tempo o so che mi tengono compagnia. Il primo è...
Film 615: "Sherlock Holmes" (2009) di Guy Ritchie
Visto: dalla tv dei miei genitori
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sempre piacevole da rivedere, interessante e dal buon ritmo. "Sherlock Holmes" svecchia in modo esemplare un personaggio famosissimo lasciandolo, però, collocato nel suo contesto naturale (la serie tv "Elementary" è ambientata ai giorni nostri e presenta Watson come personaggio femminile).
La Londra del grande periodo dell'industrializzazione è, a mio avviso, molto affascinante e la fotografia di questo film ne esalta il fascino con colori cupi tendenti al verdastro che creano la giusta atmosfera per questo Holmes più da bisca che da ceto altolocato. Colonna sonora super di Hans Zimmer, storia davvero carina e ben architettata con colpi di scena finale e momenti a tinte horror-thriller, cast perfetto specialmente per quanto riguarda i quattro attori principali Robert Downey Jr. (che per questo ruolo vince anche il Golden Globe come Miglior attore), Jude Law, Rachel McAdams e Mark Strong.
Box office bomba con $524,028,679 (spesi $90 milioni) - che assicura il sequel "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" - e due nomination all'Oscar per la Miglior colonna sonora e scenografia.
Film 47 - Sherlock Holmes
Film 115 - Sherlock Holmes
Film 311 - Sherlock Holmes
Film 1341 - Sherlock Holmes
Film 367 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Film 769 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Consigli: A mio avviso questo è più carino del secondo, quindi lo rivedo sempre più volentieri. E' sicuramente un buon film su cui investire per una serata divertente e di svago con qualche tinta dark in chiave blockbuster.
Parola chiave: Massoni.
Se ti interessa/ti è piaciuto
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Bengi
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Sherlock Holmes
lunedì 13 maggio 2013
Film 546 - Frenzy
Un film per cena con la speranza che, puntando su un grande nome, si andasse a colpo sicuro. E invece...
Film 546: "Frenzy" (1972) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Ad essere sinceri questo "Frenzy" è una delle pellicole, anzi la pellicola di Hitchcock che ho apprezzato di meno.
Dal piglio più televisivo che cinematografico, recitata maluccio e con numerosi momenti comici che dovrebbero essere drammatici, la delusione che ha portato con sé questo film mi ha un po' amareggiato poichè, fino ad ora, il grande regista mi aveva mai lasciato insoddisfatto.
Il ritorno in Patria non sembra giovare alla mano di Hitchcock che, anzi, pare dirigere i suoi attori senza particolare slancio, forse anche perchè i suoi protagonisti sono spesso più imbarazzanti che capaci. Posso intuire che, al momento dell'uscita nelle sale, questa pellicola si sia vista riconoscere un certo successo (perfino 4 nomination ai Golden Globes), ma con uno sguardo moderno, "Frenzy" perde quasi ogni tipo di appeal che avrebbe potuto esercitare.
L'assassino è presto svelato, le scene degli omicidi ridicole al pari della scena ambientata sul camion pieno di patate con il cadavere in un rigor mortis da guinnes dei primati per quanto riguarda le mani, ma con una mobilità ginnica sorprendente quando si tratta di tirare un calcio in faccia (e non è uno scherzo) all'assassino in cerca della prova che può incastrarlo; per non parlare poi della totale assenza di pathos e, anzi, molti momenti caratterizzati da lentezza e noia. Inoltre ho trovato un po' fini a sé stesse le svariate scene di nudo o semi-nudo di alcune delle attrici. L'attacco di follia con cui si titola il film non è mai reso dalle immagini, rimane solo titolo-ingannatore che promette qualcosa che, di fatto, al pubblico non viene dato. Nemmeno la scena in cui l'assassino si svela riesce veramente a rappresentare un istante di shock genuito e, peggio, fallisce in toto nella resa del raptus di follia che è più un teatrino di scabrosità e perversioni che, al giorno d'oggi, sembrano all'acqua di rose.
Chiaramente "Frenzy" è un tassello in più per completare la filmografia di un grandissimo artista e, per carità, si vede senza alcuna problematica, però mi ha deluso.
Consigli: Gli amanti di Hitchcock non possono non tentare di vedere quante più opere possibili del regista, ma questa certamente non è tra le migliori del suo repertorio paragonata a capolavori come "La finestra sul cortile", "Intrigo internazionale" o "Gli uccelli".
Parola chiave: Fermacravatta.
Trailer
Bengi

Film 546: "Frenzy" (1972) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Ad essere sinceri questo "Frenzy" è una delle pellicole, anzi la pellicola di Hitchcock che ho apprezzato di meno.
Dal piglio più televisivo che cinematografico, recitata maluccio e con numerosi momenti comici che dovrebbero essere drammatici, la delusione che ha portato con sé questo film mi ha un po' amareggiato poichè, fino ad ora, il grande regista mi aveva mai lasciato insoddisfatto.
Il ritorno in Patria non sembra giovare alla mano di Hitchcock che, anzi, pare dirigere i suoi attori senza particolare slancio, forse anche perchè i suoi protagonisti sono spesso più imbarazzanti che capaci. Posso intuire che, al momento dell'uscita nelle sale, questa pellicola si sia vista riconoscere un certo successo (perfino 4 nomination ai Golden Globes), ma con uno sguardo moderno, "Frenzy" perde quasi ogni tipo di appeal che avrebbe potuto esercitare.
L'assassino è presto svelato, le scene degli omicidi ridicole al pari della scena ambientata sul camion pieno di patate con il cadavere in un rigor mortis da guinnes dei primati per quanto riguarda le mani, ma con una mobilità ginnica sorprendente quando si tratta di tirare un calcio in faccia (e non è uno scherzo) all'assassino in cerca della prova che può incastrarlo; per non parlare poi della totale assenza di pathos e, anzi, molti momenti caratterizzati da lentezza e noia. Inoltre ho trovato un po' fini a sé stesse le svariate scene di nudo o semi-nudo di alcune delle attrici. L'attacco di follia con cui si titola il film non è mai reso dalle immagini, rimane solo titolo-ingannatore che promette qualcosa che, di fatto, al pubblico non viene dato. Nemmeno la scena in cui l'assassino si svela riesce veramente a rappresentare un istante di shock genuito e, peggio, fallisce in toto nella resa del raptus di follia che è più un teatrino di scabrosità e perversioni che, al giorno d'oggi, sembrano all'acqua di rose.
Chiaramente "Frenzy" è un tassello in più per completare la filmografia di un grandissimo artista e, per carità, si vede senza alcuna problematica, però mi ha deluso.
Consigli: Gli amanti di Hitchcock non possono non tentare di vedere quante più opere possibili del regista, ma questa certamente non è tra le migliori del suo repertorio paragonata a capolavori come "La finestra sul cortile", "Intrigo internazionale" o "Gli uccelli".
Parola chiave: Fermacravatta.
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mercoledì 30 gennaio 2013
Film 500 - The Deep Blue Sea
Ultimo film del 2012 e... 500esimo del blog!!! Per finire un 2012 sostanzialmente andato di merda, con (degli ultimi) quattro giorni inaspettatamente fantastici. E del buon vino rosso siciliano.
Film 500: "The Deep Blue Sea" (2011) di Terence Davies
Visto: dai computer di Leo e mio
Lingua: inglese
Compagnia: Leoo
Pensieri: Toccante e intenso, questo film è, tuttavia, discontinuo.
Nonostante la meravigliosa recitazione della protagonista Rachel Weisz e la buona prova di Tom Hiddleston ("Thor", "War Horse", "The Avengers"), la trama è spesso disfunzionale al prodotto finito.
Non so se per scelte stilistiche del regista (qui anche sceneggiatore) Terence Davies, ma di fatto i flashback e il conseguente montaggio utilizzati per la narrazione sono più un elemento di confusione che un vezzo creativo. Tralasciando lo spaesante inizio che, oltre a faticare a decollare, si ricollega alla vicenda narrata solo nel finale, tutto ciò che viene mostrato è un incastro a puzzle di un insieme narrativo che, trattato in questo modo, finisce per risultare in più passaggi incomprensibile.
Non è certo indicativo, ci mancherebbe, ma subito dopo la visione mi è stato necessario ricercare in internet info e spiegazioni in merito a questo progetto.
Il film si ispira all'omonimo testo teatrale di Terence Rattigan e racconta la storia di storia è Hester Collyer, benestante e sposata, che si innamora perdutamente di un ex-pilota della RAF, Freddie Page, e per lui lascia in marito senza attendere il divorzio trasferendosi a vivere in un appartamentino con l'amante. La passione iniziale li brucia, ma con il passare del tempo incorrono i meccanismi della vita, i problemi con l'alcol di lui, la situazione irrisolta del matrimonio di lei... e tutto finisce per complicarsi. Fino ad arrivare al momento in cui Hester tenta il suicidio, che coincide con l'inizio della narrazione della pellicola, ma in realtà a livello temporale è uno degli ultimi episodi prima della conclusione.
Al di là della non poca confusione riguardo al tempo del racconto, sono rimasto molto colpito dalla profondità emotiva che la Weisz riesce a evocare sullo schermo. Essendo un film basato fondamentalmente su di lei, la scommessa di puntare su di lei per 98 lunghi minuti è risultata vincente. Cosa che non si può dire, invece, per la colonna sonora: chiassosa, inopportuna e frastornante nella prima parte, contribuisce a creare una sensazione di pesantezza ad un evento (il tentato suicidio) già di per sé drammatico. I lunghissimi tempi che il regista si prende, poi, non giustificano un così sovrabbondante utilizzo delle note. Nella seconda parte, come di contrappasso, la colonna sonora quasi sparisce. L'ho trovato insensato.
Tutto sommato, quindi, credo che questo adattamento dell'opera teatrale di Rattigan sia solo parzialmente riuscito perché la prova attoriale di Rachel Weisz (nominata ai Golden Globes per questo ruolo) è veramente potente, ma sprecata da una realizzazione se vogliamo anche un po' pretenziosa. Una linea narrativa pulita e sequenziale, oltre che un tentativo di ritmo più incalzante (per quanto possibile, chiaro), avrebbero sicuramente favorito il risultato finale di questo "The Deep Blue Sea". Insomma, è un ni.
Consigli: Se amate la Weisz questa parte è sicuramente una di quelle da vedere (al contrario di "Dream House" che si può serenzamente saltare).
Lascio a voi la curiosità di scoprire il significato che ha, in inglese, il titolo del film. Giusto un indizio: "The film takes its title from her dilemma of being caught between the Devil and the deep blue sea". [Wikipedia]
Parola chiave: Relazione.
Trailer
Ric
Film 500: "The Deep Blue Sea" (2011) di Terence Davies
Visto: dai computer di Leo e mio
Lingua: inglese
Compagnia: Leoo
Pensieri: Toccante e intenso, questo film è, tuttavia, discontinuo.
Nonostante la meravigliosa recitazione della protagonista Rachel Weisz e la buona prova di Tom Hiddleston ("Thor", "War Horse", "The Avengers"), la trama è spesso disfunzionale al prodotto finito.
Non so se per scelte stilistiche del regista (qui anche sceneggiatore) Terence Davies, ma di fatto i flashback e il conseguente montaggio utilizzati per la narrazione sono più un elemento di confusione che un vezzo creativo. Tralasciando lo spaesante inizio che, oltre a faticare a decollare, si ricollega alla vicenda narrata solo nel finale, tutto ciò che viene mostrato è un incastro a puzzle di un insieme narrativo che, trattato in questo modo, finisce per risultare in più passaggi incomprensibile.
Non è certo indicativo, ci mancherebbe, ma subito dopo la visione mi è stato necessario ricercare in internet info e spiegazioni in merito a questo progetto.
Il film si ispira all'omonimo testo teatrale di Terence Rattigan e racconta la storia di storia è Hester Collyer, benestante e sposata, che si innamora perdutamente di un ex-pilota della RAF, Freddie Page, e per lui lascia in marito senza attendere il divorzio trasferendosi a vivere in un appartamentino con l'amante. La passione iniziale li brucia, ma con il passare del tempo incorrono i meccanismi della vita, i problemi con l'alcol di lui, la situazione irrisolta del matrimonio di lei... e tutto finisce per complicarsi. Fino ad arrivare al momento in cui Hester tenta il suicidio, che coincide con l'inizio della narrazione della pellicola, ma in realtà a livello temporale è uno degli ultimi episodi prima della conclusione.
Al di là della non poca confusione riguardo al tempo del racconto, sono rimasto molto colpito dalla profondità emotiva che la Weisz riesce a evocare sullo schermo. Essendo un film basato fondamentalmente su di lei, la scommessa di puntare su di lei per 98 lunghi minuti è risultata vincente. Cosa che non si può dire, invece, per la colonna sonora: chiassosa, inopportuna e frastornante nella prima parte, contribuisce a creare una sensazione di pesantezza ad un evento (il tentato suicidio) già di per sé drammatico. I lunghissimi tempi che il regista si prende, poi, non giustificano un così sovrabbondante utilizzo delle note. Nella seconda parte, come di contrappasso, la colonna sonora quasi sparisce. L'ho trovato insensato.
Tutto sommato, quindi, credo che questo adattamento dell'opera teatrale di Rattigan sia solo parzialmente riuscito perché la prova attoriale di Rachel Weisz (nominata ai Golden Globes per questo ruolo) è veramente potente, ma sprecata da una realizzazione se vogliamo anche un po' pretenziosa. Una linea narrativa pulita e sequenziale, oltre che un tentativo di ritmo più incalzante (per quanto possibile, chiaro), avrebbero sicuramente favorito il risultato finale di questo "The Deep Blue Sea". Insomma, è un ni.
Consigli: Se amate la Weisz questa parte è sicuramente una di quelle da vedere (al contrario di "Dream House" che si può serenzamente saltare).
Lascio a voi la curiosità di scoprire il significato che ha, in inglese, il titolo del film. Giusto un indizio: "The film takes its title from her dilemma of being caught between the Devil and the deep blue sea". [Wikipedia]
Parola chiave: Relazione.
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sabato 8 maggio 2010
Film 111 - Notte folle a Manhattan
Ecco il secondo post per il blog della Goldmine!

Film 111: "Notte folle a Manhattan " (2010) di Shawn Levy
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ale
Pensieri: http://www.goldminefactory.com/blog/notte-folle-a-londra/
E’ necessario liberarsi da preconcetti per leggere quanto seguirà, sia chiaro da subito.
Sebbene le intenzioni fossero delle più nobili (e cool), arrivato a destinazione non ho potuto fare a meno di cedere. E allora ammettiamolo che questa commedia leggere americana ci può anche piacere, nel giusto contesto! E quale sarebbe questo contesto, qualcuno si chiederà? Londra!
Già di per sé, si capisce, il luogo genera perdizione e smarrimento, ostacola la lucidità e confonde anche i più forti. Nel mio caso la mission era scovare il film più figo proiettato dentro e fuori dalla City per riproporne in queste righe un resoconto quanto più dettagliato della sicura magnificenza. Nella realtà, si sono presentati svariati fattori non previsti.
Innanzitutto quanto costa il cinema a Londra? Diciamo mediamente 14 sterline che, in euro (arrotondando per semplificare), sono circa 16. In Italia ci lamentiamo del fatto che andare al cinema ormai sia un lusso, ma, effettivamente, non ci va poi così male (Bologna, con la promozione “Chi fa d’essai fa per tre“, è abbastanza agevolata). Altro fattore mai trascurabile: la compagnia. Non tutti sono disposti a girare ore in metropolitana per vedersi in inglese un film di cui non hanno mai sentito parlare. Ultimo e non trascurabile fattore: lo sconto. Un 2×1 al multisala in centro è sempre molto gettonato.
Difficile, quindi, rispettare i buoni propositi del vacanziere non convenzionale. Più facile cadere nella trappola di Date Night, ovvero Notte folle a Manhattan (come al solito in Italia i titoli dei film vengono sostituiti con banalità), con due attori comici famosissimi in America per le serie tv che interpretano: Steve Carell (''The Office'') e Tina Fey ("30 Rock").
Nessuno grida al capolavoro, per carità, ma sorprende piacevolmente per il gusto con cui si lascia guardare. Lega perfettamente la vita di coppia all’avventura da agente segreto, rimanendo sempre ben saldo alla centralità del duo (leggere famiglia). Gag divertenti, coppia di attori affiatata e capace di far ridere semplicemente con la mimica facciale e non per forza insultando o offendendo. Interessanti anche gli attori secondari, tutti piuttosto conosciuti: Mark Wahlberg più muscoloso che mai; Taraji P. Henson, nominata all’Oscar 2009 come miglior attrice non protagonista per Il curioso caso di Benjamin Button; James Franco qui in versione tatuata e trasandata; Mark Ruffalo, amico sfigato della coppia.
Dirige Shawn Levy, non certo un visionario, ma sicuramente una mano capace cui affidare una commedia (sue, tra le tante, "Oggi sposi… niente sesso", "Una scatenata dozzina", "Una notte al museo" 1 e 2).
Chi è a Bologna dovrà aspettare il 7 maggio per vedere questa pellicola, ma se, invece, vi trovate a Londra e non sapete che fare, tra lo shopping e il musical a teatro (consiglio 'Mamma mia!'), andate a divertirvi un po’ al cinema! In attesa del Secret Party della Goldmine, ovviamente…
Film 338 - Notte folle a Manhattan
Film 711 - Notte folle a Manhattan
Film 1174 - Notte folle a Manhattan
Consigli: La scena dell'inseguimento con le auto agganciate è strepitosa!
Parola chiave: Tripplehorn.
Ric

Film 111: "Notte folle a Manhattan " (2010) di Shawn Levy
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ale
Pensieri: http://www.goldminefactory.com/blog/notte-folle-a-londra/
E’ necessario liberarsi da preconcetti per leggere quanto seguirà, sia chiaro da subito.
Sebbene le intenzioni fossero delle più nobili (e cool), arrivato a destinazione non ho potuto fare a meno di cedere. E allora ammettiamolo che questa commedia leggere americana ci può anche piacere, nel giusto contesto! E quale sarebbe questo contesto, qualcuno si chiederà? Londra!
Già di per sé, si capisce, il luogo genera perdizione e smarrimento, ostacola la lucidità e confonde anche i più forti. Nel mio caso la mission era scovare il film più figo proiettato dentro e fuori dalla City per riproporne in queste righe un resoconto quanto più dettagliato della sicura magnificenza. Nella realtà, si sono presentati svariati fattori non previsti.
Innanzitutto quanto costa il cinema a Londra? Diciamo mediamente 14 sterline che, in euro (arrotondando per semplificare), sono circa 16. In Italia ci lamentiamo del fatto che andare al cinema ormai sia un lusso, ma, effettivamente, non ci va poi così male (Bologna, con la promozione “Chi fa d’essai fa per tre“, è abbastanza agevolata). Altro fattore mai trascurabile: la compagnia. Non tutti sono disposti a girare ore in metropolitana per vedersi in inglese un film di cui non hanno mai sentito parlare. Ultimo e non trascurabile fattore: lo sconto. Un 2×1 al multisala in centro è sempre molto gettonato.
Difficile, quindi, rispettare i buoni propositi del vacanziere non convenzionale. Più facile cadere nella trappola di Date Night, ovvero Notte folle a Manhattan (come al solito in Italia i titoli dei film vengono sostituiti con banalità), con due attori comici famosissimi in America per le serie tv che interpretano: Steve Carell (''The Office'') e Tina Fey ("30 Rock").
Nessuno grida al capolavoro, per carità, ma sorprende piacevolmente per il gusto con cui si lascia guardare. Lega perfettamente la vita di coppia all’avventura da agente segreto, rimanendo sempre ben saldo alla centralità del duo (leggere famiglia). Gag divertenti, coppia di attori affiatata e capace di far ridere semplicemente con la mimica facciale e non per forza insultando o offendendo. Interessanti anche gli attori secondari, tutti piuttosto conosciuti: Mark Wahlberg più muscoloso che mai; Taraji P. Henson, nominata all’Oscar 2009 come miglior attrice non protagonista per Il curioso caso di Benjamin Button; James Franco qui in versione tatuata e trasandata; Mark Ruffalo, amico sfigato della coppia.
Dirige Shawn Levy, non certo un visionario, ma sicuramente una mano capace cui affidare una commedia (sue, tra le tante, "Oggi sposi… niente sesso", "Una scatenata dozzina", "Una notte al museo" 1 e 2).
Chi è a Bologna dovrà aspettare il 7 maggio per vedere questa pellicola, ma se, invece, vi trovate a Londra e non sapete che fare, tra lo shopping e il musical a teatro (consiglio 'Mamma mia!'), andate a divertirvi un po’ al cinema! In attesa del Secret Party della Goldmine, ovviamente…
Film 338 - Notte folle a Manhattan
Film 711 - Notte folle a Manhattan
Film 1174 - Notte folle a Manhattan
Consigli: La scena dell'inseguimento con le auto agganciate è strepitosa!
Parola chiave: Tripplehorn.
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mercoledì 25 novembre 2009
Film 16 - Irina Palm
Nell'attesa di fare aperitivo con Andrea (il disegnatore), io e Fra (il pasticciere) abbiamo deciso di guardarci un film. Tra i miei dvd acquistati e ancora non visti ce n'era uno in particolare che lui non aveva mai visto...

Film 16: "Irina Palm" (2007) di Sam Garbarski
Visto: dalla tv di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Fra
Pensieri: Cosa ci si aspetta da un film su una che fa le seghe in un night club? Che sia una roba volgarissima... E, invece, qui è tutto il contrario. La prima volta che l'ho visto (questa era la seconda) mi aspettavo una protagonista sboccata e sbroccata, gergo cafone e sensibilità di un criceto. Ma, al contrario, Marianne Faithfull interpreta Maggie/Irina Palm in modo delicato, pacato e dignitoso. Le leggi l'amore per il nipote solo dallo sguardo e capisci subito che è pronta a tutto per lui. Questo aspetto da brava nonna del nipotino malato, da una come la Faithfull, non te lo aspetti... Cito Wikipedia: "Dopo un periodo di oblio seguito alla fine della sua relazione con Jagger e caratterizzato da una vita irrequieta e da storie di droga, Marianne Faithfull torna al successo". In quest'ottica di vita si inserisce meglio la parte della masturbazione, in effetti. E anche qui niente di troppo volgare. Diciamo che la dimensione night club è squallida, ma di per sé, non tanto nel film.
Quindi man mano che il film prosegue ti appassioni alle vicende di questa povera famiglia londinese che deve pagare le spese mediche del bambino malato che può essere curato solo in Australia. Rapporti familiari difficili, nuora e suocera che si rispettano ma non si adorano, un lavoro come quello di hostess che non può essere raccontato a nessuno perchè disdicevole. Ma Maggie si dispera? No, mai! Deve far le seghe? Bene, le ci mette tutto il suo impegno e diventa la mano più famosa di Londra! Se non è dedizione alla causa, questa...
Dunque il film l'ho trovato carinissimo, delicato nonostante l'argomento che tratta e molto ben interpretato. Sicuramente una storia originale che non oltrepassa mai il limite. Ho trovato tenerissima la love story tra Maggie e il titolare del night Miki, prima rude e duro con lei, poi duro dal cuore tenero.
Grandissima è la scena dell'ultimo thé con le (false) amiche, dove Maggie, stanca di essere sempre maltrattata dalle altre, scopre le carte in tavola e sconvolge le tre rigide (ormai ex) amiche con la storia del suo lavoro. E' una sequenza talmente bella che la rivedresti subito un'altra volta! Una donna che è una santa finalmente si prende la sua rivincita su tutti i soprusi che la vita le ha inflitto e lo fa con grande classe! Ecco, di Maggie ti rimane sicuramente impressa la pacatezza, la cortesia, l'educazione e una dignità infinita. Quindi rendo merito a Marianne Faithfull che ha saputo rendere giustizia ad un personaggio così atipico. Brava!
Consigli: Per quanto l'argomento del film potrebbe far pensare ad un tema goliardico, in realtà ESISTE una trama, il che potrebbe inibire chi cerca solo divertimento...
Parola chiave: Gomito del seghista
Ric

Film 16: "Irina Palm" (2007) di Sam Garbarski
Visto: dalla tv di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Fra
Pensieri: Cosa ci si aspetta da un film su una che fa le seghe in un night club? Che sia una roba volgarissima... E, invece, qui è tutto il contrario. La prima volta che l'ho visto (questa era la seconda) mi aspettavo una protagonista sboccata e sbroccata, gergo cafone e sensibilità di un criceto. Ma, al contrario, Marianne Faithfull interpreta Maggie/Irina Palm in modo delicato, pacato e dignitoso. Le leggi l'amore per il nipote solo dallo sguardo e capisci subito che è pronta a tutto per lui. Questo aspetto da brava nonna del nipotino malato, da una come la Faithfull, non te lo aspetti... Cito Wikipedia: "Dopo un periodo di oblio seguito alla fine della sua relazione con Jagger e caratterizzato da una vita irrequieta e da storie di droga, Marianne Faithfull torna al successo". In quest'ottica di vita si inserisce meglio la parte della masturbazione, in effetti. E anche qui niente di troppo volgare. Diciamo che la dimensione night club è squallida, ma di per sé, non tanto nel film.
Quindi man mano che il film prosegue ti appassioni alle vicende di questa povera famiglia londinese che deve pagare le spese mediche del bambino malato che può essere curato solo in Australia. Rapporti familiari difficili, nuora e suocera che si rispettano ma non si adorano, un lavoro come quello di hostess che non può essere raccontato a nessuno perchè disdicevole. Ma Maggie si dispera? No, mai! Deve far le seghe? Bene, le ci mette tutto il suo impegno e diventa la mano più famosa di Londra! Se non è dedizione alla causa, questa...
Dunque il film l'ho trovato carinissimo, delicato nonostante l'argomento che tratta e molto ben interpretato. Sicuramente una storia originale che non oltrepassa mai il limite. Ho trovato tenerissima la love story tra Maggie e il titolare del night Miki, prima rude e duro con lei, poi duro dal cuore tenero.
Grandissima è la scena dell'ultimo thé con le (false) amiche, dove Maggie, stanca di essere sempre maltrattata dalle altre, scopre le carte in tavola e sconvolge le tre rigide (ormai ex) amiche con la storia del suo lavoro. E' una sequenza talmente bella che la rivedresti subito un'altra volta! Una donna che è una santa finalmente si prende la sua rivincita su tutti i soprusi che la vita le ha inflitto e lo fa con grande classe! Ecco, di Maggie ti rimane sicuramente impressa la pacatezza, la cortesia, l'educazione e una dignità infinita. Quindi rendo merito a Marianne Faithfull che ha saputo rendere giustizia ad un personaggio così atipico. Brava!
Consigli: Per quanto l'argomento del film potrebbe far pensare ad un tema goliardico, in realtà ESISTE una trama, il che potrebbe inibire chi cerca solo divertimento...
Parola chiave: Gomito del seghista
Ric
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