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lunedì 22 luglio 2019

Film 1632 - Schindler's List

Intro: L'ho visto una sola volta alle medie, non l'ho mai più voluto rivedere. Poi qualcosa dentro di me mi ha fatto capire che fosse venuto il momento di rivedere questo film.
Film 1632: "Schindler's List" (1993) di Steven Spielberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: in poco più di 6 mesi mi sono (volontariamente) immerso di nuovo nella questione olocausto. Per tanti anni ho fuggito l'argomento per paura, per pudore e, probabilmente, molto anche per vigliaccheria. 

Parte del mio viaggio al di fuori dei confini italiani voleva essere dedicato allo scoperchiamento di certi tratti del mio carattere che, negli anni, non ho mai voluto affrontare in maniera matura; uno di questi era ed è tuttora la mia incapacità di affrontare il dolore altrui. Non che non riesca a mettermi nei panni delle altre persone, semplicemente ho paura di comportarmi nella maniera sbagliata rispetto a ciò che ci si aspetterebbe da me. 
Questa mia caratteristica si è sempre estesa anche alle grandi tragedie, motivo per cui nel tempo ho spesso cercato di scansare tematiche che richiedessero un'espressione concreta del mio punto di vista. Il tempo, l'Australia, mia cugina, il mio desiderio di aprirmi mi hanno spinto a quantomeno tentare un nuovo approccio nei confronti di quelle cose che mi spaventano. 
So che può sembrare sciocco pensare che, guardando un film, qualcosa in noi possa cambiare, eppure per me è stato un momento importante che, successivamente, mi ha convinto ad andare a visitare la Fabbrica di Schindler e il campo di concentramento di Auschwitz e Birkenau quando, all'inizio di gennaio, sono stato a visitare Cracovia. 
Era importante per me trovare il coraggio di affrontare la paura e il disagio profondo conseguente al vedere e toccare con mano l'orrore che ha portato con sé la seconda guerra mondiale. Impossibile tradurre in parole cosa si possa provare anche solo visitando quei luoghi, mi troverei nella posizione di provare a parlare di qualcosa talmente più grande di me che finirei per sconfinare nella banalità più assoluta, offendendo il ricordo di chi ha dato la vita per quella bestialità che è l'intolleranza della diversità, in qualsiasi forma essa si possa manifestare. 
La potenza e la forza di "Schindler's List" stanno nella sua capacità di immergere lo spettatore in quello spettacolo di violenza ed atrocità, scuotendolo fin nel profondo. E' impossibile rimanere indifferenti alla freddezza e crudeltà scellerata di Amon Goeth (Fiennes), all'insensatezza, all'odio, al dolore che la storia ritrae in maniera cruda e realistica. In mezzo a tutto quanto di più orribile si possa immaginare, la figura di Oskar Schindler (Neeson) e il ricordo, nonché la celebrazione, di quanto anche una sola persona possa fare la differenza. Oggi come allora.
Cast: Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall, Jonathan Sagall, Embeth Davidtz.
Box Office: $322.1 milioni
Vale o non vale: Una pellicola difficilissima, una storia atroce che va a toccare lo spettatore nel profondo. Non si tratta certo di un film che si possa vedere e rivedere, bisogna essere davvero preparati (Spielberg usa anche materiale di repertorio insieme a quello da lui girato, il che rende l'effetto finale ancora più realistico e sconvolgente). E' un viaggio nel baratro, l'immersione totale in uno dei capitoli più atroci della storia dell'umanità e non se ne esce indenni (15-17 milioni di vittime tra il '33 e il '45); ma "Schindler's List" va visto, fosse anche solo per onorare la memoria di tutti coloro che lo hanno vissuto.
Premi: Vincitore di 7 premi Oscar, su 12 nomination, tra cui Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia e colonna sonora. 3 Golden Globe vinti (film, regia, sceneggiatura) su 6 nomination e 7 BAFTA (tra cui film, regia, sceneggiatura e attore non protagonista per Ralph Fiennes) su 13 candidature; 1 Grammy vinto per la colonna sonora di John Williams. Candidato al César e al David di Donatello per il Miglior film straniero.
Parola chiave: Fabbrica.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 20 maggio 2014

Film 716 - Gigolò per caso

Molto, molto curioso di vedere questa pellicola apparentemente molto alla Woody Allen, ma non del regista/sceneggiatore.

Film 716: "Gigolò per caso" (2013) di John Turturro
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ho letto che il film non ha ottenuto critiche particolarmente entusiaste e non ho potuto che chiedermi il perché. Non che questo film sia rivelazione o capolavoro del suo scrittore/regista/attore John Turturro, ma ricevere addirittura delle critiche negative mi sembra un po' eccessivo...
"Fading Gigolo" è un prodotto sulla falsariga dei soliti di Allen e il fatto che lui ci reciti pure non credo sia una coincidenza. Il duo pacato e stropicciato che si crea tra lui e Turturro è assolutamente godibile e i due artisti risultano davvero affiatati. Inoltre lo spunto narrativo - uno gigolò e relativo pappa alle primissime armi - è certo intrigante sia di per sé, sia se associato ad una coppia tanto improbabile di "addetti" del mestiere. Colpisce come il pretesto per cominciare il sodalizio lavorativo sia tanto veloce quanto privo di contestualizzazione, ma lo svolgimento della trama approfondisce abbastanza bene le situazioni e ci si dimentica in fretta di un inizio tanto sbrigativo.
Per il resto questo film da il suo meglio nella prima parte, nel susseguirsi di clienti tra cui spicca una Sharon Stone in formissima e una Sofía Vergara davvero ben accessoriata. Finché la storia rimane fresca e concentrata su di loro situazioni buffe e sorrisi non mancano. La seconda parte della pellicola, invece, investe tantissime energie su un paio di personaggi più faticosi interpretati da Vanessa Paradis e Liev Schreiber. Ci si addentra in questioni religiose, amore, famiglia, conoscenza di sé, rispettabilità. Sono temi molto complessi e non sempre, a mio avvsio, trattati qui con chiarezza. Forse c'è troppa carne al fuoco.
Ecco, se proprio devo lamentarmi di qualcosa, posso dire che avrei gradito di più il proseguimento dei toni da commedia, magari con qualche altra facoltosa cliente e qualche altro imbarazzante ingaggio da parte del pappa Allen. Lo spostamento della trama su Avigal, austera - e acerba - vedova di un rabbino e del suo corteggiatore un po' spostato Dovi, oltre che le questioni annesse alla comunità ebraica ortodossa (addirittura un tribunale rabbinico) alla lunga tediano un po' e, soprattutto, sono una vera sorpresa per lo spettatore che, per esempio, era stato incuriosito dal trailer.
Tutto sommato, comunque, "Gigolò per caso" è una pellicola interessante, un lavoro delicato e curato nei dettagli, un buon esempio di come si possa parlare di tematiche "scabrose" con un approccio dissacrante e naturale; il buon cast è un incentivo alla visione.
Box Office: $11,882,488
Consigli: Delicato, molto mentale, dissacrante e inaspettato per quanto riguarda certe parti della trama. Gli appassionati di Allen non possono perderselo, ma anche chi apprezza la bella presenza femminile. New York non è niente male, anche se mette ansia il quartiere ebraico con la sua pretesa di essere comunità nella comunità. Vanessa Paradis affascina e sprigiona tenerezza, ma quando Turturro la definisce bellissima non si può che dissentire (al cinema una signora ha sentenziato: "Insomma"). Non mi è dispiaciuto e alla fine si vede volentieri, ma una volta può bastare.
Parola chiave: Massaggio.

Trailer

Bengi

domenica 25 aprile 2010

Film 108 - Ogni cosa è illuminata

Cena e film con la mia adorata bionda del cuore Erika, per un tête-à-tête rilassante dopo una domenica pomeriggio ricca di nuovi incontri per nuove collaborazioni...! A breve alcune novità!!!


Film 108: "Ogni cosa è illuminata" (2005) di Liev Schreiber
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
Pensieri: Liev Schreiber, attore americano al suo esordio alla regia (e alla sceneggiatura), dirige un film che è un gioiellino da guardare ed amare sottovoce. Non ci sono grida o schiamazzi, solo una storia raccontata con pacata tranquillità. Gioie e dolori nella riscoperta di una terra, l'Ucraina, lasciata dal nonno del protagonista Jonathan Safran Foer/Elijah Wood a causa delle persecuzioni agli ebrei. Sulla strada per Trachimbrod Jonathan, vegetariano con la fobia dei cani, riscopre suo nonno, sé stesso e la sua famiglia, rivoluzionando l'idea che se ne era fatto durante la vita.
Parte gasato il film, frena e spiazza nel finale, lasciando lo spettatore con un pugno fortissimo in pancia con non può non stordire per qualche ora. C'è la giusta dose di humor che spezza una storia macchiata di sangue in un Paese calpestato dal nazismo. Elijah Wood è bravo nella parte dell'ebreo maniaco del collezionismo, che imbusta qualsiasi cosa ritenga importante per arricchire la sua collezione a parete. Rimane sottotono per tutta la durata del film, recitando attentamente la sua parte. Più scanzonato e paradossale di riflesso, il personaggio di Alex interpretato da Eugene Hutz (cantante dei 'Gogol Bordello' che sono presenti all'inizio della pellicola), svalvolato imitatore alla buona della cultura hip-hop americana. Lui insieme a suo nonno formano la strana coppia, che nei momenti giusti, però, sa commuoversi per le verità venute a galla.
Bello, davvero un filmino indipendente ormai cult da vedere e rivedere, anche per non dimenticare. Ps. Il film è tratto dal libro "Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer.
Consigli: Seratina tranquilla in casa con un dopo cena 'illuminato'. Non deluderà!
Parola chiave: Augustine.



#HollywoodCiak
Bengi

sabato 19 dicembre 2009

Film 39 - A serious man

Mio padre, qualche giorno fa, mi ha chiesto se volevamo andare al cinema a vedere qualcosa di divertente. Di solito io e lui andiamo assieme a vedere i film che non interessano a mia madre e con cui lui, quindi, non può andare. Oppure i film che danno in quei cinema che lei considera troppo alti, ossia che hanno un'inclinazione delle poltrone tale da darle fastidio. Mia madre soffre di vertigini. Sì, anche al cinema...


Film 39: "A serious man" (2009) di Ethan Coen, Joel Coen
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Papà
Pensieri: Se l'ottica era vedere un film divertente, ho toppato di brutto. Questo è forse il più strano film che io abbia mai visto. Finisce quando finalmente sta per succedere qualcosa. Mentre durante tutto il film succedono cose, ma con una lentezza tale che diresti che in effetti non è successo niente. Per non parlare dell'inizio strampalato assolutamente disorientante!
Siccome ieri nevicava, io e papà ci siamo fiondati dentro al cinema senza guardarci troppo intorno. Appena seduti è cominciato il film e parte questa scena ambientata agli inizi del '900(?) con una coppia che parla chissà quale lingua e accoglie un fantasma in casa. Lì per lì mica ero sicuro fossimo a vedere il film giusto! Magari nel pomeriggio il cinema dava un'altra pellicola...
Comunque no, il film inizia proprio così. Poi seguono dei titoli di testa accompagnati da una bellissima musica (quella del trailer) e poi parte il film vero. Peccato che sia leeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeentissimo. A un certo punto non riuscivo a stare fermo dal nervoso. Ero irritato dall'incapacità di quest'uomo - il protagonista - di reagire alla realtà che lo circonda (un po' come Pippo nei cartoni animati della Disney. Uno che, per com'è fatto, mi irrita)! Una moglie che lo lascia per un uomo che praticamente gli entra in casa; un fratello pazzoide che gli dorme da mesi sul divano; due figli adolescenti veramente strani (la femmina passa la sua vita a lavarsi i capelli); uno studente coreano che lo ricatta per avere la sufficienza nella sua materia (ah, già, è professore di fisica all'università); un vicino che sconfina costantemente nella sua proprietà. E poi ancora molte altre. Ma Larry Gopnik reagisce? No, a nessuna di queste cose. Lui va da 3 rabbini per cercare la spiegazione di queste orribili cose che gli stanno capitando, per comprendere come mai Dio lo stia punendo e con quale scopo. Nessuno dei rabbini ha una risposta che non sia più di un mal celato 'non lo so'. Larry vorrebbe solo essere un uomo serio, che aiuta i suoi vicini (ma solo quelli ebrei!) e che vive sereno la sua realtà familiare. E, invece, è costretto a passare attraverso una serie innumerevole di umiliazioni, fino alla (quasi) fine del film, in cui sembra tutto dissolversi. Ma è poi veramente così? Chi lo vedrà, saprà!
Quello che posso dire su questa pellicola è che, sicuramente, non mi aspettavo questo. So che i Coen sono estremamente particolari e che ogni loro film è un'avventura diversa, ma, per quanto mi riguarda, non sempre è un'avventura felice. Su una cosa sono d'accordo però: sono bravi! Qui rendono alla perfezione l'incapacità di un uomo a reagire alla sua vita e alle pieghe che sta prendendo. In "Non è un paese per vecchi" ho dovuto chiudere gli occhi in alcune scene per la paura, come quando ero bambino. In "Burn after reading - A prova di spia" hanno saputo creare un'ironia maledettamente tagliente. Insomma, sanno sempre ricreare e ottenere ciò che vogliono e questo è un grande pregio.
Non rivedrei questo film, ma sono felice di averlo visto. E' un tassello in più della visione del mondo Coen. Una scena in particolare mi ha colpito: quando Larry sale sul tetto e si ferma ad osservare il vicinato. Lui è spettatore, come lo è, in realtà, nella sua vita. Gli altri fanno e lui subisce le conseguenze. Ma lui, davvero, cosa fa?
Curiosità: l'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, è assolutamente identico a Joaquin Phoenix, ma senza il labbro leporino. Davvero due gocce d'acqua!
Consigli: Guardate questo film solo se siete appassionati di quello che potremmo definire il 'genere Coen'.
Parola chiave: Al peggio non c'è mai fine (è la metafora del film, non il mio giudizio sui film dei Coen!)


Ric