Visualizzazione post con etichetta Jake Gyllenhaal. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Jake Gyllenhaal. Mostra tutti i post

sabato 15 maggio 2021

Film 1999 - The Sisters Brothers

Intro: Ferdia decide e noi guardiamo. Un altro western...
Film 1999: "The Sisters Brothers" (2018) di Jacques Audiard
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non conoscevo questo film e sicuramente anche se fosse stato il contrario non credo mi sarei preso la briga di recuperarlo. Detto questo, per quanto "The Sisters Brothers" non mi abbia cambiato l'esistenza, non è un prodtto malvagio.
Lento nella prima parte, la storia prende finalmente il via quando i 4 protagonisti - John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed - si ritrovano assieme alla ricerca dell'oro e devo ammettere che la dinamica di gruppo è davvero ben sviluppata, tanto da conferire alla narrazione nuovo interesse. Il momento, però, dura poco.
In ogni caso il risultato finale non è male, anche se il western rimane un genere che, pur non dispiacendomi, trovo talvolta faticoso. Qui a salvare "The Sisters Brothers" sono i due bravissimi protagonisti Reilly e Phoenix, una strana coppia che funziona e regala una solida performance. Detto questo, non lo rivedrei.
Cast: John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Rebecca Root, Allison Tolman, Carol Kane.
Box Office: $13.1 milioni
Vale o non vale: Un po' lento specialmente nella prima parte, "The Sisters Brothers" è un western moderno che vive della performance dei due protagonisti principali e della dinamica ben sviluppata tra di loro. A volte si fatica un po' a capire dove il film intenda andare a parare, in ogni caso il risultato finale non è malvagio. Semplicemente non troppo il mio genere. Poi sono sicuro che i fan del genere wester troveranno in questa pellicola valide ragioni per una visione soddisfacente.
Premi: In concorso a Venezia 2018, Jacques Audiard ha vinto il Leone d'Argento per la Miglior regia. Ai César 2019 il film ha ricevuto 9 candidature (tra cui Migliro film e sceneggiatura non originale) e ha vinto 4 premi per Miglior regia, fotografia, scenografia e sonoro.
Parola chiave: Formula.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 20 gennaio 2021

Film 1781 - Spider-Man: Far from Home

Intro: Non vedevo l'ora di precipitarmi al cinema per vedere questo film!
Film 1781: "Spider-Man: Far from Home" (2019) di Jon Watts
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che, rispetto alle aspettative che avevo, la storia non è stata all'altezza. Non che il film sia brutto o non funzioni, assolutamente, ma ammetto che il personaggio di Mysterio (Jake Gyllenhaal) e il suo arco evolutivo all'interno del racconto non mi hanno per niente colpito e, anzi, penso si possa dire che mi abbiano lasciato per certi versi deluso. Per cercare di metterla giù faile facile, non credo che l'idea degli ologrammi funzioni. O almeno io non l'ho trovata un'idea credibile.
Forse, avendolo visto solo una volta e per di più in inglese, potrei essermi perso dei passaggi fondamentali nella spiegazione del perché un ologramma dovrebbe risultare potenzialmente spaventoso - quindi da un certo punto di vista sospendo il mio giuzio nell'attesa di ritrovare la voglia di vedere questo secondo Spider-Man con Tom Holland - in ogni caso devo ammettere che a livello di personaggio antagonista, Mysterio si è rivelato presto come una gigantesca occasione sprecata.
Per il resto "Spider-Man: Far from Home" è un sequel divertente che vive di buoni momenti comici e una quantità spaventosa di effetti speciali che giocano a favore di un risultato finale che è, sì, maledettamente fittizio e irreale, ma comunque esteticamente godibile e in linea con i vari titoli precedenti della mastodontica macchina da soldi della Marvel.
Detto questo: mi aspettavo un po' di più? Decisamente sì, anche se non si può onestamente dire che il risultato finale non sia godibile, nonché un perfetto passatempo mainstream. Però non si va oltre questo.
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 1781 - Spider-Man: Far from Home
Film 2077 - Spider-Man: No Way Home
Film 2226 - Spider-Man: No Way Home
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
Cast: Tom Holland, Samuel L. Jackson, Zendaya, Cobie Smulders, Jon Favreau, J. B. Smoove, Jacob Batalon, Martin Starr, Marisa Tomei, Jake Gyllenhaal, Tony Revolori, J. K. Simmons.
Box Office: $1.132 miliardi
Vale o non vale: Avevo grandi aspettative per questo "Spider-Man 2" con Tom Holland come protagonista e, in generale, non posso dire che siano state tutte attese. Di per sé il film ha un buon ritmo, esteticamente è molto curato e gli effetti speciali sono pazzeschi, senza contare che Holland è un perfetto Peter Parker (giovane, fresco e simpatico) e l'attitudine qui un po' sottotono e nerd di Zendaya funziona perfettamente. Ciò detto, avrei voluto vedere un cattivo più incisivo/significativo e che il tutto fosse un po' meno improntato sulla figura di Iron Man (che hey, ci sta, ma pure l'antagonista di turno deve avere come modivazione per il suo arco narrativo quella di avercela a morte con Tony Stark?!), anche se è comprensibile considerato che "Far from Home" è il naturale proseguo dell'ultimo "Avengers". Insomma, il film in sé si lascia guardare tranquillamente, ma il tono della storia è decisamente meno epico e alla fine della visione si ha un po' l'impressione di aver seguito il racconto di qualcosa che, ci fosse stato o meno, impattata poco la trama generale che questa nuova fase della Marvel si prepara ad imbastire (e prima o poi finalmente partirà).
Premi: /
Parola chiave: Tony Stark.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 6 agosto 2019

Film 1642 - Brokeback Mountain

Intro: A chiunque consideri "Moonlight" uno tra se non il miglior film a tematica LGBTQ+, consiglio vivamente di vedere questa pellicola per potersi redimere.
Film 1642: "Brokeback Mountain" (2005) di Ang Lee
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: straziante, poetico, bellissimo. Una storia d'amore indimenticabile di una delicatezza incredibile nonostante il pugno nello stomaco che è capace di assestare. Vedere per credere.
Film 99 - I segreti di Brokeback Mountain
Film 1642 - Brokeback Mountain
Cast: Heath Ledger, Jake Gyllenhaal, Anne Hathaway, Michelle Williams, Randy Quaid, Linda Cardellini, Anna Faris, David Harbour, Kate Mara.
Box Office: $178.1 milioni
Vale o non vale: Mi personale film di culto, una storia romantica e dolcissima e allo stesso tempo capace di consegnare allo spettatore un messaggio potente e spiazzante. Sfido chiunque a non rimanere colpito da questa pellicola.
Premi: Derubato dell'Oscar per Miglior film, ha vinto per Miglior regia, sceneggiatura non originale e colonna sonora (su 8 nomination, tra cui 3 solo per gli attori); 4 Golden Globes vinti su 7 nomination (Miglior film, regia, sceneggiatura e canzone originale "A Love That Will Never Grow Old"); 4 BAFTA vinti su 9 omination (Miglior film, sceneggiatura non originale, regia e attore non protagonista Jake Gyllenhaal). Candidato al César e al David di Donatello per il Miglior film straniero. 1 nomination ai Grammy per Best Compilation Soundtrack Album for Motion Picture, Television or Other Visual Media.
Parola chiave: Tenda.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 6 ottobre 2017

Film 1417 - Life

Ripartito da Dubai all volta di Adelaide, ho deciso di sfruttare il più possibile il mio tempo in volo (12 ore) regalandomi tanti nuovi film e tutti recentemente usciti e tutti che mi ero perso al cinema. Ecco il primo.

Film 1417: "Life" (2017) di Daniel Espinosa
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se di fatto a questo film non manca nessun elemento utile al fine di una positiva riuscita, il risultato finale è comunque meno soddisfacente di quanto ci si aspetterebbe. L'ottimo cast non è ben sfruttato da una storia che, innanzitutto, non propone niente di innovativo e poi manca nel consegnare allo spettatore quantomeno qualcosa di piacevolmente intrattenitivo. Di fatto "Life" rasenta il minimo sindacale, propone la solita solfa dell'alieno assetato di sangue che finirà per sterminare un equipaggio che non aveva alcuna possibilità dal momento in cui l'organismo extraterreste fa il suo ingresso in scena.
Non possono salvare la situazione certamente la bella fotografia e gli effetti speciali efficaci, perché quando non c'è niente di nuovo da raccontare, l'aspetto tecnico può tentare di abbellire, ma da solo non può fare tutto il lavoro. Non che si sia di fronte ad una brutta pellicola, semplicemente un prodotto un po' troppo insipido rispetto alle premesse/promesse di trailer e poster, per non parlare del marketing. Sembrava un'avventura al cardiopalma, il racconto di una situazione che precipita vertiginosamente nel momento in cui si fronteggia l'ostile ospite di Marte e, invece, ci si ritrova di fronte ad un prodotto lento e molto parlato, a tratti soporifero - ma di sicuro io ero particolarmente stanco -, con un epilogo che cerca la sorpresa finale e, invece, non fa che confermare ciò che ci si era già prefigurati sarebbe accaduto. Peccato.
Cast: Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Ryan Reynolds, Hiroyuki Sanada, Ariyon Bakare, Olga Dihovichnaya.
Box Office: $100.5 milioni
Consigli: Non tremendo, ma nemmeno riuscito. Mi aspettavo molto di più da questa pellicola che, di fatto, si è dimostrata priva di idee originali e incapace di valorizzare quelle già viste che sceglie di sviluppare. Tecnicamente curato, con un cast pazzesco e una regia che riesce a valorizzare la particolare location spaziale, il risultato finale però non convince. Si guarda, soprattutto se si è fan del genere sci-fi, ma di certo non rimane impresso.
Parola chiave: Guscio di salvataggio.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 31 luglio 2017

Film 1393 - Okja

Crusiosissimo di recuperare questo titolo, mi sono messo in pari appena lo streaming me lo ha concesso!

Film 1393: "Okja" (2017) di Bong Joon-ho
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Edo
Pensieri: Dopo "Snowpiercer" che mi era molto piaciuto, ero davvero curioso di capire come potesse essere questo nuovo film di Bong Joon-ho a cui è addirittura stato concesso l'onore di aprire l'ultimo Festival di Cannes, con non poche polemiche. Perché a produrre, qui, è nientemeno che Netflix.
Privo di Palma d'Oro, andata a "The Square" di Ruben Östlund, "Okja" arriva disponibile in streaming a tutto il pubblico della piattaforma statunitense (che, tra l'altro, ha deciso di non distribuire la pellicola nelle sale. Comunque chi non fosse abbonato non faticherà a trovarne un link piratato che bypassi la necessità di pagare l'abbonamento) che in questa occasione può usufruire di un contenuto originale - che non è una novità - ma derivato da un contesto festivaliero. La curiosità non era poca.
L'ultima fatica del regista coreano rispecchia per atmosfere ed alcuni personaggi, oltre che una certa ideologia di fondo, il precedente sforzo a tinte americane: si ritrova Tilda Swinton nel ruolo della cattiva e l'idea di quella candida spinta dal basso a non farsi schiacciare dal più forte e prepotente; i due protagonisti della storia, invece, non faticano a rimandare a qualcuno degli eroi animati di casa Studio Ghibli.
Al di là di somiglianze e rimandi, comunque, devo dire che per quanto "Okja" sia un interessante esperimento del melting pot cinematografico odierno, il risultato finale non mi ha convinto del tutto. Il mix di fiabesco e reale non sempre si interseca alla perfezione e non tutti i personaggi sono così riusciti - l'inutilità di Johnny Wilcox (Jake Gyllenhaal) ne è esempio -, per cui alla fine non si può fare a meno di chiedersi se non si potesse fare qualcosa di meglio con quel budget da 50 milioni di dollari. L'idea del supermaiale è intrigante e la critica sociale delle penne di Bong Joon-ho e Jon Ronson non passa certo inosservata, eppure questo non basta a rendere davvero degno di nota il prodotto in questione.
Il cast è pazzesco, la produzione si toglie ogni sfizio e, tecnicamente, il film non ha nulla da rimproverarsi. Avrei preferito forse la si prendesse meno alla lontana e che, sicuramente, si approfondisse di più la questione legata alla menzogna da parte della Mirando Corporation e della fuorviante comunicazione messa in atto per ingannare le masse. Detto ciò, "Okja" rimane un interessante esperimento cinematografico che, probabilmente, senza un colosso come Netflix alle spalle, difficilmente avrebbe visto la luce, men che meno quella della sala cinematografica.
Cast: Tilda Swinton, Paul Dano, Ahn Seo-hyun, Byun Hee-bong, Steven Yeun, Lily Collins, Yoon Je-moon, Shirley Henderson, Daniel Henshall, Devon Bostick, Choi Woo-shik, Giancarlo Esposito, Jake Gyllenhaal.
Box Office: /
Consigli: Possessori di netflix, non avete scuse: il caso cinematografico di Cannes 2017 è a vostra portata, in qualità HD e per di più all'interno del vostro abbonamento, per cui guardarlo è d'obbligo. Per gli altri che, volendo, avrebbero da mettere in conto la necessità di recuperare un link più di straforo, posso dire che "Okja" è un prodotto interessante, sicuramente godibile in certe parti, impegnativo per altre. Non tutto funziona alla perfezione, ma sicuramente vale la pena da una chance a questa storia che ha qualcosa da raccontare.
Parola chiave: Mattatoio.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 23 gennaio 2017

Film 1286 - Source Code

In montagna ad inseguire i mercatini di Natale di Trento e Bolzano, per la prima serata ci siamo concessi un titolo proposto da Netflix.

Film 1286: "Source Code" (2011) di Duncan Jones
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: La storia di per sé è accattivante fino ad un certo punto (narrativo) e il film alla fine non è un cattivo intrattenimento, anche se l'impressione che ho avuto, come la prima volta che lo avevo visto, è che una volta sveltato il mistero che sta dietro alle ripetizioni all'infinito dello stesso momento, si perda un po' l'attrattiva generale. Volendo sorvolare su certi buchi narrativi.
Il risultato finale è comunque un prodotto insolitamente "pacato" per avere le sembianze del blockbuster e anche quando gli effetti speciali concorrono alla messa in scena della necessaria ricostruzione computerizzata, di fatto la sensazione di fondo è che siano altre le tematiche care alla storia (amore, vita dopo la morte, obbedienza cieca, confronto fra l'autorità e la propria coscienza umana). Questo fattore incide e fa sì che una pellicola che sarebbe potuta essere tutta testosterone e poco altro, giovi di un approccio più delicato e consegni allo spettatore sì, la dose d'azione e fantascienza che cercava, ma che si prenda anche il suo tempo per approfondire altro oltre ad esplosioni ed attentati.
Film 267 - Source Code

Cast: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Michael Arden, Russell Peters, Scott Bakula.
Box Office: $147.3 milioni
Consigli: Non un capolavoro, ma sicuramente un prodotto buono per passare una serata all'insegna del cervello in fase relax. Bei protagonisti (Gyllenhaal e Monaghan), storia curiosa ed happy ending metafisico che personalmente mi ha rovinato un po' il senso del tutto, ma la scelta del quale posso capire nel momento in cui si punta ad una platea globale.
Parola chiave: 8 minuti.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 29 dicembre 2016

Film 1268 - Animali notturni

Tom Ford, Amy Adams e Jake Gyllenhaal. Non credo serva aggiungere altro.

Film 1268: "Animali notturni" (2016) di Tom Ford
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Un film che ho trovato magnetico e destabilizzante, una storia nella storia che non lascia scampo allo spettatore e abbina il racconto di due mondi opposti - uno reale, glaciale e senza sbavature, l'altro inventato, torrido e selvaggio - per farli procedere parallelamente in un crescendo di ansia e solitudine, paura e violenza. Per non farli mai incontrare.
La storia di Susan (Amy Adams) e dei suoi due matrimoni passa attraverso la lettura di un manoscritto, punto d'incontro tra due vicende al quadrato: una reale e che coinvolge il traballante matrimonio attuale, l'altra di finzione e che parla tra le righe del dolore causato dalla fine della prima unione. Al centro c'è naturalmente la donna che, durante l'appassionata lettura, finirà per rivalutare parte del suo comportamento nei confronti dell'ex marito (Jake Gyllenhaal), turbata dell'inaspettata violenza e ferocia della storia da lui creata e dedicata a lei.
Di questo "Nocturnal Animals" penso che l'aspetto che più mi è rimasto impresso sia la solitudine generale, il senso di vuoto attorno a Susan - una sensazione che l'ambientazione glamour, la rigida cura per l'estetica e la generale formalità che la circonda non fa altro che amplificare - e la desolante tristezza descritta nel romanzo da Edward. I mondi opposti non sono solo nell'evidenza del contrapporre fiction e reale, ma anche nell'opposizione dei due stessi protagonisti che, nonostante l'iniziale coinvolgimento emotivo, finiranno per allontanarsi (con il conseguente avverarsi della "profezia" della madre).
Al di là dei vari aspetti più o meno sottintesi relativamente ai protagonisti, rimane il fatto che la narrazione della sconvolgente storia del manoscritto sia comunque il vero catalizzatore dell'attenzione generale. Sia perché tratta di avvenimenti brutali come lo stupro e l'omicidio, oltre che la giustizia privata, sia perché le interpretazioni di Michael Shannon e Aaron Taylor-Johnson sono particolarmente efficaci e valgono davvero la visione. Se la Adams è costretta in una sorta di prigione di vetro dove le è concesso solamente il biasimo verso se stessa, ai due attori della storia "non reale" sono permesse non poche libertà che regalano a chi guarda due performance davvero d'effetto: da una parte la cattiveria gratuita e disarmante, dall'altra il niente da perdere di chi sa che ha esaurito il suo tempo. Il loro sarà uno scontro non facile da digerire.
Insomma, per quanto l'ambientazione asettica iniziale mi avesse spinto a credere che si trattasse di una di quelle pellicole tutta estetica e nient'altro, mi sono dovuto ricredere in fretta, trovandomi di fronte ad un deserto naturale ed emotivo che impone l'incontro con l'imprevedibile in un gioco perverso di violenza ed abuso non giustificabile e che mette a dura prova lo spettatore. L'emozione è forte e ci si sente esattamente come Susan: schiacciati da una pesantezza e dal senso di ingiustizia. Se è questo che Tom Ford intendeva evocare con "Animali notturni", il lavoro è compiuto egregiamente. Un film che non nasconde una certa rigidità e, nonostante questo, riesce a colpire per l'intensità che riesce a generare. Forte e, francamente, bello.
Ps. 3 candidature ai prossimi Golden Globes (regia, sceneggiatura e attore non protagonista per Taylor-Johnson) e Leone d'Argento a Venezia 2016.
Cast: Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher, Armie Hammer, Laura Linney, Andrea Riseborough, Michael Sheen, Karl Glusman, Ellie Bamber.
Box Office: $22 milioni
Consigli: La trasposizione dell'opera di Austin Wright non è certamente un film per tutte le occasioni, ma sicuramente un secondo appuntamento cinematografico riuscito per Tom Ford. Il quale riesce a sconvolgere lo spettatore con un'escalation di disarmante violenza che stempera con la freddezza di un'ambientazione contemporanea particolarmente asettica. Molto glamour e oscuro, peculiare nei suoi titoli di coda adamitici e ricolmo di ottime performance del cast (altrettanto glam), "Animali notturni" è, per il momento, uno dei film del 2016 che mi è rimasto più impresso. Sicuramente da vedere.
Parola chiave: Manoscritto.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 18 marzo 2016

Film 1104 - Everest

Perso al cinema, era da un po' che ci tenevo a vedere questo film. Anche senza l'esperienza in sala, rimaneva la possibilità che si trattasse di un buon disaster movie anche se fruito fra le mura domestiche.
Film 1104: "Everest" (2015) di Baltasar Kormákur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Basato sulla storia vera delle due spedizioni guidate da Rob Hall (Jason Clarke) e Scott Fischer (Jake Gyllenhaal), questa pellicola parla, neanche a dirlo, del disastroso tentativo di scalata dell'Everest tragicamente conclusosi con la morte dei due scalatori (e non solo) l'11 maggio 1996.
La pellicola si propone, quindi, come disaster movie in piena regola, più lontano dalle ipotesi catastrofiche di Roland Emmerich, ma non per questo - sulla carta - meno emozionante. Dove, però, il regista tedesco riesce nel creare suspense, pathos e coinvolgimento, questo titolo fatica a ingranare, trovare uua dimensione. L'incertezza è tutta qui: pellicola catastrofica o sorta di biografia cinematografica?
Con questa doppia anima, il risultato finale finisce per essere sì, buono, ma non eccelso. Indeciso se puntare sullo spunto drammatico da connessione empatica o emozione per gli occhi da effetto speciale di qualità, "Everest" rimane bloccato in un limbo che non valorizza nessuno dei due approcci e finisce col lasciare un po' insoddisfatti. Anche perché, diciamolo pure, con la sovrabbondanza di personaggi che c'è, il rischio di lasciare spaesati gli spettatori non solo c'era, ma si è anche concretizzato. Sia perché, una volta sul monte, le tute coprenti rendono tutti somiglianti più o meno l'uno all'altro, sia perché metà dei personaggi presenti era di fatto marginale. Non dico sacrificabile, per carità, ma i grandi nomi scelti per svettare in locandina - mi riferisco a Keira Knightley e soprattutto a Robin Wright - fungono da specchietto per le allodole. Hanno parti talmente misere da essere a malapena riscontrabili in termini di minuti di presenza video.
Anche questo aspetto riflette bene il conflitto di tutta l'operazione: dramma o spettacolarizzazione? Ha senso dare così poco spazio al dolore delle mogli che perdono i mariti, pur dandoglielo, per poi concentrarsi così tanto sulla lezione mai imparata della natura selvaggia che non si piega al volere dell'uomo proponendo "Everest" come una delle esperienze cinematografiche del 2015? Secondo me no.
In definitiva, quindi, un'occasione un po' sprecata. Si poteva scegliere di bilanciare meglio gli equilibri della narrazione e, forse, tantare di sfoltire un minimo il risalto dato di fatto a tutti i personaggi. Il grande cast chiamato in massa ne esce un po' mortificato e anche se l'ottima qualità tecnica di tutta l'operazione porta a casa il risultato, non so quanto questo sposti l'ago della bilancia nell'economia del risultato finale. Che è ok, ma si poteva anche essere migliore.
Ps. Tratto dal saggio "Aria sottile" ("Into Thin Air") di Jon Krakauer, il film ha aperto fuori concorso il Festival del Cinema di Venezia 2015.
Cast: Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Emily Watson, Keira Knightley, Sam Worthington, Jake Gyllenhaal, Michael Kelly, Thomas Wright, Martin Henderson, Elizabeth Debicki, Naoko Mori.
Box Office: $203.4 milioni
Consigli: Certamente d'imbatto per la storia che racconta, eppure non così efficace come si sarebbe potuto pensare. I coprotagonisti sono tanti e praticamente tutti famosi, ma l'apporto di ognuno non sopperisce all'eccessivo numero di protagonisti presenti in scena. Visivamente potente e tecnicamente ineccepibile, "Everest" è un prodotto mosso dalle migliori intenzioni che, però, si perde un po' per strada. Sicuramente non un film per rilassarsi, meglio approcciarvisi essendo preparati al peggio. I titoli di coda, poi, sono un pugno nello stomaco.
Parola chiave: Ossigeno.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 8 gennaio 2015

Film 852 - Lo sciacallo - Nightcrawler

Ero molto curioso di vederlo, anche perché ero certo che sarebbe finito tra i possibili ad aggiudicarsi qualche nomination ai vari premi della stagione. Non mi sbagliavo...

Film 852: "Lo sciacallo - Nightcrawler" (2014) di Dan Gilroy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Sebbene sia stato felice di rivedere Jake Gyllenhaal e Rene Russo sul grande schermo e - finalmente! - con un titolo in grado di suscitare interesse e addirittura finire al #1 del box office americano (con il piuttosto modesto incasso del primo weekend di $10.4 milioni), non posso comunque dire che la cosa sia bastata a farmi piacere "Nightcrawler", primo esperimento registico dello sceneggiatore Dan Gilroy (sue le storie e sceneggiature di "The Fall", "Real Steel", "The Bourne Legacy").
La storia, inquietante e molto cruda, vede Gyllenhaal (per questo ruolo candidato ai Golden Globes 2015) interpretare Lou Bloom, un disoccupato disposto a tutto pur di lavorare che, per un caso fortuito viene in contatto con il mondo del giornalismo incentrato su servizi di cronaca nera. La disperazione di quest'ultimo, combinata al "desiderio di sangue" (da mostrare in tv) della direttrice del network televisivo per cui Lou finirà per lavorare saranno il motore di questo prodotto, più che film quasi esperimento sociologico.
Infatti la trama si spinge molto oltre e arriva a mostrare ciò che l'assenza di un limite - personale, etico, morale - può arrivare a creare: Lou diventerà, sì, un talentuoso venditore di sé stesso e pure di grande successo, ma a discapito dei molti che avranno la sfortuna di incontrarlo.
Nel concreto: vale più la vita dello sconosciuto o le immagini che lo ritraggono dopo la sciagura che gli è capitata? E, potendo evitargli il peggio, interverremmo?
Questi, ridotti all'osso, gli interrogativi che pone la trama de "Lo sciacallo - Nightcrawler" e, nonostante siano domande inquietantemente intriganti e la realizzazione della pellicola sia di fatto molto buona, rimane comunque la sensazione che a questo film manchi qualcosa, che sia solo un esercizio (antropologico) o un tentativo di stuzzicare il pubblico con una tematica molto forte. Dietro a quest'ultima, però, pare esserci poco altro, anche perché difficilmente lo spettatore si identificherà nel disturbato Lou o nella direttrice senza scrupoli - figuriamoci nell'ingenuo e sottomesso Rick (Riz Ahmed) -, quindi anche a livello di personaggi e pubblico rimane una certa distanza.
In definitiva, ribadendo che era ora che sia Gyllenhaal che Russo rivedessero la ribalta cinematografica, non posso comunque dire che questo film mi abbia convinto o mi sia piaciuto. Forse è troppo anche per me, forse gli manca qualcosa per essere meno disumano. Non lo rivedrei.
Box Office: $38.3 milioni
Consigli: Jake Gyllenhaal regala una buona interpretazione degna di nota, perde tantissimo peso quasi a significare che il poco rimasto in fatto di carne è lo stesso rimasto al personaggio Lou in fatto di morale. Chiariamoci, Louis Bloom è disturbato e concepisce le relazioni umane in modo rigoroso e molto personale, quindi è difficile poter farne un esempio da studiare. In combutta con Nina Romina, i due costituiranno la coppia della disperazione, entrambi alla ricerca di un modo per sopravvivere e sopravviversi, disposti a tutto pur di riuscire in ciò che fanno e vogliono fare. Sono inquietanti e umanamente disgustosi. La tv qui è loro complice o, meglio, lo è quanto il pubblico che guarda.
Voyerismo mosrboso, quindi, impatto dei media, assenza di morale e ridefinizione del limite personale, tutti aspetti che concorrono a formare la storia di questa pellicola e che, come si capisce, non sono fatti esattamente per ogni tipo di spettatore. Non è un film facile, quindi prima di sceglierlo è bene essere pronti. A cosa? A salire sul furgone di quello spostato di Lou Bloom.
Parola chiave: Suv.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 29 maggio 2014

Film 721 - The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo

Per una serata tranquilla, un film che si rivede sempre volentieri!

Film 721: "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo" (2004) di Roland Emmerich
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Per avere appena compiuto 10 anni di età, "The Day After Tomorrow" è ancora una figata pazzesca!
Effetti speciali fantastici, conseguenze catastrofiche da panico, una trama sempre sul filo del rasoio (leggere del plausibile) e un mondo in scatafascio che si accartoccia su se stesso per il peso della natura che brama nuovamente il suo potere dominatore. Insomma, ci sono tutti gli elementi per eleggere questa pellicola a cult del suo genere, ovvero quello catastrofico che non perdona. Come lei anche l'altra fatica di Emmerich, "2012".
Curioso il cast che, 10 anni dopo, vede come conferma i due giovani Jake Gyllenhaal ("Source Code", "Prince of Persia - Le sabbie del tempo", "Amore e altri rimedi" e candidato all'Oscar per "Brokeback Mountain") e Emmy Rossum (candidata ai Golden Globes e ora protagonista in "Shamless") e più offuscata la stella di Dennis Quaid (anche se è attualmente coinvolto nel progetto televisivo "Vegas"; presente anche Ian Holm, il Bilbo Baggins delle due saghe "Lo Hobbit" e "Il signore degli anelli".
Insomma, è passato il tempo ma questo "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo" non ha assolutamente perso colpia, tenendo saldamente congelato a sé il primato di film più catastrofico (e parzialmente ambientalista) degli anni '00.
Box Office: $544,272,402
Consigli: Sinceramente è una pellicola che si vede sempre con piacere. Nonostante l'argomento trattato - e molto catastrofico - rimane il fatto che la realizzazione è eccellente, il cast buono e il messaggio "green" certamente utile. Il film usciva in Italia e negli USA il 28 Maggio 2004: 10 anni e non sentirli.
Parola chiave: New York Public Library.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 23 dicembre 2013

Film 637 - Prisoners

Ero attirato principalmente dalla presenza dei due attori protagonisti, anche perché Jake Gyllenhaal mancava dal grande schermo già da un po' di tempo...

Film 637: "Prisoners" (2013) di Denis Villeneuve
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pensavo sinceramente fosse uno di quei film con un grande cast (Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa Leo, Paul Dano), ma con nessuna chance di proporti qualcosa di interessante. E invece "Prisoners" è più che sorprendente!
Parte piano e, sinceramente, lascia quasi intendere che ciò che vedi è proprio quello che ti aspettavi: il solito prodotto che si gioca tutto attraverso i suoi protagonisti, senza davvero impegnarsi in una storia interessante e/o convincente. In realtà, piano piano, il racconto prende direzioni inaspettate, finanedo per intraprendere percorsi narrativi che toccano temi piuttosto scottanti come la giustizia privata, il fanatismo e, naturalmente, il rapimento di minori e le conseguenze che ha sulle famiglie che lo subiscono. Insomma, non esattamente cose da nulla.
Il tema del rapimento segue tutto il percorso del film praticamente dall'inizio e accompagna i 153 minuti di pellicola come tema portante a cui, man mano che si procede a raccontare, si aggiungono gli altri che vanno ad arricchire "Prisoners" di pathos e tensione. Numerose le domande che si è costretti a porsi: come mi comporterei se rapissero mio figlio? Quanta fiducia darei a chi è incaricato di indagare? E, se fossi sicuro di aver individuato il/i colpevole/i, quanto potrei spingermi oltre pur di ottenere una confessione che mi aiuti a ritrovare mio figlio? Riuscirei a trasformarmi in una specie di vendicatore della notte, tra torture e sensi di colpa?
Insomma, pur partendo in sordina, questa pellicola ingrana presto la marcia giusta e si confronta con domande che rendono spesso difficile rapportarsi con quello che si sta vedendo, ovvero la personale discesa all'inferno di Keller Dover per ritrovare la figlia rapita il giorno del ringraziamento da qualcuno che lui ritiene essere l'infantile Alex Jones. Avrà ragione?
Il dubbio è una componente intrinseca di questa storia e per la maggior parte del tempo bisognerà fare i conti con la possibilità che tutto ciò che sta facendo Keller sia effettivamente sbagliato. Le piste che lui e il Detective Loki stanno seguendo, poi, sono completamente differenti e non si sa mai davvero per quale dei due parteggiare.
In un difficile gioco di specchi, tra l'ombra dell'abuso sessuale e il feroce timore di non riuscire a ritrovare in tempo la sua bambina, Keller finirà per affrontare anche i suoi personalissimi demoni, segnato per sempre da ciò che farà pur di non sprecare nessuna possibilità di trarre in salvo la sua Anna.
Sia nel modo di affrontare la vicenda, sia nei personaggi - e, per forza, nell'interpretazione degli attori - "Prisoners" funziona alla grande e lascia un segno forte nello spettatore, costretto anche lui a ritrovarsi faccia a faccia con decisioni scomode, scene violente e rivelazioni inquietanti da far accapponare la pelle. Melissa Leo invecchiata è letteralmente la rivelazione del film - nella versione italiana molto l'aiuta avere la doppiatrice di Meryl Streep, Maria Pia Di Meo -, glaciale ed inquietante al contempo. Hugh Jackman nella parte del padre che tutti vorremmo avere è una garanzia, aiutato dalle sue spalle-armadio e la capacità di risultare roccia sì, ma in grado di commuoversi e comunicarti anche solo con lo sguardo che il suo mondo di padre si sta sgretolando man mano che le ore passano e le possibilità di trovare la sua bambina ancora viva diminuiscono. Viola Davis in generale non mi dispiace mai, anche se quando le toccano queste parti pianto-annesse finisce sempre per lacrimare anche dal naso e la cosa mi distrae sempre un po' dalla sua interpretazione
(vedi "Il dubbio"). Più innoqui Maria Bello e Terrence Howard i cui ruoli finiscono per essere marginali. Paul Dano lievemente ritardato è perfetto e si fa odiare in maniera magnifica, mentre il detective di Jake Gyllenhaal piace per il taglio di capelli cool e perché, alla fine, è esattamente chi speravi che fosse.
Nonostante questo film non sia stato particolarmente preso in considerazione tra le pellicole meritevoli di nomination in questa stagione di premiazioni, devo dire che, al momento, "Prisoners" è uno dei migliori prodotti cinematografici che ho visto, ben scritto, realizzato e recitato, teso ed oscuro, capace di tenerti appeso ad una speranza fino all'ultimo secondo, fino a quel fischio che ti fa, finalmente, tirare un sospiro di sollievo.
Ps. $118,433,958 incassati al botteghino e 46 milioni spesi per produrlo.
Consigli: Assolutamente uno dei titoli più interessanti di questo 2013. Grande cast, ottima sceneggiatura, atmosfera cupa da thriller, ma con parecchie incursioni dark nella psiche dei protagonisti. Bello e riuscito. Davvero una sorpresa.
Parola chiave: Camper.

Trailer

Bengi

domenica 19 giugno 2011

Film 267 - Source Code

Si torna al cinema per una pellicola tra azione, avventura e fantasy!


Film 267: "Source Code" (2011) di Duncan Jones
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Michele
Pensieri: “Source Code” è un film commerciale che, alla resa dei conti, si è rivelato meno redditizio del previsto. Nonostante le buone premesse (regia giovane di Duncan Jones, figlio di David Bowie, il buon vecchio Jake Gyllenhaal in compagnia dell’anonima Michelle Monaghan e della quasi Oscar – nel 2010 – Vera Farmiga, una trama intricata ma interessante, effetti speciali ben resi) l’incasso U.S.A. è stato relativamente basso ($53.850.556) per un film di ampio consumo come questo.
Tralasciando ciò, comunque, posso dire che la pellicola sia decisamente carina. Ripetitiva nelle parti del ricordo in 8 minuti, ma del resto era inevitabile. Un po’ deludente la scoperta del 'cattivo' di turno, più che altro perché manca un po’ di pathos una volta riconosciuto il colpevole. Le ragioni, poi, del suo gesto non aggiungono nulla ai motivi 'epici' dei bad boys della filmografia americana.
Scivolone finale con piega mistico–etica che rovina leggermente il retrogusto thriller del film, ma tutto sommato spinge quantomeno a porsi degli interrogativi e perfora la barriera del paradosso fisico presentando uno sviluppo di trama che – troppo frettolosamente – introduce a un happy ending (necessario in un film come questo) alternativo su cui si potrebbe addirittura sviluppare un’altra pellicola.
Insomma, piena sufficienza per “Source Code”, forse più ‘mentale’ di quanto si sperasse di vedere, ma pur sempre di piacevole intrattenimento (nonostante le due attrici protagoniste – Monaghan e Farmiga – a me indigeste) con una punta di interrogativo etico che, all’uscita dalla sala, richiede allo spettatore persino di porsi qualche domanda.
Film 1286 - Source Code
Consigli: Dopo "Moon" Duncan Jones si cimenta col genere commerciale e non sbaglia. Meglio stargli dietro e non perderlo di vista!
Parola chiave: Tempo.

Trailer

Ric

martedì 8 marzo 2011

Film 228 - Amore e altri rimedi

Una commedia che sembrava dover fare il botto, ma che non ha convinto pubblico e critica. Ovviamente, noi, non potevamo lasciarcela sfuggire!


Film 228: "Amore e altri rimedi" (2010) di Edward Zwick
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Titti, Diego, Marco, Andrea Puffo, Marco C., Andrea, Davide
Pensieri: Dopo la visione i pareri sono rimasti discordi. A chi è piaciuto (io), a chi non è piaciuto.
Devo essere sincero, ero stato allertato da articoli e altre recensioni, quindi ero preparato alla trama, alle cose negative.
Questa pellicola ha un grandissimo punto di forza: la coppia di attori. Anne Hathaway e Jake Gyllenhaal si ritrovano di nuovo insieme in una pellicola dopo essere stati sposati in "I segreti di Brokeback Mountain" nel 2005 e, ammettiamolo, sono molto meglio qui. Ovviamente c'è più glamour, più disimpegno, più sesso, più divertimento a rendere piccante una commedia che, a ben vedere, non segue molto i diktat del genere.
Lo sfondo della vicenda, infatti, è la malattia (per lei) e la farmacologia (per lui). Non esattamente temi da "Prima o poi mi sposo" o "27 volte in bianco"... La cornice impegnata, infatti, un po' pesa su una storia già non facile se consideriamo che, ambientato negli anni '90, il film si propone anche una ricostruzione storica della nascita del viagra.
Una delle principali critiche a questa pellicola riguarda proprio questo: la sceneggiatura (dello stesso regista, conosciuto per la regia di film come "L'ultimo samurai", "Blood diamond - Diamanti di sangue" e, tra l'altro, vincitore dell'Oscar per il miglior film come produttore della pellicola "Shakespeare in Love") vuole trattare troppe questioni senza effettivamente approfondirne una sino alla fine. Ed è il finale, in effetti, che lascia più delusi (ma non anticipo). Il resto del film, invece, sarà che mi piacciono i due attori e che le commedie mi mettono sempre di buon umore, mi è piaciuto. Ammetto, tra l'altro, che mi aspettassi molto più sesso.
Insomma, questo "Love and Other Drugs" (questo il titolo originale) mi ha dato esattamente quello che mi aspettavo di trovare, niente di più, niente di meno. Ripeto: vale soprattutto per i due bei protagonisti (entrambi candidati ai Golden Globes di gennaio), ma è anche sicuramente un intrattenimento piacevole e - a tratti - spensierato che si lascia guardare. Non è un lavoro totalmente riuscito (troppe questioni portate in campo che non vengono o trattate a dovere o finite di trattare nell'arco dei 112 minuti di film), ma si è visto oggettivamente molto di peggio. Passabile, direi.
Ps. Box office USA non molto felice: $32,357,532 di incasso a fronte di una spesa di 30 milioni. Not very good.
Consigli: Non aspettatevi una commediola scacciapensieri. Oltre al sesso e alla bella presenza dei due attori hollywoodiani, sono toccati anche temi non esattamente facili.
Parola chiave: Parkinson.




Ric

lunedì 3 gennaio 2011

Golden Globes 2011: Il sondaggio


A pochi giorni dalla cerimonia di premiazione dei Golden Globes 2011 (16 gennaio), una velocissima serie di sondaggi per capire chi sono i favoriti da noi a ricevere l'ambito premio (notoriamente un pre-Oscar quasi assicurato per chi lo vince).
Ecco allora, solo per le categorie principali, le liste da votare:

















Get your own Poll!

Vedremo se l'HFPA (Hollywood Foreign Press Association) 'sarà d'accordo' con questi risultati! Votate numerosi!!!



Ric

domenica 14 novembre 2010

Film 183 - Prince of Persia: Le sabbie del tempo

Dvd prestato da Andrea di un filmetto che mi incuriosiva vedere a tempo perso.


Film 183: "Prince of Persia: Le sabbie del tempo" (2010) di Mike Newell
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Stefano
Pensieri: Non conoscendo il gioco non posso giudicare l'attinenza o meno all'originale prodotto per console. Di fatto questo film scorre via liscio come l'olio, non lascia traccia nella memoria e riesce nel fantastico intento di far spegnere il cervello.
Facili considerazioni a parte, la trama, tranne che per il meccanismo riavvolgi-tempo, è di una banalità allucinante. Purtroppo mettere Ben Kingsley nel ruolo del cattivo (fidatevi, non rovino niente a nessuno se lo dico, si capisce dal primo istante) equivale a rendere riconoscibile (come dicevo) quella che dovrebbe essere la rivelazione chiave della storia. Oltre a svendersi, interpreta solo personaggi negativo-inutili (vedi i suoi ruoli in film come "L'ultima legione", "La casa di sabbia e nebbia", "Slevin - Patto criminale") e chi conosce un po' la sua carriera sa che, ormai, è avvezzo al facile guadagno derivato dal minimo sforzo.
Jake Gyllenhaal è in gran forma ma reciterà due battute in croce (per il resto le mena di santa ragione a tutti), Gemma Arterton ("Quantum of Solace ", "I Love Radio Rock", "Scontro tra titani") è di un'antipatia immotivata e Alfred Molina ("Il codice Da Vinci", "Spider-Man 2", "Frida", "Chocolat") simpaticamente gigione. Non c'è particolare brio tra i personaggi e non legano insieme a formare un gruppo omogeneamente ben assortito.
Per il resto il film è spettacolare quanto basta, non sorprendentemente brillante per gli effetti speciali, ma piacevole da guardare ed efficace nel trascinare lo spettatore tra tempo che si riavvolge e dune del deserto.
Consigli: Da guardare in compagnia è un ottimo prodotto anti-noia!
Parola chiave: Pugnale.



Ric

domenica 30 maggio 2010

Film 116 - Brothers

Volevo vederlo al cinema, ma non ero riuscito. Così, tra una pausa e un momento libero, sono finalmente riuscito a vederlo.


Film 116: "Brothers" (2009) di Jim Sheridan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Spiderman + Regina Amidala + Prince of Persia. Se fosse un comix sarebbe l'evento dell'anno. E, invece, è semplicemente un remake (Hollywood ci prova sempre) di un film danese del 2004.
Non fosse che ogni tanto i risultati sono buoni, ci si domanderebbe il perchè di certe scelte (il remake de "L'ultimo bacio" chi l'ha visto?!) e come venga in mente a certi produttori di realizzare certe cagate.
Questo "Brothers" di per sé non è un capolavoro, ma ha una certa sincerità di fondo, un'onestà che piace. Prima tra tutte, quella degli attori. Giovani ex promesse del cinema made in USA, confermano capacità e talento (la Portman rimane sempre una delle più brave della sua generazione) in performances che rubano l'attenzione una da quella dell'altro.
Bravi, davvero, capaci di rendere tensioni e malesseri, paure e dolori con una realisticità da brivido. Perfino il solitamente inespressivo Maguire regala brividi e lacrime per la sua interpretazione del capitano che, in missione, rapito, torturato e ritornato distrugge sé e chi lo circonda per il sospetto di un affaire che non c'è (ma poteva benissimo esserci).
Occhi a palla sgranati, espressione da matto, carico di odio, Maguire/Sam Cahill fa paura negli scatti di ira, cova rancore incapace di affrontare la sua più grande colpa (uccidere e sopravvivere) e quindi di rapportarsi in modo sano con la famiglia. Per distogliere lo sguardo dal suo dolore si concentra su moglie e fratello minore e su un bacio che poteva essere tutto e, invece, non è niente se non un momento di debolezza dopo mesi di dolore.
Ovviamente ognuno è colpevole, chi più chi meno, ma è necessario toccare il fondo (e una pistola) per cominciare a risalire e riprendere le redini della propria vita.
Un film non facile, sicuramente una sfida sotto molti punti di vista (remake, pellicola di e sulla guerra, attori giovani, tematiche pesanti, budget limitato), ma comunque una pellicola forte e riuscita, da vedere e, forse, valorizzare un po' di più.
Solo la performance di Maguire ha ricevuto una nomination ai Golden Globes di gennaio, ma non si è trasformata in quella per l'Oscar (si dice che, nonostante il ruolo toccante, non fosse il suo 'momento'...). In un'edizione in cui ha spopolato "The Hurt Locker", non c'era spazio per altri film di guerra?
Consigli: Da guardare per pensare e interrogarsi, anche se fa male.
Parola chiave: Rapimento.


Ric

mercoledì 7 aprile 2010

Film 99 - I segreti di Brokeback Mountain

L'ultimo film prima di passare al conteggio a tre cifre è uno dei capolavori del cinema contemporaneo. E non potevo che vederlo con alcuni dei miei più cari amici!


Film 99: "I segreti di Brokeback Mountain" (2005) di Ang Lee
Visto: dal nuovissimo tv di Beatreccy
Lingua: italiano
Compagnia: Il Club del Thé (Bea, Ale, Fra, Sara, Clà, Alice, Gian, Nora)
Pensieri: Visto, rivisto e stra visto, ma questo film non stanca mai. Bellissimo, emozionante e toccante, colloca la storia di una coppia gay che non può essere davvero coppia in un'epoca, la nostra, in cui si tenta a fatica di stabilire una quantomeno minima parità tra eterosessuali e tutti gli altri. Il tempo del racconto, invece, non permette ai due (bravissimi) protagonisti di vivere in modo sereno una vita e una storia d'amore che sorpassa distanze e difficoltà.
Se in origine c'erano numerosi dubbi sulla qualità che questo film avrebbe presentato, una volta girato al cinema, pubblico e critica ne hanno decretato una clamorosa vittoria. Solo in America l'incasso è stato di $83,025,853 che, per un film a strettissima tematica omosessuale è stata una vera conquista! Ma dove sta il vero potere di questo film? Secondo il mio modestissimo parere le astuzie (se vogliamo definirle così) sono molteplici. Innanzitutto i due protagonisti sono cow-boy. Dite quello che volete, che fa strano vedere due duri che limonano, ma secondo me all'etero medio fa più strano vedere due (me lo concedete?) checche che fanno le isteriche. Io dico la mia, per carità, e sempre con rispetto parlando. Non si offenda nessuno.
Proseguendo direi che un'altra grande mossa è stata quella di non esagerare troppo. I baci ci sono, la passione c'è, il sentimento scorre a fiumi, ma non è mai troppo, non si calca la mano, non si fa propaganda, non si denuncia qualcosa. Si racconta semplicemente l'amore. Che l'amore sia etero o gay non ci frega. Come dovrebbe SEMPRE essere. E, infatti, a dimostrazione di ciò, abbiamo questa bellissima pellicola.
Infine, la mossa migliore: scritturare SOLO attori bravi. Lo so perfettamente che questo punto è il più complesso, ma credo che qui come in molti altri casi, il cast abbia fatto la differenza. All'epoca sicuramente né Heath Ledger né Jake Gyllenhaal erano famosi quanto lo sono ora. Stavano ancora cercando una dimensione, un ruolo che li elevasse ad attori capaci di attirare masse al cinema. Ecco i ruoli perfetti! E poi, nei ruoli secondari, la rinata Michelle Williams, che dopo "Dawson's Creek" manda affanculo Dawson e si mette con Heath (chiamala scema!); Anne Hathaway che mostra perfino il seno!; Anna Faris che di solito recita in ruoli scemi ("La coniglietta di casa" e i 4 "Scary Movie") e Linda Cardellini, vista nei due "Scooby-Doo" e in tv nel cast di "E.R. - medici in prima linea".
Tutti questi elementi combinati insieme sono, secondo me, la colonna portante di questo film, scarno di battute (sono la fotocopia dei dialoghi del libro di Annie Proulx, 52 pagine scritte a carattere grandezza 22...) e ricchissimo di paesaggi senza fine. Con il tocco raffinato e mai banale del regista taiwanese Ang Lee, le musiche del bravissimo compositore argentino Gustavo Santaolalla (due Oscar in due anni) e la sceneggiatura ad arte Larry McMurtry e Diana Ossana, questo film è riuscito a stregare il mio cuore, a farmi piangere come una fontana (tutte le volte che vedo l'ultima scena è un momento di crisi mistica) e ha reso in maniera assolutamente non banale, al di fuori di ogni cliché, la storia d'amore tra due uomini gay. Bellissimo e toccante. Un capolavoro. Ps. Otto nomination agli Oscar del 2006, tra cui tre per gli attori (Ledger, Gyllenhaal e Williams), una per il film e una alla fotografia. Vince la statuetta nelle categorie regia, sceneggiatura non originale e colonna sonora. Grandissima indignazione, quell'anno, per la vincita, a sorpresa, come miglior film del "Crash di Paul Haggis.
Film 99 - I segreti di Brokeback Mountain
Film 1642 - Brokeback Mountain
Consigli: Romantico, ispirato e commovente, un film che non può non essere visto almeno una volta nella vita. Può piacere o meno, divide, ma porta alla luce la necessità di lasciare che l'amore sia libero per tutti.
Parola chiave: Pesca.



#HollywoodCiak
Bengi