Visualizzazione post con etichetta Jena Malone. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Jena Malone. Mostra tutti i post

giovedì 4 luglio 2024

Film 2290 - Love Lies Bleeding

Intro: Ero curioso di vedere questo film perché il trailer mi era sembrato promettente. Così, alla prima occasione, io e Niamh siamo andati al cinema a recuperarlo.

Film 2290: "Love Lies Bleeding" (2024) di Rose Glass
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: onestamente questo film non mi è piaciuto.
Inizialmente ero intrigato dall'amosfera e il tono generale della storia, poi però il modo in cui evolvono le cose mi ha "allontanato" dal racconto. Probabilmente (e come al solito), poi, le mie aspettative non si sono riconosciute nel prodotto finale. Da un'intensa storia d'amore lesbo, infatti, si passa ad omicidi e situazioni surreali al limite con tanto di gigante allucinogeno, il tutto in un mix caotico e allo stesso molto lento che, a mio parere, affatica la visione. Peccato, perché il duo Kristen Stewart e Katy O'Brian è piuttosto magnetico e se la storia si fosse concentrata solo su di loro sarei sato molto più interessato.
"Love Lies Bleeding" mi ha ricordato tanti altri film che ho visto più o meno di recente, precisamente "Drive-Away Dolls" e "The Iron Claw", con un pizzico di "Split".
Cast: Kristen Stewart, Katy O'Brian, Jena Malone, Anna Baryshnikov, Dave Franco, Ed Harris.
Box Office: $11.7 milioni
Vale o non vale: Personalmente l'ho trovato tedioso in certe parti, soprattutto dopo che la storia prende la piega dell'omicidio. L'inizio per me funziona, tutto il mondo del bodybuilding e la storia d'amore tra le due protagoniste sarebbe stato sufficiente a mantenere costante la mia attenzione. Invece, ci si perde in un bosco di altri elementi che, a mio parere, incasina troppo la storia.
Si fa vedere, ma sicuro non un titolo per tutti e non per una serata qualunque (meglio fare una scelta consapevole).
Premi: /
Parola chiave: Steroidi.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 15 luglio 2020

Film 1748 - Pride & Prejudice

Intro: Avevo bisogno di un po' di romanticismo ai tempi di Jane Austen.
Film 1748: "Pride & Prejudice" (2005) di Joe Wright
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: probabilmente ci sono trasposizioni più riuscite o più fedeli, in ogni caso a me "Pride & Prejudice" di Joe Wright lascia sempre molto soddisfatto. E adoro il dialogo tra Keira Knightley e Matthew Macfadyen sotto la pioggia, trovo la vulnerabilità di Elizabeth rincuorante e riesco, ogni volta, ad identificarmici. Go Jane Austen, go!
Film 282 - Orgoglio e pregiudizio
Film 428 - Orgoglio e pregiudizio
Film 1748 - Pride & Prejudice
Cast: Keira Knightley, Matthew Macfadyen, Brenda Blethyn, Donald Sutherland, Tom Hollander, Rosamund Pike, Jena Malone, Carey Mulligan, Judi Dench, Kelly Reilly, Rupert Friend, Penelope Wilton.
Box Office: $121.6 milioni
Vale o non vale: Esteticamente bellissimo, musicato alla perfezione e romantico al punto giusto, "Pride & Prejudice" cattura l'essenza del romanzo riuscendo con successo a riproporlo in chiave più attuale. Non un capolavoro, ma mi pare renda giustizia all'opera - meravigliosa - da cui è tratto.
Premi: Candidato a 4 Oscar per Migliore attrice protagonista (Knightley), costumi, colonna sonora e scenografie; 2 nomination ai Golden Globe per Miglior film commedia o musical (?) e attrice protagonista; nominato a 5 BAFTA per attrice non protagonista (Blethyn), sceneggiatura non originale, costumi, trucco e film britannico dell'anno. Joe Wright ha vinto il BAFTA per Most Promising Newcomer.
Parola chiave: Sentimenti.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 25 agosto 2017

Film 1403 - Nemiche amiche

Non che fremessi per vederlo, ma le opzioni erano questo film e "Carnage" che avevo già visto, per cui ci siamo concentrati sull'opzione sconosciuta ad entrambi.

Film 1403: "Nemiche amiche" (1998) di Chris Columbus
Visto: dal computer di Claudia
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: Mi aspettavo di peggio. Certo non è esattamente il mio genere di film, ma ammetto che la prospettiva di una storia sull'ennesima famiglia sfasciata con matrigna annessa e, in più, pure la malattia terminale non mi riempisse di gioia. In realtà per una certa parte di racconto i toni sono quasi da commedia, con una castrante figlia maggiore adolescente e costantemente incazzata (Jena Malone) a fare da parafulmine per una trama altrimenti banalmente piatta. Lei, intrusa nuova compagna del padre, tenta di fare del suo meglio nei panni della matrigna, ma spesso fallisce a causa di inesperienza e ritmi di lavoro. L'altra, ovvero l'ex moglie, è una donna indipendente e forte, leonessa che protegge la prole. Loro sono Julia Roberts e Susan Sarandon, una coppia di brave attrici qui sacrificate in una vicenda banale e un po' sciapida che, però, sono sicuro non ha mancato di emozionare il tipo di pubblico cui questo prodotto è (sapientemente) indirizzato. Non c'è da stupirsi, quindi, che non manchi i toni drammatici, sottolineati non solo dai fallimenti del personaggio della Roberts nel prendersi cura dei ragazzi, ma e soprattutto nella difficoltà della gestione delle nuove dinamiche familiari oltre che, naturalmente, l'inaspettata intromissione della questione di salute. Inutile dire che non mancherà il finale agrodolce.
Detto questo, "Stepmom" è un film parzialmente riuscito. Fa centro quando si tratta di consegnare al pubblico esattamente quello che promette, eppure il cast così ricco e pieno di talenti si meritava un prodotto meno mediocre (e arrabbiato).
Ps. Susan Sarandon candidata al Golden Globe per la Miglior attrice drammatica.
Cast: Julia Roberts, Susan Sarandon, Ed Harris, Jena Malone, Liam Aiken, Lynn Whitfield.
Box Office: $159.7 milioni
Consigli: Non esattamente una scelta per tutte le occasioni considerati tematiche e toni, senza contare che si tratta di un titolo esplicitamente rivolto al pubblico femminile. Al di là di ciò, un film che si può vedere nel momento in cui si sia pronti a intraprendere un viaggio di 2 ore nelle complicate vite della classica famiglia perfetta americana che esplode, ma non rinuncia a tutta quella serie di convenzioni che la società perbene richiede.
Parola chiave: Cancro.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 29 dicembre 2016

Film 1267 - The Neon Demon

In concorso a Cannes 2016, una regia rinomata, una giovane protagonista che ancora non riesco ad inquadrare per un film che sembrava inquietantemente interessante.

Film 1267: "The Neon Demon" (2016) di Nicolas Winding Refn
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: C'è un po' di Lynch, un po' di glamour, un po' di critica e un po' di splatter, per un risultato finale che francamente disattende in pieno le aspettative. Lento per tutta la sua durata, pretenzioso in certi passaggi, carico di un'attesa interminabile e feroce in una conclusione insensata e finto-scandalosa, "The Neon Demon" sembra un film che non ha idea di cosa voglia essere, oscillando tra note thriller, sbandamenti del peggior horror casereccio e un curatissimo senso estetico che sfocia nel nulla assoluto.
Considerando che questo è il mio primo film di Nicolas Winding Refn e che ero veramente impaziente di vederlo, ammetto che la delusione non è stata poca. Nonostante l'iniziale torpore e sceso a patti con i tempi dilatati, mi ero incuriosito all'inizio, credendo che la vacuità rappresentata e criticata fosse lo strumento per ridicolizzare un mondo che, appunto, del nessun talento se non quello naturale fa il suo mantra. 
Ciò che Refn vuole mettere alla berlina è chiaro: basta essere belle - o meglio particolari - e giovani e il gioco è fatto: sfilare e vivere in un mondo di specchi che riflettono la propria stessa immagine in attesa del momento in cui l'età prenderà il sopravvento. Fino a quando quello stesso mondo che ti ha osannato non deciderà di lasciarti da parte.
Jessee (Elle Fanning) non avrà questa possibilità. Il suo personaggio, moderna rivisitazione della "più bella del reame", finisce letteralmente cannibalizzato da quegli stessi meccanismi che gli hanno permesso di emergere e risplendere sopra tutti gli altri. E anche se risulta evidente che la storia raccontata qui vuole togliere quel velo che coprirebbe lo spietato mondo della moda (ma è poi ancora da togliere?), rimane il fatto che la critica di Refn, in questa veste, risulta un po' ridicola, certamente non efficace. E per quanto mostruoso ed efferato possa essere l'atto finale, non si può che ridere di Gigi (Bella Heathcote) e del suo voltastomaco da senso di colpa, per non parlare di ciò che farà Sarah (Abbey Lee). La Moda che fagocita i suoi stessi idoli: non c'era bisogno di essere così didascalici.
Inoltre, e qui chiudo, mi trovo sempre in difficoltà di fronte a storie che presentano la sensazionale caratteristica di qualcuno. E' evidente che parte del gioco sia anche accettare, da parte del pubblico, l'applicazione assolutistica ad un concetto soggettivo quando la storia lo richiede. Per cui il o la più belli, forti, eleganti, affascinanti, ecc lo sono sullo schermo nel momento in cui lo spettatore sospende il giudizio personale e decide di procedere con il racconto senza questionare. Nel caso specifico, non voglio certo mettere in dubbio la bellezza della Fanning, ma personalmente fatico ad immaginarmela come una sorta di angelica e mistica condensazione di bellezza e destabilizzante femminilità: non è conturbante, non è magnetica. E' una bella ragazza, una discreta attrice a cui, forse, non avrei affidato questo ruolo.
In definitiva, quindi, a parte una bella fotografia e un trucco miracoloso, oltre che una stupenda colonna sonora cui Sia ha regalato la stupenda "Waving Goodbye" per i titoli di coda - che meritava certamente una candidatura ai Golden Globes - questo "The Neon Demon" mi è sembrato un titolo debole, particolarmente vuoto, privo di originalità oltre la superficie e, tutto sommato, uno spreco di tempo.
Cast: Elle Fanning, Karl Glusman, Jena Malone, Bella Heathcote, Abbey Lee, Christina Hendricks, Keanu Reeves, Alessandro Nivola.
Box Office: $3.4 milioni
Consigli: Francamente una pellicola deludente, anche se esteticamente ineccepibile. Bellissimi campi lunghi, costumi e trucco curati, musiche davvero azzeccate, ma narrativamente è richiesto uno sforzo d'attesa che nel finale non assicura una soddisfazione rilevante. Ci sono scene discutibili (leggi necrofilia) e un colpo di scena finale che non manca di inquietare, ma in tutta onestà è un film ampiamente evitabile (oltre che superficialmente sconvolgente).
Parola chiave: Bellezza.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 12 luglio 2012

Film 428 - Orgoglio e pregiudizio

Dopo il sapore agrodolce lasciatomi dal viaggio a Londra, ho cominciato (finalmente) la lettura di uno dei classici della Austen. Oltre ad avermi rapito - non avevo mai letto camminando per la strada - ha suscitato nuovamente in me la necessità di rivedere il film tratto dal romanzo della famosa scrittrice.

Film 428: "Orgoglio e pregiudizio" (2005) di Joe Wright
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Rivederlo mentre sto ancora leggendo il libro mi porta ad essere un po' più critico rispetto alle precedenti visioni del film di Joe Wright. Molte libertà vengono concesse rispetto all'originale romanzo, eppure devo dire che non manca un certo tocco poetico e raffinato, merito della mano del regista (ispirato anche in "Espiazione" e, speriamo, anche nel prossimo "Anna Karenina") e della bellissima colonna sonora di Dario Marianelli.
Il mio momento preferito rimane sempre la prima dichiarazione d'amore di Darcy/Matthew Macfadyen sotto il porticato in mezzo alla campagna inglese battuta dalla pioggia, con Elizabeth/Keira Knightley fradicia e ancora all'oscuro della bontà d'animo del suo interlocutore. Lizzy rifiuterà, ma l'intensità della Knightley è evidente è il duo di attori, per quanto stranamente assortito, funziona perfettamente.
Il contrasto più evidente rispetto al romanzo, comunque, risulta il tempo. Chiaro che per necessità il film deve scorrere, ma quella dimensione di attesa e faticosa pazienza, nonché incertezza dettata dall'essere totalmente in balia di eventi molto dilatati nello spazio, si perde totalmente in favore di una trama che brucia visite di settimane in passaggi che sembrano giorni, le stagioni in un giro di altalena.
Nel complesso, in ogni caso, "Pride & Prejudice" è proprio un bel prodotto, equilibrato e piacevole, piuttosto fedele all'opera della Austen specialmente in certi dialoghi tanto identici da dimostrare che, nonostante sia un libro dell'800, è capace di suscitare emozioni anche in tempi tanto frenetici come i nostri.
Film 282 - Orgoglio e pregiudizio
Film 428 - Orgoglio e pregiudizio
Film 1748 - Pride & Prejudice
Consigli: La collaborazione Joe Wright-Keira Knightley inizia con questa pellicola (che regala all'attrice la sua prima e finora unica nomination all'Oscar) che rappresenta un buon modo per farsi un'idea del lavoro di entrambi insieme.
Parola chiave: Mr. Wickham.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

domenica 24 aprile 2011

Film 243 - Sucker Punch

Ecco una pellicola che non vedevo l'ora di guardare! Mesi di attesa...


Film 243: "Sucker Punch" (2011) di Zack Snyder
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Diego, Andrea, Marco, Andrea Puffo, Marco C., Andrea, Davide
Pensieri: Pareri discordi già all’inizio dei titoli di coda. Ma non lasciatevi distrarre, una chicca del film è servita proprio in quel momento. Per chiacchierare di questo Sucker Punch ci sarà tempo fuori dalla sala.
Già perchè, sicuramente, non saprete astenervi dal commentarlo. Bello? Brutto? Visionario? Cazzata? Non sarà facile esprimersi su un film del genere.
Innanzitutto bisogna tenere a mente chi lo ha creato. Zack Snyder è stato regista di film piuttosto famosi quali "L’alba dei morti viventi", "300" e "Watchmen", tutti nello specifico abbastanza particolari e, soprattutto, molto spettacolari per quanto riguarda computer grafica ed effetti speciali.
Questa pellicola, uscita il 25 marzo in buona parte del mondo tra cui l’Italia, non è da meno. Un guazzabuglio di mondi, realtà, mostri, zombie, armi e combattimenti a ritmo di una colonna sonora da urlo. Ma cominciamo dall’inizio.
Emily Browning ("Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi") è Baby Doll, visino angelico di porcellana e labbra carnose al limite del botox, quasi stuprata dal patrigno il giorno della morte della madre che finisce per uccidere la sorellina nel tentativo di salvarla dalle grinfie del disgustoso uomo. A questa premessa di sole immagini e musica – tra un rallenty e un accorgimento stilistico e l’altro (bello il bottone che rotola sul pavimento) – segue l’ingresso nell’istituto di igiene mentale in cui si svolge la parte reale del film. L’incontro di lì a cinque giorni con High Roller/Jon Hamm ("Mad Men") per quella che, in una delle realtà parallele (quella della casa chiusa), sarà la sua prima esperienza sessuale la spinge a mettere in atto la sua personale rivolta. Si scoprirà ballerina ipnotizzatrice, capace con le sue movenze (che non si vedranno mai, sia chiaro) di ammaliare ogni uomo a lei di fronte. E, inoltre, grazie alla danza avrà accesso ad una serie di realtà parallele in cui affrontare tutte le sfide per ottenere la libertà. Compagne di viaggio in questa fuga da Alcatraz saranno Sweat Pea (in italiano misteriosamente mutato in Sweetie)/Abbie Cornish ("Bright Star"), Rocket/Jena Malone ("Donnie Darko"), Blondie/Vanessa Hudgens ("High School Musical") e Amber/Jamie Chung ("Un weekend da bamboccioni"). Dirige il bordello Madam Gorski/Carla Gugino (Sin City), ovvero la dottoressa psichiatra nella realtà del manicomio.
Scopo dei mondi paralleli – oltre all’ovvio motivo di dare al film una spinta fantasy e action – quello di definire le missioni di Baby Doll & Co. al fine di collezionare i cinque oggetti che permetteranno loro la fuga: mappa, fuoco, coltello, chiave e… la quinta cosa è un mistero (neanche troppo complesso da immaginare). Ottenuti i cinque oggetti non resterà che tentare la fuga. Non mancheranno vittime lungo il cammino…
Come si noterà, la trama non risulta particolarmente innovativa. E’ più inusuale dal punto di vista della messa in scena. Realtà parallele su più livelli – a volte difficili da incastrare insieme – ricordano molto (alla lontana) il bellissimo "Inception" di Nolan, ma con un riscontro nella trama molto meno onirico. Gli effetti speciali sono da 10 e lode e, inevitabilmente, rimandano al "300" dello stesso regista, forse anche per via della natura massacro-violenta con toni ricercatamente epici che anche questa pellicola presenta. Il marchio di Snyder è piuttosto evidente e piace più che altro per la cura dei dettagli quasi maniacale. La resa dell’immagine è ricercata, come del resto il taglio delle inquadrature (notare la contrattazione tra patrigno e Blue Jones/Oscar Isaac: Baby Doll è in primissimo piano e dovrebbe essere sfocata, per poter inquadrare sullo sfondo i due uomini, ma non lo è. Non vi ricorda, per caso, una scena di "Quarto potere" di Welles?). Insomma, dal punto di vista visivo è un’esperienza davvero potente.
Altra nota a favore è per la colonna sonora davvero azzeccata. Pezzi di Bjork, Queen, Emiliana Torrini riarrangiati ed esaltati dalle immagini fanno faville. La Love Is the Drug cantata da Gugino e Isaac nei titoli di coda è decisamente ben riuscita e riporta alle atmosfere di film come "Moulin Rouge!" e "Burlesque" sganciandosi in maniera netta dall’immagine del film data fino a quel momento. Spiazzante ma bello.
Rock e atmosfere da videogioco ricordano anche il recente e bellissimo "Scott Pilgrim vs. the World" con una virata dark alla "Silent Hill" davvero niente male. L’effetto finale, nel complesso, è, a mio avviso, riuscito.
Ovviamente non a tutti piacerà. I limiti evidenti di una pellicola come questa sono molti. I dialoghi, per esempio, a volte banali e scontati, a volte fastidiosamente esagerati da toni solenni e retorici che spengono un po’ l’interesse dello spettatore. La trama, poi, come si è visto non ha nulla di speciale e, anzi, a volte presenta dei buchi che non semplificano la comprensione di chi guarda (per esempio: Amber e Blondie esistono davvero nella realtà del manicomio?).
Da aggiungere che, tra tutti gli scenari, la parte del manicomio è piuttosto lenta e richiede una certa pazienza; come, del resto, la richiedono i vari moneti-lacrima a fiume che spezzano il ritmo adrenalinico dei segmenti di azione e sparatorie per riportare il tutto ad una dimensione da camerata al femminile di una qualunque caserma. Altalentante.
E ancora: la Browning è zuccherosa e ha occhioni enormi incantatori, ma alla lunga è stucchevole. Il viso rigonfio agli zigomi stanca e l’espressione costantemente smarrita alla Frodo riporta spesso la mente a chiedersi se anche lei non si stia dirigendo effettivamente al Monte Fato…
Insomma, a meno che non siate amanti del genere ragazzine con la spada-bombardamenti a gogo-dimensione surreale (Tarantino docet) è bene che siate preparati ad un’avventura non convenzionale. Bisogna prendere "Sucker Punch" per quello che è, senza pretendere che sia un capolavoro. E’ perfettamente inseribile nella filmografia di Snyder come suo film ‘classico’ e forse è proprio questo il suo più grande pregio.
Consigli: Da vedere se non altro per un'esperienza differente. E per farsi un'idea personale su un film che fa decisamente parlare di sé.
Parola chiave: Lobotomia.

Trailer

Ric