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giovedì 13 maggio 2021

Film 1996 - Casablanca

Intro: Nuova settimana, nuove pellicole da guarda e, questa volta, Ferdia ci ha chiesto di recuperare una serie di titoli che non hanno niente a che vedere tra loro. Questo il primo.
Film 1996: "Casablanca" (1942) di Michael Curtiz
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: uno dei classici hollywoodiani più indimenticabili di sempre, una grande racconto d'amore e un cast pazzesco per un risultato finale che rappresenta una delle pietre miliari della storia del cinema. Cosa si può chiedere di più? Credo proprio nulla.
"Casablanca" colpisce per la sua lucidità rispetto al tema della guerra in corso - un film con e palesemente contro i nazisti prodotto e fatto uscire in piena seconda guerra mondiale - e per la magnifica caratterizzazione del trio Rick Blaine (Bogart), il nostro eroe dal cuore di pietra ma in realtà cuore spezzato + Ilsa Lund (Bergman), divisa tra due amori e tormentata da un passato che non sa come affrontare + Victor Laszlo (Henreid), l'eroe senza macchia che sacrificherebbe tutto per la sua causa. In mezzo c'è Casablanca, città di passaggio e purgatorio per chiunque vi si trovi, promessa di libertà e al contempo pericolosa fermata per chi stia tentando di scappare altrove per mettersi in salvo. In questo caso Rick è l'unico che possa garantire a Laszlo e sua moglie Ilsa la fuga verso il Portogallo e gli ci vorrà tutto il film per giungere a questa conclusione, fare pace col passato e redimere il cinismo e il fondamentale disinteresse per ciò che gli accade intorno che lo hanno contraddistinto nella prima metà della narrazione. Nel mezzo, ovviamente, ci sono guerra, amore e l'incertezza del futuro.
Insomma, è inutile girarci intorno: "Casablanca" è un film meraviglioso che non ha bisogno di un milione di parole per descritto: basta guardarlo per rendersene conto.
Film 1217 - Casablanca
Film 1996 - Casablanca
Cast: Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid, Claude Rains, Conrad Veidt, Sydney Greenstreet, Peter Lorre.
Box Office: $4,376,287
Vale o non vale: Un cult della storia del cinema che include alcune delle battute più iconiche di sempre, un cast capitanato nientemeno che da Bogart e Bergman e una storia all'epoca estremamente contemporanea e coraggiosa che mette alla berlina i nazisti e non ha paura di schierarsi. Il che è un punto a favore che non passa mai di moda.
Premi: Candidato ad 8 Oscar (tra cui attore protagonista per Bogart e attore non protagonista per Rains) ne ha vinti 3 per Miglior film ,regia e sceneggiatura.
Parola chiave: Letters of transit.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 10 marzo 2021

Film 1967 - Niagara

Intro: Sempre incuriosito da questo film, non avevo mai avuto l'occasione di vederlo. Alla ricerca di un titolo leggero, qualche settimana fa ho deciso fosse giunto il momento di recuperarlo, anche se non avevo capito che si trattasse di una pellicola completamente diversa da ciò che mi immaginavo.
Film 1967: "Niagara" (1953) di Henry Hathaway
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: completamente differente da ciò che mi aspettavo, "Niagara" è in realtà un thriller che tenta di emulare le classiche atmosfere hitchcockiane, non risultando, però, ugualmente efficace. Poco male, il film funziona ugualmente, anche se non riesce del tutto a mantenere le aspettative.
Tutto sommato il risultato finale è comunque soddisfacente e quando la storia ingrana - passato il momento statico iniziale - la pellicola riesce effettivamente a mettere in scena i vari elementi di suspense e sorpresa richiesti dal genere di riferimento. Insomma, non un capolavoro, ma un buon titolo.
Cast: Marilyn Monroe, Joseph Cotten, Jean Peters, Max Showalter, Denis O'Dea, Richard Allan, Don Wilson.
Box Office: $2.35 milioni
Vale o non vale: Il film promuove la presenza di Marilyn Monroe in ogni maniera possibile, eppure la presenza dell'iconica attrice in questa pellicola è effittivamente molto limitata. A sorpresa, infatti, si perde presto il suo personaggio per strada, anche se in termini particolarmente efficaci per la narrazione.
Un classico, in un certo senso, e sicuramente un titolo imperdibile per i fan della Monroe, che qui ha anche un momento musicale molto intenso.
Premi: /
Parola chiave: Luna di miele.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 29 luglio 2019

Film 1633 - Please Stand By

Intro: Onestamente l'unica cosa che mi attirava di questo film era la locandina con il saluto di Spock...
Film 1633: "Please Stand By" (2017) di Ben Lewin
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: capisco l'intento ammirevole, ma il risultato finale è asciutto. Dakota Fanning non convince del tutto, Alice Eve è sempre incapace e non capisco bene cosa ci faccia Toni Collette qui, in ogni caso "Please Stand By" affronta l'argomento autismo con un approccio piuttosto limitante e fallisce l'esplorazione delle sue molteplici sfaccettature nel momento in cui Wendy (Fanning) comincia il suo viaggio in solitaria.
Cast: Dakota Fanning, Toni Collette, Alice Eve, Patton Oswalt, Marla Gibbs, Jessica Rothe, Tony Revolori.
Box Office: $404,356
Vale o non vale: Assolutamente dimenticabile.
Premi: /
Parola chiave: Copione.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 28 dicembre 2017

Film 1466 - The Shawshank Redemption

Non avevo mai visto questo film, ma ero sempre stato curioso di recuperarlo per una serie di motivi. Innanzitutto è la pellicola con il voto del pubblico più alto su IMDb; poi le 7 nomination all'Oscar che sembravano suggerire una buona dose di qualità; infine il fatto che fosse tratto da un romanzo nientemeno che di Stephen King insolitamente fuori dal suo solito contesto horror.

Film 1466: "The Shawshank Redemption" (1994) di Frank Darabont
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Fin dall'inizio la storia mi ha conquistato, pur ricordandomi spesso un mix tra "Il miglio verde" e "Fuga da Alcatraz". Il risultto finale è veramente buono e credo si possa dire senza riserve che si tratti di un'ottima pellicola. I toni - nonostante parolacce e violenze varie - sono sempre pacati e l'idea generale che rimane impressa è che si tratti di una storia delicata, in un certo senso anche dolce. L'amicizia che nasce tra i due galeotti Andy e Red (rispettivamente Robbins e Freeman) è l'elemento centrale di tutta la trama e permette il racconto di quella serie di elementi che andranno a costruire una storia che parte lenta e, man mano che procede, riesce a costruire pathos e attesa relativamente al destino del suo ingiustamente accusato protagonista. Non mancherà la reiterazione delle ingiustizie - perpetrate più dai secondini che dai carcerati stessi - oltre che un colpo di scena finale non solo maledettamente ben architettato, ma per quello che mi riguarda anche totalmente inatteso. Che piacevole sorpresa!
Sono tanti, quindi, gli aspetti che contribuiscono a caratterizzare positivamente "The Shawshank Redemption" - quello che ho preferito è il fatto che non ci sia l'accanimento emotivo nei confronti dello spettatore solitamente comune a questo tipo di prodotti -, per un risultato finale compatto e ben realizzato, assolutamente soddisfacente a livello narrativo e perfettamente recitato.
Non sapevo bene cosa aspettarmi da questa storia visto che solitamente troppi indicatori positivi tendono a portare ad aspettative disattese, invece mi sono trovato non solo pienamente soddisfatto, ma anche sinceramente interessato a rivederlo. Prima o poi. Ps. Candidato a 7 premi Oscar (Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista per Freeman, fotografia, sonoro, montaggio, colonna sonora), 2 Golden Globes (Miglior sceneggiatura e attore protagonista per Freeman) e 1 Grammy (Miglior colonna sonora).
Cast: Tim Robbins, Morgan Freeman, Bob Gunton, William Sadler, Clancy Brown, Gil Bellows, James Whitmore.
Box Office: $58.3 milioni
Consigli: Una bella storia, anche sofferta, di amicizia e lealtà in un contesto difficilissimo come quello della prigionia negli anni '40 in mezzo a soprusi e strategie per sopravvivere. Non esattamente un titolo per tutte le occasioni visto temi e toni, ma sicuramente una pellicola da recuperare prima o poi.
Parola chiave: Poster.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 5 dicembre 2016

Film 1251 - Midnight Special

Qualcosa di questo film mi aveva incuriosito. Inizialmente il poster, che non so per quale motivo mi aveva ricordato "Super 8" di J.J. Abrams, poi le recensioni entusiaste che ha ricevuto. Appena ho potuto l'ho recuperato grazie allo streaming, curioso di capire di cosa effettivamente parlasse...

Film 1251: "Midnight Special" (2016) di Jeff Nichols
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: In tutta onestà una gran delusione. Mi aspettavo un grande film, incuriosito dal misterioso poster e da un trailer capace di generare non poche curiosità e, invece, mi sono ritrovato con una storia lenta e non particolarmente interessante, accattivante solo nel finale e, comunque, incapace di generare un interesse sufficiente a dimenticarsi il primo, noiosissimo tempo.
Tutto ruota attorno al bambino con superpoteri che viene "rapito" dal padre che lo vuole salvare da un setta religiosa e dal governo, i quali ne vogliono sfruttare le abilità speciali. Si capisce presto che il ragazzino non è di questo mondo, ma possiede caratteristiche che lo rendono più vicino ad una sorta di alieno, per cui il suo destino sarà quello di riunirsi con i simili a lui. Per arrivare a questo risultato, la storia si prende un bel po' di tempo, dimenticando di inserire anche quella dose di azione e ritmo che avrebbero certamente aiutato ad evitare l'effetto soporifero. Perché la bella fotografia e qualche misteriosa capacità mentale realizzata grazie a due o tre effetti speciali non bastano a rendere soddisfacente la visione.
Tutto sommato mi è sembrato non solo uno spreco del buon cast, ma anche del mio tempo. Che peccato.
Ps. Il film ha partecipato in concorso alla Berlinale di quest'anno.
Cast: Jaeden Lieberher, Michael Shannon, Joel Edgerton, Kirsten Dunst, Adam Driver, Sam Shepard, Paul Sparks.
Box Office: $6.2 milioni
Consigli: Promesse da sci-fi carico di idee per una sceneggiatura che, in realtà, tanto fa intuire, ma poi non realizza niente. Niente di nuovo, quantomeno. Il regista ha parlato di un omaggio a Spielberg e ai suoi "E.T." e "Incontri ravvicinati del terzo tipo": magari anche introdurre qualcosa di personale sarebbe potuta essere una buona idea. Niente di originale, niente di che, semplicemente il racconto lineare di un bambino con poteri alieni che cerca di ricongiungersi ai suoi simili dopo che questi lo chiamano a sé. Già sentito e sicuramente "Midnight Special" non aggiunge alcunché di significativo.
Parola chiave: Trasmissioni satellitari.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 10 ottobre 2016

Film 1223 - Il fuggitivo

Lo avevo iniziato una sera a cena tramite Netflix, poi avevo abbandonato dopo una decina di minuti. Ma mi ero ripromesso di non arrendermi così facilmente.

Film 1223: "Il fuggitivo" (1993) di Andrew Davis
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sono contento di aver rivisto questo film di cui, devo ammettere, non avevo praticamente alcun ricordo. Lui è innocente, ma fugge e Tommy Lee Jones lo insegue. Questo l'insieme degli elementi che ricordavo della storia. Non esattamente un granché.
Al di là del gap temporale che inevitabilmente "logora" un prodotto che oggi sarebbe stato molto, molto più frenetico e temporalmente breve (2h e 10min forse sono un po' troppi), "The Fugitive" è un film carino e che si segue con interesse sia perché la storia del mistero su chi abbia ucciso la moglie del dottore permane per tutta la pellicola, sia perché la caccia all'uomo risulta sempre particolarmente efficace al cinema. Dunque non mi stupisce il responso positivo di critica e pubblico (un incasso particolarmente importante considerato che siamo negli anni '90!), anche se devo ammettere che candidare questa pellicola a 7 Oscar mi pare un filino esagerato. Tra l'altro la vittoria di Lee Jones è senz'altro meritata, ma, come al soltio, si può veramente dire che lo sia per questa interpretazione in particolare? Oppure si tratta del solito caso di riconoscimento tardivo di una grande carriera? Propendo per la seconda (in ogni caso sono felice per lui!).
In definitiva, comunque, "Il fuggitivo" è ormai un classico del genere thriller, un titolo riuscito e in grado di intrattenere ancora oggi e lasciare soddisfatto lo spettatore; risultato finale buono.
Cast: Harrison Ford, Tommy Lee Jones, Sela Ward, Joe Pantoliano, Andreas Katsulas, Jeroen Krabbé, Julianne Moore.
Box Office: $368.9 milioni
Consigli: Classicone basato sul binomio errore giudiziario-evasione, "Il fuggitivo" è un buon esempio di pellicola anni '90, oltre che un titolo da tenere presente se si apprezza il genere thriller. Un po' lento rispetto ai canoni attuali, comunque piacevole e di buon intrattenimento.
Parola chiave: Braccio artificiale.

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Bengi

mercoledì 1 giugno 2016

Film 1148 - Colonia

Incuriosito dalla locandina, poi ancora di più dopo aver scoperto chi facesse parte del cast, appena lo streaming lo ha messo a disposizione in lingua originale non ho perso tempo e l'ho guardato!

Film 1148: "Colonia" (2015) di Florian Gallenberger
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Film di stampo storico con annesso intento di denuncia, questo "Colonia" approda però al cinema in una strana forma che sembra mischiare "Lost" ad "Argo" e "Hunger Games", per un risultato finale d'effetto, ma forse non in grado di sviscerare tutto il potenziale della vicenda.
Premessa (da Wiki): il titolo fa riferimento a Colonia Dignidad (o Villa Baviera), "villaggio cileno fondato nel 1961, posto 35 km a sud-est di Parral, Provincia di Linares, nella regione del Maule [...]. Nel momento del suo massimo sviluppo Villa Baviera ospitava circa 300 residenti tra tedeschi e cileni, distribuiti su una superficie di 137 chilometri quadrati. Le principali attività economiche erano legate all'agricoltura; la colonia ospitava una scuola, un ospedale, due piste di atterraggio, un ristorante e una centrale energetica. Il villaggio, circondato da una barriera elettrificata con torri di osservazione e proiettori di ricerca, era difeso da armi di vario genere tra cui un carro armato". La scheda prosegue con la successiva suddivisione in paragrafi, esemplificativi sufficientemente senza bisogno di aggiungere altro: Legami col Nazismo, Torture, Accuse di abusi, Molestie su bambini, Detenzione di armi. Senza contare che, a quanto pare, nessuno che sia entrata a Villa Baviera vi è mai uscito.
Il materiale è sufficiente per ben più che un unico film, in ogni caso lo sforzo che si cerca di fare qui è lodevole, pur troppo spesso lasciando molto spazio a certi fatti violenti descritti in maniera didascalica, a sfavore di un contesto storico-politico lasciato troppo nello sfondo. E' vero che la colonia è un mondo chiuso, impenetrabile, di fatto un carcere, ma non si può nemmeno chiamare in ballo la storia e poi decidere di relegarla ad inizio e fine del film.
In ogni caso buona parte del carisma di questa pellicola deriva dalle buone interpretazioni dei suoi protagonisti, primo fra tutti un inquietante Michael Nyqvist (già visto nella trilogia originale di "Uomini che odiano le donne" e cattivo istituzionale di "Mission: Impossible - Protocollo fantasma") che riesce a instillare paura nello spettatore, incapace di prevedere quanta altra cattiveria e bassezza personale riuscirà ad evocare il suo disgustoso personaggio. L'inedita coppia di amanti Emma Watson e Daniel Brühl si becca la sufficienza, ma sull'attrice una postilla: forse per una certa sua impostazione di base, quando si tratta di dramma la Watson ripropone ormai da tempo sempre lo stesso repertorio che è buono, sì, ma sempre uguale non importa che si sia ad Hogwarts o minacciati dalla dittatura di Pinochet.
In definitiva un titolo non perfetto, ma che non manca di emozionare.
Cast: Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps.
Box Office: $2.3 milioni
Consigli: Direi che "Colonia", pur rovinato da un finale davvero poco credibile, rimane un tentativo di portare in superficie una storia forse non troppo conosciuta - di sicuro a me sconosciuta - che non sarà perfetto, ma ha il valore dell'intento che si è prefissato. E francamente non trovo nemmeno che sia un titolo così malriuscito come la critica lo ha descritto. Per cui vale la pena dargli una chance, dato che è appena uscito nelle sale (il 26 maggio), pur tenendo presente che si tratta di una storia complicata, difficile e dolorosa. Ma è pur sempre tratta da un fatto accaduto realmente, di cui non ci si dovrebbe dimenticare.
Parola chiave: Paul Schäfer.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 30 marzo 2016

Film 1109 - Room

Ultimo titolo da Oscar che volevo recuperare!
Film 1109: "Room" (2015) di Lenny Abrahamson
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Ogni anno succede. Vedo quel film di cui la critica ha parlato benissimo, quella pellicola pronta a portarsi a casa Oscar e riconoscimenti e... rimango puntualmente deluso. Così lo dico, senza girarci troppo intorno: a me "Room" non ha sconvolto, Bree Larson non mi è sembrata inarrivabile e, in definitiva, il film non mi ha convinto.
Ora che finalmente posso liberarmi di questo peso - avendo visto "Room" il giorno stesso degli Oscar è un mese che attendevo di scrivere questa recensione -, mi sento un po' meglio. Ci ho riflettuto a lungo, ci ho pensato e ripensato. Per non perdermi proprio niente della pellicola l'ho anche vista in inglese. Eppure niente, non è scoccato l'idillio. Sì, la Larson è brava, il giovanissimo Jacob Tremblay particolarmente portato, ma mi ha aspettavo qualcos'altro, forse addirittura di più. Ecco perché cerco di evitare il più possibile di documentarmi sui vari titoli prima di vederli, il rischio di guastarmi la visione è sempre dietro l'angolo.
Chiaramente in questo caso era difficile schivare lo spoiler, salvaguardarsi dall'approfondimento: negli ultimi mesi il film e il suo cast sono stati sotto la lente d'ingrandimento hollywoodiana e non solo (ad oggi il film è a quota 116 candidature sparpagliate per le premiazioni e i festival di tutto il mondo), il che ha necessariamente portato a un'avvicinamento a storia e protagonisti, voluto o meno che fosse. Ed ecco perché le mie aspettative erano altre.
Da quello che avevo capito, dall'idea che mi ero fatto, pensavo che "Room" fosse più una sorta di thriller incentrato sul perché mai una donna e suo figlio avessero deciso di vivere isolati all'interno di una stanza. Magari lei era pazza. Magari al di fuori vi era uno scenario postapocalittico. Magari...
E invece la storia raccontata qui è molto diversa, è un pugno nello stomaco e, però, un colpo assestato solo a metà. Il dramma della prigionia è molto ben rappresentato, pur rimanendo all'interno di quelli che saranno sì e no 10 m²; la storia non soffre di una claustrofobia che sarebbe stata plausibile: la brava mamma di Jack è stata in grado di rendere quella prigione quasi confortevole, nonostante tutto. Una volta fuori, la storia cambia temi e, naturalmente, scenari e quella magia e chimica tra i due protagonisti si perde leggermente in favore di una scoperta del mondo da parte di Jack e della scoperta da parte del mondo dei due poveri reclusi. In questa parte, in particolare, ho sentito di più la mancanza di connessione con la vicenda, forse gelata dal mio spezzare la visione di "Room" in due parti. In ogni caso ho gradito maggiormente l'inizio.
Insomma, è chiaramente un'opinione personale viziata da una serie di aspettative e circostanze, in ogni caso "Room" non mi ha tra i suoi sostenitori, come era stato qualche anno fa con "Silver Linings Playbook". Vedremo se la carriera della Larson prenderà definitivamente il volo dopo il successo legato a questa produzione - come era successo alla Lawrence - o se l'exploit ottenuto rimarrà legato a qualche anno di strascichi e nient'altro. In bocca al lupo!
Ps. Candidato a 4 Oscar, tra cui Miglior film, "Room" ha vinto nella categoria Miglior attrice protagonista. Brie Larson per questo ruolo ha vinto anche un Golden Globe e un BAFTA.
Cast: Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, Sean Bridgers, William H. Macy, Justin Mader, Amanda Brugel, Tom McCamus.
Box Office: $35.4 milioni
Consigli: Considerato che ha vinto così tanti premi per la sua attrice protagonista e che ha raccolto così tanti commenti positivi tra la critica di tutto il mondo, vale certamente la pena di dare una chance a questa pellicola, consci che si tratta di un viaggio non facile da intraprendere. Può piacere, ma non è per tutti.
Parola chiave: Old Nick.

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lunedì 28 settembre 2015

Film 1002 - Home - A casa

Uscito dal periodo di malattia, ecco la prima scelta cinematografica al di fuori della mia camera da letto.

Film 1002: "Home - A casa" (2015) di Tim Johnson
Visto: dal computer portatile di Lu
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Francamente non capisco come si possa pensare a Rihanna per il doppiaggio di un film d'animazione per ragazzi, considerando che lei stessa si definisce come una non role model. Per di più assegnandole il personaggio principale di Tip, ragazzina di una decina d'anni che, di conseguenza, ha la voce di un'adulta. La cosa è un tantino disturbante, vedere per credere.
Scelta del doppiaggio a parte - per la voce dell'alieno Oh è stato scelto Jim Parsons ("The Big Bang Theory") -, "Home" è un tantino peggio di come me lo aspettavo. Non è male, ma non è abbastanza. I suoi punti di forza sono sicuramente la simpatia del suo protagonista maldestro e le trovate divertenti della trama, oltre al fatto di essere di fronte ad una pellicola coloratissima e musicalmente molto ricca.
Dall'altra parte, però, manca quel qualcosa in più che lo avrebbe reso maggiormente interessante o soddisfacente. La storia è una favoletta innocua che non racconta niente di nuovo o niente di inaspettato e che Oh sarebbe diventato un eroe lo sapevamo dopo 10 secondi. D'altronde le pellicole d'animazione - e i titoli per ragazzi in generale - ormai spingono tutti verso il generico tema della diversità come valore aggiunto del personaggio, per cui nessuno si stupisce che l'unicità di Oh rappresenterà anche la sua fortuna. Diversi, esclusi ed emarginati prima, riescono a dimostrare il loro valore attraverso le loro peculiarità, così da riscattarsi con la propria comunità e riuscire a ritagliarsi quello spazio sociale che cercavano e meritavano. E' così, per esempio, in "Happy Feet", "Ribelle - The Brave", "Alla ricerca di Nemo" o "L'era glaciale" e in tanti altri ancora. Il messaggio è forte e chiaro: bambini, imparate dai nostri protagonisti e siate fieri della vostra unicità.
Per questo motivo sento di dire che "Home - A casa" è carino, ma di fatto niente di nuovo sulla piazza. La storia vale principalmente per la simpatia del piccolo alieno, capace di strappare più di una risata, ma per il resto la trama affronta un percorso evolutivo che non racconta proprio nulla di nuovo. Per cui sì, "Home" è un film per famiglie piacevole e ben realizzato, pur non riuscendo nell'impresa di ritagliarsi il suo spazio (peculiare) all'interno dell'universo vastissimo di pellicole dello stesso genere che lo hanno preceduto.
Ps. Tratto dal libro per ragazzi "The True Meaning of Smekday" di Adam Rex.
Cast: Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin, Jennifer Lopez, Matt Jones.
Box Office: $387.5 milioni
Consigli: Prodotto per famiglie perfetto per un momento spensierato e piacevole, ma che non va oltre questo. Ha i suoi momenti divertenti e, ovviamente, il lieto fine è assicurato, per cui se siete alla ricerca di un porto sicuro che vi regali qualche battuta, un mondo colorato e il racconto di una favola "Home - A casa" è un ottimo candidato per portare a termine la missione.
Parola chiave: Gorg.

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Bengi

mercoledì 16 settembre 2015

Film 995 - Survivor

A casa in malattia: film 5.

Film 995: "Survivor" (2015) di James McTeigue
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non so bene perché questo film non lo abbia considerato nessuno, comunque a me non ha lasciato insoddisfatto. Uno spy thriller ben architettato, certo niente di innovativo, ma in grado comunque di intrattenere in maniera efficace grazie ad una caccia all'uomo (o meglio alla donna) che tiene bene il ritmo e a un buon cast sufficientemente credibile (ed è la prima volta che lo dico di Milla Jovovich, quindi...).
Pierce Brosnan in queste circostanze è il cattivissimo orologiaio, killer di professione di cui nessuno conosce l'identità, ma dal quale solo Milla riesce a fuggire (evvabbé, altrimenti dove stava la storia?). Il loro giocare a nascondino muniti di pistola li porterà in giro per il mondo - tra Londra e new York - nel tentativo uno di sopraffare l'altra, tra verità da svelare e attacchi terroristici da sgominare. Ripeto, niente di mai visto, però i due protagonisti funzionano, la fotografia è bella e il risultato finale di sufficiente intrattenimento.
Ps. Cast ricco: Milla Jovovich, Pierce Brosnan, Dylan McDermott, Angela Bassett, James D'Arcy, Robert Forster, Frances de la Tour, Roger Rees.
Box Office: € 449.257 (solo Italia)
Consigli: Il fatto che non lo abbia visto nessuno non è certo un buon segnale, ma io digerisco quasi tutto e posso assicurare che "Survivor" non è peggio di altri titoli di ben maggiore successo. Thriller con buoni tempi, effetti speciali ben fatti e un timing funzionale ad una fuga continua alla ricerca della verità; oserei quasi una sorta di "Bourne" al femminile con meno mezzi. Se piace il genere superspie incazzate, cecchini che si sentono pistoleri del west o verità nascoste da far venire a galla, questa pellicola può essere una buona candidata alla visione. Intrattenimento veloce per una serata all'insegna dell'azione e del disimpegno.
Parola chiave: Times Square.

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giovedì 18 dicembre 2014

Film 835 - A letto con il nemico

Recuperiamo la filmografia di Julia Roberts - Atto secondo.

Film 835: "A letto con il nemico" (1991) di Joseph Ruben
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "A letto con il nemico" è un titolo molto seducente per una storia che, però, non lo è nei fatti. La sottintesa tensione sessuale che pare promettere, traveste di pathos "a luci rosse" un racconto in realtà incentrato sugli abusi domestici subiti dal personaggio femminile principale.
Julia Roberts è Laura Burney seviziata e mortificata moglie di un tizio col baffo a cavallo tra gli '80 e i '90 che appare super tonico durante gli allenamenti casalinghi, ma appena si veste sembra mio nonno, il che riduce un pelino l'effetto timore. Tra l'altro, bisogna aggiungere, sarà quel baffo preciso o quel capello un po' così, di fatto il nostro innamorato dal pugno facile ha anche un gran fiuto per quanto riguarda l'arte di risolvere i misteri: da una lampadina rotta riuscirà a dedurre quello che 10 anni dopo Gil Grissom riesce a dedurre da uno starnuto. Che l'FBI lo contatti.
In questa cornice di (un po' superficiale) contestualizzazione matrmoniale che definire infelice è mettarla giù bene, la nostra beniamina cercherà giustamente una via di fuga alla prima occasione. Si presenterà con la scusa di una gita in barca durante una tempesta (...) che praticamente ribalterà la barca ma non annegherà la nostra Laura, fino a due giorni prima incapace di nuotare ed ora olimpionica sirena dalla bussola stellare. Guadagnerà la riva, come la promessa di una ritrovata libertà.
L'incubo sembra finito: nuovo nome, nuova casa, nuovo uomo. Poi, però, di nuovo incubo col ritorno di baffetto e della sua ossessione per gli asciugamani perfettamente allineati. Ed è qui che il film prende una piega fastidiosa, più del fatto che fino a quel momento si era basato sul grande valore semplificatore del cliché: Laura dovrà lottare per la sua vita in uno scontro che si capisce fin da subito sarà decisivo. O lei o gli anni '80 (leggi baffetto). Eppure, nonostante la nostra protagonista abbia dimostrato più volte di avere la volontà di ricominciare per sottrarsi ai sopprusi, alla violenza, alla sottomissione e al degrado cui era sottoposta, eppure, si diceva, nel momento di reagire e lottare per sé stessa si accascia e si lascia atterrire. Sopravvive solo perché la pistola è scarica, non perché lei lotti per la sua vita. E allora, scusate, ma qual è il senso di questa storia? Non c'è mica Woody Allen e il suo rimbalzo di anello a rallentatore qui, non si può lasciare al caso l'emissione del verdetto. Io voglio una Julia che lotta, una futura Erin Brockovich che non si lasci sopraffare dalla paura di un ricordo, un fantasma passato tornato a reclamare la sua vittima d'amore.
Questo aspetto fatalista di Laura non mi è per nulla piaciuto e, anzi, ho trovato che passi un messaggio - sempre che ci fosse, forse sono io che cerco troppo e chiedo troppo a un prodotto come "Sleeping with the Enemy" - di infelice vittimismo e succube sottomissione all'uomo e agli eventi che non dovrebbe essere permesso alla protagonista di una storia del genere. O almeno non a una protagonista che ha già ampiamente abbracciato un atteggiamento reattivo e propositivo nella prima parte del racconto.
Questo scivolone francamente poco felice e il risultato finale mediocre non mi hanno fatto particolarmente apprezzare questa pellicola. Nemmeno Julia mi sembrava tanto ispirata. Però era carina.
Box Office: $174,999,005
Consigli: L'atmosfera è ancora molto 80s e le cotonature di Julia ne sono la felice testimonianza. Il baffetto furbetto, tornato recentemente alla ribalta, è piacevolissimo da notare tutte le volte che il suo possessore appare in scena. Per il resto non c'è molto da dire su questa pellicola, esempio piatto di thriller psicologico, genere francamente un po' estraneo alla Roberts e motivo per il quale ero tanto interessato a questo prodotto. Manca pathos e una contestualizzazione che vada oltre lo spintone o il pugno. La sofferenza psicologica non crea abbastanza empatia, il disturbo mentale è caricaturale, la scena madre frettolosa. E' tutto giocato sulla presenza della Star, una Roberts con già all'attivo 2 nomination all'Oscar, e la legittimazione di tale status attraverso un bottheghino ricco (solo 19 milioni per produrlo) e la presenza dell'attrice come unica veramente riconoscibile del cast. Ti piace vincere facile?
Di fatto si fa vedere senza difficoltà, ma non è nulla di che.
Parola chiave: Fede nuziale.

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Bengi

martedì 8 maggio 2012

Film 404 - Fuga da Alcatraz

Un classico che dovevo assolutamente vedere prima o poi!


Film 404: "Fuga da Alcatraz" (1979) di Don Siegel
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Bello e interessante, ho davvero apprezzato la visione. Senza particolari effetti speciali, giocato sulla mimica e la tensione che luoghi come la prigione sanno autogenerare (poi qui siamo ad Alcatraz, mica robetta), "Escape from Alcatraz" tiene ancorati alla visione i suoi spettatori.
Seguendo la storia di numerosi detenuti, di cui tre tenteranno la fuga dal famoso penitenziario, si viene catapultati in una realtà drammatica e si è spinti spesso a chiedersi che cosa avremmo fatto al posto dei protagonisti. Reclusione in celle singole e microscopiche, compagni detenuti non certo amichevoli e una cerarchia interna assodata che vuole il nuovo come sottomesso a tutti i costi. Ovviamente il nostro Frank Morris/Clint Eastwood non si farà mettere i piedi in testa da nessuno e, anzi, riuscirà nell'intento di reclutare altri volenterosi (e motivati) scavatori per il suo piano di evasione.
Le scene finali che riprendono la fuga sono davvero ben riuscite, lasciate ai giochi di luci ed ombre naturali e privi di colonna sonora, il tutto a sottolineare un momento di rigoroso silenzio necessario a rimanere invisibili.
Naturalmente c'è più di un momento in cui questo silenzio è 'condizionato' dalla post produzione del film che, evidentemente, ha lavorato sull'audio per cancellare suoni che altrimenti sarebbero stati più evidenti. E, per quanto d'effetto, lascia perplessi il momento in cui Eastwood si sostituisce al suo manichino nel letto mentre la guardia gli intima di svegliarsi. C'è l'effetto sorpresa perchè lo avevamo visto fino ad un secondo prima intento alla perlustrazione dietro le pareti delle celle, ma è troppo evidente la diversità tra il corpo del fantoccio (specialmente nei capelli) e quella di Clint, quindi il trucchetto delude leggermente.
Nel complesso, comunque, è una pellicola ben realizzata, ottima per farsi ulteriormente un'idea sul grande Clint attore, dallo sguardo freddo e mai impaurito. Altro che Steven Seagal o Chuck Norris...
Consigli: Sicuramente un bel film da vedere. Per tutti gli amanti di Eastwood e non.
Parola chiave: Crisantemo.

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Ric

lunedì 16 maggio 2011

Film 257 - The Next Three Days

Primo film visto con la card 'Grande Cinema' della 3. I film gratis mettono sempre di buon umore!


Film 257: "The Next Three Days" (2010) di Paul Haggis
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Stefano
Pensieri: Un film che considero fantasma. Mai visto un trailer, incasso talmente scarso in America da non aver destato in me il minimo interesse (c'è Russell Crowe, un attore che non mi piace e la regia è di Paul Haggis che considero colpevole di aver rubato più di un Oscar a "I segreti di Brokeback Mountain"), zero idee sulla trama. Ma, diciamocelo, un ingresso free non si butta mai via.
E allora, con nemmeno una vaga idea sul percorso di questo film, mi ritrovo catapultato nel dramma di chi viene ingiustamente (?) incolpato di omicidio. Una famiglia disgregata, una madre che non vede il figlio crescere, un bambino che non sente nessun legame per una donna che lo ha 'abbandonato'.
In tutto questo ci sono Crowe e la sua pancia che tentano ogni via d'uscita da questa insensata situazione. E insensata - se non folle - sarà la scelta di lui disperato, deluso dalla giustizia: far evadere la moglie/Elizabeth Banks di prigione.
Uscire non è il (vero) problema, gli spiegherà Damon Pennington/Liam Neeson in un rapidissimo cameo, perchè il passo successivo è scegliere dove andare... e tentare di restarci. Si rimarrà col fiato sospeso fino all'ultimo.
Se in un primo momento la pesantezza di un drammone familiare schiaccia e fa vacillare lo spettatore, il film prende nel tempo una piega thriller e, come nella famosa "Fuga da Alcatraz" ci conduce in un intricato piano per sfuggire ad un'ingiusta condanna.
Crowe è remissivo quanto basta, ma sa esplodere al momento giusto. La Banks è perfetta e, senza trucco, dimostra di saper esprimere emozioni forti anche con solo addosso l'uniforme carcerairia. La regia è funzionale alla trama e che sceneggiatore e regista coincidano non fa di certo male alla visione d'insieme finale che si voleva proporre al pubblico.
Finale incerto anche all'ultimo minuto e vaga citazione dell'anello di Allen in "Match Point".
Particina per Olivia Wilde, recente diva di "TRON: Legacy" e "Dr. House - Medical Division".
Consigli: Appassionante e ben calibrato nel ritmo. Prende con calma, ma non delude.
Parola chiave: Bottone.

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Ric

mercoledì 7 aprile 2010

Film 100 - Colpo di fulmine: il mago della truffa

E ci siamo arrivati, FINALMENTE!!! La centesima recensione è qui!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Per festeggiare, un po' di novità!
Il film n°100 l'ho visto in ANTEPRIMA NAZIONALE (se la fanno a Bologna non è un buon segno...) al cinema Oden giovedì 1° aprile. Ed è anche il primo film per cui ho preso appunti sulla nuovissima agenda che la Sini mi ha regalato pro recensioni blog! Ecco la prima persona che ha investito un piccolo capitale per la causa HollywoodCiak! Ho uno sponsor?


Film 100: "Colpo di fulmine: il mago della truffa" (2009) di Glenn Ficarra, John Requa
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Non posso non cominciare a parlare di questo film senza tirare subito fuori la questione del titolo: "I Love You Phillip Morris" non si può in alcun modo tradurre con questa cazzata che ricorda solo il programma tv di Italia1 targato anni '90. Io mi RIFIUTO. Questa è palese censura, perfino mio padre voleva andarlo a vedere credendo che fosse una roba tipo azione-poliziesco. Ma gente, sveglia!!! No, questo film è gay ovunque! Ma perchè solo in Italia si cambiano i titoli ai film? Mi ripeterò, ma non è mai chiaro abbastanza, evidentemente: se uno sceneggiatore sceglie un titolo per la sua opera, quello DEVE rimanere! Non si cambia il titolo alla 'Divina Commedia', no? Boh, sono sempre di più senza parole. E poi la censura in Italia non c'è...
Comunque in questo film ho trovato la recitazione di Jim Carrey funzionale al personaggio sopra le righe. Le smorfie che un tempo appartenevano a "The mask - da zero a mito" (e anche su questo titolo ce ne sarebbe da dire...) oggi sono sul viso decisamente invecchiato del super-checca Steven Russell, che nella vita, dopo la sua dichiarazione gay a moglie e figlia, ha deciso di dedicarsi al lusso più sfrenato. Ma come fare, se la vita omosex costa tanto cara? Si truffa. L'escamotage è divertente, il film sorprende e piace nel primo tempo, sbanda nel secondo e fa sbadigliare un po'. Sicuramente è un film dai toni surreali e decisamente non è convenzionale. In molti momenti mi ha ricordato chiaramente alcuni film di Carrey, come "Bugiardo bugiardo" e "Dick e Jane - operazione furto", ma anche il "Prova a prendermi" con DiCaprio o il recente "L'uomo che fissa le capre" con Glooney e McGregor. Lo stesso McGregor che qui interpreta un ruolo so so gay! Sembra uno dei Village People con quell'orecchino. E' maledettamente anni '80 secondo me.
Per il resto, comunque, non mi ha particolarmente sorpreso o lasciato soddisfatto. All'uscita del cinema Claudio mi ha suggerito di scrivere nel blog che questo film faceva schifo. A me, personalmente, non ha proprio schifato perchè certe battute o gag le ho trovate divertenti, però sicuramente mi aspettavo qualcosa di più frizzante e glitterato, colorato e arcobaleno. Invece rimangono solo poche cose alla fine del film: gay = spendaccione; i soldi comprano la serenità altrui; in prigione si vive di 'servizietti'.
In sintesi direi godibile, qualche punto in più solo perchè sono entrato gratis. Altrimenti, forse, sarei stato un po' più negativo...
Ps. Ovviamente posto il trailer inglese, perchè in quello italiano sembra una commedia per famiglie...
Consigli: Non è il grande ritorno di Carrey. Per gli appassionati della sua mimica facciale questo sarà un veloce tuffo nel passato, senza toccare mai i picchi di comicità, però, cui ci aveva abituati. Ma una cosa sorprende: è una storia vera!
Parola chiave: Prigione.




Ric