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martedì 21 febbraio 2017

Film 1313 - La La Land

Favorito praticamente per ogni tipo di riconoscimento, vero e proprio caso dell'anno, non potevo assolutamente perdere questa pellicola in vista del completamento della mia solita missione annuale: arrivare più preparato che mai alla notte degli Oscar.

Film 1313: "La La Land" (2016) di Damien Chazelle
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Nel momento in cui si scrive, "La La Land" è il campione da battere ai prossimi Oscar che si terranno domenica 26 febbraio, ovvero tra 6 giorni. Con 7 Golden Globe vinti su 7 nomination, 5 BAFTA vinti su 11 nomination e le sbalorditive 14 candidature agli Academy Awards (senza contare le altre 204 nomination a premi vari ed aggiuntive 153 vittorie, tra cui la Coppa Volpi a Venezia come Miglior attrice ad Emma Stone), il musical di Damien Chazelle è sicuro che farà incetta di statuette d'oro. Bisogna solo capire in che misura. La mia opinione è che difficilmente porterà a casa tutto - Gosling non vince -, ma sicuramente non perderà nelle categorie chiave di Miglior film, regia e attrice protagonista.
Fatta questa breve analisi preventiva basata sul valore aggiunto che una pioggia di riconoscimenti possono conferire ad un film, veniamo a noi: com'è questo "La La Land"? E' bello o no? E' davvero quel capolavoro che tutti riferiscono?
Vuoi o non vuoi, questa pellicola ha fatto una sorta di rivoluzione. Neanche avesse inventato il genere stesso del musical, l'opera di Chazelle ha compiuto l'indiscutibile miracolo di riportare il cinema al centro della conversazione globale e non soltanto in vista delle numerose cerimonie di premiazione, ma proprio in nome di un compiuto miracolo che sembrerebbe avvenire durante la visione del film. Dunque si fa fatica ad arrivare al cinema senza essersi fatti in testa un'idea di cosa ipoteticamente si vedrà, il che va necessariamente ad influenzare la visione, nonché l'opinione finale. Per dire come la penso, il risultato finale è bello (i musical spesso lo sono), ma non posso dire di esserne rimasto folgorato; certamente tutto il caos mediatico che vi è stato di contorno ha contribuito a generare in me delle altissime aspettative difficili da accontentare.
"La La Land" è un musical diverso da quelli cui siamo abituati. Gli spazi rono reali (non ricreati in un set) e spesso all'aperto. La fotografia non rende tutto patinato o di plastica, ma al contrario ci si trova di fronte ad immagini molto vere, tangibili e stranamente realistiche, anche per quanto riguarda le scene del ballo. Le quali, a dire il vero, rispetto a certi standard faraonici dei bei tempi d'oro, non sono nemmeno così tanto spettacolari. Un musical è danza, ballerini, comparse che si muovo in sincronia e, invece, qui l'idea che passa è quella di una storia a due in cui delle comparse nemmeno ci si accorge; è tutto inusualmente intimista. Inoltre c'è un sacco di introspezione e non manca la costruzione approfondita e dettagliata dei personaggi, il che è un altro elemento abbastanza insolito per un genere che di norma rimane preferibilmente in superficie. Perfino i costumi sono abbastanza semplici: certi abiti della Stone sono elegantissimi, eppure lo sfarzo e la ricerca di quell'accompagnamento magico per il ballo attraverso creazioni straordinarie e indimenticabili non c'è. Tutto bene, le regole del gioco si posso riscrivere di volta in volta.
Di fatto l'idea generale che mi sono fatto è quella di un musical che non assomiglia troppo a un musical. Ci sono meno scene musicali di quanto mi aspettassi e per quanto i protagonisti ovviamente cantino, l'impressione che ho avuto è stata quella di averglielo sentito fare poco; c'è molta musica (d'altronde è un film di Chazelle), molte comparse canterine e, francamente, non così tanti momenti di stupore vocale.
Emma Stone, che ha una voce particolarmente roca, come dicevo vincerà l'Oscar. Ha un ruolo fatto di tanti ruoli: un'aspirante attrice che fa un provino dopo l'altro, dà prova di sapersela cavare egregiamente in ogni circostanza e, per di più, canta e balla... Insomma ce l'ha in tasca (all'Academy piace questo genere di parte). Ryan Gosling, d'altro canto, non mi sembra abbia la stessa fortuna dalla sua. Per quanto anche il suo ruolo preveda canto e ballo (e pure suonare il piano, a dire il vero), il sentore rimane comunque quello solito che si ha a guardarlo: è bello, ci sa fare ed è di fatto un uomo per tutte le stagioni, eppure la sua parte è meno sfacciata di quella della sua compagna protagonista, presenta meno momenti di spiccata versatilità. Poi, sia chiaro, Gosling è bravo, solo credo che la mia teoria del "dramma batte sempre commedia" in questo caso gli calzi a pennello.
Chazelle, al pari della Stone, ha l'Oscar in pugno. Se lo merita, ha saputo immaginare in grande e riportare l'attenzione su un genere non troppo fortunato. Certe inquadrature e certe scene sono già cult, anche grazie ad una fantasia lasciata libera di spaziare. E così voliamo tra le stelle o balliamo sulle macchine, prendiamo in giro i cliché dell'industria cinematografica o danziamo il tip-tap in un parcheggio vuoto mentre il sole lentamente sorge... Insomma, mi sento di dire che non abbia rivali nella sua categoria. Come non credo ne abbiano Justin Hurwitz e la sua colonna sonora, composta da un motivetto centrale davvero accattivante che non si può non fischiettare già all'uscita dalla sala.
Sono tanti, quindi, gli aspetti pregevoli di "La La Land" e anche se la scintilla non è scoccata, è indubbio che si tratti di un bel film, un esempio di titolo fuori dal coro, prova di una passione per il mondo del cinema e della musica. Non sarà il mio film preferito della stagione 2016, ma ha certamente una delle conclusioni più belle e che più mi ha colpito: come sarebbe se tra i due protagonisti fosse andato tutto per il verso giusto? E' un flashback immaginario romantico e malinconico allo stesso tempo, un "what if..." che si consuma nel tempo di una canzone e, nonostante questo, ha la forza e l'incisività di far rivedere e ripensare tutta la storia nel giro di pochi attimi. Una conclusione solo apparentemente giocosa che, invece, riprende non poco delle caratteristiche principali della nostra esistenza: il chiedersi come sarebbe potuto essere.
Film 1576 - La La Land
Cast: Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend, Rosemarie DeWitt, J.K. Simmons, Finn Wittrock, Tom Everett Scott.
Box Office: $340 milioni
Consigli: Audace, meno spensierato del previsto e con meno numeri musicali, poiettato in un mondo realistico anche se dai colori sgargianti, il musical di Chazelle è uno di quei pochi casi annuali di titoli che vanno visti perché è necessario farsene un'opinione. Tutti ne parlano e ne hanno parlato e nel giro di una settimana tutti ne parleranno ancora di più. Dunque concedetevi un paio d'ore fatte di musica, qualche ballo e, soprattutto, di una storia d'amore molto contemporanea: sentimenti o carriera? Andate a vedere "La La Land" e decidete voi cosa ne pensate, non fatevelo suggerire da nessuno.
Parola chiave: Seb's.

Se ti interessa/ti è piaciuto

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 24 marzo 2016

Film 1107 - Zootropolis

Un bel film d'animazione ci sta sempre e questo lo volevo vedere assolutamente!
Film 1107: "Zootropolis" (2016) di Byron Howard, Rich Moore
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe, Jessica
Pensieri: Quello che mi è piaciuto di questo film è il messaggio inclusivo. In un momento storico in cui la paura dell'altro è ai massimi livelli, in cui l'integrazione è sempre più una conquista quotidiana, una storia sulla possibilità di vivere bene insieme anche quando si è, per natura, opposti è un bellissimo racconto. Anche solo per questo bisognerebbe vedere - e far vedere ai bambini - l'ultimo cartoon Disney, il 55esimo classico prodotto dalla storica casa di produzione di Topolino.
La trama è apparentemente molto semplice: una coniglietta che vuole fare la polizziotta nella cosmopolita città di Zootropolis (dove prede e predatori vivono pacificamente insieme), conquista il suo sogno, ma rimane incastrata nel pregiudizio della sua condizione di nascita. Finita, così, a fare l'ausiliario del traffico, la nostra protagonista si imbatte nella furfante volpe di cui, col tempo, diventerà amica. Insieme riusciranno a risolvere il mistero che sta scuotendo alla base la città: alcuni predatori impazziti che, inspiegabilmente, prima diventano selvaggi e pericolosi e poi spariscono dalla circolazione. Ovviamente i sospetti ricadranno dove li vorrebbero la paura e i pregiudizi, ma la storia saprà regalare un colpo di scena meno scontato.
Chiaramente, essendo un film per famiglie, la componente giocosa e divertente la fa da padrone pur, appunto, non mancando il sottotesto di cui si parlava. Senza far pesare minimamente il messaggio già più impegnato, "Zootropolis" (titolo originale "Zootopia") riesce a intrattenere in modo egregio tutti i suoi pubblici target, regalando 108 minuti spensierati, visivamente accattivanti e ricchi di idee geniali e simpatiche. Insomma, nel complesso una bella pellicola che regala alla Disney non solo un altro successo commerciale, ma anche di pubblico e critica.
Film 1369 - Zootropolis
Cast: Ginnifer Goodwin, Jason Bateman, Idris Elba, J.K. Simmons, Tommy Chong, Octavia Spencer, Jenny Slate, Shakira, Alan Tudyk, Bonnie Hunt; (versione italiana) Ilaria Latini, Massimo Lopez, Gabriele Patriarca, Leo Gullotta, Frank Matano, Paolo Ruffini, Nicola Savino, Diego Abatantuono, Roberta Greganti, Vittorio Guerrieri, Teresa Mannino, Ilaria Stagni.
Box Office: $604.9 milioni
Consigli: Simpatico, ben fatto, con un bel messaggio di fondo, "Zootropolis" è quel film d'animazione che mancava da un po' nelle sale. Dopo il deludente "Il viaggio di Arlo", un ottimo titolo per tutta la famiglia che utilizza la computer grafica non solo come strumento per gli occhi, ma anche per raccontare una storia interessante, divertente e dalle numerose idee. Insomma, questa pellicola è da non perdere, da vedere e rivedere. Non mi stupirei di un sequel.
Parola chiave: Ululatori notturni.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 16 marzo 2015

Film 891 - Whiplash

Tra le pellicole degli Oscar che ero più curioso di vedere...

Film 891: "Whiplash" (2014) di Damien Chazelle
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Sono rimasto super colpito da questa pellicola, energica, tostissima, dura come un pugno allo stomaco e capace di mettermi un'ansia e un'agitazione addosso che mai mi sarei aspettato. E, nonostante tutto, un film che mi ha convinto appieno.
La prima cosa che mi interessava appurare relativamente a questo progetto di Damien Chazelle era la prova attoriale di J.K. Simmons, attore da sempre spalla di numerosissime altre produzioni (tutti e 3 i primi "Spider-Man" di Raimi, "Thank You for Smoking", "Juno", "Tra le nuvole" e tanti, tanti altri) e mai davvero considerato quanto, invece, si sarebbe meritato. Premesso che ero felice a priori che finalmente riconoscessero il suo talento, ora che ho presente per quale ruolo ha vinto praticamente ogni tipo di riconoscimento cinematografico dall'Oscar in giù, sono anche convinto che sia un successo più che meritato. Il suo Fletcher è uno stronzo che lo vorresti buttare da un ponte, ma Simmons è riuscito in un ritratto così intenso, forte e credibile che da solo vale i 107 minuti di pellicola. Poi, a dirla tutta, anche Miles Teller, il protagonista di questa storia di musica e sacrificio, è piuttosto bravo, perfetto nell'incarnare il disorientamento e la tenacia, la consapevolezza di avere un talento e la fatica di doverlo tirare fuori e trovare il modo per farlo, nonostante le non poche avversità e la tostissima concorrenza. Il dilemma di un giovane che vuole sfondare e diventare il migliore in quello che fa (batterista), ma non sa se veramente ha i numeri per farcela.
Di certo "Whiplash" presenta un percorso di formazione inedito e difficile anche da seguire, considerato quanto impegno ci mette Fletcher per non perdere lo status di 'stronzo dell'anno' con i suoi studenti che ogni giorno vivono in una specie di classe del terrore dove solo la perfezione assoluta è tollerata. Solo i migliori procedono, solo i più forti sopravvivono (anche letteralmente).
Il sacrificio richiesto alle giovani promesse è totale, devono fondersi con la propria arte musicale e impegnarsi con tanta abnegazione che in confronto i 3 anni di corsa di "Forrest Gump" sono una passeggiata in campagna. Ci vorrà tutto la determinazione di questo mondo per avere successo nello spietato mondo del jazz, capace di innalzarti a divinità o di affossarti per sempre nel giro di un'unica decisiva esibizione. E così sarà anche per Andrew/Teller che, dopo svariate peripezie, arriverà al concerto più importante della sua vita senza sapere che, in realtà, è una trappola: la sua carriera, ancora prima di cominciare, è già finita. Ma non mi spingo oltre a raccontare...
Insomma, considerato che i film a tema musicale sono sempre un terreno pericoloso (vedi "Radio America" di Altman), mi ero avvicinato a questa pellicola con qualche riserva, pur restando curioso di scoprire davanti a cosa mi sarei trovato. Di fatto "Whiplash" è un film energico e solido, una storia di amore per la musica che testimonia la fondamentale forza di volontà che è necessaria per raggiungere i propri obiettivi nella vita. Il professore antipatico e vessante, manesco e irascibile è uno step obbligato e difficile da digerire, eppure non si riesce a distogliere mai lo sguardo da questa storia, raccontata in maniera così particolare grazie all'ausilio di un montaggio a tempo di musica che è qualcosa di piacevolissimo da guardare. Insomma, tra tutti i film candidati agli Oscar di quest'anno, "Whiplash" è sicuramente uno di quelli che mi è piaciuto di più.
Ps. 3 Oscar vinti su 5 nomination: Miglior attore non protagonista (Simmons), montaggio e missaggio sonoro.
Box Office: $17.9 milioni
Consigli: Lo consiglio assolutamente e, francamente, non avrei problemi a rivederlo. Mia vera personale sorpresa della stagione - non mi aspettavo certo di rimanerne così colpito -, "Whiplash" è un prodotto energico che rimane immediatamente impresso, capace di lasciare non poco su cui ragionare allo spettatore. Nonostante una trama non certo complessa (del resto parliamo della vita di un adolescente tra gli alti e bassi del costruirsi una carriera), a mio avviso la trama è stata capace di centrare il suo obiettivo realizzando un ritratto plausibile di una scuola per giovani promesse musicali e relativi successi e insuccessi che la vita porta con sé. Chiaro che, subito dopo il jazz, l'elemento magnetico e più indelebile è certamente il personaggio di J.K. Simmons, meritatissimo destinatario di un'attenzione mondiale che meritava da tempo. Dunque guardatevi "Whiplash", lasciatevi malmenare dalla sua violenta presa di petto della vita: se ne esce malconci, ma soddisfatti.
Parola chiave: Buddy Rich.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 23 febbraio 2015

Oscar 2015: And the winners are...

Ce l'abbiamo fatta, finalmente!
Anche il 22 febbraio è ormai alle spalle e chi doveva vincere ha vinto. I migliori sono stati decretati - come del resto i peggiori (vedi qui) - e la stagione delle premiazioni relative al 2014 si può dire definitivamente chiusa. Con un po' di sollievo.
Tra tutti i red carpet, le interviste, i dietro le quinte esclusivi, i party, i pranzi, le colazioni, le cene e i gala non ci si stava proprio più dietro e la sovraesposizione mediatica globale stava cominciando a stancare anche i più tenaci.
Con gli Oscar di questa notte si sono confermate le numerose voci che volevano "Birdman" vero vincitore di questa edizione, oltre che i pronostici relativamente ai quattro attori che avrebbero vinto, praticamente sempre gli stessi da che la corsa ai premi è cominciata. E così sia, che Patricia Arquette abbia il suo Oscar contro ogni umana previsione possibile e nella speranza che la vittoria le dia indietro una carriera che sia degna di questo nome dopo il prolungato momento appannato. Speriamo che qualcuno sia rimasto colpito dal suo discorso di ringraziamento a tinte femministe e che si ricordino che anche donne meno canonicamente hollywoodiane come la Arquette possono raccogliere l'attenzione e il gusto di pubblico e critica. Insomma, non esiste solo Meryl Streep (ma meno male che comunque esiste).
Signora di "Boyhood" a parte, il vero piacere di questa serata è stato seguire le tre vittorie di J.K. Simmons per quel gioiellino di "Whiplash" e vedere finalmente riconosciuti i grandi talenti di Alexandre Desplat (Miglior colonna sonora) e Julianne Moore (il suo film ancora non l'ho visto, quindi attendo di capire se fosse veramente tutto meritato o se fosse più che altro arrivato il suo momento, diciamo). Anche la vittoria (annunciata) della Canonero per "The Grand Budapest Hotel" è stato un bel momento, anche se lei mi rimane antipatica e questo guasta un po' le cose. Sorprese gradite le numerose vittorie del film di Wes Anderson (4 in totale), ma meglio ancora è stato vedere riconosciuto l'Oscar per il Miglior montaggio a "Whiplash" e all'ottimo lavoro di Tom Cross.

 Altri momenti inaspettati sono stati la vittoria di Alejandro González Iñárritu come Miglior regista, che scippa di fatto la statuetta al favorito Richard Linklater (a cui era andato il Golden Globe); il riconoscimento come Miglior film d'animazione per "Big Hero 6" che francamente trovo un po' eccessivo; la felice scelta dell'Academy di non lasciare a bocca asciutta "The Imitation Game" (Miglior sceneggiatura non originale + un discorso strappalacrime dello sceneggiatore che, confessa sul palco, a 16 anni aveva tentato il suicidio poiché si sentiva diverso e quindi incompreso); la ritrovata buona stella di Lady Gaga che si spoglia di tutte le scemenze massmediatiche e punta tutto (o quasi, considerato quegli orrendi guanti) sulla qualità di una performance ineccepibile e di grande impatto; e quello sketch - per noi italiani così Gianni Morandi - in cui Neil Patrick Harris, conduttore della serata, ha riproposto una delle scene che certo rimane più impressa di "Birdman", andando a presentare sul palco solo in mutande.
Questo episodio doppiamente d'impatto rimarrà assolutamente il ricordo più indelebile della conduzione di Harris - esattamente come la selfie all-star lo è stata per la conduzione di Ellen l'anno scorso - eppure la cifra stilistica pare inevitabilmente diversa. Lungi da me essere bacchettone - queste trovate acchiappa ascolti e chiacchiericcio post evento le capisco e le contemplo senza falsi pudori - ammetto, però, che da uno come Neil Patrick Harris, che masticava show prima ancora di aver sperimentato la pubertà, mi aspettavo qualcosina di più. Di più non rispetto all'episodio adamitico, ma proprio a livello di contenuti e conduzione.
Il numero di apertura - tra canzoni, balli e citazioni cinematografiche a gogo - pareva promettere bene, anzi molto bene, solo che durante il resto della serata (francamente troppo lunga), i tempi troppo stretti, la necessità di dover far ridere a tutti i costi e tutto lo spazio dedicato a troppe personalità hanno inciso su un risultato finale meno brillante di quanto mi sarei aspettato. E' stato bravo - ma hey, battere l'assetto catatonico di James Franco sarebbe veramente una sfida per chiunque -, eppure si poteva fare di più, anche se gli concedo due cose: la prima è che seguire la conduzione dopo uno show così chiacchierato e riuscito come quello di Ellen era veramente difficile, la seconda è che la mia maledetta sfortuna mi ha costretto a vedere l'evento doppiato in italiano (cosa che non accade probabilmente dalla terza liceo), il che mi ha ampiamente sfavorito su tempi comici ed effetto delle battute, considerando l'ampia inadeguatezza dei due interpreti.
Chiusa la parentesi dello show, prima di passare alle vittorie, ci terrei solo a una veloce postilla: solitamente c'è sempre qualcuno capace di rimanere impresso per la scelta dell'abito, la classe, qualcosa. Quest'anno sono rimasto particolarmente insoddisfatto da questo punto di vista e a parte una sufficienza generale, nessuno ha veramente colpito. Da un lato sono contento di non rivedere per un po' le tremende scelte pre-maman di Keira Knightley, ma in generale mi pare si sia un po' sprecata l'occasione.
E ora l'ultimo punto da considerare, la ciliegina sulla torta: chi ha vinto VS chi ci si aspettava vincesse.
Dopo il toto votazioni innescato qualche giorno fa ho seguito in silenzio le varie opinioni pervenute, aspettando con ansia di sapere se e cosa sarebbe stato confermato. Ecco, quindi, qui sotto i vincitori effettivi di tutte le categorie (in giallo) ed evidenziati in verde tutti coloro che erano stati ritenuti i possibili vincitori. Chiaramente le scommesse non erano su tutte le categorie, ma solo le principali, ovvero le prime 10 (escludendo le 2 categorie sulle sceneggiature): dove manca la sottolineatura verde è perché vincitore effettivo e votazione coincidevano. Buona lettura!
Ps. Gli Oscar fatti di Lego sono qualcosa di fantastico!

Best Motion Picture of the Year
Birdman (2014): Alejandro González Iñárritu, John Lesher, James W. Skotchdopole
Boyhood (2014/I): Richard Linklater, Cathleen Sutherland

Best Performance by an Actor in a Leading Role
Benedict Cumberbatch for The Imitation Game (2014)
Eddie Redmayne for The Theory of Everything (2014)

Best Performance by an Actress in a Leading Role
Julianne Moore for Still Alice (2014)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Edward Norton for Birdman (2014)
J.K. Simmons for Whiplash (2014)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Patricia Arquette for Boyhood (2014/I)

Best Achievement in Directing
Alejandro González Iñárritu for Birdman (2014)
Wes Anderson for The Grand Budapest Hotel (2014)

Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen
Birdman (2014): Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo

Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published
The Imitation Game (2014): Graham Moore

Best Animated Feature Film of the Year
Big Hero 6 (2014)

Best Foreign Language Film of the Year
Ida (2013): Pawel Pawlikowski

Leviafan (2014): Andrey Zvyagintsev

Best Achievement in Cinematography
Birdman (2014): Emmanuel Lubezki

Best Achievement in Editing
Whiplash (2014): Tom Cross

Best Achievement in Production Design
The Grand Budapest Hotel (2014): Adam Stockhausen, Anna Pinnock

Best Achievement in Costume Design
The Grand Budapest Hotel (2014): Milena Canonero

Best Achievement in Makeup and Hairstyling
The Grand Budapest Hotel (2014): Frances Hannon, Mark Coulier

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score
The Grand Budapest Hotel (2014): Alexandre Desplat

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song
Selma (2014): Common, John Legend (Glory)

Best Achievement in Sound Mixing
Whiplash (2014): Craig Mann, Ben Wilkins, Thomas Curley

Best Achievement in Sound Editing
American Sniper (2014): Alan Robert Murray, Bub Asman

Best Achievement in Visual Effects
Interstellar (2014): Paul J. Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter, Scott R. Fisher

Best Documentary, Feature
Citizenfour (2014): Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy, Dirk Wilutzky

Best Documentary, Short Subject
Crisis Hotline: Veterans Press 1 (2013): Ellen Goosenberg Kent, Dana Perry

Best Short Film, Animated
Feast (2014): Patrick Osborne and Kristina Reed

Best Short Film, Live Action
The Phone Call (2013): Mat Kirkby, James Lucas

#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 5 dicembre 2013

Film 628 - jOBS

Cineforum dell'incidentato capitolo XIV: un biopic abbastanza chiacchierato. Ero curioso.

Film 628: "jOBS" (2013) di Joshua Michael Stern
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Più che un film per il cinema sembra un biopic televisivo e nemmeno di eccelsa qualità. 

Nel giorno in cui un film per la tv - ok, regista e i due interpreti protagonisti sono tutti premi Oscar, ma facciamo finta sia un dettaglio - da noi arriva nelle sale, ovvero "Dietro i candelabri" (11 Emmy Awards vinti), sembra paradossale che questo "jOBS" sia nato proprio come prodotto cinematografico puro.
Sorprende soprattutto perché a ben vedere non c'è molto di questo prodotto commerciale che faccia pensare la missione primaria fosse raccontare la storia di un uomo che ha rivoluzionato molto del mondo intorno a lui. Sembra solamente un richiamo per i fans e i curiosi della persona dietro il personaggio anche se di fatto il racconto è ridotto ad una semplificazione troppo banal(izzant)e.
Penso questo atteggiamento un po' furbo-ma-vuoto sia riconoscibile già dal titolo che è "jOBS" e non "Jobs": perché? Gli appassionati della Apple capiscono subito che è un omaggio al nome dei prodotti della famosa società, tutti preceduti da una "i" che in inglese sta per "io", prima persona singolare. Quindi iPod, iPhone, iPad, ecc. La somiglianza di nome tra questi ultimi e il titolo del film pare quindi evidente (soprattutto per via del maiuscolo), come pare evidente la somiglianza tra Ashton Kutcher e Steve Jobs e, infine, pare ovvio che si andrà a scavare nell'intimo e nella psiche di una persona che ha saputo intravedere il futuro nel momento giusto adoperandosi per renderlo reale. Notare bene che 'pare' precede ogni considrazione.
La realtà delle cose è, invece, diversa. Si sfiorano tantissime questioni senza approfondirle in maniera appropriata. La prima domanda che per esempio mi è sorta spontanea dopo la visione è stata: ma quindi Steve, profeta e comunicatore di una massa che lo adorava, era una persona così irascibile e irrazionale? Possibile? E come prendeva le sue decisioni? Per istinto? Genialità? Per caso? Fortuna?
Diciamocelo sinceramente: a parte gli snodi temporali facilmente ricostruibili, "jOBS" fallisce palesemente nel contestualizzare persone ed azioni che li hanno resi possibili. Come si fa a dare credibilità ad un personaggio che intuisce le potenzialità di diversificare il suo prodotto cambiandone il colore semplicemente perché ispirato dalla presenza di un suo collaboratore semi-muto? Sono conscio che i momenti di 'serendipity' siano realtà riconosciuta, ma basarci sopra una carriera multimiliardaria mi sembra quantomeno semplicistico.
Quindi, somiglianze fisiche a parte, lo Steve Jobs qui rappresentato è una fotocopia bidimensionale dell'originale che sbraita e si impunta, grida e si inalbera, ha epifanie geniali e un modello lavorativo da negriero. Non mi è piaciuto.
Non mi interessa verificare se l'umoralità geniale di Jobs fosse veritiera, ma avrei davvero preferito vedere qualcosa di diverso, meno banale o tirato via. Le pretese da grande biografia non autorizzata, squarcio sul mito recentemente scomparso, caso più unico che raro capace di dimostrare il valore attoriale di Ashton Kutcher sono tutte scommesse perse.
Il risultato, invece, è un modesto tentativo di raccontare la storia di un personaggio rappresentativo della recente modernità. Ma non credo che renda giustizia alla memoria di Steve Jobs.
Ps. Prodotto con 12 milioni di dollari, ne ha incassati $35,931,410 in tutto il mondo.
Consigli: Più riuscito di questo è certamente il film "The Social Network". "jOBS", beninteso, non è orribile in senso assoluto, ma non è nemmeno un ottimo esempio di ciò che mi aspetto da un film biografico. Kutcher ci prova, ma non si va molto oltre un look ben ricostruito e una faccia costantemente imbronciata senza sapere mai veramente perché. Si fa guardare, ma meglio mantenere molto basse le aspettative.
Parola chiave: Apple Inc.

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Bengi

lunedì 3 settembre 2012

Film 445 - Contraband

Una pellicola che mi aveva incuriosito specialmente per il cast.


Film 445: "Contraband" (2012) di Baltasar Kormákur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non sono un gran fan del genere 'regolazione dei conti', però ho una certa predilezione per Kate Beckinsale dai tempi di "Underworld" e "Pearl Harbor" e la compagnia di Mark Wahlberg non poteva che aumentare la tentazione di vedere questo film. Che, alla fine, non è male. E' tratto da "Reykjavík Rotterdam" che ha come protagonista proprio il regista di questa pellicola, quindi si può dire che si potesse sperare in buone possibilità di riuscita.
C'è una giustissima dose di tensione e adrenalina, oltre che drammi familiari, ricatti e... botte, inevitabilmente! Tutti elementi che fanno parte ci un copione collaudato e che non potevano mancare, chiaramente, anche qui.
Per essere una pellicola d'azione, devo dire che la trama è piuttosto ricca di 'avventure' da raccontare, con anche qualche colpo di scena efficace - ma prevedibile - ad aumentare l'interesse per la storia di Chris Farraday e famiglia.
Unica perplessità riguarda il punto finale con il trucchetto del sale. Mi sembra un po' troppo semplice e sbrigativo che i ragazzi si appostino con la barca ad aspettare proprio nel punto esatto in cui la merce (non voglio essere troppo specifico per non rovinare momenti del film) riemergerà a galla e proprio nel momento esatto in cui lo fa... Poi per carità, capisco che è giusto un particolare.
Per il resto, tutto sommato ho gradito il prodotto in sé, puro intrattenimento, ma azzeccato per la scelta di Wahlberg che è sempre di più capace di calarsi in questi personaggi molto machi che non devono chiedere mai. Se piace il genere, lui è certamente uno dei più validi (ed espressivi...).
Mi domando sempre più, però, se Hollywood non cominci a soffrire di una certa stanchezza (o pigrizia?), perchè a forza di recuperare e rivisitare altri prodotti - la pellicola originale islandese è del 2008 -, si finisce per rimanere fuori allenamento... Il box office comunque ha premiato: $96,262,212.
Consigli: Anche se non capisco bene perchè Ben Foster faccia sempre il cattivo, devo dire che questa pellicola è piacevole e di buon intrattenimento, perfetta per una seratina divano e relax.
Parola chiave: Pollock.

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BB

lunedì 25 ottobre 2010

Film 157 - Laureata...e adesso?

Voglia di leggerezza. E ne ho trovata tanta...


Film 157: "Laureata...e adesso?" (2009) di Vicky Jenson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non tutti i film possono essere capolavori. Certo dopo aver visto "Inception" un film come questo perde completamente il minimo valore che poteva possedere originariamente. Vorrei, poi, ringraziare il genio che ha tradotto il titolo originale "Post Grad" (dopo diploma) con questo nostro italiano. Ridicolo e per niente invitante.
Questo, ovviamente, non aiuta un film già di per sé debole, privo di appeal commerciale, con una protagonista (Alexis Bledel) rimasta frigida dai tempi di "Una mamma per amica". Zero emozioni, risulta pure perfino antipatica. Resta legata al ruolo di secchioncella-saputella che l'ha resa famosa - qui manca la fondamentale parlantina del tv show - e non le riesce nemmeno tanto bene. Rimane di ghiaccio perfino con il bollente Rodrigo Santoro.
Il contorno attoriale, potenzialmente buono, rimane bloccato dalla bizzarra sceneggiatura che punta sulla famigliola freak che però si vuole bene. Il padre Michael Keaton è un nerd. Il fratellino Bobby Coleman è un futuro maniaco. La madre Jane Lynch (Sue Sylvester di "Glee"!) arresa ad una famiglia di pazzoidi senza motivo. C'è pure Carol Burnett, star della tv americana (5 Golden Globes vinti!) e il camaleontico J.K. Simmons (il papà di "Juno" per intenderci).
Il resto è noia.
Consigli: Assolutamente perdibile. Anzi, consigliatamente - concedetemi il neologismo - perdibile...
Parola chiave: Lavoro.




Ric

sabato 25 settembre 2010

Film 141 - Juno

Per una serata pizza+film pre-partenza dell'amico che se ne va in America per settimane, non potevo rischiare in una pellicola scadente... Meglio, allora, andare sul sicuro!


Film 141: "Juno" (2007) di Jason Reitman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea
Pensieri: Inutile dire che questo sia uno dei film nella mia top 10 dei preferiti di sempre: Juno è diventato anche il nome del mio cane!
Bellissimo film, indipendente, atipico, anche selvaggio, se vogliamo, con quella giungla di dialoghi strani, quello slang non comune, a volte tenerissimo a volte fastidiosissimo. E' Juno MacGuff la protagonista, ragazzina 16enne che, alla prima esperienza, rimane incinta dell'amico-fidanzato (un po' tardone) Paulie Bleeker e decide di tenere il 'fagiolo' per farlo adottare ad una famiglia che non possa avere figli.
Così si parte, la ragazza intraprende una strada non facile, supportata da una famiglia che le vuole bene e da una famiglia che vorrà bene al suo bambino a cui si affeziona un po' troppo... Ma Juno è così, o tutto o niente.
Bello, bello, bello questo film! Mi piace, mette di buon umore, è una speranza ottimistica, positivo nonostante una certa voglia di celarlo dietro 'cose più fighe'. Tutte le avversità che Juno deve affrontare a causa di una gravidanza in età adolescenziale le supera sempre a testa alta, diretta, senza prendersi troppo la briga di indorare la pillola! E' questo il bello di un personaggio come lei. Non finge, non si atteggia, è solo sé stessa (in lei mi immagino molto della persona che ha scritto questo film, Diablo Cody, un'ex spogliarellista che ha saputo convincere Spielberg del suo talento grazie a questo film! Anche se poi si è un po' rovinata la reputazione con quel film orrendo che è "Il corpo di Jennifer"...).
In definitiva un bellissimo film, che avrebbe meritato di vincere più del solo Oscar alla sceneggiatura (3 nomination sono rimaste tali: miglior film, attrice protagonista - Ellen Page - e regia), davvero capace di conquistare lo spettatore con dialoghi geniali, buona musica, una bellissima fotografia e personaggi veramente ben scritti ed interpretati!
Consigli: E' un gioiellino! Ricorda un po' quel "Little Miss Sunshine" uscito l'anno prima con cui condivide, oltre all'etichetta di 'film indipendente', anche i toni e l'aria scanzonata. Oltre, ovviamente, al grande successo al botteghino nonostante il bassissimo budget!
Parola chiave: Tic Tac.



Ric

martedì 16 febbraio 2010

Film 77 - Tra le nuvole

Dato che al cinema, con i biglietti gratis, io e Ale eravamo riusciti a perdercelo in favore di quel capolavoro di oscenità che è "Baciami ancora", abbiamo dovuto scaricarlo per dare un'occhiata a uno dei film della stagione che parrebbe voler farla da padrone. Sarà vero?


Film 77: "Tra le nuvole" (2009) di Jason Reitman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Perchè mi sa un po' di "Michael Clayton" in chiave scanzonata? Sarà che il protagonista è lo stesso (George Clooney in Canalis) e che il suo lavoro è sempre sgradevole: o risolve/copre/insabbia cosucce che non si devono sapere o è un mercenario del licenziamento. Insomma, tralasciando atmosfere e toni ci ho visto qualche somiglianza.
Comunque è cominciato il countdown per gli Oscar di marzo e anche io mi metto in riga, prontissimo a vedermi i film mancanti che quest'anno concorrono per la statuetta. Tra i favoriti, con 6 nomination, questo "Tra le nuvole" pareva il capolavoro del 2009 che non si poteva prescindere dal vedere.
In realtà credo che questa commedia un po' desolante sulla particolarissima visione della vita di un uomo che si sente a casa solo non essendoci mai, non vincerà una svalangata di Oscar come i rumors vorrebbero, ma si aggiudicherà, forse, qualcosa di contorno. Magari un bel premio alla sceneggiatura Jason Reitman se lo merita tutto. Ma regia e categorie attoriali dubito, men che meno il miglior film.
Però non si può proprio dire che non sia gradevole, tutto sommato. Forse che il finale sia quello - ma proprio quello - ad un certo punto te lo aspetti, perchè lui scongela finalmente i suoi sentimenti e non poteva essere tutto così facile. Magra consolazione quella della carta speciale per le 1000 miglia, che perde di valore paragonata al momento in cui arriva.
Tutto sommato è un lavoro onesto e ben fatto, anche se mi ero immaginato qualcosa di un attimo più serio. Certi momenti un po' da mestruata di Natalie (Anna Kendrick) non me li aspettavo, perchè dal trailer l'idea che mi ero fatto del suo personaggio era molto più rigida, competente e professionale.
In ogni caso ho trovato gradevole anche quella specie di ibrido trans-gelido che è Vera Farmiga, una che non tollero solitamente (ma l'avete vista 'recitare' in "The Departed"?!) che, però, qui non solo sembra umana nonostante gli occhi di ghiaccio, ma mi è pure piaciuta (scena di nudo: 10! Complimenti!). Riesce a rendere elegante qualsiasi vestito abbia in dosso. Non è da tutte, bisogna ammetterlo.
Clooney, invece, mi pare sempre uguale a sé stesso. Io, a parte per " L'uomo che fissa le capre", non noto la differenza con altri film di e con George che ho visto. Sicuramente è bravo in questa parte, ma non vorrei che fosse perchè ormai è specializzato NELLA parte...
Insomma, per tirare un po' le somme, questo film è caruccio. Non sarà il migliore dell'anno, ma sicuramente vale la pena di passare una serata in sua compagnia. Per poi sparlare della coppia più gossippata dopo i Brangelina: i Cloonalis!
Ps. Come per ogni commedia agrodolce che si rispetti, come per ogni film del moderno (e odierno) umorismo americano, è previsto un ruolo per Jason Bateman, uno che pare amico di tutti. Alcuni dei film più famosi in cui potete trovarlo: "L'isola delle coppie", "State of Play", "Hancock, "Non mi scaricare", "Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie", "Juno", "Ti odio, ti lascio, ti... ", "Palle al balzo - Dodgeball " e "La cosa più dolce". Niente male per uno che se citi il suo nome a chiunque per strada non verrebbe nemmeno identificato...
Consigli: L'aereo come una casa, l'aeroporto come luogo di riposo: la visione ideale per chi ha paura di volare!
Parola chiave: Natalie: "Questo è razzismo!" Ryan: "Sono come mia madre, mi affido agli stereotipi: si fa prima!"



Ric

mercoledì 13 gennaio 2010

Film 58 - Il corpo di Jennifer

Proviamo? Sì, dai, proviamo. A fare cosa? Dare fiducia a questo film. Perchè? Ma è ovvio! Perchè l'ha scritto la sceneggiatrice di "Juno"!


Film 58: "Il corpo di Jennifer " (2009) di Karyn Kusama
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Diablo Cody, sceneggiatrice del film, ha detto una cosa tipo ho scritto questa sceneggiatura prima di quella di "Juno", ma nessuno voleva realizzarla. Poi è arrivato l'Oscar e il successo e le cose sono cambiate...
Cara Diablo, sarà mica perchè sto film è piuttosto bruttino? Le tue stesse parole ammettono una certa consapevolezza, quasi un'ammissione di colpa. Che forse te lo aspettassi?!
Ma entriamo pure nel merito di una pellicola che nemmeno Megan Fox, le scene di nudo, il bacio lesbo e i vari sbudellamenti splatter sono riusciti a salvare al botteghino...
Che poi, di che cosa di dovrebbe parlare? E' sempre facile criticare, no? C'è sempre molto da dire su qualcosa che non ci è piaciuto. Qui, in realtà, io mi sono stupito. "Jennifer's Body" non è né più brutto né più stupido di tutti gli altri teen-horror a cui siamo abituati. C'è perfino un accenno di storia. Però, nonostante questo non ha sbancato, non è piacuito e non ha lasciato il segno. Forse si è cercato troppo di ricreare la situazione ideale dell'horror di oggi, senza tener conto che non sempre quello che sulla carta è perfetto lo è anche nella realtà.
Che il pubblico abbia nasato l'evidentissima commercializzazione del tanto esposto corpo di Jennifer? E' come quando carichi un video su YuoTube e devi mettere le parole chiave: devi essere il più generale possibile, perchè un argomento vasto richiama l'attenzione di molti. E allora ci metti 'corpo', 'Megan Fox', 'bacio lesbo' hot pants', 'horror', 'teen', 'cannibalismo', ecc e sei certo che ti becchi 2000 visualizzazioni in un pomeriggio. Poi, però, l'imbroglio viene sgamato e solo sessuomani e pervertiti ti lasciano commenti.
Io, personalmente, credo che qui succeda un po' lo stesso. Il classico tanto rumore per nulla. Perchè è di nulla che, alla fine, parla "Jennifer's Body". Non ti lascia niente, non ti colpisce niente (se non gli stranissimi pollici di Megan Fox) e, anzi, ti chiedi com'è che due attrici già famose - e quindi senza bisogno di nuova pubblicità (la Fox e Amanda Seyfried, quella di "Mean girls", "Mamma mia!", "Veronica Mars") - finiscano per prendere parte ad un progetto come questo.
Prima di "Juno", cara Diablo, potevi anche scazzare, ma adesso risulti solo la classica ingorda. Ed è un peccato...
Consigli: Da guardare se proprio non c'è niente di meglio. Da vedere o da fare...
Parola chiave: Low Shoulder


Ric