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martedì 21 maggio 2024

Film 2274 - The Talented Mr. Ripley

Intro: Prima ancora che uscisse la nuova serie di Netflix (a dire il vero nemmeno sapevo che fosse stata realizzata), una sera ho rivisto questo pellicola.

Film 2274: "The Talented Mr. Ripley" (1999) di Anthony Minghella
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: a differenza di "Ripley" che non sono riuscito a finire, non ho avuto alcun problema a vedere "The Talented Mr. Ripley" tutto d'un fiato.
Iconico ensemble di attori - con un Matt Damon che definire in forma è dire poco - e qualche momento nostrano che spicca (dico solo: Fiorello che duetta con Damon e Jude Law, momento per il quale i 3 sono stati nominati agli MTV Movie + TV Awards per Best Musical Performance), location bellissime e un stile che, in generale, non manca di farsi sentire, il film di Minghella non è perfetto, ma sicuramente riesce a lasciare il segno. L'intrigante quanto inquietante storia di Patricia Highsmith, poi, fa il resto.
Cast: Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude Law, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman, Jack Davenport, James Rebhorn, Sergio Rubini, Philip Baker Hall, Fiorello, Stefania Rocca.
Box Office: $128.8 milioni
Vale o non vale: Il film che forse più di tutti racchiude l'essenza dell'era Gwyneth Paltrow, il più simile in termini di glamour e stile alla realtà che ha contraddistinto - almeno attraverso la lente dei media - quel momento che è stato il picco mediatico e più iconico dell'attrice.
In una sorta di dolce vita deviata, Ripley inquieta e seduce, spaventa e affascina e, soprendentemente, Matt Damon non delude nel ruolo di protagonista, anche aiutato da un cast di tutto rispetto e, specialmente, grazie alla sua contrapposizione con Jude Law, qui più che mai sexy ed invitante. Vedere per credere.
Premi: Candidato a 5 premi Oscar per Miglior attore non protagonista (Law), sceneggiatura non originale, costumi, colonna sonora e scenografie. 7 nomination ai BAFTA per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista (Blanchett), fotografia e colonna sonora e 1 vittoria per il Miglior attore non protagonista (Law). 5 candidature ai Golden Globe: Miglior film drammatico, regia, attore protagonista (Damon), attore non protagonista (Law) e colonna sonora. 2 nomination agli MTV Movie + TV Awards (Best Musical Performance per Matt Damon, Jude Law e Fiorello, Miglior cattivo per Damon)
Parola chiave: Anelli.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 7 maggio 2024

Film 2272 - Drive-Away Dolls

Intro: Uscito giusto in tempo per il giorno di San Patrizio...

Film 2272: "Drive-Away Dolls" (2024) di Ethan Coen
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: il mio film preferito? Assolutamente no, però tutto sommato mi aspettavo molto di peggio, viste le critiche.
Ho trovato le performance delle due protagoniste Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan piuttosto riuscite, si complimentano a vicenda. La storia di per sé è tutta un po' "troppo", però le ragazze riescono ad umanizzare un film che, altrimenti, finirebbe per mettere in scena solo macchiette.
Cast: Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan, Beanie Feldstein, Colman Domingo, Pedro Pascal, Bill Camp, Joey Slotnick, Miley Cyrus, Matt Damon.
Box Office: $6.8 milioni
Vale o non vale: Non il titolo più memorabile di Ethan Coen e sicuramente non una storia per tutti i palati, però "Drive-Away Dolls" non è così terribile come in tanti lo hanno dipinto.
Premi: /
Parola chiave: Valigetta.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 15 ottobre 2023

Film 2206 - Oppenheimer

Intro: Potevo forse mancare di partecipare al fenomeno culturale dell'anno? Assolutamente no! E così, dopo aver visto "Barbie" il giorno dell'uscita (prima o poi arriverà anche quella recensione, giuro!), la settimana dopo sono andato subito a recuperare il suo "rivale" di grande schermo.

Film 2206: "Oppenheimer" (2023) di Christopher Nolan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Kate
In sintesi: non che non mi sia piaciuto, per carità, ma non posso dire che questo sia il mio film di Nolan preferito.
Ora che l'isteria di massa da Barbenheimer è calata - non del tutto esaurita, però, si sta già parlando di Oscar per entrambe le pellicole - e che i mesi sono passati, credo di aver sufficientemente digerito questo "Oppenheimer", ma devo dire che subito dopo la visione a luglio non sapevo veramente che pensare. Ribadisco, in generale il film mi è piaciuto, ma non mi sono nemmeno strappato i capelli dalla gioia. Ho letto critiche estasiate, gli amici unanimi nel definirlo un capolavoro, il mondo impazzito per questo biopic. Io, invece, a un certo punto mi sono persino addormentato (per un secondo... Non è stata una grande idea andare allo spettacolo delle 19 dopo una giornata di lavoro per recuperare un titolo di 3 ore).
Penso che per me sia stato difficile seguire in inglese tutte le spiegazioni tecniche relative alla costruzione della bomba, per non parlare della valanga di personaggi praticamente tutti maschi di cui non riuscivo a memorizzare nemmeno un nome (a parte Einstein, ma vabbé). Quindi, a un certo punto, ammetto che il mio cervello ha mollato un po' il colpo e inserito il pilota automatico, cercando di seguire il comprensibile e lasciando a margine quegli aspetti di cui faticavo a cogliere il senso. Come ho già detto nella recensione precedente, poi, mi sono un po' stufato di questi film che durano una serata intera a prescindere e, anche qui, penso che qualcosina la si sarebbe potuta sforbiciare, specialmente all'inizio. Lungi da me insegnare ai maestri del cinema come fare il proprio lavoro, però questo trend del "lungo a tutti i costi" in questo periodo mi sta decisamente mettendo alla prova. vviamente non è una banale questione di pellicola lunga = difficoltà di seguire fino alla fine, eppure mentalmente e fisicamente mi rendo conto che le nuove tempistiche cinematografiche mi stanno un po' alterando la percezione dell'esperienza al cinema.
In ogni caso, per tornare al soggetto di oggi, "Oppenheimer" è un prodotto magistralmente realizzato, impeccabile in ogni dettaglio e, forse, il titolo giusto per regalare a Nolan il tanto meritato Oscar alla regia (dopo 5 nomination, di cui scandalosamente solo 2 per la Miglior regia): ribadisco, non il suo film che preferisco, ma sicuramente un riconoscimento che, è innegabile, anche solo dopo il colossale successo di questa pellicola deve essere finalmente conferito. Posso già immaginare la valanga di nomination, specialmente tecniche, che il film riuscirà a farsi riconosere - effetti speciali e colonna sonora, costumi, scenografie, trucco e sonoro - insieme a un'altra candidatura che secondo me è a questo punto imprescindibile, ovvero quella come Miglior attore protagonista per Cillian Murphy. E, lo sussurro solamente, a mio avviso c'è grande probabilità che l'attore irlandese finalmente lo vinca. (Ma lasciamolo un sussurro per adesso.)
Insomma, decisamente un'esperienza cinematografica e assolutamente un fenomeno culturale insieme al quel "Barbie" di Greta Gerwig, un duo inarrestabile che ha letteralmente preso d'assalto l'estate 2023 e, non c'è bisogno di dirlo, il botteghino (le due pellicole insieme hanno incassato oltre due miliardi e trecento milioni di dollari). Poi "Oppenheimer" è stato sicuramente meno "quello che mi aspettavo" e più un biopic intriso di tecnicismi che mi hanno un po' disorientato, però non sono assolutamente pentito di averlo visto. E poi Cillian Murphy è semplicemente straordinario.
Cast: Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Josh Hartnett, Casey Affleck, Rami Malek, Tony Goldwyn, James D'Arcy, Matthias Schweighöfer, Alex Wolff, Michael Angarano, Matthew Modine, Dane DeHaan, Jack Quaid, Gustaf Skarsgård, James Remar, Gary Oldman, Kenneth Branagh.
Box Office: $942 milioni
Vale o non vale: Nonostante sia stato un dei due film della stagione estiva 2023, direi che questo sia il più "complesso" da digerire per lo spettatore casuale. "Barbie" è facilmente il prodotto più mainstream, colorato e musicale, mentre qui siamo di fronte al racconto dettagliatissimo - e di 3 ore - della storia vera di J. Robert Oppenheimer, il fisico teorico che sta dietro la creazione della bomba atomica. Insomma, non un titolo per tutti.
Chi ama Nolan non mancherà di trovare la sua nuova fatica cinematografica entusiasmante per un motivo o per un altro - il film è tecnicamente perfetto - e sicuramente siamo di fronte a uno dei migliori titoli di quest'anno, uno che certamente farà furore alle varie cerimonie di premiazione che si dovrebbero apprestare a partire a breve (scioperi permettendo). Come ho già detto, non il prodotto per tutti i palati, ma insime a "Barbie" assolutamente uno dei fenomeni culturali - forse addirittura IL fenomeno culturale - più impattanti dell'ultimo periodo. Vedere l'hashtag #Barbenheimer per credere.
Premi: /
Parola chiave: Clearance.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 15 giugno 2023

Film 2190 - Air

Intro: Visto il trailer, sono stato subito incuriosito dalla storia (vera) che racconta questo film. Quindi non potevo perdermenlo!

Film 2190: "Air" (2023) di Ben Affleck
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: è passato un bel po' di tempo dalla mia ultima recensione e anche se non ho visto moltissimi film di recente - specialmente perché sono tornato in Italia per qualche settimana - è ora di rimettersi in pari. O quantomeno provarci...
Ho preparato il template per questa recensione il 25 maggio scorso, senza mai riuscire a scriverla fino ad oggi, per cui diciamo che ho avuto molto tempo per riflettere su quanto scrivere. Rimango della mia idea iniziale: "Air" è un biopic carino e ben confezionato con un gruppo di attori di calibro, una storia (vera) pazzesca da raccontare e un'esecuzione che non delude, anche se devo dire che l'ultimo film di Ben Affleck non ha granché di originale da raccontare se non gli eventi da cui trae ispirazione.
Mi ha colpito l'anima patinata di questo progetto, principalmente a causa di una fotografia molto "Hollywood contemporanea" che spinge su colori brillanti e una qualità impeccabile dell'immagine. Un po' stereotipati certi personaggi - penso alla madre di Jorda, qui interpretata da Viola Davis o all'attitudine non convenzionale di Phil Knight (Affleck) che ricorda tantissimo Steve Jobs - ma tutto sommato il risultato finale è piacevole, anche se inevitabilmente ci si aspetta dove andrà a parare la storia. Lo scontro tra titani Nike vs Adidas vs Converse mantiene alto l'interesse dello spettatore, mentre Matt Damon dimostra ancora una volta di essere un ottimo protagonista anche senza il bisogno di intricate scene d'azione.
Insomma, "Air" è un buon prodotto, leggero e godibile anche se non indimenticabile come le Air Jordan di cui racconta la storia.
Cast: Matt Damon, Ben Affleck, Jason Bateman, Marlon Wayans, Chris Messina, Chris Tucker, Gustaf Skarsgård, Dan Bucatinsky, Viola Davis.
Box Office: $89.7 milioni
Vale o non vale: Godibile e interessante, "Air" è un buon prodotto contemporaneo che conferma Ben Affleck quale affidabile storyteller. COn questo suo nuovo film non rifà certo la storia del cinema, ma dimostra ancora una volta di essere capace a raccontare efficacemente una storia, nonché di dirigere sapientemente alcuni dei migliori attori in circolazione (Matt Damon, Jason Bateman e Viola Davis per citarne solo tre di questo progetto). Il risultato finale è buono e anche se ricorda altri prodotti già visti, è comunque una visione piacevole che lascia soddisfatti.
Premi: /
Parola chiave: Michael Jordan.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 3 marzo 2020

Film 1823 - Ford v Ferrari

Intro: Ammetto che non fossi particolarmente dell'idea di vedere al cinema questo film, ma non avendo molte altre scelte ad Ushuaia, Argentina, mi sono convinto ad andare lo stesso. Almeno per fare qualcosa di diverso.
Film 1823: "Ford v Ferrari" (2019) di James Mangold
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: un film su macchine da corsa e una gara che è una maratona, la storia di due case automobilistiche rivali e la classica rappresentazione americana dell'"italianità", una sfida contro tempo e leggi della fisica, il tutto per un risultato finale che, lo dico subito, è stato estremamente soddisfacente.
Dal montaggio serrato e le tempistiche adrenaliniche, questo "Ford v Ferrari" non dà solo l'idea di cosa volesse dire all'epoca sfidarsi in una delle gare più complesse al mondo (24 Heures du Mans), ma anche quale possa essere la sensazione di stare su una macchina da corsa che, a tutta velocità, sfreccia su una pista, un percorso, la strada. In questo, la visione di James Mangold è assolutamente chiara e precisa, quasi chirurgica nel proporre allo spettatore dettagli, frammenti, attimi di preparazioni e gare, il tutto per 2 ore e mezza al cardiopalma che lasciano spesso chi guarda senza fiato. Ed assolutamente emozionato.
Si segue, infatti, con grande interesse la storia di amicizia - e numerosi scontri - tra il pilota Ken Miles (Bale) e l'ex pilota Carroll Shelby (Damon), un rapporto fortissimo e sicuramente qui di buon intrattenimento, capace di alternarsi efficacemente alle sequenze di gara anche grazie al temperamento poco paziente del primo. La storia, poi, è assolutamente vera e racconta alti e bassi di due carriere che finiranno per coincidere proprio in quella maratona automobilistica del '66 che vedrà fronteggiarsi le due case del titolo, una sorta di scontro fra titani che si traduce - anche - in un'opposizione tra lo stile italiano e la grandiosa capacità americana di mettere in pratica il clamoroso miracolo.
Sì perché, ricordiamocelo sempre, storia vera o no, "Ford v Ferrari" mostra la realizzazione di una vera e propria impresa, la messa insieme degli elementi perfetti di robotica e umanità che permettono di portare casa non solo la vittoria, ma anche di sconfiggere l'inarrivabile avversario. Ovvero - neanche a dirlo - siamo davanti al classico racconto del cinema americano che vede i figli degli dell'America lottare contro probabilità e tempo, per mettere in scena un vero e proprio miracolo che conquisterà lo spettatore attraverso una retorica da manuale di immagini e racconto. La cosa ci offende? Magari qualcuno di noi italiani ci rimarrà male, ma consci del fatto che si tratti di un prodotto made in USA costruito per un pubblico globale sì, ma pur sempre molto schierato, si può serenamente dire che questa pellicola sia esteticamente interessante e certamente ben costruita sul piano tecnico, che si fa guardare volentieri e lascia onestamente soddisfatti.
Cast: Matt Damon, Christian Bale, Jon Bernthal, Caitriona Balfe, Tracy Letts, Josh Lucas, Noah Jupe, Remo Girone, Wallace Langham, Ian Harding.
Box Office: $225.4 milioni
Vale o non vale: Il racconto è ben costruito e il film lascia sinceramente soddisfatti, anche se il finale agrodolce non manca di colpire lo spettatore che non conoscesse la storia originale. Tutto sommato, comunque, un buon prodotto cinematografico capace di catturare l'attenzione anche di chi non segua o non sia appassionato di macchine e rispettive gare automobilistiche, per un risultato finale che è certamente appassionante e di grande intrattenimento; buon cast e grandissimo Bale.
Premi: Candidato a 4 premi Oscar tra cui Miglior film, ha vinto quelli per il Miglior montaggio e montaggio sonoro; 1 nomination ai Golden Globe per Christian Bale Miglior attore protagonista, drama; 1 BAFTA vinto per il montaggio su 3 nomination (anche sonoro e fotografia).
Parola chiave: Le Mans.

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Bengi

mercoledì 17 aprile 2019

Film 1548 - The Departed

Intro: Visto solo una volta al cinema, era ora che gli dessi una seconda chance...
Film 1548: "The Departed" (2006) di Martin Scorsese
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: la prima volta che ho visto "The Departed" non mi è piaciuto. L'avevo trovato complicato ed eccessivamente violento. Ma avevo 19 anni, un'estetica e gusti diversi. Rivederlo a 12 anni di distanza ha certamente fatto la differenza: è un bellissimo film, davvero ben fatto. Cast pazzesco, storia intricata ma geniale, ritmo e - che ve lo dico a fare - una regia che spacca;
ricordo che all'epoca non sapessi darmi pace per la presenza della sconosciuta Vera Farmiga, a mio avviso non in grado di mantenere l'altissimo standard recitativo proposto qui. Una grande cazzata: Vera è un'ottima attrice che col tempo ha dimostrato di essere perfettamente in grado di spaziare tra ruoli diversissimi uscendone sempre vincente. Meno male che col tempo le prime impressioni possono essere smentite;
insomma, questa seconda visione è il mio personale mea culpa messo nero su bianco: "The Departed" è un prodotto di grande qualità, capace di intrattenere il pubblico e lasciarlo perfettamente soddisfatto grazie a una serie di colpi di scena non da poco della trama - il film è un remake del cinese "Infernal Affairs" di Alan Mak e Felix Chong - e un altissimo livello del prodotto finale.
Cast: Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Martin Sheen, Ray Winstone, Vera Farmiga, Anthony Anderson, Alec Baldwin.
Box Office: $291.5 milioni
Vale o non vale: Bel film, ma non per tutti. Non solo dura 2 ore e mezza, ma presenta anche molta violenza e una trama un po' complicata, per quanto esaltante. Se vi piacciono le storie di doppiogiochisti e talpe, gangster vs poliziotti, eccovi il film che fa per voi. Se amate Scorsese o gente come DiCaprio, Damon, Nicholson, Wahlber allora fatevi sotto. Gli altri sappiano a cosa vanno incontro.
Premi: Vincitore di 4 Oscar su 5 nomination (Miglior film, regia, sceneggiatura e montaggio) e 1 Golden Globe per Scorsese su 6 candidature (tra cui Miglior film); 6 candidature ai BAFTA (film, regia, sceneggiatura, montaggio, attore protagonista, attore non protagonista).
Parola chiave: Busta.

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Bengi

venerdì 9 febbraio 2018

Film 1473 - Downsizing

Molto, molto curioso di vedere questa pellicola!!!

Film 1473: "Downsizing" (2017) di Alexander Payne
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: La premessa è curiosa ed intrigante: e se riducessimo la nostra dimensione corprorea tanto da diventare microscopici e cominciassimo a vivere in apposite città costruite per le persone che si fossero fatte miniaturizzare?
In una sorta di versione adulta di “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” Matt Damon si trova a fronteggiare il più grande piccolo cambiamento della sua vita dovendone di fatto riscrivere ogni sua premessa dopo che sua moglie (Kristen Wiig) decide di non prendere parte al procedimento lasciandolo, di fatto, minuscolo e da solo. Comincia così il percorso di formazione di Paul Safranek che, trovandosi totalmente spaesato, inizierà ad andare alla deriva di un’esistenza nuovamente senza scopo, bloccato nella stessa realtà e consuetudine del suo io più grande, incapace di trovare una voce e uno spazio all’interno di una società che sente fatta di regole e consuetudini precise – e che lui segue pedissequamente – ma che lo lasciano infelice. SI stabilisce nuovamente in un appartamento, cerca di nuovo l’anima gemella alla più facile portata, tenda di confondersi ancora una volta ai suoi simili con un risultato medio-borghese che fa accapponare la pelle. A sconvolgerne la disperata routine sarà Dusan Mirkovic (Christoph Waltz) e un’improbabile maestra di vita vietnamita (Hong Chau) che, nell’insieme, contribuiranno a costruire la nuovissima versione del nostro micro protagonista. Fin qui tutto bene. La fregatura?
Il problema di “Downsizing” sta nella grande potenzialità sfruttata, però, nel più piccolo (o banale) dei modi. Payne costruisce un mondo fatto di nuove possibilità sociali in cui la premessa è addirittura la diminuzione del nostro impatto sul paineta – riducendo consumi, produzione di rifiuti e sprechi – per andarsi ad impantanare su sette e nuovi credo religiosi, bontà di cuore dietro a un carattere da duri e la solita morale.
Informandomi su questa pellicola ho scoperto che si tratta di una metafora della nostra società contemporanea, ma anche se ne apprezzo intenti e una certa dose di genuina originalità, non posso fare a meno di pensare che si potesse andare un po’ oltre il già visto culto del nuovo e sconosciuto per esplorare finali meno apocalittici e più fantasiosi cavalcando l’onda dell’ottimo inizio, che qui invece finisce sprecato. Assieme alla premessa, tra l’altro, si spreca un’ironia divertente e spesso pungente che non manca di contraddistinguere il primo tempo della pellicola, in nome dei sani principi e della nuova primavera interiore del protagonista.
Nell’insieme comunque “Downsizing” non manca di stupire lo spettatore e lascia non pochi spunti su cui riflettere anche una volta usciti dalla sala (il che è sempre un bene). Si poteva sfruttare meglio l’idea alla base del progetto, in ogni caso un risultato finale curioso e intrigante, anche se non del tutto soddisfacente.
Ps. Candidato al Golden Globe 2018 per la Miglior attrice non protagonista (Hong Chau).
Cast: Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau, Kristen Wiig, Udo Kier, Rolf Lassgård, Ingjerd Egeberg, Søren Pilmark.
Box Office: $50 milioni (ad oggi)
Consigli: E’ da un po’ che Matt Damon non riesce a trovare una pellicola che faccia davvero centro ed è così anche questa volta. Il film, infatti, funziona bene per il primo tempo, mancando di centrare l’obiettivo però nel finale. Si spreca un’opportunità ghiotta per finire nel solito tentativo di insegnare qualcosa a chi guarda ed ascolta, quando sarebbe bastato cavalcare l’onda della spietata satira contemporanea. Consapevoli di questo, la pellicola è sufficientemente intrigante da poter essere vista almeno una volta.
Parola chiave: Società.

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Bengi

domenica 4 giugno 2017

Film 1367 - The Great Wall

Sinceramente ero molto curioso di vedere questo film, ma quando è uscito nelle sale non sono riuscito ad andarlo a vedere. Così appena lo streaming lo ha permesso, l'ho recuperato, ansioso di capire quanto potesse essere davvero disastroso.

Film 1367: "The Great Wall" (2016) di Yimou Zhang
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il film è una baggianata, anche se non così distante dalle tante altre boiate di successo che si sono alternate sul grande schermo negli anni. Non capisco, quindi, perché un così netto rifiuto del pubblico nei confronti di questo specifico prodotto, tra l'altro in linea con le promesse/premesse che genera. Forse l'unico aspetto veramente deludente sono gli effetti speciali.
Matt Damon devo dire che ultimamente lo trovo un tantino sotto tono, qui più volte messo in ombra dalla spalla Pedro Pascal. Forse non era il protagonista giusto.
Restando sugli aspetti negativi, ho trovato francamente ridicole le armature dell'esercito cinese. Più che soldati sembrano i Power Rangers: ci sono il blu, il rosso, il nero e il giallo a suddividere attraverso i colori le diverse mansioni di ogni gruppo dell'armata. Una scelta stilistica un po' infelice.
Molto scenografici, invece, i momenti musicali con i tamburi, belli da vedere e da ascoltare.
In ogni caso "The Great Wall" è il classico esempio di blockbuster facile facile che approda al cinema e fa sfaceli al box-office, pur in questa occasione al contrario di come ci si sarebbe aspettati. Né meglio né peggio di altri, semplicemente un prodotto molto commerciale altrettanto superficiale. Si poteva fare meglio.
Cast: Matt Damon, Jing Tian, Pedro Pascal, Willem Dafoe, Andy Lau, Zhang Hanyu, Lu Han, Eddie Peng, Kenny Lin, Wang Junkai, Zheng Kai, Huang Xuan, Cheney Chen.
Box Office: $332 milioni
Consigli: Si può vedere senza problemi in qualunque momento si abbia necessità di svago. E' intrattenimento puro, la storia è sufficientemente già vista per risultare scontata. Niente sorprese, giusto qualche ora di azione al sapore orientale.
Parola chiave: Taotie.

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Bengi

mercoledì 27 gennaio 2016

Film 1084 - Sopravvissuto - The Martian

Regalato il dvd, non ho potuto fare a meno di recuperare subito questa pellicola che mi ero perso al cinema!
Film 1084: "Sopravvissuto - The Martian" (2015) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: E' vero, ho tradito già il mio buon proposito della lingua originale a tutti i costi, ma avendo ricevuto in regalo il dvd, la pigrizia ha prevalso.
In ogni caso ero molto interessato a vedere questo film, maggiormente dopo la serata dei Golden Globes che ha visto trionfare sia DiCaprio che Matt Damon per questa pellicola. Una volta forzatamente "rivali" agli occhi della stampa, entrambi idoli delle ragazzine, entrambi dotati e capaci attori, entrambi famosissimi ancora oggi, mi ha divertito il vederli nuovamente fianco a fianco in una competizione involontaria che li ha avuti entrambi trionfatori. Non potrà necessariamente essere così agli Oscar - con, tra l'altro, DiCaprio favorito -, ma è curioso che, dopo tanti anni, per la prima volta siano nella stessa cinquina.
Al di là di questo, comunque, Matt è torna nello spazio. Ci era stato l'anno prima con "Interstellar", dove condivideva il set con la stessa Jessica Chastain che c'è anche qui, e con "The Martian" finisce, neanche a dirlo, su Marte. Il pianeta, non certo dei più ospitali, lo adotterà per un lungo periodo: sarà costretto a sopravviverci nell'attesa di una missione di salvataggio che vada a recuperarlo dopo che, dato per morto, viene abbandonato dai suoi compagni di missione durante una tempesta di sabbia.
Siamo al terzo film "in assenza di gravità" in 3 anni, e io gradisco molto. Tecnicamente questo tipo di pellicole richiede prestazioni qualitative altissime per essere credibili e questo non fa che aumentare la posta in gioco: visivamente stupendi, riescono al contempo ad essere dei buoni prodotti commerciali anche da un punto di vista generale? Saremo stati fortunati, ma a quanto pare al momento tutte e tre le pellicole hanno dato prova di essere all'altezza dell'aspettativa. Anche "The Martian", infatti, porta a casa una missione compiuta, soprattutto grazie alla prova convincente di Damon, in un quasi one-man-show che prova quanto l'attore sia ancora oggi uno dei più capaci e convincenti rappresentati del cinema commerciale. Insieme a lui in questa pellicola un cast di grandi nomi di cui cito solo una Kristen Wiig in veste insolitamente seria.
Insomma, un ottimo risultato finale per una storia che è un'avventura, un ulteriore corso di sopravvivenza - quest'anno pare che i film in liza per l'Oscar ci vogliano insegnare come cavarcela nelle situazioni più estreme -, una lotta per la vita oltre che un viaggio visivamente potente e ben raccontato.
Cast: Matt Damon, Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Michael Peña, Kate Mara, Sean Bean, Sebastian Stan, Aksel Hennie, Chiwetel Ejiofor, Mackenzie Davis, Donald Glover.
Box Office: $597.9 milioni
Consigli: Effetti speciali fantastici, un grande cast capitanato da Matt Damon, un incasso stellare... Insomma, Ridley Scott torna al cinema in grande stile e fa centro come non gli capitava da un bel po'. Tratto dal libro omonimo di Andy Weir, pur avendolo categorizzato nella cinquina delle commedie ai Golden Globes, devo dire che è più l'aspetto drammatico a prevalere qui nonostante qualche parte divertente. Il tutto funziona e lascia soddisfatto lo spettatore, che prega con la NASA che il povero Mark Watney venga riportato sulla Terra sano e salvo. Non sarà facile e la tensione sarà alle stelle, ma ne sarà valsa la pena. Da rivedere assolutamente.
Parola chiave: Cratere Schiaparelli.

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Bengi

venerdì 8 gennaio 2016

BAFTA Awards 2016: Nomination e vincitori

E anche i BAFTAs sono arrivati.
Gli Oscar del cinema inglese, che si terranno esattamente il giorno più romantico dell'anno (domenica 14 febbraio) presentati al solito dal collaudato Stephen Fry, hanno detto la loro sullo stato dell'arte relativamente all'anno appena conclusosi, incoronando “Bridge of Spies” e “Carol” con 9 candidature ciascuno. Il primo, in particolare, non è stato particolarmente considerato ai Golden Globes (1 nomination) che hanno invece preferito altri titoli qui meno considerati (come "Mad Max", vera rivelazione 2015 a mio avviso). Ma senza ulteriori indugi, ecco tutte le candidature di quest'anno!

2016 BAFTA Awards Nominations
BEST FILM
The Big Short” Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Brad Pitt
Bridge of Spies” Kristie Macosko Krieger, Marc Platt, Steven Spielberg
Carol” Elizabeth Karlsen, Christine Vachon, Stephen Woolley
The Revenant” Steve Golin, Alejandro G. Inarritu, Arnon Milchan, Mary Parent, Keith Redmon
Spotlight” Steve Golin, Blye Pagon Faust, Nicole Rocklin, Michael Sugar

DIRECTOR
“The Big Short” Adam McKay
“Bridge of Spies” Steven Spielberg
“Carol” Todd Haynes
The Martian” Ridley Scott
“The Revenant” Alejandro G. Inarritu

ORIGINAL SCREENPLAY
“Bridge of Spies” Matthew Charman, Ethan Coen, Joel Coen
Ex Machina” Alex Garland
“The Hateful Eight” Quentin Tarantino
Inside Out” Josh Cooley, Pete Docter, Meg Lefauve
“Spotlight” Tom McCarthy, Josh Singer

ADAPTED SCREENPLAY
“The Big Short” Adam McKay, Charles Randolph
Brooklyn” Nick Hornby
“Carol” Phyllis Nagy
Room” Emma Donoghue
“Steve Jobs” Aaron Sorkin

LEADING ACTOR
Bryan Cranston “Trumbo
Eddie Redmayne “The Danish Girl
Leonardo DiCaprio “The Revenant”
Matt Damon “The Martian”
Michael Fassbender “Steve Jobs”

LEADING ACTRESS
Alicia Vikander “The Danish Girl”
Brie Larson “Room”
Cate Blanchett “Carol”
Maggie Smith “The Lady in the Van
Saoirse Ronan “Brooklyn”

SUPPORTING ACTOR
Benicio Del Toro “Sicario
Christian Bale “The Big Short”
Idris Elba “Beasts of No Nation”
Mark Ruffalo “Spotlight”
Mark Rylance “Bridge of Spies”

SUPPORTING ACTRESS
Alicia Vikander “Ex Machina”
Jennifer Jason Leigh “The Hateful Eight”
Julie Walters “Brooklyn”
Kate Winslet “Steve Jobs”
Rooney Mara “Carol”

ORIGINAL MUSIC
“Bridge of Spies” Thomas Newman
“The Hateful Eight” Ennio Morricone
“The Revenant” Ryuichi Sakamoto, Carsten Nicolai
“Sicario” Johann Johannsson
Star Wars: The Force Awakens” John Williams

CINEMATOGRAPHY
“Bridge of Spies” Janusz Kaminski
“Carol” Ed Lachman
Mad Max: Fury Road” John Seale
“The Revenant” Emmanuel Lubezki
“Sicario” Roger Deakins

EDITING
“The Big Short” Hank Corwin
“Bridge of Spies” Michael Kahn
“Mad Max: Fury Road” Margaret Sixel
“The Martian” Pietro Scalia
“The Revenant” Stephen Mirrione

PRODUCTION DESIGN
“Bridge of Spies” Adam Stockhausen, Rena Deangelo
“Carol” Judy Becker, Heather Loeffler
“Mad Max: Fury Road” Colin Gibson, Lisa Thompson
“The Martian” Arthur Max, Celia Bobak
“Star Wars: The Force Awakens” Rick Carter, Darren Gilford, Lee Sandales

COSTUME DESIGN
“Brooklyn” Odile Dicks-Mireaux
“Carol” Sandy Powell
Cinderella” Sandy Powell
“The Danish Girl” Paco Delgado
“Mad Max: Fury Road” Jenny Beavan

MAKE UP & HAIR
“Brooklyn” Morna Ferguson, Lorraine Glynn
“Carol” Jerry Decarlo, Patricia Regan
“The Danish Girl” Jan Sewell
“Mad Max: Fury Road” Lesley Vanderwalt, Damian Martin
“The Revenant” Sian Grigg, Duncan Jarman, Robert Pandini

SOUND
“Bridge of Spies” Drew Kunin, Richard Hymns, Andy Nelson, Gary Rydstrom
“Mad Max: Fury Road” Scott Hecker, Chris Jenkins, Mark Mangini, Ben Osmo, Gregg Rudloff, David White
“The Martian” Paul Massey, Mac Ruth, Oliver Tarney, Mark Taylor
“The Revenant” Lon Bender, Chris Duesterdiek, Martin Hernandez, Frank A. Montano, Jon Taylor, Randy Thom
“Star Wars: The Force Awakens” David Acord, Andy Nelson, Christopher Scarabosio, Matthew Wood, Stuart Wilson

SPECIAL VISUAL EFFECTS
Ant-Man” Jake Morrison, Greg Steele, Dan Sudick, Alex Wuttke
“Ex Machina” Mark Ardington, Sara Bennett, Paul Norris, Andrew Whitehurst
“Mad Max: Fury Road” Andrew Jackson, Dan Oliver, Tom Wood, Andy Williams
“The Martian” Chris Lawrence, Tim Ledbury, Richard Stammers, Steven Warner
“Star Wars: The Force Awakens” Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh, Neal Scanlan

FILM NOT IN THE ENGLISH LANGUAGE
“The Assassin” Hou Hsiao-Hsien
“Force Majeure” Ruben Ostlund
“Theeb” Naji Abu Nowar, Rupert Lloyd
“Timbuktu” Abderrahmane Sissako
“Wild Tales” Damian Szifron

DOCUMENTARY
“Amy” Asif Kapadia, James Gay-Rees
“Cartel Land” Matthew Heineman, Tom Yellin
“He Named Me Malala” Davis Guggenheim, Walter Parkes, Laurie Macdonald
“Listen to Me” Marlon Stevan Riley, John Battsek, George Chignell, R.J. Cutler
“Sherpa” Jennifer Peedom, Bridget Ikin, John Smithson

ANIMATED FILM
“Inside Out” Pete Docter
Minions” Pierre Coffin, Kyle Balda
“Shaun the Sheep Movie” Mark Burton, Richard Starzak

OUTSTANDING BRITISH FILM
45 Years” Andrew Haigh, Tristan Goligher
“Amy” Asif Kapadia, James Gay-Rees
“Brooklyn” John Crowley, Finola Dwyer, Amanda Posey, Nick Hornby
“The Danish Girl” Tom Hooper, Tim Bevan, Eric Fellner, Anne Harrison, Gail Mutrux, Lucinda Coxon
“Ex Machina” Alex Garland, Andrew Macdonald, Allon Reich
“The Lobster” Yorgos Lanthimos, Ceci Dempsey, Ed Guiney, Lee Magiday, Efthimis Filippou

OUTSTANDING DEBUT BY A BRITISH WRITER, DIRECTOR OR PRODUCER
Alex Garland (Director) “Ex Machina”
Debbie Tucker Green (Writer/Director) “Second Coming”
Naji Abu Nowar (Writer/Director) Rupert Lloyd (Producer) “Theeb”
Sean Mcallister (Director/Producer), Elhum Shakerifar (Producer) “A Syrian Love Story”
Stephen Fingleton (Writer/Director) “The Survivalist”

BRITISH SHORT ANIMATION
“Edmond” Nina Gantz, Emilie Jouffroy
“Manoman” Simon Cartwright, Kamilla Kristiane Hodol
“Prologue” Richard Williams, Imogen Sutton


BRITISH SHORT FILM
“Elephant” Nick Helm, Alex Moody, Esther Smith
“Mining Poems or Odes” Callum Rice, Jack Cocker
“Operator” Caroline Bartleet, Rebecca Morgan
“Over” Jorn Threlfall, Jeremy Bannister
“Samuel-613” Billy Lumby, Cheyenne Conway

THE EE RISING STAR AWARD (VOTED FOR BY THE PUBLIC)
Bel Powley
Brie Larson
Dakota Johnson
John Boyega
Taron Egerton


#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 27 novembre 2015

Film 1036 - Interstellar

Comprato il dvd e subito visto!

Film 1036: "Interstellar" (2014) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Rivederlo è stato un piacere. Da un po' avevo voglia di rivedere questo film di Nolan che al cinema mi era piaciuto tantissimo, pur avendomi spiazzato nel finale. Questa seconda visione mi ha lasciato con mille domande scientifiche - girate a chi di dovere - e una consapevolezza ormai sempre più matura in me: le storie non devono andare dove ti aspetti che vadano ma devo semplicemente raccontarti ciò che hanno da dire. Lo scontro tra aspettativa e realtà è sempre un gioco difficile di assestamenti e compromessi, per cui può vincere solo qualcosa che abbia davvero in sé la peculiarità e la forza di mostrare qualcosa di nuovo, inaspettato, bello.
Trovo che "Interstellar" sia un bel film per molti motivi, che vanno dall'ottima resa tecnica (colonna sonora, effetti speciali, fotografia) al sapiente lavoro di sceneggiatura aiutato da un ottimo cast che combina capacità e un glam patinato quanto basta. La storia è solita e tiene per quasi tutto il film, anche se forse avrei preferito un finale meno positivo (ah, le aspettative!); il risultato finale è di grandissimo impatto e riesce ad intrattenere uno spettatore rapito da immagini e immaginazione. Uno dei migliori film della passata stagione.
Ps. Nonostante l'incasso e le buone recensioni, il film non si è portato a casa quanti premi si sarebbe meritato. L'Oscar inevitabile agli effetti speciali è arrivato, ma è mancato il riconoscimento alla colonna sonora di Hans Zimmer (solo nominato) e alla sceneggiatura per Nolan (neanche la candidatura).
Film 834 - Interstellar
Cast: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Bill Irwin, Ellen Burstyn, Michael Caine, David Oyelowo, John Lithgow, Mackenzie Foy, Wes Bentley, Casey Affleck, Topher Grace, Matt Damon.
Box Office: $675 milioni
Consigli: Una bella storia interessante e stimolante, riesce a provocare e lanciare interrogativi, spingendo lo spettatore a porsi domande e fare supposizioni. Ultimamente sono pochi i film che riescono a superare questo tipo di sfida, il che già di per sé è miracoloso. Inoltre, e non è da sottovalutare, l'avventura descritta da Nolan è un azzardo che prende il nome di scoperta, un tentativo alla cieca di esplorare l'ignoto e tentare di renderlo conosciuto. Al giorno d'oggi il brivido dell'avventuriero, dello scopritore di terre è già più un mito che un ricordo, un ruolo praticamente impossibile da rivestire se non, in casi come questo, grazie al cinema. Ecco, quindi, che il valore aggiunto di una storia come questa si palesa: diventiamo tutti esploratori e ci poniamo come limite solo quello che ci detta lo spazio. Se non basta questo a convincervi, il cast è pazzesco, regia e sceneggiatura sono di Nolan, colonna sonora ed effetti speciali da urlo, un viaggio nello spazio e un finale intricatissimo. Sono sicuro che valga almeno una visione.
Parola chiave: Tesseratto.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 13 ottobre 2014

Film 788 - The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo

Verso la fine... O forse no?

Film 788: "The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo" (2007) di Paul Greengrass
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Jason Bourne torna per l'atto finale, la sua uscita di scena cinematografica. Alla regia sempre Greengrass, in prima fila i soliti personaggi: Jason deve finire quello che ha cominciato.
Fin da subito il piglio di questo "Bourne 3" è adrenalinico, caotico, chiassosissimo e violento, più dei due precedenti capitoli messi insieme. Meglio, il risultato è assolutamente migliore. Matt Damon, come sempre, fa la sua figura nei panni del superagente infallibile, inattaccabile e mina vagante, ma con sotto sotto il cuore tenero. L'amore non c'è più, ora solo verità e vendetta per chi gli ha causato tanta sofferenza. Solo Pam Landy/Joan Allen è dalla sua e, guarda caso, è anche l'unica non corrotta che fa il suo lavoro. Gli altri insabbiano, celano, uccidono e tutto senza farsi troppe remore. In un mondo dove il bianco e nero si cerca di farlo diventare grigio in nome della veridicità, la cosa non solo ha senso, ma paga.
E' questo, infatti, il miglio film sulla saga di Robert Ludlum, felice connubio di action e thriller, con un pizzico di Bond (ma proprio un pizzico) e un cast di tutto rispetto che fa egregiamente il suo dovere (ho un debole per Pam, lo ammetto). Julia Stiles è sempre quella che trovo più fuoripista e forse, paradossalmente, il motivo per cui l'hanno scelta è proprio questo. In ogni caso, scelte di cast a parte - dopo 3 pellicole ormai è inutile stupirsi ancora - questa conclusione della trilogia calibra bene suspense e azione, sensazionali scoperte e rivelazioni che, finalmente, la trama metterà a disposizione anche del pubblico (chi è Jason, perché è diventato un superagente, cos'era Treadstone e cosa ci stava dietro? ecc ecc). Si può dire che sia una degna conclusione di saga, con un piglio crudo ma verosimile che, come dicevo prima, ha il suo valore.
Tutto sommato la saga su Bourne non è la mia preferita - e il prossimo capitolo non aiuterà a rilanciare il franchise - ma ammetto che guardarla non mi è dispiaciuto. Questo capitolo più degli altri mi ha ricordato il primo "Io vi troverò", tra scenari esotici e sempre differenti, con un eroe/protagonista che si confronta con i suoi demoni e spazza via tutti gli ostacoli che gli bloccano il cammino verso la personale metà, che sia la verità o i propri cari. Sono entrambi potenti perché non lasciano mai prendere fiato allo spettatore, lanciandolo al centro di un'azione forsennata, quasi difficile da decifrare sullo schermo tanto è irruenta e caotica. Ci sta, le botte si danno così, anche se alla lunga un po' disorienta. In ogni caso "The Bourne Ultimatum" è un buon titolo action-thriller.
Ps. Unico film su 4 a ricevere candidature all'Oscar, vince 3 statuette su 3 nomination: Miglior montaggio, montaggio sonoro e missaggio sonoro.
1° film: Film 774 - The Bourne Identity
2° film: Film 786 - The Bourne Supremacy
Box Office: $442,824,138
Consigli: Bourne non lascia scampo a nessuna sua vittima e agisce con tale violenza e precisione da lasciare spesso ammutoliti. una macchina, un soldato, ma anche una vittima. C'è molto dietro questo personaggio e c'è di più in questo film che negli altri. meno concentrati a rendere internazionale la vicenda e più intenzionati a dare risposte, con "The Bourne Ultimatum" la saga si riprende un diritto di parola che si era sbiadito con il secondo episodio. Molto più interessante dei predecessori, questo terzo capitolo affonda il piede sull'acceleratore e trasporta il pubblico su una montagna russa emozionale forte e violentissima, eppure ben architettata. Si guarda meglio se si ha chiara la storia dell'agente, anche se a livello di intrattenimento la pellicola può funzionare prescindendo da una puntigliosa ricostruzione narrativa. Si può scegliere: questo titolo solo come film d'azione, oppure la saga come esempio di franchise sullo spionaggio molto meno patinata di James Bond eppure con minor appeal.
Parola chiave: Blackbriar.

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Bengi

venerdì 10 ottobre 2014

Film 786 - The Bourne Supremacy

Cena casalinga e filetto sul divano. Relax da Costa Azzurra.

Film 786: "The Bourne Supremacy" (2004) di Paul Greengrass
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Bourne non è Bond. Non c'è niente da fare. Non ha stile, non ha charme e non ha, chiaramente, tempo per curare questi due aspetti. Per questo motivo, a mio avviso, Bourne non ha fascino. Non è assolutamente colpa di Matt Damon che, anzi, è perfettamente in parte e ha il physique du rôle per interpretare l'ex superagente segreto, sta di fatto che questo aspetto mancante guasta il risultato finale a tutta la trilogia (con Damon). Senza contare il fatto che la titolazione identica per tutte le pellicole confonde e non poco chi segue questa saga da spettatore inesperto (io).
Non me ne voglia nessuno, ma trovo questa trasposizione cinematografica un po' carente, al pari di un "Quantum of Solace" di 007. Ancora impreciso e caotico, faticoso da seguire perché un po' dal baricentro sfasato. Dove vogliamo andare con questa produzione? E perché sembra che ogni film di Bourne sia uguale al precedente? (lo dico avendo presente tutti e quattro gli episodi della saga).
Chi non è un fan sfegatato del franchise fatica a ricordare in quale capitolo è successa una determinata cosa, come fatica a stare dietro alla miriade di informazioni collaterali sparate a cento all'ora dalla trama che preme sempre più violentemente sull'acceleratore narrativo. E, alla lunga, non si può fare a meno di chiedersi: dove stiamo andando?
Ecco, forse è questo il vero problema della saga su Jason Bourne: è disorientante. O disorientata?
E' vero, il terzo capitolo darà una nuova impronta più matura a tutto l'insieme, ma siccome ora stiamo parlando del secondo - credo... E' il secondo? Scherzo, ovviamente - non posso fare a meno di dire che non l'ho particolarmente amato né apprezzato più del primo. Bene l'ingresso in scena di Joan Allen che dà nuova linfa alle schiere della parte avversa CIA, salutiamo definitivamente Franka Potente per dare ufficialmente il benvenuto sempre più prepotente a Julia Stiles che sembra un'agente CIA quanto Eminem un cantante lirico. Ma, diciamocelo, non è che la presenza di questo o quell'attore qui faccia particolarmente la differenza, perché tra un inseguimento, una sparatoria, qualcosa che si rompe, frantuma, polverizza o esplode, rimane davvero poco tempo per accorgersi che, solo per fare un esempio, compare perfino una Michelle Monaghan ("True Detective") concentratissima a digitare qualcosa al pc.
Quindi sì, ci stiamo avviando alla conclusione dell'avventura di Jason, eppure ancora non si capisce granché tra il fracasso caotico che la trama ha imbastito. Il terzo film è il migliore per davvero, qui ancora non ci siamo.
1° capitolo: Film 774 - The Bourne Identity
Box Office: $288,500,217
Consigli: Azione, azione, azione. Jason vuole vendetta e vuole essere lasciato in pace (e viceversa). Uccide tutti e, anzi, rimane un mistero come ancora qualcuno della CIA gli sia sopravvissuto. Il Capitolo ponte della trilogia con Matt Damon su Bourne si spinge sempre più verso un finale frenetico ed esplosivo, percorrendo una strada internazionale che vede milioni di comparse alternarsi su uno sfondo dove solo Bourne rimane messo a fuoco. C'è molta carne al fuoco, eppure pare che la sceneggiatura non sia totalmente in grado di gestirla lucidamente. Assolutamente meglio vedere anche il primo film, altrimenti si potrebbe un po' faticare a capire cosa cavolo stia succedendo.
Parola chiave: Registrazione audio.

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Bengi

venerdì 26 settembre 2014

Film 774 - The Bourne Identity

Ho comprato a Rimini il cofanetto con tutti e 4 i film della saga, prontissimo a saperne di più su questo agente segretissimo...

Film 774: "The Bourne Identity" (2002) di Doug Liman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: A parte l'elevato numero di film prodotti in proposito, tra cui una specie di reboot nel recente 2012, non sapevo molto su Jason Bourne e le sue disavventure. Wikipedia Italia lo definisce 'sicario di professione' e, in effetti, è decisamente addestrato per uccidere. Peccato che in questo film, colpa un'amnesia totale, non sappia di esserlo.
Lo scoprirà, infatti, man mano che la storia procede, cercando di rimettere insieme i pezzi di un passato che, tassello dopo tassello, ci rivela le capacità distruttive di questa sorta di agente segreto ormai ribelle e in fuga da una CIA che è assolutamente decisa ad eliminarlo, dopo il fallimento della missione che gli era stata affidata e dove, di fatto, Bourne perde la memoria (e finisce in mare, punto d'inizio della pellicola).
Affascinato come sono dagli ultimi tre 007 con Daniel Craig, violenti ma di classe, non posso dire che questo "The Bourne Identity" mi abbia colpito per le stesse motivazioni. Matt Damon fa bene il suo lavoro, ma le atmosfere e il carisma non sono paragonabili. Sembra che Bourne sia sempre costretto ad aggirarsi per un purgatorio che è il suo limbo personale, legato ad un passato di sangue che torna a perseguitarlo ora che ha avuto la sua occasione di redenzione (e amore) grazie alla casuale amnesia. Questo gioco alla fuga perenne - durante la quale saranno moltissimi a cadere - ammetto che mi ha affascinato all'inizio e un po' stancato nel complesso (vale anche per tutti gli altri episodi della saga). Certamente di piglio più realistico dei vari James Bond, eppure meno soddisfacente. O, almeno, io ho pensato questo una volta apparsi i titoli di coda.
Ps. Svariati volti noti in ruoli minori: Clive Owen, Brian Cox, Adewale Akinnuoye-Agbaje ("Oz", "Lost"), Gabriel Mann ("Revenge"), Julia Stiles, Orso Maria Guerrini.
Box Office: $214,034,224
Consigli: Bourne 1 è interessante per la sua costruzione, nel senso che noi, come il suo protagonista, ci troviamo a non saperne niente su identità ed origini. Giriamo con lui alla cieca per l'Europa ed il mondo alla ricerca di risposte, schivando proiettili e guidando all'impazzata per le strade di qualche capitale (mi ha ricordato "The Italian Job"). Non è male, è molto asciutto e privo di fronzoli: chiunque, tranne Jason, è assolutamente sacrificabile, il che rende la trama un pelo più imprevedibile del solito. La mancanza totale di qualsivoglia aspetto glam la rende una saga leggermente atipica per una produzione americana, il che potrebbe piacere a chi non ama troppo i canoni hollywoodiani di 'rimaneggio' della realtà. Tutto sommato godibile.
Parola chiave: Treadstone.

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Bengi

lunedì 8 settembre 2014

Film 770 - Elysium

Una pellicola che volevo recuperare da qualche tempo.

Film 770: "Elysium" (2013) di Neill Blomkamp
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Visto lo scarso successo commerciale e le voci che mi erano giunte, non ero esattamente sicuro mi sarebbe piaciuto questo "Elysium". Tutto sommato, invece, me lo sono goduto.
Dico 'tutto sommato' perché non parliamo di un prodotto innovativo o di un capolavoro cinematografico, ma nemmeno lo sconclusionato blockbuster tutto effetti speciali e nient'altro che mi aspettavo. Forse il vero problema di questa pellicola è che risulta semplicemente come l'ennesia del suo genere - quello distopico di fantascienza ultimamente tanto caro a Tom Cruise - e soffre, come hanno sofferto altri prodotti simili prima di lui ("Oblivion", "Edge of Tomorrow - Senza domani"), di quello che si potrebbe definire un calo di popolarità.
La storia è sempre la stessa, cambiano solo i motivi per cui l'elemento pacificamente integrato nel suo 'sistema' diventi eroe solitario capace di vincere il sistema che soggioca lui e il popolo, causandone la liberazione in ultima battuta. Poco male, allora, se si sceglie che il gioco valga la candela. Per quanto riguarda "Elysium", rendono assolutamente accettabile la visione i bellissimi effetti speciali e la presenza di una cattivissima Jodie Foster, per troppo tempo lontana dal grande schermo.
Il risultato finale, comunque, richiama vagamente anche la pellicola d'esordio cinematografico del regista Neill Blomkamp "District 9": non solo per la presenza dell'attore Sharlto Copley in entrambi i film, ma soprattutto per l'evoluzione ibrida dei suoi protagonisti, che in entrambe le storie fondono il loro DNA con organismi estranei - lì alieni, qui componenti robotiche - e si muovono per un tempo del racconto che è scandito tachicardicamente da un conto alla rovescia per la vita.
In ogni caso, questione di gusti, ho assolutamente preferito questo film al precedente - e clamorosamente di successo - "District 9" che, all'epoca, mi era parso privo di particolari motivi di rilievo che giustificassero le 4 nomination all'Oscar tra cui Miglior film (bah!).
In conclusione, per tornare ad "Elysium", un film di fantascienza con un minimo di morale (equità sociale) ed un largo uso di effetti speciali, con un Matt Damon protagonista che è pompato da far paura (43 anni wow) e una realizzazione che è degna del miglior blockbuster. Migliore, per esempio, di quel "World War Z" che ha incassato 254 milioni di dollari in più, ma che non ha nulla di più di questo film (se escludiamo, chiaramente, al voce Brad Pitt). Insomma, considerato cosa riesce ad ottenere successo al cinema al giorno d'oggi, si sarebbe potuto ipotizzare un risultato ben migliore per questa pellicola al box-office (dove pure ha esordito alla #1), che però non si è verificato. Né male né bene: il film è carino, ma nulla di più.
Box Office: $286,140,700
Consigli: Per una serata nello spazio o che ipotizzi un futuro dove ricchi e poveri siano tanto separati da vivere su pianeti differenti, questo è il film giusto. Anche per gli appassionati di effetti speciali o, inevitabilmente, per i fan di Damon o Foster. Per gli altri "Elysium" può rappresentare una buona distrazione serale capace di intrattenere dignitosamente senza stancare o annoiare. Non molto di più, però.
Parola chiave: Radiazioni.

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Bengi

lunedì 24 febbraio 2014

Film 674 - Monuments Men

La 3 ci riporta al cinema, questa volta con un prodotto decisamente superiore per qualità agli ultimi che lo hanno preceduto.

Film 674: "Monuments Men" (2014) di George Clooney
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: "Un plotone dell'esercito americano, composto da critici ed esperti d'arte, direttori di musei ed elementi simili, durante la seconda guerra mondiale ha il compito di cercare e recuperare le opere d'arte trafugate nei paesi occupati dai nazisti per salvarle dall'ordine di distruggerle di Adolf Hitler e restituirle ai legittimi proprietari." - da Wikipedia. 'Elementi simili' a parte, quoto ogni parola.
Il nuovo film da regista (e attore. E sceneggiatore. E produttore) di George Clooney presenta il nobile intento di portare alla luce la bella storia di amore e sacrificio per l'arte, senza, però, suscitarne un vero e proprio trasporto. La combricola di esperti dell'arte trasformati in militanti dell'esercito è simpatica, ma non trascinante e l'umorismo di fondo della sceneggiatura spesso è un po' troppo sommerso per arrivare al pubblico generalista (per intenderci, durante la visione, nella mia sala c'erano ragazzi che si tiravano i pop-corn e ridacchiavano criticando la lentezza della pellicola, priva del brivido della guerra che si aspettavano).
Maleducazione da aspettative fuorvianti a parte, "The Monuments Men" rimane una pellicola ben girata e interpretata, che presenta un cast di tutto rispetto tra cui 4 premi Oscar (Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett e Jean Dujardin), 2 candidati all'Oscar (Bill Murray, Bob Balaban), il vincitore del Golden Globe John Goodman e il candidato al Golden Globe Hugh Bonneville. Insomma, qualche valido motivo per andare a vederlo al cinema c'è.
Non bastasse questo, bisogna dire che la storia è sinceramente interessante e, per coloro che fossero appassionati di storia o di arte, la sceneggiatura offre certamente numerosi punti di interesse. Questo prodotto cinematografico, infatti, è tratto dall'opera omonima di Robert M. Edsel, a sua volta basata sui fatti realmente accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Quindi il risultato finale è meno riuscito di quanto sperassi prima di vedere il film, ma ha certo i suoi pregi. L'inizio è un po' lento e forse qualche parte si sarebbe potuta accorciare, ma comunque quando si entra nel vivo dei vari intrecci narrativi la storia ingrana la marcia giusta e il tutto procede senza intoppi fino alla fine.
Ps. Cameo del compositore parigino Alexandre Desplat qui anche autore della colonna sonora. Desplat, a quota sei candidature, è in lizza anche quest'anno per l'Oscar alla Miglior colonna sonora del film "Philomena".
Box Office: $84,450,000 (ad oggi)
Consigli: Carino ed interessante Ha certamente i suoi pregi, primo fra tutti quello di portare il messaggio dell'importanza dell'arte nella cultura di ogni popolo. Va detto, però, che è un film di guerra non sulla guerra o, per precisione, non su come la guerra viene oggi rappresentata nei film (azione, sparatorie, esplosioni, rumore, rumore, rumore). Il risultato finale è comunque positivo, soprattutto grazie al buon cast.
Parola chiave: Opere d'arte.

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Bengi

lunedì 30 dicembre 2013

Film 643 - Dietro i candelabri

Il film del Natale 2013 è...

Film 643: "Dietro i candelabri" (2013) di Steven Soderbergh
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Mai pellicola recente fu più adatta ad essere intrattenimento natalizio senza esserlo effettivamente: lustrini, pellicce, candele e tanta, tanta musica suonata al pianoforte. Ci mancava una scena con un caminetto accesso e "Behind the Candelabra" poteva diventare il sottofondo di un gaio Natale.
Matt Damon e Michael Douglas si calano anima e corpo in questa ricostruzione per la tv americana della storia d'amore tra il giovane e all'inizio ingenuo Scott Thorson e il grande pianista Liberace, love story cominciata alla fine degli anni '70 e quindi assolutamente da nascondere agli occhi del pubblico che vedeva nell'artista un playboy alla ricerca della donna perfetta. Ah, la cecità.
Steven Soderbergh, che con questo lavoro ha dichiarato di volersi ritirare dal mondo del cinema, dirige in maniera egregia questo biopic sinceramente interessante e racconta la vicenda umana di due persone - un po' personaggio - e della loro (costretta) concezione dell'amore al tempo dell'omosessualità tabù. Liberace, pioniere della chirurgia estetica facciale subita ed imposta, conduce la sua esistenza all'apice di successo ed eccesso, ultrapagato intrattenitore al Las Vegas Hilton e Lake Tahoe (dove i suoi show facevano incassare $300,000 a spettacolo) nonché protettore di numerosi giovanotti in cerca di una loro strada...
E' così che la storia tra lui e Scott comincia, tra una velata lusinga e il fascino kitsch dell'opulenza, il carisma artistico e la quasi adolescenziale sottomissione e anche se il loro amore a prima vista fa sincera impressione, si segue con instancabile interesse la loro vicenda amorosa e di vita di coppia in un'epoca in cui, per stare insieme al tuo uomo e potergli riconoscere qualche diritto, l'unica opzione legale era quella di adottarlo (Woody Allen ci è arrivato più tardi).
Stramberie di legge a parte, "Dietro i candelabri" è a mio avviso buon esempio di mimetismo artistico, nel senso che è capace di rendersi al contempo eccessivo e a tratti difficile da guardare al pari del suo protagonista ispiratore e, in quest'ottica, il risultato finale non poteva essere più riuscito. La storia d'amore di queste due anime alla ricerca di certezze è un viaggio sulle montagne russe, tra droghe, delusioni, abissi di perdizione e svilimento personale, forzate lesioni corporali e la ricerca di una felicità che sta nel conforto degli oggetti, tra collezionismo ed ostentazione. Un accumulo continuo che maschera un vuoto interiore profondissimo e la paura alla fine di rimanere soli. Racconto attualissimo anche oggi.
Michael Douglas, somiglianza fisica a parte, è davvero bravo in questo ruolo assolutamente non facile e sia lui che Matt Damon dimostrano un'evidente capacità di immedesimazione nei personaggi, facendo risultare assolutamente plausibile ogni situazione, nonostante la loro fama negli anni di sex symbol e/o playboy (ma poi noi italiani siamo abbastanza abituati a vedere anzianità e gioventù incontrarsi nel piacere di un bacio). Non tutto quello che è mostrato piace, però il racconto è questo e, anche se non è certamente per il pubblico medio tutto, il bello dei film che raccontano la storia vera di qualcuno sta proprio nel rappresentarne la vita nel bene e nel male. La grande libertà con cui oggi questa particolare vicenda umana può essere raccontata è in fortissimo contrasto con ciò che in effetti qui ci viene narrato e rappresenta un enorme salto di qualità per la comunità LGBT che oggi, nonostante le ancora grandi mancanze, può certamente constatare con mano l'abisso che vi è tra il nostro quotidiano e quello di anche soli 30 anni fa.
Dunque "Dietro i candelabri" è un esperimento televisivo - in Italia un'operazione del genere sarebbe utopia per innumerevoli ragioni - di grande impatto e, piaccia o meno, non si può che rimanere incollati allo schermo e seguire le vicende che la storia racconta. C'è una sorta di magnetismo visivo un po' nella ricostruzione accuratissima, un po' nel mistero della figura di Liberace e per entrambe le ragioni, incuriositi, si attende di scoprire dove porterà la narrazione. Il finale, onirico e svolazzante, è una bella conclusione che suggella la realtà di un amore che, a causa di una cornice carica di eccesso ed eccessi, finisce spesso per rimanere in secondo piano. Eppure, fortissimo, c'è.
Ps. Da noi uscito al cinema, in realtà in America è andato in onda sulla rete via cavo HBO. "Behind the Candelabra" ha vinto 11 Emmy Awards (tra cui Miglior miniserie e Michael Douglas Miglior attore) ed è attualmente candidato a 4 Golden Globes.
Consigli: Certamente una storia diversa da quella che siamo abituati a vedere, ma interessante e per qualche verso istruttiva. Colpisce pensare che sia un prodotto nato per la televisione, ma comunque in grado di essere esportato anche per il grande schermo. Portare il nostro "Pupetta" al cinema, per esempio, fa ridere anche solo a pensarci.
Parola chiave: "Behind the Candelabra: My Life with Liberace".

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Bengi

venerdì 20 aprile 2012

Film 392 - Contagion

Secondo appuntamento con il cinema in aereo, un'altra grande produzione hollywoodiana.


Film 392: "Contagion" (2011) di Steven Soderbergh
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Per essere un film inutile ha un gran numero di star di prima classe! Con la regia del premio Oscar Steven Soderbergh e la partecipazione di 4 altri attori che si sono aggiudicati la statuetta dorata (Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet e Marion Cotillard) oltre che altri che si sono visti accreditare almeno una nomination (Jude Law, John Hawkes e Laurence Fishburne), ci si potrebbe aspettare che la pellicola valga anche solo per la magnificenza sbalorditiva che comprende il solo cast. Eppure non è così.
Oltre a mostrare al mondo quale sia la vera natura di Gwyneth Paltrow (ossia che si può anche vestire bene, ma non è così divinamente bella come tutti la descrivono) ed ammorbare lo spettatore riguardo la possibilità di morire solo per aver respirato vicino ad un contagiato di non si sa quale batterio, questo "Contagion" non fa. Non è interessante, non è ricco di azione e, al termine dei suoi 106 minuti, non ha assolutamente aggiunto niente alla filmografia di chi lo stesse guardando.
Mi aspettavo che, oltre giocare - inevitabilmente - la carta del grande cast, si tentasse di proporre una storia interessante e, dato il tema, 'soffocante', che premesse l'acceleratore sul fattore paura psicotica di essere contagiati senza sapere come effettivamente riuscire a difendersi. E, invece, qui si riesce addirittura a risalire al paziente 'zero' (Paltrow) che è causa dell'esportazione del virus, ma non si finisce mai per avere una seria fobia di venir contagiati. Non c'è una gran immedesimazione, insomma. Anche perchè ci sono sia troppi personaggi, sia si cade nel solito cliché del padre che perde moglie e figlioletto e, per salvare l'altra pargola, tira fuori i cosiddetti 'coglioni' e si tramuta in una specie di eroe post-infezione mondiale. Bah, si poteva anche fare un pelino di più. Visto il cast e visto il budget... 60milioni di dollari per produrlo e il discreto incasso mondiale di $135,458,097. Con una parata di stelle come quella a disposizione di Soderbergh, ci si aspettava sicuramente un'affluenza più... proficua!
Consigli: Forse non è il film più adatto da vedere su un aereo per il Giappone (uno dei portatori del virus è asiatico) mentre si è chiusi per 12 ore su un aereo... Comunque, è in generale un film che si può anche evitare.
Parola chiave: Virus.

Trailer

Ric

venerdì 26 agosto 2011

Film 293 - I guardiani del destino

Dopo l'uscita americana a marzo, attendevo l'arrivo nelle nostre sale di questa pellicola con impazienza...


Film 293: "I guardiani del destino" (2011) di George Nolfi
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Michele
Pensieri: Curioso di vedere questa pellicola col duo Matt Damon-Emily Blunt, ho aspettato ansioso che uscisse anche in Italia "The Adjustment Bureau" (titolo originale), film tratto da un racconto del solito Philip K. Dick e che, dal trailer, si dimostrava potenzialmente interessante.
Sulla tematica del libero arbitrio umano, di quanto influiscano certi eventi nella nostra vita, se possa o meno esistere qualcuno al di sopra di noi a 'guidarci' si è molto detto, scritto, e girato. Qui l'argomento - certamente intrigante - è trattato piacevolmente nella prima parte, con un certo tocco thriller che dona allo svolgimento una marcia in più (finché tutto rimane misterioso), ma poi si perde nel finale con virata mistica che declassa il risultato finale a sostanziale boiata.
Ammetto che, non avendo letto il racconto originale, non posso fare un vero e proprio confronto, ma posso certamente dire che, rispetto alle mie aspettative, "I guardiani del destino" sia stato deludente.
Critiche varie (e competenti), poi, hanno voluto la Blunt sottotono, rasente al minimo sindacale. Non posso certo supporre che aspirasse all'Oscar con questo ruolo, ma devo ammettere che non mi è parsa poi così fuori forma (ma i tempi de "Il diavolo veste Prada" sono lontani!).
In tutto questo, comunque, cio che più mi ha colpito è l'ostinazione caparbia di David Norris/Damon, capace di sfidare il soprannaturale pur di poter rimanere con la donna che ama. Amore come motore di una rivolta, unico appiglio per la restistenza e l'affermazione di sé stessi è, chiaramente, molto poetico (quasi eroico), ma, da cinico, non ho potuto fare a meno di chiedermi quanto concretamente - supponendo questa quale situazione reale - un individuo si metterebbe in pericolo solo per coronare il sogno di una storia appena sbocciata (ma proprio appena appena!). L'incertezza caratteristica di tale sentimento può essere effettivamente ignorata tanto da rendere il sentimento 'amore' unico motore di questa storia?
Suppongo che, nel racconto, un'incertezza di base nel suo protagonista sia resa con più efficacia. Qui, invece, stupisce un po' l'agire sicuro e senza indugi di David nonostante, come si diceva, la storia tra lui e Elise sia appena cominciata.
Una caratterizzazione un attimo più approfondita dei due personaggi avrebbe, forse, reso più giustizia ad una storia intrigante (sulla carta), ma sciupata in nome di effetti speciali e idee più facilmente commerciabili.
Consigli: Macchinoso e un po' banale nel finale, può essere giusto un intrattenimento senza pretese, più commerciale di quanto non si sperasse potesse essere.
Parola chiave: Amore.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi