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venerdì 9 febbraio 2018

Film 1474 - The Greatest Showman

Ultimo appuntamento al cinema del 2017, ultimo contatto con una sala cinematografica. Per molto, molto tempo.

Film 1474: "The Greatest Showman" (2017) di Michael Gracey
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Visti i presupposti abbastanza similari, mi sarei aspettato una nomination all’Oscar per Hugh Jackman – che invece non è arrivata – nonostante si faccia in quattro come nel precedente “Les Miserbles”. Il nostro, infatti, canta, balla, recita e fa sembrare tutte queste attività una passeggiata, eppure questa volta l’attore australiano non ce l’ha fatta.
Al di là della sua indiscutibile bravura, comunque, “The Greatest Showan” fatica un po’ a trovare un percorso uniforme. Il mix di circo, museo delle cere, freaks, miseria umana e società bene a volte fa fatica ad amalgamarsi e le canzoni con i rispettivi numeri musicali non riescono del tutto a salvare il risultato finale. Che è sufficiente, ma nulla di più. E da un prodotto come questo mi aspettavo molto, molto di meglio.
Le buone intenzioni sono evidenti, il cast è magnifico, scenografie e costumi sfarzosi, ambiziose le parti in musica, eppure manca di quel realismo che ha reso “La La Land” tanto peculiare e popolare (anche se gli autori delle canzoni sono gli stessi) La finzione evidente che accompagna tutto i lprodotto lo rende spesso fiabesco, a tratti fastidiosamente artificiale – come in una delle scene iniziali dove Jackman, Williams e le due figlie si trovano sul tetto -, il tutto a guastare il senso di un film che è, sì, un musical, ma al contempo una biografia (di P. T. Barnum, l’uomo che ha inventato lo show business). Ho apprezzato comunque il tentativo di proporre la cosa con un piglio diverso dai soliti biopic.
In generale la pellicola ha i suoi buoni momenti: Jacksman e Efron “duellano” alla pari e i loro numeri assieme sono davvero godibili; con mia non poca sorpresa ho molto apprezzato il duetto romantico in sospensione rotante fra Efron e Zendaya, scena davvero riuscita; in ogni caso il momento che più mi ha colpito è l’esibizione a teatro di Rebecca Ferguson (anche se non è lei a cantare, ma Loren Allred) che ho trovato particolarmente magnetica ed efficace nel mettere in scena la struggente “Never Enough”. Mi sembra sempre che questa attrice abbia una marcia in più.
Dunque “The Greatest Showman” è un prodotto di sufficiente intrattenimento, ricco di colori e diversità, talvolta carente nel generare sostanza. Anche se è vero che molti musical presentino la stessa problematica, in questo caso le premesse e le pretese lasciavano pensare a qualcosa di più concreto e ricco. In ogni caso, godibile. Ps. Candidato a 3 Golden Globes per Miglior film, attore protagonista (Jackman) e canzone originale (“This is Me”), il film ha vinto in quest’ultima categoria. La stessa in cui risiede la sua unica nomination agli Oscar 2018.
Cast: Hugh Jackman, Zac Efron, Michelle Williams, Rebecca Ferguson, Zendaya, Keala Settle.
Box Office: $$295 milioni (ad oggi)
Consigli: Il musical è un genere che scarseggia di questi tempi, quindi se piace è sciocco perdersi la rarità di un’uscita. Questa pellicola ha molti pregi – è colorata, musicalmente orecchiabile, ben recitata e racconta a suo modo una storia vera – pur difettando di una certa sostanza e certamente mancando di realismo. Detto questo, non è assolutamente un titolo di cui pentirsi. Certo devono piacere tanti numeri musicali…!
Parola chiave: Famiglia.

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Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 17 dicembre 2012

Film 490 - Cry-Baby

Ci era stato consigliato e ce lo siamo visto. Poi Paola pare sia fan di John Waters...


Film 490: "Cry-Baby" (1990) di John Waters
Visto: dal computer di Paola
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: Sarò sincero: "Cry-Baby" mi ha lasciato perplesso.
L'ironia con cui si gioca a prendere in giro musical e film per adolescenti è piuttosto evidente e a volte funziona, eppure spesso il risultato del mix di ironia, numeri musicali e freakness non mi ha convinto.
Diciamo che in generale mi sembra si giochi a carte troppo scoperte. L'intento parodistico si intuisce subito, ma è talmente poco camuffato che a volte sembra non ci fosse voglia nemmeno di mascherare la cosa o per pigrizia o per una specie di assunto diretto collegamento presa in giro-risata che invece non c'era.
La famiglia di Cry-Baby, per esempio, è talmente impegnata a dirsi che è tutta delinquenza, stranezze e "mele marce" che alla lunga risulta bloccata e limitata dalla stessa necessità di esprimere a parole questa verità, esplicitando un fatto, però, che alla lunga non solo stanca, ma non risulta poi nemmeno così vero.
Ho trovato abbastanza efficace, invece, la rappresentazione del personaggio di Cry-Baby/Johnny Depp: sarà anche un bulletto, un fico con la moto, uno che canta nel locale undrground figo e che se ne va pure in galera, ma alla resa dei conti piange per la sua amata e sceglie sempre lei nonostante la sua reputazione di sciupafemmine.
Da questo punto di vista credo che la critica ai personaggi talvolta contraddittori e molto spesso bidimensionali di altre pellicole sia piuttosto efficace.
Per il resto durante gli 85minuti di film ci sono un paio di buoni numeri musicali - quello in galera è, secondo me, il migliore - e un giovane Depp che toglie il fiato con un solo sguardo. Si capisce già che ha la stoffa.
Oltre a lui nel cast anche un'inaspettata Polly Bergen ("Il promontorio della paura", "Desperate housewives - I segreti di Wisteria Lane"), Iggy Pop (!) e l'ex pornostar Traci Lords (il cui taglio di capelli è stato ampiamente riciclato dalle dive del pop odierno come Lady Gaga e Christina Aguilera).
Consigli: Per i fan della cinematografia di John Waters ("Grasso è bello", "La signora ammazzatutti") o Depp. Di sicuro qualcosa di più originale del solito (musical).
Parola chiave: Turkey Point.

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Ric

giovedì 3 giugno 2010

Film 119 - Aiuto vampiro

L'altro giorno dovevo pranzare a casa e mi andava di guardarmi qualcosa. In attesa dell'uscita di "Sex and the City 2" (quindi un po' di tempo fa...) ho deciso di guardarmi un film di cui sapevo poco e niente...


Film 119: "Aiuto vampiro" (2009) di Paul Weitz
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Orrenda locandina, un photoshop casalingo avrebbe reso meglio. E poi vago (seeee) rimando a una mascolinità vampira alla Robert Pattison che, ultimamente, sembra non guastare mai.Questo "Aiuto vampiro" non aiuta neanche sé stesso a promuoversi in maniera decente.
Se la premessa è questa non si può certo auspicare in un capolavoro... E, infatti, questo filmetto che vorrebbe cavalcare l'onda dei canini appuntiti a tutti i costi, ricorda molto il teen movie "Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini" piuttosto che una rilettura in chiave 'easy' del "Freaks" (1932) di Tod Browning.
Nessuno si aspettava grandi citazioni, per carità, ma effettivamente l'assenza totale di appeal rende la visione piuttosto piatta. Banali effetti speciali, più che altro un buon make-up e via che si va, mente e cuore leggeri. Molto leggeri.
I 'freaks' non sono interessanti, forse proprio perchè deturpati (non è assurdo?!) dalla banalità degli effetti speciali che li rendono solo vanesio (e pigro) divertimento per PC, ma niente di realisticamente plausibile (e via il fascino del diverso, da guardare se non spiare). Più interessanti dei loro ruoli, invece, gli attori in piccole parti o camei che avrebbero dovuto stimolare il film: Ken Watanabe (visto ne "L'ultimo samurai", "Memorie di una geisha" e "Lettere da Iwo Jima"); Jane Krakowski (vista in "Ally McBeal" e "30 Rock"); Salma Hayek (che dopo il monociglio di "Frida" qui prova la barba); Willem Dafoe (sempre poliedrico e capace di mettersi in discussione in film come "Antichrist", "Platoon" o "Nato il quattro luglio").
Insomma, i numeri per fare il botto c'erano, ma la combinazione non ha funzionato. Non saprei dire se il pubblico si stia cominciando a stufare dei vampiri in sé oppure se effettivamente sia solo colpa della realizzazione senza pretese di questa pellicola, sta di fatto che il regista Paul Weitz non sta avendo molta fortuna con i suoi film ("American Dreamz", "In Good Company") da 'solista'. Abituato a lavorare con il fratello Chris (insieme hanno diretto il primo "American Pie" e hanno ottenuto una nomination all'Oscar - anche se per la sceneggiatura - per "About a boy - Un ragazzo"), di recente hanno cominciato a firmare pellicole proprie, senza registrare, però, clamorosi successi al botteghino (di Chris il clamoroso flop "La bussola d'oro"). Che sia ora di riunirsi ed evitare la solitudine?
Infine, per spendere ancora due parole sulla pellicola, ci terrei a sottolineare la banalità espressiva dei giovani protagonisti, scelti per rappresentare il solito conflitto giovanile tra bene e male e che qui sfocia in prese di posizione molto drastiche (il che, ovviamente, avrebbe previsto la realizzazione di capitoli successivi). Sperando che la cosa non accada, sarebbe meglio che Chris Massoglia si preoccupasse del suo futuro attoriale, magari tentando di superare la faccia 'di stucco' che tanto ricorda il Brandon Routh di "Superman Returns".
Consigli: Se avete figli non farà certo loro del male seguire questo film molto (molto molto molto) tranquillo. Non fa certo paura...
Parola chiave: Ragno.


Ric