Dopo che l'anno scorso la 3 aveva regalato un altro film spagnolo a tema horror che mi era anche discretamente piaciuto, ho interpretato quale segnale evidentemente positivo che questa stagione estiva 2012 me ne proponesse un altro con così evidenti richiami a "Con gli occhi dell'assassino"...
Film 440: "Bed Time" (2011) di Jaume Balagueró
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Erika, Marco
Pensieri: Per diverse ragioni poteva sembrare che questa pellicola fosse una nuova piccola perla del cinema di paura spagnolo. Oltre ai richiami ad altri lavori già piuttosto noti, il trailer si presenta accattivante e, diciamocelo, lo spunto narrativo è inquietante abbastanza da rendere curiosi: mentre dormi qualcuno ti spia da sotto il tuo letto...
Chi? Cosa vuole? Perchè è lì? Come ha fatto ad arrivarci?
Ci sarebbero più o meno altre cento altre declinazioni di queste prime velocissime domande che scaturiscono nella mente dello spettatore che, catturato da un buon preambolo, si aspetta uno svolgimento della trama carico di suspance, colpi di scena e, diciamocelo, anche qualche scena truce.
Peccato che in questo "Mientras duermes" niente di tutto ciò accada. Fin dal principio sappiamo chi sta sotto al letto di Clara/Marta Etura e non ci si mette nemmeno troppo a capirne il perchè. A parte l'iniziale stordimento per lo strambo rapporto madre-figlio, direi che nulla di quello che viene mostrato durante la narrazione non possa essere previsto con almeno un decina di minuti di anticipo da parte di chi guarda. Il che, ad essere sinceri, non è nemmeno l'aspetto più frustrante del film.
La verità è che mi aspettavo un prodotto capace, se non di spaventarmi, almeno di instaurare in me un senso di smarrimento dovuto ad una trama capace di sorprendere o stupire. Niente di tutto questo. Lentezza e passaggi noiosissimi, con un atrio che finisce per diventare familiare e un appartamento che, francamente, non si capisce come Clara faccia a permettersi. Ecco, il fatto che mi sia soffermato ad analizzare più volte questo aspetto credo sia significativo al fine di descrivere quanto "Bed Time" sia stato deludente.
Svelare da subito l'identità del maniaco sotto il letto, dedicare più attenzione a come mostrare corpi nudi al limite del censurabile e affidarsi ad una trama con passaggi che sfiorano il ridicolo (due su tutti: il momento in cui i due fidanzati trovano in casa il portiere César/Luis Tosar, ma lui riesce a fargli credere che è appena entrato nell'appartamento e, il peggiore, Clara che apre il rubinetto dell'acqua nella doccia dove César è nascosto - in controluce - ma lei non lo vede perchè intanto chiacchiera col fidanzato che è nell'altra stanza...) finisce per togliere ogni appeal ad un prodotto che dovrebbe campare di colpi di scena e momenti da puro horror (o splatter) per intrattenere un pubblico che si aspetta un film di paura piuttosto che un mal riuscito tentativo di film orrifico con pretese di qualità.
Ps. Sia Tosar che la Etura hanno recitato nella pellicola "Cella 211" (2009) vincendo entrambi il Goya Awards (l'Oscar spagnolo) come migliori attori.
Consigli: Sinceramente c'è di meglio. Chiaro che, per passare una serata, può essere un'opzione. Bisogna, però, sapere da subito che metà della trama viene svelata da subito all'inizio del film (il trailer inganna!)
Parola chiave: Bambino.
Trailer
Ric
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lunedì 20 agosto 2012
Film 440 - Bed Time
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lunedì 9 luglio 2012
Film 427 - Final Destination
Un dei miei cult horror preferiti.
Film 427: "Final Destination" (2000) di James Wong
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Quando non c'è niente di meglio è preferibile andare sul sicuro. Questa pellicola - che è tra i miei teen horror preferiti - sembrava risultare la scelta più azzeccata per un'afosa serata di fine giugno. E, infatti, non ha disatteso le nostre speranze.
Tra il mistico (ci credi alla morte che ti reclama perchè è scoccata la tua ora?), l'occulto (previsioni di morte) e lo splatter (teste mozzate, litri di sangue) "Final Destination" apre le porte ad una saga (fino ad ora 5 titoli) che ha saputo crearsi un suo fedelissimo pubblico nonostante gli ormai 12 anni di onorata carriera. Non che si sia reinventato un genere, ma chiaramente si è saputo catturare l'attenzione di un pubblico giovane con una mossa astuta: giocare col 'piano' della morte.
Scoprire chi sia il prossimo che dovrà morire e quindi tentare di sabotare la prevista dipartita è qualcosa che, bisogna ammetterlo, si lascia guardare con un certo interesse. Sia perchè la conta dei rimasti scatena il nostro sadismo da poltrona, sia perchè attendere di scoprire cosa si è inventata questa volta quella "vecchia baldracca" (e qui cito il film) per riportare a sé uno dei prescelti è un piacevole gioco d'astuzia che stimola lo spettatore bramoso delle più macabre efferatezze (sullo schermo, naturalmente!).
Sempre ragionando nell'ottica del cosa-sto-per-vedere, direi che questo è un prodotto che tiene fede alle promesse che fa. Ci sono mistero e morte, una venatura orrifica naturale (più della morte che viene a cercarti...) e un intreccio narrativo che non deluderà certo gli appassionati del genere. Nel suo ambito è un prodotto a mio parere ben realizzato e capace di tenere alti suspance ed intrattenimento. Lo rivedo sempre molto volentieri!
Film 427 - Final Destination
Film 2312 - Final Destination
Film 430 - Final Destination 5
Film 2383 - Final Destination: Bloodlines
Consigli: Visto il primo, tanto vale rispolverare anche gli altri capitoli.
Parola chiave: Volo 180.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 427: "Final Destination" (2000) di James Wong
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Quando non c'è niente di meglio è preferibile andare sul sicuro. Questa pellicola - che è tra i miei teen horror preferiti - sembrava risultare la scelta più azzeccata per un'afosa serata di fine giugno. E, infatti, non ha disatteso le nostre speranze.
Tra il mistico (ci credi alla morte che ti reclama perchè è scoccata la tua ora?), l'occulto (previsioni di morte) e lo splatter (teste mozzate, litri di sangue) "Final Destination" apre le porte ad una saga (fino ad ora 5 titoli) che ha saputo crearsi un suo fedelissimo pubblico nonostante gli ormai 12 anni di onorata carriera. Non che si sia reinventato un genere, ma chiaramente si è saputo catturare l'attenzione di un pubblico giovane con una mossa astuta: giocare col 'piano' della morte.
Scoprire chi sia il prossimo che dovrà morire e quindi tentare di sabotare la prevista dipartita è qualcosa che, bisogna ammetterlo, si lascia guardare con un certo interesse. Sia perchè la conta dei rimasti scatena il nostro sadismo da poltrona, sia perchè attendere di scoprire cosa si è inventata questa volta quella "vecchia baldracca" (e qui cito il film) per riportare a sé uno dei prescelti è un piacevole gioco d'astuzia che stimola lo spettatore bramoso delle più macabre efferatezze (sullo schermo, naturalmente!).
Sempre ragionando nell'ottica del cosa-sto-per-vedere, direi che questo è un prodotto che tiene fede alle promesse che fa. Ci sono mistero e morte, una venatura orrifica naturale (più della morte che viene a cercarti...) e un intreccio narrativo che non deluderà certo gli appassionati del genere. Nel suo ambito è un prodotto a mio parere ben realizzato e capace di tenere alti suspance ed intrattenimento. Lo rivedo sempre molto volentieri!
Film 427 - Final Destination
Film 2312 - Final Destination
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Consigli: Visto il primo, tanto vale rispolverare anche gli altri capitoli.
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Film 426 - Chernobyl Diaries - La mutazione
Niente semifinale per me che, tra il primo e il secondo tempo, me ne sono andato al cinema con la mia tessera 3.
Film 426: "Chernobyl Diaries - La mutazione" (2012) di Bradley Parker
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Nella stagione horror 2012 - che, per quanto mi riguarda, al momento è alquanto priva di titoli interessanti - direi che "Chernobyl Diaries" è uno dei titoli più ruffiani che si potessero mettere sul mercato. L'idea promettente di una mutazione genetica che coinvolge la popolazione Pripjat' dopo l'esplosione nucleare della centrale di Černobyl' parrebbe interessante da sviluppare, eppure chi ha messo in piedi questo prodotto cinematografico non ha saputo fare altro che districarsi tra banalità e già visto, in un crescendo di tensione (quella sì ben architettata) che delude decisamente alla resa dei conti.
La trama è banalmente riassumibile così: gruppo di ragazzetti americani che visita l'Europa finisce per sperimentare il turismo estremo (che consiste nel passare una giornata presso la città fantasma di Pripjat') dove, però, rimane presto vittima dei mutanti carnefici che vivono silenziosamente nel luogo teoricamente disabitato.
Se, anche non avendo ancora visto il film, la storia era intuibile, speravo almeno nel brivido di una rappresentazione ben realizzata. E, invece, i mostri non sono nemmeno mai inquadrati da vicino, solo abbozzati a metri di distanza, tanto che, dovendo farlo, non so nemmeno descriverli con precisione.
L'incapacità recitativa, poi, dei due protagonisti Jonathan Sadowski e Devin Kelley, per non dire l'inutilità della presenza del cantante (?) Jesse McCartney che riveste uno dei ruoli più marginali, contribuisce a dare l'idea di un film frettoloso, figlio della sola necessità di un incasso facile (anche riuscito, considerando i $17,971,607 guadagni a fronte della spesa di 1 solo milione di dollari investito).
Il mio giudizio, insomma, è totalmente negativo e sconsiglio vivamente la visione. C'è molto di più rappresentativo per il genere orrifico che non sia figlio solo dello splatter, la leggenda metropolitana o la pigrizia di chi scrive certe banalità.
Consigli: Brutto e fatto male. E' interessante solo per la ricostruzione della città fantasma e riesce solamente nell'intento di creare una buona suspance, anche se per il resto non ci siamo.
Parola chiave: Centrale nucleare.
Trailer
Ric
Film 426: "Chernobyl Diaries - La mutazione" (2012) di Bradley Parker
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Nella stagione horror 2012 - che, per quanto mi riguarda, al momento è alquanto priva di titoli interessanti - direi che "Chernobyl Diaries" è uno dei titoli più ruffiani che si potessero mettere sul mercato. L'idea promettente di una mutazione genetica che coinvolge la popolazione Pripjat' dopo l'esplosione nucleare della centrale di Černobyl' parrebbe interessante da sviluppare, eppure chi ha messo in piedi questo prodotto cinematografico non ha saputo fare altro che districarsi tra banalità e già visto, in un crescendo di tensione (quella sì ben architettata) che delude decisamente alla resa dei conti.
La trama è banalmente riassumibile così: gruppo di ragazzetti americani che visita l'Europa finisce per sperimentare il turismo estremo (che consiste nel passare una giornata presso la città fantasma di Pripjat') dove, però, rimane presto vittima dei mutanti carnefici che vivono silenziosamente nel luogo teoricamente disabitato.
Se, anche non avendo ancora visto il film, la storia era intuibile, speravo almeno nel brivido di una rappresentazione ben realizzata. E, invece, i mostri non sono nemmeno mai inquadrati da vicino, solo abbozzati a metri di distanza, tanto che, dovendo farlo, non so nemmeno descriverli con precisione.
L'incapacità recitativa, poi, dei due protagonisti Jonathan Sadowski e Devin Kelley, per non dire l'inutilità della presenza del cantante (?) Jesse McCartney che riveste uno dei ruoli più marginali, contribuisce a dare l'idea di un film frettoloso, figlio della sola necessità di un incasso facile (anche riuscito, considerando i $17,971,607 guadagni a fronte della spesa di 1 solo milione di dollari investito).
Il mio giudizio, insomma, è totalmente negativo e sconsiglio vivamente la visione. C'è molto di più rappresentativo per il genere orrifico che non sia figlio solo dello splatter, la leggenda metropolitana o la pigrizia di chi scrive certe banalità.
Consigli: Brutto e fatto male. E' interessante solo per la ricostruzione della città fantasma e riesce solamente nell'intento di creare una buona suspance, anche se per il resto non ci siamo.
Parola chiave: Centrale nucleare.
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giovedì 28 giugno 2012
Film 423 - 40 carati
Seratina tranquilla a casa e una pellicola di cui avevo vagamente sentito parlare.
Film 423: "40 carati" (2012) di Asger Leth
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film ha incassato sì e no 600mila dollari. No, non in totale, ma sottraendo all'incasso totale ($42,644,373) la spesa per produrlo (42milioni), si fa presto a capire che se gli introiti del cinema fossero questi sarebbe più che altro un business basato sulla passione di chi lo fa.
A dirla tutta "Man on a Ledge" (letteralmente 'uomo su un cornicione': tra il titolo originale e quello italiano due premi alla fantasia) è una pellicola di consumo proprio carina. Classicamente americana, fatta di improbabili circostanze e molto inverosimili colpi di fortuna, nonché di un tutto per tutto che se la gioca tra il carcere a vita e la morte, la vicenda è comunque sempre ricca di suspance e non perde mai di vista l'obiettivo vero di un prodotto come questo: l'intrattenimento.
L'unico problema che potrei ipotizzare - a parte il titolo - è che manca una star. Dopo "Avatar" si è creduto che Sam Worthington fosse stato catapultato nell'olimpo delle stelle hollywoodiane, ma non è proprio così. A parte "Scontro tra titani" e seguito (già molto meno riuscito del primo) non ha un film di successo da un bel po'. Da "Avatar", per la precisione. Inoltre non ha una peculiarità che lo renda riconoscibile al grande pubblico e, personalmente, non lo trovo nemmeno troppo simpatico.
Idem dicasi per la coprotagonista del film Elizabeth Banks. Non per la simpatia, ma per la mancanza di riscontro sul grande pubblico. Ha fatto mille ruoli in pellicole di grande successo o impatto mediatico (Laura Bush in "W." poi "Spider-Man 3", "Zack & Miri - Amore a... primo sesso", "The Next Three Days", "Che cosa aspettarsi quando si aspetta"), eppure non ha trovato un ruolo che l'abbia lasciata davvero impressa nell'immaginario del pubblico. Solo di recente, con il personaggio di Effie Trinket in "Hunger Games" è riuscita a farsi notare davvero.
Infine Jamie Bell che, nonostante parti da comprimario in pellicole come "King Kong", "Flags of Our Fathers", "Jumper - Senza confini", "The Eagle" o "Jane Eyre" finisce sempre per essere l'indimenticabile e indimenticato Billy Elliot.
A parte questo, in ogni caso, a "40 carati" non sarebbe mancato nulla per funzionare alla grande. L'idea, seppur bizzara, è originale e lo svolgimento carico di tensione, quindi mi spiego a fatica il perchè di un flop tanto evidente.
Da recuperare.
Ps. Ed Harris è di una magrezza che lascia colpiti. Quasi macrocefalo con un corpo fasciato in completi quasi aderenti che lo fanno sembrare un bambino vecchio. Un po' spaventa.
Consigli: Nell'ottica del blockbuster figlio della tensione "40 carati" funziona piuttosto bene. Niente di straordinario, però intrattiene bene e finisce lasciando soddisfatti. Per me è stata una piacevole distrazione estiva.
Parola chiave: Diamante.
Trailer
Ric
Film 423: "40 carati" (2012) di Asger Leth
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film ha incassato sì e no 600mila dollari. No, non in totale, ma sottraendo all'incasso totale ($42,644,373) la spesa per produrlo (42milioni), si fa presto a capire che se gli introiti del cinema fossero questi sarebbe più che altro un business basato sulla passione di chi lo fa.
A dirla tutta "Man on a Ledge" (letteralmente 'uomo su un cornicione': tra il titolo originale e quello italiano due premi alla fantasia) è una pellicola di consumo proprio carina. Classicamente americana, fatta di improbabili circostanze e molto inverosimili colpi di fortuna, nonché di un tutto per tutto che se la gioca tra il carcere a vita e la morte, la vicenda è comunque sempre ricca di suspance e non perde mai di vista l'obiettivo vero di un prodotto come questo: l'intrattenimento.
L'unico problema che potrei ipotizzare - a parte il titolo - è che manca una star. Dopo "Avatar" si è creduto che Sam Worthington fosse stato catapultato nell'olimpo delle stelle hollywoodiane, ma non è proprio così. A parte "Scontro tra titani" e seguito (già molto meno riuscito del primo) non ha un film di successo da un bel po'. Da "Avatar", per la precisione. Inoltre non ha una peculiarità che lo renda riconoscibile al grande pubblico e, personalmente, non lo trovo nemmeno troppo simpatico.
Idem dicasi per la coprotagonista del film Elizabeth Banks. Non per la simpatia, ma per la mancanza di riscontro sul grande pubblico. Ha fatto mille ruoli in pellicole di grande successo o impatto mediatico (Laura Bush in "W." poi "Spider-Man 3", "Zack & Miri - Amore a... primo sesso", "The Next Three Days", "Che cosa aspettarsi quando si aspetta"), eppure non ha trovato un ruolo che l'abbia lasciata davvero impressa nell'immaginario del pubblico. Solo di recente, con il personaggio di Effie Trinket in "Hunger Games" è riuscita a farsi notare davvero.
Infine Jamie Bell che, nonostante parti da comprimario in pellicole come "King Kong", "Flags of Our Fathers", "Jumper - Senza confini", "The Eagle" o "Jane Eyre" finisce sempre per essere l'indimenticabile e indimenticato Billy Elliot.
A parte questo, in ogni caso, a "40 carati" non sarebbe mancato nulla per funzionare alla grande. L'idea, seppur bizzara, è originale e lo svolgimento carico di tensione, quindi mi spiego a fatica il perchè di un flop tanto evidente.
Da recuperare.
Ps. Ed Harris è di una magrezza che lascia colpiti. Quasi macrocefalo con un corpo fasciato in completi quasi aderenti che lo fanno sembrare un bambino vecchio. Un po' spaventa.
Consigli: Nell'ottica del blockbuster figlio della tensione "40 carati" funziona piuttosto bene. Niente di straordinario, però intrattiene bene e finisce lasciando soddisfatti. Per me è stata una piacevole distrazione estiva.
Parola chiave: Diamante.
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mercoledì 13 giugno 2012
Film 415 - 1921 - Il mistero di Rookford
Trailer interessante e commenti positivi. In più c'è Rebecca Hall.
Film 415: "1921 - Il mistero di Rookford" (2011) di Nick Murphy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Certamente ben studiato per rendere il tutto più oscuro possibile, "The Awakening" non è né horror né thriller e, anzi, si gioca il suo fascino con le atmosfere. Una scuola gigantesca in mezzo ad un tetro bosco in cui pare si nasconda un fantasma. Una proprietà infestata in un luogo dove i bambini non si sentono più al sicuro. Serve qualcuno che risolva il mistero, una persona che sappia guardare, traendo il vero da fatti che parrebbero ingannevoli o mistificati.
Florence Cathcart/Rebecca Hall ("Frost/Nixon - Il duello", "The Town", "Vicky Cristina Barcelona", "The Prestige") sembra la perfetta candidata: crede solo in ciò che vede (e non nel mistico) ed è adeguatamente equipaggiata per stanare le 'presenze'. Chiaro che non sarà tutto così semplice.
Tra le ferite della guerra - della carne e della mente del prof. Robert Mallory/Dominic West ("John Carter", "Johnny English - La rinascita", "300", "Mona Lisa Smile") - e un passato dimenticato che riaffiora inesorabilmente, questo mistero di Rookford è capace di tenersi stretto l'interesse dello spettatore per quasi tutto il film. Perde nel finale, che inevitabilmente sa di già visto. Tutto sommato, comunque, il risultato globale è piacevole e abbastanza coerente. La Hall, che ormai seguo da un po', è sempre piuttosto brava e West comincia a farsi strada nel cinema che conta. Entrabi qui si giocano la carta del nudo, tra l'altro.
Silenziosa co-protagonista è Imelda Staunton ("Shakespeare in Love", "Motel Woodstock" e nominata all'Oscar per "Il segreto di Vera Drake"), famosissima per il ruolo di Dolores Umbridge nella saga potteriana, qui - come sempre - capace di dare spessore a personaggi anche di secondo piano.
Un buon cast e una storia che tiene, insomma, per una pellicola che fa il suo dovere.
Consigli: Si perde un po' nel finale, ma l'atmosfera che riesce a creare affascina e inquieta. Come un sogno ad occhi aperti, in certi passaggi regala buona dose di oppressione psicologica e suspance. Godibile.
Parola chiave: Passato.
Trailer
Ric

Film 415: "1921 - Il mistero di Rookford" (2011) di Nick Murphy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Certamente ben studiato per rendere il tutto più oscuro possibile, "The Awakening" non è né horror né thriller e, anzi, si gioca il suo fascino con le atmosfere. Una scuola gigantesca in mezzo ad un tetro bosco in cui pare si nasconda un fantasma. Una proprietà infestata in un luogo dove i bambini non si sentono più al sicuro. Serve qualcuno che risolva il mistero, una persona che sappia guardare, traendo il vero da fatti che parrebbero ingannevoli o mistificati.
Florence Cathcart/Rebecca Hall ("Frost/Nixon - Il duello", "The Town", "Vicky Cristina Barcelona", "The Prestige") sembra la perfetta candidata: crede solo in ciò che vede (e non nel mistico) ed è adeguatamente equipaggiata per stanare le 'presenze'. Chiaro che non sarà tutto così semplice.
Tra le ferite della guerra - della carne e della mente del prof. Robert Mallory/Dominic West ("John Carter", "Johnny English - La rinascita", "300", "Mona Lisa Smile") - e un passato dimenticato che riaffiora inesorabilmente, questo mistero di Rookford è capace di tenersi stretto l'interesse dello spettatore per quasi tutto il film. Perde nel finale, che inevitabilmente sa di già visto. Tutto sommato, comunque, il risultato globale è piacevole e abbastanza coerente. La Hall, che ormai seguo da un po', è sempre piuttosto brava e West comincia a farsi strada nel cinema che conta. Entrabi qui si giocano la carta del nudo, tra l'altro.
Silenziosa co-protagonista è Imelda Staunton ("Shakespeare in Love", "Motel Woodstock" e nominata all'Oscar per "Il segreto di Vera Drake"), famosissima per il ruolo di Dolores Umbridge nella saga potteriana, qui - come sempre - capace di dare spessore a personaggi anche di secondo piano.
Un buon cast e una storia che tiene, insomma, per una pellicola che fa il suo dovere.
Consigli: Si perde un po' nel finale, ma l'atmosfera che riesce a creare affascina e inquieta. Come un sogno ad occhi aperti, in certi passaggi regala buona dose di oppressione psicologica e suspance. Godibile.
Parola chiave: Passato.
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mercoledì 16 maggio 2012
Film 407 - Che fine ha fatto Baby Jane?
Per una serata... di pazzia!
Film 407: "Che fine ha fatto Baby Jane?" (1962) di Robert Aldrich
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea
Pensieri: Una storia di psicopatiche che così torbida negli anni 60 proprio non te la aspetti! Due sorelle che non riescono a condividere gli spazi e finiscono per essere l'una la rovina dell'altra tanto da giungere a livelli di pazzia. Detta così sembra esaltante, ma ammetto che non ho apprezzato fino in fondo.
Al di là delle due grandi attrici che tengono la scena (Bette Davis e Joan Crawford, piuttosto rissose sul set, a quanto pare) e che sicuramente riescono a catalizzare lo sguardo dello spettatore ogni secondo della pellicola (134 minuti), una volta terminata la visione si rimane un po' perplessi. Direi che questa sensazione nasce più da un diverso approccio odierno a pellicole di genere psicoticho-claustrofobico e, dunque, uno sguardo più "giovane" subisce sicuramente la lentezza di certi tempi (morti) talvolta pesanti. Risulta incomprensibile anche l'eccessivo buonismo della sorella Blanche/Crawford e, soprattutto, l'improvvisa ingenuità della cameriera Elvira che prima è sempre sull'attenti ad osservare la sorella pazza, poi si fa fregare alla prima bugia che Jane/Davis le racconta.
Personalmente ho trovato più fastidiose queste ultime incongruità piuttosto che una dilatazione temporale di un racconto che poteva certamente essere più efficace con qualche decisa sforbiciata qua e là. Naturalmente all'epoca la suspance si creava in modo differente. Aggiungo che ho trovato spaventoso il trucco, sia perchè rendeva le due attrici mostruose, sia perchè non sempre risulta efficace.
Comunque, chiaramente solo per il fatto che due attrici di questa portata si siano prestate a due ruoli così estremi rende "What Ever Happened to Baby Jane?" un cult assolutamente da vedere almeno una volta nella vita. Però, ammetto, le mie altissime aspettative non sono state in pieno soddisfatte.
Ps. 5 candidature agli Oscar e una statuetta per i Migliori costumi (bianco e nero).
Consigli: Cult e da vedere per le due grandi attrici che vi recitano dato che, tra l'altro, se ne sono fatte di tutti i colori anche nella vita.
Parola chiave: Gelosia.
Trailer
Ric
Film 407: "Che fine ha fatto Baby Jane?" (1962) di Robert Aldrich
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea
Pensieri: Una storia di psicopatiche che così torbida negli anni 60 proprio non te la aspetti! Due sorelle che non riescono a condividere gli spazi e finiscono per essere l'una la rovina dell'altra tanto da giungere a livelli di pazzia. Detta così sembra esaltante, ma ammetto che non ho apprezzato fino in fondo.
Al di là delle due grandi attrici che tengono la scena (Bette Davis e Joan Crawford, piuttosto rissose sul set, a quanto pare) e che sicuramente riescono a catalizzare lo sguardo dello spettatore ogni secondo della pellicola (134 minuti), una volta terminata la visione si rimane un po' perplessi. Direi che questa sensazione nasce più da un diverso approccio odierno a pellicole di genere psicoticho-claustrofobico e, dunque, uno sguardo più "giovane" subisce sicuramente la lentezza di certi tempi (morti) talvolta pesanti. Risulta incomprensibile anche l'eccessivo buonismo della sorella Blanche/Crawford e, soprattutto, l'improvvisa ingenuità della cameriera Elvira che prima è sempre sull'attenti ad osservare la sorella pazza, poi si fa fregare alla prima bugia che Jane/Davis le racconta.
Personalmente ho trovato più fastidiose queste ultime incongruità piuttosto che una dilatazione temporale di un racconto che poteva certamente essere più efficace con qualche decisa sforbiciata qua e là. Naturalmente all'epoca la suspance si creava in modo differente. Aggiungo che ho trovato spaventoso il trucco, sia perchè rendeva le due attrici mostruose, sia perchè non sempre risulta efficace.
Comunque, chiaramente solo per il fatto che due attrici di questa portata si siano prestate a due ruoli così estremi rende "What Ever Happened to Baby Jane?" un cult assolutamente da vedere almeno una volta nella vita. Però, ammetto, le mie altissime aspettative non sono state in pieno soddisfatte.
Ps. 5 candidature agli Oscar e una statuetta per i Migliori costumi (bianco e nero).
Consigli: Cult e da vedere per le due grandi attrici che vi recitano dato che, tra l'altro, se ne sono fatte di tutti i colori anche nella vita.
Parola chiave: Gelosia.
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sabato 7 aprile 2012
Film 375 - Non avere paura del buio
Un horror per una seratina in compagnia.
Film 375: "Non avere paura del buio" (2011) di Troy Nixey
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri:
Consigli: Evitabile e tendenzialmente poco innovativo. Interessante giusto perchè propone una visione dell'horror diversa dal classico standard americano che ormai produce pellicole di genere con lo stampino.
Parola chiave: Cantina.
Trailer
Ric
Film 375: "Non avere paura del buio" (2011) di Troy Nixey
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri:
Consigli: Evitabile e tendenzialmente poco innovativo. Interessante giusto perchè propone una visione dell'horror diversa dal classico standard americano che ormai produce pellicole di genere con lo stampino.
Parola chiave: Cantina.
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lunedì 6 febbraio 2012
Film 364 - Shutter Island
E questo è il primo film del 2012 ed esperimento di video-recensione. Vediamo come va...
Film 364: "Shutter Island" (2010) di Martin Scorsese
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: La recensione è visibile qui (durata video: 2min e 26").
Film 91 - Shutter Island
Film 364 - Shutter Island
Film 1481 - Shutter Island
Consigli: Piacevolmente inquietante e carico di suspance: se non è questo il lavoro di un grandissimo regista...
Parola chiave: Rachel.
Trailer
Ric
Film 364: "Shutter Island" (2010) di Martin Scorsese
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: La recensione è visibile qui (durata video: 2min e 26").
Film 91 - Shutter Island
Film 364 - Shutter Island
Film 1481 - Shutter Island
Consigli: Piacevolmente inquietante e carico di suspance: se non è questo il lavoro di un grandissimo regista...
Parola chiave: Rachel.
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Ric
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lunedì 8 novembre 2010
Film 177 -The Exorcism of Emily Rose
Non sempre l'horror ha bisogno di far scorrere del sangue per terrorizzare. Questo film ce lo insegna benissimo...

Film 177: "The Exorcism of Emily Rose" (2005) di Scott Derrickson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Schiacciati sul mio divano in camera nella tarda notte di Halloween, io e Marco ci guardavamo un bell'horror tutto contorsioni e diavolo. Le 3 della mattina, orario preferito dal maligno in barba alla Trinità cristiana, sono sinonimo di grandi avvitamenti per la povera Emily Rose/Jennifer Carpenter (oggi signora "Dexter" sia per fiction che nella realtà). Non le viene risparmiato niente, dalla possessione al dolore fisico e nessuno sa bene come aiutarla. Ci prova padre Moore/Tom Wilkinson ("Michael Clayton", "RocknRolla") e, per questo, viene accusato di omicidio della ragazza. Già, perchè Emily alla fine muore. Incaricata di difendere l'uomo di chiesa è una che nella religione non crede: l'avvocato Erin Bruner/Laura Linney ("The Truman Show ", "Mystic River", "La famiglia Savage").
Dal processo partiranno una serie di ricostruzioni molto dettagliate delle vicissitudini della povera ragazza martirizzata da un'esperienza che lascia traumatizzata la giuria, figuriamoci noi che vediamo nel dettaglio. Agghiaccianti le contorsioni che subisce la poveretta, qualcosa di più raccapricciante, forse, addirittura della bambina gira-testa de "L'esorcista".
Nel complesso è un'intrigante ricostruzione, ben concepita e resa più viva dalla suspance del processo in aula, di un fatto di cronaca che parrebbe essere vero. Fosse così, sarebbe meglio non trovarsi mai soli alle 3 del mattino... Vedere per credere!
Consigli: Evitate di guardare il film a notte fonda, specialmente intorno allo sfortunato orario delle 3 in punto. Se poi siete temerai, non dite che non vi avevo avvertito!
Parola chiave: Epilessia.
Ric

Film 177: "The Exorcism of Emily Rose" (2005) di Scott Derrickson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Schiacciati sul mio divano in camera nella tarda notte di Halloween, io e Marco ci guardavamo un bell'horror tutto contorsioni e diavolo. Le 3 della mattina, orario preferito dal maligno in barba alla Trinità cristiana, sono sinonimo di grandi avvitamenti per la povera Emily Rose/Jennifer Carpenter (oggi signora "Dexter" sia per fiction che nella realtà). Non le viene risparmiato niente, dalla possessione al dolore fisico e nessuno sa bene come aiutarla. Ci prova padre Moore/Tom Wilkinson ("Michael Clayton", "RocknRolla") e, per questo, viene accusato di omicidio della ragazza. Già, perchè Emily alla fine muore. Incaricata di difendere l'uomo di chiesa è una che nella religione non crede: l'avvocato Erin Bruner/Laura Linney ("The Truman Show ", "Mystic River", "La famiglia Savage").
Dal processo partiranno una serie di ricostruzioni molto dettagliate delle vicissitudini della povera ragazza martirizzata da un'esperienza che lascia traumatizzata la giuria, figuriamoci noi che vediamo nel dettaglio. Agghiaccianti le contorsioni che subisce la poveretta, qualcosa di più raccapricciante, forse, addirittura della bambina gira-testa de "L'esorcista".
Nel complesso è un'intrigante ricostruzione, ben concepita e resa più viva dalla suspance del processo in aula, di un fatto di cronaca che parrebbe essere vero. Fosse così, sarebbe meglio non trovarsi mai soli alle 3 del mattino... Vedere per credere!
Consigli: Evitate di guardare il film a notte fonda, specialmente intorno allo sfortunato orario delle 3 in punto. Se poi siete temerai, non dite che non vi avevo avvertito!
Parola chiave: Epilessia.
Ric
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giovedì 28 ottobre 2010
Film 160 - L'uomo che sapeva troppo
Un'altra occasione per avvicinarsi alle opere di un grandissimo regista.

Film 160: "L'uomo che sapeva troppo" (1956) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Hitchcock è sempre Hitchcock e riesce comunque a piacermi, non importa cosa insceni.
Qui, come in altri famosissimi film ("La finestra sul cortile", "Nodo alla gola", "La donna che visse due volte", ...) ritroviamo il fido compagno di avventure del regista inglese, James Stewart, questa volta accompagnato da una giovane Doris Day che, nel corso della pellicola, intonerà una delle canzoni più famose della storia del cinema - "Whatever Will Be, Will Be (Que Sera, Sera)" - che si aggiudicò perfino l'Oscar come miglior canzone originale all'edizione del 1957.
Al centro della vicenda la famiglia McKenna, in viaggio di piacere in Marococco, che incapperà negli ingranaggi già avviati di un complotto per l'assassinio di un esponente politico. Il loro coinvolgimento sarà condizionato dal rapimento del figlio, per la salvezza del quale, i due genitori dovranno stare al gioco dei rapitori.
In un crescendo di fraintendimenti e tensione, Hitchcock imbastisce una storia intricata (non c'è il racconto del pregresso, si parte da zero alla pari dei due genitori, per poi mettere pian piano insieme i pezzi) sorretta alla perfezione dai due attori principali. Bellissima la scena dell'orchestra, momento clou del crescendo di suspance narrativo, che riesce a coinvolgere lo spettatore tanto da fargli temere il momento in cui il percussionista si accingerà a prendere i piatti...
Non aggiungo altro, per non rovinare a chi vuole il piacere di godersi questo bellissimo film.
Consigli: Questa pellicola è un remake dell'omonima sempre firmata da Hitchcock del 1934. Ideale sarebbe farne un confronto!
Parola chiave: Ambrose Chapel.
Ric

Film 160: "L'uomo che sapeva troppo" (1956) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Hitchcock è sempre Hitchcock e riesce comunque a piacermi, non importa cosa insceni.
Qui, come in altri famosissimi film ("La finestra sul cortile", "Nodo alla gola", "La donna che visse due volte", ...) ritroviamo il fido compagno di avventure del regista inglese, James Stewart, questa volta accompagnato da una giovane Doris Day che, nel corso della pellicola, intonerà una delle canzoni più famose della storia del cinema - "Whatever Will Be, Will Be (Que Sera, Sera)" - che si aggiudicò perfino l'Oscar come miglior canzone originale all'edizione del 1957.
Al centro della vicenda la famiglia McKenna, in viaggio di piacere in Marococco, che incapperà negli ingranaggi già avviati di un complotto per l'assassinio di un esponente politico. Il loro coinvolgimento sarà condizionato dal rapimento del figlio, per la salvezza del quale, i due genitori dovranno stare al gioco dei rapitori.
In un crescendo di fraintendimenti e tensione, Hitchcock imbastisce una storia intricata (non c'è il racconto del pregresso, si parte da zero alla pari dei due genitori, per poi mettere pian piano insieme i pezzi) sorretta alla perfezione dai due attori principali. Bellissima la scena dell'orchestra, momento clou del crescendo di suspance narrativo, che riesce a coinvolgere lo spettatore tanto da fargli temere il momento in cui il percussionista si accingerà a prendere i piatti...
Non aggiungo altro, per non rovinare a chi vuole il piacere di godersi questo bellissimo film.
Consigli: Questa pellicola è un remake dell'omonima sempre firmata da Hitchcock del 1934. Ideale sarebbe farne un confronto!
Parola chiave: Ambrose Chapel.
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sabato 25 settembre 2010
Film 140 - Paranormal Activity
Partita l'estate della leggerezza, cosa meglio di un film in tarda serata? Anzi, cosa meglio di un horror?

Film 140: "Paranormal Activity" (2007) di Oren Peli
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Manuel
Pensieri: Paura? Zero. Tensione? Poca. Azione? Non pervenuta. Noia? Fino al penultimo minuto. Insomma, non è che ci siamo...
Lo so che i mezzi non erano certo quelli da grande produzione, ma io non sono più capace, dopo tanti anni di orrori (adesso fanno più impressione i Tg), a vivere una paura da 'immaginare'. Non aveva funzionato la tensione di "Open Water", film a bassissimo budget basato sullo stesso principio del non-ti-faccio-vedere-ma-tu-nella-tua-testa-sai cosa-sta-accadendo, figuriamoci se una casa vuota dove la carta prende fuoco da sola poteva rendere una strizza di qualche tipo...
Il signor Peli è stato furbo a vendere la sua opera, con la mano ancora più furba di Steven Spielberg che lo ha spinto come capolavoro di suspance, al pubblico impaziente di ritrovarsi soggiogato dall'oscurità di un dopo "The Blair Witch Project" di cui, dal '99 ad oggi, non si aveva più avuto un successore. Eccoci accontentati, "Paranormal Activity" ricalca perfettamente il genere di finto-vero e non delude chi si aspettava un paranormale poco hollywoodiano e più subdolo. Sai che c'è, ma non si manifesta fino alla fine. Perchè, diciamocelo, non è che sollevare una coperta si possa considerare una maestria horror o un giochetto crea-suspance.
E' innegabile che il passaparola sia stato fondamentale per decretarne il successo, è strano che la gente abbia ritenuto spaventoso un prodotto come questo, tanto da giustificarne un secondo capitolo prestissimo nelle sale (c'è già il trailer che gira).
Consigli: Evitate di vederlo in gruppo, la risata facile parte in fretta e si perde l'atmosfera del film. Magari, da soli, rende un pochino meglio... Provate e riferite!
Parola chiave: Tavola Ouija
Ric

Film 140: "Paranormal Activity" (2007) di Oren Peli
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Manuel
Pensieri: Paura? Zero. Tensione? Poca. Azione? Non pervenuta. Noia? Fino al penultimo minuto. Insomma, non è che ci siamo...
Lo so che i mezzi non erano certo quelli da grande produzione, ma io non sono più capace, dopo tanti anni di orrori (adesso fanno più impressione i Tg), a vivere una paura da 'immaginare'. Non aveva funzionato la tensione di "Open Water", film a bassissimo budget basato sullo stesso principio del non-ti-faccio-vedere-ma-tu-nella-tua-testa-sai cosa-sta-accadendo, figuriamoci se una casa vuota dove la carta prende fuoco da sola poteva rendere una strizza di qualche tipo...
Il signor Peli è stato furbo a vendere la sua opera, con la mano ancora più furba di Steven Spielberg che lo ha spinto come capolavoro di suspance, al pubblico impaziente di ritrovarsi soggiogato dall'oscurità di un dopo "The Blair Witch Project" di cui, dal '99 ad oggi, non si aveva più avuto un successore. Eccoci accontentati, "Paranormal Activity" ricalca perfettamente il genere di finto-vero e non delude chi si aspettava un paranormale poco hollywoodiano e più subdolo. Sai che c'è, ma non si manifesta fino alla fine. Perchè, diciamocelo, non è che sollevare una coperta si possa considerare una maestria horror o un giochetto crea-suspance.
E' innegabile che il passaparola sia stato fondamentale per decretarne il successo, è strano che la gente abbia ritenuto spaventoso un prodotto come questo, tanto da giustificarne un secondo capitolo prestissimo nelle sale (c'è già il trailer che gira).
Consigli: Evitate di vederlo in gruppo, la risata facile parte in fretta e si perde l'atmosfera del film. Magari, da soli, rende un pochino meglio... Provate e riferite!
Parola chiave: Tavola Ouija
Ric
giovedì 9 settembre 2010
Film 134 - Wolfman
Per passare un po' il tempo mi sono dedicato a una delle solite produzioni americane ad alto budget: il remake di un classico del cinema horror!

Film 134: "Wolfman" (2010) di Joe Johnston
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente credo sia uno dei film più brutti visti recentemente. Assolutamente mal confezionato, nonostante la potenzialmente ben riuscita atmosfera dark, risulta sconclusionato e assolutamente tedioso. Un film diciamo horror, non dovrebbe spaventare? Di sicuro non annoiare...
Come sempre più spesso accade, in un marasma di non creatività, c'è chi ne approfitta per spacciare il guadagno facile per il restyling di un classico. Questa volta è toccata all'uomo lupo e ai suoi fans che si cerca disperatamente di portare al cinema riprendendo spunto dall'originale di George Waggner ("L'uomo lupo", 1941).
Peccato Benicio Del Toro non sia per niente in forma e non lo si possa certo considerare perfetto per la parte solamente a causa delle occhiaie peste che si ritrova in viso. Anthony Hopkins è sempre più la fotocopia del suo personaggio maggiormente riuscito (e famoso), con punte sadiche veramente fuori luogo e uno sguardo maligno ormai talmente tanto riproposto da non far paura nemmeno per sbaglio. Della Blunt non si può nemmeno parlare visto il ruolo insignificante affibbiatole.
Insomma, un piccolo disastro di film, capace solo di creare un'infinita pseudo suspance che non porta mai ad alcunché se non al disgusto per certe scene davvero risparmiabili. Un certo splatter che mi ha ricordato l'insensata oscenità de "Il corpo di Jennifer"... Non ci siamo.
Consigli: Non va visto neanche per sbaglio.
Parola chiave: Luna piena.
Ric

Film 134: "Wolfman" (2010) di Joe Johnston
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente credo sia uno dei film più brutti visti recentemente. Assolutamente mal confezionato, nonostante la potenzialmente ben riuscita atmosfera dark, risulta sconclusionato e assolutamente tedioso. Un film diciamo horror, non dovrebbe spaventare? Di sicuro non annoiare...
Come sempre più spesso accade, in un marasma di non creatività, c'è chi ne approfitta per spacciare il guadagno facile per il restyling di un classico. Questa volta è toccata all'uomo lupo e ai suoi fans che si cerca disperatamente di portare al cinema riprendendo spunto dall'originale di George Waggner ("L'uomo lupo", 1941).
Peccato Benicio Del Toro non sia per niente in forma e non lo si possa certo considerare perfetto per la parte solamente a causa delle occhiaie peste che si ritrova in viso. Anthony Hopkins è sempre più la fotocopia del suo personaggio maggiormente riuscito (e famoso), con punte sadiche veramente fuori luogo e uno sguardo maligno ormai talmente tanto riproposto da non far paura nemmeno per sbaglio. Della Blunt non si può nemmeno parlare visto il ruolo insignificante affibbiatole.
Insomma, un piccolo disastro di film, capace solo di creare un'infinita pseudo suspance che non porta mai ad alcunché se non al disgusto per certe scene davvero risparmiabili. Un certo splatter che mi ha ricordato l'insensata oscenità de "Il corpo di Jennifer"... Non ci siamo.
Consigli: Non va visto neanche per sbaglio.
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lunedì 22 marzo 2010
Film 91 - Shutter Island
Innanzitutto ci terrei a ringraziare chi, in questi giorni, ha avuto tempo e voglia di commentare il post su "Alice in Wonderland"! Nemmeno la cerimonia degli Oscar ha raccolto tanti commenti, quindi sono veramente felice si sia riusciti finalmente a stimolare un po' di dialogo sul cinema, come vorrei fosse sempre più spesso per questo blog. E' anche vero che ultimamente faccio molta fatica a scrivere, ma non tanto per mia pigrizia, quanto per le varie situazioni che si accavallano durante la settimana, lavoro in primis.
Dato che, tra l'altro, non mi faccio mancare niente, ieri sono pure stato accusato dai miei coinquilini di speculare sul loro affitto per intascarmene una parte. Siccome questa è, evidentemente (per chi mi conosce) pura follia, non poteva esserci situazione migliore (nella peggiore delle situazioni) per ricordarmi che la follia non è per forza rinchiusa in un manicomio, ma insidiata nei meandri più inaspettati o comuni.

Film 91: "Shutter Island" (2010) di Martin Scorsese
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: E' un caso divertente che, dopo una coppia regista-attore abituati a girare film insieme, ne sia seguita subito un'altra. Ma, in questo caso, viste entrambe le pellicole, posso dire che la coppia vincente sia decisamente quella Scorsese-DiCaprio. Non avrei mai pensato potesse accadere, non perchè non siano un bravo regista e un bravo attore, ma perchè solitamente propendo naturalmente per Burton-Depp. E, invece, questo "Shutter Island" è veramente bello! Ma non della serie 'mi è piaciuto' e basta. No no, è proprio BELLO! Non mi capitava da anni di rimanere incollato alla sedia per la paura di quello che potesse succedere nella scena dopo.
Ovviamente questo non è un film horror, ci mancherebbe. E' decisamente un thriller ben fatto! Cito velocemente Wikipedia: "Il film thriller è un genere cinematografico caratterizzato dalla presenza di ritmi veloci, dalla suspense, dallo scarso utilizzo di contenuti splatter e dai temi psicologici presentati. Le trame solitamente vedono l'utilizzo dell'antagonista sotto forma di serial killer e deviato mentale, ciò differenzia questo genere col vicino horror". Dunque, in questa descrizione c'è tutto il film di Scorsese. Ho sempre paura di dire troppo in questi casi, quindi cercherò di dosare le parole.
Innanzitutto niente è quello che sembra, preparatevi. Ma proprio niente di niente, dalla prima all'ultima cosa. Il mio consiglio è di evitare di volerci capire subito qualcosa per forza, tanto poi verrete smentiti. L'intreccio è, verso la fine, comprensibile solo in parte, diciamo solo superficialmente. Quello che c'è sotto è una tristissima storia che attende solo di essere svelata.
Io vi suggerisco davvero di vedere questa pellicola, perchè a differenza di tutte le scemate che ci sono in giro, qui il livello regia/recitazione/tempi filmici sono davvero resi perfettamente. Cogliete i particolari insieme all'ispettore Teddy Daniels/DiCaprio, arrischiatevi lungo scogliere a picco su mare e scogli, sedetevi ben comodi per una seduta dallo psichiatra davvero particolare! Ovvio che non sarà mai considerato il capolavoro del grande regista newyorkese, ma se tutti i non capolavori fossero prodotti allo stesso livello di questo "Shutter Island", allora sarebbe sempre un piacere andare al cinema e lasciarsi abbracciare ogni volta da una nuova storia!
Per concludere: a) il cast, oltre che da DiCaprio (sempre più bravo, chi lo avrebbe mai detto ai tempi del "Titanic"), è composto da Mark Ruffalo (attore che necessita ancora di trovare una sua identità sullo schermo), Ben Kingsley (il Gandhi del famoso film), Michelle Williams (la Jen di "Dawson's Creek", nominata all'Oscar insieme a Heath Ledger per "Brokeback Mountain"), Patricia Clarkson (sempre fantastica attrice, camaleontica e mai inappropriata!), Emily Mortimer (volto abbastanza conosciuto, ma difficile da collegare a un nome: l'abbiamo vista in "Match Point", "La Pantera Rosa" 1&2, "Lars e una ragazza tutta sua" oltre che in "Elizabeth") e Max von Sydow ("L'esorcista" vi dice niente?); b) il cast tecnico è composto da molti dei preferiti di Scorsese: gli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per i set, Thelma Schoonmaker al montaggio (3 volte premio Oscar per i montaggi di pellicole di Scorsese e passata l'estate scorsa a Bologna per una retrospettiva in Piazza Maggiore sul marito Michael Powell), Sandy Powell (fresca vincitrice del suo terzo Oscar per i costumi di "The Young Victoria") e Robert Richardson (direttore della fotografia di molti film anche di Tarantino e 2 volte premio Oscar).
Film 91 - Shutter Island
Film 364 - Shutter Island
Film 1481 - Shutter Island
Consigli: Da guardare al cinema o comunque al buio! I colpi di scena non vi lasceranno insoddisfatti!
Parola chiave: Rachel Solando.
Ric
Dato che, tra l'altro, non mi faccio mancare niente, ieri sono pure stato accusato dai miei coinquilini di speculare sul loro affitto per intascarmene una parte. Siccome questa è, evidentemente (per chi mi conosce) pura follia, non poteva esserci situazione migliore (nella peggiore delle situazioni) per ricordarmi che la follia non è per forza rinchiusa in un manicomio, ma insidiata nei meandri più inaspettati o comuni.

Film 91: "Shutter Island" (2010) di Martin Scorsese
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: E' un caso divertente che, dopo una coppia regista-attore abituati a girare film insieme, ne sia seguita subito un'altra. Ma, in questo caso, viste entrambe le pellicole, posso dire che la coppia vincente sia decisamente quella Scorsese-DiCaprio. Non avrei mai pensato potesse accadere, non perchè non siano un bravo regista e un bravo attore, ma perchè solitamente propendo naturalmente per Burton-Depp. E, invece, questo "Shutter Island" è veramente bello! Ma non della serie 'mi è piaciuto' e basta. No no, è proprio BELLO! Non mi capitava da anni di rimanere incollato alla sedia per la paura di quello che potesse succedere nella scena dopo.
Ovviamente questo non è un film horror, ci mancherebbe. E' decisamente un thriller ben fatto! Cito velocemente Wikipedia: "Il film thriller è un genere cinematografico caratterizzato dalla presenza di ritmi veloci, dalla suspense, dallo scarso utilizzo di contenuti splatter e dai temi psicologici presentati. Le trame solitamente vedono l'utilizzo dell'antagonista sotto forma di serial killer e deviato mentale, ciò differenzia questo genere col vicino horror". Dunque, in questa descrizione c'è tutto il film di Scorsese. Ho sempre paura di dire troppo in questi casi, quindi cercherò di dosare le parole.
Innanzitutto niente è quello che sembra, preparatevi. Ma proprio niente di niente, dalla prima all'ultima cosa. Il mio consiglio è di evitare di volerci capire subito qualcosa per forza, tanto poi verrete smentiti. L'intreccio è, verso la fine, comprensibile solo in parte, diciamo solo superficialmente. Quello che c'è sotto è una tristissima storia che attende solo di essere svelata.
Io vi suggerisco davvero di vedere questa pellicola, perchè a differenza di tutte le scemate che ci sono in giro, qui il livello regia/recitazione/tempi filmici sono davvero resi perfettamente. Cogliete i particolari insieme all'ispettore Teddy Daniels/DiCaprio, arrischiatevi lungo scogliere a picco su mare e scogli, sedetevi ben comodi per una seduta dallo psichiatra davvero particolare! Ovvio che non sarà mai considerato il capolavoro del grande regista newyorkese, ma se tutti i non capolavori fossero prodotti allo stesso livello di questo "Shutter Island", allora sarebbe sempre un piacere andare al cinema e lasciarsi abbracciare ogni volta da una nuova storia!
Per concludere: a) il cast, oltre che da DiCaprio (sempre più bravo, chi lo avrebbe mai detto ai tempi del "Titanic"), è composto da Mark Ruffalo (attore che necessita ancora di trovare una sua identità sullo schermo), Ben Kingsley (il Gandhi del famoso film), Michelle Williams (la Jen di "Dawson's Creek", nominata all'Oscar insieme a Heath Ledger per "Brokeback Mountain"), Patricia Clarkson (sempre fantastica attrice, camaleontica e mai inappropriata!), Emily Mortimer (volto abbastanza conosciuto, ma difficile da collegare a un nome: l'abbiamo vista in "Match Point", "La Pantera Rosa" 1&2, "Lars e una ragazza tutta sua" oltre che in "Elizabeth") e Max von Sydow ("L'esorcista" vi dice niente?); b) il cast tecnico è composto da molti dei preferiti di Scorsese: gli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per i set, Thelma Schoonmaker al montaggio (3 volte premio Oscar per i montaggi di pellicole di Scorsese e passata l'estate scorsa a Bologna per una retrospettiva in Piazza Maggiore sul marito Michael Powell), Sandy Powell (fresca vincitrice del suo terzo Oscar per i costumi di "The Young Victoria") e Robert Richardson (direttore della fotografia di molti film anche di Tarantino e 2 volte premio Oscar).
Film 91 - Shutter Island
Film 364 - Shutter Island
Film 1481 - Shutter Island
Consigli: Da guardare al cinema o comunque al buio! I colpi di scena non vi lasceranno insoddisfatti!
Parola chiave: Rachel Solando.
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