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venerdì 2 agosto 2024

Film 2222 - Boyz n the Hood

Intro: Finalmente in pari con le pellicole viste di recente (farò una veloce eccezione con "Deadpool & Wolverine" che vado a vedere questa sera), torno sui miei passi alla lista di film che ho visto l'anno scorso e ho lasciato indietro qualche mese fa. Si ricomincia da questa classico.

Film 2222: "Boyz n the Hood" (1991) di John Singleton
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ne avevo sempre sentito parlare ed ero curioso di recuperarlo, senza che mai ci fosse l'occasione giusta per farlo. E' successo l'anno scorso quando Cineworld ha riproposto la pellicola al cinema.
Onestamente non sapevo cosa aspettarmi né se "Boyz n the Hood" mi sarebbe piaciuto, considerato le tematiche a me poco familiari. In realtà sono rimasto molto colpito dalla visione.
Certo si tratta di un film non facile, la storia costellata di omicidi e promesse che mai si potranno avverare, con la possibilità di un futuro migliore difficile da raggiungere per i suoi protagonisti che, a causa del luogo in cui crescono, sono costretti ad assistere a numerosi episodi di violenza (che inevitabilmente chiama altra violenza). Provare a costruirsi la possibilità di un futuro diverso e migliore è complesso.
In mezzo a tutto questo, le relazioni umane, la famiglia, gli amici e le rivalità tra gang, omicidi a sangue fretto che chiamano altra violenza in una promessa di vendettà che è in realtà senza fine e non fa altro che portare via altre giovani vite.
E' una storia straziante, un pugno nello stomaco dietro l'altro anche quando, nel finale, qualcuno effettivamente ce la fa ad allontanarsi dalla realtà violenta del quartiere, il famoso "hood" del titolo.
Cast: Ice Cube, Cuba Gooding Jr., Morris Chestnut, Nia Long, Angela Bassett, John Singleton, Regina King, Tyra Ferrell, Larry Fishburne.
Box Office: $57.5 milioni
Vale o non vale: Storia potente e ben raccontata, con un cast di giovani talenti che spazia tra due futuri premi Oscar (Cuba Gooding Jr. e Regina King), il rapper Ice Cube e due tra le star di Hollywood più conosciute, ovvero Angela Bassett e Larry Fishburne (che, tra l'altro, due anni dopo saranno i protagonisti del biopic su Tina Turner "What's Love Got to Do with It"). Insomma, "Boyz n the Hood" ha fin da subito tutti gli elementi per essere una grande pellicola. Farà di più, però, passato alla storia come uno dei titoli più significativi nel suo genere. Assolutamente da vedere.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per Miglior regia e Miglior sceneggiatura originale. Nominato all'Mtv Movie + TV Awards per Best Movie e vincitore per Best New Filmmaker (Singleton).
Parola chiave: Futuro.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 29 aprile 2023

Film 2182 - 65

Intro: Molto incuriosito dal trailer, sono corso al cinema a recuperare questo film non appena ho potuto!

Film 2182: "65" (2023) di Scott Beck, Bryan Woods
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: l'idea di mischiare navicelle spaziali e dinosauri? Potenzialmente intrigante, anche se quella di alieni e cowboy non aveva funzionato tanto bene in passato... Eppure sulla carta questa pellicola sembrava un potenziale successo. Dove sta il problema, quindi?
La verità è che "65", oltre all'idea alla base della trama non va. Adam Driver si schianta sulla Terra e, pur provenendo da lfuturo, per qualche motivo finisce nel passato all'epoca dei dinosauri. E proprio qui sta il problema: tutto quanto detto finora lo sappiamo già perché ce lo dice il poster. Ergo, no effetto sorpresa rispetto ad uno dei colpi di scena della trama che avrebbe potuto fare la differenza in termini di lasciare lo spettatore sorpreso e piacevolmente colpito. Capisco che si debba trovare il modo per invogliare gli spettatori a vedere il film, ma non era davvero necessario rivelare che si trattasse praticamente di un viaggio nel tempo all'epoca dei dinosauri. Quindi sì, abbiamo un problema non da poco sin dal principio.
Avendo praticamente sprecato uno dei possibili twist della sceneggiatura, mi sarei aspettato che la storia facesse di tutto pur di stupirmi con altre sorprese e momenti epici, soprattutto considerato che si fa la fatica di scomodare i dinosauri (in un momento storico in cui un film tremendo come "Jurassic World Dominion" è riuscito ad incassare oltre 1 miliardo di dollari al box-office mondiale). Invece "65" sceglie di relegarli nello sfondo e concentrarsi sul rapporto tra i due protagonisti della pellicola: non ci sarebbe niente di male, non fosse che la storia di fatto finisce per rinnegare quegli elementi usati per attirare al cinema gli spettatori (tutta la componente sci-fi) per focalizzarsi sul rapporto tra Mills, il capitano con i sensi di colpa per la figlia morta che non è riuscito a salvare (Adam Driver), e Koa (Ariana Greenblatt), la bambina che non sa di aver perso i genitori e spera di poterli riabbracciare con l'aiuto di Mills, con cui però non può comunicare poiché i due non parlano le rispettive lingue.
Ribadisco, non ci sarebbe niente di male sul dare spazio prevalentemente alla storia e percorso di crescita dei due protagonisti, non fosse che non è la storia per cui ho pagato il biglietto. Io voglio vedere i dinosauri e voglio vedere come uno piovuto dal futuro, con armi e tecnologie a disposizione che non mi posso neanche immaginare, si confronta con il pericolo primordiale di un animale gigantesco che ti considera la sua cena. Fine. Tutto il resto non mi interessa, se non marginalmente. E non per superficialità o mancanza di tatto, ma semplicemente perché "65" mi ha convinto che fosse la storia di un sopravvissuto che non sa di trovarsi sul nostro pianeta nel periodo Cretaceo e deve confrontarsi con situazioni estreme per sopravvivere. Benissimo darmi un po' di contesto in termini di motivazione del personaggio e del suo percorso personale all'interno della storia, ma questo è un film di fantascienza che si immagina un mondo in cui un umano nel futuro, per un motivo o per un altro, deve fare i conti coi dinosauri: se avessi voluto vedere una pellicola su un padre disperato per la morte della figlia e pieno di rimorso perché quando è venuta a mancare lui non c'era e che ora cerca di alleviare dolore e senso di colpa aiutando la povera orfana a sopravvivere... allora a) non mi servivano i dinosauri e b) avrei guardato un altro film.
Quindi no, "65" non fa centro. E' un prodotto che non sa cosa vuole vendere o che tenta - senza riuscirci - di essere troppe cose alla volta. E nonostante Adam Driver sia ovviamente in grado di portare tutta la baracca sulle sue spalle, il risultato finale è mediocre a dir molto. Peccato.
Ps. Il fatto che Koa passi dal non sapere una parola di inglese a capire Mills nel giro di qualche giorno, considerato poi che lui si riveli assoltamente incapace (in-ca-pa-ce) a spiegarsi tramite gesti o disegni, è una semplificazione della trama che mi ha alquanto irritato.
Cast: Adam Driver, Ariana Greenblatt.
Box Office: $56.2 milioni
Vale o non vale: Cercate un film di fantascienza? Un film sui dinosauri? Un film che combini insieme elementi narrativi inaspettati e, sulla carta, impossibili da mischiare? Ottimo, evitate "65".
Scelte perfette per la ricerca di cui sopra sono, nell'rodine: "Alien", "Jurassic Park" e "Godzilla vs. Kong".
Premi: /
Parola chiave: Bacche.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 22 luglio 2021

Film 2034 - The Tomorrow War

Intro: Amazon lo ha talmente tanto pubblicizzato ovunque che, anche non avessi voluto vederlo, il brainwash ha in parte funzionato. E poi, lo ammetto, ho un debole per Chris Pratt.

Film 2034: "The Tomorrow War" (2021) di Chris McKay
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Keith
In sintesi: due cose non mi hanno per niente convinto di questo film: il costante tono drammatico che appesantisce la storia (e lo spettatore) e una buona dose di mancanza di senso nello spiegare come funzioni sta cosa della guerra dal futuro.
Per quanto riguarda il primo aspetto, nonostante l'ovvia caratterizzazione drammatica della storia, la mancanza di una netta distinzione tra momenti in cui è effettivamente richiesto un cambio di passo, un "appesantimento" dei toni per così dire, finisce per decretare un appiattimento generale rispetto a come il film viene percepito. Se ogni momento, ogni scena, ogni avvenimento presenta un'accompagnamento musicale da imminente fine del mondo e non si intermezza il dramma a qualche episodio che allievi la tensione, le occasioni in cui sarebbe effettivamente richiesto di mostrare un aggravamento in tensione e drammaticità finiscono per perdere di rilevanza e e il risultato finale è piatto e manca di epicità. Non importa quanti milioni di dollari tu investa negli effetti speciali (che sono molto buoni, ad essere onesti).
Rispetto alla seconda questione, mi sfugge un po' il senso di reclutare a forza dei privati cittadini per catapultarli nel futuro, senza alcun tipo di training preventivo, per far loro combattere una guerra di cui non sanno niente, nemmeno che aspetto abbia il loro nemico. Cioè, esattamente qual è lo scopo di mandare al massacro milioni di persone non addestrate per combattere una guerra - che si sta già perdendo - senza fornire alcuna informazione pratica o tattica? Se il punto era mettere delle armi in mano a della gente a caso tanto per far numero mi sfugge il senso di prendersi la briga di costruire un marchingegno che ti faccia viaggiare nel tempo con lo scopo di arruolare nuove reclute tra i tuoi ranghi.
Senza contare che, se l'umanità del futuro non è in grado di sconfiggere il nemico alieno, perché dovrebbe essere in grado di farlo l'umanità del passato (con tecnologia e conoscenze più antiquate)?
Onestamente questa pellicola mi è sembrata solo una scusa buttarci lì qualche alieno computerizzato fatto bene e una marea di sparatorie ed esplosione che avrebbero fatto un figurone al cinema. Più di questo "The Tomorrow War" non offre, se non qualche sbadiglio.
Cast: Chris Pratt, Yvonne Strahovski, J. K. Simmons, Betty Gilpin, Sam Richardson, Edwin Hodge, Alexis Louder.
Box Office: /
Vale o non vale: Visivamente il film non ha niente da rimproverarsi, ma la trama è innecessariamente drammatica e contorta e il tono costantemente, incessantemente drammatico. Persino all'inizio, quando il protagonista Dan (Pratt) non ottiene il lavoro che voleva e tiene il broncio alla figlioletta durante le feste natalizie. Ma il senso?
Per carità, è un prodotto che si lascia vedere, ma non aspettatevi troppo.
Premi: /
Parola chiave: Toxin.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 29 giugno 2021

Film 2020 - The Terminator

Intro: Il film preferito di Keith è il secondo capito di questa saga che, per altro, io non avevo mai visto. Quale miglior occasione per recuperare una parte di storia del cinema moderno?!

Film 2020
: "The Terminator" (1984) di James Cameron
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Keith
In sintesi: Schwarzy ci mostra un po' di lato A, molto lato B e tantissimo talento robot per questo capitolo introduttivo di una delle saghe più iconiche della cinematografia hollywoodiana che - classico - ha finito per rovinarsi negli anni. Ma non sta a me giudicare considerato che ho recuperato il primo titolo alla veneranda età di 34 anni...
Ora, premesso che gli effetti speciali sono datati e il risultato finale un po' ne risenta per lo spettatore moderno, sta di fatto che l'idea dietro "The Terminator" sia assolutamente efficace - per non dire geniale - e che ora finalmente capisco perché questa saga si sia ritagliata uno spazio d'onore tra quelle più famose e riconoscibili del grande schermo.
Aggiungo, comunque, che gli sforzi per portare in vita l'idea di una macchina assolutamente identica ad un essere umano - per quanto Schwarzenegger possa somigliare a un uomo - che arriva dal futuro per uccidere la madre di un rivoluzionario ancora nemmeno concepito sono davvero pazzeschi per l'epoca e nonostante l'occhio moderno rovini un po' la visione, il risultato finale è in ogni caso assolutamente godibile.
Ps. Mi sento di dirlo: non sono per niente fan di Linda Hamilton.
Film 2020 - The Terminator
Film 2024 - Terminator 2: Judgment Day
Film 876 - Terminator Salvation
Film 1461 - Terminator Genisys
Cast: Arnold Schwarzenegger, Michael Biehn, Linda Hamilton, Paul Winfield, Lance Henriksen.
Box Office: $78.3 milioni
Vale o non vale: Intrigante grazie ad un'idea per pensata, soddisfacente nell'esecuzione e capace di sfruttare al meglio il glaciale approccio recitativo di Schwarzenegger regalandogli il ruolo (iconico) del cyborg assassino tutto muscoli e quasi nessuna battuta. Tranne forse una delle più indimenticabili: "I'll be back!"
Premi: /
Parola chiave: Polaroid.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 12 aprile 2021

Film 1983 - Run

Intro: Avevo voglia di qualcosa di facile facile...
Film 1983: "Run" (2020) di Aneesh Chaganty
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: francamente avevo 0 aspettative rispetto a questo film, per non dire che mi aspettassi un prodotto terribile. In realtà "Run", per quanto titolo assolutamente dimenticabile, fa comunque il suo dovere meglio di quanto non mi potessi aspettare.
Poi, devo dire, non sono esattamente un fan delle pellicole con praticamente due protagonist* e personaggi secondari inesistenti dove paesaggi e scenografie la fanno da padrone - della serie: la casa è un personaggio, il mood della storia è dato dalla fotografia combinata con gli elementi paesaggistici, ecc ecc - perché le storie così scarne di elementi solitamente lo sono perché mancano di una trama, in ogni caso "Run" ha sufficiente tensione e toni drammatici per risultare sostenibile nei suoi 89 minuti di durata. Il che, visto i tempi che corrono, è grasso che cola.
Cast: Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Sara Sohn, Sharon Bajer, Tony Revolori.
Box Office: $3.4 milioni
Vale o non vale: Certo non un titolo indimenticabile, ma se cercate un diversivo facile e di sufficiente intrattenimento, "Run" dovrebbe fare al caso vostro. Sarah Paulson è sempre un'ottima protagonista, anche se a mio avviso sarebbe ora cercasse di evadere un po' da generi così dark come horror, thriller, dramma o su tematiche di abuso. Sarebbe interessante vederla in altri contesti, diciamo.
Premi: /
Parola chiave: Posta.

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sabato 6 marzo 2021

Film 1965 - Cocktail

Intro: Mi prendo una pausa dalla ricerca per il mio progetto universitario e decido di vedere un film di cui avevo sempre sentito parlare e non avevo mai avuto l'occasione di recuperare. E del quale conoscevo una scena iconica.
Peccato che fosse il film sbagliato.
Film 1965: "Cocktail" (1988) di Roger Donaldson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Cocktail" è tutto quello che non mi aspettavo da questo film e, soprattutto, non il film che pensavo di stare per vedere (che era poi "Risky Business", recuperato qualche sera dopo). Insomma, una sorpresa sotto molteplici punti di vista.
Un po' perché si tratta di una gran boiata, un po' perché si tratta di una di quelle boiate che si prende molto sul serio, il che rende il risltato finale ancora più godibile, devo ammettere.
Poi, diciamoci la verità, rivedrei "Cocktail"? Assolutamente no, però togliersi uno sfizio non ha mai fatto del male a nessuno (anche se era lo sfizio sbagliato).
Cast: Tom Cruise, Bryan Brown, Elisabeth Shue, Gina Gershon, Kelly Lynch, Lisa Banes.
Box Office: $171.5 milioni
Vale o non vale: Un po' 80s nostalgia, un po' baggianata per teenagers desideros* di una shakerata da Tom Cruise, "Cocktail" mette in scena una serie considerevole di elementi drammatici (come suicidio e disperazione), mixando il tutto in un calderone che si prende molto sul serio, ma non riesce a stare al passo con il tono che vorrebbe dare al prodotto finale. Quindi va un po' così, prendere o lasciare.
Premi: Candidato al Golden Globe e al Grammy per la Migliore canzone originale ("Kokomo"). Candidato a 4 Razzie Per Peggior film, sceneggiatura, regia e attore protagonist (Cruise), il film ha vinto nelle prime due categorie.
Parola chiave: Cocktails & Dreams.

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Bengi

sabato 3 ottobre 2020

Film 1926 - For Keeps

Intro: In treno verso casa, con la prospettiva di 5 ore di viaggio, mi è sembrato giusto termi compagnia con un filmetto facie facile che da tempo volevo recuperare.
Film 1926: "For Keeps" (1988) di John G. Avildsen
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: sono un fan delle pellicole anni '80 che parlano di teenagers e le loro difficoltà nell'affrontare l'approccio all'età adulta, per cui ho sicuramente un debole per Molly Ringwald e la sua filmografia d'esordio ("Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare", Breakfast Club", "Bella in rosa"). Mi sono interessato a questo film quando ho scoperto che la protagonista fosse proprio lei e che, da quanto potevo dedurre, si parlasse di tematiche di una certa complessità, come gravidanza e ripercussioni sul futuro.
Devo dire che "For Keeps" non si tira certo indietro quando è il momento di mettere in scena le difficoltà della coppia Darcy - Stan dal momento in cui si scopre che la ragazzina è incinta e che i progetti di successi scolastici a venire saranno decisamente da mettere in stand-by. Pur concesso questo, la rappresentazione delle dinamiche di una coppia di minorenni che decide di tenere il figlio di una gravidinza inattesa e sposarsi per andare a vivere in una topaia (che magicamente diventerà piccola reggia) dopo che i genitori li avranno di fatto ripudiati, presenta una dose non indifferente di edulcorazione e semplicismo su cui, a mio avviso, è bene non soprassedere con troppa leggerezza. Non contenta, la storia affronta anche questioni delicate come la depressione post partum, per poi ricorrere a un escamotage frettoloso nel momento in cui la sceneggiatura ha bisogno di procedere oltre e accompagnarci verso l'happy ending.
Insomma, nonostante le buone intenzioni è pur vero che ci troviamo di fronte ad una pellicola romantica il cui scopo finale è quello di rassicurare lo spettatore - probabilmente teenager - e garantire quella dose di felicità e serenità ai protagonisti che assicuri un finale soddisfacente dopo tutta la dose di complicazioni derivate dal presupposto iniziale.
Credo che "For Keeps" regali a tratti una visione plausibile di come sarebbe la vita di due teenagers alle prese con un bebè, ma è pur vero che per il benestare dell'operazione commerciale, la storia è stata farcita di semplificazioni e una certa qual dose di superficialità che ha tratti mi ha infastidito (il personaggio della madre di Darcy è terribile). Decisamente non un capolavoro, ma in definitiva passabile.
Cast: Molly Ringwald, Randall Batinkoff, Kenneth Mars, Miriam Flynn, Conchata Ferrell, Sharon Brown.
Box Office: $17.5 milioni
Vale o non vale: I fan della Ringwald non possono esimersi dal recuperare uno dei tanti prodotti mainstream adolescenziali della popolare attrice anni '80 (oggi la troviamo in "Riverdale"). Per tutti gli altri, magari fa di quel particolare decennio, può essere un passatempo sensato, pur consapevoli che si tratta di una storia per nulla spensierata.
Premi: /
Parola chiave: Gravidanza.

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Bengi

mercoledì 9 settembre 2020

Film 1919 - The Farewell

Intro: Altro film che ero curiosissimo di recuperare viste le buonissime recensioni e un ruolo da protagonista per Awkwafina che ha attirato molto la mia curiosità.
Film 1919: "The Farewell" (2019) di Lulu Wang
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese, mandarino
Compagnia: Andrea
In sintesi: non mi sento di definire questa pellicola una commedia, per quanto pare che commedia drammatica sia la descrizione più comune. E' vero, Awkwafina riesce perfettamente a bilanciare una comicità tagliente con le tematiche spesso complesse e/o drammatiche della sceneggiatura di Lulu Wang, però da qui a ridere ne passa.
Più che altro si può definire per noi (occidentali?) surreale l'idea alla base di "The Farewell" perché per molti versi lontana da come concepiamo i diritti del malato e della persona in generale. Il presupposto è questo: la nonna di Billi - una giovane adulta cinese immigrata in America con i genitori - abita in Cina e sta per morire. Nessuno della famiglia ha intenzione di dirglielo per non costringere la donna a vivere in sofferenza i suoi ultimi giorni. Per questo motivo a) nessuno vuole che Billi vada a trovare la nonna insieme agli altri parenti a Changchun perché la ragazza non sa tenere un segreto e b) la famiglia organizza un matrimonio così da distrarre l'anziana.
E' evidente che ci sia molta carne al fuoco, la storia si confronta con tantissime tematiche anche molto attuali, prima fra tutte quella dell'immigrazione e cosa significhi per le persone che lasciano il proprio paese per un altro, quali implicazioni ci siano. Divisa a metà fra due culture opposte, Billi - ma anche i suoi genitori - fatica a mettere insieme i pezzi di una vita che sembrerebbe non aver ingranato e il viaggio in Cina non farà che mettere ancora di più in luce questo senso di vuoto. L'imminente perdita della nonna non fa che acuire il sentimento di mancanza, tanto che la ragazza si ripropone di rimanere al fianco dell'anziana fino alla fine.
Al contempo Nai Nai (Zhao Shu-zhen) non dimostra alcun segno di cedimento e, anzi, più arzilla che mai si prepara all'organizzazione di un matrimonio che pare più una copertura che un vero atto d'amore. Il tutto in un mix familiare che coinvolge un numeroso gruppo di persone che non si sedeva assieme a tavola da tempo. Non mancano tensioni e incomprensioni, pur sempre addolcite dalle circostanze.
Insomma, "The Farewell" è un bel prodotto che ha molto da raccontare e lo fa con un tono pacato, eppure estremamente incisivo. La performance di Awkwafina è perfetta e regge buona parte della storia, accompagnando i momenti spensierati a quelli più drammatici con estrema vitalità e carisma. Davvero un'ottima prova di attrice. Nell'insieme, quindi, un buon risultato finale per un titolo della passata stagione che ha qualcosa da dire.
Cast: Awkwafina, Tzi Ma, Zhao Shu-zhen, Diana Lin, Lu Hong, Jiang Yongbo, Chen Han, Aoi Mizuhara.
Box Office: $22.5 milioni
Vale o non vale: L'ho trovato piacevole e interessante dall'inizio alla fine. Mette a confronto molteplici culture e come le persone ci si rapportino. Descrive dinamiche familiari che potrebbero appartenere a qualunque famiglia, per cui è abbastanza facile immedesimarsi. Racconta una storia meno convenzionale di quanto non si penserebbe all'inizio, grazie anche ad un finale che, pur non gridato, risulta in un colpo di scena inaspettato. Insomma, "The Farewell" funziona su tutta la linea ed è certamente un piccolo film indipendente a cui dare una chance.
Premi: Candidato al Golden Globe per Miglior film straniero, Awkwafina ha vinto quello per la Miglior attrice protagonista musical o commedia (WTF?!). Candidato al BAFTA per il Miglior film straniero.
Parola chiave: Uccellino.

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Bengi

martedì 14 maggio 2019

Film 1582 - The Fifth Element

Intro: Non lo avevo mai visto ed ero sempre stato curioso di recuperarlo. Ricordo che da bambino ero rimasto particolarmente colpito da uno degli outfit di un personaggio di questa pellicola...
Film 1582: "The Fifth Element" (1997) di Luc Besson
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non è la prima volta che Besson delude un po' le mie aspettative e nonostante i numerosi titoli a suo favore ("Léon" in primis), da "Il quinto elemento" mi aspettavo molto, molto di più. Avventura, sci-fi, una tonnellata di effetti speciali, qualche elemento comico ed esplosioni in ogni dove per un'ambientazione futuristica che convince solo a metà, il tutto per un caotico risultato finale che rimane impresso per due soli motivi: il traffico volante della New York 2263 e il "vestito" carta igienica-fetish di Milla Jovovich. Il resto non è nulla che non si sia già visto e anche qui - nemmeno a dirlo - si scomodano geroglifici e antiche profezie (esempi similissimi dal passato e presente: "Mannequin", 1987, e "X-Men: Apocalisse", 2016). Intrattiene, ma non convince.
Cast: Bruce Willis, Gary Oldman, Ian Holm, Chris Tucker, Milla Jovovich, Luke Perry.
Box Office: $263.9 milioni
Vale o non vale: Fa del suo meglio per consegnare un'avventura sorprendente e divertente, ma non ci riesce del tutto. Gli effetti speciali sono quelli che sono e nonostante la presenza di un cast internazionale e la regia lungimirante di uno come Besson, la storia non riesce ad elevarsi oltre lo status di tentativo non americano di produrre un film ad alto budget. Comunque si fa guardare.
Premi: Candidato a 1 premio Oscar per i Migliori effetti sonori e vincitore di 1 BAFTA per gli effetti speciali; ai César 1998 la pellicola era candidata a 8 premi (tra cui Miglior film) e ne ha vinti 3: Miglior regia, fotografia e scenografia. Nominato a 2 Razzie per Peggior attrice non protagonista (Jovovich) e Peggior nuova star (Tucker).
Parola chiave: Diva.

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domenica 12 maggio 2019

Film 1580 - Step Up

Intro: Secondo mia cugina dovevo guardarmi tutto il franchise, ma ho resistito solo per un film...
Film 1580: "Step Up" (2006) di Anne Fletcher
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: mah, in tutta onestà ho trovato questa pellicola davvero poco interessante. Non che non sia un fan delle pellicole che mettono al centro della storia il ballo, il punto non è tanto quello, quanto proprio la mancanza di elementi narrativi validi e di intrattenimento. Poi, per carità, le mirabolanti esibizioni sono sicuramente d'effetto e belle da vedere, ma rimane il fatto che, oltre la superficie, questa pellicola non abbia molto da raccontare. Perlomeno a me.
Cast: Channing Tatum, Jenna Dewan, Mario, Drew Sidora, Damaine Radcliff, Alyson Stoner, De'Shawn Washington, Josh Henderson, Rachel Griffiths.
Box Office: $114.2 milioni
Vale o non vale: Amore e ballo ai tempi della scuola, per un mix che cerca di combinare "Save the Last Dance", "Honey" e "Saranno Famosi" veramente non molto riuscito. Per i fan del genere balli scatenati e amori adolescenziali (circa) proibiti.
Premi: /
Parola chiave: Presentazione.

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sabato 9 giugno 2018

Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel

Intro: Altro dvd, altro film che avevo già visto ma avevo piacere di guardare di nuovo.
Film 1494: "The Best Exotic Marigold Hotel" (2011) di John Madden
Visto: dalla tv di Tracey
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: dopo la pensione, il lutto, la salute che se ne va, cosa rimane alle persone? E’ questo l’incipit del film, che va a raccontare il percorso di un gruppo di più o meno anziani in viaggio verso la loro nuova (e ultima?) destinazione: l’India. Il confronto fra la madrepatria inglese e la terra asiatica è uno shock culturale cui non tutti sono preparati, fatto che porterà a destabilizzare equilibri oltre che portare a nuove e impensate amicizie e opportunità;
a tirare le fila della storia sono lo stesso hotel e il suo rocambolesco giovane manager, un giovane indiano sognatore (Dev Patel) che spera di poter trasformare la vecchia struttura ereditata dal padre in un ritiro di lusso per la terza età. Il luogo di ritrovo comune è il centro silenzioso del racconto, capace di affascinare e stordire, risultare oppressivo quanto una prigione o invogliare a rapportarsi con le novità locali. Ogni personaggio reagirà agli stimoli in maniera diversa;
esattamente come per la prima volta che lo vidi, “The Best Exotic Marigold Hotel” mi ha lasciato una sensazione di mancanza, seppure questa volta mitigata dal fatto che sapessi già cosa aspettarmi. L’approfondimento dei personaggi è sensato e mai sciocco, molto umano, e anche i toni più leggeri aiutano il risultato finale ad acquisire una certa delicatezza spensierata nonostante l’evidente difficoltà di certi temi. Eppure tutto questo non è bastato nemmeno in questa occasione a lasciarmi soddisfatto di un prodotto da cui onestamente mi aspettavo molto di più.
Film 398 - Marigold Hotel
Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel
Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel
Cast: Judi Dench, Bill Nighy, Penelope Wilton, Dev Patel, Celia Imrie, Ronald Pickup, Tom Wilkinson, Maggie Smith.
Box Office: $136.8 milioni
Vale o non vale: per i temi che tratta e i toni in cui li affronta sicuramente “Marigold Hotel” vale la visione, senza contare che si avvale di un cast magnifico e assolutamente in parte. Il successo della pellicola ha portato anche alla realizzazione di un sequel – qualcosa vorrà dire -, per cui farsi una propria opinione non guasta. Però il film poteva sicuramente avere una marcia in più.
Premi: 2 candidature ai Golden Globes per Miglior film e attrice protagonista (Dench) nella categoria musical o commedia.
Parola chiave: Futuro.

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Bengi

sabato 10 febbraio 2018

Buoni propositi per il 2018

Non ho mai avuto il dono della sintesi. O meglio, so sintetizzare gli elementi di una storia in maniera ritengo sufficientemente efficace, ma quando non sono costretto a farlo o non mi sforzo per ottenere un risultato conciso, finisco per lasciarmi prendere la mano.
Non sono mai stato per così tanto tempo lontano da HollywoodCiak, lontano da quella che considero la mia creatura, un prodotto della mia forza di volontà e passione che, però, rischia di risultare davvero solo mio. Nel tempo, negli anni, ho dato per assodato che la strada intrapresa fosse necessariamente quella giusta in quanto più sensata per me. Il blog è diventato troppo spesso un soliloquio, il racconto del mio racconto e non è questa l’intenzione che avevo in mente. Il senso è sempre e comunque confrontarmi con la mia passione, ma il punto era ed è farlo in chiave personale, meno scontata e certamente non accademica.
Negli anni ce l’ho messa tutta per perfezionare un prodotto nato da un mio interesse e diventato, di fatto, un lavoro a tempo pieno. Un blog, un profilo Instagram in inglese con quasi 3000 follower, un canale YouTube (grazie al cielo abbandonato), un profilo Twitter, una pagina Facebook bilingue. Insomma, per starci e starmi dietro ci sono voluti impegno, costanza e tanto tempo.
Niente mi ha dato più soddisfazione personale di questo progetto, un qualcosa che ho curato e portato avanti senza che niente sia riuscito a farmi desistere.
Come dicevo, la sintesi non mi contraddistingue, eppure è arrivato il momento di lanciarmi in un nuovo capitolo di HollywoodCiak.
Il 2018 mi sta richiedendo un enorme spirito di adattamento, oltre che una rimessa in discussione di tutti gli elementi fondamentali della mia vita fino a qui. Sono in un paese straniero, lavoro duro per mantenermi, vivo in uno stato di semi-isolamento, non ho la possibilità di accedere a nuove pellicole, né a quegli strumenti che ho quotidianamente utilizzato per portare avanti il progetto. Ecco perché ne devo approfittare per cominciare un nuovo capitolo della pagina, che la metta non solo in discussione nei suoi termini fondamentali, ma che mi permetta al contempo di tenerla ben ancorata a me come progetto parallelo alle altre cose della mia vita; inoltre vorrei trovare un modo più onesto e schietto di trattare ciò che vedo: meno formalismi e più onestà intellettuale, schietta e veloce.
L’ultima volta che sono entrato in una sala cinematografica è stato il 28 dicembre 2017 quando sono andato a vedere “The Greatest Showman”. Trovo giusto concludere con quella pellicola il mio vecchio modo di parlare dei film che vedo, inaugurando con la successiva il nuovo approccio più sintetico e diretto che mi piacerebbe provare a portare avanti. Non sarà facile, ma mi impegnerò affinché questo blog diventi per tutti più accessibile: per me che scrivo e sono sempre indietro con le recensioni, per i pochi, gentili, che leggono.

Bengi
#HollywoodCiak

lunedì 25 dicembre 2017

Film 1463 - The Matrix

Avevo sempre saputo che prima o poi avrei ripreso in mano questa trilogia per fare chiarezza tra i vaghi ricordi che portavo con me. Non è stata una saga che mi ha rapito, così avevo bisogno della spinta giusta per ritrovare lo slancio necessario. La combinazione perfetta si è verificata qui in Australia: un sito di streaming che aveva tutti e 3 i titoli in catalogo e una certa qual dose di tempo a disposizione per dedicarmici.

Film 1463: "The Matrix" (1999) di The Wachowskis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Rivedere questo film è stato, di fatto, come vederlo per la prima volta dato che non me lo ricordavo per niente. Non si può dire certo sia mai stato particolarmente affascinato dalla saga, considerato che dopo il secondo film non mi ero nemmeno scomodato a vedere il terzo. Insomma, peccavo un poco di entusiasmo.
In realtà questa nuova visione mi ha lasciato soddisfatto, rilanciando in me diciamo un curioso interesse. Rivisto oggi, va detto, "The Matrix" è davvero interessante e ben fatto, visivamente affascinante e narrativamente capace di intrigare: e se ciò che riteniamo reale fosse solamente una simulazione virtuale di un mondo ricreato dalle macchine per renderci loro schiavi? Gli umani non nascono più, ma vengono allevati ed usati per alimentare le macchine stesse che ne sfruttano l'energia. Al di fuori della realtà fittizia, quella effettiva è una desolante conseguenza della guerra persa dagli umani contro le loro stesse creazioni tecnologiche. E' su questo campo di battaglia post apocalittico che si basa la storia, primo passo di una rivoluzione che, si spera, vedrà l'uomo liberarsi dall'imposta schiavitù.
Il primo episodio della trilogia delle ormai sorelle Wachowski è un concentrato di high tech, arti marziali, indumenti in pelle e latex ed effetti speciali, a garantire la costruzione di un universo all'epoca di uscita totalmente nuovo e maledettamente possibile.
Rapiti da Morpheus (Laurence Fishburne) e la sua certezza sul prescelto Neo (Keanu Reeves) anche noi spettatori ci addentriamo nel verde codice su sfondo nero e sogniamo un mondo in cui per imparare il tai chi basti un antiquato floppy disc e il suo upload nella nostra mente.
Visto oggi, insomma, questo film funziona ancora benissimo e il suo fascino scaturisce certamente dalla sua originale premessa, oltre che dall'enorme sforzo degli effetti computerizzati che arrivano in aiuto di una regia certamente in grado di sperimentare. La bellezza sfacciata di Reeves lo rende un magnifico messia moderno dal viso immacolato e quasi puerile, capace di superare le prove cui lo sottoporrà il suo maestro Morpheus e rendersi devoto martire della causa. Francamente meno riuscita la performance di Carrie-Anne Moss, a tratti quasi comica tanto si sforza a dare vita alla sua trinity. Iconici, invece, sia Fishburne che Hugo Weaving, quest'ultimo indimenticabile supercattivo di tutta la trilogia: il suo agente Smith è rachitico e non sembrerebbe avere il physique du rôle per il combattimento, eppure saprà sorprendere per agilità e tenacia.
In definitiva ho rivisto volentieri questa pellicola che mi ha sinceramente colpito. La trama intrigante e la visione estetica precisa ne fanno uno dei titoli-simbolo della cinematografia moderna, nonché un cult per gli amanti del genere sci-fi. Un'avventura ben costruita e in un certo qual modo oggi attuale.
Ps. Vincitore di 4 premi Oscar su 4 nomination (Miglior montaggio, sonoro, montaggio sonoro ed effetti speciali) e 2 BAFTA (sonoro ed effetti speciali) su 5 candidature.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Joe Pantoliano, Gloria Foster, Marcus Chong, Matt Doran, Belinda McClory.
Box Office: $463.5 milioni
Consigli: Ottimo primo capitolo di una saga che non saprà mantenere lo standard iniziale, questo film è riuscito a mantenere a guadagnarsi fin da subito lo statu di cult per tutta una serie di motivi che vale la pena di scoprire. Va visto almeno una volta nella vita.
Parola chiave: Pillola rossa.

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Bengi

giovedì 20 luglio 2017

Film 1390 - Una pazza giornata di vacanza

Avevo visto che Netflix lo aveva aggiunto al suo catalogo, così ho deciso di recuperarlo appena ho potuto!

Film 1390: "Una pazza giornata di vacanza" (1986) di John Hughes
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mah, in tutta sincerità questa pellicola non mi ha impressionato. Avevo letto ottime critiche - ok, di 30 anni fa - e considerato che sono fan sia delle pellicole anni '80 che delle precedenti avventure cinematografiche di Hughes ("Sixteen Candles", "Breakfast Club") ero veramente ben disposto nei confronti di "Ferris Bueller's Day Off".
In realtà ho trovato il film troppo artificioso e sfacciatamente irreale, con picchi di assurdità quando Ferris si presenta a scuola per andare a prendere Sloane facendo finta di essere suo padre: limitatamente diverte, più che altro irriverente e poco riuscito. Il resto della pellicola è ok, una sorta di manifesto del 'take it easy American style' declinato alla liceale, con un protagonista carismatico cui non ce n'è una che non vada a segno, tanto sfacciatamente fortunato da risultare quasi antipatico. Peggio di lui solo l'invidiosa sorella - una giovanissima Jennifer Grey - che alla fine non si sa bene perché finirà per salvare cil cu*o al fratello odiato per tutto il resto del tempo. Uhm...
In generale, quindi, mi aspettavo qualcosina di diverso, un'avventura un filino più credibile e meno baraccona. Tutto sommato rimane nei canoni del prodotto divertente anni '80 che ai giorni nostri risulta un po' scricchiolante. Suppongo che trent'anni fa Ferris e i suoi amici risultassero molto, molto più anticonformisti, sregolati e... simpatici.
Cast: Matthew Broderick, Alan Ruck, Mia Sara, Jennifer Grey, Jeffrey Jones, Lyman Ward, Cindy Pickett, Edie McClurg, Charlie Sheen.
Box Office: $70.1 milioni
Consigli: Cercavo un film spassono, vivace, divertente e non è che non l'abbia trovato, semplicemente non l'ho troppo gradito. Mi aspetto altro, forse qualcosa più alla "Breakfast Club" o "Bella in rosa", in ogni caso non quello che ho visto. Mia opinione personale a parte, sono sicuro che l'effetto nostalgia o semplicemente la briosa voglia di fare casini di Ferris piaceranno ai più. Come la scena finale, perfettamente riproposta dopo i titoli di coda nientemeno che da "Deadpool" in persona!
Parola chiave: Saltare la scuola.

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Bengi

lunedì 20 febbraio 2017

Film 1310 - Arrival

Curioso, curioso, curioso, curiosissimo di vedere questa pellicola che tante buone recensioni aveva ottenuto in patria e che tanto prometteva bene alla stagione dei premi cinematografici importanti.

Film 1310: "Arrival" (2016) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: padre
Pensieri: "Arrival" è una pellicola davvero particolare che anche se non mantiene per nulla le premesse/promesse del trailer, in realtà consegna allo spettatore un altro tipo di spettacolo, che coinvolge l'alieno in maniera furba, ma comunque funzionale ad un racconto che ha davvero molto da dire.
A livello narrativo, il film presenta una di quelle storie che gioca con il tempo nella maniera più interessante. Nonostante certi passaggi prevedibili e la scelta di alcuni elementi della trama non particolarmente originali (come quella sorta di autodeterminazione delle consapevolezze della conoscenza delle cose), è nel maneggiare il tempo che il racconto dà il suo meglio. C'è una sorta di filosofia che si segue dall'inizio alla fine, per quanto mai come per questo titolo l'espressione è usata in maniera impropria. Il gioco di flashback e flashforward è svelato solo verso il finale e il disorientamento che sceneggiatura e montaggio riescono a suscitare è un brivido magistrale che va oltre la missione aliena e colpisce persino lo spettatore, costretto a fare i conti con la messa in discussione di tutto ciò che ha visto fino a quel momento e dovendo imparare a ridistribuirlo su una linea temporale che non è più lineare, ma complessa e fluida. E' questa la sorpresa più bella del film e il regalo che rimane anche quando si è già tornati a casa.
Va detto che "Arrival" non è il classico sci-fi sugli alieni e, anzi, si distacca abbastanza dal genere per toni e modi. E' tutto molto statico, sembra di stare eternamente nell'attesa che cominci il finimondo, anche se poi di fatto rispetto a ciò che siamo abituati la risoluzione è meno prettamente d'azione. Del resto, dopo aver visto "Sicario e "Prisoners" da Villeneuve mi aspettavo esattamente questo tipo di narrazione lenta e visivamente molto evocativa. Gli spazi dei paesaggi sono ampi, l'interno della nave aliena dà un senso di compattezza indistruttibile, i primi piani su Amy Adams le sottraggono ogni espressione per regalarla al pubblico. E' un prodotto che cresce piano piano, che ha bisogno di mettere insieme tutti i pezzi prima di poterli spiegare a chi guarda cosicché li possa capire. Non è il solito racconto di uno sbarco di extraterrestri sulla terra, né il racconto di come l'America ci ha nuovamente salvato il culo, ma la storia di un incontro che è anche la scoperta di un intero nuovo mondo che va studiato attentamente per essere capito. La parola è la prima arma che si porta in battaglia, la comunicazione è fondamentale e capire chi si ha di fronte vitale.
Per quanto riguarda il cast, inutile dire che la maggior parte del merito vada ad una grandissima Adams, come sempre in grado di mantenere le aspettative. Certo è vero che io nutro una passione per l'attrice, quindi essendo di parte la trovo sempre magnifica e non mi stupisco quasi più delle sue interpretazioni ogni volta incisive e camaleontiche, anche se devo dire che in questo caso non mi stupisco della mancata nomination all'Oscar, più che altro perché va ammesso che ci fossero ruoli più eclatanti che quest'anno era giusto riconoscere, oltre che un certo percorso necessariamente da intraprendere. Non mi stupisco e non sono preoccupato: il talento di Amy saprà certamente portarla ancora lontano.
Dal punto di vista tecnico, le musiche sono particolari e anche se non sempre le ho trovate appropriate, devo dire che in certi passaggi riescono proprio ad esaltare le scene. Gli effetti speciali, invece, sono stranamente molto inferiori alla restante qualità tecnica del film nel suo complesso. La scena di Louise (Adams) immersa nel mondo di nebbia delle creature è talmente finta da essere a tratti imbarazzante.
In ogni caso "Arrival" è una pellicola insolita che regala un'esperienza diversa da quella che ci si potrebbe inizialmente aspettare e anche se questo potrebbe non soddisfare alcuni, riesce però a consegnare qualcosa di meno scontato e certamente più originale. Portare al cinema una storia che abbia come protagonista una linguista è una scelta molto interessante che, per estensione, veicola un bel messaggio, ovvero quello della parola come un'arma potente. In un mondo in cui l'atto di forza sembra sempre più l'unica moneta di scambio e in un genere filmico cui di solito appartiene l'atto dell'agire, "Arrival" sceglie la comprensione e, inoltre, veicola l'intelligente messaggio che non basta porre una domanda per ottenere una risposta, ma si deve tenere conto di una miriade di variabili, prima fra tutte chi si ha davanti. Ps. 2 candidature ai Golden Globes, 9 ai BAFTA (e una vittoria per il sonoro) e 8 nomination agli Oscar 2017: Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, scenografia, montaggio sonoro e missaggio sonoro. Difficilmente il film porterà a casa qualcosa se non eventuali riconoscimenti tecnici.
Film 1310 - Arrival
Film 1519 - Arrival
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma, Mark O'Brien.
Box Office: $195.3 milioni
Consigli: Non è per niente il classico blockbuster incentrato sulla figura dell'alieno conquistatore, per cui chi cercasse quel tipo di prodotto, forse è meglio abbandonare questi lidi. Il film di Villeneuve lascia per molto tempo spazio alle ipotesi più disparate, scegliendo di inserire fin dall'inizio elementi che si spiegheranno solo nell'eccitante finale. Non so se leggere il racconto breve "Story of Your Life" di Ted Chiang sia più emozionante o coinvolgente che vedere il film che ne hanno tratto, di sicuro per quanto mi riguarda l'esperienza è stata positiva e soddisfacente grazie ad una trama che attinge agli elementi fantascientifici, ma ne fa un uso meno scontato e più ragionato. Quindi siete avvertiti: poca azione, tanto ragionamento, non poche emozioni.
Parola chiave: Lingua.

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Bengi

venerdì 10 febbraio 2017

Film 1302 - Passengers

Serata del cinema a 2€ di un mese fa: il primo titolo scelto è stato questo.

Film 1302: "Passengers" (2016) di Morten Tyldum
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Le critiche lo avevano stroncato e l'incasso non era partito per niente bene (è costato $110 milioni), dunque il mio approccio a questa pellicola è stato di tipo bipolare: volevo andare tantissimo, perché apprezzo molto i due protagonisti, però non ci volevo andare, perché sentivo odore di boiata pazzesca. Sicuramente il secondo dei due sentimenti altalenanti è stato quello che mi ha condizionato maggiormente e che certamente ha contribuito a determinare quella che poi è stata la mia opinione finale rispetto a "Passengers". Ovvero sì, il film è una scemenza, ma non così tanto come mi aspettavo.
Sintetizzare così la pellicola con le due sexy star Jennifer Lawrence e Chris Pratt secondo me rende giustizia al risultato finale e complessivo, ma articolerò meglio il mio pensiero, schematicamente.
Innanzitutto, il primo tempo sostanzialmente non ha trama. Pratt è il vero protagonista del film e per i primi 20 minuti della Lawrence non c'è traccia. Poco male per l'attore, dimostra di essere capace a reggere le sorti anche di un film senza storia ed uscirne comunque vincente;
- i dialoghi d'amore sono sconcertantemente banali come lo è, francamente, la spiegazione del perché Pratt si sveglii prima;
- trailer e film sono due cose completamente diverse e la storia che il primo promette non c'entra nulla con la trama del secondo. Il che non è necessariamente un male, solo c'è uno slancio romantico particolarmente accentuato inaspettato; 

- l'anello debole di tutta l'operazione, al di là del vuoto narrativo, è certamente il personaggio di Laurence Fishburne. Arriva ad oltre metà della storia e muore dopo 10 minuti, il che lo rende di fatto un semplice mezzo per far ottenere ai protagonisti lo strumento necessario a far progredire un racconto altrimenti in stallo. Più che altro è un espediente - e pure mal celato -, il che mi ha infastidito considerato che la storia si prende ampiamente il tempo per raccontare tutta una serie di baggianate inutili, ma non trova lo spazio per mettere in scena un terzo personaggio (da un certo punto di vista chiave) e concedersi il tempo per approfondirne le implicazioni. Tanto valeva far trovare il braccialetto "magico" in un altro modo; 
- gli effetti speciali sono particolarmente notevoli e, insieme all'ambientazione futuristica ma accogliente, rendono l'espereinza visiva di "Passengers" sicuramente molto interessante; 
- Lawrence e Pratt hanno una certa chimica evidente ed è un piacere vederli insieme recitare. Non gli manca certo il talento e riescono ad essere due protagonisti magnetici all'interno di un ambiente (scenografie) accattivante ed affascinante.
Dunque "Passengers" non è quello che mi sarei aspettato, né riesce a consegnare un prodotto finale avventuroso o al passo con l'apparato tecnico che sceglie di mettere in campo, giocando invece sul terreno sicuro del romanticismo spinto, semplicemente ricollocato all'interno di un'inedita cornice spazio-temporale. Il contesto è contorno e il cuore della trama è una love story e anche se non c'è niente di male che sia così, è innegabile che il marketing abbia venduto un'immagine ingannevole. Per il resto, una volta abituatisi all'idea che oltre l'amore non si va, vedere i due protagonisti tubare, scherzare e di fatto prodursi in una sorta di "one+one man show" è un vero piacere.
Ps. Due candidature agli Oscar 2017: Miglior scenografia e colonna sonora.
Cast: Jennifer Lawrence, Chris Pratt, Michael Sheen, Laurence Fishburne, Andy García, Aurora Perrineau.
Box Office: $292.9 milioni
Consigli: Pratt mattatore si concede il primo blockbuster all'esterno di un franchise e toppa leggermente (la scelta del film), ma salva tutta l'operazione insieme ad una stupenda ed in formissima Lawrence con la quale ingaggia un gioco a due che porta avanti da solo la storia. Del resto altro non c'è se non dei bellissimi effetti speciali e un contorno d'amore al sapore di fantascienza. Peccato non si siano volute esplorare le implicazioni legate alla premessa della storia, avrebbero sicuramente garantito quel qualcosa in più che manca al risultato finale. Poi, per una serata tranquilla, questa pellicola è una scelta certamente accettabile.
Parola chiave: Reattore a fusione.

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Bengi

martedì 29 dicembre 2015

Film 1060 - Cattivi vicini

Comprato il dvd e alla ricerca di un'intrattenimento facile facile, siamo caduti su questo...
Film 1060: "Cattivi vicini" (2014) di Nicholas Stoller
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Di nuovo simpatico, di nuovo divertente, di nuovo sboccatissimo. Perfette le coppie avversarie Seth Rogen + Rose Byrne vs. Zac Efron + Dave Franco, una vera combinazione esplosiva di comicità e ferocia (per le varie vendete che mettono in pratica).
Al di là dell'evidente natura sciocca di questa operazione commerciale, rimane il fatto che sia una commedia meno scontata del solito, davvero spassosa e che dimostra l'evidente feeling tra tutto il cast di comprimari. Io ho nuovamente, molto apprezzato.
Ps. Segnatevi la data: a maggio 2016 il sequel "Neighbors 2: Sorority Rising".
Film 773 - Cattivi vicini
Film 1192 - Cattivi vicini 2
Cast: Zac Efron, Rose Byrne, Christopher Mintz-Plasse, Dave Franco, Lisa Kudrow, Carla Gallo, Ike Barinholtz, Craig Roberts, Jerrod Carmichael.
Box Office: $270.6 milioni
Consigli: Cosa succede se una giovane coppia con neonata al seguito si trasferisce nel perfetto quartiere residenziale dove, loro malgrado, finisce per trovare dimora anche una chiassosissima confraternita? La risposta in questo "Neighbors", spassoso esempio di come anche le commedie sceme possano essere ben fatte. Perfetto per una serata di totale disinpegno all'insegna del divertimento (volgare).
Parola chiave: Futuro.

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Bengi

martedì 28 luglio 2015

Film 963 - Hot Tub Time Machine 2

Il primo episodio era stato carino e, a sorpresa, abbastanza divertente. Il sequel non poteva che attrarci...

Film 963: "Hot Tub Time Machine 2" (2015) di Steve Pink
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Brutto e volgare sequel che rovina il buon lavoro fatto con il primo titolo, questo "Hot Tub Time Machine 2" è certamente una delle cose più tremende partorite nel 2015.
Perso il protagonista John Cusack - presente solo in un cameo -, le tre spalle Rob Corddry, Craig Robinson e Clark Duke vengono promosse a protagonisti della seconda storia, rimanendo prigionieri della caricatura che il ruolo da non protagonista imponeva: insomma, diversamente da quanto sarebbe stato auspicabile, i loro personaggi non si sono evoluti, ma al contrario si sono stereotipati maggiormente. Il mix che si viene a creare è esplosivo nella maniera più negativa possibile, tra parolacce a profusione, nonsense e favolate varie che non solo non rendono giustizia al primo film, ma guastano completamente le potenzialità del franchise. Non a caso l'incasso totale della pellicola è inferiore ai 14 milioni di dollari spesi per produrla.
Insomma, un buco nell'acqua su tutta la linea.
Film 610 - Un tuffo nel passato
Box Office: $12.8 milioni
Consigli: Perso Cusack, la produzione lo ha rimpiazzato con Adam Scott per ricreare un quartetto come nel precedente "Un tuffo nel passato". I nuovi "fantastici" quattro falliscono su tutta la linea nel tentativo di ricreare l'atmosfera precedente e, colpa la terribile sceneggiatura, il risultato finale è disastrosamente insopportabile. Peccato, buone premesse sprecate per poche, brutte idee volgari e per nulla divertenti.
Parola chiave: Sparo.

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Bengi

martedì 6 gennaio 2015

Film 849 - Take Me Home Tonight

Ero sempre rimasto con la curiosità di vederlo...

Film 849: "Take Me Home Tonight" (2011) di Michael Dowse
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non ho mai particolarmente amato Topher Grace come attore, come creatore di storie per il cinema, dopo aver visto questa pellicola, nemmeno.
"Take Me Home Tonight" nasce, appunto, da un'idea di Grace che, sulla carta e soprattutto grazie al trailer, sembrerebbe una figata, ma di fatto è un piatto tentativo di servire al pubblico un'esperienza teoricamente da ricordare e in pratica piuttosto dimenticabile.
Dove la tagline originale promette la "Best. Night. Ever." a sottolineare e sponsorizzare una notte di divertimenti pazzi e goliardici, il risultato finale è invece privo di quella lucida follia che dirige le vicende di altre pellicole simili o comunque incentrate su party che degenerano all'inverosimile (vedi, per esempio, "Project X - Una festa che spacca"). Ed è un peccato perché gli elementi a favore di un buon risultato ci sarebbero stati tutti: il protagonista nerd in cerca di riscatto + il suo amico pazzoide che sniffa coca e combina solo guai + la sorella del primo (Anna Faris) che gli vuole un mondo di bene e ama le feste + la solita trafigga del liceo da riconquistare in quanto cotta segreta + il supermegaparty dell'anno che segnerà per sempre il destino di tutti i suoi partecipanti.
Di fatto, invece, questa festa non riesce mai a decollare per lo spettatore, che segue un po' annoiato gli sviluppi di una vicenda priva di mordente e francamente dal poco ritmo. Non ci si appassiona allo sventurato cucciolino Matt, come non ci si diverte con il suo amico sessuomane e strafatto Barry... Insomma, non ci siamo!
Box Office: $6,923,891
Consigli: Anna Faris è una che di commedie se ne intende (4 su 5 episodi di "Scary Movie", "La conigliera di casa", "Sex List" e adesso in tv con "Mom"), eppure qui non ci ha visto lungo. Lei si salva, come Grace e la bellissima Teresa Palmer, ma il resto - anni 80 a parte - si può sinceramente evitare.
Parola chiave: Futuro.

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Bengi

martedì 21 ottobre 2014

Film 797 - The Giver - Il mondo di Jonas

Molta attesa e curiosità relativa a questo film!

Film 797: "The Giver - Il mondo di Jonas" (2014) di Phillip Noyce
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Le premesse di "The Giver" sono assolutamente allettanti e la realizzazione parrebbe da buon prodotto commerciale trasposto da un libro di successo. Nel cast anche due premi Oscar, Jeff Bridges e colei che non sbaglia mai Meryl Streep. Mi correggo: quasi mai.
Capisci subito che "The Giver - Il mondo di Jonas" ti ha tradito nel momento in cui cominci a paragonarlo a "Divergent" - non esattamente un capolavoro - sia per quanto riguarda la trama che per quanto concerne la produzione. Le somiglianze non sono poche: dove qui Jonas deve essere smistato all'interno dell'organizzazione sociale della sua comunità, così in "Divergent" Tris doveva fare una scelta relativamente a quale gruppo sociale votare la sua esistenza; qui abbiamo l'iniezione del mattino, nel film con Shailene Woodley si inietta un siero che indicherà la fazione cui le attitudini dei vari ragazzi li avvicina; come in "Divergent", anche qui il personaggio protagonista ripudia il suo nucleo famigliare per fare una scelta che si distacca dalle aspettative della comunità; in entrambe le pellicole l'antagonista è una figura femminile forte, posta al vertice del potere e in grado di influenzare l'esistenza della comunità tutta; per non parlare del fatto che entrambe le storie sono tratte da romanzi, tutti e due scritti da una donna. Potrei continuare, ma mi fermo.
La prima vera scelta (di stile) originale di "The Giver" sta nell'uso del bianco e nero. L'ultima pellicola in ordine di tempo ad usarlo è stata "The Artist", anche se qui lo scopo è totalmente differente. Dove la scelta di Hazanavicius è dettata dall'ambientazione storica, qui si tratta di un modo usato dalla produzione per evidenziare il fatto che la società descritta in questo film ha scelto di cancellarsi la memoria ed eliminare i sentimenti per prevenire violenza e crudeltà. In questo contesto in cui tutto parrebbe perfetto, di fatto si vuole sottolineare il sacrificio che il prezzo della pace impone: un'esistenza insipida, priva di sfumature, già scritta e preconfezionata, nonché standardizzata e votata al bene comune, garantito attraverso l'accentramento del potere ad una casta di anziani saggi.
Le premesse e le implicazioni socio-politico-antropologiche parrebbero molto interessanti, non fosse che la storia decide di concentrarsi su tutto tranne che quello. E' vero, Jonas non è sociologo, politologo, né tantomeno un antropologo, quindi il focus narrativo doveva stare su altro, ciò non toglie che, dopo tante premesse, si sarebbe dovuto far progredire anche questo tipo di considerazioni sullo sfondo delle vicende del protagonista. Quest'ultimo è il prescelto per diventare il nuovo Coglitore di Memoria, unico nella comunità, ruolo che erediterà dal vecchio Coglitore/Jeff Bridges: il Donatore (the Giver).
Anche qui, la scelta di come rendere visivamente, emotivamente, psicologicamente questo ruolo e le sue implicazioni poteva essere resa meglio. Innanzitutto ponendosi l'unica domanda intelligente: se io fossi Jonas, in questa situazione, come reagirei? La trama dribla questo quesito, preferendo concentrarsi su due cose: le immagini da passare sullo schermo quali simboli della conoscenza ed esperienza umana tutta e - deludente - come riportare le immagini dal bianco e nero al colore.
In un mondo di infinite possibilità, scelte, modi di raccontare, la sceneggiatura catalizza l'attenzione su questi soli due aspetti, fallendo nel tentativo di riportare efficacemente lo sconvolgimento di un ragazzino dodicenne che passa da una piatta esistenza composta da un codice di regole, a un prisma di colori e un ventaglio di emozioni mai provate e tutto sperimentato in un sol colpo. Anche volendo riconoscere al ragazzo una propensione naturale al ruolo per cui è stato scelto - ma la storia stessa ci insegna che l'anziano consiglio aveva già fallito con la precedente prescelta per il ruolo di Coglitore (Taylor Swift) -, è comunque impensabile non considerare un approfondimento più realistico e meno bidimensionale della figura di Jonas e, soprattutto, una resa più sfaccettata del rapporto tra lui e il Donatore.
Per rendere il tutto plausibile o appetibile per il pubblico non basta, infatti, affidarsi al solo piano visivo ribadendo la contrapposizione tra vecchia società e nuova - ma anche vita libera e vita controllata, libero arbitrio e controllo della mente - attraverso la contrapposizione tra colore e bianco e nero, come non basta far dire qualcosa al personaggio perché la cosa sia effettivamente percepita. E' inutile che Jonas dica che è sconvolto se innanzitutto non lo sembra e soprattutto il film non si prende un secondo per raccontarlo.
Questi sono i grandi fallimenti di "The Giver", l'ennesima storia fantasy su un futuro prossimo in cui c'è una divisione netta tra come siamo oggi e come saremo nel futuro, ma per la quale abbiamo pagato un prezzo così alto che noi del presente (gli spettatori) ci chiediamo se ne valga veramente la pena. Jonas capirà che non ci si può isolare dal dolore, dalla sofferenza, dall'amore, insomma dalle sfumature della vita perché ci si svuota di un'autenticità che ci rende quelli che siamo, ovvero umani. Svuotarci crea la pace, essere noi stessi ci lascia nella condizione attuale in cui a tutt'oggi siamo. E allora che cosa ci racconta questa pellicola? Cosa ci dice questa storia? Che siamo già perfetti così e che cambiare noi stessi ci darà anche l'ordine e la pace sociale, ma ci imprigiona e rende dei robot. Peccato che non servisse Jonas per rimpolpare questa visione delle cose già vista e rivista. Soprattutto perché, per come ce la racconta, risulta solo l'ennesima litania recitata senza cognizione di causa, un messaggio anche corretto nella forma, ma che ci si è dimenticati di riempire di un significato proprio e personale risultando, quindi, inutili. Peccato.
Box Office: $62.7 milioni
Consigli: Anche l'incasso ci dà il polso della situazione, raccontandoci indirettamente che nonostante le 10 milioni di copie vendute dal romanzo da cui è tratto, la presenza di Meryl Streep per il pubblico adulto quale garanzia di qualità e quella di Taylor Swift per agganciare anche il target giovane, senza contare l'interessante trailer dai toni drammatico-fantasy, il risultato finale è deludente, molto sotto le aspettative. La conclusione è blanda e priva di mordente, la trama manca di un climax che coinvolga l'interesse dello spettatore dall'inizio alla fine e ci si basa sui soli effetti speciali, la bella fotografia e scenografia per far colpo su un'audience che probabilmente è avvezza al genere. Al "genere" cui mi riferisco fanno parte pellicole come "The Host", il già citato "Divergent", "Transcendence", "In Time", "Elysium", "Oblivion", "Ender's Game" e il nuovo "Maze Runner - Il labirinto", esempi di cinema sci-fi in cui il futuro è diverso dall'attuale presente o distopico, la fotografia patinata, l'attore di grido e la trovata narrativa aggancia lo spettatore con la promessa di qualcosa di straordinario, innovativo, mai visto. Non tutti questi titoli sono in grado di mantenere le promesse e questo, in particolare, ha fallito. "The Giver" non è un film malvagio, ma è insipido quanto la filosofia che critica e non riesce a far innamorare lo spettatore di ciò cui sta assistendo. Innoquo per una serat di svago, ma nulla più nonostante le pretese.
Parola chiave: Gabriel.

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