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martedì 23 giugno 2015

Film 961 - Jurassic World

Una preparazione maniacale in vista di quello che ormai è evidentemente l'evento cinematografico dell'anno. Ripassati tutti i capitoli precedenti, l'appuntamento al cinema era non solo doveroso, ma necessario. Così, dopo il battesimo di mio padre al ristorante giapponese, siamo volati al multisala dove, causa pienone, abbiamo dovuto addirittura cambiare i nostri piani e ripiegare sullo spettacolo successivo e per giunta in 3D...

Film 961: "Jurassic World" (3D) (2015) di Colin Trevorrow
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: padre
Pensieri: Pronto a tutto, anche al peggio, sono arrivato al cinema carico come è successo di rado recentemente. Avevo letto di critiche tiepide riguardo la trama - il che mi aveva fatto un po' paura -, ma l'entusiasmo che avevo rispetto a questo nuovo, quarto, "Jurassic Park" è stato davvero qualcosa di insolito. Il che mi ha naturalmente ben disposto nei confronti della pellicola che ok, non sarà il miglior film dell'anno, ma funziona benone. Ma procediamo con calma.
Innanzitutto va detto che Chris Pratt è protagonista pubblicizzato e sponsorizzato in lungo e in largo, ma di fatto è Bryce Dallas Howard a stare quasi sempre in scena, magnetica con quel perfetto caschetto rosso, gli occhi blu e il perenne vestito bianco. E' davvero difficile scordarsela. Pratt, invece, entra in scena a film già inoltrato nel ruolo dell'eroe nonché domatore di raptor, impavido e coraggioso di fronte a tutte le incombenti sciagure che si catapulteranno sul parco. Quale parco? Ma il rinnovato Jurassic World, sorto dalle ceneri del primo sfortunatissimo Jurassic Park di Isla Nublar, supertecnologico complesso che sta ai dinosauri come Disney World sta a Topolino. Di nuovo siamo in quel (primo) mondo parallelo fatto di un franchise che vende se stesso anche attraverso l'universo che racconta: e allora magliette, gadget, negozi a tema, tutto brandizzato come può esserlo per qualsiasi spettatore reale che ami questa saga. Il destino che lega i due parchi non sta solo nella natura maledettamente commerciale che li contraddistingue, ma ovviamente anche nel clamoroso errore (e siamo al quarto di fila) di sottovalutare le creature che mette in mostra. I dinosauri in questo caso specifico non sono solamente giganteschi, carnivori ed intelligenti, ma anche geneticamente trasformati dal Dottor Wu (lo stesso BD Wong del primo film) che li ha incrociati con l'ausilio della scienza, donando loro le più svariate caratteristiche. La nuova famelica attrazione in ordine di tempo sarà l'Indominus rex, una creatura spietata e calcolatrice, in grado di tendere trappole alle persone e sufficientemente sadica da cominciare ad uccidere per il semplice gusto di farlo. Credo di aver reso l'idea.
Al pari del protagonista umano, anche la protagonista giurassica appare con un certo ritardo sulla scena ("Godzilla" docet), anche se una volta apparsa è difficile dimenticarla, considerando che mangia tutto e tutti, distrugge tutto e tutti e fa da sola un casino inimmaginabile. Il punto - e fulcro della storia - è che questa volta il parco è attivo e aperto al pubblico e nonostante numerose misure di sicurezza vengano messe in pratica, nulla di fatto riesce a contenere l'impeto bestiale e primordiale che governa la nuova creatura. Ci vorrà (e qui spoiler) ben più di un solo avversario per annientarla e più di una volta tornano in mente le parole di Ian Malcolm (Jeff Goldblum) quando metteva in guardia John Hammond su cosa succeda quando l'uomo gioca a fare Dio.
Come dicevo all'inzio, la storia non è certo da Oscar, ma alla fine della fiera il biglietto vale la visione. Bryce Dallas Howard conduce bene le sorti di "Jurassic World" e Chris Pratt da quella giusta dose di sicurezza misto spacconeria che lo stanno facendo affermare quale attore perfetto da blockbuster multimilionari (di budget ma più di incasso, tanto che si vociferà sarà il nuovo Indiana Jones): è bello, ha una faccia da schiaffi e il physique du rôle. Per non parlare del fatto che in questo specifico caso deve praticamente fare sempre la stessa espressione un po' preoccupata/pensierosa - un po' da macho, ergo se funziona la prima volta, funziona anche per gli altri 124 minuti di pellicola.
Il resto dei giochi lo fanno gli effetti speciali, ormai sufficientemente evoluti da permettere di relegare al minimo l'uso di tecnologia animatronica per la realizzazione degli animali, così da consentire un dinamismo e una rapidità d'azione un po' inediti per il franchise che, chiaramente, ne beneficia sul piano tecnico e narrativo. Considerando che parliamo di una storia che racconta praticamente solo di come i dinosauri siano capaci di fare una strage in termini architettonici e di vite, è ovvio che la cosa sia particolarmente gradita. Un po' in controtendenza, "Jurassic World" è un film in cui le scene d'azione sono l'80% del totale, dove ci si prende poco tempo per l'analisi dei protagonisti in favore di uno spettacolo puramente ludico che, se pure intrattiene, un po' lascia disorientati (per cui, immagino, le critiche). A dirla tutta io non ne ho particolarmente sofferto, ma dipende sempre che cosa si stia cercando di volta in volta dalle proprie scelte cinematografiche. Più che la mancanza di un approfondimento psicologico, ho trovato fastidiosa l'onnipresente colonna sonora, un mix tra gli inediti di Michael Giacchino e i temi portanti di John Williams, gli stessi degli altri episodi che, però, qui vengono usati francamente un po' a caso, con picchi evocativi che capitano quando non si sta inquadrando nulla o enfatizzazioni musicali durante carrelate di passaggio che, alla fine, svuotano di senso il magnifico lavoro del grande compositore. Una strana scelta.
In definitiva, comunque, ho trovato "Jurassic World" più che godibile, ma soprattutto assolutamente meglio degli episodi 2 e 3 della saga. Chiaramente le migliorie tecniche rendono questo titolo visivamente ricchissimo - ma no, il 3D non serve - e bello da vedere e anche se la sceneggiatura non fa il botto come in altri prodotti mainstream contemporanei, non bisogna dimenticare cosa c'è stato prima (soprattutto "Jurassic Park III"). Per dire, io ho trovato molto più brutto e insensato un film come "Maleficent".
Quindi bravo Spielberg a non aver abbandonato l'idea del quarto capitolo, bravi al casting per aver fatto buone scelte, ma soprattutto bravissimi con gli effetti speciali. Se la storia poi non vincerà il Pulitzer pazienza, "Jurassic World" ha ragione di esistere in funzione del puro, spensierato intrattenimento.
Ps. Cast ricchissimo: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Nick Robinson, Ty Simpkins, Vincent D'Onofrio, Omar Sy, B. D. Wong, Irrfan Khan, Jake Johnson, Judy Greer, Lauren Lapkus, Katie McGrath e perfino il cameo di Jimmy Fallon.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $987.2 milioni (ad oggi)
Consigli: Non è assolutamente necessario recuperare gli altri 3 capitoli per vedere questo ultimo - che si segue benissimo a prescindere - anche se i nostalgici rimandi non mancano e per avere un quadro d'insieme sarebbe più indicato. In ogni caso questa pellicola racconta una storia nuova che è anche la versione moderna del primo "Jurassic Park", molto simile per tematiche e implicazioni e anche senza sapere cosa possa essere successo prima, non è difficile intuire cosa mai si potrebbe verificare se la clonazione dei dinosauri portasse all'apertura di un parco a tema che poi così inviolabile non è... Quindi chi sia desideroso di imbarcarsi in questa bizzara avventura che mixa originale, contemporaneo e giurassico sappia fin da subito che parliamo di azione pura, un faccia a faccia con la natura selvaggia che ci ricorda che possiamo provare a contenerla, ma non è detto che ci riusciremo. C'è un po' di tutto quello che si è già visto in altri prodotti simili, dal recente "Godzilla" al "King Kong" di Jackson, passando perfino per i draghi di Harry Potter o della televisiva Daenerys Targaryen. I più grandi godranno di uno spettacolare e ancora più grandioso déjà vu, i nuovi spettatori potrebbero appassionarsi e decidere di ripercorrere a ritroso l'avventura. In generale, comunque, se si cerca qualche ora di svago che sia anche in grado di suscitare qualche "Wow!" e perfino uno o due salti sulla sedia, eccovi serviti: non sarà il capolavoro definitivo, ma i dinosauri ruggiscono ancora forte e chiaro.
Parola chiave: Alpha.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 4 novembre 2014

Film 810 - Gravity

Dopo un esame abbastanza pesante, ho scelto di farmi un regalo comprando questo DVD. Dopo più di un mese sono riuscito a vederlo...

Film 810: "Gravity" (2013) di Alfonso Cuarón
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questa volta ho optato per la versione originale in lingua e senza sottotitoli. In effetti gli aspetti legati alle procedure tecniche sono un po' complessi da capire - ma anche in italiano poi non è che posso dirmi ferratissimo - comunque la cosa ha influenzato davvero poco la visione. Essendo una pellicola che racconta la storia di due soli personaggi, una volta che la protagonista Sandra Bullock rimane sola è abbastanza facile seguire anche senza conoscere l'inglese così approfonditamente (però consiglierei i sottotitoli, nel caso di poca dimestichezza).
E' inutile, Cuarón secondo me ha sfornato un capolavoro del genere sci-fi. Suspense dall'inizio alla fine, empatia con la protagonista, effetti speciali mastodontici e una storia che ti incolla alla sedia. Bello, drammaticissimo, ti fa sudare freddo dall'ansia. Ce la farà la povera Ryan a tornare sulla terra?
Scelte di regia assolutamente azzeccate, un turbinio di emozioni che lo spettatore è forzato a vivere con la Bullock, si quando è inquadrata con primissimi piani sia quando ci viene imposta la sua visuale e noi come lei siamo persi nello spazio. La sensazione di smarrimento è totale, il panico agghiacciante, palpitazioni e fiato corto come se fossimo noi a roteare all'infinito, puntino bianco in un'oscurità perenne.
Se questo non è sufficiente a convincervi, bisogna aggiungere che gli effetti speciali sono da paura - anche senza il 3D si capisce bene che è il lavoro fatto è superlativo - e man mano che la poveretta si ritrova ad affrontare una nuova difficoltà e la sceneggiatura richiede un ulteriore sforzo di realismo, la computer grafica permette di realizzare in immagini scenari tanto catastrofici quanto plausibili per l'occhio umano.
Bello, potente e raccontato bene. Poco importa se scientificamente ha inesattezze, qui parliamo di fiction e le regole di una buona storia non per forza devo coincidere con una veridicità scientifica a prova di università e professori. Io ho davvero apprezzato anche questa seconda visione casalinga. 7 Oscar assolutamente meritati - e sì, secondo me Miglior film ci stava eccome - e una performance per la Bullock che molto più di "The Blind Side" avrebbe meritato un riconoscimento (ma poi come la batteva Cate Blanchett per "Blue Jasmine"?).
Film 605 - Gravity 3D
Box Office: $716,392,705
Consigli: Da vedere assolutamente! Meglio se con un buon impianto dolby e uno schermo come si deve, immersi nel buio e nel silenzio. "Gravity", se lo si lascia fare, può trasportare chi guarda all'interno della sua storia drammatica e al cardiopalma, regalando un'esperienza cinematografica forte e da ricordare. Chi ha attacchi di ansia forse dovrebbe desistere all'idea di vederlo... In ogni caso un bel film.
Parola chiave: Sopravvivere.

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Bengi

sabato 9 novembre 2013

Film 611 - R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà

Criticato e affossato un po' da tutti, mi incuriosiva anche solo per intrattenermi in una serata priva di alcuna fatica mentale. E poi gli outsiders sono sempre un po' magnetici...

Film 611: "R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà" (2013) di Robert Schwentkek
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Rubo un pensiero trovato per caso su IMDb che, a mio avviso, liquida benissimo questo film in un'unica frase:
The "M.I.B." we never asked for. Niente di più vero.
Nonostante io non sia per nulla fan della saga di "Men in Black", condivido comunque il pensiero (che forse applico anche per "M.I.B.", ma questo è un mio problema) e mi domando: a che pro raccontare questa storia? O, da un altro punto di vista: cos'ha questa storia da raccontarmi?
I cliché legati al mondo della polizia ci sono tutti, tra corruzione e mariti devoti; la facciotta tutta mascella di Ryan Reynolds è come di consueto bloccata sull'unica espressione bisteccona che conosce e il sex appeal della mogliettina devota ed ingenua Stephanie Szostak è qualcosa di non pervenuto; che Kevin Bacon sia il cattivo si nasa dopo due minuti e, in tutta sincerità, i mostri sono fatti veramente male.
Nonostante un paio di trovate siano effettivamente simpatiche (a me l'idea del titolo piace) e che, di fatto, se qualcosa funziona è solo per merito di Jeff Bridges e della sua controparte bionda e conturbante, il risultato finale è comunque qualcosa di insipido e privo di una personalità tale da spiccare tra la massa. La sensazione è che non sia una vera armonia all'interno di questa storia e a farne le spese, inevitabilmente, è il prodotto finito. Strano, poi, che i produttori non abbiano tratto alcun insegnamento dal disastroso mistone western-alieno "Cowboys & Aliens" che, per quanto carino, al box office aveva fatto flop (163 milioni di dollari per produrlo, $174.822.325 di incasso mondiale). Qui la fantascienza mischiata al sapore cowboy del personaggio di Bridges ottiene lo stesso risultato - sinceramente discutibile - dell'altro film e l'ambientazione odierna con l'aggiunta di un distretto di polizia ultraterreno fatto a purgatorio e il mondo dei mostri scatena un mix narrativo che spesso cozza per gusti e lega male all'interno della storia stessa la quale finisce inevitabilmente per essere tutto, ma effettivamente niente.
Così la confusione si riflette parzialmente anche sui personaggi, in particolar modo sul cattivo Bacon - che pare un po' spaesato -, ma soprattutto sull'impassibile Proctor/Mary-Louise Parker che è di pietra in maniera anormale: non è simpatico il suo essere inflessibile e priva di senso dell'umorismo e, disorientante, a fine film cambia completamente il suo atteggiamento umorale in favore di uno slancio di passione immotivato ed effettivamente spiazzante.
Ciò detto, rimango perplesso più che altro perché si è scelto di puntare su questa storia fondamentalmente per l'appeal di effetti speciali combinati a grandi numeri di esplosione misto "alieni", ma di fatto la trama non ha nulla che vada oltre l'ordinaria prevedibilità - anche un po' scema, devo dire: Nick/Ryan Reynolds fino alla fine non riconosce i pezzi d'oro che lui stesso aveva sepolto poco prima di morire nel suo giardino... - e la realizzazione di quegli effetti speciali che giustificherebbero i 130 milioni di dollari di budget non mi sembra nemmeno tanto riuscita. Il cast nel suo insieme è strano e manca un attore che sia davvero di punta (perché Reynolds ha perso il suo treno con "Lanterna verde") per richiamare un pubblico disposto a pagare e seguire la storia.
In definitiva non si può dire che non intrattenga o che faccia platealmente orrore, ma non ha nulla di particolare che possa piacere davvero e non riesce mai a catturare con gusto l'attenzione dello spettatore. Sembra tutto, diciamo, un po' fine a sé stesso.
Ps. Il botteghino mondiale è stato impietoso, ripagando le spese di produzione con soli $78,324,220. E c'era anche il 3D...
Consigli: Sinceramente evitabile. Non che sia disgustoso, ma di fatto non ha nulla di particolare per cui ci si potrebbe sentire spinti a guardarlo. E, diciamocelo, non è certo il massimo veder sprecare il talento di Bridges per un'idiozia come questa...
Parola chiave: Rest In Peace Department.

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Bengi

martedì 5 novembre 2013

Film 609 - Cattivissimo me 2

Licia mi aveva prenotato giusto giusto qualche mese fa...

Film 609: "Cattivissimo me 2" (2013) di Pierre Coffin, Chris Renaud
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia, Luigi
Pensieri: Nonostante io non sia certo tra i fan più sfegatati di questa cartoon saga - a differenza di tutto il resto del mondo, a quanto pare - "Cattivissimo me 2" è stato certamente un film davvero carino e piacevole da vedere.
Nonostante per il sottoscritto la scintilla d'amore incondizionato non sia mai scoccata, rimane comunque un prodotto commerciale ben realizzato e, evidentemente, dal grandissimo appeal commerciale. Entrambi gli episodi, infatti, sono caratterizzati da un budget piuttosto modesto considerato quanto si sborsa oggi per produrre pellicole decisamente meno remunerative. "Cattivissimo me", costato 69milioni di dollari (certo non briciole, per carità!), ne ha incassati $543,113,985 e senza l'aiuto del 3D; questo secondo episodio, invece, costatone 76, ad oggi ha incassato $911,774,325 (ma con il 3D).
Questa volta la storia si concentra di più sulla nuova famiglia composta da Gru e dalle 3 figlie adottive (manca chiaramente una figura femminile di riferimento che prontamente arriva) e sul reclutamento del protagonista da parte della Lega Anti Cattivi che tenta di scoprire chi abbia rubato un siero capace di trasformare in famelici mostri le creature che lo assumono. Nella storia si inseriscono nuovi personaggi tra cui Lucy Wilde - futura dolce metà di Gru - e lo spagnoleggiante Eduardo (doppiato per l'Italia da un irriconoscibile Neri Marcorè), ma è inutile dire che a farla da padrone sono i fantastici minions, spalle capaci di rubare la scena di chiunque la condivida con loro. Non a caso è previsto un film dedicato solo a loro per l'estate 2015.
Insomma, "Despicable Me 2" ha effettivamente tutte le carte in regola per lasciare soddisfatto lo spettatore di ogni età, essendo capace di divertire con alcune gag davvero gustose e, certo, di affascinare i più piccoli grazie al colorato mondo che caratterizza la saga. La trama, per quanto prevedibile in certi passaggi, riesce comunque a catturare l'attenzione grazie ai momenti comici ben distribuiti e, come si diceva, utilizzando al meglio il potenziale comico dei meravigliosi incomprensibili ometti gialli.
Unica pecca, la visione italiana del film è disturbata dal doppiaggio improbabile del personaggio di Lucy: tra tutte le candidate possibili è stata scelta un'Arisa che, oltre essere poco adatta (e capace) risulta proprio fastidiosa.
Film 187 - Cattivissimo me
Film 609 - Cattivissimo me 2
Film 1011 - Minions
Film 2124 - Minions: The Rise of Gru
Consigli: Gustoso e spassoso, è un sequel che non fa rimpiangere il primo capitolo cui fa seguito. Non solo è cosa rara, ma anche molto gradita! Certamente da vedere, meglio se in compagnia.
Parola chiave: PX41.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 29 ottobre 2013

Film 605 - Gravity 3D

Sandra Bullock è tornata alla grande parte 2.


Film 605: "Gravity" (2013) di Alfonso Cuarón
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Praticamente un film a due, "Gravity" anche solo per questo è una grande scommessa vinta. Sandra Bullock, che fino a pochi anni fa non sarebbe nemmeno stata presa in considerazione per il ruolo, dimostra, invece, di saper reggere sulle proprie spalle un intero blockbuster con forza e determinazione. Sono rimasto letteralmente ipnotizzato.
La visione in 3D degli zigomi di Sandra e del suo amico George Clooney non mi ha per nulla infastidito e, anzi, è riuscita in un coinvolgimento più realistico che nemmeno immaginavo. Le grandi scene distruttive, visivamente potenti, vengono esaltate dalla fuoriuscita di oggetti dallo schermo, con qualche scena in cui lo spettatore tenta di schivare uno dei detriti che gli si dirige inevitabilmente in faccia. Quindi si presenta in un paio di occasioni anche un sottotesto ludico da parco divertimenti che coinvolge piacevolmente.
Nonostante questo aspetto marginale - creato, neanche a dirlo, grazie all'enorme lavoro di effetti speciali sapientemente adoperati - "Gravity" rimane comunque una pellicola che tenta un approccio non solamente visivo e spettacolare, ma si concentra anche su una trama che, grazie al cielo, c'è. E' vero che il destino pare accanirsi un po' troppo - alla lunga - sulla povera Ryan Stone dispersa e sola nello spazio, ma ogni disastro apparentemente irrisolvibile diventa per lo spettatore motivo di suspense e tensione altissima. Come riuscirà la poveretta a cavarsela per l'ennesima volta?
Questa è la domanda più ricorrente durante la visione dell'ultima fatica di Cuarón (assente in sala dal 2006 dopo il faticoso "I figli degli uomini") e, nonostante la ripetizione durante i 91 minuti di pellicola, la risposta che man mano viene fornita dalla trama è sempre maledettamente intrigante e soddisfacente. Un susseguirsi di sfighe - sì, diciamocelo pure - che costituiranno il percorso di formazione (quasi un training) nello spazio della Stone che, dopo aver perso i suoi compagni di missione, sarà costretta, lei che non è nemmeno un vero astronauta, a sopravvivere all'incertezza del ritorno a casa, dopo che la sua missione è disastrosamente fallita.
Il viaggio che la donna dovrà affrontare dentro di sé è certamente accelerato dalla cornice di solitudine e infinita desolazione che la circonda, prima spinta al confronto coi suoi demoni interiori dal compagno di missione Matt Kowalski, poi aiutata dalla disperazione e dal ritrovato appiglio per la vita a tentare un tutto per tutto nel tragitto verso la Terra.
La donna che uscirà dalla capsula di salvataggio sarà la nuova Stone, rinata conscia e consapevole del suo fortissimo io, nuovamente attaccata a una Terra e una vita che aveva da tempo disimparato ad amare. In questo senso "Gravity" è la storia della gestazione di un nuovo io lucido e consapevole.
Dall'altra parte, come si diceva, abbiamo invece la rappresentazione spettacolare di una storia ambientata chilometri sopra la nostra testa, fatta di silenzio e buio, ambientata in quello spazio di cui siamo soliti soltanto immaginare. 

Non sono state poche, infatti, le contestazioni puramente scientifiche legate alla vicenda, con alcuni ex astronauti critici nei confronti di certi passaggi enfatizzati in nome della spettacolarità. Al di là della veridicità scientifica, però, va detto che anche se queste manipolazioni in funzione di un effetto maggiorato potrebbero sembrare quasi un giocare sporco, il risultato, invece, è assolutamente armonico. La trama bilancia perfettamente gli snodi critici con una realizzazione drammatica, sì, ma che non calca mai la mano oltre al limite funzionale alla storia stessa. Non vi è mai la sensazione, infatti, che si sia di fronte ad effetti speciali utilizzati per raccontare una serie di scene che si susseguono senza un filo conduttore. "Gravity", così, risulta anche in quest'ottica effettivamente una vittoria, ormai raro esempio di narrazione in grado di sottomettere la tecnologia alla fantasia di un racconto e non viceversa.
Ho apprezzato moltissimo questo prodotto cinematografico, grande esempio di intrattenimento dei giorni nostri, capace di utilizzare intelligentemente le migliori tecnologie disponibili al fine di raccontare una storia semplicissima (perché "Apollo 13" esiste già dal lontano 1995) e di arricchirla proprio grazie all'apporto tecnico. 
Inutile dire che, se l'Academy avrà abbastanza memoria, "Gravity" potrebbe avere ottime speranze per ricevere qualche nomination ai prossimi Oscar (sceneggiatura, effetti speciali, colonna sonora, montaggio e, azzardo, anche Sandra Bullock miglior attrice) portando a casa quasi certamente quella per i visual effects. Cuarón si è rivelato capace narratore, confrontandosi con una nuova sfida e portando a casa un risultato ottimale.
Bel film!
Ps. "Gravity", che ha aperto la 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ad oggi ha incassato $364,049,748 in tutto il mondo.
Consigli: Possibilmente da vedere assolutamente al cinema. Vederlo in 3D mi è piaciuto e devo dire che la cosa mi a sorpreso non poco.
Per godere totalmente di questo prodotto di intrattenimento, meglio evitare di porsi troppe domande su come potrebbe catastroficamente andare a finire e, invece, lasciarsi trasportare dall'ansia e dalla preoccupazione per le vicende della povera Ryan Stone.
Parola chiave: Allucinazione.

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Bengi

giovedì 24 ottobre 2013

Film 604 - Avatar

Ogni tanto lo riguardo...


Film 604: "Avatar" (2009) di James Cameron
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi (che dorme nel secondo tempo)
Pensieri: Per quanto la storia nei suoi macrotemi non brilli per originalità, certamente la messa in scena è e rimane potente. Visivamente accattivante e tecnologicamente all'avanguardia, "Avatar" 4 anni dopo è ancora un film che lascia a bocca aperta per quanto è ben realizzato.
I temi universali di amore interrazziale, natura, conflitto bene-male combinati al percorso di formazione dell'eroe Jake Sully funzionano tutte le volte e riescono a rendere "Avatar" facile da seguire e - merito degli effetti speciali - anche bello da guardare. Questa combinazione fa sì che non ci si stufi facilmente questa pellicola. James Cameron in quanto a creare un kolossal cinematografico ci sa fare!
Film 62 - Avatar
Film 68 - Avatar (3D)
Film 312 - Avatar
Film 604 - Avatar
Film 1291 - Avatar
Film 2155 - Avatar: The Way of Water
Consigli: Per una serata di svago è certo uno dei film più indicati. Un po' lungo, ma si segue con interesse in quasi tutte le sue parti.
Parola chiave: Toruk.

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#HollywoodCiak
Bengi

Film 603 - Dial M for Murder 3D

Un cult di nuovo al cinema e inaspettatamente in 3D. Non potevo perdermelo.


Film 603: "Dial M for Murder" (1954) di Alfred Hitchcock
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Marco, Claudia, Paola, Andrea, Luigi, Jon
Pensieri: Anticipato da un'introduzione nientemeno che del Signor Scorsese (qua se foste curiosi), "Il delitto perfetto" torna sul grande schermo con quella che fu l'originale idea del suo regista, ovvero la rappresentazione in 3 dimensioni, che oggi pare l'innovazione del secolo; inutile sottolineare quanto sia ingenuo pensarlo, considerando che il film di Hitchcock uscì nel 1954. La cosa, però, che sorprende è la bellezza di questo 3D, al contrario di quello che finora ho visto in sala: la terza dimensione è percepita in maniere inequivocabile e tangibile già dai titoli di testa, così reali davanti a te da farti credere davvero di poterli toccare.
Considerando, quindi, che già amavo questa pellicola e che questa partenza in 3D mi ha da subito esaltato, non posso che consigliare - chi ancora potesse - di fare quest'esperienza certamente rarissima.
La storia del marito Ray Milland che vuole uccidere la bellissima moglie Grace Kelly facendolo sembrare un furto sfociato in aggressione è estramente affascinante e ben scritta, con un susseguirsi di trovate geniali architettate dal quasi uxoricida che non smette di sorprendere lo spettatore. Come sulle montagne russe, quello che è un piano architettato in ogni dettaglio sembrerebbe poter crollare da un momento all'altro dal fallito delitto in poi, ma l'astuto consorte sarà sempre in grado di districarsi tra i tranelli del destino con sangue freddo, astuzia e freddezza. O, meglio, quasi sempre.
Gli sfuggirà, infatti, un unico microscopico dettaglio invisibile all'occhio ed intuibile solo dopo numerosissimi ragionamenti (dell'ispettore Hubbard/John Williams) e che finirà per rovinargli quello che, altrimenti, sarebbe stato a tutti gli effetti un piano perfetto.
Questa ennesima visione del classico hitchockiano mi è veramente piaciuta e riscoprire il film in inglese è stato molto interessante (anche un po' per prescindere dai soliti doppiatori italiani di quegli anni, bravissimi ma molto impostati e, doppiando tutto il panorama cinematografico approdato in penisola, causa di un'inevitabilmente standardizzazione vocale alla lunga fastidiosa). Personalmente "Dial M for Murder" è uno dei film di Hitchcock che preferisco, capace tutte le volte di lasciarmi con il fiato sospeso e catturato dalla trama dall'inizio alla fine. La scena del tentato omicidio, poi, è qualcosa di ipnotico: impossibile distogliere lo sguardo!
Un vero classico.
Consigli: Imprescindibile. Se si ama Hitchcock, se si ama il cinema, se si amano le belle storie, questo è uno dei film assolutamente da vedere. Capolavoro senza tempo. Bellissimo.
Parola chiave: Chiave.

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Bengi

giovedì 28 marzo 2013

Film 522 - Il grande e potente Oz 3D

"Almost Home" di Mariah Carey mi è entrata in testa da qualche settimana a questa parte. In più il film era sicuramente il più atteso di questo mese. Il 3D me lo sarei risparmiato come al solito, ma non c'erano altre possibilità...


Film 522: "Il grande e potente Oz" (2013) di Sam Raimi
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Ale, Leo, Leoo
Pensieri: L'ultimo film di Sam Raimi è una favola, non importa quanto "dark" abbia provato a renderla.
Per quanto sia effettivamente godibile tutto l'insieme, la prima cosa che, appunto, mi ha colpito è con quanta leggerezza sia raccontata questa storia, più paragonabile ad un racconto per bambini che ad una favola per adulti. L'intreccio narrativo è, tra l'altro, tirato un po' inutilmente per le lunghe. Alcuni momenti sarebbero potuti essere sforbiciati o velocizzati così da evitare un nonsense di 130minuti di pellicola che, detto tra noi, potevano essere anche 90" e filava tutto liscio uguale.
Dal punto di vista estetico, invece, "Oz the Great and Powerful" è molto molto simile all'"Alice in Wonderland" di Burton, anche se con colori addirittura più sgargianti. Il finto in evidenza mi urta, anche se mi rendo conto che più finto del mondo di Oz c'è poco e, quindi, si sia giocato sull'esasperazione di questo aspetto. Non mi piace, ma lo capisco.
Il cast, invece, è delle grandi occasioni è l'ho gradito. Amo Rachel Weisz e Michelle Williams e anche qui ho apprezzato la la loro presenza. Il ruolo di nessuno dei 4 protagonisti (gli altri sono James Franco e Mila Kunis), chiaramente, richiede una particolare attitudine recitativa, però il magnetismo che il quartetto è riuscito a rendere sullo schermo è un valore aggiunto a questa pellicola multimilionaria. Sono cool e patinati quanto lo è il film stesso e la cosa funziona.
Presi in considerazione questi macroaspetti, insomma, posso dire che "Il grande e potente Oz" mi è piaciuto nell'ottica dei limiti che lo contraddistinguono. Non mi aspettavo una trama complessa ed elaborata, né una ricerca realistica o un lavoro di caratterizzazione dei personaggi che superasse il minimo sindacale della bidimensionalità. In questo senso e, appunto, al di fuori di ogni aspettativa che non sia puramente estetica, Oz funziona e intrattiene a dovere il suo pubblico.
Ps. Ad oggi la pellicola, costata 215 milioni di dollari, ne ha incassati $360,847,930 in tutto il mondo. Un sequel è già stato previsto.
Consigli: La storia che precede il famosissimo classico "Il mago di Oz" raccontata senza che la Disney ne detenesse i diritti. I riferimenti si capiscono bene lo stesso (anche per me che non avevo visto l'originale del 1939 è stato piuttosto facile riconoscere alcune figure chiave), la parte iniziale in bianco e nero non in 16:9 è una furbata che incuriosisce gli spettatori fino all'arrivo nel coloratissimo 'pianeta Oz' che rende bene il contrasto tra due mondi così differenti e di fatto segna l'inzio del cambiamento nel protagonista Oz/Franco.
Carino e spensierato, favoletta per tutti senza pretese e spegni-cervello. Niente di più, ma preso ciò come assunto, "Il grande e potente Oz" è piuttosto godibile. Il 3D, come al solito, non serve a niente.
Parola chiave: Theodora.

Trailer

Ric

lunedì 7 gennaio 2013

Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato

Siccome sono andato al cinema sia il giorno di uscita (13 dicembre) che quattro giorni dopo, ho pensato di raccogliere i pareri su questa pellicola - che ho visto sia in due dimensioni che in 3D - in un unico grande contenitore, cercando di esplicitare il parere su entrambe le visioni confrontandole allo stesso tempo.


Film 494: "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" (2012) di Peter Jackson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Era da qualche anno che non tornavo nella Terra di Mezzo. Sebbene la trilogia dell'Anello sia certamente tra le mie preferite in assoluto, era in effetti da un po' che la trascuravo in favore di altri titoli o telefilm. Tornare nella Contea, quindi, ha innanzitutto scatenato in me un effetto nostalgico.
Ero, devo ammetterlo, piuttosto scettico rispetto a questa operazione commerciale, troppo vicina a tre pellicole che, a modo loro, hanno fatto una parte di storia del cinema. La paura, come sempre in queste occasioni, era legata al fatto che questa prima parte di prequel fosse non solo inferiore alle aspettative dei fans, ma proprio una boiata pazzesca. Felicissimo di essermi dovuto ricredere.
"The Hobbit: An Unexpected Journey", infatti, è un piccolo gioiello nel suo genere e dimostra quanto Peter Jackson sia davvero portato a raccontare storie fantasy che prevedano battaglie, intrighi e momenti di forte impatto visivo. La sua mano è certamente rimasta allenata dai tempi della precedente trilogia ("La compagnia dell'anello" è del 2001) e va premiata la maestria con cui è capace di legare un'inquadratura all'altra, esaltando in particolar modo i momenti di scontro bellico che giovano di carrellate e planate dall'alto veramente spettacolari.
Aspetti tecnici a parte (gli effetti speciali sono, come al solito, un passo avanti a tutti), la storia riesce a ricollocarsi perfettamente all'interno dei precedenti racconti e, nonostante i dubbi di molti riguardo allo 'sbrodolamento' de "Lo Hobbit" in 3 nuovi film, a mio avviso questo primo episodio è di grande impatto e per niente tirato via.
Jackson ha affermato di aver ampliato la storia originale grazie all'apporto di numerosi scritti collaterali ed appendici di Tolkien, riuscendo così a tirare fuori dall'avventura di Bilbo abbastanza materiale per poter rendere appetibili gli altri due capitoli successivi a questo. Vedremo.
Il mio scetticismo rimane, più che altro riguardo al prossimo "Lo Hobbit: La desolazione di Smaug", pellicola-ponte tra un inizio e una fine che non si compiono durante la durata di quest'ultimo titolo. Come per "Le due torri", infatti, il rischio è che il capitolo di mezzo, di transizione, sia meno efficace dei due che decretano ufficialmente l'inizio e la fine della saga. Ma, anche lì, dovremo attendere fino al 12 dicembre 2013 per vedere confermate aspettative e delusioni.
Detto questo, sono rimasto piacevolmente colpito da questa nuova avventura che vede coinvolti lo hobbit Bilbo (ma perchè ne "Il Signore degli Anelli" dicono 'l'hobbit'?) e una miriade di nani folli, volgari, stupidi, coraggiosi e divertenti. Un po' come fosse la Biancaneve della situazione, Bilbo si vedrà costretto a fare un po' da balia ad un chiassoso gruppo di (inizialmente) burberi personaggi che finirà, chiaro, per conquistare. In palio c'è, oltre all'amicizia, la necessità di riscatto di un intero popolo (i nani) e la possibilità di mettersi in gioco dello stesso Bilbo. L'avventura, come già Gandalf prediceva a Frodo, lo cambierà tanto da non poter più tornare ad essere quello di prima.
Se i grandi topic, insomma, non sono cambiati, bisogna ammettere che comunque "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" ha un suo fascino personale davvero magnetico e convince appieno sia per trama che per i suoi protagonisti.
Per un progetto così ambizioso da non aver visto la luce per anni interi, questo risultato è ovviamente una grandissima conquista.


Film 496: "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato 3D" (2012) di Peter Jackson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Jé, Valeria, Alessandra, Laura
Pensieri: Rivedere questa pellicola una seconda volta mi ha aiutato a concentrarmi meglio su quei dettagli e passaggi che mi ero perso a causa dell'eccitazione della prima volta che mi avevano portato ad una chiacchiera compulsiva da commento di ogni cosa. Il silenzio è d'oro.
Già, perchè una delle cose più belle che caratterizzano questo film è la colonna sonora. Dopo aver musicato i precedenti tre, Howard Shore ritorna qui in grande stile, riprendendo e aggiornando i temi classici che avevano accompagnato la precedente avventura (riconoscibili i motivi della Contea e di Gollum). Con 3 nomination all'Oscar e due premi vinti, è probabile che anche questa volta l'Academy gli riconosca quantomeno una candidatura.
Stesso discorso per gli effetti speciali, anche se di certo gli avversari ("Vita di Pi" in primis) sono più agguerriti rispetto agli anni precedenti.
Il 3D - che di solito non apprezzo - risulta ben calibrato e mai fastidioso ed effettivamente appropriato in un quadro di che combina immagini mozzafiato con il meglio della tecnologia digitale disponibile. La spesa in più ha avuto, quindi, un suo senso.
Magnifico, poi, ritrovare (digitalmente molto migliorato!) uno dei personaggi più famosi della storia del cinema contemporaneo: Gollum , più sdoppiato di personalità che mai, è una vera delizia digitale. Capace di espressioni che il più impegnato Daniel Radcliffe non riuscirebbe nemmeno a sognarsi, è davvero di una potenza straordinaria: pazzo, divertente, inquietante e viscido, eppure tra i personaggi più riusciti di tutto il progetto.
Grande ritorno anche degli storici Frodo/Elijah Wood, Bilbo/Ian Holm e Saruman/Christopher Lee nonché della mia preferita Galadriel/Cate Blanchett (unico personaggio femminile ad avere più di due battute. Che poi in totale siano 5 non conta) e, chiaramente, di Gandalf/Ian McKellen tornato alla polverosa veste grigia. Riguardo a quest'ultimo va segnalato il cambio di doppiatore: Gigi Proietti ('nsomma) sostituisce Gianni Musy scomparso nel 2011.
Tornando al film, tutto sommato devo dire che la seconda visione mi è piaciuta ancora di più rispetto alla prima e il 3D mi ha lasciato stranamente (e piacevolmente) soddisfatto. Una grande pellicola che non ha nulla da invidiare a ciò che l'ha preceduta, in quanto completamente differente. Forse, proprio per questo, si poteva giocare un po' meno sui legami tra questo 'Hobbit' e i 3 'dell'Anello', ma capisco che la ghiotta possibilità di incassi record abbia potuto anebbiare la vista anche di coloro che avessero le migliori intenzioni.
Corretto il marketing, comunque visto quanto sono riusciti ad incassare ad oggi in meno di un mese: $824,820,000 in tutto il mondo.
E la New Line ringrazia, nuovamente, Peter Jackson. Chapeau.
Film 616 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Consigli: Per tutti gli amanti del fantasy, de "Il Signore degli Anelli" e di Peter Jackson questo è un film assolutamente da vedere! Per tutti gli altri, un esempio: se ce l'hanno fatta i miei genitori a vederlo tutto e farselo perfino un po' piacere, ce la può fare chiunque.
Parola chiave: Azog.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 18 ottobre 2012

Film 467 - The Amazing Spider-Man

Leggo critiche entusiaste e penso che, forse, non abbiamo visto tutti lo stesso film.


Film 467: "The Amazing Spider-Man" (2012) di Marc Webb
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Al di là del fatto che non trovassi necessario, a così breve distanza dai precedenti, riproporre la figura di Spider-Man al cinema, mi pare evidente che con questo ennesimo capitolo/reboot/prequel/chiamatelo-come-vi-pare si volesse semplicemente spillare soldi al pubblico. Poche nuove idee presentate, tanto che si ricomincia da dove Sam Raimi era già passato 10 anni fa: le origini dell'Uomo Ragno.
Come si fa, quindi, a pensare di rinnovare un prodotto, svecchiarlo - ce n'era bisogno, poi? -, quando in realtà i nodi principali della trama sono gli stessi già affrontati nello "Spider-Man" con Tobey Maguire? Ok, cambia la protagonista femmile (non più Mary Jane Watson, ma Gwen Stacy interpretata da Emma Stone), cambia il cattivo di turno (Curt Connors/Lizard interpretato da Rhys Ifans) e cambia, addirittura, un aspetto tanto caratteristico del nostro eroe (non spara più le ragnatele dai polsi in maniera 'naturale', ma attraverso dei marchingegni), ma a parte quelli che potremmo definire dettagli, di fatto il tutto resta pressoché immutato rispetto a quanto si era già visto anni fa. E allora, dico io, perchè?!
Perchè stiracchiare una sceneggiatura al limite del decente (unico esempio su tutti: Peter si intrufola alla Oscorp rubando all'ingresso uno dei cartellini visitatori che appartiene ad un ragazzo indiano - se non sbaglio - riuscendo a passare i controlli indisturbato. Scena successiva, il ragazzo a cui appartiene il tesserino, palesemente indiano - or whatever -, viene cacciato in malomodo dalla sicurezza. E' una scena ridicola), scomodare un buon cast (Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Martin Sheen e il due volte premio Oscar Sally Field) per un pasticcio cinematografico che vale solo per effetti speciali o potenza delle immagini proposte?
Sono rimasto molto deluso dal risultato finale di questa pellicola, da cui mi aspettavo molto di più che una scopiazzatura della genesi 'alla Batman' - genitori uccisi da bambino, infanzia in solitudine - oltre che di una sua parte in toto (a Gotam viene fatto fuoriuscire il gas di Crane facendo impazzire tutti gli abitanti in "Batman Begins", qui il Dott. Connors vuole utilizzare il siero sull'intera città e trasformare gli umani in lucertole e in entrambi i casi il supereroe riesce a somministrare l'antidoto) e un volteggiare per grattacieli combattendo contro il Godzilla di turno. L'analisi e la presentazione dei personaggi è troppo superficiale e, purtroppo, dopo che con i primi tre capitoli su Spider-Man si è aperta per i supereroi una nuova caratterizzazione più 'vera' e meno da blockbuster, con questo film si ritorna ad un'immagine patinata e particolarmente inverosimile, il che a mio avviso è un vero spreco di risorse ($230 milioni di budget) e tempo. Avrei preferito un'indagine introspettiva più completa, meno semplicistica e tirata via solo per dare spazio ad una serie di acrobazie più spettacolari in funzione di un 3D che - fatemelo urlare - mi sta davvero cominciando a rompere le scatole. Non me ne frega niente di vedere mille pezzetti di vetri in frantumi che sembrano direzionati a colpire la mia faccia quando, seguendo la trama del film, la sensazione è quella di vedere l'episodio di una favoletta da cartone animato. Film come "Il cavaliere oscuro" o "Casino Royale" ci hanno ormai abituato ad una collocazione spazio-temporale degli eroi moderni in quella che è plausibile definire una realtà parallela molto simile alla nostra quotidiana. Qui, invece, sembra solo di partecipare (non attivamente) ad un videogioco trito e ritrito. - The Avengers
Film 411 - The Avengers
Film 808 - The Avengers
Film 1568 - The Avengers
Film 930 - Avengers: Age of Ultron
Film 932 - Avengers: Age of Ultron
Film 1177 - Avengers: Age of Ultron
Film 1571 - Avengers: Age of Ultron
Film 1613 - Avengers: Infinity War
Film 1757 - Avengers: Endgame
- Captain America
Film 695 - Captain America - Il primo vendicatore
Film 1660 - Captain America: The First Avenger
Film 814 - Captain America: The Winter Soldier
Film 1156 - Captain America: Civil War
Film 1395 - Captain America: Civil War
- Thor
Film 268 - Thor
Film 1191 - Thor
Film 1659 - Thor
Film 631 - Thor: The Dark World
Film 1193 - Thor: The Dark World
Film 1447 - Thor: Ragnarok
- Iron Man
Film 543 - Iron Man 2
Film 676 - Iron Man 3
- Ant-Man
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
- Doctor Strange
Film 1250 - Doctor Strange
Film 1433 - Doctor Strange
- Spider-Man
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 1781 - Spider-Man: Far from Home
Film 2077 - Spider-Man: No Way Home
Film 2226 - Spider-Man: No Way Home
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
- Black Panther
Film 1612 - Black Panther Consigli: I $752,216,557 di incasso mondiale sembrano smentire appieno la mia delusione nei confronti di questo "The Amazing Spider-Man" che, evidentemente, è globalmente piaciuto. L'unica è vederlo per farsi un'opinione, ma io personalmente sento di raccomandare, piuttosto, la visione dei primi due capitoli della trilogia di Raimi.
Parola chiave: Mutazione.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 25 settembre 2012

Film 455 - Katy Perry: Part of Me

Forse non tutti sanno che amo Katy Perry (senza apperenti buoni motivi) alla follia. Non quelle follie malsane che ti spingono a piangere pensando di incontrarla dal vivo, ma sufficiente a spingermi ad andare al cinema - pagando quanto una cena al ristorante - per vedere il documentario su di lei e il suo tour mondiale a cui, tra l'altro, ho assistito alla tappa di Milano l'anno scorso.


Film 455: "Katy Perry: Part of Me" (2012) di Dan Cutforth, Jane Lipsitz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Correva l'anno 2011 e Miss. Perry si imbarcava in una serie di concerti in giro per il mondo che l'avrebbero occupata qualcosa come un anno intero. Partito il 20 febbraio a Lisbona (seconda tappa il 23 al Mediolanum Forum) e conclusosi il 22 gennaio 2012 a Pasay, Filippine, il California Dreams Tour ha incassato 60milioni di dollari con 124 date piazzandosi 13esimo nell'annuale classifica stilata da Billboard dei 'Top 25 Tours' dell'anno.
Lo show, che di per sé mi era molto piaciuto, aveva rappresentato il definitivo colpo di fulmine tra me e la cantante, tanto da giustificare la visione del film che ne narra genesi e sviluppi.
Anni fa una pellicola come questa, su un'artista come lei, non sarebbe mai passata al cinema, sia perchè Katy Perry non è poi così affermata, sia perchè un prodotto come "Katy Perry: Part of Me" sarebbe stato più probabilmente proiettato su una rete tv come Mtv (che qui produce). Ma, dopo il clamoroso successo di altri esperimenti simili come "Justin Bieber: Never Say Never" (98 milioni di dollari di incasso) o "Hannah Montana & Miley Cyrus: Best of Both Worlds Concert" (70 milioni di $), probabilmente si è tentato un colpaccio che, però, nonostante addirittura il 3D non è arrivato.
Più vicino al "fallimento" cinematografico del "Glee: The 3D Concert Movie" (28 milioni di incasso), qui la 'california gurl' è riuscita a racimolare un totale di $31,911,815 a fronte di una spesa di 12. Questo, sinceramente, dovrebbe far pensare chi ha puntato così avventatamente sull'opzione cinematografica.
Quando dico che Katy Perry non è così affermata, non sono impazzito, ma semplicemente penso che forse i tempi non erano così maturi. Con due soli album famosi alle spalle e una popolarità che fuori dall'America non è così scontata, penso sia stato un azzardo tentare subito di vendere la Teenage Dream Era anche al grande pubblico generalista. Fatico ad immaginarmi i miei genitori che decidono di svagare la loro serata puntando su questo titolo - tra l'altro in Italia c'è anche da considerare il gap della lingua inglese solo sottotitolata in italiano -. In sostanza, tutta sta premessa per dire che, probabilmente, ci si poteva aspettare un risultato del genere al botteghino, sempre ricordando che, comunque, si è riusciti a raddoppiare la cifra spesa per produrlo.
Detto ciò, a me chiaramente "Katy Perry: Part of Me" è piaciuto. E' colorato e spensierato, mi ha ricollegato direttamente alle bellissime sensazioni provate durante il live e mi sono gustato avidamente le tappe che stanno dietro all'organizzazione di un evento gigantesco come questo.
La struttura narrativa è tra quelle più utilizzate nei film: idea di partenza, sviluppo e messa in moto del meccanismo che procede bene finché, ad un certo punto, qualcosa si guasta e si deve correre ai ripari per, nel finale, concludere tutto in maniera positiva ed edificante (c'è il messaggio. Parafrasando: "I just wanna make people smile").
Se gli americani sono professionisti nell'architettare la vita affinché aderisca a tale schema, bisogna ammettere che inserirlo anche in questo contesto apporta al film una sensazione di banalità devastante che si percepisce nel momento di massima espressione della maestria di chi ha prodotto il documentario: il matrimonio fra Katy e Russell Brand finisce proprio il giorno della tappa con il maggior numero di persone accorse, addirittura un concerto all'aperto che rischia di saltare perchè la nostra ragazza, devastata, fatica perfino ad alzarsi in piedi. Ma, per i suoi fans, celerà dietro un sorriso il dramma del momento. Tutto per raggiungere il già citato finale carico di significato e messaggi edificanti.
Katy ispiratrice delle masse - il film inizia e finisce con messaggi video dei fans che parlano di come la cantante abbia influenzato le loro vite - è icona immolata per il bene del suo pubblico che la ama e ammira e, in fin dei conti, si capisce bene quanto, per lei il gioco valga la candela.
Volendomi comunque forzatamente dimenticare di questo inutile passaggio umano di una stucchevolezza che neanche tutte le caramelle del tour di Katy, preferisco serbare il bel ricordo di un avvenimento piacevole e divertente e - udite udite! - intonato.
Se si fosse puntato di più sul raccontare il concerto in sé evitando in toto di narrare la vicenda umana della 'povera' Perry, probabilmente si sarebbe ottenuto un effetto meno paraculo e più prettamente documentaristico. Mi rendo conto che qui fosse secondaria l'esigenza di rappresentare a scopo esplicativo un avvenimento ai fini di approfondirlo, ciò non toglie che, arruffianarsi il pubblico a suon di gossip e pseudo dramma, non è comunque servito a portare masse di gente al cinema.
Per un prossimo esperimento del genere sarebbe da tenere a mente che non si può contare sul solo sostegno dei veri fan, ma bisogna anche preoccuparsi di presentare un prodotto capace di attrarre anche chi di Katy Perry (o chicchessia) se ne frega altamente.
Film 1078 - Katy Perry: The Prismatic World Tour
Consigli: Per i veri fan. Io me lo sono gustato, ma mi rendo conto che, decontestualizzato dalla mia passione per Katy, ha scarso appeal.
Parola chiave: Teenage Dream.

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BB

martedì 18 settembre 2012

Film 449 - Shark 3D

Con Licia un piano su larga scala per prendere in considerazione la visione di tantissime pellicole horror che ci siamo persi/volevamo vedere!


Film 449: "Shark 3D" (2012) di Kimble Rendall
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Di fatto niente di granché horror o di paura per questo film (australiano, non USA!) che di titolo originale fa solo "Bait", esca. Perfetto titolo, tra l'altro, perchè attira spettatori con un'idea quando, in realtà, la pellicola non è esattamente quello che ci si aspetterebbe di vedere.
Il film, che con mia non poca sorpresa è stato presentato fuori concorso alla 69ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha certamente il pregio di non essere fotocopia dei soliti prodotti con squali assassini annessi, ma certamente non apporta nulla di nuovo al filone.
L'idea di partenza è anche interessante: tsunami improvviso colpisce la costa e dei cittadini, dentro un centro commerciale, sopravvivono alla grande onda, ma rimangono intrappolati all'interno dell'edificio allagato su più livelli.
In questa cornice catastrofica, la parte davvero pericolosa la fanno i due squali bianchi che si godono le corsie del supermercato e, principalmente, il sapore di chi ci è bloccato dentro.
Ma, ad essere sinceri, le vittime sono poche come lo sono le scene di paura e, oltre a qualche passaggio splatter, il resto è tutto affidato alla solita suspense. Io, che ho infinita paura dei famelici pescioni, subisco facilmente lo stress cercato dai produttori di pellicole come questa e, sinceramente, mi rendo conto di non essere troppo attendibile nella misurazione oggettiva dell'ansia da qualcosa-sta-per-accadere in questo caso. Comunque si può dire che l'atmosfera ricreata è giusta ad installare nello spettatore l'attesa del momento in cui qualcosa di brutto si verificherà.
Anche se poi la promessa non è sempre mantenuta, ho preso in simpatia questo "Shark 3D", esempio meno scontato dei banali esperimenti tutto squartamenti e poca trama che di solito passano quando si parla di animali assassini. Nonostante non sia effettivamente nulla di che - ho anche un dubbio tecnico riguardo il finale con supermercato totalmente allagato e città completamente all'asciutto e, anzi, quasi desertica - direi che si possa definire "Bait" un film guardabile e un attimino più pensato rispetto a quanto siamo solitamente abituati.
Ps. Unico attore conosciuto anche qui da noi è Julian McMahon, famoso protagonista di "Streghe" e Dottor Troy di "Nip/Tuck".
Consigli: Si può anche decidere di vederlo al cinema (io avevo l'ingresso della 3), però il 3D inizialmente è fastidioso e, diciamocelo, al solito non particolarmente necessario. Effetti speciali funzionali, ma non eccelsi. Tutto sommato è un film carino, preso per quello che è: intrattenimento easy e senza alcuna pretesa.
Parola chiave: Cagnolino.

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BB

martedì 21 agosto 2012

Film 441 - I tre moschettieri

Non avevo letto grandissime recensioni a riguardo...


Film 441: "I tre moschettieri" (2011) di Paul W.S. Anderson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: In queste anche troppo tranquille serate di agosto una delle alternative alle noia è piazzarsi davanti ad un film. Qualsiasi film. Ecco perchè sono incappato in questo paradiso del kitch intitolato "I tre moschettieri" che, all'epoca dell'uscita, era stato venduto al grande pubblico come la rivisitazione in chiave moderna e pop del grande classico di Dumas, per di più girato interamente in 3D.
Chiaramente, avendolo guardato da casa, la terza dimensione non mi ha coinvolto, ma dubito avrebbe sopperito alle mancanze di questo prodotto che - diciamolo pure forte e chiaro - è brutto.
Brutto perchè innanzitutto aspira ad essere qualcosa che non è. Non è un kolossal e non ha né la spinta né i mezzi per esserlo. E' chiaramente, invece, un blockbuster di serie B (sia per trama che per effetti speciali) incapace di valorizzare le carte a suo favore - una bella storia, praticamente un duello ogni due per tre, un premio Oscar nella schiera dei cattivi (Christoph Waltz è Richelieu) - puntando, erroneamente, i riflettori su elementi sbagliati.
Primo fra tutti Milla Jovovich. Incapace di recitare anche una sola battuta con l'espressione che richiederebbe, è tanto inadeguata ad interpretare Milady quanto impacciata nelle scene di duello. Più di una volta risulta imbarazzante (ma mai quanto nell'orrendo "Ultraviolet", una delle pellicole più brutte della storia). Ha davvero troppo spazio all'interno della storia per essere una che recita così male. Ma è la moglie del regista e non credo serva aggiungere altro.
Altro grave problema è il quartetto di spadaccini. Nessuno è simpatico né minimamente approfondito a livello psicologico. Addirittura la sparata ninja legata ad Athos/Matthew Macfadyen ("Orgoglio e pregiudizio", "Frost/Nixon - Il duello", "Robin Hood") è tanto fuoriluogo quanto non necessaria ai fini della trama. E poi manca un'incisività del protagonista D'Artagnan/Logan Lerman (visto in "Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini") che fatica a 'prendere possesso' dello schermo.
Gli effetti speciali sono davvero mal realizzati e talmente evidenti da risultare fastidiosi. Non so, probabilmente ero tanto indisposto da tutto l'insieme che li ho trovati bruttissimi e, diciamo, mi rendo conto che questa negatività possa derivare da un mix di elementi che tanto cozzavano da farmi catalogare "The Three Musketeers" come un prodotto frettoloso e pretenzioso.
Si vogliono mettere insieme troppi generi filmici e, forse per una mano inesperta, il gioco è sfuggito al controllo. Non è un film storico né un adattamento letterario di qualità e nemmeno un film d'avventura o una commedia. Non c'è accuratezza nei dettagli - il mio compagno di visione si è accorto subito che quella Francia era troppo tedesca per essere verosimile... - e mancano elementi che appassionino lo spettatore.
Forse era meglio che Mr. Paul W.S. Anderson e consorte rimanessero nel collaudato terreno degli svariati "Resident Evil" e si evitassero uno scivolone tanto evidente.
Consigli: E' un intrattenimento fiacco e poco brillante. Vale giusto per i costumi e la bella vista della Reggia di Versailles.
Parola chiave: Collana.

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Ric

martedì 14 agosto 2012

Film 437 - La leggenda del cacciatore di vampiri (3D)

Nuovo ingresso con la 3 per una pellicola che ero curiosissimo di vedere in questa torrida estate senza grandi proposte cinematografiche.


Film 437: "La leggenda del cacciatore di vampiri" (2012) di Timur Bekmambetov
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente interessato alla visione di questo film, devo dire che non sono rimasto soddisfatto.
"Abraham Lincoln: Vampire Hunter" è un pasticcio di generi mal mescolati tra loro il cui principale pregio sta nell'idea originale che da spunto alla storia: e se Abramo Lincoln, 16esimo presidente degli Stati Uniti d'America, avesse avuto come segreto quello di essere un cacciatore di vampiri?
Chiaramente, quindi, parliamo di un genere fantasy, vagamente intrecciato con lo storico, che, però, prende i suoi rimandi da troppi altri lavori per potersi dire davvero originale. Con una generale atmosfera che richiama il recente "The Conspirator" di Redford e un mix di quei vari "Intervista col vampiro", "Aiuto vampiro" e, inevitabilmente, tutti i "Twilight", in questa pellicola si finisce per avere una totale mancanza di specifica identità in favore di una spettacolarità visiva che c'è, ma non è sufficiente.
Tra una trama debole e un'incapacità recitativa da lasciare a bocca aperta - i peggiori sono i due protagonisti Benjamin Walker/Lincoln e Mary Elizabeth Winstead/Mary Todd Lincoln - si finisce per rimanere delusi da un prodotto come questo ad altissimo budget ($69,000,000), ma carente dal punto di vista dell'originalità.
Brutti effetti speciali, troppi rallenty in favore di un'enfasi della spettacolarità dei combattimenti e il (da me) tanto odiato 3D a rendere fastidiosa l'iniziale visione della pellicola a causa dello stordimento da occhialini hanno fatto sì che, nonostante fossi ben conscio del tipo di prodotto che mi accingevo a vedere, rimanessi piuttosto deluso dal risultato finale insufficiente. Si poteva fare di più e davvero molto meglio.
Consigli: E' puro intrattenimento e nemmeno tanto originale a dirla tutta. E' il classico prodotto estivo che non fa né male né bene. Si guarda, ma giusto per passare il tempo.
Parola chiave: Vendetta.

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Ric

martedì 31 luglio 2012

Film 432 - Il cavaliere oscuro

Ed è di nuovo Uomo Pipistrello...


Film 432: "Il cavaliere oscuro" (2008) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Squadra che vince non si cambia e Christopher Nolan lo sa bene. Aggiungendo ai collaudati Christian Bale, Michael Caine, Gary Oldman e Morgan Freeman (più una veloce apparizione di Cillian Murphy) altri attori estremamente famosi come Heath Ledger, Aaron Eckhart e Maggie Gyllenhaal che prende la parte lasciata da Katie Holmes, il regista prosegue la sua personalissima messa a nuovo del famoso Batman che, al cinema, grazie a lui trova nuova gloria. Un incasso da capogiro ($1,001,921,825) totalizzato senza l'aiuto del 3D e una valanga di nomination all'Oscar (8) e 2 statuette vinte (la più importante a Heath Ledger come attore non protagonista) ne consacrano ufficialmente il successo.
In un crescendo di pathos, violenza, crudeltà e colpi di scena Bruce Wayne si dovrà confrontare con quello che, al momento, è certamente il suo nemico più imprevedibilmente svitato e sadico: Joker. Heath Ledger saprà dipingerne un ritratto malato e distorto tanto efficace quanto disturbante. Rivederlo in questa prova mi ha convinto che, effettivamente, l'Oscar sia stato più che mai meritato nonostante la sua tragica fine glielo avesse praticamente assicurato quasi quale ammenda hollywoodiana ed estremo saluto.
Ho molto rivalutato questa pellicola di cui avevo un'idea, appunto, influenzata dagli eventi del momento in cui era uscita. In effetti la morte dell'attore ha richiamato una tale eco da farmi perdere la 'concentrazione' necessaria a crearmi un'opinione personale su questo "The Dark Knight" che valutavo, addirittura, inferiore al precedente capitolo della saga. Ad essere sinceri, invece, la differenza è piuttosto evidente e, anzi, si nota una certa consapevolezza, per non dire maturità, rispetto a "Batman Begins".
Batman è sempre più antieroe moderno, forzato alla latitanza dalla società in cui vive che lo ritiene, addirittura, un criminale. Eppure non esiterà a sacrificarsi per essa fino a diventare capro espiatorio di una situazione che, teoricamente, dovrebbe risolversi nel prossimo "Il cavaliere oscuro - Il ritorno".
Tra uno squilibratissimo Jocker e un incazzatissimo Due Facce nuovo di pacca, l'Uomo Pipistrello ha certo il suo bel da fare per contrastare dei criminali sempre più accaniti ed efferati nel loro agire. E le implicazioni morali non tarderanno ad arrivare.
Ben fatto e, soprattutto, ben strutturato, "Il cavaliere oscuro" è certamente uno dei film tratti da fumetti più risciuto del cinema moderno. L'impronta di Nolan è talmente marcata da risultare ormai simbolo visibile e imprescindibile per ogni sua pellicola (guardare per credere "Insomnia", "The Prestige", "Inception") tanto da rendere riconoscibile e distinguibile ogni suo prodotto. Una mastrioska narrativa complessa, ma ben comprensibile che rende ogni visione piacevolmente intrigante. Come in questo caso.
Consigli: Meglio vedere questo film dopo aver visionato almeno una volta il primo. Troppi particolari e troppi personaggi renderebbero difficoltosa - per non dire noiosa - la visione di "The Dark Knight" senza una preventiva preparazione.
Parola chiave: Harvey Dent.

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Ric

venerdì 4 maggio 2012

Film 401 - Titanic 3D

Non lo avevo mai visto al cinema, ma solo in VHS un'ora alla volta per tre serate di fila con mamma... Bei tempi.


Film 401: "Titanic 3D" (1997) di James Cameron
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea, Licia
Pensieri: Caspita, potente questo "Titanic"! E perchè gli effetti speciali sono davvero ben realizzati e perchè, a livello di emozioni, non si fa proprio mancare nulla!
Inutile riassumere la trama del film più conosciuto di tutti i tempi (anche più di "Via col vento"?), di sicuro credo che una buona fetta della popolazione mondiale abbia speso, almeno una volta nella vita, tre ore del suo tempo per dedicarle a questo kolossal moderno sulla tragedia del transatlantico più grande mai costruito. Tragedia che James Cameron riesce a proporre (era il '97) in maniera così visivamente potente che il 3D è solo un vezzo degli anni 2000.
Eppure vale la pena andare al cinema e farsi circondare da un mare piatto, ma gelido, che si rivela trappola mortale per un numero troppo alto di vittime. Vale la pena non tanto per quello spirito voyeuristico che un po' ci contraddistingue, ma perchè il prodotto finale - nei limiti di un'operazione commerciale patinata e hollywoodiana - ha influenzato e cambiato buona parte del cinema americano di oggi. Il pubblico PUO' subirsi 194 minuti di pellicola; funziona ancora benissimo il giochino dell'immedesimazione nei protagonisti da parte di chi guarda; l'effetto nostalgia non è per forza una caratteristica negativa o penalizzante; la colonna sonora strappalacrime vince ancora anche dopo "Guardia del corpo"; attori sconosciuti possono reggere da protagonisti una pellicola se si punta anche sulle loro capacità recitative. Creare miti è ancora possibile, questo "Titanic" ne è la prova vivente.
Da novizio ho accettato volentieri la sfida che 14 anni fa non avevo raccolto e ho cercato volutamente di non perdermi la visione, questa volta. Ho apprezzato, sì, ho guardato con interesse avvicinandomi ad un fenomeno che, evidentemente, ha tutte le carte per essere definito tale. No, non sarà mai tra i miei film preferiti e dubito comprerò mai il dvd, ma capisco perchè - anche a distanza di molto tempo - questa pellicola riscuota ancora così tanto successo. Per chiunque abbia mai amato un'altra persona o per chi è facile immedesimarsi nei panni altrui, l'esperienza sul transatlantico sarà tanto forte da portare, anche, alle lacrime. L'orrore del disastro, la pena per chi ha davvero vissuto 100 anni fa l'esperienza dell'affondamento, il magone per una storia che finisce tra gli abissi dell'oceano sono temi forti capaci di scuotere anche i più freddi o scettici.
Capisco, dall'altra parte, che, per via della lunghezza o dell'eccessivo sbilanciamento della trama in favore di una relazione tanto fresca quanto intensa, qualcuno possa considerare questo prodotto lontano dai suoi gusti. Non si avvicina nemmeno ai miei per una serie di motivi (un certo 'accanimento' o propensione, se così vogliamo dire, nei confronti della tragedia a tutti i costi è genericamente fuori dai miei canoni), ma ammetto che in questo caso mi sono lasciato trasportare volentieri dalla narrazione.
In definitiva è stata un'ottima occasione per avvicinarmi a un film che, per anni, mi è stato piuttosto indifferente. Invece, bisogna dirlo, è stato ottimo trampolino di lancio per due attori che, al momento, sono tra i più importanti nomi della Hollywood che conta: Leo & Kate. Se non bastasse questo, o gli effetti speciali d'avanguardia per l'epoca a portarvi al cinema (forse un'altra volta), allora lasciatevi quantomeno tentare dall'idea - da noi concretamente messa in atto - di cantare a squarciagola la potentissima "My Heart Will Go On", cantata dal rachitico usignolo canadese Céline Dion, durante i titoli di coda. Gli altri spettatori, sicuramente, apprezzeranno.
Ps. Curiosità: unico nella storia del cinema, Bernard Hill (il capitano della nave), recita in 2 delle sole 3 pellicole a vincere 11 Academy Awards nella storia del prestigioso premio, il record di Oscar vinti da un unico film in una sola edizione. Chapeau.
Consigli: 11 Oscar e $2,160,555,715 di incasso (aggiornato alla 'performance' del 3D). Direi che tutto ciò parla da sé.
Parola chiave: Cuore dell'Oceano.

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Ric

venerdì 14 ottobre 2011

Film 312 - Avatar

Comprato il dvd a Trastevere, non ho perso tempo a rivedere quello che è stato il caso cinematografico del 2010.


Film 312: "Avatar" (2009) di James Cameron
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Dopo le due visioni al cinema con e senza 3D, ricordavo principalmente un certo piacevole, accurato lavoro su immagini e colori, ma dovevo schiarirmi le idee sul resto dell’opera.
Idee chiarite: dietro un’accattivante lavoro di effetti speciali, animation capture, colori sgargianti e incassi da capogiro, “Avatar” nasconte un vuoto cosmico causato dalla sceneggiatura lunga, ma per nulla innovativa. La formula è la stessa del “Titanic”: belloccio + ragazza sfigata/diversa/di estrazione sociale completamente differente + amore controcorrente (lei è già promessa a qualcun’altro) + catastrofici eventi + una spalla femminile sbruffona e anticonformista (qui Sigourney Weaver, in mezzo al mare Kathy Bates) + canzone finale strappalacrime interpretata da cantante con voce potentissima (qui Leona Lewis, in nave Céline Dion) = pellicola di enorme successo firmata da James Cameron.
Non c’è un elemento innovativo che non sia una voce tecnica e, nonostante la spettacolarità delle immagini proposte, alla terza visione, questo deficit si fa sentire. E’ un film interessante e visivamente potente, ma debole nel presentare la storia della moderna “Pocahontas” con chiavetta USB alla fine della treccia.
Innovativo solo a metà.
Film 62 - Avatar
Film 68 - Avatar (3D)
Film 312 - Avatar
Film 604 - Avatar
Film 1291 - Avatar
Film 2155 - Avatar: The Way of Water
Consigli: Meglio possedere il dolby surround e una buona risoluzione video!
Parola chiave: Eywa.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 18 maggio 2011

Film 258 - Rio

Non è che fossi molto attirato da questo film...


Film 258: "Rio" (2011) di Carlos Saldanha
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luca
Pensieri: Pellicola d'animazione divertente, ma non sorprendente, "Rio" rimarrà collocato in quel limbo dei belli-ma-non-capolavori che, ormai, il cinema 'animato' sta cominciando a produrre sempre più spesso. Così è stato per "Megamind", "Kung Fu Panda" o "Piovono polpette", così sarà per questo film.
La trama non sorprende, le canzoni (doppiate) non convincono del tutto, i personaggi sanno di già visto. Ma (ed è WOW!) che colori! Da lasciare a bocca aperta le geometrie dei balletti degli uccelli (vedi inizio e fine film), vero incentivo a vedere la pellicola quantomeno una volta e, forse, interessante esperimento da non sottovalutare in 3D.
Per il resto "Rio" rimane un piacevole passatempo per ogni età, innoquo tanto da proporre un pappagallo più arrapato della sua padrona frigida (ma l'animale può, è bestia...).
Tra un'avventura e l'altra (Blu/Jesse Eisenberg che non sa volare e Jewel/Anne Hathaway sono gli ultimi pappagalli della loro specie e i due umani vorrebbero che figliassero per il bene della continuità) si inseriscono gli amori umano e animale a coronare una storia che dalla fauna si rispecchia nell'umano in speculare (Blu è di Linda/Leslie Mann mentre Jewel dello scienziato Tulio/Rodrigo Santoro). Non mancano i temi forti pro-sociale (adozione, estinzione e proseguimento della specie, rispetto dell'altrui cultura) e i buoni sentimenti, tutti, però, all'insipido sapore di già visto. Un discorso inevitabile, al giorno d'oggi, con le iper-produzioni americane che sfornano una pellicola con la stessa disinvoltura con cui si respira.
Quindi questo film non è malvagio, ma non aggiungerà nulla di che alla vostra filmografia.
Ps. Le voci italiane di Blu, Jewel e Miguel sono rispettivamente di Fabio De Luigi, Victoria Cabello e Mario Biondi.
Consigli: Bellissimi colori, visivamente accattivante. Ma niente più che una simpatica avventura tra le strade (animate) di Rio.
Parola chiave: Volo.

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Ric