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mercoledì 18 dicembre 2024

Film 2331 - Hidden Figures

Intro: Tornato a casa, rivedo Michael e qual è il titolo che gli propongo di vedere? Ma ovviamente quello che "Fly Me to the Moon" mi aveva ricordato qualche giorno prima...

Film 2331: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: ancora non posso credere che Michael non lo avesse mai visto prima. Io, alla mia ennesima visione, trovo sempre - se non ancora di più - che "Hidden Figures" sia un gran bel film, con un bel messaggio e ben realizzato, nonché portato sulle spalle di 3 fantastiche protagoniste che fanno un lavoro egregio: Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monáe.
Grande pellicola.
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell.
Box Office: $236.2 milioni
Vale o non vale: Un film che riguardo sempre volentieri e riesce, tutte le volte, a mettermi di buon umore. La storia è bella (e vera) e ben raccontata, le protagoniste interagiscono tra di loro magnificamente, il resto del cast è ottimo, le musiche accompagnano alla perfezione. Insomma, per me, un titolo da recuperare.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar per Miglior film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Octavia Spencer). 1 nomination ai BAFTA per la Miglior sceneggiatura non originale e 2 ai Golden Globes per attrice non protagonista (Spencer) e colonna sonora. 2 candidature ai Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media. 2 vittorie agli MTV Movie + TV Award per Best Hero (Taraji P. Henson) e Best Fight Against the System e 1 nomination per Best Actor in a Movie (Henson).
Parola chiave: Computer.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 6 giugno 2024

Film 2281 - Civil War

Intro: Il trailer mi aveva incuriosito sia per il cast che per la regia di Alex Garland.

Film 2281: "Civil War" (2024) di Alex Garland
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: David
In sintesi: film bello, ma non facile.
Estremamente ben realizzato e credibile, "Civil War" è un pugno nello stomaco difficile da dimenticare. Intenso e e sempre molto teso, questo film mi ha un po' provato, nel senso che è talmente realistico che è difficile non immedesimarsi nei personaggi e non essere coinvolti dalla storia. Mi ha fatto molta impressione, poi, vedere quando il lavoro di un reporter di guerra abbia implicazioni morali così forti: la gente ti muore davanti agli occhi e non solo non puoi farci nulla, ma hai il dovere di riportare quello che sta succedendo, mettendo in pericolo la tua stessa vita. Un tema difficile che questa pellicola affronta senza fronzoli e mai tirandosi indietro. Kirsten Dunst dà nuovamente prova di essere una grande protagonista in questo ruolo.
Ribadisco, titolo non facile, ma una visione che stimola una riflessione.
Cast: Kirsten Dunst, Wagner Moura, Cailee Spaeny, Stephen McKinley Henderson, Sonoya Mizuno, Jefferson White, Jesse Plemons, Nick Offerman.
Box Office: $114.2 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, ma sicuramente un ottimo prodotto. Intenso, estremamente violento e realistico, "Civil War" non dà tregua allo spettatore, costantemente al centro dell'azione. Anche i momenti più "tranquilli" hanno un'atmosfera alquanto tesa. Tema difficile e, seppure collocato in un'ambientazione fittizia, non si può fare a meno di notare i parallelismi con la realtà che ci circonda. Per certi versi mi ha ricordato "The Last of Us".
Premi: /
Parola chiave: Intervista.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 23 ottobre 2023

Film 2210 - Bring It On

Intro: Di nuovo in aereo, questa volta sulla via del ritorno, scelgo un film che Ciarán aveva visto all'andata e mi aveva consigliato di recuperare.

Film 2210: "Bring It On" (2000) di Peyton Reed
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non un capolvaoro ma simpatico, "Bring It On" sembra più un prodotto di pieno anni '90 che di inzio duemila.
Un po' perché sia Kirsten Dunst che, in particolare, Eliza Dushku erano al picco della loro carriera (o, per Dunst, il picco della prima parte, quantomeno), un po' perché l'atmosfera ricorda titoli più o meno simili di quel periodo come "American Pie", "Clueless", "10 Things I Hate About You", "Drop Dead Gorgeous" e per certi versi anche "Miss Congeniality".
Il risultato finale è a tratti abbozzato, sembra quasi che la storia investa un sacco di tempo a creare una certa aspettitiva rispetto ad alcuni avvenimenti specifici, poi quando ci si arriva improvvisamente c'è un cambio di passo e le cose si fanno più frettolose e si rimane con un finale che si realizza davvero nel giro di pochi minuti.
Comunque "Bring It On" ha il suo charme, soprattutto per i nostalgici di quel tipo di cinema americano adolescenziale che oggi sono si produce più.
Cast: Kirsten Dunst, Eliza Dushku, Jesse Bradford, Gabrielle Union.
Box Office: $90.5 milioni
Vale o non vale: Divertente quanto basta, leggero e consapevolmente "sciocchino", "Bring It On" funziona soprattutto grazie al suo tono spensierato che non si prende mai troppo sul serio e un cast giovanissimo ma palesemente già ricolmo di talenti, Kirsten Dunst in testa (all'epoca delle riprese 17enne) che per buona parte porta da sola la storia sulle spalle.
Premi: Candidato all'MTV Movie Award per Best Dance Sequence.
Parola chiave: Nationals.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 8 febbraio 2022

Oscars 2022: nomination e vincitori

Annunciate le nomination questa mattina all'alba (americana) con non poche difficioltà tecniche da Tracee Ellis Ross e Leslie Jordan, gli Oscar 2022 sono ufficialmente realtà. Tutto più o meno come previsto, anche se ci sono state alcune sorprese: niente nomination per Lady Gaga o Jennifer Hudson nella categoria Miglior attrice protagonista, niente di niente per "Passing" di Rebecca Hall, no cadidatura alla regia per Villeneuve (scandalo) come nemmeno per Maggie Gyllenhaal, anche se sono entrambi candidati alla sceneggiatura.
Belle sorprese quelle di Penélope Cruz e Judi Dench e belle conferme - dopo lo spavento dei BAFTA - di Kristen Stewart e Kirsten Dunst. Italia di nuovo in gara per il film straniero grazie a Sorrentino. Non mi aspettavo, invece, di vedere candidati Nicole Kidman e Javier Bardem per "Being the Ricardos".
Piccola curiosità: Penélope Cruz e Javier Bardem, Kirsten Dunst e Jesse Plemons sono tutti candidati nelle categorie attoriali e, nella vita vera, sono due coppie. Cruz e Bardem sono in lizza per gli attori protagonisti, mentre Dunst e Plemons per i non protagonisti.

Gli Oscar 2022 si terranno il 27 marzo 2022. 

94th Academy Awards

Best Picture
Belfast – Laura Berwick, Kenneth Branagh, Becca Kovacik, Tamar Thomas
CODA – Philippe Rousselet, Fabrice Gianfermi and Patrick Wachsberger
Don't Look Up – Adam McKay and Kevin Messick
Drive My Car – Teruhisa Yamamoto
Dune – Mary Parent, Denis Villeneuve and Cale Boyter
King Richard – Tim White, Trevor White and Will Smith
Licorice Pizza – Sara Murphy, Adam Somner and Paul Thomas Anderson
Nightmare Alley – Guillermo del Toro, J. Miles Dale and Bradley Cooper
The Power of the Dog – Jane Campion, Tanya Seghatchian, Emile Sherman, Iain Canning and Roger Frappier
West Side Story – Steven Spielberg and Kristie Macosko Krieger

Best Director
Kenneth Branagh – Belfast
Ryusuke Hamaguchi – Drive My Car
Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
Jane Campion – The Power of the Dog
Steven Spielberg – West Side Story

Best Actress
Jessica Chastain – The Eyes of Tammy Faye as Tammy Faye Bakker
Olivia Colman – The Lost Daughter as Leda Caruso
Penélope Cruz – Parallel Mothers as Janis Martínez Moreno
Nicole Kidman – Being the Ricardos as Lucille Ball
Kristen Stewart – Spencer as Diana, Princess of Wales

Best Actor
Javier Bardem – Being the Ricardos as Desi Arnaz
Benedict Cumberbatch – The Power of the Dog as Phil Burbank
Andrew Garfield – Tick, Tick... Boom! as Jonathan Larson
Will Smith – King Richard as Richard Williams
Denzel Washington – The Tragedy of Macbeth as Lord Macbeth

Best Supporting Actress
Jessie Buckley – The Lost Daughter as Leda Caruso
Ariana DeBose – West Side Story as Anita
Judi Dench – Belfast as "Granny"
Kirsten Dunst – The Power of The Dog as Rose Gordon
Aunjanue Ellis – King Richard as Oracene "Brandy" Price

Best Supporting Actor
Ciarán Hinds – Belfast as "Pop"
Troy Kotsur – CODA as Frank Rossi
Jesse Plemons – The Power of the Dog as George Burbank
J. K. Simmons – Being the Ricardos as William Frawley
Kodi Smit-McPhee – The Power of the Dog as Peter Gordon

Best Original Screenplay
Belfast – Written by Kenneth Branagh
Don't Look Up – Screenplay by Adam McKay; Story by Adam McKay and David Sirota
King Richard – Written by Zach Baylin
Licorice Pizza – Written by Paul Thomas Anderson
The Worst Person in the World – Written by Eskil Vogt and Joachim Trier

Best Adapted Screenplay
CODA – Screenplay by Sian Heder; based on the film La Famille Bélier by Victoria Bedos, Thomas Bidegain, Stanislas Carré de Malberg and Éric Lartigau
Drive My Car – Screenplay by Ryusuke Hamaguchi and Takamasa Oe; based on the short story by Haruki Murakami
Dune – Screenplay by Jon Spaihts and Denis Villeneuve and Eric Roth; based on the novel by Frank Herbert
The Lost Daughter – Screenplay by Maggie Gyllenhaal; based on the novel by Elena Ferrante
The Power of the Dog – Screenplay Jane Campion; based on the novel by Thomas Savage

Best Animated Feature Film
Encanto – Jared Bush, Byron Howard, Yvett Merino and Clark Spencer
Flee – Jonas Poher Rasmussen, Monica Hellström, Signe Byrge Sørensen and Charlotte De La Gournerie
Luca – Enrico Casarosa and Andrea Warren
The Mitchells vs. the Machines – Mike Rianda, Phil Lord, Christopher Miller and Kurt Albrecht
Raya and the Last Dragon – Don Hall, Carlos López Estrada, Osnat Shurer and Peter Del Vecho

Best International Feature Film
Drive My Car (Japan) in Japanese – directed by Ryusuke Hamaguchi
Flee (Denmark) in Danish – directed by Jonas Poher Rasmussen
The Hand of God (Italy) in Italian – directed by Paolo Sorrentino
Lunana: A Yak in the Classroom (Bhutan) in Dzongkha – directed by Pawo Choyning Dorji
The Worst Person in the World (Norway) in Norwegian – directed by Joachim Trier

Best Documentary Feature
Ascension – Jessica Kingdon, Kira Simon-Kennedy and Nathan Truesdell
Attica – Stanley Nelson and Traci A. Curry
Flee – Jonas Poher Rasmussen, Monica Hellström, Signe Byrge Sørensen and Charlotte De La Gournerie
Summer of Soul – Questlove, Joseph Patel, Robert Fyvolent and David Dinerstein
Writing with Fire – Rintu Thomas and Sushmit Ghosh

Best Documentary Short Subject
Audible – Matthew Ogens and Geoff McLean
Lead Me Home – Pedro Kos and Jon Shenk
The Queen of Basketball – Ben Proudfoot
Three Songs for Benazir – Elizabeth Mirzaei and Gulistan Mirzaei
When We Were Bullies – Jay Rosenblatt

Best Live Action Short Film
Ala Kachuu - Take and Run – Maria Brendle and Nadine Lüchinger
The Dress – Tadeusz Łysiak and Maciej Ślesicki
The Long Goodbye – Aneil Karia and Riz Ahmed
On My Mind – Martin Strange-Hansen and Kim Magnusson
Please Hold – K.D. Dávila and Levin Menekse

Best Animated Short Film
Affairs of the Art – Joanna Quinn and Les Mills
Bestia – Hugo Covarrubias and Tevo Díaz
BoxBallet – Anton Dyakov
Robin Robin – Dan Ojari and Mikey Please
The Windshield Wiper – Alberto Mielgo and Leo Sanchez

Best Original Score
Don't Look Up – Nicholas Britell
Dune – Hans Zimmer
Encanto – Germaine Franco
Parallel Mothers – Alberto Iglesias
The Power of the Dog – Jonny Greenwood

Best Original Song
"Be Alive" from King Richard – Music and lyrics by Beyoncé and DIXSON
"Dos Oruguitas" from Encanto – Music and lyrics by Lin-Manuel Miranda
"Down to Joy" from Belfast – Music and lyrics by Van Morrison
"No Time to Die" from No Time to Die – Music and lyrics by Billie Eilish and Finneas O'Connell
"Somehow You Do" from Four Good Days – Music and lyrics by Diane Warren

Best Sound
Belfast – Denise Yarde, Simon Chase, James Mather, Niv Adiri
Dune – Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill, Ron Bartlett
No Time to Die – Simon Hayes, Oliver Tarney, James Harrison, Paul Massey, Mark Taylor
The Power of the Dog – Richard Flynn, Robert Mackenzie, Tara Webb
West Side Story – Tod A. Maitland, Gary Rydstrom, Brian Chumney, Andy Nelson, Shawn Murphy

Best Production Design
Dune – Production Design: Patrice Vermette; Set Decoration: Zsuzsanna Sipos
Nightmare Alley – Production Design: Tamara Deverell; Set Decoration: Shane Vieau
The Power of the Dog – Production Design: Grant Major; Set Decoration: Amber Richards
The Tragedy of Macbeth – Production Design: Stefan Dechant; Set Decoration: Nancy Haigh
West Side Story – Production Design: Adam Stockhausen; Set Decoration: Rena DeAngelo

Best Cinematography
Dune – Greig Fraser
Nightmare Alley – Dan Laustsen
The Power of the Dog – Ari Wegner
The Tragedy of Macbeth – Bruno Delbonnel
West Side Story – Janusz Kaminski

Best Makeup and Hairstyling
Coming 2 America – Mike Marino, Stacey Morris and Carla Farmer
Cruella – Nadia Stacey, Naomi Donne and Julia Vernon
Dune – Donald Mowat, Love Larson and Eva von Bahr
The Eyes of Tammy Faye – Linda Dowds, Stephanie Ingram and Justin Raleigh
House of Gucci – Göran Lundström, Anna Carin Lock and Frederic Aspiras

Best Costume Design
Cruella – Jenny Beavan
Cyrano – Massimo Cantini Parrini
Dune – Jacqueline West and Bob Morgan
Nightmare Alley – Luis Sequeira
West Side Story – Paul Tazewell

Best Film Editing
Don't Look Up – Hank Corwin
Dune – Joe Walker
King Richard – Pamela Martin
The Power of the Dog – Peter Sciberras
Tick, Tick... BOOM! – Myron Kerstein and Andrew Weisblum

Best Visual Effects
Dune – Paul Lambert, Tristen Myles, Brian Connor, and Gerd Nefzer
Free Guy – Swen Gillberg, Bryan Grill, Nikos Kalaitzidis, and Dan Sudick
No Time to Die – Charlie Noble, Joel Green, Jonathan Fawkner, and Chris Corbould
Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings – Christopher Townsend, Joe Farrell, Sean Noel Walker, and Dan Oliver
Spider-Man: No Way Home – Kelly Port, Chris Waegner, Scott Edelstein, and Dan Sudick

#HollywoodCiak
Bengi

domenica 11 ottobre 2020

Film 1933 - Drop Dead Gorgeous

Intro: Anche se il titolo di questo film mi diceva qualcosa, ammetto che non avessi idea di cosa trattasse. Poi, per qualche motivo che non riesco a ricordare, prima di partire mi è capitato di trovare info su questa storia che mi hanno convinto a volerlo recuperare...
Film 1933: "Drop Dead Gorgeous" (1999) di Michael Patrick Jann
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nonostante sia una gran boiata, ammetto che "Drop Dead Gorgeous" mi abbia divertito e sia stato un buon compagno di serata.
Il cast è pazzesco - di quelli che metà attori già li conosci, l'altra metà li hai già visti e comunque una buona parte ha poi trovato fortuna ad Hollywood negli anni (cito solo Allison Janney e Amy Adams, qui al suo debutto, per i casi più lampanti) - e la storia è un'evidente satira del mondo patinato e ultra competitivo dei concorsi di bellezza americani, il tutto cosparso di tonalità kitsch e surreali che, prese nel modo giusto, regalano una visione spassosa e senza pretese alla cui base c'è il politicamente scorretto a tutto spiano.
Tra esplosioni e numeri di tip-tap, il film mette alla berlina una serie di elementi classici del genere che vanno dall'esaltazione dell'apparenza all'attaccamento morboso a un meccanismo contorto che vede nell'elezione a più bella del paese l'unico scopo di vita di alcuni personaggi, passando per dattagli assurdi collocati all'interno della narrazione che rendono il risultato finale una sorta di circo rocambolesco che, alla fine, dimostrerà la sua anima effimerà in un finale tanto veloce quanto inaspettato.
Poi, ribadisco, "Drop Dead Gorgeous" è talmente esagerato da mortificare spesso la critica che intende rivolgere, eppure, in parte, questa storia riesce anche a fare centro.
Cast: Kirstie Alley, Ellen Barkin, Kirsten Dunst, Denise Richards, Allison Janney, Amy Adams, Mindy Sterling, Brittany Murphy, Sam McMurray, Matt Malloy, Will Sasso, Nora Dunn.
Box Office: $10.5 milioni
Vale o non vale: Per molti sarà solo una gran scemata che forse ci si poteva risparmiare di vedere; a mio avviso non è tutto tempo perso, tenedo sempre presente che siamo di fronte ad un prodotto facile facile che si basa su una satira talmente eccentrica da risultare spesso inappropriata. Eppure, a volte, sembra perfettamente in linea con le assurdità dei concorsi di bellezza che "Drop Dead Gorgeous" prende così esplosivamente di mira.
Premi: /
Parola chiave: Vittoria.

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Bengi

lunedì 6 luglio 2020

Film 1744 - Anastasia

Intro: L'avevo sempre voluto rivedere, soprattutto in originale e senza il doppiaggio di Fiorello.
Film 1744: "Anastasia" (1997) di Don Bluth, Gary Goldman
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Anastasia" non è mai stato uno di quei cartoni animati che hanno fatto parte del mio bagaglio culturale di ragazzino, probabilmente anche perché non pompato dalla mostruosa macchina promotrice della Disney (anche se ora il film è effettivamente loro); all'epoca dell'uscita, questa pellicola era la prima prodotta dalla 20th Century Fox Animation.
Questa seconda visione mi ha sicuramente rinfrescato la memoria su un prodotto di cui effettivamente ricordavo pochissimo e anche se non mi sono innamorato del risultato finale, devo ammettere che i disegni sono particolarmente eleganti e grandiosi e, chiaramente, la storia in sé della famiglia Romanov risulta sempre particolarmente intrigante, seppure qui edulcorata. Tutto sommato ho rivisto questo film volentieri e penso che, nonostante una certa nota agrodolce di fondo, "Anastasia" sia un buon prodotto per famiglie.
Cast: Meg Ryan, John Cusack, Kelsey Grammer, Christopher Lloyd, Hank Azaria, Bernadette Peters, Kirsten Dunst, Angela Lansbury.
Box Office: $140 milioni
Vale o non vale: In opposizione a una certa idea di cartone animato veicolata dalla Disney, "Anastasia" della 20th Century Fox cerca di dettare i suoi propri canoni estetici dovendo giocoforza piegarsi ai diktat già imposti da altri prodotti d'animazione precedenti. C'è l'animaletto-spalla, c'è il cattivone brutto, ci sono le canzoni e, ovviamente, c'è la principessa. La storia, però, è abbastanza cupa - se ci si va un attimo a documentare sul destino della dinastia dei Romanov - e il risultato finale, anche se ingentilito per compiacere l'audience, rimane comunque impregnato di un forte senso di decadimento. "Anastasia" funziona, ma c'è meno spensieratezza di quanto ci si aspetterebbe, nonostante tutto.
Premi: Candidato a 2 Oscar per la Miglior colonna sonora e la Miglior canzone originale ("Journey To The Past"); candidato a 2 Golden Globe per la Miglior canzone originale ("Journey To The Past" e "Once Upon a December").
Parola chiave: Music box.

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domenica 27 ottobre 2019

Film 1665 - Hidden Figures

Intro: Lo rivedo sempre con piacere.
Film 1665: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: storia vera interessante ed edificante - ovviamente -che racconta le vicende inizialmente non molto felici di tre donne afroamericane che, negli anni '60, si apprestano inconsapevolmente a rivoluzionare non solo il loro luogo di lavoro (nientemeno che la NASA), ma anche collateralmente il corso della storia dell'uomo nello spazio.
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell.
Box Office: $236 milioni
Vale o non vale: Bella storia con bel messaggio annesso che ci ricorda quanto razzismo e sessismo siano questioni aperte che solo una sessantina di anni fa erano considerate la norma. Tre donne magnifiche che, in silenzio, hanno portato un po' di rivoluzione nella loro vita e nel mondo.
Premi: Candidato a 3 Oscar (Miglior film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista), a 2 Golden Globe (attrice non protagonista, colonna sonora) e al BAFTA per la sceneggiatura. 2 nomination ai Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Calcoli.

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Bengi

lunedì 10 giugno 2019

Film 1610 - The Beguiled

Intro: Molto, molto interessato a recuperare questa pellicola, l'abbiamo guardata non appena lo streaming è stato disponibile.
Film 1610: "The Beguiled" (2017) di Sofia Coppola
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: per quanto mi riguarda la Coppola non ne azzecca una dai tempi di "Lost in Translation" e anche questa pellicola ricade nel gruppo di quelle per le quali avevo grandi aspettative che si sono rivelate infondate. "The Beguiled" (incanto, in italiano, connesso all'ingannare qualcuno) è un progetto potenzialmente interessante il cui charme svanisce ben presto. La storia è lentissima, alcuni personaggi antipatici, le atmosfere pesanti; manca decisamente di ritmo. Peccato, perché con un cast così cool - e certamente dotato - e la sceneggiatura/regia di una che viene osannata dalla critica per produrre ogni volta piccoli capolavori, il risultato è assolutamente inferiore alle potenzialità. Esteticamente bello (basti solo pensare alla locandina), ma piatto a livello di contenuti.
Cast: Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Angourie Rice, Oona Laurence.
Box Office: $27.4 milioni
Vale o non vale: Dal romanzo "A Painted Devil" di Thomas P. Cullinan, l'ultima fatica di Sofia Coppola che richiama a sé Kirsten Dunst ed Elle Fanning e porta nuovamente insieme sullo schermo Kidman e Farrell dopo il faticoso "The Killing of a Sacred Deer" di Yorgos Lanthimos dello stesso anno. Il risultato finale è pesante e poco scorrevole e manca di un certo mordente che accenda nello spettatore la voglia di procedere con la visione. Esteticamente molto curato, ma ci fermiamo lì.
Premi: In concorso a Cannes 2017, il film ha vinto il premio per la miglior regia.
Parola chiave: Gamba.

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Bengi

venerdì 22 giugno 2018

Film 1500 - Eternal Sunshine of the Spotless Mind

Intro: Uno dei titoli più assurdi della storia del cinema – in italiano tradotto in maniera criminale – per uno dei film più complessi e poetici. Era una vita che volevo rivedere questo film.
Film 1500: "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" (2004) di Michel Gondry
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: sembrerebbe facile riassumere questa pellicola in poche parole, pressappoco così: lui e lei si amano, ma lei si stufa e decide di farsi cancellare la memoria per dimenticarlo; stessa cosa pianifica di fare lui, ma l’amore è troppo forte e la storia si ripete.
Nel mezzo, però, c’è un vero e proprio micromondo, una storia intricata fatta di immagini e suoni e ricordi e traumi e sentimenti e musica. Non è facile spiegare in realtà questo film a chi non l’ha visto, perché più che qualcosa cui siamo abituati, si tratta di un percorso frammentato e apparentemente incoerente, fatto di sensazioni e suggestioni infinite, per un risultato finale potentissimo e bellissimo che vale davvero la pena di vedere (più che di raccontare).
Cast: Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Mark Ruffalo, Elijah Wood, Tom Wilkinson.
Box Office: $72.3 milioni
Vale o non vale: piccolo gioiello di genialità, “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” è quasi una poesia fatta a film (grande Gondri) narrata tramite le grandissime performance di Jim Carrey e Kate Winslet.
Premi: Oscar alla sceneggiatura su due candidature totali (l'altra per la Miglior attrice protagonista); 4 candidature ai Golden Globes (Miglior commedia, attore e attrice protagonisti, sceneggiatura); 6 nomination ai BAFTA e due vittorie per sceneggiatura e montaggio.
Parola chiave: Montaulk.

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Bengi

lunedì 6 marzo 2017

Film 1320 - Hidden Figures

Altro giro, altro regalo: in arrivo per l'8 marzo in Italia, una delle pellicole che più mi aveva incuriosito di questi Oscar 2017.

Film 1320: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Tra i candidati a Miglior film che quest'anno ho visto, "Hidden Figures" è, assieme a "La La Land", quello che ho preferito. In tutta sincerità ero ben disposto in partenza verso questa pellicola, sia perché le tre attrici protagoniste mi incuriosivano assieme, sia perché dal trailer sembrava che la storia potesse essere davvero interessante e il risultato finale dinamico, edificante e del tutto piacevole. E' stato così quasi per tutto.
"Hidden Figures" è tratto dall'omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly che, a sua volta, si ispira alla vera storia delle tre donne afroamericane, dette "computer", impiegate alla NASA con differenti ruoli, tutti riconducibili ad un'indiscutibile capacità cerebrale: Katherine Goble Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson. Le tre attrici che rispettivamente le interpretano - Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe - sono una scelta di cast perfetta e da sole valgono la visione della pellicola. Anche se forse la Spencer non si meritava così tanto la nomination all'Oscar (fa lo stesso ruolo che aveva in "The Help"), insieme sono un bel gruppo affiatato e credibile per il quale non si può non finire per fare il tifo. Inoltre il resto del cast è particolarmente ricco ed è bello ritrovare Costner e la Dunst finalmente in una produzione che fa centro.
La storia che si racconta ha dell'incredibile ed è un piacere da seguire e, man mano che il racconto procede, diventa sempre più coinvolgente, tanto che non si fatica a vivere le stesse ansie e gioie provate dai protagonisti sullo schermo. La lungimiranza di certi comportamenti, la gentilezza di alcuni gesti, la cattiveria gratuita, l'assurdità dell'impostazione raziale della società dell'epoca sono tutti elementi che vanno a comporre la trama caratterizzandola e contestualizzandola, pur evitando toni tragici o facili buonismi. Questo, in particolare, è l'aspetto che più mi ha colpito: ci sono meno fronzoli del previsto. Credevo che la produzione avrebbe giocato su toni più "patetici" e, invece, per quanto si conceda non pochi momenti edificanti, non cede troppo alla voglia di strafare. Così ne esce un film bello e godibile, interessante e ben costruito intorno a tre protagoniste forti e bellissime. Unico neo, a volte si pecca di ritmo.
Al di là di questo, comunque, il vero piacere di seguire "Hidden Figures" sta nel vedere come la NASA diventi una sorta di campus epurato dalle leggi raziali (certo non è tutto rose e fiori, ma da qualche parte bisogna pur cominciare) ed evolve rapidamente esattamente come cambiano i dati da elaborare per le varie missioni. E queste ultime richiedono lo sofrzo di tutti, bianchi e neri, per poter essere portate a termine. Dunque il programma spaziale bada poco al colore della pelle e tanto ai risultati e al lavoro di squadra in vista di un traguardo che è un goal per tutti.
In un momento storico in cui l'unità e il senso di comunità e identità vacillano, è bello ricordare come bastino intelligenza e lungimiranza per superare le proprie paure per la diversità altrui.
Ps. 3 nomination all'Oscar (Miglior film, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista), 2 ai Golden Globes (attrice non protagonista, colonna sonora) e una ai BAFTA (sceneggiatura).
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Glen Powell, Mahershala Ali.
Box Office: $195 milioni
Consigli: Non un capolavoro, ma sicuramente una pellicola piacevole da seguire, con una bella storia da raccontare e un gruppo di attori veramente ben assortito (finalmente Jim Parsons esce dal personaggio di Sheldon Cooper). In lingua originale è stata un'esperienza particolarmente soddisfacente - cercando di decodificare i vari accenti - e anche se sono sicuro che l'imminente uscita in sala e la pigrizia faranno optare per il doppiaggio, come sempre mi sento di dire che la versione originale batte quella tradotta a mani basse. Non è una presa di posizione ma un dato di fatto: il lavoro che c'è dietro i personaggi sta anche nel tono e nell'impostazione della voce. E il piacere di seguire una nuova storia sta anche nel non sentirsela raccontare sempre dalle solite quattro voci.
Parola chiave: Euler method.

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Bengi

lunedì 5 dicembre 2016

Film 1251 - Midnight Special

Qualcosa di questo film mi aveva incuriosito. Inizialmente il poster, che non so per quale motivo mi aveva ricordato "Super 8" di J.J. Abrams, poi le recensioni entusiaste che ha ricevuto. Appena ho potuto l'ho recuperato grazie allo streaming, curioso di capire di cosa effettivamente parlasse...

Film 1251: "Midnight Special" (2016) di Jeff Nichols
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: In tutta onestà una gran delusione. Mi aspettavo un grande film, incuriosito dal misterioso poster e da un trailer capace di generare non poche curiosità e, invece, mi sono ritrovato con una storia lenta e non particolarmente interessante, accattivante solo nel finale e, comunque, incapace di generare un interesse sufficiente a dimenticarsi il primo, noiosissimo tempo.
Tutto ruota attorno al bambino con superpoteri che viene "rapito" dal padre che lo vuole salvare da un setta religiosa e dal governo, i quali ne vogliono sfruttare le abilità speciali. Si capisce presto che il ragazzino non è di questo mondo, ma possiede caratteristiche che lo rendono più vicino ad una sorta di alieno, per cui il suo destino sarà quello di riunirsi con i simili a lui. Per arrivare a questo risultato, la storia si prende un bel po' di tempo, dimenticando di inserire anche quella dose di azione e ritmo che avrebbero certamente aiutato ad evitare l'effetto soporifero. Perché la bella fotografia e qualche misteriosa capacità mentale realizzata grazie a due o tre effetti speciali non bastano a rendere soddisfacente la visione.
Tutto sommato mi è sembrato non solo uno spreco del buon cast, ma anche del mio tempo. Che peccato.
Ps. Il film ha partecipato in concorso alla Berlinale di quest'anno.
Cast: Jaeden Lieberher, Michael Shannon, Joel Edgerton, Kirsten Dunst, Adam Driver, Sam Shepard, Paul Sparks.
Box Office: $6.2 milioni
Consigli: Promesse da sci-fi carico di idee per una sceneggiatura che, in realtà, tanto fa intuire, ma poi non realizza niente. Niente di nuovo, quantomeno. Il regista ha parlato di un omaggio a Spielberg e ai suoi "E.T." e "Incontri ravvicinati del terzo tipo": magari anche introdurre qualcosa di personale sarebbe potuta essere una buona idea. Niente di originale, niente di che, semplicemente il racconto lineare di un bambino con poteri alieni che cerca di ricongiungersi ai suoi simili dopo che questi lo chiamano a sé. Già sentito e sicuramente "Midnight Special" non aggiunge alcunché di significativo.
Parola chiave: Trasmissioni satellitari.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 dicembre 2014

Film 830 - I due volti di gennaio

Una pellicola che volevo vedere, che mi incuriosiva. Alla prima occasione ho costretto Lu a seguirmi al cinema!

Film 830: "I due volti di gennaio" (2014) di Hossein Amini
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Film piacevole e intrigante, ma che mi ha lasciato con il grande dubbio del titolo. Mi aspettavo che l'enigma fosse sciolto durante i 96 minuti di pellicola, ma non è stato così. Nemmeno nella pagina inglese del film su Wikipedia - che a dire il vero non è particolarmente esaustiva, trama a parte - c'è scritto nulla; ho trovato una breve spiegazione quando ho cliccato al rimando del romanzo omonimo da cui questo film è tratto (chiaramente in inglese): "Its title alludes to the two faces of the Roman god Janus, but through the name of the month dedicated to him" che, tradotto, vuol dire "Il titolo allude alle due facce del dio romano Giano, ma attraverso il nome del mese dedicato a lui". Ora che ho capito a cosa fa riferimento il libro, mi piacerebbe avere qualcuno che mi spieghi qual è il collegamento con la trama - forse non ci arrivo o non lo ricordo -, ma facciamo pur finta di non esser passati dalla padella alla brace.
Come dicevo, "I due volti di gennaio" è un prodotto non male, un thriller a tratti un po' lento, ma dalle sfumature che ricordano moltissimo Hitchcock e i suoi intrighi, con una coppia apparentemente benestante, ma in realtà in fuga, che sarà costretta ad affidarsi totalmente al furbetto Rydal/Oscar Isaac per tentare di sfuggire alla polizia. Nel mezzo ci sono - in ordine sparso - qualche morto, frodi, un matrimonio messo a dura prova, un affascinante accompagnatore e certi paesaggi della Grecia che ti fanno venire voglia di prenotare un volo Ryanair appena esci dal cinema.
Nonostante non si possa dire che viva di adrenalina - che c'è, ma è alla fine -, "The Two Faces of January" è un film che trovo molto più riuscito del precedente tratto da un'opera della Highsmith, ovvero "Il talento di Mr. Ripley" firmato Anthony Minghella. Nonostante qualche elemento comune a livello di storia (il doppio, l'altro che è affascinato dalla donna del primo, il mascheramento dell'identità, l'omicidio per sopravvivere, sé stessi prima di tutto), trovo comunque che questa pellicola sia molto più raffinata e coinvolgente del titolo con Matt Damon nei panni di Ripley. Viggo Mortensen protagonista è sempre di più una garanzia e, anche se mi scoccia un po' ammetterlo, la sovrimpressione vocale di Pino Insegno nel doppiaggio italiano dell'attore mi sembra davvero appropriata. Ho ritrovato volentieri anche Kirsten Dunst, la cui stella è un po' offuscata da tempo, anche se il pesante ma buono "Melancholia" pareva averla riportata alla ribalta che merita. Nemmeno questo film riesce davvero a ricreare un efetto eco per i suoi tre protagonisti - l'incasso al botteghino è poco -, però la qualità finale del prodotto aiuta sicuramente giova a tutti. A livello colloquiale potremmo dire che questa pellicola "ci mette una buona parola" (a loro favore).
Tutto sommato un buon risultato. Non un capolavoro, ma comunque onesto e tecnicamente curato, con tre protagonisti capaci, versatili e piacevoli da guardar recitare.
Box Office: $8,819,872
Consigli: Parte un po' piano e lascia un pochino interrogativi, all'inizio, ma man mano che la storia si complica tutto si fa intrigante. Ottimi comprimari con un super Viggo Mortensen che non rivedevo così volentieri dai tempi di "La promessa dell'assassino". La Grecia è caldissima, e lo diventerà anche il triangolo moglie-marito-intruso e che sarà sempre più difficile da gestire. Se vi interessano i thriller, amate Hitchcock o cercate qualcosa di ben confezionato ma meno hollywoodiano del solito, sicuramente questo è un buon titolo da tenere a mente. Solo un po' lentino.
Parola chiave: Detective privato.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 9 ottobre 2014

Film 784 - Jumanji

Ferieeeeeeee!

Film 784: "Jumanji" (1995) di Joe Johnston
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Jumanji" è un piccolo capolavoro del cinema fantasy per famiglie che credo abbia in qualche modo colpito l'immaginazione di molti della mia generazione. Mio padre mi portò a vederlo al cinema quando avevo 8 anni e ricordo ancora la mia felicità misto curiosità per una delle pellicole che, grazie al solo trailer, era riuscita a catturare così tanto la mia (e la sua) attenzione. Tra i film di Robin Williams, anche per questo momento condiviso, credo sia quello che preferisco in assoluto.
Williams è morto l'11 agosto e, da quel momento (ma già anche prima), mi è tornata la voglia di rispolverare questo bel titolo, aspettando solo l'occasione giusta per ritornare all'avventura di Alan Parrish e del gioco più intrigante di sempre. Il momento è arrivato in Francia, finalmente in vacanza e alla ricerca di riposo e spensieratezza. Questo il primo film visto - a più riprese, devo ammettere, poiché il sonno ci ha molto spesso colto di sorpresa - e il mio personale momento dedicato ad un attore che molto ha influenzato la Hollywood moderna.
Jumanji è, come quasi tutti sappiamo, un gioco da tavolo affascinante e pericoloso, in grado di trasportarti in luoghi misteriosi e sconosciuti (la giungla), farti vivere avventure al cardiopalma (quando una mandria impazzita di animali selvaggi ti insegue), farti rimanere a bocca aperta (quando il pavimento diventa liquido e, come sabbie mobili, risucchia chi lo calpesta). E', insomma, un film di grande intrattenimento che combina moltissimi elementi estranei in un risultato che è un mix eterogeneo di spasso e divertimento innocuo e a lieto fine.
Oltre a Williams, assoluto trascinatore della storia, anche un'adorabile Bonnie Hunt e una giovanissim(issim)a Kirsten Dunst già capace di ipnotizzarti con quello sguardo fumoso e intrigante. Tantissimi i personaggi spalla, tra cui non si può non considerare un enorme leone, numerosissime scimmie impazzite, un cacciatore di teste e altri elementi esotici molto caratteristici.
Insomma, una pellicola per tutti che è in grado di far tornare bambini gli adulti e far divertire i più piccoli, con grandissimi effetti speciali (1995!) capaci di spettacolarizzare la storia e amplificarne l'effetto sbalorditivo. Un ottimo esempio di cinema commerciale pulito e spassoso, vera e propria avventura ai confini della terra e della realtà.
Film 784 - Jumanji
Film 1472 - Jumanji: Welcome to the Jungle
Film 1785 - Jumanji: Welcome to the Jungle
Box Office: $262,797,249
Consigli: Nonostante sia stato prodotto quello che Wiki chiama uno "spiritual sequel" dal titolo "Zathura", a mio avviso "Jumanji" rimane un esperimento cinematografico impossibile da replicare per risultati ottenuti e effetto culturale prodotto. Questa pellicola è una vera e propria avventura che, dado dopo dado, casella dopo casella, cresce di spettacolarità e coinvolge lo spettatore in mangerà quasi magnetica. Cosa uscirà, ancora da gioco? Una risposta che è sempre un piacere riscoprire.
Parola chiave: "Nella giungla dovrai stare finché un 5 o un 8 non compare".

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Bengi

giovedì 10 ottobre 2013

Film 596 - Bling Ring

Curiosità a mille per questa pellicola!


Film 596: "Bling Ring" (2013) di Sofia Coppola
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Sofia trae da un fatto di cronaca l'ispirazione per la sua ultima sceneggiatura, riuscendo a catalizzare subito l'attenzione grazie all'argomento curioso e attuale: un gruppetto di ragazzini annoiati ricerca emozioni forti derubando le case dei vip per indossare i loro vestiti e potersi permettere uno stile di vita da vere superstar (disco, alcol, droga).
Bene Sofia, ti sto seguendo. Sono molto curioso, poi cosa succede?
La storia prosegue - ci fa vedere Sofia - con il gruppetto di ragazzini annoiati che continua a ricercare emozioni forti derubando le case dei vip per indossare i loro vestiti e potersi permettere uno stile di vita da vere superstar (disco, alcol, droga).
Ah, ok Sofia. Poi cosa succede ancora?
Nel finale, dopo che il gruppetto di ragazzini annoiati continua a ricercare emozioni forti derubando le case dei vip per indossare i loro vestiti e potersi permettere uno stile di vita da vere superstar (disco, alcol, droga), vengono arrestati e processati. Titoli di coda, appare il nome di Sofia. Fine.
Questa, in gran sintesi, la trama di "The Bling Ring" che, in 90 minuti di pellicola, riesce a raccontare l'idea al centro della trama - no, adesso la smetto con il copia/incolla - trascinandola in una spirale infinita di rallenty e musica da discoteca.
Da questo punto di vista direi che la Coppola sforna un altro prodotto che rasenta solamente la superficie di una storia altrimenti esplosiva se approfondita con cognizione di causa. Invece il risultato è tiepidino perché se all'inizio tutto lo sbrilluccichio, le trasgressioni e la curiosità di un fatto di cronaca (fuori contesto anche) divertente rende l'insieme gradevole, ma con il passare del tempo e del replicarsi delle scene precedenti si finisce per lasciare molto spazio agli sbadigli.
Non è che il risultato sia brutto, semplicemente si potevano rappresentare meno furti in casa di Paris Hilton e prendere in considerazione, per esempio, sia come evolvono dopo l'arresto i rapporti tra gli amici di furto sia come questi vengono visti dai loro coetanei. Si sarebbe rappresentato un quadro più interessante e ricco, ma soprattutto meno ripetitivo.
In questo guazzabuglio di strisce di coca, foto al cellulare e mazzette di soldi sbandierate su Facebook, Emma Watson riesce a spiccare sui compagni di set, sexy ragazzina dalla minigonna facile e imbecillemente attaccata ad un'idea di fama che di fatto riflette sia il suo comportamento sia i personaggi che idolatra (e sceglie di derubare).
Il mondo che fa da sfondo alla vicenda è agghiacciante e reso con lucidità dalla Coppola che, tra l'altro, richiama in un cameo quella stessa Hilton che, a ben vedere, dovrebbe sentirsi più scema di quegli scemi che l'hanno rapinata - il solo fatto che possieda cuscini con la sua faccia stampata sopra è indicativo di quali priorità si addicano a tale personaggio - e che vengono qui rappresentati. Tuttavia l'accurata ricostruzione della società che vive per il brand non è sufficiente a salvare il risultato globale di questa pellicola che, alla fine, funziona solo a metà e lascia un tantino insoddisfatti.
Pare che a lungo andare Sofia Coppola stia finendo per vivere di una fama che non la rappresenta più. I ragazzini ladri drogati sono un tema forte che sicuramente suscita scalpore, ma poi bisogna saperci fare qualcosa con la loro storia. Di fatto mi sembra che, invece, ci si sia limiti a raccontare il tutto in maniera piuttosto prevedibile e superficiale. Sarà anche colpa delle alte aspettative che avevo, ma secondo me "Bling Ring" doveva essere tutta un'altra cosa.
Ps. Cameo di Kirsten Dunst che è stata protagonista del primo lungometraggio della Coppola, "Il giardino delle vergini suicide".
Consigli: Un altro ruolo interessante per Emma Watson, già cult con la scena del labbro leccato durante uno scatenato ballo in discoteca.
La pellicola può essere interessante perché racconta una storia vera, anche se personalmente mi aspettavo qualcosa di diverso e forse più trasgressivo. In un certo senso, se si conoscono i precedenti lavori, si può dire che è un film in stile Sofia Coppola.
Parola chiave: Fama.

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Bengi

venerdì 5 aprile 2013

Film 524 - Upside Down

Secondo appuntamento casalingo con Leoo.


Film 524: "Upside Down" (2012) di Juan Solanas
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Leoo
Pensieri: "Upside Down" non mi ha particolarmente convinto, mi è anzi sembrato pretenzioso, ma senza le carte in regola per sfondare veramente. C'è sempre la sensazione che manchi qualcosa, che ci sia quel momento in cui rimani veramente rapito dal film. La storia è sì affascinante, ma non coinvolgente. Le location sono d'effetto, ma fredde e molto 'digitali'. L'amore dei due protagonisti è grande - di quelli che rischio tutto ciò che ho per te -, ma non mi ha mai smosso nulla che non fosse la sensazione di già visto.
Nonostante la cornice affascinante dei due mondi sovrapposti e contrari, niente di originale è davvero collocato nell'intreccio narrativo. Si brucia d'amore come ci si brucia a stare nel mondo opposto a cui non si appartiene, eppure guardando non c'è un solo momento in cui il film coinvolga davvero in maniera genuina. Più che un'operazione a grosso budget mi è sembrato il tentativo un po' ingenuo di intraprendere la via del kolossal fantasy senza saperlo davvero gestire, componendo i pezzi di una storia ritagliando qua e là da ciò che già è stato scritto, narrato e fatto vedere: cambia solo la prospettiva. E allora bisognava giocarsi meglio questi due personaggi (Eden/Kirsten Dunst e Adam/Jim Sturgess, lascio a voi i commenti sull'imbarazzante scelta di questi nomi), parlare di una storia d'amore meno scontata, meno banale. Lei ha perso la memoria e lui fa di tutto per fargliela tornare; anche se non potrebbe perchè appartengono a mondi diversi da cui, in teoria, sono esclusi reciprocamente se non per quelle poche ore che precedono il loro andare a fuoco. Se non è chiaro, ecco i principi fisici che regolano il doppio mondo di "Upside Down": 

1) Tutta la materia è attratta dal centro di gravità del pianeta da cui proviene, non l'altro. 
2) In virtù della prima regola, il peso di un oggetto può essere controbilanciato con la materia del mondo opposto ("materia inversa"). 
3) Dopo un variabile, ma solitamente breve, lasso di tempo, la materia a contatto con quella inversa dà origine alla combustione.
Dunque la cornice è anche interessante, ma poi il fulcro della vicenda è trito e privo di idee veramente originali.
In generale non è comunque una pellicola inguardabile - io, però, in qualche punto breve mi sono appisolato - e immagino che abbia un suo pubblico (qui si parla di fantasy, altri mondi possibili, romance, drama e anche etica sotto certi aspetti, nonché qualche slancio di critica sociale all'acqua di rose - nel mondo di sotto sono tutti poveri e lavorano per quelli benestanti, belli e puliti del mondo di sopra -), ma non posso sinceramente dire che il film mi abbia soddisfatto. Lo sguardo magnetico da post-stupefacenti della Dunst ha sempre qualcosa che mi attrae e in effetti rende molto bene accompagnato ai tramonti sempre luminosi e patinati sullo sfondo, ma questo non può valere un'intero prodotto cinematografico. Peccato, le premesse - e un po' di pretese - c'erano.
Ps. Box office disastroso: 50 milioni di dollari per produrlo, $8,001,380 di incasso. Mondiale.
Consigli: Ci sono pellicole della Dunst più interessanti e riuscite ("Melancholia", per esempio), anche se l'attrice ultimamente non sta azzeccando grandi successi ("The Wedding Party", orrendo). Questa ha un incipit interessante, ma per il resto non è nulla che non si sia già visto in altre 100 storie.
Parola chiave: Crema cosmetica.

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Bengi

martedì 20 novembre 2012

Film 482 - The Wedding Party

In uno dei nostri raduni sentimentali abbiamo deciso di provare con la visione di questa pellicola teoricamente commedia che eravamo tutti curiosi di vedere per svagarci un po'.


Film 482: "The Wedding Party" (2012) di Leslye Headland
Visto: dalla tv della Mery
Lingua: italiano
Compagnia: Jessica, Mery, Francesco
Pensieri: Prego chiunque fosse intenzionato di vedere "The Wedding Party" di desistere. No, non è come "Le amiche della sposa" e non ci si avvicina nemmeno lontanamente. Non è neanche la classica commedia america degli stupidi equivoci. E' solo un'accozzaglia insensata di luoghi comuni - sia negativi che positivi - delle peggiori produzioni di serie B made in USA. Tra l'altro spacciata come produzione di serie A.
Già, perchè nel cast abbiamo niente meno che la brava Kirsten Dunst ("Intervista col vampiro - Cronache di vampiri", "Mona Lisa smile", "Melancholia", "On the Road"), Isla Fisher ("I Love Shopping", "2 single a nozze"), Lizzy Caplan (che era più in carne in "Mean Girls"), James Marsden (Cyclope nella trilogia di "X-Men"), Adam Scott ("Piranha 3D", "Una proposta per dire sì", "Quel mostro di suocera") e la molto strana Rebel Wilson ("Che cosa aspettarsi quando si aspetta" e proprio "Le amiche della sposa"). Insomma, una serie di nomi che, all'interno del circuito cinema easy dovrebbe essere quantomeno sinonimo di garanzia.
Invece questo "Bachelorette" non solo non ha alcun ritmo e gag trite e ritrite - si intuisce già come finisce. Ma va?! -, ma si lancia in una costante campagna contro l'amica "cicciona" che, se all'inizio potrebbe anche essere divertente, è talmente portata all'esasperazione che non funziona più. Perchè mai, in fin dei conti, dovrebbe essere un problema se il personaggio di Becky, evidentemente in sovrappeso, si sposa prima delle altre secche e alla moda 'amiche' di adolescenza?
Altrettanto fuoriluogo la serie di battute sessuali di uno spinto che - e ce ne vuole! - hanno imbarazzato perfino me. Siamo ai livelli della scena del sapone bianco in faccia di "Ted".
E, per finire, c'è un'acidità di fondo che non credo sia salutare rappresentare. Ok lo stress, ok il carattere, ma a volte è gratuita e ingiustificata. Probabilmente essendo un prodotto di così infimo livello, ha instaurato in me un meccanismo di repulsione totale anche verso aspetti che normalmente considero accettabili.
Insomma, direi che è una pellicola che non ha ragione di essere vista, come non aveva ragione di essere prodotta. Uno spreco in tutti i sensi.
Consigli: Inutile vederlo. E' brutto e insensato.
Parola chiave: Vestito da sposa.

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Ric

lunedì 29 ottobre 2012

Film 472 - On the Road

Nuovo film regalato dalla 3. E questa volta ero anche piuttosto interessato alla visione.


Film 472: "On the Road" (2012) di Walter Salles
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
Pensieri: Definire "On the Road" come una pellicola on-the-road potrebbe sembrare semplicistico, ma in effetti una buona parte della storia si svolge per la strada. Ribalto la questione: magari un titolo meno scontato? Lo so, lo so, è tratto dal libro di Jack Kerouac che in inglese porta lo stesso nome, però forse ci si poteva ingegnare un attimino di più.
Tornando seri, il film di Walter Salles ("Central do Brasil", "I diari della motocicletta") non è male ed ha come suo grande pregio quello di presentare attori giusti per le parti che impersonano. Da questo discorso escludo per un attimo Kristen Stewart su cui, a breve, tornerò.
Garrett Hedlund ha una carica erotica piuttosto evidente e riesce nel non facile compito di magnetizzare lo sguardo dello spettatore su di sé, finendo - come richiesto dalla storia e dal personaggio di Dean Moriarty - per oscurare ogni altro attore presente in scena. Al contempo Sam Riley/Sal Paradise è perfetto come narratore nascosto, seguace dell'amico Dean e silenzioso osservatore di una vitalità tanto fuori dal comune e straordinaria, caotica. La coppia di amici - a cui si affiancheranno brevemente una miriade di altri personaggi sulla via - è davvero ben rappresentata a mio avviso dai due attori e finisce per risultare credibile quanto vera. Se posso osare un paragone, poi, per qualche attimo Garrett Hedlund mi ha ricordato il fascino decadente di Heath Ledger.
In tutto questo si inserisce una trama a tratti interessante, ma alla lunga non sempre convincente. L'idea di rappresentare persone che 'bruciano come candele' è affascinante e sulla carta è sicuramente una possibilità che, ben realizzata, al cinema paga sempre. Ma l'effetto boomerang è una variabile da tenere presente: se si parla, parla, parla di bruciare dentro, di aggrapparsi alla vita in maniera tanto disperata da afferrarla in modo troppo vigoroso, allora sarà richiesta una trasposizione tanto calda e vera anche sullo schermo. Che qui non sempre c'è.
Niente da dire su Hedlund che sorprende in un'interpretazione convincente e libera. Qualche riserva, invece, su colei che dovrebbe essere capace di muove l'ormone generale, di scatenare una sensualità intrinseca tanto naturale quanto incontrollabile. Il personaggio di Marylou - mi pare - dovrebbe bruciare quanto e più degli altri, dovrebbe essere tempio e richiamo di sesso e ambiguità. Per questo non ho trovato sempre funzionale affidare un ruolo così centrale per la storia a una ragazza che, a parte uno sguardo piuttosto intrigante, non riesce a rappresentare quel senso di scandalosa libertà che si vorrebbe riportare qui.
Kristen Stewart è certamente una scelta audace per un prodotto come questo, ma non direi priva di malizia. Lei che è Lady "Twilight", regina di pellicole milionarie come "Biancaneve e il cacciatore", non può essere una scelta casuale in un panorama di attrici ben più dotate e adatte al ruolo. Con questo non voglio dire che la Stewart sia totalmente incapace, ma di fatto non si può credere che dietro alla scelta di affidarle il ruolo di Marylou non ci sia (anche) un ragionamento commerciale. Senza voler sollevare polemiche o facili critiche, direi che la definizione migliore sia 'acerba'.
Fatta questa premessa, devo aggiungere che, se per la maggior parte delle scene che le competono il risultato non è pessimo, ci sono due momenti che mi hanno fortemente imbarazzato durante la visione del film. Il primo è il suo ballo 'scatenato' a tempo di jazz, che è tanto vero e sciolto quanto quello di una colonna di marmo. Il secondo, invece, riguarda la topica scena di sesso a tre assieme ai due protagonisti maschili: la Stewart è ingessata, incapace di ricreare quella complicità intima e spregiudicata che la situazione richiederebbe.
Detto ciò, c'è anche da dire che le sue scene sono molte di meno di quelle che mi aspettassi. In realtà una miriade di ruoli secondari/cameo dipingono un quadro di viaggio all'avventura che è tanto bello a vedersi quanto fine a sé stesso. Incontriamo Viggo Mortensen, Amy Adams, Kirsten Dunst, Steve Buscemi, Elisabeth Moss, Tom Sturridge, Terrence Howard, Alice Braga e ognuno di loro ha un ruolo molto differente da quello degli altri per poter rendere variegato il racconto, ma si finisce per non inquadrare bene nessuno veramente, perchè la bidimensionalità dovuta al poco tempo cui ogni loro personaggio è dedicato, finisce per impoverire il senso della loro apparizione. Ed è un peccato.
Tutto questo per dire che sì, "On the Road" mette in scena tutti i punti principali di una pellicola che si voglia definire di strada e all'avventura, ma con il grave errore di autodefinirsi ogni momento che uno dei personaggi parla. Sarà perchè in scena è presente il narratore (e scrittore) del racconto, ma trovo che ogni film che senta la necessità di esplicitare a parole tutte le sensazioni e i sentimenti che vorrebbe suscitare nel pubblico, finisca sempre per pubblicizzare qualcosa che poi non riesce a trasmettere veramente. C'è molto parlare di libertà, ardore e passione, vita vera vissuta alla giornata, di ribellione e incoscienza. Eppure nessuna di queste 'voci' arriva in maniera genuina; niente di tutto questo riesce veramente ad essere trasmesso attraverso trama e recitazione. Sono tutti elementi nell'aria, ma non perchè "On the Road" li riesca a trasmettere in quanto prodotto capace di 'bruciare' quanto le vite dei personaggi per cui tanto si spendono parole.
Direi che di fatto il film in sé non è male, ma manca di un'anima capace di suscitare davvero le emozioni di cui parla la storia.
Consigli: Un film che presenta tanti tòpoi della letteratura (libertà, amicizia, ricerca della propria strada, amore, avventura, ...) ma che difetta di un certo realismo. Essendo molto esplicito nel raccontare quello che vuole trasmettere, "On the Road" finisce per risultare un elenco di ciò che è una vita/avventura sulla strada senza davvero regalarci la sensazione di aver partecipato al cammino dei suoi protagonisti. Si potrebbe dire che preconfeziona sensazioni. Ma non è malvagio e, anzi, oltre a presentare bellissimi scenari, ci regala anche la bella interpretazione di Hedlund. Godibile.
Parola chiave: Romanzo.

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BB

sabato 26 novembre 2011

Film 331 - Melancholia

Sabato sera di cinema impegnato con un film di cui si è tanto sentito parlare. Inevitabile la visione...


Film 331: "Melancholia" (2011) di Lars von Trier
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Gloria
Pensieri: L'ultimo film di Lars von Trier ha un cast insolitamente glam per lo standard del regista. Non cambia, però, l'impronta, il suo inconfondibile stile.
E' una strana pellicola, composta da una struttura narrativa divisa in tre parti (prologo, primo e secondo capitolo) di cui la prima è, a mio avviso, quella più interessante e sperimentale.
Giocando d'anticipo, il regista racconta - in maniera lentissima - nei primi cinque minuti quello che vedremo nelle successive due ore. Suggestive immagini in slow(slow)motion, colpiscono l'occhio dello spettatore e rimangono impresse, forse come manifesto più rappresentativo di un'opera non facile come questa.
Visivamente potente, se non visionario, perde parte del suo appeal - specialmente nella seconda parte - a causa della lenta narrazione. La depressione pre e post matrimoniale non è certo un argomento allegro, ma il malumore di Justine/Kirsten Dunst all'inizio non è solo non chiaro, ma quasi irritante. Il collegamento con la rigida figura materna e il superficiale rapporto con il padre (farfallone) offrono in corso d'opera una possibile spiegazione del rigetto viscerale del vincolo matrimoniale nella novella sposa.
Il pianeta Melancholia avanza e risulterà fatale simbolo di liberazione da depressione e angoscia, tanto che la più coraggiosa (come la luna influenza le maree, così pare che il pianeta influenzi Justine) risulterà proprio colei che fino a quel momento pareva la più vulnerabile. Arresa al suo destino, consapevole che non c'è via di scampo, la ragazza accetterà la (letterale) fine del mondo accompagnando gli altri per mano, con un'evidente inversione di ruoli rispetto alla prima parte della pellicola.
Al contrario, la coppia Gainsbourg-Sutherland finirà per passare dall'immagine solida e collaudata dell'inizio ad una scissione dei due individui con vigliacco gesto di dipartita da parte di lui. Particolare disprezzo per la figura del marito John/Sutherland, quindi, sarà inevitabile.
La bellezza intrinseca di "Melancholia" è la capacità che la pellicola ha di sviscerare il vero io delle persone. Alla resa dei conti i personaggi non potranno che rivelarsi per ciò che sono, seguendo la loro vera natura. Che sia l'influenza del pianeta o l'inarrestabile consapevolezza che tutto sta volgendo al termine, ognuno è costretto a confrontarsi con le proprie paure e le proprie domande, consapevole che il tempo a disposizione (per trovare le risposte) è decisamente breve. Il risultato sarà a tratti desolante, ma decisamente vero.
Ps. E' stato piacevole seguire la proiezione della pellicola in lingua originale, ma devo ammettere che la voce della Gainsbourg l'ho trovata spesso fastidiosa.
Pps. Il film ha vinto a Cannes 2011 il premio per la Miglior attrice Kirsten Dunst, che, dopo anni un po' appannati, torna in grande stile alla ribalta del cinema mondiale.
Consigli: Potente nelle immagini e fortissimo nel prologo, prosegue a ritmo lento. Non è una storia facile, ma può aiutare a porre interrogativi che, forse, normalmente non ci porremmo mai: io, se fossi al loro posto, cosa farei? Bella colonna sonora.
Parola chiave: Magic cave.

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Ric

venerdì 22 luglio 2011

Film 285 - Intervista col vampiro - Cronache di vampiri

Cena del lunedì più cupa del solito con un film sui vampiri che aveva decisamente precorso i tempi...


Film 285: "Intervista col vampiro - Cronache di vampiri" (1994) di Neil Jordan
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea Puffo, Marco, Andrea, Marco C.
Pensieri: Lo devo ammettere: mi ricordavo un film molto più figo. Sì, sì, per carità, c'è atmosfera, sete di sangue, lussuria, giochi di potere... ma poi? Poi il resto mi è apparso vuoto e non troppo coinvolgente. Sarà che con certe acconciature è difficile star bene, che coi labbroni di Brad sembrerebbe potercisi fare il labbro inferiore di Angelina o che Banderas è più inquietante del solito, comunque diciamo che non ho troppo gradito. Non quanto mi aspettavo.
Ottima l'atmosfera cupa, benissimo la Dunst nei panni di Claudia, bambinetta orfana convertita ai canini per assicurarle guarigione dalla peste (e vita eterna, ovvio). Farà una brutta fine, ma Kirsten riceverà la sua prima e al momento unica nomination ai Golden Globes.
Tom Cruise, invece, è particolarmente strambo in questa pellicola. Prima ancora di saltare sui divani, qui salta addosso a cani e porci, assetato di sangue e accecato dalla lussuria. Una volta era un bell'uomo, ma qui in effetti non rende. Era il '94 e, nonostante i 32 anni, ne dimostrava almeno una decina in più. Colpa del ruolo pluricentenario? Chissà...
Poi, come si diceva, Pitt è un pochino inquietante (capello lungo, cadaverico, lenti a contatto colorate, rigidità da manico di scopa), manichino da passeggio per una signorina vampira che lo vede come padre (è il suo creatore) e che lui sente come figlia. Vampiri e sentimenti (umani non come cibo, amore, difficile sopportazione di una vita eterna spesa alla luce della luna, senza una vera e propria compagnia) allora non avevano ancora fatto il loro tempo, quindi è effettivamente ragguardevole che 17 anni fa si fosse già arrivati ad imbastire quella che oggi è - con 'solamente' 5 film e 4 libri - la noiosissima saga di "Twilight".
Banderas è innominabile.
Camei di personaggi oggi diventati più o meno famosi - Thandie Newton ("2012", "La ricerca della felicità"), Helen McCrory (Narcissa Malfoy in "Harry Potter e i doni della morte: Parte II" & Co.) - e di altri che, invece, sono più o meno spariti - Stephen Rea (nomination all'Oscar per "La moglie del soldato", film per cui Neil Jordan, il regista di questo film, ha vinto per la miglior sceneggiatura originale), Christian Slater ("Il nome della rosa", "Robin Hood principe dei ladri") e l'italiana Domiziana Giordano (che, grazie a questo film, è finita come 'VIP' a 'L'isola dei famosi') -.
Consigli: In gruppo si vede più volentieri, ogni tanto scappa qualche commento o battutina che aiutano a far passare certi momenti lenti della pellicola.
Parola chiave: Racconto.

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Ric

domenica 29 novembre 2009

Film 21 - Mona Lisa smile

Questo film non avevo programmato di rivederlo. Avevo un ricordo mediocre nel complesso, diciamo piuttosto banale. Però la Sini mi ha chiesto di vederlo perchè voleva un'opinione a riguardo e, con immenso piacere, ieri pomeriggio mi sono messo a guardarlo. Diciamo che questo è il primo film "su commissione"!


Film 21: "Mona Lisa smile" (2003) di Mike Newell
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Mona Lisa smile" aka come costruire un film su un'unica persona. Negli anni '90 Julia Roberts era l'identificativo di attrice. Era la più pagata al mondo! Se chiedevo a mia nonna di sparare un nome a caso lei diceva Julia Roberts senza nemmeno doverci pensare. E per "Pretty Woman" e per "Se scappi ti sposo", "Notting Hill", "The mexican", "Il matrimonio del mio migliore amico", "Erin Brockovich", "Hook"... Insomma, una specie di ossessione di massa per questa donna. Poi l'Oscar (e quando te l'han dato non ti si filano più), l'esperienza teatrale (disastro), la maternità (3 figli) e Julia è sparita dalle scene. Dal 2004 al 2007 non appare in nessun film. Nel frattempo il mondo va avanti, altre vengono consacrate a divine (Reese Witherspoon... ma si potrà?!) e Julia va nel dimenticatoio. Prima di tutto questo, però, a Julia - sulla scia dei precedenti successi cinematografici - viene affidato quello che, fosse un programma tv, sarebbe definito "one man show". Se nel 2003, fermando qualcuno per strada, avessimo chiesto quali altri attori compaiono nella pellicola, quasi nessuno avrebbe risposto. Era proprio un film con Julia Roberts. E basta.
Rivisto oggi questo film ha un significato diverso, è molto della serie "ma guarda quello è...". E, infatti, chi ci si ritrova? Le già famosine all'epoca Kirsten Dunst ("Intervista col vampiro" e i vari "Spider-man") e Julia Stiles ("Save the last dance" e... basta) poi Maggie Gyllenhaal (attrice meno famosa del fratello Jake, ma l'anno scorso unica presenza femminile del film "Il cavaliere oscuro"), Ginnifer Goodwin (dimagrita e più curata, oggi star del tv show "Big love" e protagonista di "La verità è che non gli piaci abbastabza"), Juliet Stevenson (la madre di Keira Knightley in "Sognando Beckham" e Rosalind Franklin nel film tv sulla scoperta della struttura del DNA "Life story". La scoperta di questo film, in realtà, è stata una coincidenza: proprio ieri mattina, alla conferenza "L'esperimento più bello della fisica" hanno proiettato uno spezzone del film con in primo piano la Stevenson. Non riuscivo a collegare il volto ad altri film, ma, appena iniziato "Mona Lisa smile" mi sono ricordato!), Marcia Gay Harden (Oscar 2001 per il film "Pollock" e attrice spalla di tantissime altre pellicole), John Slattery (visto di recente prima in "Desprate Housewives" e adesso presenza fissa di "Mad man"), Topher Grace (anche lui in Spider-man 3, ma più famoso per il "That '70s Show") e Krysten Ritter (prima amica di Rory in "Una mamma per amica" e adesso praticamente la migliore amica di tutte le protagoniste dei film-commedia: "27 volte in bianco", "I love shopping", "Notte brava a Las Vegas"). Insomma, una marea di attori di fama in divenire!
Ma, tornando al momento dell'uscita, questo film non riscosse molto successo. Perchè? Vogliamo dircelo? Bene, è un film mediocre. Ma adesso capisco meglio i motivi. Innanzitutto Julia Roberts cominciava a perdere colpi e la sua carriera, dopo film come "Confessioni di una mente pericolosa" e "Full frontal", aveva perso il vanto del successo assicurato. Ecco, "Mona Lisa smile" si collocava in questo contesto e voleva riportare ai fasti l'attrice dopo mosse meno commerciali, ma anche meno riuscite.
Peccato che il primo grande difetto del film sia di raccontare la storia di una docente di storia dell'arte straordinaria senza trasmettere l'amore per l'arte. L'unico momento di vera contemplazione è davanti al quadro di Pollock, ma non trasuda esaltazione, non c'è quella vibrante tensione che dovrebbe esserci tra l'oggetto del desiderio e chi lo desidera.
Manca, anche, una figura maschile di riferimento. Questa è, sì, una donna che fugge la tradizione, anticonformista, progressista e sicuramente femminista, ma gli unici due ometti che ha nella storia sono due mezze calzette e non rimangono minimamente impressi! E per un film commerciale è una scelta strana.
Tra una lezione e l'altra, poi, solo il gossip la fa da padrone. Chi sta con chi, chi ama chi, chi sposa chi, chi rinuncerà ai suoi sogni per, ecc ecc. Siamo negli anni '50 e il matrimonio per la donna è il punto d'arrivo, mentre la professoressa Katherine Ann Watson vorrebbe fare la differenza. E' per questo che pubblicità e media hanno voluto associare (successo chiama successo) la pellicola di Newell al film "L'attimo fuggente" di Weir, quando in realtà qui mancano atmosfere, richiami e solennità. Fare paragoni a mio avviso è sempre azzardo. Poi, più si mira in alto e peggio sarà se si fallisce. In questo caso non si è fatto decisamente centro, ma quantomeno non è stato prodotto un film abominevole.
C'è una bella fotografia, alcune brave attrici (tra le già citate Maggie Gyllenhaal, Juliet Stevenson e Marcia Gay Harden) e un unico dialogo veramente ben scritto, quello tra la Roberts e la Dunst (K. Watson: "Frequenti le lezioni, faccia i compiti o io la boccerò", Betty Warren: "Se lei mi boccia ci saranno delle conseguenze", KW: "Mi sta minacciando?", BW: "La sto istruendo", KW: "Questo è compito mio"). Il resto scorre, scivola via come il pennello su una tela. Non tanto un capolavoro, quanto più un'opera in serie. Onesta, ma uguale alle altre. Ps. Solito problema doppiaggio: dov'è finita la voce di Julia? Perchè gliel'hanno cambiata? Mistero della fede.
Consigli: E' un film da serata tranquilla tra divano, patatine o pop-corn, una bibita e la compagnia di qualche persona speciale. In un film senza troppo amore, meglio avere la proprio scorta personale!
Parola chiave: Katerine Watson non era venuta alla Wellesley per inserirsi nell'ambiente. Era venuta perchè voleva fare la differenza.




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