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mercoledì 8 dicembre 2021

Film 2064 - Blood Red Sky

Intro: Non sapevo neanche dell'esistenza di questa pellicola fino a quando non è salatato fuori che fosse uno tra i titoli Netflix più visti di quest'anno. Non potevo non dare un a possibilità...

Film 2064: "Blood Red Sky" (2021) di Peter Thorwarth
Visto: dal computer portatile
Lingua: tedesco, inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: all'inizio sembra che questo film voglia approcciare il tema vampiresco da una prospettiva (per una volta) differente, quasi matura, raccontando la storia delle difficoltà che questa mamma contagiata dal virus mutante vampiro deve affrontare nella speranza di poter guarire e poter condurre una vita normale assieme al figlio. Poi il tutto prende la solita piega horror/slasher/violenta e ciao ai buoni propositi.
In una sorta di mix tra "Flightplan" e "World War Z", "Blood Red Sky" non prende mai veramente quota, diversamente dall'ambientazione in cui racconta la sua storia. Indeciso si pigiare sull'acceleratore dell'orrore o mantenere quel vago accenno di creatività iniziale portata in campo dalla premessa della storia, la pellicola finisce per risultare l'ennesimo titolo Netflix che non pagheresti mai per vedere al cinema e al contempo ti anestetizza il cervello abbastanza da farti passare una serata qulunque. Niente di più.
Cast: Peri Baumeister, Roland Møller, Chidi Ajufo, Alexander Scheer, Graham McTavish, Dominic Purcell.
Box Office: /
Vale o non vale: Certo non un capolavoro, comunque si lascia guardare e va detto che l'interpretazione disperata di Peri Baumeister regala qualcosa alla sfortunata protagonista (e a noi che seguiamo la storia), ma niente più di questo.
Premi: /
Parola chiave: Terroristi.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 31 marzo 2021

Film 1977 - Calm with Horses

Intro: Secondo appuntamento cinematografico del corso di Screenwriting, continuiamo con pellicole irlandesi.
Film 1977: "Calm with Horses" (2019) di Nick Rowland
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Calm with Horses" non è sicuramente un titolo che da solo avrei scelto di vedere, anche se ammetto che tutto sommato la visione non è stata malvagia. Non è decisamente il mio genere di film, ma in generale il lavoro fatto qui è buono e sufficientemente interessante da coinvolgere lo spettatore nella vicenda.
Barry Keoghan è sicuramente un attore da tenere d'occhio e qui un grande protagonista, capace di rubare la scena a chiunque condivida lo schermo con lui; trovo la sua nomination ai BAFTA assolutamente meritata. Rimango un po' sorpreso dalla stessa considerazione della British Academy nei confronti di Niamh Algar che fa un buon lavoro qui, ma non ho trovato la sua performance necessariamente degna di particolare riconoscimento. Brava, ma non indimenticabile.
Di seguito, come la volta precedente, qualche considerazione che ho buttato giù in vista del confronto a lezione su questa pellicola:

Douglas (Cosmo Jarvis) is the protagonist of the story. He wants to be a good father for his child, though he is torn between the loyalty for his real family and the Devers family.
The only way Douglas knows to be a good father - or at least try to be a good one - is by providing for stolen goods or steal money for his son special school. But the criminal family and their goals should come first, as he works for them and he swore his loyalty to them. 
(Spoiler) This changes we he disobeys the order to kill Fannigan and he decides to steal the money for his kid and Ursula (Algar). 


Cast: Cosmo Jarvis, Barry Keoghan, Niamh Algar, Ned Dennehy, Kiljan Moroney, David Wilmot.
Box Office: $104,946
Vale o non vale: Titolo drammatico che mixa gangster, elementi thriller e scene d'azione ben architettate, "Calm with Horses" è un buon esordio da parte del regista Nick Rowland che combina bene elementi locali dell'Irlanda rurale e un certo appeal commerciale che funziona anche per lo spettatore qualunque. Il risultato finale è coeso e i personaggi sono ben costruiti, ma non è sicuramente un titolo per una serata rilassante davanti al pc.
Premi: Candidato a 4 BAFTA per Miglior film britannico, attrice e attore non protagonisti (Algar e Keoghan) e casting.
Parola chiave: Fannigan.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 7 agosto 2020

Film 1904 - Paris, Texas

Intro: Ormai non so più quanti anni fa comprai il dvd di questo film, ma non l'ho mai usato. E, a dire il vero, nemmeno questa volta dato che ho usufruito dello streaming...
Film 1904: "Paris, Texas" (1984) di Wim Wenders
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non ero sicuro al 100% che "Paris, Texas" fosse la scelta giusta per la mia serata, più che altro perché un film indie di 147 minuti diretto da Wenders (di cui ho visto finora solo "The Salt of the Earth") e vincitore della Palma d'Oro a Cannes di solito non è esattamente il genere di cui sono più appassionato.
La realtà è che ultimamente mi ritrovo sempre più spesso a confrontarmi con generi, registi o storie che prima non avrei mai preso in considerazione e, seppure abbia ancora tanta strada da fare, sono decisamente orgoglioso di questa nuova piega multitematica. Soprattutto perché sono uno che coi cambiamenti inizialmente ci fa a pugni. Meno male, invece, che sto attraversando questa fase di sperimentazione, perché "Paris, Texas" è un bellissimo film che mi ha molto soddisfatto. Più o meno inaspettatamente.
La storia si concentra su Travis Henderson (Harry Dean Stanton) che, ritrovato a vagabondare per il deserto e incapace di ricordare la propria identità a causa di un'amnesia, finirà per riacquistare lentamente la memoria grazie al ricongiungersi con i suoi famigliari - il fratello e il figlioletto - finendo per mettersi sulle tracce della moglie Jane (Nastassja Kinski). Nel mentre, noi come lui rimettiamo insieme i pezzi di una vita che pare essersi messa in pausa.
Il film di Wenders parte pianissimo e lascia temere che sarà una di quelle pellicole che, con la scusa della componente artistica, giochi tutto su tempistiche bibliche per raccontari fatti riassumibili in una mezzora. La realtà è che "Paris, Texas" ingrana bene e sancisce il suo ritmo, in un crescendo emotivo che ha il suo culmine nell'incontro tra i due ex, separati da un vetro oscurato e impossibilitati a comunicare se non tramite un telefono (fa molto Covid-19).
Insomma, sono rimasto soddisfatto dalla visione e, anzi, mi ha persino invogliato a recuperare qualche classicone di Wenders come "Il cielo sopra Berlino", "Tokyo-Ga", "Buena Vista Social Club" o "Pina".
Cast: Harry Dean Stanton, Nastassja Kinski, Dean Stockwell, Aurore Clément, Hunter Carson.
Box Office: $2.2 milioni
Vale o non vale: Non è un film per tutti, non è un film per tutte le occasioni ma, voleste decidervi a dare una chance a questo film, sono sicuro che in qualche modo ne rimarrete affascinati. Lasciatevi trasportare dalla storia e, soprattutto, dalla grandissima performance di Harry Dean Stanton.
Premi: Candidato al Golden Globe e ai César per il Miglior film straniero. 4 nomination ai BAFTA (Miglior film, sceneggiatura non originale e colonna sonora) ha vinto per la Miglior regia. Candidato a 2 David di Donatello (film straniero e attrice straniera Nastassja Kinski). Vincitore a Cannes della Palma d'Oro.
Parola chiave: Passato.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 14 giugno 2020

Film 1724 - Beautiful Boy

Intro: Volevo vedere questo film sia perché Timothée Chalamet è tra i protagonisti, sia perché era stato candidato a qualcuno dei premi che contano. E si sa che io gli award show li adoro...
Film 1724: "Beautiful Boy" (2018) di Felix van Groeningen
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: personalmente ho trovato questo film noiosissimo, ma non tanto in termini di realizzazione, quanto rispetto all'idea di base che presenta.
Il processo autodistruttivo e autolesionista di un tossicodipendente è stato ripreso, riadattato e riproposto ormai in tutte le salse, per cui mi rendo anche conto che non sia facile produrre qualcosa di nuovo sull'argomento, eppure ho trovato "Beautiful Boy" non solo banale nella sua idea centrale, ma anche maledettamente arrogante.
C'è una strafottenza nel personaggio di Nic (Chalamet) che fa venire voglia di prenderlo a schiaffi e un'impotenza frustrante in quello di David (Carell) che si riversa completamente sullo spettatore, tanto che ci si chiede più volte durante la visione perché questa famiglia non faccia qualcosa di concreto per riprendere in mano le redini della propria vita. Sì, ci sono i litigi, i confronti, le riabilitazioni, le buone intenzioni, eppure sembra che tutti si siano arresi all'idea che questa sia la loro vita, che non ci sia una via d'uscita e che l'unico modo di affrontare tutto questo dolore sia riconoscerlo e trovare un modo per accomodarcisi dentro.
Ho voluto finire di vedere "Beautiful Boy" perché trovo Timothée Chalamet un bravissimo attore e, onestamente, mi sono dovuto sforzare per trovare la forza di non mollare la visione per ben più di una volta. Detesto quei titoli che ti mettono di fronte ad una situazione difficilissima con il solo scopo di renderti testimone di un disagio. E' troppo facile ritrarre il dolore in questo modo, troppo banale e passivo. E' come se questo film, al pari della famiglia di cui parla, si sia arreso in partenza e trovi piacere nel solo fatto di mettere in scena una dramma che abbia l'unico scopo di fare pietà (e quindi sollecitare le simpatie emotive del pubblico o della critica). Non ci siamo. Ps. Tratto dalla storia vera - e relative opere letterarie - di David Sheff ("Beautiful Boy: A Father's Journey Through His Son's Addiction") e Nic Sheff ("Tweak: Growing Up on Methamphetamines").
Cast: Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Amy Ryan, Kaitlyn Dever, LisaGay Hamilton, Timothy Hutton.
Box Office: $16.6 milioni
Vale o non vale: In inglese con il termine crowd-pleaser ci si riferisce a qualcosa o qualcuno che piace alla gente, che esercita un fascino positivo sulle persone. Estendendo il termine a questa pellicola, credo che uno degli intenti di fondo (voluto o no) fosse quello di proporre al pubblico un drammone che conquistasse le simpatie dello spettatore e, per estensione, di quella critica che ha forte potere persuasivo rispetto alle premiazioni che contano. Qualche risultato concreto c'è stato, ma il box-office è stato disastroso - il film è costato tra i 19.3 e i 25 milioni di dollari - e tutto sommato in pochi si ricordano dell'esistenza di "Beautiful Boy". Ed è un peccato, per il cast è assolutamente perfetto e ci sarebbero molti spunti sui quali poter lavorare con serietà, però la sceneggiatura sceglie di intraprendere una strada banale e passiva, tanto gratuitamente complicata quanto frustrante.
Ci sono film sulla droga o la dipendenza sicuramente più interessanti e riusciti, uno su tutti "Trainspotting".
Premi: Candidato al Golden Globe e BAFTA per il Miglior attore non protagonista (Chalamet).
Parola chiave: Riabilitazione.

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martedì 30 aprile 2019

Film 1569 - The Revenant

Intro: Avevamo già provato a rivederlo, ma il dvd che avevamo a disposizione era rovinato e non siamo riusciti. Fortuna che esistono streaming e download.
Film 1569: "The Revenant" (2012) di Alejandro G. Iñárritu
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: avevo un sacco voglia di rivederlo, principalmente per confermare una serie di ricordi che avevo relativamente alla mia prima visione: DiCaprio e Hardy fantastici, atmosfera desolata e destabilizzante, una messa in scena potentissima grazie alla crudezza della realizzazione, una storia (semi-biografica) molto forte. Tutto confermato.
Film 1081 - The Revenant
Cast: Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck, Paul Anderson, Lukas Haas.
Box Office: $533 milioni
Vale o non vale: Potente, agghiacciante, fortissimo. Imperdibile!
Premi: Vincitore di 3 premi Oscar per Miglior regia, attore protagonista e fotografia su 12 nomination (tra cui Miglior film e attore non protagonista), 3 Golden Globes su 4 nomination (Miglior fil, regia, attore protagonista) e 5 BAFTA su 8 candidature (Miglior film, regia, attore protagonista, sonoro e fotografia).
Parola chiave: Hawk.

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Bengi

giovedì 12 gennaio 2017

Film 1280 - Shut In

Al cinema da solo con ingresso della 3 gratis a vedere un film scelto perché la fine coincideva con quella del turno di Poe. Non grandi presupposti...

Film 1280: "Shut In" (2016) di Farren Blackburn
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Io amo Naomi Watts e penso di aver visto quasi ogni suo film da "The Ring" in poi, anche quelli scemi, brutti o inutili. "Shut In" in termini di grandissima cagata li batte tutti.
Un merito è pur sempre un merito e per quanto questo non sia uno auspicabile da ottenere, di fatto l'ultima pellicola della mia prediletta Naomi fa schifo, è inutile e ha una trama banale per metà del tempo, sconcertantemente imbecille nel secondo. Poi certo me lo aspettavo che ne sarebbe venuta fuori una scemenza, ma ad un livello così basso proprio no.
Il personaggio di Stephen è imbarazzante e di certo Charlie Heaton non può fare molto per salvare la situazione; idem dicasi per la Watts che regge da sola il peso di una trama senza idee che per spaventare usa ancora la musica ad alto volume a tradimento (...) e si inventa un ragazzino psicopatico innamorato della matrigna che per rimanere con lei finge di essere catatonico. Quando questo "magistrale" colpo di scena viene rivelato non si può fare a meno di chiedersi se sia tutto uno scherzo. Per non parlare del bambino selvaggio che vive nei muri...
Insomma, "Shut In" è tra i peggiori film del 2016.
Cast: Naomi Watts, Oliver Platt, Charlie Heaton, Jacob Tremblay, David Cubitt, Clémentine Poidatz.
Box Office: $8.4 milioni
Consigli: Evitare, evitare, evitare. Nel suo essere così inutile e trash, non fa nemmeno divertire, il che indica che credessero davvero di fare un film serio. Male.
Parola chiave: Incidente stradale.

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martedì 10 maggio 2016

Film 1136 - The Boy

Per una volta Poe ha voglia di vedere un horror e non potevo non acconsentire! Col senno di poi, non lo asseconderò mai più.
Film 1136: "The Boy" (2016) di William Brent Bell
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Paura non ne fa. Bello da vedere non è. E' recitato da fare imbarazzo. Insomma, un successone!
Storia assurda di un ragazzino che vive nei muri e i genitori attempati sublimano la sua assenza attraverso l'uso di un pupazzo che vorrebbe essere inquietante e invece è solo brutto. Nella follia generale si inserisce la futura baby-sitter del bambino-fantoccio che prima deriderà l'anziana coppia (ma sto bambino l'avranno adottato?), poi andrà giù di testa peggio di loro.
Ci fosse un solo momento spaventoso (e non solo noioso), almeno si potrebbe cercare di andare oltre alla totale mancanza di fantasia di una trama imbarazzante che non sa gestire non solo la ridicola premessa che propone, ma nemmeno il supposto genere in cui intende collocarla. Insomma, un disastro su tutti i fronti.
Cast: Lauren Cohan, Rupert Evans, Jim Norton, Diana Hardcastle, James Russell, Ben Robson.
Box Office: $64 milioni
Consigli: E' talmente brutto che lo si può tranquillamente definire trash. Senza senso, senza mistero, senza fantasia. Mi ha ricordato un altro brutto horror: "The Intruders". Vedere per credere (ma, davvero, meglio lasciar perdere).
Parola chiave: Passato.

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Bengi

venerdì 4 dicembre 2015

Film 1043 - Lila & Eve

E insomma... eccomi di nuovo attratto da sicuri fallimenti al botteghino, prodotti sicuramente bannati dalla critica e conseguentemente sconosciuti ai più. Ma che ci posso fare se mi piace avventurarmi sempre più a fondo nel mondo delle sicure boiate?

Film 1043: "Lila & Eve" (2015) di Charles Stone III
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Attenzione, attenzione: "Lila & Eve", progetto alla prima occhiata scellerato e insensato, con scelte di cast inspiegabili - Viola, mi senti? Cosa ci fai qui?! - e sicure virate trash della trama... dopotutto non è così terribile! E lo dico coscientemente.
E' chiaro che si tratta di una pellicola così così, mediocre nei passaggi e nelle scelte narrative, eppure qualcosa di buono c'è e tutta l'operazione non è vana. Il merito è soprattutto delle due - e sì, ho detto due - protagoniste Viola Davis e Jennifer Lopez, strana coppia sulla carta, ma di fatto efficace duo dal grilletto facile. Se qualcosa qui funziona è solo grazie a loro. Che la Davis sia brava lo sappiamo tutti e vederla qui ci da solo confermaci quanto noto: è un'attrice che, non so bene come faccia, si mette a nudo per ogni personaggio intenso che deve impersonare, riesce a mostrare una vulnerabilità che tutte le volte mi colpisce. In questo caso è una madre single alla quale uccidono il figlio per errore e, non trovando pace, si mette alla ricerca di quella giustizia che le autorità sembrano volerle negare; la Lopez, anche lei madre di una bambina uccisa, è la sua sponsor al gruppo che le donne frequentano per superare il lutto: tra le due scatta subito l'intesa, poi fatale, che darà il via alla vicenda. E' proprio JLo del ghetto a stupirmi, ovviamente, riuscendo a rendere credibile un personaggio altrimenti ridicolo e fuori controllo, visto ciò che si scoprirà nel finale.
Finale che, va detto, non è niente di inimmaginabile, ma tutto sommato conclude una vicenda già per molti versi impossibile da concludere altrimenti. L'espediente è già visto, ma funziona e anche se non ho apprezzato il buonismo del detective in ultima battuta, alla fine... tutto è bene quel che finisce bene. Banale? Scontato? Dal mio punto di vista, più che altro, direi funzionale a questo caso specifico: "Lila & Eve" non è certo un capolavoro ed era inevitabile che sbrodolasse da qualche parte. Perciò la vedo così: poteva essere un film orrendo e stupido, privo di appeal e recitato in maniera imbarazzante. Invece, semplicemente, è un prodotto sufficiente che non ha troppo da offrire se non due brave protagoniste e un aggancio emotivo di sicuro impatto sul pubblico. Non so se sia abbastanza per tutti, ma sicuramente è molto di più di quanto io mi aspettassi.
Ps. E' presente anche il vero marito della Davis, Julius Tennon, nei panni dell'uomo che saprà conquistarne il cuore.
Cast: Viola Davis, Jennifer Lopez, Shea Whigham, Julius Tennon, Lisa Maffia, Chris Chalk, Andre Royo, Yolonda Ross, Ron Caldwell, Aml Ameen.
Box Office: $38,263
Consigli: Presentato al Sundance di quest'anno, "Lila & Eve" è un prodotto che, sorprendentemente, non mi ha deluso. Ero assolutamente prevenuto nei suoi confronti, per cui scoprire che non era la sciocchezza che mi aspettavo è stata una vera sorpresa in positivo. La cosa che più mi ha colpito è stata la capacità di Jennifer Lopez di risultare in parte e credibile, spogliandosi di un glamour che solitamente non le è richiesto scrollarsi di dosso in nessuna delle sue pellicole. Qui, con poco trucco, anche invecchiata, con un accento marcatissimo e una buona interpretazione, ha saputo davvero convincermi. Forse proprio per questo sono rimasto colpito da questa pellicola. Non so se basti per tutti, ovviamente, ma per me è stato certamente uno dei punti a favore. Poi, in totale onestà, non posso dire che si stia parlando di alcunché di eclatante o indimenticabile: è solo un film che vuole raccontare una storia che già sappiamo, aggiungendo un espediente già visto, ma che riesce ancora a stuzzicare lo spettatore. Non indimenticabile, ma inaspettatamente passabile.
Parola chiave: Ristrutturazione.

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Bengi

domenica 6 marzo 2011

Film 225 - Rabbit Hole

Altro film, altra preparazione agli Oscar. Questa volta, dopo la cena, un dramma non da poco.


Film 225: "Rabbit Hole" (2010) di John Cameron Mitchell
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Gianpaolo, Marco, Diego, Andrea Puffo
Pensieri: Cos'è che c'entra questa tana del coniglio con il film in questione?
Diciamo che, nella trama, si riferisce ad un fumetto. Ma che ci sia anche un significato altro?
Nicole Kidman qui è Becca, madre che sta affrontando il dolore per la perdita del figlio di 4 anni assieme al marito (Aaron Eckhart) e, non sapendo bene come uscirne, cerca di intraprendere varie strade. Tornare al lavoro non funziona (ormai è fuori dal giro), la notizia della sorella incinta di un maschietto non aiuta, le sedute di terapia di gruppo non fanno per lei, ma, pare, trovi conforto nel dialogare con il ragazzino che ha effettivamente (per errore o negligenza non è il punto) investito suo figlio.
Se il tema del dolore è giustamente personale, rimane comunque una scelta strana - per non dire volutamente provocatoria - quella di affidare il ruolo di riconciliatore allo stesso individuo che ha causato il dramma. Di fatto il giudizio sulla scelta rimane sospeso, equilibrato dallo sdegno del marito che, giustamente, di frequentare il ragazzino non ci pensa proprio. Ma non aggiungo altro per non rovinare la trama. Emozioni forti in agguato, comunque.
Per concentrarci sull'interpretazione della Kidman, invece, direi che siamo tornati a uno standard piuttosto elevato, ma non sono sicuro al 100% che le valesse una terza nomination all'Oscar. Ad analizzare maliziosamente gli eventi, questo ritorno alla qualità - dopo anni di produzioni sfortunate - per Nicole è stata una benedizione non da poco, considerando poi i ruoli sempre più marginali ritagliati per lei nei film ("Nine") o le parti da dimenticare ("La bussola d'oro", "Invasion", "Vita da Strega" o il pessimo "La donna perfetta"). Decisamente determinata a tornare in vetta, grazie a questo film c'è stato un oggettivo miglioramento, nonché un ritorno alla qualità solita cui Nicole ci aveva abituato con grandissimi film ("Moulin Rouge!", "The Others", "Ritorno a Cold Mountain"). Insomma, cinema impegnato, apparizioni dosate, un pubblico addio al botox e un ritorno al naturale rosso di capelli che tanto l'aveva resa celebre. E' l'inizio per un ritorno con le scintille. Ma, sia chiaro, l'Oscar non aveva alcuna chance di vincerlo.
Buono il resto del cast, con Eckhart un po' faccione di plastica, ma intenso. Sarebbe da valorizzare un attimo di più come attore, fatica a farsi prendere sul serio e, invece, non è da sottovalutare. Fedele al suo personaggio (televisivo) rimane Sandra Oh che non aggiunge nulla di nuovo (se non quanto già visto in tv) alla sua Gaby. Sempre bravissima Dianne Wiest, un'espressività ed intensità davvero notevoli. Sguardi che dicono tutto, senza bisogno di parole. Una vera attrice.
La pellicola in sé non aggiunge niente di nuovo al panorama del dramma familiare ed ha una certa anima patinata da rivista delle case da sogno che un po' intralcia lo scopo e un po' infastidisce. Non è un film totalmente riuscito (non a caso solo la performance della Kidman è stata notata), ma nonostante questo non si può dire che sia pessimo. Forse non scava troppo a fondo nel personaggio della madre (che risulta a suo modo piuttosto freddina, quantomeno all'inizio) e il tutto rimane un po' una vana esibizione delle capacità attoriali (sicuramente riconosciute) della diva hollywoodiana. Tutto sommato, direi benino. Meno.
Consigli: Pellicola da fazzoletto facile. Ma analizzato dal dopo-dramma in poi e con uno strano approccio alla vicenda. Guardare e decidere se, dopotutto, la Kidman è tornata finalmente al grande cinema.

Parola chiave: Dolore.



Ric

giovedì 25 novembre 2010

Film 188 - Ricky - Una storia d'amore e libertà

Un film che avevo cercato tempo fa e messo in attesa dell'occasione giusta. Qualche giorno fa si è presentata...


Film 188: "Ricky - Una storia d'amore e libertà" (2009) di François Ozon
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo è un film francese molto delicato che racconta con tranquillo garbo l'improbabile storia del neonato Ricky.
Figlio di una coppia di operai non sposata, il piccolo nasce e, ben presto, rivela alla famiglia - o, meglio, a parte di essa - la sua straordinaria peculiarità: gli spuntano le ali.
Ne conseguono le problematiche connesse al volo in appartamento e la necessità di evitare che il piccolo si faccia del male oltre che non voli via, non conscio della sua straordinaria quanto pericolosa caratteristica.
Il finale lascerà alcuni delusi, ma il sottotitolo del film (presente solo nella versione italiana, ovviamente) non è totalmente fuori luogo e, anzi, se vogliamo risulta piuttosto anticipatore.
Il film comunque è piacevole e narra con occhio più oggettivo possibile - evitando la lacrima facile - una storia che, altrimenti, senza i giusti elementi (sceneggiatura e regia) avrebbe finito per sconfinare nella banalità. Il rischio che Ricky fosse accostato semplicemente ad un angelo era alto, ma, fortunatamente, la produzione ha preferito una contestualizzazione più scientifica per il caso del bambino volante.
Insomma, non è stato certo il film caso del 2009, però, a mio avviso, merita di essere visto sia per la qualità della recitazione (brave Alexandra Lamy nel ruolo della mamma e Mélusine Mayance in quello della sorellina) che del prodotto finale in sé. Tra l'altro mi ha un po' ricordato le atmosfere della pellicola di Philippe Lioret "Welcome" che avevo visto qualche tempo fa... Bello.
Consigli: Quando non avete voglia di banalità, questo è sicuramente un film da tenere in considerazione. Di qualità e ben scritto.
Parola chiave: Famiglia.



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Bengi

venerdì 27 novembre 2009

Film 17 - Quel mostro di suocera

Siamo al film numero 17. Quello che dovrebbe essere il film "sfortunato" è stato in realtà una commedia molto simpatica!


Film 17: "Quel mostro di suocera" (2005) di Robert Luketic
Visto: dalla tv di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film l'avevo visto già qualche altra volta. Ma oggi mi serviva distrazione e temi semplici, così ho optato per una pellicola disimpegnata: il fatto che ci fosse Jennifer Lopez garantiva!
In realtà mi ricordavo peggio di quanto effettivamente il film sia. Tutto il merito va ad una maledettamente fascinosa Jane Fonda e alla sua assistente che fa spisciare dalle risate, Wanda Sykes. Solo questo duo vale tutto il film. La storia d'amore è totalmente inutile, lui è l'uomo perfetto lei la culona perfetta, insieme si completano, si amano, bla bla bla e che noia. Qui le uniche due da guardare sono loro, tra scherzetti e dispetti sempre più cattivi, il duo degli "anta" sbaraglia la concorrenza degli sbarbini inesperti. Ricordo che Jane Fonda ha visto 2 Oscar come miglior attrice protagonista nel '72 e nel '79, quindi non le riesce difficile recitare meglio di un culo ambulante...
Comunque il film ha ritmo, tiene bene per tutta la durata e ciò che ho apprezzato è il fatto che l'odio di future nuora e suocera non cessa fino all'ultimo minuto. Ovviamente c'è bisogno del lieto fine (non tanto quello da altare, ma quello da famiglia unita) perchè altrimenti il pubblico non avrebbe gradito. Io, ovviamente, avrei preferito che continuassero a odiarsi: sarebbe stata una novità originale e finalmente più aderente alla realtà.
Ma, del resto, qui di realtà (a parte i 5kg di sedere di Jennifer) non ce n'è proprio. E' tutto patinato, stra pulito, soleggiato, immerso nel verde e gigantesco... non proprio la vita di tutti i giorni di noi comunissimi mortali.
In ogni caso ho rivisto volentieri le varie gag che si susseguono attendendo il mio personale momento clou: Jane Fonda/Viola tira una ginocchiata nel bassoventre a Wanda Sykes/Ruby che, dal dolore, le risponde: "Penso che tu mi abbia spostato la vagina". Fantastico! Ps. Questo è stato il primo film di Jane Fonda dagli anni '90. Era da allora, infatti, che non la si vedeva sullo schermo.
Film 17 - Quel mostro di suocera
Film 821 - Quel mostro di suocera
Film 1807 - Monster-in-Law
Consigli: La compagnia di qualche amico sarebbe d'obbligo. E non perdersi gli scherzi di quando Jane/Viola si trasferisce da figlio e nuora: la battaglia diventa guerra!
Parola chiave: Color pesca



#HollywoodCiak
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