Visualizzazione post con etichetta Giappone. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Giappone. Mostra tutti i post

martedì 30 agosto 2022

Film 2129 - Bullet Train

Intro: Decisamente molto, molto curioso di vedere questo film - si preannunciava un mix di action e commedia come piace a me - quando Ciarán mi ha detto che voleva recuperarlo anche lui, ho colto l'occasione al volo.

Film 2129: "Bullet Train" (2022) di David Leitch
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non che "Bullet Train" sia un brutto film - assolutamente no! - però mi aspettavo decisamente qualcosa di più. Forse il trailer ha pompato un po' troppo delle aspettative action che, invece, nella realtà la pellicola in parte disattende, nel senso che la narrazione della storia è certamente meno dinamica di quanto mi aspettavo. Poi certo, le scene d'azione ci sono tutte e anche ben architettate, per carità, ma il ritmo è certamente più lento del previsto.
A complicare un po' tutto per me, inoltre, è la presenza di un numero di personaggi completamente inutili il cui unico scopo è quello di mettere a segno o il cameo di turno (qui ce ne sono davvero troppi, da Sandra Bullock a Channing Tatum e Ryan Reynolds, fino al mini ruolo di Logan Lerman) oppure semplicemente di aggiungere qualche ulteriore combattimento coreografato da mostrare al pubblico (Zazie Beetz nei panni di "The Hornet") o, ancora, ruoli assolutamente evitabili (Bad Bunny).
Il numero eccessivo di sottotrame da seguire - aiutate, sì, da flashback che danno contesto - affatica una narrazione già di per sé particolarmente intricata, per cui penso che un'alleggerimento narrativo avrebbe potuto aiutare. Poi, per carità, tutte le varie storie si incrociano alla perfezione e alla fine tutto torna,però la strada per arrivarci è certamente molto trafficata.
A parte questi aspetti che guastano un minimo il risultato finale, comunque, "Bullet Train" è tutto sommato un ottimo intrattenimento estivo. Brad Pitt ritrov la sua miglior faccia da schiaffi, il duo di gemelli improbabili Aaron Taylor-Johnson - Brian Tyree Henry traina in maniera carismatica la storia e, devo dire, Joey King nei panni della perfida assassina dall'aspetto angelico funziona piuttosto bene (non ci avrei giurato, lo devo ammettere).
Insomma, anche se le aspirazioni alla Guy Ritchie qui non riescono del tutto e il caotico marasma di personaggi affatica a tratti la storia innecessariamente, "Bullet Train" tutto sommato fornisce sufficiente materiale d'intrattenimento per risultare piacevole, dinamico e "fresco" quanto basta per un'estate 2022 che ha davvero poco da offrire.
Cast: Brad Pitt, Joey King, Aaron Taylor-Johnson, Brian Tyree Henry, Andrew Koji, Hiroyuki Sanada, Michael Shannon, Logan Lerman, Bad Bunny, Zazie Beetz, Masi Oka, Karen Fukuhara, Sandra Bullock.
Box Office: $173.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Le scene d'azione funzionano, ci sono sufficienti momenti comici e qualche passaggio divertente, il tutto impacchettato in colori neon fluorescenti e un volume audio da spaccare i timpani (ma quello forse era colpa della sala cinematografica). "Bullet Train" corre veloce solo a tratti, va detto, ma tutto sommato fa il suo dovere di film dell'estate: intrattiene, gioca coi suoi personaggi (e lo spettatore) e regala un paio d'ore di spensieratezza tra azione e commedia. Oltre che una valanga di camei.
Premi: /
Parola chiave: Valigetta.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 20 ottobre 2021

Film 2045 - Snake Eyes

Intro: Sono a tiro con il trasloco, ultime serate alla DCU, sono esausto dopo le varie fatiche mentali e fisiche da tesi e progetto finale. Scelgo di recuperare un titolo facile facile che, in teoria, mi promette svago e cervello spento.

Film 2045: "Snake Eyes" (2021) di Robert Schwentke
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ne hanno parlato tutti malissimo, per cui mi aspettavo una m*rda totale (per usare un francesismo). In realtà "Snake Eyes" non è così terribile nel senso assoluto del termine, quanto più un prodotto inutile che, per giustifcare la sua presenza sul grande schermo, avrebbe dovuto offrire molto di più ai suoi spettatori. Non a caso è stato un flop colossale ($88–110 milioni di budget solo per produrlo).
La verità è che il problema non è tanto questo titolo di per sé, quanto il fatto che del franchise cinematografico sui G.I. Joe frega niente a nessuno. I primi due film live-action "G.I. Joe: The Rise of Cobra" e "G.I. Joe: Retaliation" sono tremendi - con una qualità degli effetti speciali imbarazzante - per cui posso intuire che il tentativo qui fosse quello di rilanciare il brand in termini più "maturi" e qualitativamente migliorati, però rimane il fatto che di questo revival della saga interessasse proprio a pochi.
Non aiuta, poi, quel senso di dejà-vu che colpisce fin dalle prime battute di questa pellicola che ricorda il certo non non indimenticabile "The Wolverine" (quello ambientato in Giappone, per capirsi), già di suo piuttosto inconsistente dal punto di vista tecnico-qualitativo. Qui mi è parso ci fossero troppe somiglianze con il titolo su Wolverine del 2013, dal senso di origin story che vorrebbe dare un background, una storia personale al protagonista Snake Eyes (già presente nelle due precedenti pellicole e allora interpretato da Ray Park), all'ambientazione, fino a una qualità tecnica non eccelsa e una serie di co-protagonisti non esattamente impeccabili a livello di recitazione (Úrsula Corberó mi senti?!).
Insomma, nonostante le buone intenzioni del suo protagonista Henry Golding che ci mette evidentemente della buona volontà - ma fallisce nuovamente nell'imporsi quale figura di riferimento della nuova ondata giovane ad Hollywood - "Snake Eyes" finisce per risultare l'ennesimo titolo blockbuster che punta tantissimo, se non tutto, sulle sue buone scene d'azione, dimenticandosi che al giorno d'oggi sia necessario mettere sul piatto davvero molto, molto di più.
Cast: Henry Golding, Andrew Koji, Úrsula Corberó, Samara Weaving, Haruka Abe, Takehiro Hira, Iko Uwais, Peter Mensah.
Box Office: $37 milioni
Vale o non vale: Non ho conosciuto molti fan del franchise "G.I. Joe" della Hasbro, eppure qualcuno deve pur esserci se si è concretizzata la produzione di questo film. Che, in general, mi sento di dire sia tanto innocuo quanto insipido, buono per un momento di svago a cervello spento. I fan della saga, invece, potrebbero (dovrebbero?) apprezzare.
Però, ecco, siamo lontanissimi da quel prodotto maturo e dal tono più serio che probabilmente la produzione stava cercando di veicolare con questo nuovo episodio cinematografico (un po' come quello che è stato fatto con la saga di Bond una volta entrato Craig al comando). Ci sarebbe ancora tanta strada da fare che, mi sa, non verrà mai percorsa.
Premi: /
Parola chiave: Vendetta.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 14 gennaio 2021

Film 1775 - Memoirs of a Geisha

Intro: Ritorno agli anni 2000, questa volta per uno dei miei guilty pleasure...
Film 1775: "Memoirs of a Geisha" (2005) di Rob Marshall
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: tutte le volte mi ritrovo a dire più o meno le stesse cose, ovvero che pur non essendo perfetto, "Memoirs of a Geisha" ha una colonna sonora magnifica, una fotografia pazzesca e una grande protagonista. Ah sì, e i costumi sono splendidi. Ma che volete di più?!
Tra l'altro, alla luce della recente uscita del live-action di "Mulan", non si può fare a meno di notare una certa somiglianza tra i due titoli (anche se qui siamo in Giappone e non in Cina), considerando che la cattiva della storia è sempre Gong Li - che nel suo essere meravigliosa si meriterebbe anche altri tipi di parti dal mainstream hollywoodiano... - e che gli americani hanno rimaneggiato ampiamente i vari riferimenti culturali autoctoni per tirarne fuori un mash-up global-friendly che in linea di base ha scontentato un po' tutti, ma a mio avviso ha comunque prodotto una prima parte di film che è semplicemente spettacolare da guardare. Il training di Sayuri per diventare una geisha e il suo percorso di formazione - che trova in Michelle Yeoh la perfetta alleata - sono bellissimi in termini estetici, ma anche molto interessanti da seguire, anche se il tutto un po' si guasta con l'arrivo della guerra e l'inizio del periodo di decadimento. Anche se suppongo sia proprio questa contrapposizione a rendere la prima parte così godibile e intrigante.
Insomma, pur avendo evidenti limiti (molti anche nella forma di un regista a cui a mio avviso vengono date troppe chance sulla scia, per esempio, di Robert Zemeckis) credo che questo "Memoirs of a Geisha" rimanga comunque un buon esempio di intrattenimento commerciale anche solo da un punto di vista tecnico, grazie ad una serie di elementi che lo rendono veramente piacevole da guardare (e ascoltare).
Film 178 - Memorie di una geisha
Film 261 - Memorie di una geisha
Film 1775 - Memoirs of a Geisha
Film 2369 - Memoirs of a Geisha
Cast: Ziyi Zhang, Ken Watanabe, Michelle Yeoh, Kōji Yakusho, Youki Kudoh, Kaori Momoi, Gong Li, Mako.
Box Office: $162.2 milioni
Vale o non vale: Per me sempre un titolo che rivedo con piacere perché visivamente stupendo, con una colonna sonora semplicemente magnifica e un cast di attrici che ammiro (Zhang, Yeoh, Li). Insomma, se vi piacciono le storie d'amore ambientate nel passato (in questo caso in Asia) intrecciate con la guerra e tormentate dall'impossibilità degli eventi, "Memoirs of a Geisha" è il film che fa per voi. Altrimenti saranno 2 ore e mezza di plausibile agonia...
Premi: Candidato a 6 Oscar (tecnici) il film ha vinto per Miglior scenografia, costumi e fotografia; candidato a 2 Golden Globe, ha vinto per la Miglior colonna sonora di John Williams (una delle mie preferite di sempre) mentre Ziyi Zhang è stata nominata come Miglior attrice protagonista drammatica; 6 nomination ai BAFTA (tra cui Miglior attrice protagonista), ha vinto per la colonna sonora, costumi e fotografia; Grammy vinto per Best Score Soundtrack Album for Motion Picture, Television or Other Visual Media.
Parola chiave: Chairman.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 8 giugno 2020

Film 1718 - Tomb Raider

Intro: Avevo provato a cominciarlo ancora in Australia durante i sei mesi di reclusione al Takarakka, ma la qualità del file scaricato era tremenda, così ho deciso di posticipare. Ne ho approfittato una volta in aereo verso la mia nuova avventura: America (Los Angeles durante gli Oscar 2019, Las Vegas e San Francisco) e Nuova Zelanda.
Film 1718: "Tomb Raider" (2018) di Anthony Russo, Joe Russo
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'era bisogno di un reboot della saga su Lara Croft? Assolutamente no, ma ho abbracciato la nuova proposta cinematografica principalmente per la presenza della mia adorata Alicia Vikander, qui in nel suo ruolo finora più commerciale. Dopo produzioni europee ("A Royal Affair"), ruoli provocatori ("Ex Machina") e un Oscar ("The Danish Girl"), era giunto inevitabilmente il momento per lei di confrontarsi con qualcosa di più globale e mainstream in termini di carriera. Il risultato finale? Niente di elettrizzante onestamente, anche se è indubbio che la ragazza ce l'abbia messa tutta per riportare in vita l'eroina dei videogames della Crystal Dynamics.
Precedentemente interpretata da Angelina Jolie - che ha reso il ruolo francamente iconico in termini di look e stile -, la produzione qui ha voluto giocare più su un dinamismo da film d'azione tradizionale, piuttosto che su una plasticità gonfiata e una realizzazione palesemente fittizia, il tutto per ricercare un realismo in grado di validare la storia. Niente di nuovo, è quello che, per dire, è successo di recente con il reboot di "Jumanji", anche se qui mi pare il risultato finale sia decisamente meno riuscito. Manca sicuramente una componente divertita e divertente, il che appesantisce un prodotto votato teoricamente all'intrattenimento facile e spensierato. Poi, per carità, "Tomb Raider" si lascia guardare, ma decisamente non rimane impresso. Vikander non ha ancora conseguito uno star power tale da mobilitare le masse al cinema, la pellicola manca di un'estetica propria che la contraddistingua dalle altre o dalle precedenti e il progetto finisce per rimanere schiacciato tra il tentativo di sganciarsi dai precedenti due capitoli cinematografici e l'esigenza di presentarsi come rilevante in quanto più serio rispetto a quanto prodotto finora sul personaggio di Lara Croft. Servono più idee e una trama più accattivante, ma a mio avviso Alicia Vikander risulta una scelta azzeccata.
Cast: Alicia Vikander, Dominic West, Walton Goggins, Daniel Wu, Kristin Scott Thomas, Derek Jacobi, Nick Frost.
Box Office: $274.7 milioni
Vale o non vale: Niente di entusiasmante, "Tomb Raider" funziona per chi fosse in cerca di una distrazione facile e dimenticabile per una serata tranquilla all'insegna dell'avventura e dell'azione. Ma niente di più. Un sequel è in lavorazione.
Premi: /
Parola chiave: Himiko.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 18 agosto 2017

Film 1399 - Shutter - Ombre dal passato

Alla ricerca di una distrazione tra i vari titoli del catalogo Netflix, abbiamo optato per questa boiata, certi che non avrebbe deluso la nostra sete di scemenze in salsa orrifica.

Film 1399: "Shutter - Ombre dal passato" (2008) di Masayuki Ochiai
Visto: dal computer portatile di Erika
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
Pensieri: Un film orrendo, anche se non credo ci fosse bisogno di sottolinearlo. O forse sì?
Lo si capiva già da tutto un insieme di elementi che la visione di questo "Shutter" non sarebbe stata granché: titolo francamente sconosciuto, una coppia di attori non certo da Oscar - salvo Joshua Jackson che nel tempo è riuscito a far dimenticare il periodo "Dawson's Creek", ma Rachael Taylor dovrebbe essere bandida dal mondo della recitazione -, una locandina imbarazzante e un riassunto della trama che prometteva banalità. La consapevolezza di un certo livello di trash assicurato ci ha, di fatto, convinto a scegliere questo prodotto americano, in realtà remake dell'omonimo tailandese ("ชัตเตอร์ กดติดวิญญาณ"), ma mi rendo perfettamente conto che "Shutter - Ombre dal passato" possa risultare una pessima scelta per chiunque abbia voglia di dedicare il proprio tempo ad una pellicola che abbia quantomeno qualcosa da dire. Qui, invece, siamo a corto di idee e snodi narrativi sensati, per un risultato finale imbarazzante sia per qualità tecnica (effetti speciali) che artistica (recitazione, sceneggiatura), tanto che il film risulta vuoto e privo della benché minima ispirazione. Tanto valeva non produrlo.
Cast: Joshua Jackson, Rachael Taylor, Megumi Okina, John Hensley, David Denman.
Box Office: $47,879,410
Consigli: Della serie, quando si vogliono spillare soldi alla platea col minimo sforzo. Il film è brutto, non ha niente da dire e scimmiotta i classici snodi da teen horror - con non poca fatica tra l'altro - fallendo nel consegnare un prodotto che abbia il benché minimo senso guardare. A meno che non si stia cercando qualcosa di brutto di cui ridere.
Parola chiave: Foto.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 15 febbraio 2017

Film 1306 - Silence

Serata tra cugini con aperitivo e un salto in Cineteca a recuperare l'ultima gestazione di Scorsese. Non sono sicuro di essere ancora stato perdonato per la mia scelta...

Film 1306: "Silence" (2016) di Martin Scorsese
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: "Silence" è una pellicola che già nel titolo si spiega da solo. E' una produzione faraonica (40 milioni di dollari per produrlo) oltre che un titolo difficilissimo che richiede concentrazione e pazienza. Di seguito i miei pensieri sottoforma di appunti. Più che a un film, si assiste ad una liturgia, un racconto interminabile che solo inizialmente può essere scambiato per una pellicola perché poi ci si accorge che è qualcos'altro, quasi un atto di fede nei confronti di un regista che è un mito e divinità per quelli del suo ambiente. Dunque è con devozione che c si deve rimettere alla storia di questo "Silence", un dramma in costume che richiede la pazienza di un santo, la speranza di chi crede in qualcosa e, forse, l'arguzia di chi sa leggere oltre le immagini. Io è così che ho vissuto questa esperienza, come un discepolo che segue un rituale che non sempre capisce e di cui spesso si interroga (sulle motivazioni) e che, certamente, rimane con delle domande. La mia prima e più forte è: perché proprio questa storia e che senso ha raccontarla nel 2017? Una storia interminabile, lentissima, straziante per narrare la vita di un uomo costretto a a demolirsi, rinnegarsi e poi convivere con quanto ha fatto. E noi insieme a lui. Si poteva certamente sforbiciare; sui toni e modi non discuto, la ricostruzione è magistrale;
- Andrew Garfieldall'inizio non mi convinceva, ma devo dire che la sua performance cresce durante la narrazione, per arrivare ad esplodere nel momento del colloquio con il finalmente ritrovato Ferreira (Liam Neeson) che, praticamente, parlando di ciò che ne è stato di lui predirrà il destino dello stesso Rodrigues (Garfield);
- mi sono spesso chiesto se non ci fossero dei rimandi alla storia di Gesù raccontata nella Bibbia, pur con episodi che coinvolgo personaggi di volta in volta diversi: quando Ichizo, Mokichi e il terzo uomo vengono appesi ai pali in mezzo al mare (3 uomini, 3 costruzioni in legno simili a croci); quando l'eterno pentito Kichijiro tradisce definitivamente Rodrigues - alla terza volta - ricevendo come ricompensa monete d'argento, che non sono 30 denari, ma 300...; quando alla fine Rodrigues rinnega la sua fede e calpesta l'immagine cristiana e a quel punto si è fatta l'alba. Senza contare tutte le persecuzioni e torture che mettono in pratica contro i cristiani i buddisti giapponesi, sorta di novelli romani;
- in certe scene, soprattutto all'inizio quando i due preti sbarcano sulle coste del giappone, le immagini mi hanno ricordato il film di Garrone "Il racconto dei racconti";
- mancando praticamente la colonna sonora, mi hanno molto colpito i suoni, i rumori e comunque l'attenzione dedicata ai particolari legati al suono, come gli zoccoli dei cavalli nel fango. Inoltre ho trovato in linea con la storia e l'ambientazione la scelta dei titoli di coda accompagnati dal rumore del vento, le onde del mare, le cicale,...;
- la punizione che la storia riserva al suo protagonista mi è parsa in linea con la cultura giapponese: costretto alla conversione totale, trasformato in sibolo, monito e promemoria per la sua comunità, la punizione del prete cattolico che voleva portare la sua religione allo straniero è quella di venire egli stesso costretto alla conversione, rinnegando se stesso e tutto ciò che è stato per venire inserito all'interno della società locale, assorbito dal mondo estraneo, dovendo così convivere con la consapevolezza di aver tradito le proprie convinzioni e il suo credo. La tortura non è fisica, ma è un fardello da portare per tutta la vita.
Dunque un titolo complicato che si discosta molto dalle ultime produzioni molto mainstream di Scorsese che, nonostante tematiche non certo semplici, preferiva comunque toni più ritmati. Nel caso di "Silence", l'ambientazione, le tematiche e la concezione dell'opera hanno portato ad un risultato finale complesso e pesante, violentissimo e paradossalmente particolarmente statico, anche se nel complesso non mi pento di aver dato una chance a questa pellicola. E' stata davvero un'esperienza totale, un'immersione in un tempo e mondo lontanissimi, una richiesta di sottomissione ad un linguaggio cinematografico totalmente distante, eppure un lavoro efficace, feroce e difficile da dimenticare. Probabilmente una visione che non ripeterò mai, ma di sicuro indimenticabile.
Ps. Candidato ad un solo premio Oscar (Miglior fotografia) nonostante fosse dato tra i favoriti a fare incetta di nomination.
Cast: Andrew Garfield, Adam Driver, Tadanobu Asano, Ciarán Hinds, Liam Neeson, Issey Ogata, Shinya Tsukamoto, Yoshi Oida, Yōsuke Kubozuka.
Box Office: $14.1 milioni
Consigli: Per tutti i fan di scorsese e/o del cast, per chi cerca una vera e propria esperienza da fare, però, solo se veramente motivati e pronti alle 2h e 41min di full immersion cinematografica. Altrimenti meglio un altro film.
Parola chiave: Ugly woman.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 23 dicembre 2016

Film 1263 - Kubo e la spada magica

Giornata di cartoni animati al cinema, in attesa che Poe finisse il suo turno domenicale a lavoro.

Film 1263: "Kubo e la spada magica" (2016) di Travis Knight
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Kubo è stato una bella sorpresa, una delicata e magica pellicola da cui non mi aspettavo un racconto e una realizzazione così carichi di fantasia e poesia. Insomma, una bella sorpresa!
Realizzato in stop-motion, questo film d'animazione riesce a catturare sia l'interesse dello spettatore grazie ad una storia appassionante, sia ad affascinarlo con una ricerca estetica così spiccata e personale che è davvero difficile dimenticarsi del piccolo Kubo e del suo mondo fatto di musica, misticismi orientali e origami. Ancora di più perché si è introdotti alla storia delicatamente, senza fretta, prendendosi il tempo di introdurre ogni personaggio con la dovuta caratterizzazione e procedendo nella narrazione senza affrettare le cose. Forse anche questo aspetto contribuisce a costruire in maniera robusta "Kubo and the Two Strings", lasciandone un'idea di insieme compatta e solida, chiara e particolarmente semplice da richiamare alla memoria. Poi è vero che si tratta pur sempre di una favola, ma nemmeno le favole a volte riescono ad essere raccontate come si deve...
L'unico aspetto negativo di tutto, qui, è legato esclusivamente al discorso dell'incasso, con cifre da vero e proprio insuccesso commerciale se si pensa che per la sola produzione della pellicola si sono spesi 60 milioni di dollari. Ben spesi, visto il risultato, ma comunque particolarmente eclatanti se si pensa a quanto riescono oggi a guadagnare non solo in generale i film, ma proprio quelli d'animazione. Kubo, forse, ha sofferto la mancanza di una fiaba dai canoni convenzionali - mancano fatine e principi e al loro posto abbiamo un scimmia e un ragazzino di strada che accudisce una madre senza memoria -, le cui atmosfere non rispecchiano in alcun modo quelle più classiche - siamo nel Giappone antico - e, probabilmente, ha contato anche la mancanza di una casa di produzione con un nome solido, il tutto a determinare una mancanza di pubblico nonostante le ottime recensioni ricevute. E, francamente, un vero peccato.
"Kubo e la spada magica" è un bel film, un prodotto d'animazione di grande qualità, ricolmo di idee narrative ed estetiche che a volte sembrano meno per ragazzi e più "adulte" di quanto non ci si aspetterebbe da un racconto per tutta la famiglia - le zie malvagie sono particolarmente inquietanti -, eppure nell'insieme concorrono ad un risultato finale particolarmente ispirato e francamente difficile da dimenticare. Quasi un'esperienza, di suoi ed immagini.
Ps. Candidato ai Golden Globe per il Miglior film d'animazione (non vincerà, ma sicuramente se lo meriterebbe).
Cast: Charlize Theron, Art Parkinson, Ralph Fiennes, Rooney Mara, George Takei, Matthew McConaughey.
Box Office: $69.9 milioni
Consigli: Americani che portano sul grande schermo la storia di un ragazzino giapponese, delle tradizioni e usanze del suo paese, delle atmosfere che ne richiama quella terra: poteva essere un disastro e, invece, ha funzionato alla grande. Se amate i film d'animazione, le storie con qualcosa da raccontare, le avventure non convenzionali ricche di personalità ed effetti che sono speciali perché rendono speciale quello che mostrano, allora Kubo è un'esperienza che dovete regalarvi. Dovete guardarlo e ascoltarlo e lasciarvi trasportare dalla sua storia, senza distrarvi.
Parola chiave: Armatura.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 9 maggio 2016

Film 1133 - The Forest

Molto, molto curioso di vedere questa pellicola (da noi inedita)!
Film 1133: "The Forest" (2016) di Jason Zada
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: L'ho visto di notte. L'ho visto da solo.
Forse questi due elementi possono già in parte spiegare perché "The Forest", pur non presentando alcun elemento di novità, non mi abbia lasciato insoddisfatto. Spaventoso quanto basta, con non pochi tocchi disgustoso-raccapriccianti, questo film è in creado di creare l'atmosfera giusta per il genere, anche se di fatto si perde nel presentare sempre le solite trovate.
La storia è semplice quanto inquietante: due sorelle gemelle completamente diverse hanno quella particolare caratteristica che le lega pur essendo lontane e le rende in grado di percepire l'una la presenza dell'altra. Quando questo "contatto" si interrompe vuol dire che qualcosa non va. E' per questo che Sara (Natalie Dormer), saputo che la sorella si è recata in Giappone presso la foresta di Aokigahara (famosa per essere la foresta dei suicidi), decide subito di partire in cerca della gemella, con la quale non sente più l'abituale connessione.
Dunque abbiamo una sorella scomparsa, il camping in mezzo ai cadaveri e, ovviamente, una serie di bizzarre presenze-incontri-nuovi amici che non renderanno facile la ricerca di Jess (sempre Natalie Dormer).
In generale, quindi, non si tratta certo di un titolo dell'orrore memorabile, ma producendo le giuste atmosfere e concedendosi la giusta disposizione d'animo, il risultato finale non lascia insoddisfatti.
Cast: Natalie Dormer, Taylor Kinney, Yukiyoshi Ozawa, Eoin Macken, Stephanie Vogt, Rina Takasaki, Noriko Sakura.
Box Office: $37.6 milioni
Consigli: Qualche spavento causato dal buio, da qualche forte rumore, dalle molte apparizioni e suggestioni c'è e tutto sommato se si è alla ricerca di un intrattenimento spaventoso, si può dire che questo "The Forest" non sia una scelta sbagliata. L'inglese non richiede particolari abilità di comprensione, sia perché la trama non è da Oscar, sia perché metà del cast è giapponese e fa quello che può per prodursi in una recitazione occidentale dignitosa. Tutto sommato il risultato è suggestivo, l'ambientazione inquietante e Natalie Dormer una buona scelta.
Parola chiave: Yūrei.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 8 marzo 2016

Film 1097 - 47 Ronin

Una due giorni fuori porta (in realtà dentro) e un wifi non funzionante ci ha obbligato a optare per qualche dvd. Questo il primo.
Film 1097: "47 Ronin" (2013) di Carl Rinsch
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Clamoroso flop al botteghino mondiale, vero e proprio harakiri commerciale, bannato dalla critica... Eppure a me continua a piacere.
Certamente è una boiata colossale, classico esempio di appropriazione culturale da parte degli americani - che riescono a rimpire di steroidi anche la storia dei 47 ronin giapponesi (samurai senza un padrone) che, per vendicare la memoria del loro signore, moriranno tramite seppuku, ma ritrovando l'onore perso -, eppure a me il risultato finale non dispiace.
Visivamente bello, con costumi degni di nota e, pur con i suoi limiti di superficialità, capace di dare lustro alla cultura giapponese, "47 Ronin" è un blockbuster forse troppo orientale per il pubblico che non lo è - e viceversa - e forse per questo incapace di generare quell'interesse che ci si aspetta da una pellicola costata 150 milioni di dollari solo di produzione.
In ogni caso si tratta di un titolo di puro intrattenimento che funziona non solo sulla carta e, a conti fatti, regala esattamente ciò che promette.
Film 688 - 47 Ronin
Cast: Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Rinko Kikuchi, Ko Shibasaki, Min Tanaka, Cary-Hiroyuki Tagawa, Jin Akanishi, Masayoshi Haneda, Rick Genest.
Box Office: $151.8 milioni
Consigli: Chi fosse alla ricerca di svago, un po' di avventura, molte leggende e una storia basata sull'onore, troverà sufficiente soddisfazione qui. "47 Ronin" è un film d'intrattenimento garbato, bello da vedere e anche affascinante, pur rivisitato secondo i canoni americani del cinema contemporaneo. Non indimenticabile, ma fa il suo dovere.
Parola chiave: Tengu.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 18 maggio 2015

Film 917 - The Last Samurai

Penultimo film prima dell'atterraggio a Mosca, una scelta voluta per salutare il Paese del Sol Levante. #TokyoDays: film 6.

Film 917: "The Last Samurai" (2003) di Edward Zwick
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese, giapponese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Poco furbescamente non sottotitolato in inglese, tutte le parti in giapponese mi sono rimaste oscure. E, a dispetto di quanto avessi ipotizzato a inizio visione, non sono state poche....
Al di là del divario linguistico invalicabile, ho comunque rivisto volentieri questo film, titolo emblema del mio addio al Giappone, un modo personale per salutare una terra che in effetti un po' di cuore me l'ha rubato. Quindi, carico anche di questo bagaglio sentimentale, ho scelto di vedere nuovamente "The Last Samurai" con il signor Cruise in gran spolvero, mai così tanto tutto d'un pezzo e ricolmo di valori positivi al massimo grado superlativo. La sua carriera all'epoca era ancora di quelle da invidiare, con titoli di indubbio successo, 3 Golden Globe vinti, 3 candidature all'Oscar e incassi stellari per le sue pellicole e il suo portafoglio. In quest'ottica anche "The Last Samurai" riflette lo stato di salute del suo protagonista, rigonfio di steroidi e buoni sentimenti, nobiltà d'animo e grandi azioni, per un mix finale che sa di americanata, ma non infastidisce più di tanto. Ecco, diciamo che Tom Cruise testimonial del Giappone mi fa un po' ridere, ma a questo titolo riconosco il merito di avermi fatto scoprire più di dieci anni fa Ken Watanabe, attore giapponese che tutt'ora seguo con interesse.
Insomma, a parte il finale veramente troppo teatrale, questo film ha i suoi buoni momenti e regala un po' di quella filosofia spiccia che sì è superficiale, ma ha un'evidente buona intenzione alla base. Cruise è credibile e riveste bene i panni dell'eroe a 360°, anche se spesso a rubargli la scena è proprio Watanabe, non a caso premiato con una canidatura all'Oscar per la sua interpretazione. Tutta la storia regge bene e la sceneggiatura riesce nel coinvolgere emotivamente lo spettatore, che non mancherà di parteggiare per i samurai e l'americano convertito Algren. Di certo non spensierato, ma un bel colossal.
Ps. Nel cast oltre a Cruise e Watanabe anche Timothy Spall, Billy Connolly, Tony Goldwyn, Hiroyuki Sanada, Koyuki.
Box Office: $456.8 milioni
Consigli: Prima di "Memorie di una geisha" l'America più commerciale aveva già tentato la "colonizzazione" dell'oriente con questo titolo che potremmo quasi vedere come una versione per uomini del più delicato titolo diretto da Rob Marshall. "The Last Samurai" ha una bella fotografia e presenta un'esotica curiosità per l'occhio dello spettatore occidentale grazie a bellissimi paesaggi e costumi tradizionali. Anche se la filosofia giapponese si perde in un miscuglio di valori più occidentali, questo film rimane un titolo commerciale di valore per chi desiderasse immergersi in maniera facile facile in un mondo così differente da quello che viviamo. E' intrigante e per certi versi emozionante, il che anche solo per questo vale una visione. Non è un capolavoro, ma le buone intenzioni sono evidenti.
Parola chiave: Seppuku.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 7 maggio 2015

Film 913 - A.C.O.D.

Proseguendo con i film ad alta quota... #TokyoDays: film 2.

Film 913: "A.C.O.D." (2013) di Stu Zicherman
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Adam Scott lo seguo abbastanza piacevolmente dai tempi in cui faceva l'amico gay di JLo in "Quel mostro di suocera", ancora più volentieri da quando ha preso parte al cast di "Parks and Recreation" con la mia amata Amy Poehler, presente anche lei in questo film. Quindi, diciamo, che "A.C.O.D." (l'acronimo sta per Adult Children of Divorce, che più o meno vuole indicare il figlio ormai adulto di una coppia divorziata) sembrava sia riflettere i miei gusti in fatto di attori, sia fornirmi quel necessario svago da traversata oceanica di quasi 10 ore di volo. Errore.
Già perché anche senza comprendere alle perfezione tutte le battute - ma assicuro che ne ho capite un bel po' - questa pellicola è brutta. E non fa ridere, il che è peggio se consideriamo che è una commedia che vuole ironizzare sul divorzio.
Più che un film, a me è sembrato una gran accozzaglia di luoghi comuni presentati in salsa indie-film indipendente, il tutto per giustificare una tentata comicità senza freni su genitori pazzi che divorziano e relativo mondo parallelo di follia che contribuiscono a creare e una trama che si crede non convenzionale solo perché fa fare ai suoi personaggi cose pazze e dire cose ancora più senza senso. Non basta che tutti sembrino vivere in una dimensione parallela perché un prodotto si possa ritenere sufficientemente interessante o innovativo. Di divorzi, amori finiti, genitori che si lasciano, figli che ne rimangono segnati, terapie, riconciliazioni, famiglie strane o a pezzi ne abbiamo sentito parlare a iosa, il che già di per sé non aiuta a creare un prodotto nuovo, fresco. Qui ci si adagia sul già visto - pensavano non si sarebbe capito dopo i primi 10 minuti che i genitori di Carter li avremmo ritrovati di lì a poco a ricongiungersi biblicamente dopo anni di guerra tra ex? - e non si punta nemmeno su una comicità divertente, caratterizzando personaggi in maniera lunatica o tediosa (la finta psicologa Dr. Judith/Jane Lynch è qualcosa di insostenibile), il che porta il risultato finale a non essere nemmeno mediocre, ma proprio brutto. Ed è un vero peccato se pensiamo che si spreca un cast di attori come Scott, Poehler e Lynch ma anche Richard Jenkins, Catherine O'Hara, Clark Duke e Jessica Alba.
Insomma, considerate le aspettative che avevo (leggi commedia divertente e ironica con un bel cast e atmosfere irriverenti) questo "A.C.O.D." mi ha lasciato insoddisfatto. Anzi, non mi è proprio piaciuto per niente.
Ps. in Italia il film è uscito direttamente in dvd l'anno scorso con il titolo "A.C.O.D. - Adulti complessati originati da divorzio".
Box Office: $175,705
Consigli: Carter scopre dopo anni che la terapista che lo aveva aiutato a superare il divorzio dei suoi genitori durante l'infanzia non è in realtà un vero dottore, ma una scrittrice che, approfittando delle sue confessioni (e quelle di un altro gruppo di ragazzi nella stessa situazione), ne ha scritto un libro di successo. Questo aggiunto al fatto che il fratello minore sta per sposarsi e i loro genitori non riescono nemmeno a stare nella stessa stanza insieme per 5 minuti crea i presupposti per l'inizio di questa storia, promessa di commedia che dovrebbe ironizzare non solo sul divorzio, ma anche le assurdità che la vita porta con sé. Il film, però, non riesce nell'intento di divertire o intrattenere in maniera interessante, fatica ad imporre un'impronta personale, una visione dei vari argomenti che vada oltre il già visto e un costante e innaturale caos di fonda. E' una pellicola rumorosa e poco ispirata, un tentativo non riuscito. Vale la pena di vederlo? Io eviterei.
Parola chiave: Libro.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 5 maggio 2015

Film 912 - Godzilla

Primo di una lunga serie di film visti in volo alla volta del Giappone, come vuole la mia tradizione da traversata... #TokyoDays: film 1.

Film 912: "Godzilla" (2014) di Gareth Edwards
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho cominciato da qualcosa di già visto più che altro perché, non avendo nemmeno i sottotitoli, volevo essere sicuro di capirci qualcosa. Anche perché la mia prima scelta, "This Is Where I Leave You", era talmente difficile da capire che ho dovuto abbandonare, optando per la semplicità diretta di un blockbuster... E ha funzionato!
Tra l'altro "Godzilla" lo avrei rivisto a breve comunque, aereo o meno (ho comprato il dvd appena tornato a casa...), ho solo colto l'occasione. La visione è stata un po' difficoltosa, tra una pausa cibo e bevande e l'altra, per non parlare delle difficoltà a regolare il volume, ma alla fine ce l'ho fatta. Il film mi ha soddisfatto come quando lo avevo visto al cinema e devo dire che mi è sembrato meno eternamente lungo della prima volta. Non che ne avessi sofferto, s'intende.
Ambientato tra Giappone e San Francisco (ma poi un po' in tutto il globo non appena compaiono i vari mostri), è stato buffo ritrovare nel film la destinazione (e uno degli attori-simbolo contemporanei) del mio viaggio: Ken Watanabe è il Dott. Ishiro Serizawa, lo scienziato che di fatto nella storia spiegherà a protagonista e pubblico di cosa stiamo effettivamente parlando (esplosioni nucleari, Godzilla e MUTO). Oltre a lui numerosi altri volti noti: Aaron Taylor-Johnson e Elizabeth Olsen (entrambi al cinema con "Avengers: Age of Ultron"), Bryan Cranston, Juliette Binoche, Sally Hawkins e David Strathairn. Un ottimo cast per ridare vita al preistorico mostro giapponese, un reboot hollywoodiano doveroso dopo il tremendo "Godzilla" di Roland Emmerich del 1998.
In generale ottimo risultato finale, effetti speciali (e sonori) strepitosi per una storia che si segue volentieri e funziona, che riesce a intrattenere il pubblico e - a quanto ho capito - piacere anche i fans dell'originale. Un buon lavoro.
Film 724 - Godzilla
Film 726 - Godzilla
Film 912 - Godzilla
Film 1413 - Godzilla
Film 1780 - Godzilla: King of the Monsters
Film 2000 - Godzilla vs. Kong
Film 2268 - Godzilla vs. Kong
Film 2277 - Godzilla x Kong: The New Empire
Box Office: $528.7 milioni
Consigli: Buone scene d'azione, effetti speciali a pioggia, un mostro inquietante e rumorosissimo che ha nemici intriganti quanto distruttivi. Questi gli ingredienti di "Godzilla", una scommessa più che un film, considerando cosa ne aveva fatto Hollywood del mostro giapponese neanche vent'anni fa. Ottimo risultato, un titolo commerciale ben realizzato, in grado di riaccendere la curiosità su un franchise destinato a tornare presto al cinema (il sequel nel 2018, ma anche un reboot da parte della giapponese Toho è previsto per l'anno prossimo).
Parola chiave: Energia nucleare.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 3 marzo 2015

Film 885 - Unbroken

L'esordio bomba al botteghino, il nome della regista, il fatto che sia tratto da una storia vera... Troppi elementi intriganti!

Film 885: "Unbroken" (2014) di Angelina Jolie
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Alcune precisazioni in prima battuta: il film mi è piaciuto, la regia mi è sembrata in linea con il prodotto finale, la storia è troppo pesante. Queste, a caldo, le prime impressioni.
In generale buon cast, le scelte mi sono sembrate tutte appropriate, giuste per i ruoli per niente facili da interpretare, in particolare i due veri protagonisti di tutta la vicenda, Jack O'Connell e Takamasa Ishihara: praticamente mi erano entrambi sconosciuti, ma di certo hanno saputo come lasciare il segno. Inutile dire, poi, che parte del merito va a una storia vera che ha a dir poco dell'incredibile.
Quest'ultima è, man mano che si sviluppa il racconto, una sorta di gioco al rincaro, dove il prezzo della sopravvivenza e
della salvezza diventa così alto che penso chiunque si sarebbe arreso all'evidenza di una morte inevitabile, per non dire auspicabile. E, invece, l'ex campione olimpico Louis Zamperini supera ogni prova che il destino gli impone, in un costante faccia a faccia con la violenza e la crudeltà della guerra e del mondo.
Curiosamente anche in questa pellicola il tema dell'alterità ricopre uno spazio importante, considerato che Zamperini e il suo compagno Phil/Domhnall Gleeson, dopo un ammaraggio in mezzo all'oceano (e agli squali) e 47 giorni passati su una scialuppa di salvataggio - alla "Vita di Pi", ma molto meno onirico -, vengono recuperati dai giapponesi (nemici degli americani durante la Seconda Guerra Mondiale) e finiscono nei loro campi per i prigionieri di guerra. L'incontro/scontro sarà durissimo, un pungo nello stomaco veramente molto letterale, una specie di campo di concentramento nipponico dove il crudele Mutsuhiro Watanabe prenderà fin da subito in antipatia Zamparelli, tanto da vessarlo continuamente per i motivi più disparati. Insomma, un confronto culturale che passa per il rifiuto dell'altro e la sua mortificazione, il vincitore che tiene sotto scacco il vinto, seppure quest'ultimo non farà altro che tenere testa al suo carceriere.
Va sottolineato che la successione di sfighe - perché sfighe sono - che il povero protagonista dovrà affrontare sarà una violenza visiva ed emotiva anche per lo spettatore che, come Zamperini, è costretto ad un crescendo di eventi sciagurati che nella guerra, l'ammaraggio, gli squali e i quasi 50 giorni di scialuppa in mezzo al nulla, vedranno solo un incipit ancora all'acqua di rose. Ciò che viene dopo sarà molto, molto più duro.
Onore al merito, dunque, e soprattutto onore alla persona che questa storia l'ha vissuta giorno dopo giorno, supplizio dopo supplizio. Fino a dove può spingersi la volontà umana? Fino a quanto la forza del singolo individuo gli può bastare come fede incrollabile per attaccarsi alla vita? Zamperini in questo diventerà maestro, esempio impressionante di quanto si possa resistere, nonostante tutto. Il suo animo testardo certamente influisce, ma non si può pensare che il tutto sia stato
semplicemente vissuto come sfida.
Quindi è chiaro che la figura umana - anzi le figure - qui rappresentata è il valore aggiunto di una storia che, altrimenti, sarebbe il semplice elenco di una serie di sfortunati eventi in fila uno dietro l'altro. Nei due personaggi chiave della vicenda sta lo specchio di due società agli antipodi e in guerra tra loro, incarnate in corpi pensanti che riflettono nelle proprie azioni le convinzioni che la vita e il Paese di appartenenza ha loro lasciato in eredità. Il rapporto tra i due è un micromondo speculare a quello gigantesco in cui, al di fuori del campo, infuria la guerra.
Ma, come sappiamo, anche la guerra finirà e perfino Zamperini incontrerà il suo lieto fine, sancito per noi da qualche video originale prima dei titoli di coda che ci svelerà brevemente cosa è successo alle figure chiave della vicenda: curiosamente Louis Zamperini muore proprio nel 2014, anno di uscita del film che proprio di lui tratta.
Insomma, in definitiva mi sento di dire che "Unbroken" è stato un viaggio difficile e spesso complesso da gestire, ma sicuramente ne è valsa la pena. Angelina Jolie ha fatto un buon lavoro, meno scontato di quanto mi sarei aspettato. Sorpresa.
Ps. 3 candidature agli Oscar 2015: Miglior fotografia (francamente molto bella), montaggio sonoro e missaggio sonoro.
Box Office: $161.1 milioni
Consigli: Di certo non una pellicola leggera, va vista consci che il viaggio che racconta questa storia è tanto violento e straziante quanto commovente e non risparmierà nulla allo spettatore. E', dunque, una scelta non per tutti, non per tutte le occasioni. Se si è preparati e predisposti può essere un buon titolo da tenere in considerazione, la prova tangibile che Angelina Jolie sia effettivamente capace anche a dirigere. Lo consiglio soprattutto per lo spunto inedito (i campi di reclusione per prigionieri di guerra in Giappone), un episodio della storia umana che certamente merita lo spazio di un racconto approfondito. Scuote e fa male "Unbroken", eppure alla fine non ti penti di averlo visto.
Parola chiave: Trave di legno.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 10 giugno 2014

Film 726 - Godzilla

E dopo quello del 1998, finalmente il nuovo!

Film 726: "Godzilla" (2014) di Gareth Edwards
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non si può dire che non ci si siano impegnati. "Godzilla" '14 prende da subito la giusta direzione evitando il ridicolo esempio del predecessore lucertole e prepara una messa in scena davvero coi fiocchi, con il personaggio principale che appare solo quando sente il desiderio di farlo (una bella oretta dopo l'inizio del film). Blockbuster doveva essere ed è stato, con budget kolossal, cast delle grandi occasioni (un Premio Oscar e tre candidati, oltre che un sempre più lanciato Bryan Cranston che dopo 3 Emmy e un Golden Globe ha vinto ieri il suo primo Tony Award) e un mostro che quando grida fa tremare il cinema. Il mal di testa arriva, ma ne vale la pena.
La storia si svolge in lungo e in largo, oltre che in uno spazio temporale piuttosto ampio, con una contestualizzazione spazio-tempo molto dettagliata e precisa. Protagonisti sono, oltre a Cranston che è trait d'union tra i vari personaggi e tra passato e presente, Aaron Taylor-Johnson ed Elizabeth Olsen (lei mangia, a differenza delle sorelle) che compongono la famiglia Brody assieme al figlioletto. Su di loro, ma anche su una miriade di altri personaggi, si concentrerà la storia influenzata dai capricci di fame, riproduzione e territorio delle svariate creature che sconvolgeranno la Terra durante i 123 minuti di pellicola. Oltre al protagonista di questo titolo, infatti, anche una doppietta di MUTO che desidera avere prole: non fosse che sono alti un grattacielo, delicati come una pioggia di trattori e famelici predatori di energia - anche nucleare, naturalmente - non desterebbero particolare interesse (sembrano dei grandi, brutti insetti). Gli umani non potranno che assistere attoniti allo scontro tra natura e natura, combattimento in cui l'uomo non solo non è richiesto, ma viene costantemente escluso. La lezione, come sempre, è che la razza umana si illude di domare la natura che, in realtà, puoi dimostrarci quando vuole che il comandante in carica è lei.
Grandi tematiche green a parte, questa pellicola è sinceramente una figata per chi ama i film commerciali ad alto budget, grandi effetti speciali e una storia che valga la pena di essere vista. In quest'ottica anche il nuovo Godzilla è stato tirato a lucido, liberato da quell'aura fumetto-videogioco del precedente esempio cinematografico e immerso in quella rinnovata dimensione di realismo e plausibilità che ha già investito Batman e parzialmente Spider-man, ma anche e soprattutto James Bond. Il risultato è buono.
Sarebbero da sforbiciare qua e là alcune scene di preambolo che allungano di non poco la durata della visione, ma per chi ha pazienza l'attesa è ben ripagata. Probabilmente se non si apprezza il genere disastro+mostro+effetti speciali si tollereranno a fatica l'attesa e il gran fracasso, ma si sa che quando si opta per questi titoli non sarà la filosofia hegeliana a farla da padrone.
In generale devo dire che ho molto apprezzato la realizzazione veramente molto curata e verosimile che gli effetti speciali hanno reso possibile, il buon cast (Taylor-Johnson, Olsen, Cranston, Juliette Binoche, Ken Watanabe, Sally Hawkins, David Strathairn) e la storia che è in grado di sorprendere lo spettatore, oltre che di portare sempre nuova carne al fuoco. Tsunami, terremoti, attacchi nucleari, mostri marini che sembrano dinosauri che poi sono Godzilla, insettoni gitanti dal nome silenzioso, combattimenti tra giganti, sfascio di qualsiasi cosa e, naturalmente, un puro, vero eroe che salverà tutti, nonostante tutto. Gli ingredienti ci sono (gli incassi un po' meno: siamo ancora troppo vicini al totale della pellicola precedente, ma senza contare l'inflazione. Manca ancora qualche mercato, però) e la realizzazione rende giustizia ad un mostro della tradizione cinematografica orientale che era stato ingiustamente ristrutturato ed americanizzato, privato di qualsiasi spessore di trama e relegato ad essere il nuovo giocattolo alla "Jurassic Park" scappato dallo zoo. Qui è tutto organizzato e gestito meglio e non lascerà scontenti i fan del franchise o quelli del genere.
Film 724 - Godzilla
Film 726 - Godzilla
Film 912 - Godzilla
Film 1413 - Godzilla
Film 1780 - Godzilla: King of the Monsters
Film 2000 - Godzilla vs. Kong
Film 2268 - Godzilla vs. Kong
Film 2277 - Godzilla x Kong: The New Empire
Box Office: $393,743,000 (ad oggi)
Consigli: Il nuovo "Godzilla" non delude. Spacca tutto, mena tutti, urla a tutti e spara colpi mortali dalla bocca. Insomma, chi ama il genere non può che seguire con interesse questo reboot cinematografico a quanto pare abbastanza fedele all'originale (cito le critiche in tal proposito, dato che non conosco la saga se non nella forma del precedente episodio al cinema). La trama equilibra bene i suoi elementi, spaziando tra nazioni (molto Giappone) e decenni, riuscendo a far combaciare i pezzi e rendere il tutto sensato. Si segue molto bene, anche se il tutto è un po' lungo (e, bisogna dirlo, molto rumoroso).
Parola chiave: Raggio radioattivo.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 27 marzo 2014

Film 688 - 47 Ronin

Per celebrare la partenza verso il Giappone di Marco, un blockbuster a tinte orientali tra leggente, draghi e harakiri.

Film 688: "47 Ronin" (2013) di Carl Rinsch
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Luigi
Pensieri: Si parte dalla storia giapponese dei 47 ronin rimasti senza il proprio daimyō e in cerca della vendetta che ne ripulirà il nome, la si condisce in salsa occidentale, la si imbottisce di effetti speciali e ci si mette la faccia dell'unico attore hollywoodiano vagamente in linea con tratti orientali. Questo è "47 Ronin", blockbuster ad altissimo budget ed ampissimo scoperto negli incassi che, di fatto, non è comunque peggiore di altri titoli ben più remunerativi visti in passato.
Non so se sia stato a causa del decentramento dal solito baricentro americano o perché Keanu Reeves è da un po' che non incassa vittorie al botteghino, comunque questa pellicola è rimasta ampiamente snobbata dal pubblico un po' di tutto il mondo e non è riuscita a ripagare i 175 milioni di dollari di budget che hanno reso possibile questa produzione.
Produzione che, va detto, per quanto perfettamente in linea con la solita classificazione di 'americanata', riesce a tratti a lasciare incuriosito lo spettatore, specialmente per quanto riguarda la figura della strega (interpretata dalla cadidata all'Oscar Rinko Kikuchi) e delle sue numerose trasformazioni e arti magiche. Belli anche i costumi, anche se a mio avviso poco in linea con la tradizione giapponese settecentesca. In ogni caso certamente d'effetto.
Nell'insieme la storia - seppur criticabile per non poche scelte - riesce nell'intento di intrattenere egregiamente chi guarda, dosando in maniera equilibrata tutti gli elementi del caso: azione, dramma, amore, magia, effetti speciali, vendetta e una super cattiva capace di trasformarsi in innumerevoli forme. Quindi il risultato finale è in linea con le aspettative bidimensionali di trama e profondità dei personaggi.
La parte più inutile di tutto il film, nonostante sia quella riportata anche sulla locandina italiana, è quella che trasporta i protagonisti dalla campagna giapponese alle barche dei pirati. Il motivo del cambio di location è giustificato dalla ricerca dell'eroe, esiliato e umiliato precedentemente, che finisce a combattere nelle bische clandestine menando di brutto. La scena ricorda malamente esempi già visti al cinema in "Il gladiatore", "Sherlock Holmes" o i più recenti "Hercules - La leggenda ha inizio" e "Pompei". In aggiunta, la presenza in locandina di Rick Genest - diventato famoso per via dei suoi tatuaggi total-body mostrati inizialmente nel video "Born This Way" di Lady Gaga - non è assolutamente giustificata da alcun ruolo nel film: comparirà solo in una scena, con una sola battuta, proprio all'arrivo di Ôishi/Hiroyuki Sanada al porto.
Bizzarre location alla "Pirati dei Caraibi" a parte, "47 Ronin" rimane comunque un esempio di cinema americano che ruba storie della tradizione di altri Paesi per ricamarci sopra tutta un'altra storia, scegliendo l'avventura mistica al posto di una trasposizione fedele dei fatti reali. Per quanto devo dire che il tutto non mi sia dispiaciuto, la sensazione di una produzione di serie B non mi ha abbandonato durante la visione di tutto il film e questo, per un film con budget da kolossal, è un errore che non deve accadere. Keanu Reeves, che certo si mantiene in gran forma, mi è sembrato comunque un po' sottotono a livello recitativo, addirittura più sottomesso del suo personaggio. Rende bene nei compattimenti, che sono più realistici di quanto mi sarei aspettato.
Film 1097 - 47 Ronin
Box Office: $146,152,054
Consigli: Il Giappone è sempre una terra intrigante fatta di paesaggi, personaggi e storie tanto diverse dalle nostre quanto interessanti da seguire. Nonostante qui quella dei 47 rōnin sia ampiamente rivisitata, è comunque piacevole da vedere. Il cast è tutto orientale tranne Reeves.
Parola chiave: Vendetta.

Trailer

Bengi

martedì 27 agosto 2013

Film 583 - Wolverine - L'immortale

Proprio ieri scrivevo che mi mancava un po' ritrovarmi Famke Janssen in qualche pellicola cinematografica. E, ieri sera, me la ritrovo in questo film (orrendo). Era un segnale: dovevo anticipare questo post!


Film 583: "Wolverine - L'immortale" (2013) di James Mangold
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ho voluto anticipare il mio pensiero su questa pellicola che ho visto ieri sera giusto perchè l'ho trovata talmente brutta che non potevo non affrettarmi a trascrivere i miei pensieri. Durante la visione, man mano che la trama procedeva, ero senza parole per la banalità sconcertante con cui si affrontavano i nodi principali della storia, tanto che ad un certo punto ho pensato che "Wolverine - L'immortale" sia un prodotto accostabile ad un qualsiasi porno.
Proprio come nel caso dei film hard, dove la trama è una qualunque cornice tra un amplesso e l'altro, così in questo "The Wolverine" la storia è uno scialbo accessorio chiamato a fare da collante tra una scena di violentissima azione e l'altra. Inutile dire che la recitazione del nostro supereroe Hugh Jackman è assolutamente un optional non compreso nel pacchetto che prevede, invece, una monolitica espressione di corrucciato dolore costante, tanto che credo gli si possano contare le rughe in viso proprio come si contano i cerchi dei tronchi d'albero: Hugh, anche basta.
Già il predecessore "X-Men: le origini - Wolverine" era stato un prodotto deludente e palesemente di serie B rispetto ai vari franchise legati agli X-Men, ma qui si fa veramente il botto dell'insopportabile. Lo sfondo asiatico di delicata saggezza non dona agli americani rumorosi che finiscono per inneggiare ad una spiritualità svuotata da ogni significato e superficialmente utilizzata a leggittimare una profondità di dialoghi che non c'è. A malapena le battute dei personaggi femminili vanno oltre la prima frase e il parallelismo narrativo tra l'orso inizialmente abbattutto dalle frecce e Wolverine usato nel finale come tiro a segno dai Samurai (poi, chiaramente, anche per lui la freccia avvelenata a dire che, forse, nuovamente il cacciatore ha dominato la bestia) è di un'elementarità che definire spiazzante è farne una lode.
Per la maggior parte del tempo, poi, non si capisce dove diavolo si voglia andare a parare e come sia possibile che Yashida sia a conoscenza della struttura ossea di adamantio di Wolverine tanto da fargli venire in mente di costruirne un robot/cella di longevità. Addirittura ne perforerà i famosi artigli attraverso lunghe viti succhia-DNA tanto da barattare la decadenza della malattia con l'immortalità della condizione del supereroe. La nipote fragilina, ma già concubina del nostro mutante, finirà il nonno pazzo per dar vita ad una nuova dinastia al potere della potentissima Corporation che Yashida era riuscito a mettere in piedi negli anni dopo Nagasaki.
Insomma, un'inaspettata trama dove - nonostante fino alla quasi fine non si capisca una mazza - in soldoni non si fa altro che ricalcare sulla solita rivalità familiare per eredità e potere qui mischiata con la ricerca dell'eterna giovinezza.
Oltre al nostro mutante, poi, viene sfoggiata solamente una Viper/Svetlana Khodchenkova che è più che altro identica a Poison Ivy/Uma Thurman e un ricordo di Jean Grey/Famke Janssen che è più che altro vestaglia e photoshop.
Per il resto "Wolverine - L'immortale" è una rumorosa pacchianata che ha ragione di esistere solo in funzione del botteghino che, puntualmente, non ha tardato a saggheggiare: $350,679,463 di incasso mondiale.
Film 622 - X-Men - Conflitto finale
Film 276 - X-Men: L' inizio
Film 582 - X-Men - L'inizio
Film 728 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1092 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1166 - X-Men: Apocalisse
Film 1778 - Dark Phoenix
Film 275 - X-Men le origini - Wolverine
Film 583 - Wolverine - L'immortale
Film 1489 - Logan
Film 1100 - Deadpool
Film 1535 - Deadpool
Film 1644 - Deadpool 2
Film 1925 - The New Mutants
Consigli: Sinceramente è il più brutto di tutti i film sugli X-Men. I fans di Wolverine apprezzeranno certamente un nuovo capitolo sul supereroe Marvel, ma non si può certo dire che ci si stia impegnando granché per dare a Logan un proprio spazio cinematografico degno di dona. Banale, scontato e caotico oltre che estremamente violento.
Parola chiave: Nagasaki.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 26 aprile 2012

Film 396 - Johnny English - La rinascita

Ultima pellicola per il volo Tokyo - Roma. E anche con il Giappone abbiamo chiuso: fine di un viaggio bellissimo.


Film 396: "Johnny English - La rinascita" (2011) di Oliver Parker
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Eppure Oliver Parker è regista che fino ad ora si era spinto verso lidi molto diversi da questo tipo di commedia british e demenziale. Suoi, infatti, "Othello", "Un marito ideale", "L'importanza di chiamarsi Ernest", e due "St. Trinian's", e l'orrendo "Dorian Gray". Ma, eccolo, che dirige Rowan Atkinson nel secondo episodio della serie "Johnny English" dopo l'esordio della saga nel 2003. E, strano ma vero, l'esperimento cinematografico funziona piuttosto bene: questo capitolo ha incassato (senza motivo) $160,078,586 e il precedente non è stato da meno. Quale sia il segreto che rende questa formula vincente mi è oscuro.
Naturalmente penso che chiunque sia andato a vederlo al cinema si aspettasse una bella scemenza senza pretese, ma bisogna dire che certe gag non reggono e, naturalmente, la trama stenta spesso ad avere una plausibilità anche se chi guarda è perfettamente conscio dell'anima 'silly' della pellicola.
Inutile dire che Atkinson ricava il suo English - senza celarlo neppure molto - dal personaggio che lo ha reso famoso alias "Mr. Bean". Non l'ho mai amato, ma la mimica facciale dell'attore si vede che è frutto dell'esperienza.
Detto ciò il film è una delle classiche boiate buone appunto per tenere compagnia durante un momento in cui non si ha davvero altro da fare. Essendo il mio terzo film di fila e cominciando a presentare un certo mal di testa pressante, ammetto che ha giovato alla mia tranquillità psicologica che la pellicola in questione non avesse praticamente una trama. Ma, sia chiaro, è davvero un brutto film.
Tra gli altri protagonisti famosi Gillian Anderson ("X-Files", "X-Files - Il film "), Rosamund Pike ("An Education", "We Want Sex", "Orgoglio e pregiudizio") e Dominic West ("Chicago", "300", "John Carter", "Mona Lisa Smile").
Consigli: Assolutamente evitabile. Come, suppongo e azzardo anche senza averlo visto, il primo capitolo.
Parola chiave: Mozambico.

Trailer

Ric

martedì 24 aprile 2012

Film 395 - The Help

Secondo film 'di gruppo' sul maxi schermo dell'aereo verso Roma. Un altro film che avevo già visto ma, questa volta, in italiano.


Film 395: "The Help" (2011) di Tate Taylor
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Desideravo rivederlo proprio nella mia rotta verso la capitale e, anche se pareva che il destino non volesse permetterlo, sono riuscito comunque nel mio intento di godermi "The Help" per la seconda volta.
A un mese dagli Academy Awards mi rendo sempre più conto che Octavia Spencer, per quanto simpatica, non meritasse più di altre quell'Oscar alla non protagonista della stagione 2011. Non più di Jessica Chastain, per esempio. Eppure nell'insieme la cosa mi infastidisce il giusto e godo piacevolmente dello svolgersi della trama.
Tra le magnifiche signore qui presenti, oltre alle due già citate, anche un'altra gettata di nomi della Hollywood che emerge (Emma Stone, Bryce Dallas Howard) e di quella che già più collaudata (Viola Davis, Allison Janney) a formare un cast femminile di grande impatto al servizio di una pellicola che conquista per molti motivi.
La trama è ben sviluppata e presenta un colpo di scena finale piuttosto ad effetto che, mi spiace dirlo, non piacerà ai palati raffinati. Vincente la scelta di personaggi semisconosciuti ma ognuno funzionale al suo ruolo a formare un ensemble omogeneo e corale al punto giusto. Abbastanza evidenti - ma tenuti giustamente alla larga - i richiami ai classici della cinematografia ormai cult sul tema del razzismo e del riscatto sociale ("Il colore viola", "Precious", "Le regole della casa del sidro", "Fiori d'acciaio", ecc). Bene, infine, la parte tecnica stranamente ignorata in toto dall'Academy (costumi, fotografia tanto per dire).
E' una di quelle classiche pellicole che piace al pubblico bisognoso di avere un lieto fine, collocabile tra il blockbuster 'impegnato' e il chick flick per signore. Ma, tutto sommato, è un'ottima compagnia e, se ci si ragiona un secondo, parla senza cadere nell'autocommiserazione di un momento della storia umana che non può non lasciare impressionati. Aibileen è buona nonostante nella vita abbia ricevuto solo merda (mi scuserete, ma il termine è appropriato) e riesce a riscattare sé stessa con dignità e senza mai sporcarsi le mani. L'integrità morale - al cinema come nella vita - è difficile da trovare. Anche se in toni decisamente 'easy' ogni tanto è bello sentirsi raccontare una storia che ne parla.
Ps. Il cast: Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Octavia Spencer, Allison Janney, Jessica Chastain, Ahna O'Reilly, Chris Lowell, Cicely Tyson, Mike Vogel, Sissy Spacek, Anna Camp, LaChanze, Mary Steenburgen, Leslie Jordan, David Oyelowo e Dana Ivey.

Film 386 - The Help
Film 395 - The Help
Film 526 - The Help
Film 1631 - The Help
Consigli: Bello e con l'anima. Non un capolavoro, ma nel panorama 'Oscar 2012' è una delle poche pellicole che vale davvero la pena di vedere.
Parola chiave: Harper & Row.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

Film 394 - Anonymous

Viaggio di ritorno in groppa alla speranza. La tv a disposizione di ogni viaggiatore, nel mio settore,chiaramente non va e - dopo numerose lamentele - otteniamo una proiezione di gruppo neanche fossimo alla gita di gruppo organizzata in pullman sulla via di casa. Eccoci al primo film del viaggio di ritorno!


Film 394: "Anonymous" (2011) di Roland Emmerich
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: No, la seconda visione 'ad alta quota' non ha migliorato il parere negativo che ho nei confronti di questa pellicola. Al di là di voler credere a questa versione dei fatti o meno, trovo la realizzazione di questo film piuttosto superficiale, tetra e con colpi di scena alla soap delle tre di pomeriggio.
Il cast è notevole, ma non viene sfruttato a dovere da una trama che preferisce giocare sullo sconcerto della notizia finale piuttosto che proporre qualcosa di veramente innovativo per questa pellicola commerciale, sì, ma pur sempre sulla grande figura di Shakespeare! Non c'è poesia per le opere dell'autore, c'è solo una trasposizione ammirata, sì, ma priva del trasporto necessario ad allacciare un contatto cool grande pubblico che sarebbe dovuto accorrere se la produzione fosse stata di qualità. E invece è stato flop.
Una nomination all'Oscar per i costumi e una grande interpretazione dell'attore gallese Rhys Ifans sono tra le poche cose che salvano "Anonymous".
Film 341 - Anonymous
Consigli: Tra tutti i film su intrighi a Corte e/o Shakespeare, questo non è tra i più significativi. Meglio, se proprio, "Elizabeth" o (addirittura) "Shakespeare in Love".
Parola chiave: Segreto.

Trailer

Ric

Film 393 - Le fate ignoranti

Non che io ami particolarmente Ozpetek, come si sa, ma questa pellicola mi era stata caldamente consigliata da una persona molto importante e, oltre ad essere sempre stato curioso di vederla, non volevo perdere l'occasione di confrontarmi con una visione differente dalla mia delle opere del regista turco.


Film 393: "Le fate ignoranti" (2001) di Ferzan Ozpetek
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Compresso dalla fatica del volo e alla terza esperienza filmica di fila senza aver ancora dormito, nonché sempre più vicino a Tokyo, decido di approcciarmi a questo film italiano a tema gay che, a quanto pare, è uno dei pilastri della cinematografia omosessuale nostrana.
Come ho più volte esplicitato, non amo Ozpetek e nemmeno questo film è riuscito a farmi innamorare del suo lavoro. Ma, consapevole delle tempistiche, mi rendo conto che questa, 11 anni fa, è stata una pellicola decisamente importante per il panorama omosex, senza considerare la eco regalata a regista e protagonisti che, successivamente, andranno a comporre un team collaudato che viene prontamente riproposto ad ogni nuova produzione.
Ogni film del regista ha il merito di riportare all'attenzione della Penisola Italia la questione sempre attuale dell'omosessualità, spesso in una chiave di normalità che manca di approfondimento in tantissime altre pellicole. Meno 'macchiette' e più 'umani', i protagonisti delle sue storie riescono a passare attraverso lo schermo senza perdere in spessore o plausibilità. Eppure trovo comunque scorretto (e svantaggioso) riproporre a ripetizione una tipicità di elementi che, passato un certo numero di produzioni, non sono più tollerabili e, men che meno, innovativi. Poi, ripeto, capisco che probabilmente "Le fate ignoranti" (o "His Secret Life" nel titolo internazionale) è stato capostipite di un successivo proliferare di tematiche piuttosto identiche, ma, avendolo guardato dopo tanti altri 'assaggi' del lavoro di Ozpetek, non posso dire di non esserne stato infastidito lo stesso.
Basta pranzi attorno a tavolate rotonde; basta rivendicare la necessità di trovare negli amici l'unica vera famiglia di cui si ha bisogno; basta vivere del cliché dell'omosessuale traditore. Io, personalmente, preferirei che si puntasse su storie nuove, magari meno fotocopia l'una dell'altra. Ammetto che, in quest'ottica, potrebbe essere interessante visionare il nuovissimo "Magnifica presenza" nella speranza che, finalmente, ci si sia cimentati in qualcosa di diverso.
Per tornare, però, a questo particolare caso, devo dire che il film in sé non mi è dispiaciuto. Accorsi a recitare non mi piace, sembra sempre che sia sul set di una qualunque fiction in mezzo a centinaia di vetrine, ma la Buy è ottima nell'approfondire un personaggio che subisce contraccolpi emotivi di una portata talmente imponente da rischiare il collasso psicologico. Si è poi, con gli anni, specializzata in questo unico tipo di ruolo.
La trama, invece, a volte mi pare tocchi toni poco plausibili nella realtà. Chi di noi non sarebbe impazzito all'idea del proprio compagno che per anni vive una relazione parallela e per di più omosessuale? Non tanto perchè manchi un adeguato approfondimento psicologico dei personaggi, ma perchè, innanzitutto, bisognerebbe davvero avere il buon carattere di Antonia/Buy per permettersi di diventare amici dell'amante del marito, e poi dubito che ci sarebbero così poche scenate o piagnistei in uno scenario reale. Chiaramente i tempi filmici impongono una certa selezione, ma sono sicuro che con una cena in meno e una - verosimile - scenata in più il film non ne avrebbe perso.
Purtroppo guardare con occhio distaccato un mondo che si conosce da vicino non è facile per esprimere un parere che parta da considerazioni quanto più obiettive possibile. Diciamo che, allo stato delle cose, e per come sono umanamente 'conciato' al momento in cui scrivo, mi trovo costretto a dire che anche il solo trailer riesce a smuovermi emotivamente qualcosa. Ma, memore delle sensazioni provate in aereo, ribalto quanto appena detto con ricordi di non totale soddisfazione nei confronti di quanto ho visto. Chiaramente la verità (o ciò che più le si avvicina) sta nel mezzo e credo di poter affermare che "Le fate ignoranti" è piacevole intrattenimento con non pochi spunti su cui ragionare. Se anche solo una volta, guardando questo film, qualcuno dei non-di-parte è riuscito a riflettere e, perchè no, magari accostarsi con più attenzione alla "causa omosessuale", allora tutto questo lavoro si sarà rivelato utile e non solo piacevole divertissement.
Consigli: Un altro tassello per completare il puzzle delle opere di Ozpetek. Per chi lo ama questo è senz'altro una pietra miliare. Per chi non lo conosce rappresenta la sua classica filosofia. Anche se può non piacere - o comunque stufare - bisogna ammettere che è, ormai, parte integrante del nostro cinema contemporaneo.
Parola chiave: Quadro.

Trailer

Ric