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domenica 9 ottobre 2022

Film 2137 - Three Thousand Years of Longing

Intro: Ultimo film prima delle due settimane di stop italiane (finalmente!), decido di recuperare l'ultimo film di George Miller di cui non avevo sentito parlare fino a quando, un paio di settimane prima, ne avevo per caso visto il trailer al cinema.

Film 2137: "Three Thousand Years of Longing" (2022) di George Miller
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: assolutamente non il film che mi aspettavo, questo "Three Thousand Years of Longing" mi ha lasciato in parte soddisfatto, anche se avrei preferito un racconto meno fiabesco e, diciamo, più dinamico.
Non che manchi l'azione o la storia sia raccontata con eccessiva lentezza, ma sicuramente si percepisce una differenza di "passo" quando la trama si concentra su Tilda Swinton e la sua personale avventura moderna puttosto che sui racconti del genio Idris Elba, decisamente più interessanti sia a livello narrativo che estetico. E' nei momenti in cui il magico abitante della lampada (in questo caso vasetto) ripercorre il suo passato e le vicissitudini che lo hanno costretto alla prigionia di vetro che la storia prende davvero vita, lasciando lo spettatore desideroso di vedere e scoprire di più.
Questo binomio moderno/fiabesco è forse l'aspetto che mi ha lasciato più perplesso rispetto al film di Miller, magistrale nel mettere in scena la fiaba, i suoi protagonisti e le loro vicende ma che, inavvertitamente, conferisce al resto della storia un'allure meno desiderabile e interessante. Anche perché, diciamocelo, Alithea (Swinton) non è esattemente un personaggio carismatico.
Poi, per carità, ho trovato inaspettatamente piacevole la quota romantica del finale - una piega che credo in pochi avessero previsto - ma questo non riesce in ogni caso a salvare il risultato finale dalla sensazione di aver assistito alla narrazione di due differenti storie che corrono parallele senza mai davvero incontrarsi o amalgamarsi.
Senza contare che la promessa dei 3 desideri, la presenza di un genio della lampada, la famosa creatività di Miller come storyteller e una certa potenza evocativa del trailer, a inizio film farebbero pensare a tutt'altro tipo di film che, nella realtà, mai si concretizza. E se potenzialmente questo non dovrebbe rappresentare un problema o un ostacolo, qui finisce per lasciare lo spettatore più confuso che soddisfatto. Perché, con l'inebriante prospettiva di 3 desideri e l'infinito come limite, passiamo più di metà del film in una camera d'albergo? La caratterizzazione di Alithea e del suo personaggio funziona come scusa fino a un certo punto, diciamocelo. Si sarebbero potute esplorare altre vie per implicare la sua caparbietà e risolutezza, ribadire quanto sia a suo agio con sé stessa e le sue scelte di vita riuscendo comunque a farla uscire dalle quattro mura cui la sceneggiatura la confina per troppo tempo del film. E, non fosse per gli esotici racconti del genio, si sarebbe rischiato di suscitare nello spettatore un certo senso di claustrofobia.
Un po' un peccato, insomma, perché chiaramente i due protagonisti sono attori meravigliosi, Miller ha un modo di raccontare tutto suo che incanta e affascina e la storia, in generale, avrebbe potuto espandersi e raccontare meraviglie purtroppo qui solo marginalmente esplorate (e comunque sempre declinate al passato).
Sicuramente una parte di me è rimasta delusa dall'esperienza "Three Thousand Years of Longing" dalla quale mi aspettavo molto, molto di più e decisamente qualcosa di diverso. Poi, lo ammetto, certi aspetti della visione di questo film mi hanno comunque conquistato, principalmente l'approccio fiabesco, che onestamente avrei preferito costituisse la maggior parte del racconto.
Non il film che mi aspettavo, non quello che desideravo veder,e ma certamente un'esperienza cinematografica diversa rispetto al solito. Non basterà a tutti, ma per qualcuno potrebbe valere la visione (non per molti, visto il gigantesco flop commerciale che questo film è stato, partito da un budget $60 milioni).
Ps. Per gli amanti della cultura pop, nel film compare in un cameo muto una delle figure chiave dell'advertisment italiano anni '90-'00, ovvero nientemeno che Megan Gale.
Non è la prima volta, però, che Miller e Gale collaborano, avendo già visto l'attrice australiana prendere parte in un ruolo decisamente marginale (ma quantomeno non muto) nel precedente "Mad Max: Fury Road". Pps. Non so quanto rilevante per i più, ma nelle mie note a fine visione ho scritto: Tilda Swinton ricorda una combo tra Miranda di "Sex and the City" e la costumista Sandy Powell.
Sulla scia di questo pensiero, mi sento di aggiungere che il personaggio di Alithea mi ha ricordato quella della protagonista del film "Nim's Island" interpretato da Jodie Foster.
Cast: Tilda Swinton, Idris Elba, Aamito Lagum, Lachy Hulme, Megan Gale, Melissa Jaffer, Anne Charleston.
Box Office: $17.5 milioni
Vale o non vale: Non l'ho amato, non l'ho detestato. O, per essere forse più precisi, ho adorato certe parti e trovato più faticose certe altre. Ed è un po' questa la caratteristica più evidente di "Three Thousand Years of Longing", una pellicola troppo evidentemente divisa a metà e difficilmente "incollata" insieme.
Non per tutti, ma sicuramente un'esperienza cinematografica diversa dal solito.
Premi:
Parola chiave: Desideri.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 27 febbraio 2021

Film 1961 - The Beautician and the Beast

Intro: Durante la pausa natalizia tra un semestre e l'altro, io e Bizzy ci siamo concessi qualche filmetto serale in compagnia. E dopo i toni più drammatici di "Perfetti sconosciuti", abbiamo pensato di optare per qualcosa di totalmente diverso...
Film 1961: "The Beautician and the Beast" (1997) di Ken Kwapis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Bizzy
In sintesi: non che sia un gran film, ma una parte di me è affezionata a questo "The Beautician and the Beast, una sorta di mix tra "La bella e la bestia" e "La tata" se l'incontro tra questi due mondi apparentemente inconciliabili avvenisse nella tenuta di "The Haunting". Il tutto con un pizzico di "Norma Rae" a favore dei diritti per i lavorati. Insomma, è chiaro che il risultato finale di questo film sia bizzarro, quantomeno.
La realtà è che questa pellicola non è nient'altro che un tentato trampolino di lancio per la carriera cinematografica di Fran Drescher che, ancorata al ruolo di Tata Francesca, tenta qui di riplicare la magia di quel personaggio riciclandolo in chiave principesca. Il risultato finale è una giga boiata, ma una giga boiata che funziona.
Cast: Fran Drescher, Timothy Dalton, Lisa Jakub, Ian McNeice, Patrick Malahide, Heather DeLoach, Adam LaVorgna, Michael Lerner, Phyllis Newman.
Box Office: $11.5 milioni
Vale o non vale: Sarà che io Fran Drescher la amo senza se e senza ma, sarà che ogni tanto si ha bisogno di vedere qualche titolo più leggero, in ogni caso questo "The Beautician and the Beast" è il titolo giusto per una serata senza pensieri e con un pizzico di nostalgia per i tempi che furono. E le promesse di carriera per Fran.
Premi: Candidato al Razzie per la Peggior attrice (Drescher).
Parola chiave: Insegnante.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 20 agosto 2019

Film 1652 - Enchanted

Intro: Curiosamente, oggi è il compleanno di Amy Adams, protagonista di questo film.
Film 1652: "Enchanted" (2007) di Kevin Lima
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: era da un po' che volevo rivedere questo film, principalmente perché non me lo ricordavo per niente; in più la presenza della mia sempre amata Amy Adams e del sequel già annunciato ("Disenchanted") mi hanno spinto a recuperarlo.
Devo dire che, in generale, questa pellicola è simpatica e veicola efficacemente il messaggio al contrario rispetto alle precedenti avventure Disney. Per quanto oggi sia diventato piuttosto usuale trovare eroine delle fiabe più interessate a cercare la loro strada che il loro principe azzurro, va detto che 12 anni fa la questione era ancora meno ordinaria. A parte questo, comunque, Adams sempre in parte - qui anche canterina - e James Marsden davvero divertente, mentre Dempsey, all'epoca in pieno furore "Grey's Anatomy", mi è parso un po' imbambolato. Grandissima Susan Sarandon.
Cast: Amy Adams, Patrick Dempsey, James Marsden, Timothy Spall, Idina Menzel, Susan Sarandon, Julie Andrews.
Box Office: $340.5 milioni
Vale o non vale: Piacevole, molto fiabesco e con numeri musicali ben pensati. Classica fiaba per famiglie, ma con un piglio decisamente più moderno.
Premi: Candidato a 3 Oscar, tutti nella categoria Miglior canzone originale ("Happy Working Song", "So Close", "That's How You Know"); due nomination ai Golden Globe per la Miglior canzone ("That's How You Know") e Miglior attrice protagonista commedia o musical per la Adams e 2 nomination ai Grammy per Best Song Written for Motion Picture, Television or Other Visual Media ("Ever Ever After", "That's How You Know").
Parola chiave: Happily ever after.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 19 luglio 2019

Film 1629 - Beauty and the Beast

Intro: Lo avevo visto al cinema in italiano e mi chiedevo come potesse essere vederlo in lingua originale, considerate anche le tante canzoni presenti.
Film 1629: "Beauty and the Beast" (2017) di Bill Condon
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: questo "Beauty and the Beast" si inserisce in un momento storico in cui la Disney parrebbe non aver più niente da dire. Dopo "Alice in Wonderland" 1&2, "Maleficent", "Cinderella", "The Jungle Book", "Dumbo", "Aladdin", l'appena uscito "The Lion King" e i prossimi "Maleficent: Mistress of Evil", "Lady and the Tramp", "Mulan", "Cruella" e il già chiacchieratissimo "The Little Mermaid", non si può fare a meno di chiedersi se questo momento di copia-incolla tenderà prima o poi a finire o se ci dovremo subire proprio tutte le trasposizioni in live action dei classici del catalogo della casa di Topolino & soci. Per quanto mi riguarda, nonostante certi buoni risultati ottenuti con alcune delle pellicole, il gioco non vale la candela; il che non si può certo dire per quanto riguarda la Disney, impegnata a battere cassa come mai prima d'ora grazie ad incassi record veicolati dalle varie 'operazioni nostalgia' (senza contare quanto sia fruttifera la collaborazione con Marvel e Pixar).
Ciò detto, "Beauty and the Beast" cartoon rimane imbattibile e irraggiungibile e per quanto la scelta di Emma Watson come Belle sia più che mai azzeccata, questo recentissimo adattamento non produce nel suo risultato finale la stessa, magica tendenza al capolavoro vista (e vissuta) con la pellicola del '91. Gli elementi ci sono tutti, il cast è pazzesco, i costumi e le scenografie sfarzosi, gli effetti speciali in gran spolvero e il budget monster da grandi-aspettative-ergo-grandi-risultati, ma, mi spiace, non è la stessa cosa. E poi una mia riflessione personale: nessuno può sostituire Angela Lansbury, nemmeno Emma Thompson, mi spiace.
Film 231 - La bella e la bestia
Film 1332 - La bella e la bestia
Film 1629 - Beauty and the Beast
Cast: Emma Watson, Dan Stevens, Luke Evans, Kevin Kline, Josh Gad, Ewan McGregor, Stanley Tucci, Audra McDonald, Gugu Mbatha-Raw, Ian McKellen, Emma Thompson.
Box Office: $1.264 miliardi
Vale o non vale: Il cartone animato è imbattibile, ma sono sicuro che i fan della Disney apprezzeranno lo stesso.
Premi: Candidato a 2 Oscar e 2 BAFTA per i Migliori costumi e scenografie.
Parola chiave: Petali.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 5 ottobre 2016

Film 1221 - Il drago invisibile

In tutta onestà ero davvero curioso di vedere questo film, nonostante non ricadessi esattamente nel target cui è destinato...

Film 1221: "Il drago invisibile" (2016) di David Lowery
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ramake di "Elliott, il drago invisibile" del 1977, questo "Pete's Dragon" soddisfa lo spettatore moderno grazie ad efficaci effetti speciali e una fiaba che tutto sommato è godibile.
Il succo è questo: il giovane Pete (Oakes Fegley) rimane orfano e si perde nella foresta, dove gli capita di incontrare un drago, capce di rendersi invisibile, che lo alleva. Ritrovato anni dopo in uno stato che si può eufemisticamente definire brado, Pete deve affrontare il solito problema di tutte le fiabe con morale, ovvero la smania di ricchezza/potere/fama degli uomini. Il povero drago, infatti, verrà catturato, rischiando così di divenire attrazione da circo. Concorreranno in molti ad aiutare Pete e il suo amico, prima fra tutti Grace (Bryce Dallas Howard).
"Il drago invisibile" è, quindi, un ottimo esempio di prodotto per bambini e ragazzi, una storia dolce, costruttiva e perfettamente realizzata dalla Disney, che ha preso in mano un progetto sulla carta non esattamente dal successo sicuro. Il precedente film basato su questa storia non era stato esattamente un clamoroso successo commerciale e, in ogni caso, si tratta di una pellicola di 40 anni fa. Si trattava, dunque, di svecchiare un'idea precedentemente realizzata alla "Mary Poppins" e ricontestualizzarla nel 2016: no musica e no disegni, ma solidi effetti computerizzati e una storia pazzesca e al contempo credibile. La missione è compiuta e anche se in effetti l'incasso non è stato nemmeno questa volta esaltante (ci sono voluti 65 milioni di dollari per produrlo), le ottime recensioni e la buona tenuta al box-office americano settimana dopo settimana hanno, di fatto, permesso di poter parlare di un'operazione comunque di successo.
Aspetti economici a parte, "Il drago invisibile" è un piacevole prodotto per tutta la famiglia, simpatico e ben fatto, mai volgare e con un cast di un certo livello (c'è anche Robert Redford!), per un risultato finale assolutamente soddisfacente.
Cast: Bryce Dallas Howard, Oakes Fegley, Wes Bentley, Karl Urban, Oona Laurence, Robert Redford.
Box Office: 127.7 milioni
Consigli: Una pellicola perfetta per tutta la famiglia, adatta a un momento di tranquillità. Ben girato ed esteticamente bello da vedere.
Parola chiave: Amicizia.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 8 febbraio 2016

Film 1063 - Mune - Il guardiano della luna

Curiosissimo di vederlo!
Film 1063: "Mune - Il guardiano della luna" (2014) di Alexandre Heboyan, Benoît Philippon
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Carinissimo film d'animazione francese, era un titolo che mi aveva interessato già dal trailer e, con la visione casalinga, non mi ha deluso.
Chiaramente si tratta di una fiaba per bambini che coinvolge temi abbastanza ricorrenti: bene e male (qui nell'opposizione giorno/notte, sopra/sotto), amicizia e amore, credere in se stessi, la scoperta delle proprie abilita e del proprio destino, imparare a conoscersi, ecc., dunque non parliamo di nulla di nuovo, benché la realizzazione grafica conferisca a "Mune, le gardien de la lune" un fascino del tutto peculiare che prescinde la trama già nota in partenza.
Non un capolavoro di film, insomma, ma rimane un buon esempio di cinema d'animazione fatto a computer al di là della solita preponderanza americana, un prodotto garbato e bello da vedere, una pellicola per tutte le età. Piacevole.
Cast: Omar Sy, Izïa Higelin, Michaël Grégorio, Damien Boisseau, Féodor Atkine, Eric Herson-Macarel, Michel Mella, Fabrice Josso, Jean Claude Donda, Benoît Allemane, Patrick Poivey.
Box Office: $9.1 milioni
Consigli: Graficamente interessante, molto bello da vedere, con personaggi simpatici e un'avventura per tutte le età, questo "Mune - Il guardiano della luna" è stato una gradita sorpresa. Da recuperare.
Parola chiave: Sole/Luna.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 11 settembre 2015

Film 992 - Rapunzel - L'intreccio della torre

A casa in malattia: film 2.

Film 992: "Rapunzel - L'intreccio della torre" (2010) di Nathan Greno, Byron Howard
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non certo tra uno dei miei film preferiti di sempre, ma tra i miei post più letti in assoluto, ho deciso di rivedere questo "Tangled" perché non me lo ricordavo quasi per niente e perché, a 38° e mezzo di temperatura corporea, avevo bisogno di un passatempo basico.
Niente di più adatto ad un disimpegno divertente e dinamico: "Rapunzel" racconta una piacevole storia partendo dal noto incipit (la ragazza dalla lunga chioma rinchiusa nella torre) e non a caso è stato un successo al botteghino, riportando la Disney-senza-Pixar all'incasso faraonico da tempo latente; meno successo per quanto riguarda i riconoscimenti, un tempo solitamente a pioggia (qui solo una nomination all'Oscar, ma non come Miglior film d'animazione, bensì per la Miglior canzone "I See the Light" che, però, ha vinto il Grammy).
In generale, comunque, la storia è trattata in maniera piacevole e ben strutturata, nel tentativo riuscito di dare credibilità a una favola per la necessaria durata della pellicola. E così seguiamo Rapunzel nella sua avventura - deciso di scendere dalla torre tra mille rimorsi e titubanze -, viviamo con lei i momenti divertenti e le scorribande da vera ribelle, verso un felice epilogo inevitabile e certo come in ogni altro film Disney. Il che è perfettamente quello che ci vuole qui, per concludere degnamente una fiaba che oltre ad insegnare qualcosa ai più piccoli, deve anche coronare sogni romantici e conciliare rassicuranti scenari. Qui ci sono tutti gli ingredienti e perfino la sosia computerizzata di Cher: cosa si può volere di più?
Ps. Il cast americano comprende Mandy Moore, Zachary Levi, Donna Murphy, Ron Perlman, Jeffrey Tambor. In Italia la voce di Rapunzel è di Laura Chiatti, quella di Flynn di Giampaolo Morelli.
Film 198 - Rapunzel - L'intreccio della torre (3D)
Box Office: $591.8 milioni
Consigli: "Rapunzel - L'intreccio della torre" è un buon rientro in carreggiata per una Walt Disney Pictures da troppo tempo alla ricerca di un rinnovato percorso da seguire. I bei tempi andati in cui ogni uscita della casa di produzione era un evento mondiale sono andati scemando col tempo ed era necessario un profondo esame di coscienza dopo titoli fallimentari come "Mucche alla riscossa", "Chicken Little - Amici per le penne" o "I Robinson - Una famiglia spaziale". A mio avviso da questo titolo in poi le cose sono andate sempre migliorando, riportando la Disney a un rinnovato, meritato successo di pubblico e critica. In particolare "Rapunzel" è un film carino - che ha il suo culmine narrativo/visivo nella scena delle lanterne - e spensierato, capace di intrattenere il suo spettatore in maniera piacevole, lasciando un ricordo positivo. Le bellissime canzoni di un tempo, mi spiace, non ci sono più, ma è innegabile che ogni tanto guardarsi un cartone animato è un'esperienza che fa bene.
Parola chiave: Fiore.

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Bengi

mercoledì 11 febbraio 2015

Film 875 - Into the Woods

Molta, molta attesa per questa pellicola che segna il ritorno al musical di Meryl Streep...

Film 875: "Into the Woods" (2014) di Rob Marshall
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Francamente, al di là del fatto che a me piacciano i musical e che quindi abbia comunque apprezzato questo film, bisogna ammettere che è molto meno interessante rispetto a quello che mi aspettassi. Ed è un po' uno spreco.
Meryl Streep fa egregiamente il suo dovere attoriale cantando che è un piacere e, del resto, lo stesso si può dire di tutto il cast, eppure alla lunga la sensazione non è del tutto positiva, non è pienamente soddisfacente. Forse le canzoni per noi italiani, non essendo molto conosciute, perdono buona parte del loro fascino e probabilmente va aggiunto che la quasi totale mancanza di dialoghi parlati renderà la visione difficile (per non dire soporifera) ad alcuni; manca anche un titolo forte, un pezzo musicalmente orecchiabile e carismatico quanto basta a conquistare lo spettatore e la sua voglia di essere coinvolto in un numero musicale coi fiocchi. Anche se, da questo punto di vista, ci tengo a dire che la produzione si è spesa parecchio e il risultato è evidentemente molto curato e visivamente potente. Effetti speciali, ambientazioni suggestive, una fotografia perfetta e costumi sempre adatti (grazie alla mano esperta di Colleen Atwood) aiutanto questo film a elevarsi sopra la media, ovviamente meglio di quell'obrobrio di "Walking on Sunshine", ma anche stilisticamente più curato e preciso di "Mamma mia" - che nonostante il successone e l'apprezzabile tentativo di ricreare una certa frivolezza leggera come una canzone degli Abba, rimane in ogni caso stilisticamente molto acerbo, per non dire infantile.
Quello che rimane di "Into the Woods", quindi, è un piano tecnico praticamente ineccepibile, l'idea geniale di mixare insieme le favole dei fratelli Grimm "Cenerentola", "Cappuccetto Rosso" e "Raperonzolo" - insieme a "Jack e la pianta di fagioli" - e, naturalmente, il musical vincitore di 5 Tony Awards scritto da Stephen Sondheim che porta lo stesso titolo. Tutti e tre questi elementi, combinati al cast delle grandi occasioni (Meryl Streep, Emily Blunt, James Corden, Anna Kendrick, Chris Pine, Tracey Ullman, Christine Baranski, Johnny Depp, Lucy Punch, Lilla Crawford, Billy Magnussen, Mackenzie Mauzy, Tammy Blanchard), consegnano allo spettatore l'aspettativa (o l'illusione) di un grande spettacolo, quasi un probabile nuovo cult dopo i fasti colorati e ipnotici di "Moulin Rouge!", che però di fatto non si realizza. Perché questo film è fatto bene e ha tutte le carte in regola per ottenere un buon successo commerciale - non eclatante -, eppure non crea i presupposti per un sincero coinvolgimento dello spettatore, che seguirà sì le numerose vicende dei protagnoisti, senza mai però rimanere folgorato da ciò che sta vedendo. E' strano perché parliamo di un film che di magia ne tratta parecchio, eppure fallisce nell'intento di trasferire un po' di quella magia dichiarata e mostrata sullo schermo su di sé e la sua storia.
Ps. Forse qui l'aspetto narrativamente più interessante è quello che esplora cosa succeda dopo il lieto fine, dopo che il desiderio è stato esaudito. Cenerentola ha il suo principe, ma andrà bene? E il principe chi è veramente? Cappuccetto Rosso ha capito che non deve fidarsi di chiunque, ma poi come procederà la sua storia? E Jack, così disubbidiente e strano, come affronterà le conseguenze delle sue scorribande nel mondo dei giganti? Tutti questi interrogativi sono sviluppati in maniera certamente originale dalla trama e sono forse il vero punto di forza di questa pellicola che prende in esame e smonta lentamente i tipi narrativi delle fiabe elencati da Propp, per raggiungere ad un finale che è una via di mezzo tra un happy ending e come potrebbero andare realmente le cose nella vita vera (leggi morte, fine dell'amore, emancipazione dai luoghi comuni).
Box Office: $171.7 milioni
Consigli: In Italia programmato per il 2 aprile (suppongo in vista della Pasqua) nonostante di fatto non ci sia molto da tradurre e soprattutto si adattasse meglio all'aspettativa commerciale di un pubblico natalizio, questo "Into the Woods" non so quanto successo di pubblico potrà avere da noi. Dipenderà probabilmente anche dall'esito degli Oscar 2015 in cui il film ha ottenuto 3 nomination (Meryl Streep Miglior atrice non protagonista, Migliori costumi e Miglior scenografia), però rimane il fatto che il musical di Broadway da cui è tratto non è poi così popolare qui, né a dire il vero lo sono in maniera eclatante i musical in generale.
Al di là del mio personale scetticismo, posso dire che, ovvio, questa pellicola va vista soprattutto per il curioso cross-over di personaggi noti delle fiabe e per il corposo cast che vede in prima linea la Streep in grande, grandissima forma. Oserei dire che ogni nuovo film con lei dovrebbe comunque avere una possibilità, ma per coloro i quali questo diktat non abbia alcun valore, meglio considerare "Into the Woods" come uno dei pochi esperimenti recenti del genere cantato e che forse un musical ogni tanto varia la dieta cinematografica rendendola più piacevolmente eterogenea. Io mi aspettavo di più, però la vena piacevolmente dark, gli ottimi effetti speciali e la peculiarità estetica di questo prodotto cinematografico lo rendono sicuramente degno di almeno una visione.
Parola chiave: Maledizione.

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Bengi

giovedì 20 marzo 2014

Film 684 - La bella e la bestia

Erika insisteva e la 3 regalava l'ingresso: potevamo mancare?

Film 684: "La bella e la bestia" (2014) di Christophe Gans
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Erika, Luigi
Pensieri: "La belle et la bête" non sarebbe neanche malaccio se fosse anche dotato di una trama. Così, come accessorio alle certamente belle e curate immagini che la produzione franco-tedesca è riuscita a mettere insieme.
Il film parte male fin da subito: colpita da disgrazia e pubblica derisione, la famiglia di Belle si rifugia in campagna per sparire dalla circolazione. Nell'amenità campastre Belle è l'unica a sentirsi parte integrante del contesto e lavora come una pazza per assomigliare tantissimo a Cenerentola, con cui condivide un contesto familiare altrettanto insopportabile. Quando, per un nano secondo di fortuna, il padre crede di essere riuscito a recuperare le sue ricchezze, i suoi figli sentono nuovamente scorrere in loro il fervore aristocratico e preparano una lista di cose assolutamente necessarie per il ritorno in città in grande stile. Cosa chiederà Belle al padre, unica tra tutti i sei figli? Una rosa. E già qui...
Ma poi la storia prosegue peggiorando. Il padre, per un successione di eventi, si perde nella foresta e si ritrova nel castello (della Bestia). Il castello lo accoglie con cibo e ristoro, oltre che con esattamente tutte le voci della sua lista di oggetti da comprare per i figli... tranne cosa? La rosa. (ma va?)
Lasciando il castello il padre se ne ricorderà e cercherà tra il roseto del castello, scegliendo quella per la figlia preferita: la Bestia si incavola nera, fa il suo ingresso in scena, e spiega con un ragionamento che non fa una piega, che, dopo tutto il ben di dio che l'uomo gli aveva già portato via, ora osa prendersi perfino la cosa più cara (nella fattispecie la rosa)? Sacrilegio. Blasfemia. La rosa no.
Il risultato sarà la maledizione sulla famiglia di Belle: una vita in cambio di una rosa.
E qui mi fermo con lo spoiler (il tutto si succede con estrema, superflua, lentezza). E pongo la più grande delle mie domande: perché la rosa ha questo valore iconico-simbolico se poi all'interno della trama non la si citerà praticamente più? Scordatevi la storia Disney, infatti, qui nessun petalo cadente scandise lo scorrere del tempo. E allora? Non c'è risposta.
La pellicola, invece, prosegue con una lentezza da Calende greche e, per arrivare in fondo, lo spettatore dovrà subirsi innumerevoli sproloqui della voce fuori campo, sospiri di paura, terrore, amore, tristezza, ecc e poi ancora cambi d'abito sfarzosi, balli in saloni fuoti, flashback e quel pizzico di magia che rende tutto l'assurdo che viene raccontato assolutamente plausibile.
Insomma, questo "La bella e la bestia" moderno presenta due macroaspetti evidenti: da un lato la necessità di dimostrare che anche una produzione europea (non ingelse) può investire moltissimi euro e riuscire nell'impresa di lanciare un prodotto internazionale raffinato e molto curato esteticamente, carico di un'opulenza che ferisce l'occhio ed effetti speciali che interagiscono con protagonisti anche capaci (Vincent Cassel, Léa Seydoux). Dall'altra, però, commette l'errore di fallire sul timing. I tempi non sono da cinema commerciale: tutto troppo lungo, troppo lasciato all'immaginazione dello spettatore. Manca mordente, pathos, vivacità, interesse per i personaggi. E non è poco.
In definitiva, anche se ho molto apprezzato che si sia cercata una rappresentazione estetica molto personale, il grande problema dell'assenza di una trama capace di accompagnare i 112 minuti di pellicola non può essere messo da parte. Bello da vedere, ma non c'è nulla, di fatto, da seguire.
Box Office: $26,951,840 (ad oggi)
Consigli: E' una fiaba - anche se il finale è un pelo più violento di quanto non mi sarei aspettato - e, tra l'altro, anche abbastanza stiracchiata. Lungo e senza colpi di scena. Valgono le belle immagini e rimane impresso l'esubero di pelo della Bestia. Comunque Disney batte questo film 10 a 0.
Parola chiave: Cervo.


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Bengi

mercoledì 2 maggio 2012

Film 400 - Biancaneve

Da bravo nipote a Pasqua porto nonna al cinema a vedere la sua attrice preferita: Julia Roberts.
E... siamo a 400 recensioni!!!


Film 400: "Biancaneve" (2012) di Tarsem Singh
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nonna
Pensieri: Essendo Hollywood alla frutta mi approccio sempre con diffidenza a questo nuovo fenomeno del riesumare vecchie idee tanto datate da far sembrare giovane Gina Lollobrigida. Eppure qui c'è Julia Roberts che finalmente cambia un po' ruolo, poi l'astro nascente delle teen actresses Lily Collins, monociglica prole del cantante inglese ex-Genesis Phil Collins e, infine, il belloccio e recentemente molto impegnato giovane nuovo talento dal nome di Armie Hammer che, sicuramente, qualcuno ricorderà - ben più vestito che qui - in 'filmetti' come "The Social Network" o "J. Edgar"...
Il curriculum di "Mirror Mirror", dunque, è questo: un magico cast che va dalla star ex premio Oscar ai due freschissimi nuovi volti del cinema contemporaneo con alla regia, invece, un autore di poche pellicole (4) di cui tre sono risultate decisamente fruttifere: "The cell - La cellula" ($104,155,843), "Immortals" ($226,904,017) e questa ($159,047,422). Sugli incassi se la cava.
Ho ricevuto pareri discordi su questo prodotto, ma, personalmente, non l'ho trovato malvagio. Numerose polemiche hanno accompagnato la pellicola, sia perchè dal trailer pare si travisasse completamente il tono del film, sia perchè quest'estate ne uscirà un altro incentrato proprio sulla figura di Biancaneve, nonostante sia evidente fin da subito che "Biancaneve" e "Biancaneve e il cacciatore" non abbiano in comune che i protagonisti principali. Nonostante tutta la baraonda, comunque, credo che il prodotto di Tarsem sia di ottimo accompagnamento per un pomeriggio tranquillo tra una favoletta, buoni effetti speciali e dei costumi che sono delle piccole opere d'arte (la stilista/costumista Eiko Ishioka - scomparsa il 21 gennaio di quest'anno - oltre ad aver collaborato a tutte le pellicole del regista, ha vinto anche l'Oscar per "Dracula di Bram Stoker", ha disegnato i costumi per "Cirque du Soleil: Varekai" e ha diretto il videoclip della canzone "Cocoon" di Björk. Tra le altre cose).
Innocuo e divertente, con una serie di libertà che difficilmente ameranno gli estimatori del capolavoro Disney, qui ci troviamo di fronte ad una commediola degli equivoci, dove fin da subito sai come andrà a finire. La Roberts ritrova finalmente un po' di grinta e riesce a dare il giusto carisma al suo personaggio che, inevitabilmente, risulta il più simpatico.
Ancora a me oscura la scelta di non sfoltire il magico sopracciglio della bella Collins che, per il resto, sembra capace di reggere bene la scena di un disimpegno romantico-fiabesco adatto ad un pubblico di adolescenti e (poco appena) post che desiderano svagarsi spegnendo con piacere il cervello. Ottima, se posso, la scelta di Hammer che, con un buon fisico ma evitando la tartaruga a tutti i costi, incarna alla perfezione il belloccio della porta accanto con - che non guasta - una certa attitudine alla recitazione (in "The Social Network" recitava addirittura la doppia parte dei gemelli Winklevoss).
Per il resto i nani-ladri sono simpatici e il ritmo tiene. L'escamotage della trama regge e per tutti i 106minuti di pellicola non si rischia di annoiarsi.
E' carino e, chiaramente, non passerà agli annali quale capolavoro, però è una buona produzione senza pretese che, evitando le volgarità, intrattiene a dovere lasciando una piacevole sensazione divertita allo spettatore quando esce dalla sala.
Consigli: Per tutti i fans di Julia è un imperdibile appuntamento per ritrovare la loro beniamina finalmente in buona forma recitativa come non la si vedeva da un po'. Per tutti gli altri è sicuramente un buon disimpegno made in USA. La Collins, poi, è da tenere d'occhio.
Parola chiave: Specchio.

Trailer

Ric

lunedì 25 gennaio 2010

Film 65 - La principessa e il ranocchio

Pare sia tornato un classico del cinema, un genere costruito da un uomo che ha reso immagini le storie più favolose (attenzione al termine!) che esistono! Niente e nessuno poteva tenermi lontano da questo film! Let the magic begin...!


Film 65: "La principessa e il ranocchio" (2009) di Ron Clements, John Musker
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Sia ben chiaro da subito: mi ha deluso. Non è il classico Disney a cui un tempo eravamo abituati, si è solo tornati al disegno manuale tralasciando, finalmente per una volta!, il digitale per un film d'animazione.
Quindi, perchè mai mi avrà deluso questo film? Non che sia brutto, per carità, è stato piacevole e i personaggi secondari, come al solito sono decisamente più spassosi dei protagonisti, ma manca decisamente la fiaba. Si sa, i film della Disney (quelli belli di una volta) raccontano delle storie magiche, ricche di fantasia e belle speranze, buoni intenti e un vissero felici e contenti che, tutto insieme, lasciano quel sorrisetto sulle labbra da 'lo sapevo però vederlo è sempre bello'. Mentre qui, in questa pellicola influenzata dai nostri tempi, si strizza più l'occhio ai teen che non ai baby e agli adulti non resta che guardare ripensando a quanto fosse bello "La Bella e la Bestia" o "La Sirenetta" o anchora "Aladdin"... Alla fine di "La principessa e il ranocchio" ti domandi quale dovrebbe essere la fiaba! Forse il sogno di Tiana di aprire un ristorante?! No ma dico, stiamo scherzando!? E che cavolo di sogno sarebbe?! E poi il principe... Ma che principe è? Alcolizzato? Drogato? Amico di Henry d'Inghilterra?! Non ci siamo proprio, mi spiace.
Poi, per carità, io non produco film, ma se il target era quello giovanile e si è scelto di optare per qualcosa di meno bambinesco, allora non so se si è fatta la scelta giusta. Perchè oltre a mancare la magia e l'effetto sdolcinato da fiaba che piace sempre, manca anche una certa ispirazione solita dei migliori capolavori Disney, che da "Pocahontas" in poi hanno preso più un senso da catena di montaggio che da produzione di film appassionata. Siamo nel 2010 e si propone al pubblico (di bambini) di ritornare al disegnato (cosa che molti di loro si erano persi), ma ci si ferma a quello, come novità. Sempre che di novità si possa parlare...
Insomma, questa principessa, che poi non è neanche tale, diciamocelo, ha di fatto queste due caratteristiche: è disegnata a mano ed è nera. I produttori Disney si saranno detti anche loro "Yes, we can", buttandosi nella mischia per approfittare del momento. Scommettiamo che appena passerà qualcosa di concreto pro coppie di fatto e/o matrimoni gay ci becchiamo il principe+principe o principessa+principessa? Forse all'alba del 2020 avremo anche la principessa trans, per il benestare di tutti. A quel punto non so che cosa tireranno fuori per portarci al cinema, però di sicuro se non si rimettono di buona lena a scrivere delle storie che siano quantomeno sufficienti, potranno anche disegnare tutto il film con i piedi, ma di sicuro non avranno centrato l'obiettivo 'grande classico d'animazione'. Biancaneve, Belle, Ariel e tutte le belle di un tempo saranno sempre regine rispetto alla povera Tiana, principessa nel titolo, ma ristoratrice di fatto. Mah... Ps. Tantissimi i numeri musicali, nessuno davvero interessante. E manca la classica canzone finale, che tutti i bambini conoscono e cantano. "I colori del vento" di Pocahontas, "La bella e la bestia" cantata da Gino Paoli, i numeri musicali stupefacenti di "Aladdin", "Baciala" e "In fondo al mar" da "La Sirenetta". Qui non c'è una musica che colpisca davvero. Il genere Disney è mutato nel tempo, ma non sono sicuro che abbia scelto l'evoluzione giusta.
Consigli: Da gustarsi i personaggi di contorno, come la lucciola Ray, il coccodrillo Louis e, soprattutto, l'amica d'infanzia di Tiana, la babolona bionda (ma anche i cartoni si fanno di botox?!) Charlotte La Bouff!
Parola chiave: Evangeline.


Ric