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martedì 13 febbraio 2024

Film 2248 - Night Swim

Intro: Dopo un film diretto da James Wan ("Aquaman 2"), un film prodotto da James Wan.

Film 2248: "Night Swim" (2024) di Bryce McGuire
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh, Marysia
In sintesi: non c'è veramente molto da dire su questo film, sciocco horror con poca immaginazione che manca di qualsivoglia momento di paura.
La storia è delle più banali (famiglia si trasferisce e la casa ha qualcosa che non va), ma non è neanche il vero problema. Il punto qui è che tutta la "mitologia" dietro la piscina maledetta non è spiegata, non si capisce da dove arrivi quest'acqua che garantisce i desideri richiedendo il sacrificio di un'anima, né come o da chi abbia avuto origine la fonte né, se vogliamo, il perché di tutta la faccenda.
Se il senso era concentrarsi su cosa accadrebbe ai malcapidati che nuotano in una piscina del terrore, allora tanto valeva focalizzarsi solo su questo aspetto del racconto. Tutta la dietrologia con cui la trama tenta di spiegare il fenomeno dietro all'idea di base della storia, così come viene formulata nel film, non funziona. Ed è un peccato, perché Kerry Condon è un'attrice bravissima (che qui porta tutta la baracca sulle proprie spalle) e merita progetti migliori.
Cast: Wyatt Russell, Kerry Condon, Amélie Hoeferle, Gavin Warren, Jodi Long, Nancy Lenehan.
Box Office: $46.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Si salva solo Kerry Condon (Wyatt Russell è particolarmente "cane" in questa interpretazione), per il resto "Night Swim" non si guarda.
Premi: /
Parola chiave: Acqua.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

domenica 23 maggio 2021

Film 2006 - Muriel's Wedding

Intro: Una commedia australiana degli anni '90 con protagonista Toni Collette?! Non potevo chiedere di meglio per una serata casalinga.

Film 2006
: "Muriel's Wedding" (1994) di P.J. Hogan
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Salmon
In sintesi: assolutamente diverso da ciò che mi aspettavo, "Muriel's Wedding" è una pellicola simpatica che non riflette assolutamente i canoni contemporanei - o Hollywoodiani in generale - della commedia spensierata e, invece, predilige un percorso più personale che caratterizza il risultato finale in maniera totalmente personale. Mi ha fatto impazzire? No, ma sicuramente il film mi è rimasto impresso.
Toni Collette è una perfetta protagonista che incarna Muriel alla perfezione e la sua compagna di avventure Rachel Griffiths è una fantastica spalla che aggiunge carattere e un elemento pungente a tutta la storia. Storia che, diciamocelo, è una montagna russa di emozioni e situazioni al limite del paradossale che, però, nell'insieme funziona e fa divertire quanto basta. Non mancano, poi, i momenti drammatici che fanno riflettere.
Insomma, "Muriel's Wedding" è stato un piacevole diversivo dalla miriade di pellicole fotocopia prodotte ultimamente, un film con una personalità che, anche se non perfetto, non manca di lasciare il segno.
Cast: Toni Collette, Bill Hunter, Rachel Griffiths, Sophie Lee, Jeanie Drynan, Gennie Nevinson, Daniel Lapaine, Matt Day.
Box Office: $57.5 million
Vale o non vale: Simpatico e certamente originale, "Muriel's Wedding" è una commedia meno convenzionale di quanto ci si aspetterebbe che punta tutto su una protagonista impacciata e alla ricerca di se stessa e il messaggio politicamente (assolutamente) non corretto che la rivincita si misuri in termini di successo.
Premi: Candidato al Golden Globe per la Miglior attrice protagonista commedia o musical (Collette) e al BAFTA per la Miglior sceneggiatura originale.
Parola chiave: Blank check.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 3 aprile 2021

Film 1979 - The Dig

Intro: Nuova visione richiesta dal prof di sceneggiatura, questa volta non un titolo irlandese.
Film 1979: "The Dig" (2021) di Simon Stone
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: volevo comunque vedere questa pellicola, incuriosito dalla presenza di una Carey Mulligan ultimamente in splendida forma e dalla carriera rinvigorita (il che mi fa un gra piacere). Quindi quando Ferdia - il mio prof - ci ha richiesto di recuperare su Netflix "The Dig" sono stato molto contento. E, devo ammettere, il film non mi ha deluso.
Tratto dalla storia vera che ha portato al ritrovamento del sito archeologico di Sutton Hoo nella contea di Suffolk, nel Regno Unito, questo film racconta la vicenda travagliata degli scavi e di coloro che ne sono stati artefici e protagonisti, in primisi Basil Brown (Ralph Fiennes) ed Edith Pretty (Carey Mulligan), apparentemente una strana coppia agli antipodi che, invece, finirà per funzionare perfettamente ed essere l'elemento trainante di tutta la storia.
Gli altri personaggi, infatti, non sono esattamente memorabili e anche se Peggy (Lily James) e Rory (Johnny Flynn) rappresentano la giovane coppia sfortunata per cui tifare - lei è una giovane sposa ingenua il cui marito è un omosessuale non dichiarato, lui è in procinto di partire per la guerra - la verità è che il contorno narrativo che non riguardi gli scavi o i due protagonisti non lascia un'impressione marcata. Anche perché, a dire il vero, più di metà del cast secondario viene presentato a storia inoltrata e senza un'introduzione preventiva di alcun tipo, per cui è un po' disorientante quando ci si ritrova Lily James in scena per la prima volta senza sapere chi sia o chi stia interpretando dato che nessuno ha mai parlato del suo personaggio in precedenza.
A parte questo, comunque, bisogna ammettere che per essere una pellicola incentrata sul ritrovamento di una nave funeraria durante la seconda guerra mondiale, "The Dig" fa davvero un buon lavoro in termini di intrattenimento e qualità del prodotto finale. Inaspettatamente, infatti, (e un po' a sorpresa) non ci si annoia mai.
Come al solito qualche veloce considerazione rispetto a questo film che ho trascritto come appunti in vista della lezione di Screenwriting: (spoiler)

The protagonist is Edith Pretty. She wants for the mounds to be dug because she wants to know what may be buried underneath them. She also wants for her child to be safe and cared after, as she knows she is going to die soon as her illness worsen, and later on she wants for the work and contribution of Basil Brown to be acknowledged by the people from the museum.
Basil is driven by his passion for discovering the past.
Obstacles are: her illness, the upcoming war, the people from the museum. 

Cast: Carey Mulligan, Ralph Fiennes, Lily James, Johnny Flynn, Ben Chaplin, Ken Stott, Archie Barnes, Monica Dolan.
Box Office: /
Vale o non vale: Un bel film dai toni delicati e interessante rispetto alla storia (vera) che presenta, "The Dig" è un buon esempio di pellicola che analizza un avvenimento potenzialmente privo di brio riuscendo, però, a renderlo interessante ed elettrizzante. Il film ha qualche difetto, ma in generale vale la pena dargli una chance, specialmente perché di solito i film Netflix sono terribili mentre questo è tutto l'opposto. Poi, onestamente, è un piacere vedere Carey Mulligan e Ralph Fiennes recitare insieme.
Premi: Candidato a 5 BAFTA per Miglior film britannico, sceneggiatura non originale, scenografie, costumi e trucco.
Parola chiave: Buried ship.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 20 febbraio 2021

Film 1958 - Les crevettes pailletées

Intro: Mi è capitato per caso tra i suggerimenti di Netflix e ho avuto la sensazione fin da subito che potesse essere il tipo di film che facesse per me!
Film 1958: "Les crevettes pailletées" (2019) di Cédric Le Gallo, Maxime Govare
Visto: dal computer portatile
Lingua: French
Compagnia: nessuno
In sintesi: tra il nuoto sincronizzato ("Swimming with Men", ma anche "Le grand bain" o il documentario "Men Who Swim" a cui molte pellicole di fiction si sono ispirate) e la pallanuoto, pare che i titoli sugli sport acquatici ultimamente non manchino al cinema (o nel mondo dello streaming, quantomeno). Questo "Les crevettes pailletées" non è da meno.
Partendo da una premessa molto simile a quella di "Non ci resta che vincere", un campione olimpionico di nuoto fa un commento omofobico in diretta televisiva e viene costretto dalla federazione a fare ammenda allenando una squadra amatoriale di pallanuoto composta da uomini gay. Inutile dire che non mancheranno le soprese, le disavventure e - abbastanza inaspettatamente, ammetto - un finale agrodolce che non siamo troppo abituati a trovare in commedie sfacciate e dal tono leggero come questa. Ma, hey, è pur sempre un film su un gruppo di omosessuali, figurati se ci regalavamo un happy ending...
In ogni caso devo dire che questo "Les crevettes pailletées" è un esempio simpatico e riuscito di prodotto europeo a basso budget che punta tutto su un'idea interessante e un cast azzeccato che da solo fa metà del lavoro. Non un capolavoro, certo, ma comunque un esempio di come al giorno d'oggi si possa pensare di puntare su un prodotto a tematica LGBTQI, renderlo sufficientemente commerciale e riuscire pure a far ragionare su omofobia, equal rights e, più importante, che quelli etero e gay non sono mondi impossibili da far incontrare. E che lo sport unisce, ovviamente... yeah yeah yeah...!
Cast: Nicolas Gob, Alban Lenoir, Michaël Abiteboul, David Baïot, Romain Lancry, Roland Menou, Geoffrey Couët, Romain Brau, Félix Martinez.
Box Office: $4,619,077
Vale o non vale: Simpatico e piacevole, estremamente gay, colorato e a tratti strambo, "Les crevettes pailletées" è un buon prodotto cinematografico europeo a tema LGBTQI che mantiene le premesse del trailer e non manca di citare il grande classico queer "Priscilla - La regina del deserto". A tratti ho fatto un po' fatica a capire i dialoghi, principalmente perché parlano così veloce in francese e non facevo sempre in tempo a leggere i sottotitoli (in inglese). In ogni caso un titolo a cui dare una chance che non mancherà di mettervi di buon umore.
Premi: /
Parola chiave: Croazia.

Trailerp
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 25 gennaio 2021

Film 1787 - The Big Sick

Intro: Ho scoperto dell'esistenza di questo film solo grazie alla nomination all'Oscar e così, incuriosito di vedere come fosse, ho deciso di dargli una chance.
Film 1787: "The Big Sick" (2017) di Michael Showalter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non ho tantissimo da dire su questo film... E' carino, ma non mi ha sconvolto l'esistenza e, anzi, è molto meno commedia di quanto non tentino di farlo passare, ovvero c'è davvero tantissima malattia e ospedale.
La premessa è intrigante principalmente perché è tratto dalla storia (d'amore) vera di Kumail Nanjiani (qui anche protagonista) e della moglie per un po' in coma Emily V. Gordon (nel film interpretata da Zoe Kazan). Il fatto che nella vita vera siano sposati e abbiano scritto la storia insieme toglie un po' dell'incertezza romantica - se mai ce ne fosse stata - alla visione di questo "The Big Sick".
Cast: Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter, Ray Romano, Anupam Kher, Zenobia Shroff, Adeel Akhtar, Bo Burnham, Aidy Bryant, Linda Emond.
Box Office: $56.4 milioni
Vale o non vale: Si lascia vedere e sicuramente la storia è più originale di tante altre, anche se non è che si possa proprio definirla una commedia da sfracassarsi dalle risate. Vi ho avvisato.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale.
Parola chiave: Fotografie.
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venerdì 22 gennaio 2021

Film 1783 - Poms

Intro: Dopo un'orda di sequel finalmente una storia originale...
Film 1783: "Poms" (2019) di Zara Hayes
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente mi aspettavo qualcosa di più da questo "Poms". Sulla scia di quel "Book Club" che silenziosamente ma inesorabilmente ha raccolto consensi ed incassi - rivelandosi un sorprendente sleeper hit (per quanto nemmeno "Book Club" sia un capolavoro) - questo film tenta di replicarne la formula di leggerezza e simpatia aggangiando un'idea bizzarra a un gruppo di personaggi altrettanto improbabili, ovvero un gruppo 70enni rinchiuse in una sorta di villaggio per la terza età. Le nuove amiche finiranno per rimettersi in gioco formando un gruppo di cheerleader che finirà ad esibirsi in una competizione locale contro tenneagers e professionisti. Uhm.
Diciamo che sulla carta la premessa di "Poms" poteva sembrare sufficientemente borderline da risultare efficace, ma la verità è che l'esecuzione è tutt'altro che memorabile, mancando di ritmo ed idee originali che vadano oltre alla trovata iniziale. Poi, per carità, il gruppo di anziane signore (capitanate da una Diane Keaton che ogni tanto dovrebbe leggere meglio i copioni) è anche simpatico e detiene una certa dose di adorabilità che tiene tutta la storia insieme, però il risultato finale è fiacco e posticcio e sembrerebbe più adatto a un prodotto televisivo piuttosto che un titolo da grande schermo. Mi sento inoltre di criticare l'eccessiva perfezione estetica generale, con una fotografia brillante e una correzione di colore che neanche un prodotto Netlix (o peggio ancora, un prodotto di Ryan Murphy per Netflix), il tutto per un risultato d'insieme fittizio a dir poco.
Cast: Diane Keaton, Jacki Weaver, Pam Grier, Celia Weston, Alisha Boe, Phyllis Somerville, Charlie Tahan, Bruce McGill, Rhea Perlman.
Box Office: $231.3 milioni
Vale o non vale: Onestamente ci sono commedie sulla terza età più riuscite. Il vero problema di questa pellicola è che la storia non riesce ad andare oltre la sua premessa iniziale perché - ed è un peccato dirlo - di fatto non ha nulla di nuovo da raccontare. Poi ovviamente vedere "Poms" di certo non procura alcun trauma psicologico, ma è un peccato vedere così platealmente sprecato il talento di un cast dotato.
Premi: /
Parola chiave: Club.
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lunedì 28 dicembre 2020

Film 1763 - With Honors

Intro: Non so come finito sulle tracce di questa pellicola, ma appena ne sono venuto a conoscenza ho voluto recuperarla!
Film 1763: "With Honors" (1994) di Alek Keshishian
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: film piacevole di cui non avevo mai sentito parlare prima, "With Honors" racconta fondamentalmente due storie allo spettatore moderno.
La prima è quella ovvia dell'amicizia compassionevole che nasce tra uno studente universitario e un barbone, quella sorta di feel-good-story che tenta di farci credere che il giovanotto viziato di Harvard è capace anche di commettere buone azioni quando ricattato da un senzatetto che tiene in ostaggio la sua tesi.
La seconda storia riguarda la tesi stessa, ovvero la fatica e l'incertezza connesse al medium cartaceo, effimero supporto di quella tecnologia antiquata che per secoli ha supportato il nostro sapere e ora risulta quasi più un nostalgico ricordo dei tempi che furono. O, per farla meno poetica: ma l'ansia di pensare che qualcuno possa letteralmente bruciare il lavoro di mesi di fatica e studio solo perché l'unica copia esistente della tua tesi è scritta su carta?! Per me, più che un comedy-drama generazionale questo "With Honors" è un thriller a tinte sadiche!
Sciocchezze a parte, premesso che la storia è un po' quello che è - realistica come un film di Tim Burton -, la pellicola riesce comunque a mettere a segno qualche punto importante, soprattutto grazie a una buona chimica tra i due protagonisti Pesci e Fraser e una certa nostalgia per quei prodotti anni '90 che ancora riuscivano a venderti con una sorta di credibilità l'idea della perfezione americana, costruita, pulita e maledettamente intrigante anche quando provava a raccontare una storia meno patinata del solito (per quanto la storia di un ricco ragazzo bianco che frequenta Harvard possa risultre meno plasticosa e glam...). Insomma, non dico che "With Honors" si sporchi le mani, ma sicuramente è meno banale di tutta una certa serie di prodotti con e per giovanotti in cerca di ispirazione che il cinema americano ha prodotto negli anni: non sarà un capolavoro, ma tutto sommato in generale funziona.
Cast: Joe Pesci, Brendan Fraser, Moira Kelly, Patrick Dempsey, Josh Hamilton, Gore Vidal.
Box Office: $20 milioni
Vale o non vale: Decisamente meno ispirato di "Dead Poets Society", ma con una sufficiente dose di idealismo per rendere credibile la storia di un'amicizia tra il privilegiato di Harvard e il barbone veterano della Marina Mercantile con asbestosi polmonare, "With Honors" è un prodotto decisamente meno famoso dei tanti altri con protagonisti giovanotti in cerca di ispirazione e futuro, ma che non ha nulla di meno rispetto ai più famosi titoli cui siamo abituati a pensare. Vedere (qui) per credere.
Premi: Candidato al Golden Globe e al Grammy per la Miglior canzone originale ("I'll Remember" cantata da Madonna).
Parola chiave: Tesi.
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Bengi

mercoledì 11 marzo 2020

Film 1837 - Dolor y gloria

Intro: Eric è un super fan di Almodóvar e questa pellicola l'aveva già vista, ma ci teneva tantissimo affinché la recuperassi anche io. Trascinato dal suo entusiasmo, non ho potuto sottrarmi.
Film 1837: "Dolor y gloria" (2019) di Pedro Almodóvar
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: spagnolo
Compagnia: Eric, Nahuel
In sintesi: pellicola molto intensa e personale, sicuro uno degli ultimi lavori di Almodóvar più centrato, concreto, solido. Non conoscendo molto della storia personale del regista, ho apprezzato questo suo mettersi a nudo, scoprire qualcosa di lui che andasse oltre l'immagine pubblica del personaggio. Si capisce che "Dolor y gloria" ha uno scopo quasi esorcizzante, mette in scena un vissuto estremamente privato e gioca con debolezze e ansie di una persona che vede la vita attraverso gli occhi della sofferenza; il mix di ricordi e nostalgia conferisce al risultato finale un sapore agrodolce, per quanto riappacificatore, nei confronti di tutta una serie di esperienze che avrebbero potuto avere come effetto, altrimenti, quello di annientare la persona che le ha vissute.
In tutto questo turbinio di emozioni e flashback, Antonio Banderas non solo porta sulle proprie spalle tutto il film, ma lo fa con una consapevolezza e una maestria che quasi stupiscono. Non che non si sapesse che l'attore spagnolo fosse in grado di recitare con bravura, ma in anni di produzioni hollywoodiane e scelte artistiche non sempre immortali, è bello riscoprirne il grande talento. Per lui premi a pioggia e una nomination all'Oscar che avrei visto volentieri tramutarsi in una vittoria (ma il Joker Phoenix era veramente impossibile da battere).
Insomma, Almodóvar torna al cinema con un prodotto fortissimo e d'impatto, capace di parlare al suo pubblico abituale, ma anche a quello spettatore occasionale che si cimenta con le sue opere di tanto in tanto. E' innegabile il grande talento di regista e cast ed è quasi impossibile non farsi prendere da una storia che racconta in maniera così delicata e personale genialità e paure di un personaggio - o persona - a cui ci si affeziona in poco tempo. Non saremo tutti artisti, ma il nostro essere persone ci fa avvicinare senza sforzi all'umanità fragile ma consapevole di Salvador Mallo.
Cast: Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas, Julieta Serrano, Penélope Cruz.
Box Office: $38.1 milioni
Vale o non vale: Storie d'amore, carriera, famiglia, passato, cinema, ansie, malattia, un mix di elementi estremamente personale riporta Almodóvar al cinema. Il grande regista chiama a sé i suoi attori preferiti e ad ognuno regala una parte fondamentale della propria storia privata. Non è la classica biografia lineare e narrativamente "pulita", anzi, richiede una certa elasticità e spirito di adattamento, se così si può dire. Un tour de force emotivo, ma molto gratificante che regala allo spettatore molte emozioni e una serie di elementi su cui riflettere. Quello che a me ha più colpito è, certamente, come ognuno di noi affronti diversamente i rapporti amorosi e li gestisca rispetto alle altre cose della vita. Qui c'è la creatività che in primis ne trae giovamento o danno, per un'altalena emotiva che conferisce alla vita un'intensa alterazione.
Premi: Candidato a 2 Oscar e 2 Golden Globes per il Miglior film straniero (Spagna) e il Miglior attore protagonista; 1 nomination ai BAFTA e ai César per il film straniero. In concorso al festival del cinema di Cannes, il film ha vinto per il Miglior attore e la colonna sonora di Alberto Iglesias.
Parola chiave: Federico.

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lunedì 30 dicembre 2019

Film 1716 - The Favourite

Intro: Il lavoro di Lanthimos mi intriga molto, anche se l'ultimo "The Killing of a Sacred Deer" non mi aveva particolarmente convinto. Le recensione per questa pellicola erano, però, pazzesche, senza contare che il cast era semplicemente magnifico. Non potevo perdermelo.
Film 1716: "The Favourite" (2018) di Yorgos Lanthimos
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: come sempre mi aspettavo qualcos'altro, forse qualcosa di più. Il problema non è il film in sé - come quasi sempre -, ma le aspettative, quello che leggo, le recensioni, ecc. "The Favourite" è un prodotto assolutamente ben realizzato, creativo, che presenta una storia del passato con un piglio totalmente moderno che trasforma il concetto di "storico" e lo ripresenta in forma originale, spoglio di quella pomposità tipico di titoli simili.
Per quanto mi riguarda il fascino di questo film deriva da due fattori principali: la storia, intesa sia come l'originale (quella della regina Anna, monarca del Regno Unito nel '700) che la presentazione fatta da Lanthimos; le tre protagoniste Colman, Stone e Weisz, perfetto trio che mescola potere e sessualità, strategia e vendetta. Questi due elementi valgono da soli la visione. In particolare la performance di Colman è inarrivabile, costruita grazie a una serie di strati di insicurezza, vulnerabilità, solitudine, remissione, desiderio di amore e passione, il tutto per un mix umano straziante, divertente, realistico come poche altre volte si è visto sul grande schermo. Oscar meritatissimo (anche se speravo di cuore fosse la volta di Glenn Close, se non altro come riconoscimento di una carriera pazzesca).
In generale, quindi, "The Favourite" mi ha conquistato, anche se non nella maniera "classica" che mi sarei aspettato. Meglio così, convenzionale è, oggi più che mai, noioso.
Cast: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, James Smith, Mark Gatiss.
Box Office: $95.9 milioni
Vale o non vale: Sicuramente una pellicola da vedere. Realizzata benissimo, con un punto di vista estremamente interessante, la descrizione di una vita apparentemente plausibilmente meravigliosa, in realtà difficile, triste, complicata da malattia, debolezze e vizi, forze politiche, desideri di potere e, naturalmente, sentimenti.
Le tre protagoniste sono meravigliose, il punto di vista di Lanthimos sempre tra i più originali oggi sulla piazza.
Premi: Vincitore dell'Oscar per la Miglior attrice protagonista (Coleman) su 10 candidature totali (Miglior fil, regia, sceneggiatura originale, costumi, scenografie, fotografia, montaggio e attrici non protagoniste per Weisz e Stone); 5 nomination ai Golden globe (tra cui Miglior film) e vittoria per Colman come Miglior attrice musical o commedia; 12 nomination (tra cui Miglior film e regia) ai BAFTA e 7 premi vinti (Miglior film britannico, attrice protagonista, attrice non protagonista per Weisz, sceneggiatura originale, trucco, costumi e scenografie); 2 premi al Festival del cinema di Venezia: Leone d'argento e Coppa Volpi per la Miglior attrice (Colman).
Parola chiave: Love.

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venerdì 8 novembre 2019

Film 1674 - 120 battements par minute

Intro: In Italia non sono mancate le polemiche a causa della scarsissima partecipazione in sala del pubblico, soprattutto quello della comunità LGBTQ+, teoricamente la più interessata a supportare e rendere popolare una pellicola portabandiera di quell'ideologia e quel senso di lotta ancora oggi così importante all'interno del gruppo (specialmente nel nostro Paese). Onestamente non credo che il supporto della propria causa passi necessariamente per il pagamento di un ticket, ciò detto ci si sarebbe sicuramente aspettati un'accoglienza più calorosa.
Ovviamente ero interessato a farmi un'idea personale rispetto a questo film, anche per capire se la carenza di pubblico in sala potesse essere direttamente legata alla qualità del prodotto.
Film 1674: "120 battements par minute" (2017) di Robin Campillo
Visto: dal computer portatile
Lingua: francese, sottotitoli in inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il mio francese è arrugginito come non mai, ma non avevo voglia di vedere questa pellicola tradotta; i sottotitoli in inglese sono stati molto d'aiuto, anche se a tratti - specialmente all'inizio - mi è servito tempo per assestarmi sul triangolo da ascolto in francese ma leggo in inglese e cerco di tradurre in italiano. Difficoltà tecniche a parte, "BPM (Beats per Minute)" mi è molto piaciuto: fa riflettere, fa commuovere e mette in evidenza l'ancora oggi rilevante problematica della questione dell'AIDS;
i fatti qui riportati si svolgono in una Parigi dei primi anni '90, raccontano la piaga della malattia e il conseguente stigma di chi la contrae, nonché la lotta degli attivisti e l'indifferenza di coloro che - credendosi immuni o superiori - preferiscono far finta che il problema non esista. Ma non solo, perché c'è la bella storia d'amore tra Sean e Nathan (Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois), nonché viene messa in luce l'importanza del confronto e attivismo della e nella comunità LGBTQ+; il tutto mostrato con garbo, evitando vittimismi o stereotipazioni. Insomma, "120 battements par minute" ha qualcosa da dire e lo dice bene.
Cast: Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Felix Maritaud, Médhi Touré, Aloïse Sauvage, Simon Bourgade, Catherine Vinatier.
Box Office: $7.7 milioni
Vale o non vale: Simile per tematiche ed elementi della storia a quel "The Normal Heart" di Ryan Murphy, questo film analizza e racconta la scena Parigina della comunità omosessuale esposta alla piaga della malattia e l'indifferenza - per non dire intolleranza - generale. Fa male ricordarsi cosa si sia dovuto passare per ottenere il riconoscimento alla normalità e all'accettazione, nonché pensare a quante persone abbiano perso la vita durante questo percorso ancora in essere. 

"120 battements par minute" è un bel film da vedere, ricordandosi che per vincere le battaglie, i combattimenti richiedono enormi sacrifici.
Premi: Vincitore del Grand Prix e Queer Palm al Festival di Cannes 2017; 12 nomination ai César e 6 premi vinti per Miglior film, sceneggiatura, attore non protagonista (Reinartz), attore esordiente (Biscayart), colonna sonora e montaggio.
Parola chiave: AIDS.

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venerdì 2 agosto 2019

Film 1638 - Beaches

Intro: Era letteralmente un'eternità che volevo vedere questo film!
Film 1638: "Beaches" (1988) di Garry Marshall
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non è stato esattamente quello che mi aspettavo, ma "Beaches" alla fine mi è piaciuto. Incarna perfettamente quell'atmosfera anni '80 che tanto mi piace e ricerco, oltre che sfoderare una Bette Midler in formissima. Non sono, invece, un gran fan di Barbara Hershey che, comunque, qui ha la parte più mono-tono, diciamo, difficile da mettere in risalto quando hai di fianco lo scoppiettio costante non solo del personaggio di CC Bloom, ma in generale proprio la verve della Midler. In ogni caso il binomio agli antipodi delle due protagoniste è il succo della storia e ci sta, anche perché sarebbe stato ingestibile dover proporre dei personaggi sopra le righe senza avere un elemento che smorzasse i toni.
Ciò detto, ho trovato tutto l'insieme meno conforme alle mie aspettative e a tratti un po' brusco, quasi poco raffinato; più 'grezzo' nell'inizio, il film riesce comunque a trovare una strada più definita nella seconda parte, quando finalmente le due amiche d'infanzia mettono da parte le loro divergenze e conflittualità per trovare un punto d'incontro - e di (ri)partenza - con la malattia di Hillary. Tutto sommato ho gradito e "Wind Beneath My Wings" è un classicone intramontabile che estende il suo stato di cult anche a questa pellicola.
Cast: Bette Midler, Barbara Hershey, John Heard, Spalding Gray, James Read, Lainie Kazan, Héctor Elizondo, Mayim Bialik.
Box Office: $57 milioni
Vale o non vale: Cult anni '80 con colonna sonora intramontabile: vi serve altro per convincervi a vederlo? Ah, e la protagonista è Bette Midler...
Premi: Candidato all'Oscar per la Migliore scenografia. La canzone "Wind Beneath My Wings" cantata dalla Midler per il film ha vinto 2 Grammy Awards nel 1990 (Record of the Year and Song of the Year).
Parola chiave: Atlantic City.

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lunedì 8 luglio 2019

Film 1622 - Dear John

Intro: Continuando sulla scia dell'amore, guardiamo un film che non avrei mai pensato di vedere.
Film 1622: "Dear John" (2010) di Lasse Hallström
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: amore a prima vista, guerra, sguardi melanconici alla luna, lettere, non credo si potessero aggiungere altri elementi strappalacrime per indirizzare ancora di più al romanticismo questa ennesima pellicola tratta da uno dei libri scritti da Nicholas Sparks. Non sono un suo fan, quindi fatico onestamente a trovare qualcosa di positivo a proposito di questo "Dear John". Nemmeno Channing Tatum riesce a fare la sua magia tanto l'hanno ripulito e addomesticato. Noioso.
Cast: Channing Tatum, Amanda Seyfried, Henry Thomas, Richard Jenkins, Luke Benward, Scott Porter, D.J. Cotrona.
Box Office: $114.9 milioni
Vale o non vale: Per i fan di Sparks e le sue storie d'amore che funzionano solo quando lette in un libro o raccontate al cinema. Poi ci si ricorda che la vita vera è altro e di "Dear John" ci si dimentica in un attimo.
Premi: /
Parola chiave: 11 Settembre.

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venerdì 25 agosto 2017

Film 1403 - Nemiche amiche

Non che fremessi per vederlo, ma le opzioni erano questo film e "Carnage" che avevo già visto, per cui ci siamo concentrati sull'opzione sconosciuta ad entrambi.

Film 1403: "Nemiche amiche" (1998) di Chris Columbus
Visto: dal computer di Claudia
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: Mi aspettavo di peggio. Certo non è esattamente il mio genere di film, ma ammetto che la prospettiva di una storia sull'ennesima famiglia sfasciata con matrigna annessa e, in più, pure la malattia terminale non mi riempisse di gioia. In realtà per una certa parte di racconto i toni sono quasi da commedia, con una castrante figlia maggiore adolescente e costantemente incazzata (Jena Malone) a fare da parafulmine per una trama altrimenti banalmente piatta. Lei, intrusa nuova compagna del padre, tenta di fare del suo meglio nei panni della matrigna, ma spesso fallisce a causa di inesperienza e ritmi di lavoro. L'altra, ovvero l'ex moglie, è una donna indipendente e forte, leonessa che protegge la prole. Loro sono Julia Roberts e Susan Sarandon, una coppia di brave attrici qui sacrificate in una vicenda banale e un po' sciapida che, però, sono sicuro non ha mancato di emozionare il tipo di pubblico cui questo prodotto è (sapientemente) indirizzato. Non c'è da stupirsi, quindi, che non manchi i toni drammatici, sottolineati non solo dai fallimenti del personaggio della Roberts nel prendersi cura dei ragazzi, ma e soprattutto nella difficoltà della gestione delle nuove dinamiche familiari oltre che, naturalmente, l'inaspettata intromissione della questione di salute. Inutile dire che non mancherà il finale agrodolce.
Detto questo, "Stepmom" è un film parzialmente riuscito. Fa centro quando si tratta di consegnare al pubblico esattamente quello che promette, eppure il cast così ricco e pieno di talenti si meritava un prodotto meno mediocre (e arrabbiato).
Ps. Susan Sarandon candidata al Golden Globe per la Miglior attrice drammatica.
Cast: Julia Roberts, Susan Sarandon, Ed Harris, Jena Malone, Liam Aiken, Lynn Whitfield.
Box Office: $159.7 milioni
Consigli: Non esattamente una scelta per tutte le occasioni considerati tematiche e toni, senza contare che si tratta di un titolo esplicitamente rivolto al pubblico femminile. Al di là di ciò, un film che si può vedere nel momento in cui si sia pronti a intraprendere un viaggio di 2 ore nelle complicate vite della classica famiglia perfetta americana che esplode, ma non rinuncia a tutta quella serie di convenzioni che la società perbene richiede.
Parola chiave: Cancro.

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giovedì 20 luglio 2017

Film 1390 - Una pazza giornata di vacanza

Avevo visto che Netflix lo aveva aggiunto al suo catalogo, così ho deciso di recuperarlo appena ho potuto!

Film 1390: "Una pazza giornata di vacanza" (1986) di John Hughes
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mah, in tutta sincerità questa pellicola non mi ha impressionato. Avevo letto ottime critiche - ok, di 30 anni fa - e considerato che sono fan sia delle pellicole anni '80 che delle precedenti avventure cinematografiche di Hughes ("Sixteen Candles", "Breakfast Club") ero veramente ben disposto nei confronti di "Ferris Bueller's Day Off".
In realtà ho trovato il film troppo artificioso e sfacciatamente irreale, con picchi di assurdità quando Ferris si presenta a scuola per andare a prendere Sloane facendo finta di essere suo padre: limitatamente diverte, più che altro irriverente e poco riuscito. Il resto della pellicola è ok, una sorta di manifesto del 'take it easy American style' declinato alla liceale, con un protagonista carismatico cui non ce n'è una che non vada a segno, tanto sfacciatamente fortunato da risultare quasi antipatico. Peggio di lui solo l'invidiosa sorella - una giovanissima Jennifer Grey - che alla fine non si sa bene perché finirà per salvare cil cu*o al fratello odiato per tutto il resto del tempo. Uhm...
In generale, quindi, mi aspettavo qualcosina di diverso, un'avventura un filino più credibile e meno baraccona. Tutto sommato rimane nei canoni del prodotto divertente anni '80 che ai giorni nostri risulta un po' scricchiolante. Suppongo che trent'anni fa Ferris e i suoi amici risultassero molto, molto più anticonformisti, sregolati e... simpatici.
Cast: Matthew Broderick, Alan Ruck, Mia Sara, Jennifer Grey, Jeffrey Jones, Lyman Ward, Cindy Pickett, Edie McClurg, Charlie Sheen.
Box Office: $70.1 milioni
Consigli: Cercavo un film spassono, vivace, divertente e non è che non l'abbia trovato, semplicemente non l'ho troppo gradito. Mi aspetto altro, forse qualcosa più alla "Breakfast Club" o "Bella in rosa", in ogni caso non quello che ho visto. Mia opinione personale a parte, sono sicuro che l'effetto nostalgia o semplicemente la briosa voglia di fare casini di Ferris piaceranno ai più. Come la scena finale, perfettamente riproposta dopo i titoli di coda nientemeno che da "Deadpool" in persona!
Parola chiave: Saltare la scuola.

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giovedì 1 giugno 2017

Film 1366 - Insospettabili sospetti

Con la voglia di vederlo da quando ho scoperto il trailer in inglese, l'ho recuperato non appena è stato possibile!

Film 1366: "Insospettabili sospetti" (2017) di Zach Braff
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: La storia vive del presupposto assurdo e comico della rapina da parte dei tre ultrasettantenni protagonisti, disperati dopo aver perso i propri risparmi a causa delle banche che, per salvarsi dai propri debiti, hanno utilizzato il capitale degli investitori lasciandoli a secco. Il colpo organizzato dagli arzilli Willie, Joe e Albert (rispettivamente Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Arkin) vuole essere una sorta di vendetta alla Robin Hood, rubando ai ricchi (a loro volta ladri) per dare ai poveri (se stessi e qualche altro fortunato). Inutile dire che non si possa non provare simpatia per l'improbabile gang, irresistibile dall'inizio alla fine.
Da questo punto di vista è il magico trio che da solo fa il film: sono tre grandissimi attori - 4 premi Oscar in totale - in grado di valorizzare storia e pellicola; è un piacere vederli recitare assieme, tanto che vorresti fossero i tuoi nonni (o amici, a seconda dell'età...)! "Insospettabili sospetti" risulta particolarmente vincente relativamente a questo aspetto, figlio di una felice scelta di casting.
Per quanto riguarda la trama, invece, bisogna dire che nonostante l'approccio molto simpatico, il finale è più buonista e frettoloso di quanto mi sarei immaginato. E' vero che si tratta di una commedia facile facile, eppure al giorno d'oggi certe scelte un po' banali e scontate guastano il sapore di tutta l'operazione. Poi è ovvio che ci aspettava l'happy ending, solo speravo che i toni sarebbero stati meno zuccherosi.
Dalla regia di Zach Braff - un tempo glorioso protagonista di quella genialata che è stato "Scrubs" - mi aspettavo onestamente qualcosina di più. Non che cercassi un approccio alla "Mission: Impossible" per carità, però a volte ho avuto l'impressione che le atmosfere da terza età contagiassero la visione d'insieme. Grande aiuto, però, arriva da montaggio e colonna sonora che rendono il film particolarmente dinamico e ritmato.
Quindi, in definitiva, lasciando da parte un po' le banalità tipiche di questo tipo di pellicole, posso dire che "Going in Style" è un prodotto molto simpatico e spassoso, capace di divertire e intrattenere a dovere grazie a tre attori fantastici e un'idea alla base del film riuscita e godibile.
Cast: Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Arkin, Joey King, Matt Dillon, Christopher Lloyd, Ann-Margret.
Box Office: $80 milioni
Consigli: Titolo perfetto per una serata spassosa all'insegna del relax. Tre protagonisti in gambissima, una trama simpatica (dall'omonimo film del 1979 di Martin Brest) e un risultato finale conforme alle promesse del trailer. Divertente.
Parola chiave: Orologio da polso.

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giovedì 4 maggio 2017

Film 1362 - A Monster Calls

Invitati all'apertura del Future Film Festival grazie a Marta e al Cinema Galliera, io e Poe non ci siamo lasciati scappare l'occasione di vedere questa pellicola in anteprima.
A Monster Calls

Film 1362: "A Monster Calls" (2016) di J.A. Bayona
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: L'approccio a questa pellicola è stato di totale inconsapevolezza se escludiamo l'unico dettaglio a me conosciuto prima di entrare in sala, ovvero la presenza di Felicity Jones. La presentazione introduttiva di apertura all'evento ci fa scoprire qualche dettaglio in più, ma rimane il fatto che "A Monster Calls" è stato soprattutto una sorpresa.
In un festival che quest'anno punta tutto sui personaggi - più volte preferito l'inglese character -, pare abbastanza evidente che il mostro sia il motivo scatenante della presenza di questa storia addirittura prima di tutte le altre. Va detto che quest'ultimo risulta piuttosto d'impatto, fatto di rami ed effetti speciali, oltre che di una voce profonda e affascinante regalata da nientemeno che un Liam Neeson capace di rendere indimenticabile una performance catturata attraverso il mocap, ovvero il motion capture che, da una tuta e dei marcatori fissati su di essa e collegati a un computer, trasforma la recitazione in carne ed ossa in quella che qui è sotto forma di arbusto abnorme.
L'elemento mostruoso è certamente uno di quelli che colpisce di più relativamente a questo film, ma non solo. Ci sono la difficoltà dell'affrontare una malattia che non recede e, sorpresa non da poco, un giovane protagonista davvero capace. Su Lewis MacDougall ci si deve un attimo soffermare. Il 14enne scozzese, qui alla sua prima esperienza da protagonista, è un ragazzo né già uomo né tuttavia bambino (per dirla con la storia) con alcuni problemi a relazionarsi con gli altri, sofferente pe la malattia della madre e la lontananza di un padre risposato in America. La performance di MacDougall è intensa e credibile, sfaccettata e ricca di sfumature, neanche parlassimo di un consumato signore del mestiere. A lui sicuramente il merito di trainare un prodotto altrimenti francamente un po' lento, a volte quasi piatto.
Non fosse per la malattia della mamma (una brava Felicity Jones), per le storie e le belle illustrazioni che le animano o per gli elementi già citati, "7 Minuti dopo la Mezzanotte" (questo il titolo italiano) risulterebbe un tantino statico. La colonna sonora c'è, ma non sempre si nota, i personaggi di Conor e la nonna a volte si faticano a comprendere e per la maggior parte del tempo si vaga nella storia in attesa di una spiegazione che metta assieme i vari pezzi del puzzle, il tutto per 2 ore di pellicola a cui forse una sforbiciatina qua e là non avrebbe guastato. Il risultato finale non è male, quello no, ma forse considerate le premesse mi sarei aspettato un prodotto leggermente più dinamico, addirittura meno introspettivo.
Rimane incerta, tra l'altro, l'interpretazione del finale: anche la madre finirà per vedere il mostro, ma sarà perché lo aveva già visto o perché è una sorta di proiezione della figura del padre (me lo chiedo perché Neeson appare in una foto di famiglia, facendo capire che è il nonno di Conor)? E poi perché appare il mostro? Il ragazzo lo crea, si capisce dalla storia, ma allora come mai la donna finirà per vederlo?
Insomma, non è proprio tutto chiaro relativamente a questa pellicola che è tratta dall'omonimo romanzo di Patrick Ness. Il risultato finale è tecnicamente molto elevato, gli effetti speciali sono ben fatti e credibili e la scelta del cast mi è sembrata particolarmente felice; dal punto di vista del racconto e della sua resa per il grande schermo, forse avrei preferito un approccio più incisivo che riuscisse a trascinare anche lo spettatore inconsapevole del fatto che, iniziato il film, si sarebbe trovato di fronte ad una storia non facile, un percorso di formazione atipico e a tratti disperato, un'esperienza umana complessa e carica di emotività, un viaggio pesante verso un epilogo inevitabile, oltre che la maturità dei propri personaggi. Insomma, "A Monster Calls" mette sul piatto non pochi elementi complicati da gestire ed esporre e ne esce vincitore per i toni, un po' meno per i modi (cinematografici). Credo che il suo più grande pregio sia quello di saper comunicare in maniera perfetta la singolarità e peculiarità dell'essere umano, delle contraddizioni che lo caratterizzano e, neanche a dirlo, dell'umanità che ne sta alla base. Non mi sarei mai aspettato un budget tanto alto (43 milioni di dollari) per una storia tanto difficile da vendere. Il box-office non è stato clemente, anche se forse questo titolo qualche chance in più se la meritava.
Cast: Lewis MacDougall, Sigourney Weaver, Felicity Jones, Toby Kebbell, Liam Neeson, Geraldine Chaplin.
Box Office: $43.4 milioni
Consigli: Una storia per nulla facile, un protagonista con i problemi tipici dei ragazzi di oggi oltre che quelli stabilmente presenti dentro casa. A sbloccare la situazione ci penserà un mostro apparentemente cattivo, una sorta di Grillo parlante dalle dimensioni inconsuete che porterà il ragazzo al confronto con se stesso e la situazione che sta passando. Il risultato finale è di qualità, anche se a volte si ha la sensazione che niente stia procedendo. Il finale è assolutamente di impatto e dovrebbe ripagare anche chi, nel caso, non dovesse apprezzare i toni un po' sommessi della prima parte. Di sicuro non è un titolo da scegliere per un'occasione spensierata.
Parola chiave: 00:07.

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venerdì 28 aprile 2017

Film 1349 - The Most Beautiful Day - Il giorno più bello

Lo abbiamo dato per due settimane al cinema con cui collaboro e, dato che la mia responsabile me ne aveva parlato benissimo, l'ho recuperato appena ho avuto un pomeriggio libero!

Film 1349: "The Most Beautiful Day - Il giorno più bello" (2016) di Florian David Fitz
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Me lo aspettavo più comico a dire il vero; non che non si rida, ma avevo delle aspettative piuttosto precise sul fatto che mi sarei fatto grosse risate. In realtà il film riesce a bilanciare momenti divertenti a momenti surreali ad altri, ancora, francamente tristi. Del resto è giusto così dato che si tratta a tutti gli effetti del racconto di due vicende non certo allegre legate a malattia, solitudine e incertezza riguardo a un domani che non è per niente certo.
Belli e bravi i protagonisti Florian David Fitz (anche regista e sceneggiatore) e Matthias Schweighöfer, una coppia simpatica e spontanea che si mette in gioco e, da sola, porta a casa il risultato. Se il film funziona è principalmente grazie alla chimica che li lega, quella bromance che è un po' fratellanza e un po' giocare con il sex appeal di due bei giovani che non sembrano terminali nemmeno per sbaglio.
Ci sta, del resto, la storia ha già il pregio di portare l'attenzione su una condizione tremendamente delicata, non ci si poteva aspettare che un'aspirante commedia si spendesse in toni troppo realistici o rischiasse di incupire il pubblico più del necessario.
Ecco, forse aspettarsi una storia spensierata su due malati terminali è un'utopia, quindi penso si possa dire che il risultato finale è un buon esempio di cinema europeo capace ed efficace, abbastanza divertente, sicuramente coinvolgente. Casting perfetto, location suggestive, storia che ricorda un pochino "Non è mai troppo tardi", colonna sonora furbetta e risultato finale piacevole. Sicuramente la sorpresa (commerciale) tedesca che non ti aspetti.
Cast: Florian David Fitz, Matthias Schweighöfer, Alexandra Maria Lara, Karl Friedrich, Robert Nickisch, Rainer Bock.
Box Office: $14,164,505 (Germania)
Consigli: Vero e proprio on the road, questo "Der geilste Tag" è una buon film tedesco che regala un paio d'ore piacevoli tra situazioni comiche e riflessioni sulla condizione dei malati terminali. Il mix di elementi sembrerebbe cozzare, eppure la storia funziona e intrattiene a dovere grazie soprattutto ai due protagonisti dalle caratteristiche opposte e la loro improbabile amicizia. Spesso divertente, in grado di far riflettere, sufficientemente patinato (da garantire l'esportazione) questo film va bene per una serata che unisca un po' di sano divertimento e qualche spunto su cui fermarsi un attimo a riflettere.
Parola chiave: Narcolessia.

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martedì 14 febbraio 2017

Film 1305 - Io, Daniel Blake

Come ho già detto, tra i vari vantaggi di lavorare per/in un cinema, oltre a quello di conoscere persone interessanti, c'è quello di poter vedere le pellicole in proiezione...

Film 1305: "Io, Daniel Blake" (2016) di Ken Loach
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Gli unici film di Ken Loach che avevo visto nella mia vita ("Un bacio appassionato" e "Il vento che accarezza l'erba") francamente non mi avevano sconvolto e la fama da regista impegnato che segue ed alleggia sul famoso artista mi frenavano leggermente. In realtà già alla fine del primo tempo ero stato ampiamente conquistato da Daniel Blake e la sua dolce e triste storia.
"I, Daniel Blake" è un gran film che non ha bisogno di scelte pietose per arrivare al cuore del pubblico. La trama è straziante e i pugni nello stomaco arrivano piano, ma tutti ben assestati, eppure la lensazione alla fine della visione è quella di aver assistito a qualcosa di quasi magico.
L'umanità alla base del personaggio protagonista (interpretato da Dave Johns) colpisce e lascia non pochi spunti su cui riflettere e il bel rapporto che nasce tra Daniel, Katie (Hayley Squires) e la sua famiglia è quel racconto di cui ogni tanto abbiamo bisogno per rivedere del buono, una speranza negli altri, un aiuto se necessario che arrivi grauito e fatto in nome della semplice gentilezza e disponibilità. In un mondo fatto di ostacoli, burocrazia ed un cieco automatismo in cui è facile sentirsi presto lasciati fuori - soprattutto quando si è poveri -, la necessità di sopravvivvere spinge ognuno verso scelte differenti e anche il semplice conforto di un nuovo amico può rappresentare quell'elemento di differenza capace di cambiare tutto.
Qui Daniel Blake non è solo una persona, ma è un messaggio, a volte disarmante e sconcertante, a volte umanamente potente. Fossimo in America si potrebbe anche ribattezzare "The People vs. Daniel Blake", un cittadino qualunque che vuole semplicemente vivere l'ultima parte della sua vita con dignità e decoro, ma che finirà per scontrarsi contro la gigantesca montagna statale della previdenza sociale. Non c'è pietà per chi non rispetta le regole, non ci sono soluzioni alle contraddizioni interne, non c'è limite al senso di solitudine e impotenza e, nonostante questo, Daniel non getterà la spugna in nome dei suoi diritti e della ragione che è dalla sua parte. Eppure, dopo la gioia del trovare finalmente ascolto, il racconto non tarderà a ricordarci che spesso la vita è anche più dura di quanto non sia riuscita già ad essere fino a quel momento. Ma il messaggio di Daniel lo abbiamo recepito forte e chiaro.
Ps. Palma d'Oro a Cannes 2016 e BAFTA per il Miglior film britannico.
Cast: Dave Johns, Hayley Squires, Dylan McKiernan, Briana Shann, Sharon Percy.
Box Office: $12.45 milioni
Consigli: "Io, Daniel Blake" è un film potente e raffinato, privo di fronzoli e certamente triste. Non è una pellicolà che soddisferà tutti e certamente non è adatta ad ogni occasione, ma sono sicuro che una volta vista non mancherà di lasciare il segno.
Parola chiave: Lavoro.

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giovedì 5 gennaio 2017

Film 1273 - Equals

Quest'estate avrei voluto vederlo al cinema, ma non ero riuscito. Così quando lo streaming me lo ha proposto a sorpresa, non ho resistito.

Film 1273: "Equals" (2015) di Drake Doremus
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Le premesse glam-chic da futuro distopico si dimenticano presto non appena ci si accorge che la storia non ha nulla da raccontare.
Linee molto pulite, grafica accattivante, una rielaborazione degli spazi futuristica e che ricorda non pochi altri prodotti similari ("The Giver - Il mondo di Jonas", "Divergent", "Gattaca - La porta dell'universo", "Automata", "Elysium", "In Time") e due protagonisti bellocci e altrettanto alla moda non riescono, però, a rimescolare a sufficienza le carte di una storia che, di fatto, non ha nulla di originale e, anzi, non manca di essere ampiamente prevedibile fin dai primi passaggi. E, in tutta onestà, trovo sconcertantemente banale che l'unica molla in grado di svegliare gli intorpidi protagonisti di questo genere di storie sia sempre e solo l'amore. Il vero amore che in 30 secondi arriva e travolge le vite di chi, fino a pochi secondi prima, a malapena era in grado di sviscerare un pensiero proprio a causa di dittature mentali o modi di vivere completamente diversi da come siamo noi abituati. L'amore è tanto, sì, ma non può essere sempre tutto. Voglio dire, ci saranno dei sogni che questi ragazzi hanno? Ci saranno aspirazioni, voglie, desideri che i vari protagonisti matureranno nell'arco della loro esperienza di vita, che siano o meno soggiogati da un potere autoritario o un'organizzazione sociale simil-militare? Mi chiedo: maturerà in loro qualcosa che possa disincantarli dalla condizione di moderna schiavitù che possa essere forte tanto quanto l'amore? Non potrà essere sempre per tutti quanti la stessa molla emotiva, altrimenti che senso ha produrre un nuovo film che parli esattamente della stessa vicenda trattata dalle pellicole precedenti?! Appunto, non ha senso.
Ecco perché di fatto "Equals" è un titolo debole e insignificante, incapace di generare il benché minimo interesse in chi guarda e di essere anche solo vagamente rilevante. Un film fra tanti altri uguali, incapace di distinguersi e con niente di nuovo da dire.
Cast: Nicholas Hoult, Kristen Stewart, Guy Pearce, Jacki Weaver, Scott Lawrence, Claudia Kim.
Box Office: $2 milioni
Consigli: Francamente un prodotto un po' inutile e assolutamente perdibile. Potrà interessare chi abbia apprezzato titoli simili (vedi sopra) o chi sia fan dei due attori protagonisti, ma a parte un'estetica particolarmente curata, il film non ha molto da offrire.
Parola chiave: Gravidanza.

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giovedì 24 novembre 2016

Film 1245 - The Accountant

Ammetto che ogni volta che Ben Affleck torna al cinema, sono curioso di vedere come se la cava. Anni fa preferiva concentrarsi sulla sua inespressività perpetuata di contesto in contesto, mentre ora mi sembra nettamente migliorato. Sarà che spesso i film li dirige, sarà che magari anni di onorata carriera a qualcosa sono serviti, di fatto non ho difficoltà a dichiarare il mio interesse per i suoi film. E al cinema, quest'ultimo non volevo perdermelo.

Film 1245: "The Accountant" (2016) di Gavin O'Connor
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Quando un film parte in una direzione e, pian piano, deraglia verso svolte inaspettate... che succede? Niente, non convince.
La sensazione che ho avuto seguendo questo "The Accountant" è proprio quella dell'andare fuori strada, abbandonare un percorso che sembrava interessante è coerente alla ricerca di snodi narrati estranei a qualunque aspetto della vicenda fino a quel momento toccato. Cosa c'entrano, mi chiedo, le revisioni contabili e action man? Niente e, giustamente, una sceneggiatura difficilmente sceglie di combinarli insieme, temendo un risultato finale disomogeneo. E questo è quello che è "The Accountant": una pellicola disomogenea.
Ampiamente pubblicizzato come una sorta di "A Beautiful Mind" contemporaneo, il film nella prima parte spinge molto sull'autismo del suo protagonista, per poi dimenticarsene nelle scene d'azione, in cui è richiesta una forza e una prestanza sovraumane, sì, ma pur sempre estranee all'insieme di riti e processazioni mentali che il protagonista Christian (Affleck) affronta ogni giorno. O almeno questo è ciò che fa passare il film, perché nel secondo tempo di tutte le manie e le stranezze che avevano ben caratterizzato il personaggio all'inizio ci scordiamo, preferendo declinare la storia in salsa action e prediligendo un'improvvisa violenza che passa per sparatorie e trincee casalinghe con, culmine, ritrovi familiare tra una scazzottata e un proiettile.
Inutile dire che, oltre che assurdo, tutto il finale sa di fuori luogo e scontenta chi in prima battuta era rimasto intrigato dalla storia personale di Christian e delle sue mani in pasta in losche faccende. Forse un più attento sviluppo di quella parte della storia avrebbe evitato al pubblico l'ennesimo esempio di machismo americano declinato a seconda del contesto scelto per far sembrare la storia qualcosa di nuovo. "The Accountant" maschera il vecchio e il già visto attingendo ad una serie di escamotages che chiamano in causa perfino l'autismo, ma poi preferisce tornare all'ovile e consegnare al suo pubblico le baggianate di arti marziali, pistole e una voce al telefono che si sa a chi appartiene dopo 10 minuti. Insomma, niente di nuovo e un po' uno spreco di cast. Perché checché ne dicano, qui Ben Affleck non è per niente male.
Cast: Ben Affleck, Anna Kendrick, J. K. Simmons, Jon Bernthal, Jeffrey Tambor, John Lithgow, Cynthia Addai-Robinson, Jean Smart, Alison Wright.
Box Office: $139.3 milioni
Consigli: Primo e secondo tempo sono fatti per pubblici diversi. Non mi è capitato spesso di sentire una distanza così netta tra la prima e la successiva parte di un film, di una storia, eppure con "The Accountant" l'impressione che ho è ancora fortemente influenzata da queste due "anime". Dunque all'inizio abbiamo una sorta di approfondimento inusuale di una condizione particolare: Christian soffre di una forma di autismo che lo avvicina a una genialità a noi altri impensabile. Direi che il tutto si può racchiudere nell'ormai usurata espressione "Denifisca normale". Il finale, invece, sceglie di addentrarsi nel solito bombardo e faccio esplodere tutto, vera e propria trama da film d'azione che snatura e non di poco tutto l'insieme dell'operazione. Il fatto è che - e qui sta il problema - nel proporre elementi così distanti, il film finisce per non accontentare nessuno. Io che mi aspettavo un film "alla prima parte", sono rimasto deluso di ritrovarmi in un action movie e sono sicuro che chi, invece, se lo aspettava, a trovato la prima parte meno soddisfacente.
Ben chiarito questo, penso si possa dire che "The Accountant" è un disimpegno non del tutto soddisfacente, pur guardabile. Si poteva fare molto di più, magari giocando su toni thriller invece che d'azione, e lasciando a casa tutte quelle scemenze marziali e, soprattutto, i ritrovamenti parentali. E' l'ennesimo esempio di prodotto che si può ben presto dimenticare.
Parola chiave: Filastrocca.

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