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giovedì 30 giugno 2022

Film 2115 - Jurassic World Dominion

Intro: Eventone estivo di questo 2022, in realtà non nutrivo grandi speranze per questo prodotto. Sarò stato smentito?

Film 2115: "Jurassic World Dominion" (2022) di Colin Trevorrow
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin
In sintesi: con la nuova serie di parchi giurassici eravamo partiti belli carichi, io compreso.
Il primo film l'avrò visto 3 o 4 volte: non un capolavoro, ma sicuramente ottimo intrattenimento da cervello spento. Poi è uscito il secondo episodio, che per qualche motivo non andai a vedere al cinema, ma recuperai su qualche volo intercontinentale: una delusione immensa. Tanto brutto che non l'ho mai più rivisto, né ho mai sentito l'esigenza di farlo.
E dato che si era rotta la magia, ammetto che fossi un po' titubante rispetto a questo terzocapitolo della saga. Beh, non avevo tutti i torti.
Anche se tutto sommato "Jurassic World Dominion" non è una me*da totale - e scusate il francesismo - non è sicuramente un degno capitolo conclusivo di una sagra monster. Con un budget di 185 milioni di dollari (senza contare il marketing) e un cast stellare che riporta in sala addirittura i 3 protagonisti del franchise originale (Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum), il film non riesce comunque a centrare l'obiettivo, mancando di epicità e virando troppo spesso di genere.
Infatti troppo spesso pare che si tratti più di un thriller, di un inseguimento alla James Bond o una caccia al tesoro e quasi mai ci si sofferma a parlare di dinosauri. Che ci sono, per carità, ma principalmente per una componente estetica o come marchingegno bellico. Ed è un vero peccato, perché il film lo dovrebbero fare loro. Qui, invece, sono assolutamente elementi accessori.
Per quanto riguarda la storia, invece, sono rimasto particolarmente deluso dal finale, che manca totalmente di pathos e ci rifila l'ennesimo, ultimo scontro di boxe tra i vari giganti giurassici giusto perché tutti gli altri film della saga terminano così, non perché la trama giustificasse l'incontro-scontro tra il Giganotosaurus, il T-rex e il Therizinosaurus.
Senza contare che la storia tira un po' in ballo i vari personaggi secondari a caso o in maniera estremamente conveniente, ovvero quando i protagonisti Chris Pratt e Bryce Dallas Howard ne hanno più bisogno o quando la narrazione ha bisogno di una spinta per andare avanti (tipo la pilota che aiuta i due portagonisti a cercare la figlia dopo un minuto che li ha conosciuti...).
Insomma, decisamente non mi aspettavo la redenzione, ma nemmeno una conclusione così piatta e priva di passione per quella magnifica saga che è stata "Jurassic Park". O almeno il primo film.
Cast: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Laura Dern, Jeff Goldblum, Sam Neill, DeWanda Wise, Mamoudou Athie, BD Wong, Omar Sy, Campbell Scott, Isabella Sermon, Justice Smith.
Box Office: $756.3 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Se si è visto il resto della saga, tanto vale concluderla. Decisamente un terzo capitolo sottotono, che predilige gli effetti speciali alla sostanza. Questo era vero anche per i film precedenti, anche se qui la cosa è un po' sfuggita di mano. Si può vedere, ma niente di che.
Premi: /
Parola chiave: DNA.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 14 ottobre 2021

Film 1840 - Wild

Intro: Ero curioso di vedere questo film, ma non ne avevo mai avuto l'occasione. E forse è stato meglio così, perché l'ho recuperato con, alle spalle, anni di viaggi e avventure.

Film 1840: "Wild" (2014) di Jean-Marc Vallée
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: squadra che vince non si cambi(er)a('). In che senso? Beh, di qui a 2 anni Witherspoon produrrà e reciterà in "Big Little Lies" con, al suo fianco, Laura Dern e Jean-Marc Vallée alla regia. Insomma, questa pellicola era soltanto l'inizio.
Devo dire che "Wild" mi è piaciuto, più che altro perché non è stato niente di quello che mi aspettavo. E' totalmente avventuroso e racconta senza troppi fronzoli la storia personale - e vera, tra l'altro - di Cheryl Strayed che molla tutto e si mette a percorrere 1,800 dei 4260km della Pacific Crest Trail. Il tutto a scopo terapeutico (superare il divorzio) e riscoprire se stessa.
Le premesse sembrerebbero moltissimo quelle di "Eat Pray Love" e, invece, l'approccio è - fortuna! - assolutamente differente. Niente glam, niente flirt romantici, niente filosofia di facile consumo e, al contrario, una rappresentazione credibile e consapevole delle fatiche che un tipo di avventura del genere richiede. Specialmente a un'escursionista inesperta come Cheryl.
Spesso crudo, esteticamente coeso (a tratti ricorda "Nomadland") e con una Reese Witherspoon che ci mette tutta se stessa, questo "Wild" è stato una vera sorpresa. Forse non avrei candidato Laura Dern all'Oscar, ma questa è un'altra storia.
Cast: Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Michiel Huisman, Gaby Hoffmann.
Box Office: $52.5 milioni
Vale o non vale: Più simile a titoli come "127 Hours" (Danny Boyle), "Into the Wild" (Sean Penn) o al recentissimo "Nomadland" (Chloé Zhao) che al glam mainstream di "Eat Pray Love" di Ryan Murphy, "Wild" racconta con lucidità le fatiche fisiche e mentali della sua protagonista senza mancare di regalare allo spettatore non poche, magnifiche vedute.
Premi: Candidato a 2 Oscar per la Migliore attrice protagonista (Witherspoon) e la Miglior attirce non protagonista (Dern). Reese Witherspoon è stata candidata anche al BAFTA e al Golden Globe nella stessa categoria.
Parola chiave: PCT.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 7 ottobre 2020

Film 1929 - The Founder

Intro: Erano anni che volevo recuperare questo film e l'altra sera ne ho approfittato grazie a Netflix!
Film 1929: "The Founder" (2016) di John Lee Hancock
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'è stato un momento qualche tempo fa in cui Michael Keaton è tornato alla ribalta e pure in gran spolvero, un momento durato un paio d'anni e cominciato grazie all'incredibile successo da parte della critica ottenuto dal film di Iñárritu, "Birdman", di cui l'ex Batman era protagonista. Tra un Golden Globe vinto, una nomination all'Oscar come Miglior attore e una valanga di nomination e premi a seguire, pareva che la carriera di Keaton avesse preso nuovamente il volo, anche considerato che l'attore si è trovato, per 2 anni di fila, in quella che poi è risultata essere la pellicola vincitrice come Miglior film agli Oscar ("Birdman" nel 2014 e "Spotlight" nel 2015). Insomma, questo "The Founder" non poteva che essere la consacrazione di un trend positivo. Ma così non è stato.
Non voglio focalizzare la recensione sui perché o per come il film o il suo attore non abbiano ricevuto sufficiente attenzione, mi limiterò a dire che nel suo insieme il film di John Lee Hancock funziona ed è compatto sia a livello narrativo che di esecuzione, ma con certi limiti che forse non ne hanno favorito il successo commerciale. Il più evidente di tutti? Il protagonista è maledettamente antipatico.
Ray Kroc sarà intelligente, avrà fiuto per gli affari e certamente ha una visione del business che ai fratelli McDonald manca in toto, ma non si può sorvolare sul fatto che il protagonista di questa storia sia arrogante ed egocentrico, poco rispettoso degli altri e privo di empatia pre il prossimo, il che contrasta alla grande con la visione degli affari dei due fratelli ristoratori, ingenui e dalla grande etica del lavoro, qui enorme svantaggio che li rende dinosauri inamovibili in un contesto dinamico e sempre in aggiornamento come quello del mondo degli affari.
Prese in esame le due controparti di questa storia è evidente che, per quanto Keaton sia bravo a fare il suo lavoro, il racconto della genesi del brand multimilionario McDonald's non sia favorita da un racconto edificante o da personaggi con cui lo spettatore possa facilmente relazionarsi, ergo tutta l'operazione "The Founder" finisce per non risultare così accattivante come avrebbe potuto. Diciamo che, in generale, la sceneggiatura manca di una componente divertente o divertita che alleggerisca un'atmosfera altrimenti sempre austera o pesante (penso a qualcosa alla "The Wolf of Wall Street" o "The Big Short") che finisce per conferire al risultato finale quella "giocosità" che, paradossalmente, si associa proprio a quel marchio di cui la storia qui si interessa.
Insomma, il prodotto in sé funziona anche, ma manca un po' di brio.
Cast: Michael Keaton, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Linda Cardellini, Patrick Wilson, B. J. Novak, Laura Dern.
Box Office: $24.1 milioni
Vale o non vale: Sicuramente un buon biopic, solido nella costruzione e nelle interpretazioni del cast; non aspettatevi qualcosa di memorabile, però, il risultato finale è meno appassionante di quanto non ci si aspetterebbe. Forse indeciso tra l'anima di fiction e quella con un piglio quasi documentaristico, "The Founder" abbraccia un approccio sicuramente molto accurato per quando riguarda la spiegazione dei fatti, mancando di una più giocosa vitalità che avrebbe giovato a tutta l'operazione. Comunque si lascia assolutamente guardare.
Premi: /
Parola chiave: Franchise.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 17 aprile 2020

Film 1871 - Little Women

Intro: Ho aspettato mesi per vederlo, mi sono rifiutato di guardare una versione che non fosse quella in originale, essendo assolutamente elettrizzato all'idea di recuperare questo titolo (di cui praticamente chiunque aveva parlato benissimo, senza contare il grandioso successo al botteghino mondiale). Insomma, ero carico. E non a caso è stata la pellicola con cui abbiamo dato battesimo alla quarantena a casa della mia amica Claudia, con la quale ho scientemente deciso di condividere questo incarcerante capitolo dell'esistenza umana, all'epoca appena cominciato.
Film 1871: "Little Women" (2019) di Greta Gerwig
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Claudette
In sintesi: come sempre avevo gigantesche aspettative che si sono miseramente dovute scontrare con la realtà. La verità è che a questo punto forse sono io a non capire dove stia quella magia nei titoli di Greta Gerwig da cui tutti rimangono affascinati, comunque "Little Women" mi è sembrato un prodotto esteticamente bellissimo, molto glamour grazie a un cast stellare, recitato bene, ma di fatto niente di indimenticabile. Anzi, ad essere onesti l'ho trovato un po' difficile da seguire, con i vari flashback non dichiarati a rendere la trama ancora più oscura.
Rispetto a quest'ultima affermazione, una precisazione: non ho mai letto "Piccole donne", né visto una pellicola precedentemente realizzata che fosse tratta dal romanzo di Louisa May Alcott, per cui ero vergine rispetto all'argomento. E ho trovato questo film particolarmente contorto a livello temporale, con una narrazione ballerina che non ha aiutato a chiarirmi le idee.
Per cui sì, si tratta di un bel film in costume tecnicamente ineccepibile, però in generale non sono riuscito a farmi trascinare dalla storia delle quattro sorelle March, tanto simile per molti aspetti a quella delle quattro sorelle Bennet. Probabilmente avrei dovuto scegliere un altro prodotto che mi facesse da battesimo sulla questione - o magari leggere la stessa fonte di ispirazione... -, in ogni caso ho faticato a rimanere impressionato. Tra l'altro mi è mancato un po' di backup rispetto alla storia d'amore tra Jo (Ronan) e Laurie (Chalamet) che viene dichiarata dalla sceneggiatura stessa quale una potentissima e struggente love story dalle tempistiche sfortunate, ma di fatto è mostrata in maniera molto blanda rispetto ai sentimenti che vengono esplicitati dai due personaggi che, all'improvviso, si inalberano e discutono per quello che provano, ma di fatto fino ad allora la sensazione è che si tratti più di una fraterna amicizia che altro.
Per quanto riguarda il cast, Saoirse Ronan è sempre bravissima e sono rimasto davvero sorpreso dalla perfetta performance di Florence Pugh onestamente, anche se mi è parso che di quando in quando l'accento "american" di Emma Watson variasse o sparisse del tutto; Meryl Streep ormai pare faccia sempre un po' le stesse cose, per cui la sua presenza non mi ha particolarmente svoltato la visione. Sorpreso in positivo, invece, da Louis Garrel che infila una presenza hollywoodiana di tutto rispetto e ritorna sui radar del pubblico mainstream dopo una latitanza fin troppo prolungata.
Insomma, "Little Women" non è stato niente di quello che avrei voluto - amori struggenti scritti dal destino -, ma non si può assolutamente dire si tratti di un brutto film. Probabilmente gli amanti del romanzo, sapendo cosa aspettarsi, avranno gioito più di quanto non lo abbia fatto io.
Cast: Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothée Chalamet, Meryl Streep, Tracy Letts, Bob Odenkirk, James Norton, Louis Garrel, Chris Cooper.
Box Office: $206 milioni
Vale o non vale: Anche se non sono rimasto impressionato dall'ingresso nella mia vita della famiglia March, non si può dire che il lavoro fatto qui non sia degno di valore. C'è una fortissima impronta femminista che pervade tutta l'operazione, nonché un inno all'indipendenza che vale la pena di valorizzare. Ho trovato un filino snervante la querelle amorosa della protagonista e la conseguente risoluzione sentimentale, ma si tratta di miei gusti personali (altra epoca, altra storia). Onestamente non lo rivedrei, ma una chance gliela si può dare.
Premi: Candidato a 6 Oscar - Miglior film, attrice protagonista (Ronan) e non protagonista (Pugh), sceneggiatura non originale e colonna sonora, il film ha vinto per i Migliori costumi, categoria in cui ha trionfato anche ai BAFTA (su 5 nomination, le stesse degli Academy Awards tranne la menzione tra le migliori pellicole); 2 nomination ai Golden Globe (attrice protagonista e colonna sonora).
Parola chiave: Indipendenza.

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Bengi

giovedì 12 marzo 2020

Film 1839 - Marriage Story

Intro: Volevo recuperarlo in qualche modo, poi ho scoperto che lo davano già su Netflix e non ho perso tempo.
Film 1839: "Marriage Story" (2019) di Noah Baumbach
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: Adam Driver l'ha descritta come una storia d'amore sul divorzio e forse la descrizione non è nemmeno tanto sbagliata. "Marriage Story" ha un approccio molto americano alla gestione di una separazione (inizialmente) consensuale e porta in scena tutto un teatrino di avvocati, aspettative, scelte e dolori personali che caricano il racconto di una connotazione a tratti drammatica e pesante, ma che rende bene l'idea di cosa possa voler dire lasciarsi al giorno d'oggi - e in quel contesto - quando ci sia anche un figlio di mezzo.
Il film di Baumbach analizza scrupolosamente ogni fase della separazione e ne descrive ampiamente ogni momento, dalla terapia di coppia alle udienze, dai bei momenti in cui tutto andava ancora bene a come il tutto vada a finire, per due ore e un quarto intense e a volte anche molto belle, anche se nell'insieme non posso dire che questa pellicola mi abbia conquistato. Johansson e Driver sono bravi - specialmente il secondo, la prima in alcuni passaggi mi è sembrata un po' costruita -, ma in ogni caso non mi trovo d'accordo sulla scelta di consegnare a Dern il suo primo Oscar per un ruolo che, tutto sommato, non è così indimenticabile. La figura dell'avvocato è chiave in un racconto che sviscera così dettagliatamente gli step di un divorzio, eppure non c'è stato un momento in cui mi sono sentito colpito dal personaggio di Nora Fanshaw, né mai ho sentito il desiderio di vederla di più sullo schermo. Tra i vari ruoli in lizza quest'anno avrei sicuramente privilegiato interpretazioni come quelle di Florence Pugh ("Little Women"), Kathy Bates (stupenda in "Richard Jewell") o la stessa Johansson che in "Jojo Rabbit" ha una parte meravigliosa.
Ciò detto "Marriage Story" rimane un prodotto interessante e certamente figlio dei suoi tempi, concentratissimo a snocciolare momento dopo momento ansie, preoccupazioni, dolori e riappacificamenti di una storia d'amore che si sgretola e due esseri umani che cercano di ricordarsi cosa li ha fatti avvicinare, innamorare inizialmente. Questo tipo di storie non sono mai facili da raccontare, anche perché sempre molto personali, per cui mi limito a dire che, personalmente, ho trovato il racconto a tratti macchinoso, a volte poco efficace - per non dire poco credibile -, anche se tutto sommato non mi pento della visione.
Cast: Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Merritt Wever.
Box Office: $2.3 milioni
Vale o non vale: Non esattamente un film per una serata di svago in casa (e di serate in casa al momento ne abbiamo a iosa). Come ho già detto, non mi pento di averlo visto, si tratta di un prodotto che ha offerto un'ottima piattaforma a Scarlett Johansson per dimostrare il suo valore di attrice globale, ma onestamente non credo lo rivedrei. Di Baumbach fino ad ora ho visto solamente "While We're Young" che non mi è nemmeno piaciuto, per cui a parte dire che mi pare il suo stile sia leggermente nevrotico per quello che ho visto fin qui, altro non posso aggiungere. 

Detto ciò, "Marriage Story" ricorda un "Kramer vs. Kramer" di questa generazione (tra l'altro i due poster si ricordano molto).
Premi: Candidato a 6 Oscar e 6 Golden Globes per Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista, attrice protagonista, colonna sonora e attrice non protagonista per la quale, in entrambi i casi, la Dern ha vinto. Quest'ultima si è portata a casa anche il BAFTA, unica vittoria su 5 nomination (sceneggiatura, casting, e attori protagonisti).
Parola chiave: Avvocati.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 14 gennaio 2020

Oscar 2020: nomination e vincitori

92nd Academy Awards

Best Motion Picture of the Year
Ford v Ferrari (Fox), Peter Chernin, Jenno Topping and James Mangold, Producers
The Irishman (Netflix), Martin Scorsese, Robert De Niro, Jane Rosenthal and Emma Tillinger Koskoff, Producers
Jojo Rabbit (Fox Searchlight), Carthew Neal and Taika Waititi, Producers
Joker (Warner Bros.), Todd Phillips, Bradley Cooper and Emma Tillinger Koskoff, Producers
Little Women (Sony), Amy Pascal, Producer
Marriage Story (Netflix), Noah Baumbach and David Heyman, Producers
1917 (Universal), Sam Mendes, Pippa Harris, Jayne-Ann Tenggren and Callum McDougall, Producers
Once Upon a Time in Hollywood (Sony), David Heyman, Shannon McIntosh and Quentin Tarantino, Producers
Parasite (Neon), Kwak Sin Ae and Bong Joon Ho, Producers

Best Performance by an Actor in a Leading Role
Antonio Banderas (Pain and Glory)
Leonardo DiCaprio (Once Upon a Time in Hollywood)
Adam Driver (Marriage Story)
Joaquin Phoenix (Joker)
Jonathan Pryce (The Two Popes)

Best Performance by an Actress in a Leading Role
Cynthia Erivo (Harriet)
Scarlett Johansson (Marriage Story)
Saoirse Ronan (Little Women)
Charlize Theron (Bombshell)
Renée Zellweger (Judy)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Brad Pitt (Once Upon a Time in Hollywood)
Al Pacino (The Irishman)
Joe Pesci (The Irishman)
Tom Hanks (A Beautiful Day in the Neighborhood)
Anthony Hopkins (The Two Popes)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Kathy Bates (Richard Jewell)
Laura Dern (Marriage Story)
Scarlett Johansson (Jojo Rabbit)
Florence Pugh (Little Women)
Margot Robbie (Bombshell)

Best Achievement in Directing
Bong Joon Ho (Parasite)
Sam Mendes (1917)
Todd Phillips (Joker)
Martin Scorsese (The Irishman)
Quentin Tarantino (Once Upon a Time in Hollywood)

Best Original Screenplay
1917 (Sam Mendes & Krysty Wilson-Cairns)
Knives Out (Rian Johnson)
Marriage Story (Noah Baumbach)
Once Upon a Time in Hollywood (Quentin Tarantino)
Parasite (Bong Joon Ho & Jin Won Han)

Best Adapted Screenplay
The Irishman (Steven Zaillian)
Jojo Rabbit (Taika Waititi)
Joker (Todd Phillips & Scott Silver)
Little Women (Greta Gerwig)
The Two Popes (Anthony McCarten)

Best Achievement in Cinematography
1917, Roger Deakins
The Irishman, Rodrigo Prieto
Joker, Lawrence Sher
The Lighthouse, Jarin Blaschke
Once Upon a Time in Hollywood, Robert Richardson

Best Achievement in Film Editing
Ford v Ferrari, Andrew Buckland & Michael McCusker
The Irishman, Thelma Schoonmaker
Jojo Rabbit, Tom Eagles
Joker, Jeff Groth
Parasite, Jinmo Yang

Best Achievement in Production Design
The Irishman, Production Design: Bob Shaw; Set Decoration: Regina Graves
Jojo Rabbit, Production Design: Ra Vincent; Set Decoration: Nora Sopková
1917, Production Design: Dennis Gassner; Set Decoration: Lee Sandales
Once Upon a Time in Hollywood, Production Design: Barbara Ling; Set Decoration: Nancy Haigh
Parasite, Production Design: Lee Ha Jun; Set Decoration: Cho Won Woo

Best Achievement in Costume Design
The Irishman, Sandy Powell and Christopher Peterson
Jojo Rabbit, Mayes C. Rubeo
Joker, Mark Bridges
Little Women, Jacqueline Durran
Once Upon a Time in Hollywood, Arianne Phillips

Best Achievement in Makeup and Hairstyling
Bombshell, Kazu Hiro, Anne Morgan and Vivian Baker
Joker, Nicki Ledermann and Kay Georgiou
Judy, Jeremy Woodhead
Maleficent: Mistress of Evil, Paul Gooch, Arjen Tuiten and David White
1917, Naomi Donne, Tristan Versluis and Rebecca Cole


Best Achievement in Music Written for Motion Pictures (Original Score)
Joker, Hildur Guðnadóttir
Little Women, Alexandre Desplat
Marriage Story, Randy Newman
1917, Thomas Newman
Star Wars: The Rise of Skywalker, John Williams

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures (Original Song)
"I Can't Let You Throw Yourself Away, " Toy Story 4, Music and Lyric by Randy Newman
"(I'm Gonna) Love Me Again," Rocketman, Music by Elton John; Lyric by Bernie Taupin
"I'm Standing With You," Breakthrough, Music and Lyric by Diane Warren
"Into The Unknown," Frozen II, Music and Lyric by Kristen Anderson-Lopez and Robert Lopez
"Stand Up," Harriet, Music and Lyric by Joshuah Brian Campbell and Cynthia Erivo

Best Achievement in Sound Mixing
Ad Astra, Gary Rydstrom, Tom Johnson and Mark Ulanobr
Ford v Ferrari, Paul Massey, David Giammarco and Steven A. Morrow
Joker, Tom Ozanich, Dean Zupancic and Tod Maitland
1917, Mark Taylor and Stuart Wilson
Once Upon a Time in Hollywood, Michael Minkler, Christian P. Minkler and Mark Ulano

Best Achievement in Sound Editing
Ford v Ferrari, Donald Sylvester
Joker, Alan Robert Murray
1917, Oliver Tarney and Rachael Tate
Once Upon a Time in Hollywood, Wylie Stateman
Star Wars: The Rise of Skywalker, Matthew Wood and David Acord

Best Achievement in Visual Effects
Avengers: Endgame, Dan DeLeeuw, Russell Earl, Matt Aitken and Dan Sudick
The Irishman, Pablo Helman, Leandro Estebecorena, Nelson Sepulveda-Fauser and Stephane Grabli
The Lion King, Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones and Elliot Newman
1917, Guillaume Rocheron, Greg Butler and Dominic Tuohy
Star Wars: The Rise of Skywalker, Roger Guyett, Neal Scanlan, Patrick Tubach and Dominic Tuohy

Best Documentary Feature
American Factory (Netflix), Steven Bognar, Julia Reichert and Jeff Reichert
The Cave (National Geographic), Feras Fayyad, Kirstine Barfod and Sigrid Dyekjaer
The Edge of Democracy (Netflix), Petra Costa, Joanna Natasegara, Shane Boris and Tiago Pavan
For Sama (PBS), Waad al-Kateab and Edward Watts
Honeyland (Neon), Ljubo Stefanov, Tamara Kotevska and Atanas Georgiev

Best Documentary Short Subject
In the Absence, Yi Seung-Jun and Gary Byung-Seok Kam
Learning to Skateboard in a Warzone (If You're a Girl), Carol Dysinger and Elena Andreicheva
Life Overtakes Me, John Haptas and Kristine Samuelson
St. Louis Superman, Smriti Mundhra and Sami Khan
Walk Run Cha-Cha, Laura Nix and Colette Sandstedt

Best Animated Feature Film
How to Train Your Dragon: The Hidden World (Dreamworks), Dean DeBlois, Bradford Lewis and Bonnie Arnold
I Lost My Body (Netflix), Jérémy Clapin and Marc du Pontavice
Klaus (Netflix), Sergio Pablos, Jinko Gotoh and Marisa Román
Missing Link (United Artists Releasing), Chris Butler, Arianne Sutner and Travis Knight
Toy Story 4 (Pixar), Josh Cooley, Mark Nielsen and Jonas Rivera

Best Animated Short Film
Dcera (Daughter), Daria Kashcheeva
Hair Love, Matthew A. Cherry and Karen Rupert Toliver
Kitbull, Rosana Sullivan and Kathryn Hendrickson
Memorabl, Bruno Collet and Jean-François Le Corree
Sister, Siqi Song

Best Live Action Short Film
Brotherhood
Nefta Football Club
The Neighbors' Window
Saria
A Sister

Best International Feature Film
Corpus Christi (Poland)
Honeyland (North Macedonia)
Les Misérables (France)
Pain and Glory (Spain)
Parasite (South Korea)

#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 23 maggio 2019

Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi

Intro: Dopo averlo visto la prima volta al cinema 2 anni fa in Australia, ero rimasto con la voglia di rivederlo per vedere se, con una seconda visione, mi sarei un po' chiarito le idee su questa pellicola.
Film 1595: "Star Wars: The Last Jedi" (2017) di Rian Johnson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ricordavo che il tono fosse diverso da quello dei precedenti capitoli della saga e che, anche per questo, "Star Wars 8" fosse stato criticato dai fedelissimi George Lucas e i suoi personaggi. Personalmente trovo il risultato ottenuto da Rian Johnson piuttosto godibile e, francamente, un po' di umorismo non mi pare che guasti. Poi, sì, "The Last Jedi" non è il mio preferito di tutta la compagnia dei 100.000 del franchise, ma ciò non vuol dire che il risultato finale non sia buono;
visivamente curatissimo e bellissimo, narrativamente a tratti un po' lento, nel complesso questo ottavo episodio funziona bene e fa da ponte verso quel "The Rise of Skywalker" conclusivo che andrà a porre la parola fine anche a questa terza trilogia dedicata a "Star Wars". Che poi, ce n'era veramente bisogno di un'ulteriore estensione della già ampiamente sfruttata avventura? Apparentemente sì, visti gli incassi e la reazione entusiasta dei fan. Sono sicuro che anche con il prossimo capitolo le cose non mancheranno di andare alla grande, fosse anche solo per il fatto che tornerà J.J. Abrams a regia e sceneggiatura.
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Cast: Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Andy Serkis, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Kelly Marie Tran, Laura Dern, Benicio del Toro, Billie Lourd.
Box Office: 1.333 miliardi
Vale o non vale: L'avventura è sempre emozionante e il film è bello da vedere e intrattiene alla perfezione, dosando in maniera intelligente azione, colpi di scena e l'inevitabile effetto nostalgia per la scomparsa dell'iconica Carrie Fisher. Un pochino lento qualche passaggio, ma lo si perdona grazie a una dose inaspettata di umorismo bizzarro e stravagante che non manca di fare centro.
Premi: Candidato a 4 Oscar (colonna sonora, effetti speciali, mixaggio e montaggio sonoro) e 2 BAFTA (sonoro ed effetti speciali).
Parola chiave: Supreme leader.

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Bengi

venerdì 15 dicembre 2017

Star Wars: Gli ultimi Jedi - Tutto quello che c'è da sapere

Star Wars: The Last Jedi (also known as Star Wars: Episode VIII – The Last Jedi) is a 2017 American epic space opera film written and directed by Rian Johnson. It is the second film in the Star Wars sequel trilogy, following Star Wars: The Force Awakens (2015). The film is produced by Lucasfilm and distributed by Walt Disney Studios Motion Pictures. It stars Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Andy Serkis, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, and Gwendoline Christie in returning roles, with Kelly Marie Tran, Laura Dern, and Benicio del Toro joining the cast. It also marks the final performance of Fisher, who died in December 2016, with the film being dedicated in her honor.
A sequel, provisionally titled Star Wars: Episode IX, is scheduled for December 20, 2019.


Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, è un film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson.
Prodotto dalla Lucasfilm e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, è l'ottava pellicola della saga di Guerre stellari e il secondo della cosiddetta Trilogia sequel dopo Star Wars: Il risveglio della Forza, ed è interpretato da Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Andy Serkis, Benicio del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran. Il film è ambientato immediatamente dopo gli eventi de Il risveglio della Forza.


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Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1290 - Rogue One
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lunedì 22 giugno 2015

Film 957 - Jurassic Park III

Preparativi per "Jurassic World" parte 3: ci siamo quasi!

Film 957: "Jurassic Park III" (2001) di Joe Johnston
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il solo capitolo che mi era rimasto nonché il solo che mi fosse ancora totalmente nuovo. "Jurassic Park III" è, infatti, l'unico titolo del franchise che non avevo mai visto né avevo sentito il bisogno di vedere, intuendo senza necessità di verifica che si trattasse del capitolo più debole della saga. E così è.
Se già col precedente "Il mondo perduto - Jurassic Park" la sensazione è che si fosse più interessati a creare un prodotto horror leggermente splatter, qui la cosa si fa decisamente più concreta: non siamo neanche atterrati sull'isola che già c'è scappato il morto! I dinosauri, poi, si sono evoluti e non solo sono maledettamente intelligenti e furbi, ma comunicano tra loro rendeno di conseguenza le cose più difficili fin dal principio.
L'intreccio di questo terzo "Jurassic Park" è abbastanza semplice: i genitori (William H. Macy, Téa Leoni) disperati di un ragazzino accidentalmente finito su Isla Sorna convincono con l'inganno il qui ritrovato Dottor Grant (Sam Neill) ad accompagnarli sull'isola con la scusa di una gita turistica in aereo del sito giurassico. Una volta atterrato - e dimezzato nell'equipaggio - il gruppo dovrà cercare Eric (Trevor Morgan), ma soprattutto combattere per sopravvivere alla ferocia della natura selvaggia. Non da ultimo, un nuovo gigantesco antagonista si profila all'orizzonte, perfino più agguerrito del T.rex: uno spinosauro.
Nonostante tutti questi nuovi elementi e ritorni di cast (un cameo anche per Laura Dern), la storia non riesce davvero a convincere fino in fondo. Siamo di fronte ad un blockbuster prima della revisione del genere, un titolo ancora ancorato ai vecchi standard di qualità relativamente a sequel e reboot: la storia non ha più di tanto importanza, quello che conta è riportare gli spettatori al cinema. Se, dunque, tradire le originali intenzioni è un silenzioso dato di fatto, bisogna arrendersi a ciò che "Jurassic Park III" può offrire: l'ennesima, pericolosa avventura in un mondo di dinosauri ormai diventati eccellenti carnefici, un film in cui ciò che viene mostrato e più di quanto venga raccontato.
Non è un caso, quindi, che si moltiplichino le nuove specie riportate in vita, con l'ombra di uno pteranodonte addirittura in locandina, a sancire il nuovo arrivo nella squadra; come non è un caso che, a corto di idee, si torni all'origine e si riporti al ruolo di protagonista Grant, a sancire una specie di benedizione dall'alto: torna l'eroe originale e anche se Spielberg ha abbandonato la nave (solo in regia), questo terzo episodio ha ragione di esistere in vista di un collegamento con il più fortunato originale. A 14 anni di distanza da questa pellicola, invece, non si poteva far altro che cambiare tutto e lanciarsi in un'operazione di ricostruzione totale, ovvero un sequel che è al contempo reboot: ecco una delle chiavi del successo globale di "Jurassic World", capace di svestire i panni ormai quasi caricaturali che caratterizzano l'ultimo episodio della saga, in favore di una veste più moderna e dinamica, ma profondamente connessa al primo capitolo.
Dunque, senza sorprese, "Jurassic Park III" è più un titolo-giocattolo per chi ha amato gli altri due film - una scusa per portare nuovamente al cinema i meravigliosi dinosauri ricreati grazie ad effetti speciali fantastici - che una nuova avvincente avventura da seguire. Si sa già che la Isla richiederà le sue vittime sacrificali e i pochi che sopravviveranno saranno eternamente scossi dall'esperienza, eppure straordinariamente incolumi senza una buona (o scientifica) ragione. Ma tant'è, qui vale di più l'aspetto ludico e lo si capisce fin dall'inizio: l'importante è far pace con la cosa fin da subito.
/ Ps. Il cast è composto da Sam Neill, William H. Macy, Téa Leoni, Alessandro Nivola, Trevor Morgan, Michael Jeter, Laura Dern, Bruce A. Young.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $368.8 milioni
Consigli: Abbandonata la regia, Spielberg rimane produttore e affida la sua creatura cinematografica in mani decisamente nuove (perfino Alexander Payne prende parte alla stesura della sceneggiatura), per un risultato finale più fiacco dei precedenti. Il cast è per metà nuovo, ma riporta in scena i due principali protagonisti del primo film, sucitando un discreto effetto nostalgia che però non basta a far dimenticare a chi guarda la sensazione di star assistendo più ad un'operazione 'spilla soldi' che ad una storia che valesse davvero la pena di vedere. Oh, sì, gli effetti speciali sono belli e i nuovi dinosauri affascinanti, ma il fatto di avere lo zoo più eccentrico del mondo non basta a fare un film. E la cosa alla lunga si avverte. In definitiva, quindi, "Jurassic Park III" è il capitolo più evitabile della serie, quello che, per capirsi, si può anche non vedere. Per completezza può aver senso dargli una possibilità, specialmente se si è affezionati alla saga, ma diciamo che non è assolutamente necessario averlo nella propria filmografia.
Parola chiave: Uova di raptor.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 20 giugno 2015

Film 953 - Jurassic Park

"Jurassic World" era alle porte e non potevo andarlo a vedere al cinema senza recuperare la precedente trilogia, della quale tra l'altro mi mancava ancora il terzo capitolo. Dunque mi sono messo subito all'opera per rimediare!

Film 953: "Jurassic Park" (1993) di Steven Spielberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Niente da fare, capolavoro. Fantastico anche a 22 anni di distanza, ugualmente di intrattenimento nonostante le innumerevoli volte in cui l'ho visto e rivisto. Senza contare l'effetto nostalgia che questa visione mi ha scatenato.
Bei tempi, bei ricordi, ma soprattutto bei dinosauri che Spielberg riesce a portare sullo schermo con l'aiuto di ricostruzioni meccaniche e, per niente scontato, di effetti speciali digitali che sono qualcosa di pazzesco. Come i tre dottori Grant, Sattler e Malcolm (Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum) anche noi spettatori rimaniamo pietrificati di fronte allo spettacolo che il parco di Hammond (Richard Attenborough) riesce ad offrirci, tra meraviglie gigantesche e pericolosissime, ma soprattutto spettacolari da vedere nel '93 come nel 2015 (chapeau!). Francamente ancora oggi guardo "Jurassic park" non solo con ammirazione, ma con rinnovato stupore per la qualità di quanto è riuscito a mettere in scena Spielberg, all'epoca ormai lanciassimo nell'olimpo della cinematografia mondiale (oggi, tra le alte cose, è il 40esimo anniversario dell'uscita nelle sale americane de "Lo squalo", un altro suo capolavoro).
E' vero, la saga verrà un po' rovinata dai successivi due episodi, eppure grazie a questo primo eccellente titolo, il 'parco giurassico' è riuscito ad entrare nell'immaginario collettivo in maniera così potente e radicata da suscitare interesse anche vent'anni dopo la sua uscita, con un ritorno nelle sale nel 2013 delle riedizione della pellicola in 3D, espediente (pro nostalgici, ma anche pro portafoglio) che ha fatto incassare altri 95 milioni di dollari, da aggiungere ad un bottino già ricco e, così, lievitato oltre il miliardo di incasso. Cifre mostruose, forse non a caso.
Tra l'altro, curioso, il gioco a specchio tra realtà e finzione, parco di divertimenti e franchise, un mix di elementi che spazia tra il cinematografico e il reale, dato che le attrazioni su "Jurassic Park" esistono davvero (per esempio agli Universal Studios di Osaka, in Giappone), come esiste un merchandise ufficiale legato al film e al logo di quest'ultimo sia nella realtà che all'interno del film. Una sorta di marketing nel marketing, forse più efficace perfino del product placement. Interessante.
Comunque, al di là di possibili approfondimenti di studio, "Jurassic Park" rimane una delle pietre miliari dei blockbuster, uno dei titoli più conosciuti e riconoscibili di sempre, una delle pellicole più iconiche della filmografia di Spielberg. Per me, davvero, un capolavoro.
Ps. 3 Oscar: Miglio sonoro, effetti sonori ed effetti speciali.
Pss. Nel cast Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Richard Attenborough, Bob Peck, Martin Ferrero, B.D. Wong, Samuel L. Jackson, Wayne Knight, Ariana Richards, Joseph Mazzello.



Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $1,029,939,903
Consigli: Effetti speciali da urlo, colonna sonora di John Williams stupenda e indimenticabile (tanto che la replicheranno praticamente in ogni film successivo della saga), un cast che con questa pellicola ha certamente trovato un suo spazio all'interno del mondo cinematografico. Spielberg porta al cinema Michael Crichton e lo rende indimenticabile grazie ad un'esperienza visiva da ammirare e da cui essere spaventati. Oltre che, perché no, un'idea dalle implicazioni su cui riflettere bene (ancora oggi). Insomma, un film da vedere e rivedere, da cui lasciarsi inquietare e divertire. Un tuffo nel passato che, a più di vent'anni di distanza, fa ancora la sua eccelsa figura.
Parola chiave: DNA.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 22 ottobre 2014

Film 799 - Colpa delle stelle

Attendevo veramente tanto di vedere questa pellicola, molto curioso soprattutto visto l'enorme successo in patria sia al botteghino che di critica. Shailene Woodley: è nata una stella (gemella con Jennifer Lawrence)?

Film 799: "Colpa delle stelle" (2014) di Josh Boone
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "The Fault in Our Stars" è la storia d'amore di due adolescenti malati di cancro che, nonostante le avversità, affrontano la loro vita a testa alta.
Anche senza aver visto il film si capisce fin da subito che ciò che la pellicola mostrerà sarà non solo molto triste, ma anche molto toccante. Ed è effettivamente così! Il racconto è una montagna russa di emozioni che spazia dalle buone battute, alle sorprese romantiche, alla matura consapevolezza di sé e la straziante verità della malattia. Il senso di frustrazione e impotenza, la bella personalità dei due protagonisti e il sogno di un amore vero, forte, completo e che completa sono tutti elementi di cui la trama è impregnata e che affronterà durante i 126 minuti di tour emotivo in cui lo spettatore è coinvolto.
Shailene Woodley e Ansel Elgort sono due bei giovani normali in cui non si fatica ad identificarsi, due ragazzi malati, ma che affrontano le stesse tappe adolescenziali di chiunque di noi, con l'aggravante di un timer velocissimo che corre sopra le loro esistenze. Entrambi consapevoli della loro condinzione, decidono comunque di lasciarsi avvolgere dall'amore che sorprendentemente li ha trovati e uniti, affrontando insieme un percorso di dolcezza e dolore che, inutile dirlo, avrà un epilogo straziante.
Insomma, questo "Colpa delle stelle" sembrerebbe facilmente incasellabile in quella categoria che è il film drammatico-romantico per ragazzine adolescenti, eppure è troppo riduttivo liquidarlo così. Innanzitutto perché l'approccio narrativo è molto più maturo del solito, ben costruito nel presentare i personaggi, approfondendo le dinamiche famigliari e sociali senza mai evitare il confronto diretto con le tematiche scomode che le premesse di questa storia portano necessariamente. Poi perché la realizzazione è molto meno scontata di un qualsiasi prodotto commerciale facile facile composto da amore adolescenziale + dramma apparentemente irrisolvibile + lieto fine che spazza via ogni preoccupazione. Qui, diversamente, si è barattata la tranquillità della buona notizia standard dell'happy ending con qualcosa di più vero, anche se doloroso, che rende l'esperienza di quasto film più interessante in quanto più plausibile e vera.
In questo credo risieda uno dei segreti del successo di "Colpa delle stelle", insieme al fatto che è tratto da un best seller (di John Green), racconta una straziante storia romantica e i suoi protagonisti sono tutti piuttosto popolari al momento: Nat Wolff appena visto in "Matricole Dentro o Fuori", "Palo Alto" e "Comportamenti molto... cattivi"; Ansel Elgort (che ha all'attivo solo 4 film e un in produzione!) cavalca un'onda fortunata: è presente in "Lo sguardo di Satana - Carrie", il nuovo film di Jason Reitman "Men, Women & Children" e nella nuova saga per teenagers che ha lanciato la sua compagna di set Shailene Woodley (che ha già una nomination ai Golden Globe all'attivo per "Paradiso amaro"), ovvero "Divergent" e il prossimo "Insurgent". I 3 ragazzi, insomma, sono stati scelti sapientemente sia a livello di richiamo per il pubblico sia considerando che non sono niente male a recitare.
Per concludere direi che "The Fault in Our Stars" è un buon titolo drammatico e, sottolineerei, non solo per teenagers. La scelta di come presentare la malattia e il modo in cui i protagonisti la vivono non è certamente originale, eppure in questa storia c'è qualcosa di magnetico e molto personale, una scintilla che si avverte fin dall'inizio della narrazione e che certamente ha contribuito a rendere questo prodotto così di successo da risultare già un cult del suo genere. Sia Hazel o sia Shailene poco importa, perché il risultato è molto superiore a qualsiasi prodotto simile e finisce inevitabilmente per catturare attenzione e cuore dello spettatore. Forte, duro, romantico eppure da rivedere al più presto.
Box Office: $303,285,269
Consigli: E' una storia d'amore, è su due adolescenti e parla di malattia terminale. Non è allegra, eppure il film è in grado anche di divertire. Che il dramma sia dietro l'angolo lo sanno anche i muri e si aspetta, temendolo, il momento in cui comincerà la discesa. E questa storia sa come colpire. Il finale è molto triste e ti fa pensare, inevitabilmente, a quanto ti strappa il cuore dal petto veder morire una persona che ami. Non ci sono parole che confortino né situazioni che distraggano da un dolore così totale da lasciarti senza fiato. E così sarà anche per i protagonisti di questa storia dolceamara, ma che vale la pena vedere. Io lo consiglio, perché è un bel film, perché non gioca a far pena allo spettatore e perché non si tradisce con l'evolversi della trama. Bisogna essere preparati, eppure ogni tanto di queste storie ce n'è bisogno. Shailene Woodley e Ansel Elgort sono una coppia di attori molto promettenti.
Parola chiave: "Un'Imperiale Afflizione".

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Bengi

mercoledì 6 febbraio 2013

Film 502 - The Master

Una pellicola che volevo assolutamente vedere!


Film 502: "The Master" (2012) di Paul Thomas Anderson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: "The Master" è davvero un film molto strano. Quando sono uscito dalla sala, la prima cosa a cui ho pensato è stata: "Non ho capito niente". Il che è stato piuttosto frustrante.
Sulla via di casa, però, con la mente occupata da 100 pensieri, sono stato costretto a confrontarmi con una pellicola che mi ha davvero spiazzato, lasciandomi ben più di un interrogativo. Come facevo a spiegare cosa avevo visto a Leandro, che mi chiedeva una sintesi? Ebbene a distanza di quasi un mese faccio fatica ancora oggi a mettere in parole il mio pensiero, tanto è confuso.
Innanzitutto non è la storia di Scientology, ma prende spunto. Quindi quando sono stato al cinema ho capito man mano che mio padre mi aveva venduto una balla; di conseguenza, aspettandomi tutt'altro, sono rimasto ulteriormente spaesato. La storia, che si basa solo parzialmente su quel L. Ron Hubbard che ha fondato Scientology, racconta le tre vite che si intrecciano di Freddie Quell/Joaquin Phoenix, Lancaster Dodd/Philip Seymour Hoffman e Peggy Dodd/Amy Adams (tutti e tre candidati all'Oscar come migliori attori), in particolare concentrandosi sul primo, reduce dalla seconda Guerra Mondiale, che rimane affascinato e sedotto da una setta religiosa, la Causa, e dal suo capo spirituale (Seymour Hoffman).
I tormenti di Freddie, arrabbiato con il mondo e incapace di condurre una vita 'equilibrata', sembrano vedere finalmente un momento di pace quando si sottopone alle cure del "santone", motivo che lo spingerà sempre di più a mettersi nelle mani e al servizio di quella che diventerà poi la sua guida e punto di riferimento. La sua violenza ed irrequietezza, però, riaffioreranno fino a quando non sentirà il bisogno di allontanarsi dalla famiglia dei Dodd per un lungo periodo. Farà ritorno, ma solo per un brevissimo momento.
Questo, a grandi linee, quello che succede. Il resto, sia a livello di contenuti che di dialoghi, mi rimane spesso difficile da afferrare. Premesso che provo un mix di diffidenza, disprezzo e miscredenza nei confronti di questi soggetti "detentori di verità assolute", ho tentato di approcciarmi alle figure umane qui rappresentate prescindendo dai miei naturali pregiudizi. Eppure non ho provato alcuna simpatia, né sentimento di coinvolgimento verso alcuno di loro. Né sono riuscito a capire il perchè di tanta fiducia riposta in una persona che evidentemente non sa quello che dice (il secondo libro di Dodd finirà per scontrarsi con quanto asserito nel primo). Ponendomi in particolare questa domanda, ho supposto che l'intento nel raccontare questa storia fosse anche di mettere in luce la necessità delle persone di avere una guida nella vita, di potersi aggrappare a qualcosa di concreto e certo, di poter riporre la fiducia in qualcun altro che possa mostrare un sentiero sicuro e già pronto per essere percorso senza alcun rischio per sé stessi.
Mi sono chiesto, però, quale fosse la chiave di lettura di un personaggio come quello di Freddy. Disagiato, introverso, manesco a tratti sembra quasi ritardato. E' fedele spalla, braccio destro (violento) di una figura-pilastro della comunità pseudo-religiosa e certamente personaggio controverso davvero ben interpretato da Phoenix (zoppica, è stropicciatissimo, magrissimo e sembra sempre stia lì lì per crollare su sé stesso). Però, sarò molto sincero, mi sfuggiva moltissimo di questo personaggio. Cosa pensa? Perchè è ridotto così? E' pazzo? Rimane con i Dodd solo per convenienza o ci crede davvero anche lui nella Causa? Wikipedia è corsa in mio aiuto: "
Freddie Quell is a sex-obsessed alcoholic World War II veteran suffering from post-traumatic stress disorder and struggling to adjust to a post-war society". 
Quindi, a questo punto si può dire che, a maggior ragione, Freddie necessita più di altri di una figura-guida a cui affidarsi completamente, ripagando i momenti di pace ottenuti grazie alle "terapie" di Dodd con la sua più cieca e totale fedeltà. Chiaramente l'instabilità mentale del personaggio lo porterà ad agire in maniera più volte sconsiderata.
E' quindi un film sulla guerra, quello di Paul Thomas Anderson? E' un racconto sui traumi del ritornare ad un quotidiano che non esiste più dopo gli orrori di campi di battaglia e trincee? E' l'analisi di una follia (personale e collettiva) che critica la tendenza umana ad affidarsi a qualcuno o qualcos'altro per affrontare le prove della vita? O è una rappresentazione nel bene e nel male di queste sette religiose oggi anche abbastanza comuni?
Sono dell'idea che un film debba sempre suscitare qualche domanda in chi guarda, proporre interrogativi o comunque stimolare un dibattito - con sé stessi e con gli altri - che possa stimolare, in qualche modo. Qui non so se davvero si possa dire che le domande che rimangono in testa stimolino alcunché di sensato. La cosa che più mi chiedo ancora riguardo a "The Master" è: ma che cosa voleva dire?
Consigli: Di certo è un film che vale molto per le performance degli attori (c'è anche Laura Dern) e la Adams riesce nell'interpretazione di un personaggio brutto (e che a tratti mi ha destabilizzato) in maniera precisa ed efficace. Phoenix e Seymour Hoffman adattissimi alle loro parti valgono da soli la visione. Ma non è certo una pellicola facile e lascia molte perplessità. Non mi ha convinto, nell'insieme e non la rivedrei.
Parola chiave: Esperimenti.



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Ric

giovedì 17 febbraio 2011

Film 219 - Vi presento i nostri

Di leggerezza in leggerezza...


Film 219: "Vi presento i nostri" (2010) di Paul Weitz
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Alessandro
Pensieri: Con tre nomination ai Razzie Award di quest'anno e una trama scritta probabilmente da un bambino delle elementari, questo Focker n°3 non si può che definire apertamente brutto. Giunti al terzo capitolo della saga (poi basta con i 3 però!), l'incasso non delude, ma tutto il resto sì.
Rispetto al primo "Ti presento i miei" ($295,500,000) e al secondo "Mi presenti i tuoi?" ($432,667,575) questo "Vi presento i nostri" ha, sì, racimolato fino ad oggi $306,533,490, ma non si può dire sia certo perchè è un film ben realizzato...
Ben Stiller pare abbia esaurito la carica simpatica (magari anche lui si è un po' rotto le palle di questa serie), Teri Polo è frigida, Owen Wilson di un'antipatia infinita, Jessica Alba inutile quanto in altri pochissimi ruoli della sua carriera, Laura Dern in un cameo imbarazzante, Barbra Streisand chiassona e quasi ciociaresca, Dustin Hoffman, Robert De Niro e Blythe Danner (che pure lei ha una parte misera) sono gli unici a non essere del tutto fuori luogo o irritanti.
Male, male, male. Non si ride mai, non ci si commuove, non ci si diverte, non si vede nulla di nuovo, non è chiaro perchè il candidato all'Oscar Paul Weitz si sia dedicato a questa regia, non si capisce il perchè di questo ennesimo capitolo di una saga già tramortita col secondo. Si spera che non sia in cantiere anche una quarta avventura...
Film 1627 - Meet the Parents
Film 1628 - Meet the Fockers
Film 219 - Vi presento i nostri
Consigli: Mah, lasciate stare...
Parola chiave: Banalità.


#HollywoodCiak
Bengi