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domenica 28 agosto 2022

Film 2127 - Working Girl

Intro: Mi è tornato in mente qualche settimana fa e mi è subito venuta voglia di farlo recuperare a Ciarán, che non lo aveva mai visto.

Film 2127: "Working Girl" (1988) di Mike Nichols
Visto: dal computer di Ciarán
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: per quanto in inglese mi sia risultato ancora più difficile comprendere gli aspetti finanziari della storia, il fascino di questa commedia romantica diretta da Mike Nichols rimane evidente ancora oggi.
Divertente, ben recitato, con due personaggi femminili di grande impatto a trainare la baracca e due attrici innegabilmente magnifiche - nonché uno dei momenti di rivincita più soddisfacenti della storia del cinema quando Katharine (Weaver) non è in grado di spiegare che cosa abbia ispirato l'idea per il progetto - "Working Girl" è certamente uno dei titoli anni '80 più riusciti e ad oggi ancora attuali.
Film 250 - Una donna in carriera
Film 2127 - Working Girl
Cast: Melanie Griffith, Harrison Ford, Sigourney Weaver, Alec Baldwin, Joan Cusack, Zach Grenier, Oliver Platt, Kevin Spacey, Olympia Dukakis.
Box Office: $103 milioni
Vale o non vale: Sicuramente da vedere (e rivedere!). Un ottimo esempio di cinema leggero, ma con una solida idea alle spalle e un cast pazzesco.
Premi: Vincitore dell'Oscar per la Miglior canzone originale ("Let the River Run" di Carly Simon) su 6 nomination totali (Miglior film, regia, attrice protagonista per Griffith e attrici non protagoniste per Weaver e Cusack); 3 nomination ai BAFTA per Miglior attrice, attrice non protagonista (Weaver) e canzone originale; 4 Golden Globe vinti su 6 nomination (film, attrice protagonista per Griffith, attrice non protagonista per Weaver e canzone originale). 1 Grammy vinto per Best Song Written Specifically for a Motion Picture or Television.
Parola chiave: Agenda.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 30 luglio 2019

Film 1636 - Fottute!

Intro: Lo avevo iniziato in aereo quando sono partito per l'Australia e mai finito. Ne ho approfittato una mattina al Takarakka.
Film 1636: "Mystic River" (2017) di Jonathan Levine
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che fossi rimasto particolarmente colpito dalla prima parte che avevo visto in aereo, in ogni caso ormai lo avevo iniziato ed ero rimasto con la curiosità di finirlo. Inoltre adoro Goldie Hawn e Amy Schumer mi fa ridere a sufficienza, per cui avevo pensato di dare a questa pellicola una seconda chance. Non dico immeritata, ma sicuramente "Fottute!" - o "Snatched" in inglese - non è una gran commedia e il fatto che l'abbia vista in italiano non ha certo aiutato. Diciamo che tra tutti i copioni che la Hawn avrà avuto a disposizione questo non è stata la scelta più intelligente, anche se trovo la nomination ai Razzie come Peggior attrice non protagonista onestamente immeritata. Ciò detto, la pellicola non è niente di che e il titolo italiano è osceno (non per la parola volgare, ma per il fatto che si decida a prescindere di bollare questo prodotto come falsamente provocatorio, come se bastasse una parolaccia per attirare i giovani al cinema...).
Cast: Amy Schumer, Goldie Hawn, Joan Cusack, Ike Barinholtz, Wanda Sykes, Christopher Meloni, Randall Park, Tom Bateman, Óscar Jaenada.
Box Office: $60.8 milioni
Vale o non vale: Dimenticabile ed innecessario, un peccato che un'attrice come Goldie Hawn lo abbia scelto come ritorno sul grande schermo dopo 15 anni di assenza. Poi, se proprio volete vederlo, sappiate che non è niente di che.
Premi: Nomination come Peggior attrice non protagonista per Goldie Hawn ai Razzie Awards.
Parola chiave: Non rimborsabile.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 19 agosto 2016

Film 1196 - Non per soldi... ma per amore

Pellicola cult di fine anni '80 che non avevo mai visto: urgeva recupero!

Film 1196: "Non per soldi... ma per amore" (1989) di Cameron Crowe
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Commedia romantica che ha fatto un pezzo di storia del genere, questo "Say Anything..." è un titolo carino, molto giovane e certamente molto, molto anni '80.
Certe parti le ho trovate un po' bizzarre, a dire il vero, come quando il padre chiede a Diane (Ione Skye) riguardo alla sua relazione appena diventata biblica con Lloyd (John Cusack) o come quando, sempre il padre, le dice di regalare una penna come dono di addio per il ragazzo. Stramberie a parte, comunque, il film è piacevole e non manca di centrare certe questioni molto vere sulla natura delle relazioni e il dolore della loro fine; più inusuale per la commedia romantica, invece, la trama parallela che coinvolge (sempre) il padre e lo vede implicato in un'indagine da parte del fisco che ritiene si sia appropriato di soldi sottraendoli alla casa di cura che possiede e presso cui lavora assieme alla figlia. Accuse che - ancora più inaspettato per le tinte pastello solitamente comuni a questi prodotti - si dimostreranno vere.
"Non per soldi... ma per amore" quindi, pur non rivoluzionando il genere, si appropria comunque di un linguaggio molto personale e lo fa anche attraverso la caratterizzazione dei personaggi - ben approfondita - che sicuramente ha in Lloyd il suo punto di forza. Cusack è davvero perfetto per il ruolo, misto faccia da schiaffi-imbambolato, e non penso sia un caso che tra i suoi ruoli successivi ci sia stato anche quello di Rob Gordon in "Alta fedeltà".
Insomma, risulato positivo ed grande effetto nostalgia per gli 80s.
Ps. Tra i vari personaggi secondari e cameo, troviamo dei giovanissimi Lili Taylor, Jeremy Piven e Joan Cusack (sorella del protagonista).
Cast: John Cusack, Ione Skye, John Mahoney, Lili Taylor, Polly Platt, Bebe Neuwirth, Pamela Adlon, Jeremy Piven, Eric Stoltz, Philip Baker Hall, Joan Cusack, Dan Castellaneta.
Box Office: $21.5 milioni
Consigli: Commedia romantica del all'epoca esordiente alla regia Cameron Crowe (Oscar per la sceneggiatura di "Quasi famosi"), "Non per soldi... ma per amore" è un titolo di culto del genere che vede la scena con lo stereo portatile scolpita nell'immaginario collettivo. Pellicola sui sentimenti, l'amore giovanile e le scelte che potrebbero cambiare la vita, la storia segue le vicende dei due innamorati Diane e Lloyd e la loro ricerca di un equilibrio relazionale post estivo. Perché si sa che le storie nate in estate non hanno vita breve. O no?
Parola chiave: Boombox.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 10 febbraio 2015

Film 874 - Toy Story 3 - La grande fuga

Forse era ora di recuperarlo...

Film 874: "Toy Story 3 - La grande fuga" (2010) di Lee Unkrich
Visto: dal computer di Rosita
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Rosita, Pierluca
Pensieri: In occasione degli Oscar del 2011 avevo iniziato questa pellicola senza però trovare il tempo per terminarla, finendo così per lasciare questo terzo episodio di uno dei film d'animazione più rivoluzionari di sempre incompiuto. Non so perché avessi perso l'entusiasmo, ma per guardare il secondo tempo proprio non mi sembrava di avere il tempo. Così sono passati 4 anni e di "Toy Story 3" più nessuna traccia.
All'inizio di questo 2015, invece, una cena con film è stata la scusa perfetta per recuperarlo e dargli la chance che sinceramente questo film meritava. Uno dei pochissimi titoli d'animazione candidato anche a Miglior film agli Oscar, questa pellicola è riuscita a portarsi a casa 2 statuette su 5 candidature (Miglior film d'animazione e Miglior canzone), riuscendo nella non facile impresa di tornare sul grande schermo a 11 anni dal secondo episodio del franchise e facendo letteralmente il botto. Grandissimo successo di critica e pubblico, una valanga di premi e un incasso mondiale che supera il miliardo di dollari, questo "Toy Story 3 - La grande fuga" è, di fatto uno dei titoli d'animazione che ha incassato di più nella storia del cinema (era primo, ma è stato sorpassato da "Frozen").
Devo dire che il successo ottenuto qui è assolutamente meritato, la storia è - come spesso ci ha abituato la Pixar - geniale, divertente, spassosa e assolutamente originale, in grado di raccogliere lo spirito dei precedenti due titoli riuscendo però a modernizzare il franchise facendogli fare un balzo di un decennio che non soffre di assurdità o boiata, ma anzi consegna alla nuova generazione dei più piccoli una nuova saga a cui affezionarsi.
Insomma, recuperato il giusto spirito, ho davvero visto volentieri questo terzo "Toy Story". Riaffacciarsi al mondo dei giocattoli vivi, rivedere Buzz e Woody, giocare un'altra volta con Mr. e Mrs. Potato e Rex e soprattutto godersi i numerosi siparietti comici di Ken e Barbie è stato un vero piacere, nonché un personale tuffo nel passato. Forse non lo avrei premiato per la Miglior canzone originale - va detto che quell'anno non c'era davvero nulla di particolarmente forte in competizione -, ma in generale questo film d'animazione è assolutamente un piacere da seguire, anche per gli occhi.
Ps. In Italia sono molti i nomi noti che hanno doppiato il film, a partire da Fabrizio Frizzi (che fin dal primo titolo è stato la voce di Woody) e Massimo Dapporto (Buzz Lightyear). Tra i più famosi Ilaria Stagni, Fabio De Luigi, Claudia Gerini, Gerry Scotti, Giorgio Faletti.
Box Office: $1.063 miliardi
Consigli: La saga di "Toy Story" è ormai un cult e questo terzo capitolo (a cui si aggiungerà un quarto nel 2017) è assolutamente degno dei suoi predecessori.
Ormai destinati al disuso, i giocattoli di Andy vengono portati presso un asilo nido dove saranno in grado di rifarsi una vita, ovvero ritrovare il loro scopo. Woody, inizialmente conservato da Andy, finirà per tentare di salvare i suoi amici dalla migrazione forzata verso l'asilo che, inizialmente, si rivelerà però una specie di paradiso dei giocattoli gestito da Lotso Grandi Abbracci, un vecchio orso rosa. Naturalmente le insidie sono dietro l'angolo, perché come è immaginabile la facciata idilliaca sarà presto sostituita con quella più reale e che causerà non pochi problemi al gruppo di giocattoli. Non mancheranno quindi le avventure e ancora una volta il gruppo dovrà rimanere unito per ritrovare i suoi punti di forza dopo tanta incertezza e sfiducia.
Come si capisce, quindi, un film per bambini che affronta numerose tematiche anche più adulte, come l'abbandono, il capire quale sia il proprio posto, ma anche l'importanza del riciclo (i giocattoli donati da Andy faranno felice un'altra bambina). Tutto sommato, però, "Toy Story 3 - La grande fuga" è anche la scelta perfetta per quegli adulti di oggi che tempo fa avevano apprezzato il primo film del '95 o per chi volesse scoprire un trilogia che è sicuramente tra le migliori che l'animazione in computer grafica abbia prodotto.
Parola chiave: Inceneritore.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 14 ottobre 2012

Film 464 - Sixteen candles - un compleanno da ricordare

E dopo "Breakfast Club" un altro cult anni '80 con metà dello stesso cast e la stessa regia. Un successo assicurato? Io e Paola eravamo fiduciosi...


Film 464: "Sixteen candles - un compleanno da ricordare" (1984) di John Hughes
Visto: dal computer di Paola
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: Mi è piaciuto? Non mi è piaciuto? Chiaro che mi è piaciuto! Probabilmente già di animo ben disposto, ho trovato davvero divertente questa ennesima commedia americana generazionale, questa volta di più disimpegno e meno confronto analitico degli adolescenti anni '80.
E comunque va bene così. Va bene perchè nonostante un incipit assurdo - la famiglia che si dimentica totalmente del sedicesimo compleanno di Samantha/Molly Ringwald - il film è divertente e autoironico, con un buon cast principale e delle spalle piuttosto divertenti (tra i futuri molto famosi si riconoscono perfettamente i fratelli Cusack, Joan e John).
Chiara fin da subito la divisione tra cool e sfigati - gli avi dei nerd di oggi -, "Sixteen candles" si potrebbe dire che mette sotto gli occhi dello spettatore quello che per noi è quotidianità narrativa: l'eterna lotta per l'ascesa sociale in un ambiente (il liceo) fatto di caste che è praticamente impossibile scardinare. E allora c'è lo sportivo più bello della scuola (Michael Schoeffling), la ragazzina al secondo anno che ne è pazzamente innamorata (la Ringwald) credendo di essere senza speranza, il magrolino sfigato che ci prova con quest'ultima credendo di sfoderare doti da grande amatore risultando però semplicemente impacciato (Anthony Michael Hall) e tutta un'altra serie di prototipi umani che conosciamo perfettamente e che, anche qui, funzionano alla grande. Il liceo, insomma, è un ambiente fertile per scatenare la fantasia.
Cercando sempre di tenere a mente contesto e periodo, direi che questo è un prodotto carino e non volgare, adatto al target cui si propone(va) e, anche se solitamente non apprezzo, carico di una certa dose di incantata innocenza che, forse, oggi tendiamo a sottovalutare. Samantha è una sognatrice - il che è un classico - ma, nonostante le gag sessuali ci siano, si capisce perfettamente che ha come unico scopo quello di riuscire quantomeno in una pomiciata con il suo bell'amato. In questo la Ringwald è perfetta e gioca la carta dell'innocenza con una naturalezza invidiabile.
Forse tutto questo tornare un po' indietro, ricordarsi che a 16 anni in fin dei conti sei ancora un ragazzo oppure condizionato un po' dai ricordi d'infanzia in cui le cornette del telefono avevano fili chilometrici per poter parlare in qualunque stanza della casa, mi hanno fatto apprezzare in maniera sincera questa pellicola. Un effetto nostalgia? Probabile. Ma "Sixteen candles - un compleanno da ricordare" è una piccola, piacevole sorpresa a prescindere da questo. Lo rivedrei.
Consigli: Perfetto esempio di prodotto teen anni '80. Parla di adolescenti in maniera ironica e si riconoscono perfettamente gag e luoghi comuni che la commedia americana di oggi utilizza in maniera disinvolta. Da riscoprire anche solo per smascherare questo aspetto. E poi è divertente!
Parola chiave: Compleanno.

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BB

giovedì 5 luglio 2012

Film 425 - Alta fedeltà

Alla ricerca di qualcosa di nuovo da vedere in una serata casalinga, ho rispolverato questo dvd che avevo comprato qualche tempo fa.


Film 425: "Alta fedeltà" (2000) di Stephen Frears
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sono rimasto folgorato da questo film. Non ricordo una visione così piacevole da non so più quanto tempo. L'ho trovato bellissimo.
Anche se non posso dire sia il mio solito genere di pellicola - un po' indie - "High Fidelity" mi ha proprio convinto: bei dialoghi, una concezione dell'amore simile alla mia, una storia interessante e un protagonista davvero azzeccato (John Cusack, che ha scritto anche la sceneggiatura tratta dal libro di Nick Hornby).
Ora faccio un attimo di autocritica. Sono consapevole che il momento che sto attraversando mi rende particolarmente sensibile a certe tematiche. Probabilmente anche solo un anno fa avrei 'capito' di meno i sentimenti o le emozioni che si riportano in questa storia. Ma adesso, per come sono cambiato, posso dire di essermi sentito davvero vicino a Rob Gordon/Cusack e, suppongo anche per questo, ho tanto gradito quanto ho visto. La richiesta di matrimonio di Rob a Laura/Iben Hjejle è una delle più belle e vere che abbia mai sentito e riflette alla perfezione ciò che credo manchi a molti di noi oggi: la capacità di renderci conto di cosa abbiamo già a dispetto di un mondo di fantasie irreali che potrebbero distrarci proprio dal vedere finalmente che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già a nostra disposizione.
Ripeto, so di essere particolarmente suscettibile all'argomento per motivazioni totalmente personali, ma per come mi sono andate le cose ultimamente, se avessi avuto la possibilità di un dialogo sincero, anche io avrei voluto dire alla persona che mi stava di fronte le stesse cose che dice Rob a Laura.
In un contesto come questo, quindi, credo sia facile capire per quale motivo io sia tanto affascinato da "Alta fedeltà". L'idea della finale, sincera maturazione e presa di coscienza del protagonista è un percorso di formazione (non scontato) che eliminerebbe alla fonte molti dei problemi di coppia del nostro presente. La frenetica necessità del ricercare sempre qualcos'altro nella speranza che sia migliore, più interessante o più stimolante ci ha reso ciechi nei confronti dei nostri veri sentimenti. Accorgersi, appunto, di avere già quello di cui si ha bisogno è un esercizio di maturità che non in molti sono capaci di fare (anche io, eh!).
Oltre, quindi, a condividere un'idea delle cose di coppia con chi è autore di quest'opera, ho trovato anche molto simpatica l'idea morbosa delle classificazioni a tutti i costi che accomuna i protagonisti (tra cui anche un giovanissimo Jack Black): una particolarità che li rende ancora più nerd.
Altra trovata carina è il flusso di coscienza traboccante che il protagonista rivolge direttamente allo spettatore guardando in macchina. Rende perfettamente il senso di intimo che il tono confidenziale delle cose riferite sottintende. Approfondisce con spessore il carattere del personaggio e lo rende ancora più simpatico agli occhi di chi guarda per le cose spesso strampalate che racconta. In questo John Cusack è davvero formidabile.
Tra gli altri attori conosciuti la sorella di Cusack, Joan ("Una donna in carriera", "In & Out"), Catherine Zeta-Jones ("Chicago"), Tim Robbins ("Mystic River"), Lisa Bonet ("I Robinson") e Lili Taylor ("Haunting - Presenze").
Insomma, lo spaccato sociale che racconta la storia è secondo me ben analizzato e rappresentato con ironia, disillusione e una certa dose di cinismo che rende il tutto un mix davvero riuscito. Un cult.
Consigli: Se è piaciuto il film bisogna recuperare assolutamente il libro. Cosa che ho tutta l'intenzione di fare.
Parola chiave: Top Five.

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Ric

lunedì 26 settembre 2011

Film 305 - I Love Shopping

Primo dei (ben!) 3 film di Ferragosto. Disimpegno a volontà!

Film 305: "I Love Shopping" (2009) di P.J. Hogan
Visto: dalla tv di Jessica
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Jessica
Pensieri: Sempliciotto e di dubbio gusto, questo "Confessions of a Shopaholic" (titolo originale) poteva intrattenerci giusto nella pigrizia di Ferragosto. Comprendo perfettamente l’appeal commerciale che poteva presentare questo prodotto - molto vicino a “Sex & the city” - ma, in tutta sincerità, il risultato è mediocre.
Le situazioni comiche sono mal gestite e di una semplicità quasi infantile. Il gioco degli equivoci - che in questo genere dovrebbe farla da padrone - è di una bassezza disarmante. Nemmeno il grande sogno della protagonista è trattato con l’attenzione dovuta: scrivere per una rivista di moda come movimento portante di tutte le azioni della sua protagonista è un ‘must’ che in questa pellicola pare essere seguito solo all’inizio (per dare l’input) e alla fine (al momento del rifiuto). La parabola di Becky pare più condotta dal caos che dalle sue scelte effettive.
E, così pare, anche per il film stesso, più un generico casino cinematografico (anche i generi si mischiano: comedy, romance, chick flick) che un prodotto lineare e ben confezionato.
La protagonista è brava e adatta (Isla Fisher), ma i personaggi sono talmente superficiali da risultare assolutamente intercambiabile chiunque decida di interpretarli.
Consigli: Insomma, così così. Da vedere se si amano i film patinati su moda, accessori e riviste capeggiate da stronze sui tacchi.
Parola chiave:Saldi.

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Ric

sabato 30 aprile 2011

Film 246 - The School of Rock

Secondo appuntamento cinematografico con Licia.


Film 246: "The School of Rock" (2003) di Richard Linklater
Visto: dal computer di Licia
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Perfetto connubio di comicità e buon cinema al ritmo di una trascinante ed azzeccatissima colonna sonora. E così una probabile teen-comedy si trasforma, grazie al talento di Jack Black, in un'opera interessante sia dal punto di vista musicale, sia perchè divertente e ben riuscita. Considerando, poi, la banda di ragazzini assoldata, il irschio di ricadere in un target troppo giovane era alto, ma visto il risultato si può considerare questo film come davvero per tutti.
Simpatica l'idea del fallito fanatico di rock 'n' roll che, fingendosi un suo amico, finisce a fare il supllente in una scuola elementare. Da lì i guai non tarderanno ad arrivare, considerando che l'"insegnante" Jack Black impartisce solo lezioni di musica (rock, ovviamente).
Ottimo Black per il ruolo (costruito per e su di lui da Mike White, l'attore che nel film interpreta il vero supplente Ned Schneebly) come fantastica risulta la nevrotica preside Joan Cusack ("Una donna in carriera", "In & Out", "La famiglia Addams 2"), davvero divertente. Perfetto ogni ragazzino nella sua parte e, da notare, spicca già nel gruppo la stella di Miranda Cosgrove, oggi piuttosto conosciuta negli USA per ruoli in "Drake & Josh" e "I tuoi, i miei e i nostri".
Insomma, una pellicola piacevole e riuscita, capace di intrattenere e strappare più di un sorriso, accompagnata da una valanga di grandissimi della tradizione rock. Un mix esplosivo da non perdere!
Ps. Curiosamente, la comica Sarah Silverman ha qui il ruolo serio e impostato della fidanzata/tiranna di Schneebly.
Consigli: Gli appassionati di musica non sottovalutino questo film! Potrebbe essere una piacevole sorpresa...
Parola chiave: Let's rock!

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Ric

martedì 14 settembre 2010

Film 136 - Quando meno te lo aspetti

Me against TV: episodio 2. Ovvero quando la tv ti è nemica.


Film 136: "Quando meno te lo aspetti" (2004) di Garry Marshall
Visto: dalla TV
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Come si possa pensare di affidare un intero film sulle uniche spalle di Kate Hudson questo mi rimane un mistero. Come si possa credere che sarà un successo un film del genere, poi, è ancora più inspiegabile. Personaggi famosi in ruoli di contorno insignificanti (Joan Cusack, Felicity Huffman, Helen Mirren, Abigail Breslin), personaggini che ora un po' emergono (Hayden Panettiere), altri che ci riprovano per l'ennesima volta (John Corbett).
Non c'è un'idea che sia originale, non un passagio che non sia scontato o maledettamente prevedibile. Dov'era il regista di "Pretty Woman" mentre si girava questo film infangando il suo nome? Che Garry Marshall si fosse un po' perso per strada lo sapevamo, ma qui bisognava essere non vedenti per non capire l'inutilità del progetto...
Insomma non c'è ritmo, non c'è humor, non c'è alcuna magia coinvolgente, né capacità da parte dei protagonisti di creare qualcosa che non sia mera recitazione di battute prive del benché minimo guizzo. Non per forza si rende necessario il capolavoro, a volte il puro intrattenimento ben confezionato basta e avanza, ma qui non c'è nemmeno quello. Gag infantili, passaggi facili facili e dialoghi scontati tanto da far passare "Sex & The City 2" un sequel ben riuscito.
Peccato in generale perchè una bella commedia americana mi mette sempre di buon umore, anche quando non sia per forza una lavoro riuscito al 100%, mentre qui la piattezza, l'irrealtà (3 ragazzini tra l'infanzia e l'adolescena superano il lutto per la perdita dai due genitori in due settimane...) e l'assoluta assenza di inventiva lasciano insoddisfatti anche lo spettatore con meno pretese...
Consigli: Un passaggio assolutamente trascurabile della carriera della Hudson, che ha fatto decisamente di meglio, e del regista Marshall che, dopo alcuni successi mondiali, qui tenta la vincita facile con un prodotto davvero scadente. Ma non si può sempre vivere di rendita...
Parola chiave: Rapporti di famiglia.


Ric