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mercoledì 13 novembre 2024

Film 2321 - Apartment 7A

Intro: Secondo appuntamento di Halloween rigorosamente sul divano.

Film 2321: "Apartment 7A" (2024) di Natalie Erika James
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: Sarah
In sintesi: ho iniziato questo film senza sapere che fosse direttamente collegato a "Rosemary's Baby". Verso metà della visione, andando a curiosare su internet, ho poi scoperto che si trattasse del prequel ufficiale del famosissimo film di Polanski e tutto ha cominciato ad avere un senso (a partire dal poster).
Le atmosfere sono simili e ci sono sufficienti rimandi alla pellicola originale, anche se in generale "Apartment 7A" mi pare riesca sufficientemente a distinguersi (a parte il titolo, che trovo veramente poco fantasioso). In particolare ho apprezzato la sequenza di ballo ispirata alla Hollywood dei grandi musical del passato che qui, immancabilmente essendo questo un horror, cela tutt'altro significato.
Julia Garner è un'ottima protagonista, mentre Dianne Wiest si dimostra (al solito) magnifica comprimaria. Onestamente, un piacere anche ritrovare Jim Sturgess che da troppo tempo non ritrovavo in qualche progetto.
Non un prodotto perfetto e, certamente, era impossibile bissare l'impareggiabile originale, però il film funziona abbastanza bene quando si entra nel vivo dell'azione (ci si mette un po', però).
Anche se solo disponibile in streaming, ho trovato curioso che la produzione del film non abbia pubblicizzato di più e meglio un progetto di così alto rilievo, considerato che "Rosemary's Baby" è ancora oggi ritenuto uno dei migliori horror della storia del cinema.
Ps. Il palazzo usato nel film mi ha ricordato tantissimo l'Arconia (in realtà The Belnord, NY) di "Only Murders in the Building", anche se la location usata per le riprese, scopro da internet, è stata l'edificio The Dakota di New York.
Cast: Julia Garner, Dianne Wiest, Jim Sturgess, Kevin McNally, Marli Siu.
Box Office: /
Vale o non vale: Alcuni storceranno il naso, considerato che si tratta di un prodotto direttamente derivato da un grande classico, ma preso per quello che è "Apartment 7A" fa il suo dovere. Visivamente ed esteticamente presenta uno suo stile ben definito, il cast è ottimo e l'atmosfera è quella giusta. Non iconico quanto l'originale, certo, ma si lascia guardare.
Premi: /
Parola chiave: "The girl who fell".
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 9 novembre 2024

Film 2319 - The Omen

Intro: Altra scelta di Michael, questa volta perfettamente in linea con il mood del momento. Visto il 30 ottobre, ci sembrava il titolo perfetto per prepararci alla notte di Halloween.

Film 2318: "The Omen" (1976) di Richard Donner
Visto: dal computer
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: non sono mai stato particolarmente fan di questo franchise, anche se nel tempo ho recuperato alcuni titoli connessi alla serie, il più recente giusto quest'anno. Vedere l'originale è stato sicuramente interessante e mi ha permesso di mettere insieme alcuni pezzi del puzzle che, a posteriori, adesso hanno molto più senso.
Premesso che "The Omen" non mi è dispiaciuto, il fatto di conoscere già parti della storia mi ha un po' rovinato la visione perché, inevitabilmente, sapevo dove si sarebbe andato a parare. Qualcuno potrebbe anche dire che, essendo un titolo degli anni '70, sarei comunque stato in grado di anticipare alcuni dei colpi di scena, ma tant'è.
In ogni caso, gli horror in generale mi piacciono sempre e sicuramente questa pellicola ha il suo posto d'onore tra quelle che hanno portato alta la bandiera del genere. Per i miei gusti da spettatore odierno il film in generale è un po' lento, però tutto sommato davvero nessuna critica. Ho trovato anche molto interessante tutto il lavoro fatto con gli animali (il che deve aver richiesto un sacco di preparazione) e con gli effetti speciali.
Film 2279 - The First Omen
Film 2318 - The Omen
Film 775 - Omen - Il presagio
Cast: Gregory Peck, Lee Remick, David Warner, Billie Whitelaw, Harvey Spencer Stephens, Patrick Troughton.
Box Office: $60,922,980 (solo Stati Uniti e Canada)
Vale o non vale: Un classico imperdibile per i fan dell'horror. Forse non un prodotto per tutti, ma una buona scelta se si sta cercando qualcosa di meno contemporaneo (e/o non troppo spaventoso). Per chi apprezza "L'esorcista", un titolo da recuperare.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per Miglior canzone originale ("Ave Satani") e colonna sonora, il film ha vinto per quest'ultima. 1 nomination ai BAFTA per la Miglior attrice non protagonista (Billie Whitelaw) e 1 nomination ai Golden Globe per Harvey Spencer Stephens (Miglior attore esordiente). La colonna è stata candidata al Grammy per Best Album of Original Score Written for a Motion Picture or Television Special.
Parola chiave: 666.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 30 settembre 2024

Film 2307 - Alien: Romulus

Intro: Subito al cinema a vedere questo film prima di tornare in Italia per un paio di settimane.

Film 2307: "Alien: Romulus" (2024) di Fede Álvarez
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: avevo letto buone recensioni di questa pellicola e, per una volta, le aspettative non sono state disattese.
Questo nuovo "Alien" targato Fede Álvarez (lo stesso di "Evil Dead", "Don't Breathe" e "The Girl in the Spider's Web") funziona bene e regala al franchise un capitolo che lo riscatta dai due più recenti (e deludenti) "Prometheus" e "Alien: Covenant" di Ridley Scott, visivamente interessanti ma troppo intricati a livello di trama.
Qui, invece, si torna all'horror puro, grazie a una notevole dose di suspense, gore, riferimenti al franchise (compare Ian Holm ricreato al computer nei panni del personaggio Ash del primo capitolo originale) e un senso di claustrofobia giocato sullo spazio limitato della navicella spaziale e marcato dall'inesorabile passare del tempo che manca ogni secondo di più.
Bella fotografia e colonna sonora particolarmente efficace, per un risultato finale non riuscito tanto quanto l'originale - i personaggi sono troppo intercambiabili - ma comunque estremamente efficace.
Film 2307 - Alien: Romulus
Film 454 - Prometheus
Film 1401 - Alien: Covenant
Cast: Cailee Spaeny, David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn, Aileen Wu.
Box Office: $343 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: I fan del franchise apprezzeranno un ritorno alle origini meno filosofico e più ancorato ad una trama che funziona. Nessuno dei personaggi principali rimane particolarmente impresso, ma il film di per sé riesce a lasciare il segno.
Premi: /
Parola chiave: Cryopods.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 28 maggio 2024

Film 2279 - The First Omen

Intro: Non so se sarei corso al cinema a vederlo, onestamente, ma Niamh er interessata e dico sempre volentieri di sì ad un horror.

Film 2279: "The First Omen" (2024) di Arkasha Stevenson
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: non avevo mai sentito parlare di twin films anche se, a posteriori, ovvio che il mondo (anglofono) abbia pensato a un modo per descrivere razionalmente questo fenomeno. In pratica, e molto brevemente, si tratta di due o più titoli che escono più o meno nello stesso periodo e presentano una trama simile. Questo è il caso di "The First Omen" e "Immaculate".
E' particolarmente sorprendente quanti aspetti della trama queste due pellicole abbiano in comune: la protagonista (novizia) che sta per prendere i voti, l'arrivo in un nuovo convento, eventi sinistri che che cominciano a verificarsi all'arrivo della ragazza, una gravidanza, il colpo di scena poco prima del finale (ovvero, cosa sta succedendo davvero), la location italiana.
Se le similarità sono molteplici, va detto che i due film non sono identici e, personalmente, ho preferito "Immaculate". Quest'ultimo, infatti, ha un'idea più chiara di che tipo di film vuole essere: c'è un chiaro senso artistico (la location, i costumi, l'atmosfera generale e, in generale, manca quel tono hollywoodiano che solitamente fa somigliare un prodotto a tutti gli altri) e la performance di Sydney Sweeney è più di impatto. Nell Tiger Free qui non fa un cattivo lavoro, semplicemente il personaggio è meno interessante di quello che interpreta Sweeney.
Tutto sommato "The First Omen" è un horror che funziona, presenta anche qualche spunto interessante (penso, ad esempio, alla novizia che, prima di prendere i voti, sperimenta la vita al di fuori del convento) e come prequel del famoso "The Omen" è certamente di successo, l'unica sua sfortuna è stata quella di uscire a poche settimane dal suo twin film "Immaculate".
Film 2279 - The First Omen
Film 2318 - The Omen
Film 775 - Omen - Il presagio
Cast: Nell Tiger Free, Tawfeek Barhom, Sônia Braga, Ralph Ineson, Charles Dance, Ishtar Currie-Wilson, Andrea Arcangeli, Bill Nighy.
Box Office: $53.6 milioni
Vale o non vale: I fan dell'horror in generale e della saga di "The Omen" in particolare dovrebbero apprezzare. Il film è molto simile ad "Immaculate" con Sydney Sweeney uscito poco tempo fa, per cui può essere anche interessante vedere entrambe le pellicole per confrontarle.
Premi: /
Parola chiave: Antichrist.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 maggio 2024

Film 2275 - Immaculate

Intro: E quando c'è un nuovo horror che fai, non lo vai a vedere?

Film 2275: "Immaculate" (2024) di Michael Mohan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: per una buona parte della storia il film riesce a mantenere l'atmosfera giusta, giocandosi classici momenti dell'horror - tra spaventi e palpitazioni - in combinazione a qualche elemento misterioso e quasi thriller nel presentare un'immacolata concezione 2.0.
Mi ha person un po' nel finale perché, tra fanatismo religioso ed esperimenti scientifici, era veramente difficile non sfociare nel camp. Sydney Sweeney, però, non molla mai la presa e regala una performance ispirata che trascina tutto il film.
Forse l'elemento che più conferisce ad "Immaculate" un tono di originalità è la mancanza del classico rimaneggiare hollywoodiano: la fotografia è bella ma non patinata, i costumi sfarzosi in forte conotrasto al convento decadente, vi è quasi una mancanza totale di quel glam cui anche gli horror ormai ci hanno abituato. L'atmosfera è quasi rustica, si parla moltissimo italiano e, tutto sommato, pare quasi ci sia un elemento (visivo) di realisticità.
Non perfetto, ma con qualche passaggio che lo contraddistingue da altri prodotti similari.
Cast: Sydney Sweeney, Álvaro Morte, Benedetta Porcaroli, Dora Romano, Giorgio Colangeli, Giuseppe Lo Piccolo, Simona Tabasco.
Box Office: $23.6 milioni
Vale o non vale: Per certi versi intrigante e risucito, si perde un po' nel finale cercando troppo evidentemente di rientrare in quel diktat narrativo dell'horror soprannaturale che ultimamente Hollywood produce. Non c'è niente di male, per carità, semplicemente stona un po' con la prima parte della storia che, invece, costruisce bene un mondo misterioso fatto di ombre e stranezze a cui inizialmente si fatica a dare senso. A un certo punto ci si arriva da soli a capire cosa stia succedendo, il che toglie un po' quall'allure di mistero fino a quel momento ben costruita. Brava Sydney Sweeney che dimostra, ancora una volta, di saper portare da sola tutto un film sulle proprie spalle. In un ruolo piccolino c'è anche Simona Tabasco, vista (e nominata a un Emmy) di recente in "The White Lotus".
Premi: /
Parola chiave: DNA.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 7 maggio 2024

Film 2273 - The Persian Version

Intro: Domenica al cinema a sopresa dopo brunch casalingo.

Film 2272: "The Persian Version" (2023) di Maryam Keshavarz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: devo dire che "The Persian Version", nonostante non sia un film perfetto, mi è piaciuto.
Alcuni dei problemi che ho avuto con la storia:
a) a volte la storia sembra troppo disconessa e i pezzi del puzzle sembrano faticare a stare insieme;
b) ci sono troppi personaggi, molti dei quali a malapena abbozzati;
c) il flashback sulla madre è troppo lungo per trovarsi a metà della trama e nel modo in cui è presentato. Si perde il contatto con la storia raccontata fino a quel momento, ci si inserisce in un racconto nuovo, praticamente un piccolo film all'interno del film stesso e, per quanto estremamente ben realizzato, la sensazione è che la pausa che ci si prende per seguire questo nuovo racconto sia troppo lunga. Fosse stato diviso in vari flashback sparsi durante tutta la durata della pellicola, secondo me, avrebbe funzionato meglio.
A parte questo, comunque, il film ha un punto di vista molto personale e molto evidente, il che per un prodotto come questo è fondamentale per emergere dalla mischia di altri prodotti simili. Di fatto "The Persian Version" mischia commedia e dramma (molto bene) ed era necessario che trovasse il suo modo di miscelare questi due elementi. Il risultato finale è buono, dolceamaro ma coinvolgente.
Cast: Layla Mohammadi, Niousha Noor, Bijan Daneshmand, Bella Warda, Tom Byrne.
Box Office: $765,427
Vale o non vale: Un buon prodotto, diverso dalle solite produzioni americane a cui siamo abituati (e che ci hanno ambiamente anestetizzato). Layla Mohammadi è un'ottima protagonista e, in generale, il cast di comprimari è molto valido. Un piccolo film per quando si ha bisogno di qualcosa di diverso.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 28 marzo 2024

Film 2263 - Steel Magnolias

Intro: Questo il film preferito di Jayce che, siccome non rivedevo da anni, ho acconsentito a guardare (per la prima volta in inglese).

Film 2263: "Steel Magnolias" (1989) di Herbert Ross
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Jayce
In sintesi: mi ha fatto piacere rivedere questo film di cui, devo dire, ricordavo poco e niente. Più strano ancora, però, è stato guardarlo in versione originale, con qualche difficoltà dettata dal marcato accento del sud di tutti i protagonisti.
A parte questo, comunque, un buonissimo prodotto figlio del suo tempo che, nonostante allo sguardo dello spettatore moderno potrebbe sembrare non avere niente di nuovo da dire, in realtà funziona ancora molto bene.
Film 310 - Fiori d'acciaio
Film 2263 - Steel Magnolias
Cast: Sally Field, Dolly Parton, Shirley MacLaine, Daryl Hannah, Olympia Dukakis, Julia Roberts, Tom Skerritt, Dylan McDermott, Kevin J. O'Connor, Sam Shepard.
Box Office: $96.8 milioni
Vale o non vale: Film corale dal cast pazzesco, una buona dose di comicità miscelata ad un'anima drammatica che colpisce specialmente dalla seconda metà della storia. Non leggero, ma ha i suoi buoni momenti.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior attrice non protagonista (Julia Roberts). 2 nomination ai Golden Globe per Miglior attrice protagonista drammatica (Sally Field) e attrice non protagonista (Roberts); 1 candidatura ai BAFTA per la Miglior attrice non protagonista (Shirley MacLaine).
Parola chiave: Gravidanza.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 23 febbraio 2023

Film 2167 - Madres paralelas

Intro: Recuperato con un po' di ritardo, ma molto, molto curioso di vedere l'ultima fatica di Almodóvar.

Film 2167: "Madres paralelas" (2021) di Pedro Almodóvar
Visto: dal computer portatile
Lingua: spagnolo
Compagnia: Ciarán
In sintesi: niente batte "Volder" quando si tratta delle collaborazioni tra Almodóvar e Penélope Cruz, anche se questo "Madres paralelas" sicuramente riesce a catturare l'interesse dello spettatore.
Meno bizzarro de "La piel que habito", questo film si imbarca comunque nel racconto di una storia estrema e a tratti disturbante, il racconto di un scambio di culla di cui solo una delle due madri e consapevole. *Spoiler* Nel momento in cui una delle due bambine muore, la madre che sa di avere a casa la figlia non sua (Cruz) dovrà decidere se venire allo scoperto oppure mantenere il segreto. Nel frattempo, neanche a dirlo, le due donne diventano amiche. Insomma, una storia complicata che lascia la protagonista (e lo spettatore) con non poco su cui riflettere.
Nonostante il tono principalmente drammatico, c'è qualcosa di questa pellicola che alleggerisce la tensione. Riflettendoci, credo che la scelta di una fotografia dai colori estremamente brillanti aiuti a mitigare quel senso di pesantezza che altrimenti la storia porterbbe con sé. Penélope Cruz prova ancora una volta, ce ne fosse stato bisogno, che è una delle migliori attrici contemporanee in circolazione (e forse un po' sottovalutata), una spanna sopra a chiunque altro condivida la scena con lei.
In generale, un film che ho visto con interesse anche se non il mio Almodóvar preferito.
Cast: Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón, Rossy de Palma, Julieta Serrano.
Box Office: $21.4 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati del cinema di Pedro Almodóvar apprezzeranno l'ennesimo ritorno cinematografico dell'iconico regista spagnolo. Diversamente da altri casi, la sua collaborazione con la magnifica Penélope Cruz continua a regalare bellissimi momenti di cinema contemporaneo.
Non per tutti, ma sicuramente una storia che lascia spunti di riflessione (non solo rispetto al tema principale del film, ma anche riguardo alla guerra civile spagnola e le conseguenze che ha avuto e tutt'ora ha sui familiari delle persone coinvolte).
Premi: Candidato all'Oscar per la Migliore attrice protagonista (Cruz) e la Miglior colonna sonora. 1 nomination ai BAFTAs per Miglior film straniero e 2 ai Golden Globes per Miglior film straniero e colonna sonora. 1 nomination ai César per Miglior film straniero. In concorso a Venezia 78, Penélope Cruz ha vinto la Coppa Volpi come Miglior attrice.
Parola chiave: DNA.
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Bengi

lunedì 25 luglio 2022

Film 2118 - Diverso da chi?

Intro: Volevo introdurre Ciarán a una serie di titoli italiani a tematica LGBTQ+ sapendo che lui apprezza il genere, ma non ha grande familiarità con il nostro cinema a tinte arcobaleno.
Premesso che è una fatica pazzesca ritrovare certe pellicole e, ancora peggio, rintracciarne i sottotioli (per non parlare del fatto che la maggior parte non si sincronizza con l'audio originale), questa è la prima (e per ora unica) pellicola che abbiamo visto.

Film 2118: "Diverso da chi?" (2009) di Umberto Carteni
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non che sia un capolavoro e per certi aspetti questi 13 anni dalla sua uscita in sala si sentono tutti, però "Diverso da chi?" rimane un prodotto sufficientemente fresco e innovativo - seppure commerciale - rispetto a tematiche ancora troppo spesso ignorate dal cinema nostrano.
Si parla di diverse espressioni di genitorialità, famiglie arcobaleno, pari diritti, genitori single, il tutto condito in salsa politica che, per quanto leggera, lancia comunque qualche spunto di riflessione.
Quindi sì, non un titolo imprescindibile della filmografia italiana, eppure un prodotto che non farebbe male guardare, riguardare e far vedere. Perché, per quanto imperfetto, insegna comunque qualcosa e il rispetto degli altri e delle loro scelte di vita. E che la politica, oggi come allora, dovrebbe tenere il passo e assumersi le responsabilità delle persone che rappresenta (o dice di rappresentare).
Film 284 - Diverso da chi?
Film 2118 - Diverso da chi?
Cast: Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco Pannofino, Giuseppe Cederna, Antonio Catania.
Box Office: $4,637,782
Vale o non vale: La recitazione di Argentero a volte è difficile da prendere seriamente, ma la combo Claudia Gerini + Filippo Nigro funziona bene e riequilibra il film in termini recitativi. Tra tematiche di un certo peso e un finale che ancora mi lascia un po' perplesso (ma almeno avvia un dialogo o propone una discussione), "Diverso da chi?" è in ogni caso sufficientemente godibile anche e piacevole da rivedere.
Premi: Candidato a 4 David di Donatello per il Migliore Regista Esordiente, Miglior attore (Argentero), attrice (Gerini) e attore non protagonista (Nigro).
Parola chiave: Famiglia.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 14 aprile 2022

Film 2102 - The Worst Person in the World

Intro: In molti continuavano a parlarmi di questo cinema Stella qui a Dublino, famoso per l'atmosfera chic e l'esperienza cinematografica di qualità superiore (poltrone vere e proprie o addirittura letti invece delle solite poltroncine, consegna di cibo e calici di vino durante la visione, ecc). Visti i presupposti mi aspettavo un sovrapprezzo, ma mai nella vita avrei pensato che, per assistere alla (sola) proiezione di un film, avrei finito per spendere 21€...

Film 2102: "The Worst Person in the World" (2021) di Joachim Trier
Visto: al cinema
Lingua: norvegese
Compagnia: Oisin
In sintesi: un bel film? Sì. Il film de cui avevo bisogno? No. Mi spiego meglio.
E' ormai da un po' di tempo che ho notato di far fatica a vedere un certo tipo di pellicole drammatiche o a tematica complessa, fiaccato da questi ultimi anni di pantemie e lockdown, solitudine e fatiche universitarie, delusioni sentimentali e incertezze sul futuro. In un contensto mai così congestionato di ansie e insicurezze, in cui mi sento di riuscire a malapena a tenere insieme i pezzi di un'esistenza proiettata verso un non ben definito cammino, ammetto di aver rifuggito non solo i film in generale, ma nello specifico proprio quei titoli che presentassero tematiche simili o comunque che temevo potessero appesantire ulteriormente la mia esperienza del quotidiano.
In uno scenario così apparentemente negativo, devo ammettere che la visione di questo "Verdens verste menneske" di Joachim Trier mi abbia un po' spronato a rivedere il bello anche nella difficoltà emotiva, cioè che nonostante possa sembrare difficile affrontare un certo tipo di tematiche e perplessità interiori, a volte può anche fare bene vederli proiettati su uno schermo e assistervi da spettatori, permettendo una razionalizzare che, forse, avrebbe richiesto tempi di decodifica molto più lunghi e/o impervi. Con questo non voglio dire che "The Worst Person in the World" mi sia stato terapeutico, però sicuramente qualcosa ha smosso.
La storia è molto più banale di quanto non possa sembrare da questo mio preambolo personale, ma è totalmente basata sull'esperienza umana della vita e di come navigare attraverso le proprie emozioni e relazioni, per cui è facilissimo rispecchiarsi in alcune delle situazioni o dei meccanismi che vengono raccontati.
C'è l'amore a prima vista, la relazione tra persone di età estremamente differenti, il tradimento, l'incertezza su cosa si voglia fare del proprio futuro, i rapporti familiari, le delusioni, i cambi di piani inaspettati e quella vena beffarda della vita che non possiamo contrastare. Insomma, c'è un po' di tutto quello che un essere umano ha vissuto sulla propria pelle e proprio per questo è così facile immedesimarsi nella storia, semplice ma efficace.
Ottimo il cast - con una Renate Reinsve francamente quasi goccia d'acqua di Dakota Johnson - e risultato finale ben riuscito, anche se forse un po' lungo.
Cast: Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum, Hans Olav Brenner, Helene Bjørneby, Vidar Sandem.
Box Office: $11.8 milioni
Vale o non vale: Per tanti versi si capisce perfettamente dove la storia sembrerebbe andare a parare ed è accettabile che sia così considerato che il film si concentra sul quotidiano di persone qualunque. Eppure uno dei due "colpi di scena" finali non me l'aspettavo e mi ha lasciato con molto amaro in bocca.
Un film non facile, ma certamente una bocca d'aria fresca in un universo omologato di pellicole usa e getta da cui, troppo spesso, finiamo per farci fagocitare. Una storia semplice, ma che ti "rimane addosso" anche una volta usciti dal cinema.
Premi: Candidato a 2 Oscar per la Miglior sceneggiatura originale e il Miglior film straniero. 2 nomination ai BAFTA per la Miglior attrice protagonista (Reinsve) e film straniero; 1 nomination ai César per il Miglior film straniero. In concorso a Cannes 2021 per la Palma d'Oro, il film ha vinto il premio per la Miglior attrice (Reinsve).
Parola chiave: Scoperta di sé.
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Bengi

martedì 2 novembre 2021

Film 2053 - Malignant

Intro: Si torna al cinema a Dublino per recuperare un horror per cui nutrivo non poche speranze...

Film 2053: "Malignant" (2021) di James Wan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: John
In sintesi: sicuramente uno dei film più brutti che abbia visto di recente e forse uno dei più brutti che abbia visto in generale, "Malignant" è un pessimo esempio di pellicola horror nonché di storytelling in generale. Da qualche parte ho letto che Wan intendesse questo titolo come satira del genere di paura (per cui lui è diventato tanto famoso, tra l'altro), ma il totale nonsense di tutta l'operazione e la derisibile idea che sta alla base di tutto il progetto non fanno altro che rendere il risultato finale ridicolo.
Per capirci - e mi scuso per lo spoiler - non si capisce come la protagonista (Annabelle Wallis, che continua a non azzeccarne una dal remake de "La mummia" in poi) o i suoi familiari non si siano mai accorti delle enormi cicatrici sulla sua schiena risultate dalla rimozione del gemello malvagio e, ancora più assurdo - se possibile - che nessuno abbia mai notato la cicatrice/apertura nel retro del cranio causata dalla presenza del corpo estraneo, ovvero il sopra citato gemello malvagio. Mi chiedo: questa donna non si è mai fatta una doccia in vita sua o non è mai stata da un parrucchiere?! Non ha specchi in casa?!
Questi, comunque, sono solo due dei macroscopici aspetti di questa storia che non funzionano, perché ce ne sarebbero veramente tanti, tanti altri che vi lascerò il piacere di scoprire nel caso voleste concedervi un momento di totale insensatezza cinematografica. Aggiungerò solo questo: la parrucca indossata dalla Wallis tradisce il "mistero" legato al suo personaggio fin da subito. Magari non si capisce esattamente cosa stia succedendo, ma è chiaro che farle indossare quella parrucca non sia giustificato se non per un motivo legato alla storia.
Il resto di questo "Malignant" è semplicemente brutto cinema, da personaggi random e bidimensionali a scene d'azione gemellari con effetti speciali imbarazzanti, il tutto per un risultato finale che ti fa rimpiangere di aver pagato dei soldi per vedere questa boiata.
Ps. Avevo detto che avrei lasciato a voi il piacere di recuperare tutte le baggianate di questo "Malignant", ma sento la necessità di condividere anche questa: come farebbe esattamente Gabriel (gemello cattivo) a controllare l'elettricità e a parlare telepaticamente tramite i telefoni?! Non ci è dato sapere.
Cast: Annabelle Wallis, Maddie Hasson, George Young, Jacqueline McKenzie, Michole Briana White, Jake Abel, Patricia Velasquez.
Box Office: $33.2 milioni
Vale o non vale: Terribile sotto ogni aspetto. Risparmiatevi la fatica.
Premi: /
Parola chiave: Parrucca.

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Bengi

sabato 25 settembre 2021

Film 1828 - Airport

Intro: A casa da solo, un pomeriggio decido di recuperare questo film di cui avevo sentito parlare, ma non ero mai riuscito vedere.

Film 1828: "Airport" (1970) di George Seaton
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'è una bomba, un aereo ad alta quota, la tempesta peggiore del secolo, storie d'amore e d'infedeltà, gravidanze inattese, un intreccio narrativo che nemmeno "Beautiful" e un milione di attori protagonisti, il tutto a servizio della storia creata da Arthur Hailey che, con il suo romanzo "Airport", è stato per 30 settimana in cima alla classifica dei libri più venduti del New York Times (per poi diventare il romanzo più venduto del 1968 negli USA). Insomma, i numeri per fare il botto il film di George Seaton ce li aveva tutti.
Considerato l'anno d'uscita, si può certamente dire che si tratti di un prodotto di altissima qualità per tutta quella serie di elementi tecnici (effetti speciali, set, costumi) ed artistici (ci sono 5 premi Oscar solo tra gli attori) messi insieme dalla produzione Universal. Ciò detto, con l'occhio dello spettatore moderno la pellicola perde un po' di appeal quando si tratta di ritmo ed azione, per non parlare di come viene ritratto il mondo femminile e il fatto che praticamente ogni personaggio maschile qui abbia un'amante...
Tutto sommato, comunque, "Airport" è un prodotto godibile, anche se faccio fatica a comprendere le 10 nomination all'Oscar... Per l'epoca era sicuramente un titolo tecnicamente all'avanguardia, ma come Helen Hayes sia riuscita a vincere il suo secondo Oscar per la parte dell'anziana furbetta mi rimane ancora un mistero.
Cast: Burt Lancaster, Dean Martin, Jean Seberg, Jacqueline Bisset, George Kennedy, Helen Hayes, Van Heflin, Maureen Stapleton, Barry Nelson, Lloyd Nolan, Dana Wynter, Barbara Hale.
Box Office: $128.4 milioni
Vale o non vale: Tra l'action e il disaster movie, "Airport" è assolutamente un film della sua epoca, con tempistiche e tematiche narrative oggi a noi decisamente meno familiari. Ciò detto, il cast è stellare e la produzione di valore, il tutto per un prodotto che - anche se oggi un po' dimenticata - fa comunque il suo dovere.
Premi: Candidato a 10 premi Oscar, tra cui Miglior film, sceneggiatura, colonna sonora e attrice non protagonista (Maureen Stapleton), Helen Hayes ha vinto per la Miglior attrice non protagonista. Ai Golden Globes 3 nomination (tra cui Miglior film) e una vittoria per la Miglior attrice non protagonista (Maureen Stapleton); una nomination ai BAFTA per la Stapleton come non protagonista. 2 nomination ai Grammy e vittoria nella categoria Best Instrumental Composition ("Airport Love Theme" di Alfred Newman).
Parola chiave: Insurance.

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Bengi

venerdì 24 settembre 2021

Film 1824 - Love

Intro: Eric è un grande fan della cinematografia del regista di questo film (e di Almodovar), per cui era solo questione di tempo prima che cominciassimo a vedere pellicole dei suoi registi preferiti. Il che mi ha sicuramente aiutato, pian piano, ad ampliare enormemente il mio concetto di cinema.

Film 1824: "Love" (2015) di Gaspar Noé
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: che fosse giunto il momento di vedere finalmente un film dell'argentino Gaspar Noé non c'era alcun dubbio, anche se non posso dire che questo "Love" mi abbia particolarmente impressionato, se non per la dose abbondante di esplicita passione sessuale. Ma esplicita esplicita.
Ora non voglio dire che si tratti di un porno con una trama, però è anche vero che parte di tutto questo dramma amoroso a tre viene distratto da questa componente erotica che è molto presente e molto centrale nell'estetica del film. Film che, va detto, in generale procede con tempistiche bibliche.
Ero davvero curioso di recuperare questo "Love", pellicola che a suo tempo diede scandalo a Cannes - proiettata persino in 3D! - per l'approccio così disinibito alle scene di sesso (che sono vere, non simulate). Oltre l'elemento scandalistico, però, non ho trovato granché, o comunque niente che narrativamente parlando non avessi già visto prima.
Cast: Aomi Muyock, Karl Glusman, Klara Kristin, Klara Kristin, Juan Saavedra, Gaspar Noé.
Box Office: $860,896
Vale o non vale: Non posso dire che "Love" mi abbia particolarmente colpito per ragioni che vadano oltre i primi piani sugli organi genitali dei protagonisti, ciò non toglie che non sia stata un'esperienza nel suo genere.
Premi: In concorso a Cannes 2015 per la Queer Palm.
Parola chiave: Preservativo.

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Bengi

martedì 29 giugno 2021

Film 2021 - Those Who Wish Me Dead

Intro: Molto interessato a recuperare questa pellicola, non appena disponibile l'ho scelta per una tranquilla serata casalinga.

Film 2021
: "Those Who Wish Me Dead" (2021) di Taylor Sheridan
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Keith
In sintesi: mi pare chiaro che non basti più puntare tutto e solo sulla presenza di Angelina Jolie allo stato attuale delle cose (nonostante un cast qui piuttosto ricco), considerato l'evidente insuccesso di questa pellicola che sì, è stata promossa sia al cinema che su HBO Max, ma altri titoli che hanno subito lo stesso trattamento a causa del Covid-19 sono riusciti in ogni caso a portare a casa risultati commerciali estremamente soddisfacenti (vedi "Cruella", "Godzilla vs Kong" o "The Conjuring: The Devil Made Me Do It").
Va aggiunto alla considerazione, poi, che questa pellicola non sia davvero niente di che nonostante le spettacolari scene promesse dal trailer ed un anima thriller che si fatica ad individuare per la maggior parte del racconto. E' come se "Those Who Wish Me Dead" sia indeciso su che strada prendere: racconto di sopravvivenza, percorso di formazione/redenzione, thriller, disaster movie? Non c'è una scelta ben delineata, il che mina ampiamente il risultato finale lasciando lo spettatore confuso e, in ultima istanza, non particolarmente soddisfatto. C'è decisamente troppa carne al fuoco - ah ah ah - e troppo poco tempo per analizzare tutte le sottotrame che la storia mette in scena: il passato del personaggio di Angelina è a malapena accennato, il mistero legato alle informazioni consegnate al ragazzino protagonista è solo una scusa per far avanzare la trama, la maggior parte dei personaggi è bidimensionale, tanto che si scomoda addirittura Tyler Perry per un'unica scena isolata a metà film. Ma perché?
Insomma, considerate le premesse e le promesse, "Those Who Wish Me Dead" fallisce nel consegnare al pubblico un prodotto che vada oltre il minimo sindacale anche per un prodotto uscito in tempi di pandemia. Il che, tutto sommato, è un vero peccato.
Cast: Angelina Jolie, Finn Little, Nicholas Hoult, Aidan Gillen, Jake Weber, Medina Senghore, Jon Bernthal, Tyler Perry.
Box Office: $23.4 milioni
Vale o non vale: Si lascia vedere, ma il risultato finale non è niente di che. Se siete alla ricerca di qualcosa facile facile probabilmente questa pellicola può fare al caso vostro, ma non aspettatevi niente di più di un'oretta e quaranta a cervello spento. Senza contare che la connessione tra titolo e trama è davvero labilissima (parrebbe che tutti vogliano fare fuori il ragazzino, ma di fatto sono solo due sicari... boh).
Premi: /
Parola chiave: Data.

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Bengi

Film 2020 - The Terminator

Intro: Il film preferito di Keith è il secondo capito di questa saga che, per altro, io non avevo mai visto. Quale miglior occasione per recuperare una parte di storia del cinema moderno?!

Film 2020
: "The Terminator" (1984) di James Cameron
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Keith
In sintesi: Schwarzy ci mostra un po' di lato A, molto lato B e tantissimo talento robot per questo capitolo introduttivo di una delle saghe più iconiche della cinematografia hollywoodiana che - classico - ha finito per rovinarsi negli anni. Ma non sta a me giudicare considerato che ho recuperato il primo titolo alla veneranda età di 34 anni...
Ora, premesso che gli effetti speciali sono datati e il risultato finale un po' ne risenta per lo spettatore moderno, sta di fatto che l'idea dietro "The Terminator" sia assolutamente efficace - per non dire geniale - e che ora finalmente capisco perché questa saga si sia ritagliata uno spazio d'onore tra quelle più famose e riconoscibili del grande schermo.
Aggiungo, comunque, che gli sforzi per portare in vita l'idea di una macchina assolutamente identica ad un essere umano - per quanto Schwarzenegger possa somigliare a un uomo - che arriva dal futuro per uccidere la madre di un rivoluzionario ancora nemmeno concepito sono davvero pazzeschi per l'epoca e nonostante l'occhio moderno rovini un po' la visione, il risultato finale è in ogni caso assolutamente godibile.
Ps. Mi sento di dirlo: non sono per niente fan di Linda Hamilton.
Film 2020 - The Terminator
Film 2024 - Terminator 2: Judgment Day
Film 876 - Terminator Salvation
Film 1461 - Terminator Genisys
Cast: Arnold Schwarzenegger, Michael Biehn, Linda Hamilton, Paul Winfield, Lance Henriksen.
Box Office: $78.3 milioni
Vale o non vale: Intrigante grazie ad un'idea per pensata, soddisfacente nell'esecuzione e capace di sfruttare al meglio il glaciale approccio recitativo di Schwarzenegger regalandogli il ruolo (iconico) del cyborg assassino tutto muscoli e quasi nessuna battuta. Tranne forse una delle più indimenticabili: "I'll be back!"
Premi: /
Parola chiave: Polaroid.

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lunedì 22 marzo 2021

Film 1972 - Pieces of a Woman

Intro: Molto interessato a recuperre questa pellicola, ne ho approfittato non appena ho potuto e, soprattutto, non appena sono stato nel mood giusto. Perché diciamocelo... questo non è certo un film per tutte le occasioni.
Film 1972: "Pieces of a Woman" (2020) di Kornél Mundruczó
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho una particolare fascinazione per Vanessa Kirby, ancora non so esattamente per quale motivo. Sarà che la sua interpretazione in "The Crown" mi aveva colpito, sarà che qualcosa di lei mi intriga, di fatto sono rimasto molto colpito dalla sua vittoria a Venezia come Miglior attrice, il che mi ha definitivamente spinto a vedere il film di Mundruczó. E devo dire che non ho sbaglio.
In "Pieces of a Woman" - da non confondere con "Promising Young Woman" - Kirby è una protagonista straordinaria e la sua intensa interpretazione è semplicemente magnifica e anche se il tono fortemente drammatico del film "appesantisce" un po' l'idea d'insieme di tutto il progetto, non si può negare che Kirby ne esca indiscussa vincitrice. Insieme a lei uno Shia LaBeouf che sembra un po' replicare il se stesso degli ultimi tempi e una Ellen Burstyn in grandissima forma, qui negli intensi panni di una donna forte e prevaricatrice, per non dire spesso manipolatrice.
In generale, comunque, questo film si può suddividere in due grandi momenti: il pre e post parto. (Spoiler!) Martha (Kirby) dà alla luce, con non poche complicazioni, la sua bambina in casa insieme al compagno (LaBeouf) e un'ostetrica (Parker) e non appena le difficoltà sembrano essersi risolte, la neonata muore. Da questo momento in poi la storia analizzerà la lenta agonia della coppia - in cui spesso si intrometterà la madre di Martha (Burstyn) - che faticherà a rimettere insieme i pezzi di un'unione che pare non avere più senso. Nel mezzo ci sono il processo contro l'ostetrica, tradimenti, pressioni sociali e la necessità di trovare il proprio modo per scendere a patti con la trategia.
In questo, in particolare, la pellicola di Mundruczó riesce con intelligenza a rappresentare la difficoltà, il disorientamento e il senso di vuoto che accompagna i vari personaggi e, in particolare, Martha. Ognuno dei protagonisti ha il suo modo di affrontare la tragedia e tutti dovranno trovare il compromesso tra ciò che vorrebbero/di cui hanno bisogno e quello che gli altri si aspettano da loro. Da questo punto di vista, in particolare, la sceneggiatura di Kata Wéber è molto interessante e a mio avviso ben sviluppata. E, mi sento di aggiungere, a livello visivo la prima parte della storia è raccontata con una potenza narrativa pazzesca che ipnotizza lo spettatore. La tensione è palpabile e non si può distogliere lo sguardo.
Insomma, personalmente ho gradito "Pieces of a Woman", un dramma ben costruito che, anche se non si avventura in percorsi narrativamente innovativi, riesce comunque a consegnare una storia ben descritta e dettagliata e a fare un uso egregio del suo cast, con particolare riferimento alla bravissima Kirby. Che, in un mondo perfetto, meriterebbe un Oscar (insieme a Carey Mulligan), ma nella realtà si dovrà accontentare della sua nomination.
Cast: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Molly Parker, Sarah Snook, Iliza Shlesinger, Benny Safdie, Jimmie Fails, Ellen Burstyn.
Box Office: /
Vale o non vale: Dramma ben fatto e recitato alla perfezione, "Pieces of a Woman" è un titolo che piacerà a chi apprezza le pellicole drammatiche non urlate, quelle che si prendono il tempo necessario per affrontare a dovere la componente emotiva della storia. In questo caso, poi, la scena di apertura è semplicemente un tour de force emotivo. Vedere per credere.
Il cast è perfetto e, devo dire, lo scontro famigliare/generazionale tra Vanessa Kirby e Ellen Burstyn in questa storia aggiunge quel qualcosa in più al risultato finale che rende il tutto ancora più interessante da seguire. Poi, sia chiaro, non è un film per tutti.
Premi: Vanessa Kirby, candidata a Oscar, Golden Globe e BAFTA come Miglior attrice protagonista, ha vinto la Coppa Volpi come Miglior attrice a Venezia 77.
Parola chiave: Apple.

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Bengi

domenica 28 febbraio 2021

Film 1962 - A Streetcar Named Desire

Intro: Sempre vacanze natalizie, sempre filmetto serale con la coinquilina, ma questa volta abbiamo optato per un classico intramontabile della cinematografia.
Film 1961: "A Streetcar Named Desire" (1951) di Elia Kazan
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Bizzy
In sintesi: l'ho già visto un milione di volte, è il mio film preferito in assoluto e non c'è altro modo per descriverlo, se non come un capolavoro assoluto. Magnifico.
Film 32 - Un tram che si chiama desiderio
Film 1962 - A Streetcar Named Desire
Cast: Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden.
Box Office: $8 milioni (solo USA)
Vale o non vale: Se non lo avete mai visto rimediate, perché ne vale veramente la pena. Assolutamente un classico imprescindibile.
Premi: Candidato a 12 Oscar, tra cui Miglior film, regia e attore protagonista (Brando), il film ne ha vinti 4 per la Miglior attirce protagonista (Leigh), i Migliori attori non protagonisti (Hunter e Malden) e la scenografia (bianco e nero). 1 Golden Globe vinto per Kim Hunter e altre due nomination (per Leigh e Miglior film drammatico); 2 nomination ai BAFTA e vittoria per la Leigh. In concorso a Venezia nel '51, il film ha vinto la Coppa Volpi per la Miglior attrice e un premio speciale della giuria a Kazan.
Parola chiave: Flamingo.

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lunedì 15 febbraio 2021

Film 1954 - Written on the Wind

Intro: Consigliato dal canale YouTube Be Kind Rewind nella sua lista di film di Natale, ho deciso di recuperare questo film della Golden Age hollywoodiana di cui non avevo mai sentito parlare.
Film 1954: "Written on the Wind" (1956) di Douglas Sirk
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: in generale un bel film, anche se ammetto che per una parte del primo tempo ho faticato a mantenere l'attenzione, riconquistata dalla trama grazie ad un secondo tempo pieno di accadimenti e una buona dose di suspense.
Chiaramente si tratta di una storia d'altri tempi, con un'evidente tendenza a una recitazione molto teatrale e un modo di affrontare alcune tematiche (alcolismo, promiscuità e sterilità) che oggi verrebbero trattate in maniera differente; in ogni caso "Written on the Wind" funziona abbastanza bene anche per lo spettatore moderno, particolarmente per chi apprezza quell'allure vecchia Hollywood che mette in campo stelle del cinema USA del calibro di Rock Hudson e Lauren Bacall che, devo ammettere, è un piacere vedere in azione.
Insomma, tutto sommato una buona alternativa alla mancanza di novità imposta da questo momento storico particolare.
Cast: Rock Hudson, Lauren Bacall, Robert Stack, Dorothy Malone, Robert Keith.
Box Office: $4.3 milioni (noleggi solo negli USA e Canada)
Vale o non vale: Drammatico e teatrale, con un buon cast e un richiamo forte quanto basta alla nostalgia della Hollywood che fu, "Written on the Wind" mantiene le promesse e consegna al suo pubblico un prodotto di qualità che non sarà un capolavoro indelebile, ma è sicuramente un titolo perfetto per chi avesse nostalgia del cinema mainstream di quei tempi.
Premi: Candidato a 3 Oscar per Miglior canzone originale, attore non protagonista (Robert Stack) e attrice non protagonista (Dorothy Malone), ha vinto per quest'ultima; Malone è stata candidata anche al Golden Globe.
Parola chiave: Pistola.

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sabato 6 febbraio 2021

Film 1798 - The Next Best Thing

Intro: Nel 2000 avevo 13 anni ed ero andato al cinema a vedere questo film, trovandolo carino. Ricordo fossi rimasto sorpreso nel vederlo così universalmente deriso e criticato, per cui una sera, mentro ero ancora ad Auckland due anni fa, ho deciso di rivederlo. Sicuro che avrei gradito.

Film 1798: "The Next Best Thing" (2000) di John Schlesinger
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ventuno anni fa questo film poteva anche essere considerato progressista: portare sul grande schermo la storia della profonda amicizia tra due persone - una delle quali omosessuale - che si trasforma per caso nel racconto di una nuova forma di genitorialità era sicuramente un tentativo coraggioso e inusuale considerato il background mainsteam di questa operazione commerciale.
Purtroppo, però, la sceneggiatura fallisce nel connettere questa storia ad un livello emotivo anche solo basico, preferendo tentare un approccio comico che non sempre funziona (Madonna non mi sembra una credibile nei panni di una che si prende poco sul serio) per poi mandare tutto in vacca nella seconda parte del film, preferendo una linea più tradizionale e conforme agli stereotipi dell'epoca. Ovvero, per capirsi: la famiglia è formata solo da un uomo e una donna eterosessuali che devono amarsi a tutti i costi.
"The Next Best Thing" tradisce le sue premesse iniziali - un po' come ha fatto "Sex and the City" nel tempo - promettendo al suo pubblico una storia che vada oltre il classico stereotipo del "maschio + femmina = ok", ma finendo per rinforzare quello stesso concetto che intendeva screditare. La famiglia composta da Madonna e Rupert Everett funziona solo fino a quando è funzionale per il racconto, per poi venire cestinata nel momento in cui il personaggio di Madonna deve necessariamente trovare il vero amore. Ed è qui che per me si esaurisce l'interesse: per quanto la qualità generale dell'operazione non fosse granché, fino a questo momento almeno la storia raccontava qualcosa di inusuale a un potenziale pubblico generalista che da una qulunque romcom si poteva aspettare la classica e trita idea di un amore accettabile solo nei termini hollywoodiani canonici (ovvero quello che è considerato "ok", vedi sopra), ribaltando gli elementi tradizionali per presentare in termini accettabili l'idea che una coppia di amici single e felici delle loro vite potessero scegliere di allevare un bambino insieme. Abbie (Madonna), capendo di non aver bisogno di un uomo nella sua vita, poteva tranquillamente trovare la felicità in se stessa - visto che tra l'altro viene rappresentata come un personaggio spirituale -, nella sua famiglia e nel suo lavoro, mentre Robert (Everett) poteva dimostrarsi all'altezza di un incarico che la società tendeva (e ancora oggi tende) a non volergli riconoscere come idoneo, ovvero quella della figura paterna perfettamente adeguata per la responsabilità genitoriale. E, invece, "The Next Best Thing" sceglie di barattare la possibilità di veicolare un messaggio positivo e progressista come questo in nome di tutta quella serie di cliché che il genere della commedia romantica, l'industria cinematografica commerciale e il perbenismo bigotto parevano all'epoca richiedere a gran voce.
Sì, lo so, probabilmente ho riposto troppe speranze e speso malamente le mie energie rispetto ad un prodotto nato e concepito unicamente in quell'ottica commerciale che avrebbe voluto vederlo prosperare in termini di incasso e smercio di CD (perché non ci dimentichiamo della cover di "American Pie" appositamente realizzata da Madonna per la colonna sonora del film, onestamente l'unico elemento di valore di tutta questa débâcle cinematografica). Insomma, probabilmente "The Next Best Thing" sarà la pellicola che vedrete dopo questo film.
Cast: Rupert Everett, Madonna, Benjamin Bratt, Michael Vartan, Josef Sommer, Lynn Redgrave, Neil Patrick Harris.
Box Office: $24.3 milioni
Vale o non vale: Nonostante una certa intenzionalità positiva (tematiche LGBTQI e female empowerment), questo film baratta in fretta i suoi buoni propositi in nome dei diktat hollywoodiani dell'epoca, fallendo platealmente anche nel tentativo di darsi un appeal più commerciale.
Premi: Candidato a 5 Razzie Awards nel 2001 (tra cui Peggior film, regia e sceneggiatura) il film ha vinto per la Peggior attrice Madonna. La cantante ha ottenuto un'ulteriore nomination nel 2010 anche grazie a questo film (e "Die Another Day" & "Swept Away") per la Peggiore attrice del decennio, perdendo contro Paris Hilton.
Parola chiave: Custodia.
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venerdì 5 febbraio 2021

Film 1797 - Junior

Intro: Nel pieno del mio momento nostalgia per la carriera di attore di Arnold Schwarzenegger, non avevo dubbi su quale dovesse essere la mia prossima scelta cinematografica...

Film 1797: "Junior" (1994) di Ivan Reitman
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: trovo questo film una genialata e il solo ftto che Schwarzenegger si sia buttato a capofitto in un progetto come questo gli vale tutta la mia stima.
A quasi 30 anni dall'uscita nei cinema, "Junior" rimane un esperimento cinematografico credo senza precedenti (e/o successori), una storia assurda che, pur evitando di dare certe scomode risposte, tratta comunque con tatto un argomento delicato oggi come allora: l'idea di un uomo che partorisce.
Premesso che si tratti di una commedia che esplora per assurdo questa possibilità, trovo in ogni caso lodevole che si sia cercato di mettere in moto il discorso rispettoa all'idea di genitorialità non conforme ai canoni standard e, di nuovo, che una star come Schwarzenegger - che ha basato tutta la sua carriera su machismo e mascolinità - abbia deciso di mettersi in gioco (e en travesti) in un ruolo come questo. Non so quanti altri attori di serie A degli anni novanta avrebbero accettato la parte.
Detto ciò, "Junior" rimane un prodotto simpatico, anche se certo non eccezionale, che funziona nell'ottica di uno svago senza troppe pretese. A meno che non vogliate approfondire il discorso del parto maschile... Ma questa è un'altra storia.
Cast: Arnold Schwarzenegger, Danny DeVito, Emma Thompson, Frank Langella, Pamela Reed, Aida Turturro, Christopher Meloni.
Box Office: $108.4 milioni
Vale o non vale: Chi avrebbe mai pensato che il due volte premio Oscar Emma Thompson si sarebbe ritrovata a recitare in un film con Arnold Schwarzenegger? Credo ci avrebbero scommesso in pochi.
Se siete curiosi di vedere (o rivedere) come funziona sul grande schermo questa strana coppia, "Junior" è sicuramente un appuntamento con il passato che non potete perdervi: non un capolavoro, ma sufficiente ad intrattenervi per quasi due ore senza farvi rimpiangere di aver scelto di vederlo. Senza contare che l'idea alla base della storia è molto intrigante.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior canzone originale ("Look What Love Has Done") e a 3 Golden Globes per Migliori attori protagonisti musical o commedia (Schwarzenegger e Thompson) e Miglior canzone.
Parola chiave: Studio clinico.
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