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martedì 12 novembre 2024

Film 2320 - Late Night with the Devil

Intro: E siamo finalmente arrivati alla notte di Halloween, che ho passato a guardare film con la mia coninquilina comodamente sul divano.

Film 2320: "Late Night with the Devil" (2023) di Colin Cairnes, Cameron Cairnes
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: Sarah
In sintesi: ho trovato questo film per caso. Non ne avevo mai sentito parlare prima, non sapevo chi vi recitasse e di cosa parlasse la trama. Mi sono bastati titolo e poster per essere immediatamente intrigato.
"Late Night with the Devil" è un esperimento interessante. Il primo atto del racconto è tutta esposizione pure a cui, tra l'altro, bisogna prestare grande attenzione perché alcuni dettagli rilevanti per la storia sono rivelati già qui. Poi si procede con il set-up del film stesso: show televisivo con presentatore famoso ma in declino, gli ospiti, le interviste, il pubblico che interagisce. Ci sono persino i break commerciali in cui viene dato uno scorcio del dietro le quinte, nonché certi altri elementi narrativi importanti. Poi, ovviamente, il tutto si complica quando due degli ospiti - una ragazzina posseduta e la dottoress che l'ha in cura - si prestano alla richiesta di presentatore e pubblico in sala e si mettono in contatto con il demone che vive nel corpo della ragazza.
Come dicevo, "Late Night with the Devil" è un titolo interessante perché risulta più quasi come un esperimento che come un film vero e proprio. Per la maggior parte del tempo segue le regole del programma televisivo più che della pellicola cinematografica. Al contempo, contrariamente alle regole televisive, anche durante le pause per la pubblicità, la narrazione continua indisturbata in quanto noi del pubblico (del film, non della trasmissione) possiamo assistere al dietro le quinte del fuori onda.
In generale il film mi è piaciuto e l'ho trovato una boccata d'aria fresca rispetto alla solita tipologia di pellicola horror a cui siamo abituati. Forse l'unico aspetto un filo traballante sono gli effetti speciali, non sempre all'altezza. David Dastmalchian è un'ottimo protagonista.
Cast: David Dastmalchian, Laura Gordon, Ian Bliss, Fayssal Bazzi, Ingrid Torelli, Rhys Auteri, Georgina Haig, Josh Quong Tart, Michael Ironside.
Box Office: $15.5 milioni
Vale o non vale: Nella forma in cui è presentata, questa è certamente una delle pellicole horror meno conforme ai canoni classici che io abbia mai visto. A me, personalmente, è piaciuta, ma mi rendo conto che per chi fosse alla ricerca di qualcosa di più "tradizionale", questo approccio potrebbe risultare frustrante.
Premi: /
Parola chiave: Camp.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 26 giugno 2020

Film 1731 - I, Tonya

Intro: Onestamente non pensavo lo avrei rivisto così presto, eppure qualcosa mi diceva che avrei dovuto rivederlo.
Film 1731: "I, Tonya" (2017) di Craig Gillespie
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Hugh
In sintesi: avevo altissime aspettative rispetto a questa pellicola la prima volta che l'ho vista, il che ha portato a un giudizio non esattamente soddisfacente della prima visione. Eppure qualcosa di questo film mi ha sempre affascinato, rapito da una colonna sonora fantastica, impressionato dal perfetto lavoro di montaggio e, ovviamente, colpito dalle meravigliose performance di Robbie e Janney. Tutto considerato, quindi, non riuscivo bene a spiegarmi cosa non avesse funzionato al primo tentativo.
La realtà è che, rivedendolo, ho apprezzato immensamente "I, Tonya" e il suo potentissimo pugno nello stomaco. Probabilmente distratto dalla curiosità rispetto all'incidente tra Tonya e Nancy Kerrigan, mi ero lasciato meno coinvolgere dal resto della storia che, devo dire, questa volta mi ha colpito di più nel complesso. Margot Robbie fa un lavoro spettacolare nell'interpretare la controversa atleta di pattinaggio sul ghiaccio, riuscendo a mettere in scena un personaggio complesso e rischioso con, a mio avviso, grandissima cognizione di causa: Tonya Harding è incazzata, è delusa dalla vita, si aggrappa ad ogni pezzetto di felicità che pensa di essere riuscita a trovare, vuole dimostrare a tutti la grande campionessa che può essere.
Si riesce a simpatizzare con il personaggio per la maggior parte della storia, si prova pena per le sofferenze, gli abusi, la violenza, eppure nemmeno Tonya è del tutto innocente e ha sicuramente appreso l'arte della sopravvivenza mettendo in pratica una serie di "giochetti" rintracciabili in vari momenti della trama. Un personaggio complesso, dicevo, e qui interpretato magistralmente.
Non so se il film renda giustizia alla storia vera e ai suoi personaggi, specialmente la sua protagonista, ma credo che, in generale, "I, Tonya" sia in grado di consegnare ai suoi spettatori un'esperienza narrativa e visiva meno scontata di quanto non ci si aspetterebbe, brillante e incisiva, che lascia lo spettatore con i suoi dubbi su cui ponderare, ma senza dubbio rimane impressa.
Film 1540 - I, Tonya
Film 1731 - I, Tonya
Cast: Margot Robbie, Sebastian Stan, Julianne Nicholson, Bobby Cannavale, Allison Janney, Paul Walter Hauser, Caitlin Carver, Mckenna Grace.
Box Office: $53.9 milioni
Vale o non vale: La storia presenta varie sfumature sia di drammaticità che di credibilità, il tutto per un gioco di specchi (con la realtà dei fatti), che mette in scena più punti di vista e lascia a chiedersi quale mai potrà essere la verità. Ma ci importa davvero? Neanche tanto, perché "I, Tonya" non è un documentario, quanto un buon biopic dal ritmo incalzante e la messa in scena audace e iper realistica. C'è molto dolore, tanta violenza, talento e la rappresentazione della fragilità umana. Oltre che una colonna sonora pazzesca. Vedere per credere.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar per Miglior attrice protagonista (Robbie) e montaggio, ha vinto quello per la Miglior attrice non protagonista (Janney). Janney ha vinto nella stessa categoria sia ai Golden Globes che ai BAFTA. Il film è stato candidato per Miglior musical o commedia e Miglior attrice protagonista ai Golden Globes e per Miglior attrice protagonista, sceneggiatura originale, trucco e costumi ai BAFTA.
Parola chiave: Fama.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 7 maggio 2019

Film 1576 - La La Land

Intro: Ero rimasto deluso la prima volta che lo avevo visto, ma con il senno di poi ammetto che non vedevo l'ora di rivederlo.
Film 1576: "La La Land" (2016) di Damien Chazelle
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: la prima volta che l'ho visto avevo aspettative altissime che sono state disattese; il problema era, come sempre, attendersi un capolavoro. Questa seconda volta sapevo a cosa sarei andato incontro e, soprattutto, avevo voglia di rivedere alcuni passaggi del film. E anche se "La La Land" non è tra i miei film preferiti, ammetto che subisco il suo fascino;
innegabile la chimica tra i due protagonisti. Ryan Gosling ed Emma Stone sono sicuramente una delle principali ragioni per vedere questa pellicola;
le musiche non faticano a rimanere impresse grazie a motivi accattivanti. La mia scena preferita è sicuramente quella di apertura ("Another Day of Sun"), la più magica quella ambientata al Griffith Observatory con la scena del ballo tra le stelle. Il finale è strappalacrime;
in generale "La La Land" è un musical contemporaneo ben fatto, dalla bella fotografia e non poche coreografie indimenticabili. Spettacolare sotto multi punti di vista.
Film 1313 - La La Land
Cast: Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend, Rosemarie DeWitt, Finn Wittrock, Jessica Rothe, J. K. Simmons, Tom Everett Scott.
Box Office: $446.1 milioni
Vale o non vale: E' stato il film della stagione 2016, premiatissimo, osannato, adorato. Possa piacere o meno, una chance vale la pena di dargliela.
Premi: Vincitore di 6 Oscar su 14 storiche nomination (come "La La Land" solo "Eva contro Eva" e "Titanic"), il film ha trionfato nelle categorie Miglior regia, attrice protagonista, fotografia, scenografia, colonna sonora e canzone originale ("City of Stars"). Nonostante la gaffe dei presentatory Faye Dunaway e Warren Beatty, la pellicola non ha vinto come Miglior film. 7 premi su 7 nomination ai Golden Globe (Miglior film, attore e attrice protagonisti, regia, colonna sonora, canzone e sceneggiatura) e 5 BAFTA su 11 nomination (Miglior film, regia, attrice, fotografia e musica). 2 Grammy vinti su 4 candidature (Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media) e Coppa Volpi per la migliore attrice al Festival di Venezia.
Parola chiave: Carriere.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 19 febbraio 2017

Film 1309 - Il nome del figlio

Poe era curioso di vederlo e io, francamente, ero rimasto incuriosito dal trailer. Quindi abbiamo deciso di dare a questa pellicola italiana una chance.

Film 1309: "Il nome del figlio" (2015) di Francesca Archibugi
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Mi aspettavo una commedia e, invece, mi sono trovato di fronte ad un quasi dramma estremamente teatrale che del dialogo e degli equivoci (voluti) fa il suo centro. "Il nome del figlio", insomma, non è stato per niente quello che mi immaginavo e, anzi, mi ha ricordato due diverse pellicole. La prima è "Amami se hai coraggio", film francese con Marion Cotillard e Guillaume Canet in cui i protagonisti innamorati perdono il loro tempo a sifdarsi in maniera insensata alla ricerca di una vittoria sull'altro priva di valore, ma per loro più importante che dichiararsi addirittura i propri sentimenti. In questo titolo mi pare ci sia una sorta di sadismo simile, un gioco al massacro ricercato che è brutto perché voluto e istigato. E nei film, come nella vita, questo tipo di volontaria flagellazione non mi piace; la seconda è "Perfetti sconosciuti" dato che, come nel film di Genovese, il raduno attorno alla tavola è un momento di scompiglio e sconforto in grado di destabilizzare gli equilibri preesistenti e di andare a fare leva su quegli elementi che spingeranno la storia in una determinata direzione. In "Perfetti sconosciuti" come qui ci sono molte somiglianze tra le storie, il che francamente mi ha un po' infastidito.
Va detto, comunque, che i quattro attori protagonisti sono formidabili. In particolare mi riferisco a Gassmann, Lo Cascio, Golino e Papaleo che riescono a rendere credibile la storia dall'inizio alla fine nonostante tutto. La Ramozzotti, che pure è brava, ha però il brutto vizio di ricadere sempre nello stesso ruolo di scemetta disagiata dal mistico accento marcato e il perenne broncio da una vita di sfighe. E dire che qui è quella messa meglio. Il suo personaggio - la scema ignorante che non finge di essere quello che non è - è però proprio il più debole, il più facile e scontato e certamente quello che a livello di evoluzione non compie alcun percorso inaspettato, ma va esattamente a parare dove ti aspetti. Per quanto riguarda i personaggi dei bambini, invece, sono semplicemente inutili nonché elemento di disturbo che spezzano il ritmo del racconto e di cui francamente non si sentiva il bisogno.
In ogni caso - nonostante la storia non mi abbia soddisfatto e il film abbia tradito le aspettative che, anche grazie al trailer, mi ero fatto - devo riconoscere che a prescindere dallo stampo teatrale ed iper-dialogico, non si soffre di claustrofobia e non ci si annoia. Sì, ci sono davvero tanti dialoghi e una marea di inutili litigi, ma la scemata del romanzo becero e best seller è una perfetta metafora dei giorni nostri, vedere la Golino recitare è un piacere e anche se Lo Cascio che twitta è credibile come Bristney Spears con un Oscar, la sua bravura e solidità come attore lo fanno uscire a testa alta anche da un ruolo infelice come quello che ha qui.
Dunque non un titolo soddisfacente, ma con elementi di cui essere soddisfatti (leggi cast).
Ps. Le scene finali del parto sono vere.
Pps. Il film è stato candidato a 4 David di Donatello, di cui 3 per le categorie attoriali (Gassman, Lo Cascio e Ramazzotti).
Cast: Alessandro Gassmann, Luigi Lo Cascio, Valeria Golino, Micaela Ramazzotti, Rocco Papaleo.
Box Office: € 2.765.000
Consigli: Storia volutamente assurda su un gruppo di amici-misto-familiari che nel corso di una cena decide di perpetrare uno scherzo continuo che non tarderà a diventare gioco al massacro. Nonostante le premesse comedy, il film preferisce prendere ben presto le strade ben battute del dramma all'italiana che, oggi, mischia volentieri i classici temi del tradimento, pregressi infantili, esclusione, ecc con nuovi esperimenti trendy che coinvolgono le nuove tecnologie e la fama becera. Non sarebbe un mix malvagio, ma manca un filino di originalità, anche perché nella struttura questo film rimane molto legato ad un'impostazione rigidamente classica (e teatrale). Insomma, "Il nome del figlio" strizza l'occhio a tante cose che, però, si dimentica di portare in tavola, rimanendo così più volentieri ancorato a quella safe zone cui in Italia ci piace tanto soggiornare. Va bene eh, basta saperlo nel momento in cui si scegli di vedere l'ennesimo dramedy che non aggiunge né toglie alcunché all'economia della nostra cultura cinematografica.
Parola chiave: Benito.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 3 maggio 2014

Film 706 - Notting Hill

Quinto ed ultimo film ad alta quota!

Film 706: "Notting Hill" (1999) di Roger Michell
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non lo ricordavo quasi per niente, ma ricordavo perfettamente di non essermi mai particolarmente innamorato di questa pellicola, uno degli esempi più iconici di quel genere che potremmo definire "romantico".
Ci sono tutti gli elementi al posto giusto per permettere di sognare ad occhi aperti 
a chiunque desideri trovare un lieto fine dopo numerose avversità, chiunque ricerchi il vero amore e lo persegua come scopo di vita o chiunque ritenga che per dimostrarsi amore ci sia bisogno di un'infinità di discorsi col cuore in mano e decisamente carichi di parole ricchissime di significato (amoroso). Questo è - o, per meglio dire, come lo vedo io - "Notting Hill". 
Non che mi sia dispiaciuto, anzi in aereo mi è stato davvero di grande aiuto per affrontare l'ultima parte del viaggio tra l'alba e una colazione plasticosa, però non posso proprio dire che abbia ritrovato interesse per questo prodotto cinematografico. Hugh Grant qui è ai suoi massimi livelli di stropicciamenti emotivi e zerbinaggio servile nei confronti di una Julia Roberts che definire antipatica è farle un complimento al pari di definirla bellissima. Avrebbero dovuto licenziare chi ha curato i costumi del film perché è tutto un totale disastro. E ok che erano gli anni '90, ma c'è un limite a tutto.
Coppia protagonista a parte, la cosa che ho trovato più fastidiosa in assoluto è la necessità che tutto si sistemi per forza, ovvero che tutti ottengano o quello che meritano o la punizione che spetta loro. Quest'ordine cosmico tra l'happy ending e il karma per dilettanti è quanto di peggio, a mio avviso, ha prodotto la commedia romantica di un paio di decenni fa, finendo per semplificare talmente tanto le cose dal renderle totalmente irreali. Ma, naturalmente, è il prezzo da pagare quando ci si approccia a questo tipo di prodotto commerciale, quindi non posso dire non fossi preparato.
Ho apprezzato, invece, la sempre magica cornice londinese, lo spunto - che approfondito in maniera matura sarebbe stato di gran lunga più interessante di come reso qui - di contrapporre una famosa attrice a un uomo comune e di vedere cosa ne veniva fuori e, neanche a dirlo, il fantastico Rhys Ifans, spalla capace di rubare la scena ad entrambi i protagonisti ogni volta che è in scena.
In linea generale, comunque, credo si possa dire che "Notting Hill" è l'esempio più classico che possa venire in mente quando si pensa alla rappresentazione superficiale dell'amore al cinema nei tempi moderni. Come dicevo c'è tutto quello che serve perché il mix di ingredienti funzioni a creare il giusto equilibrio di amore, cuori spezzati, pseudo approfondimenti antropologici dei personaggi, grandi citazioni e, lo voglio ribadire ancora, una rappresentazione dei sentimenti che passa soprattutto attraverso dialoghi carichissimi di significati. Una profusione sentimentale in parole che cola letteralmente dalle labbra e di William e di Anna una volta che il loro amore è sbocciato. Una formula che evidentemente fa centro se si considera che alcuni dei dialoghi di questa pellicola sono diventati molto più che famosi, addirittura cult.
Box Office: $363,889,700
Consigli: 3 nomination ai Golden Globes e un incasso all'epoca stratosferico conferiscono a questa pellicola il potere curioso di attirare l'attenzione nei confronti di un prodotto che, alternativamente, parrebbe oggi non avere niente di personale da raccontare. L'errore, però, è proprio voler vedere con l'occhio di oggi un film che porta sulle spalle 15 anni di onorata carriera romantica, che sicuramente ha fatto sognare milioni di cuori infranti e non e che è diventato simbolo di un'accezione dell'amore che - seppur non condivisibile da chiunque - è certamente importante considerare più che altro per il fenomeno che questo film è stato. E' ancora oggi un prodotto legato all'immaginario collettivo popolare e la storia d'amore tra William e Anna è assolutamente una delle più conosciute in assoluto. Vale la pena, allora, ricordarsi almeno perché "Notting Hill" abbia avuto così tanto successo o sia riuscito così bene ad infiltrarsi in quella che tanto ci piace chiamare "cultura popolare". Si può rimanere affascinati o non apprezzarlo affatto, ma un fenomeno, come tutti i fenomeni del resto, non può essere ignorato. Va almeno studiato.
Parola chiave: Fama.

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Bengi

giovedì 10 ottobre 2013

Film 596 - Bling Ring

Curiosità a mille per questa pellicola!


Film 596: "Bling Ring" (2013) di Sofia Coppola
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Sofia trae da un fatto di cronaca l'ispirazione per la sua ultima sceneggiatura, riuscendo a catalizzare subito l'attenzione grazie all'argomento curioso e attuale: un gruppetto di ragazzini annoiati ricerca emozioni forti derubando le case dei vip per indossare i loro vestiti e potersi permettere uno stile di vita da vere superstar (disco, alcol, droga).
Bene Sofia, ti sto seguendo. Sono molto curioso, poi cosa succede?
La storia prosegue - ci fa vedere Sofia - con il gruppetto di ragazzini annoiati che continua a ricercare emozioni forti derubando le case dei vip per indossare i loro vestiti e potersi permettere uno stile di vita da vere superstar (disco, alcol, droga).
Ah, ok Sofia. Poi cosa succede ancora?
Nel finale, dopo che il gruppetto di ragazzini annoiati continua a ricercare emozioni forti derubando le case dei vip per indossare i loro vestiti e potersi permettere uno stile di vita da vere superstar (disco, alcol, droga), vengono arrestati e processati. Titoli di coda, appare il nome di Sofia. Fine.
Questa, in gran sintesi, la trama di "The Bling Ring" che, in 90 minuti di pellicola, riesce a raccontare l'idea al centro della trama - no, adesso la smetto con il copia/incolla - trascinandola in una spirale infinita di rallenty e musica da discoteca.
Da questo punto di vista direi che la Coppola sforna un altro prodotto che rasenta solamente la superficie di una storia altrimenti esplosiva se approfondita con cognizione di causa. Invece il risultato è tiepidino perché se all'inizio tutto lo sbrilluccichio, le trasgressioni e la curiosità di un fatto di cronaca (fuori contesto anche) divertente rende l'insieme gradevole, ma con il passare del tempo e del replicarsi delle scene precedenti si finisce per lasciare molto spazio agli sbadigli.
Non è che il risultato sia brutto, semplicemente si potevano rappresentare meno furti in casa di Paris Hilton e prendere in considerazione, per esempio, sia come evolvono dopo l'arresto i rapporti tra gli amici di furto sia come questi vengono visti dai loro coetanei. Si sarebbe rappresentato un quadro più interessante e ricco, ma soprattutto meno ripetitivo.
In questo guazzabuglio di strisce di coca, foto al cellulare e mazzette di soldi sbandierate su Facebook, Emma Watson riesce a spiccare sui compagni di set, sexy ragazzina dalla minigonna facile e imbecillemente attaccata ad un'idea di fama che di fatto riflette sia il suo comportamento sia i personaggi che idolatra (e sceglie di derubare).
Il mondo che fa da sfondo alla vicenda è agghiacciante e reso con lucidità dalla Coppola che, tra l'altro, richiama in un cameo quella stessa Hilton che, a ben vedere, dovrebbe sentirsi più scema di quegli scemi che l'hanno rapinata - il solo fatto che possieda cuscini con la sua faccia stampata sopra è indicativo di quali priorità si addicano a tale personaggio - e che vengono qui rappresentati. Tuttavia l'accurata ricostruzione della società che vive per il brand non è sufficiente a salvare il risultato globale di questa pellicola che, alla fine, funziona solo a metà e lascia un tantino insoddisfatti.
Pare che a lungo andare Sofia Coppola stia finendo per vivere di una fama che non la rappresenta più. I ragazzini ladri drogati sono un tema forte che sicuramente suscita scalpore, ma poi bisogna saperci fare qualcosa con la loro storia. Di fatto mi sembra che, invece, ci si sia limiti a raccontare il tutto in maniera piuttosto prevedibile e superficiale. Sarà anche colpa delle alte aspettative che avevo, ma secondo me "Bling Ring" doveva essere tutta un'altra cosa.
Ps. Cameo di Kirsten Dunst che è stata protagonista del primo lungometraggio della Coppola, "Il giardino delle vergini suicide".
Consigli: Un altro ruolo interessante per Emma Watson, già cult con la scena del labbro leccato durante uno scatenato ballo in discoteca.
La pellicola può essere interessante perché racconta una storia vera, anche se personalmente mi aspettavo qualcosa di diverso e forse più trasgressivo. In un certo senso, se si conoscono i precedenti lavori, si può dire che è un film in stile Sofia Coppola.
Parola chiave: Fama.

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Bengi

martedì 1 febbraio 2011

Film 212 - Chicago

Sinceramente non ricordavo più tanto bene questo film che, nel 2003, aveva rubato l'Oscar come miglior film a pellicole del calibro di "Il signore degli anelli - Le due torri" e "Il pianista". Meglio dare una rinfrescata alla memoria...


Film 212: "Chicago" (2002) di Rob Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Nicolò
Pensieri: "Chicago" è uno strano film. Per riassumerlo in una frase un po' estrema: è un bel musical con delle brutte canzoni.
Sarà che penso a "Moulin Rouge!" tutte le volte che vedo un film di genere, ma oggettivamente non posso dire mi sia piaciuta davvero una sola delle canzoni proposte (il film è tratto dal musical di Broadway). L'unica canticchiabile e che rimane in testa è "Overture/And All That Jazz" cantata dalla Zeta-Jones (per questo ruolo Oscar 2003 come attrice non protagonista). Le altre o sono troppo lunghe o spezzate dai troppi dialoghi in mezzo, interrotte facendo perdere, così, l'attenzione (e il ritmo) dello spettatore.
Probabilmente la scelta di adattare questo musical in film, evitando il più possibile l'effetto videoclip di due ore (vedi il recente "Burlesque"), ma piuttosto tentando un approccio un attimo più adulto e raffinato (dire di nicchia forse è azzardato), fa deragliare il regista Rob Marshall ("Memorie di una Geisha") che non è sempre capacissimo (ma dimostrerà di più la sua incompetenza in "Nine"). Nonostante certi effetti suggestivi nelle coreografie (figure in ombra dietro neon di luci colorate o numeri di ballo particolarmente efficaci), l'effetto è spesso molto caotico. Come si ripeterà nel musical ispirato ad "8 1/2" di Fellini, le scenografie sono ampie, illuminate da luci a occhio di bue che lasciano nel buio il resto della scena. Molto teatrale, in effetti, ma a volte non capire dove terminino i confini è fastidioso. La collocazione non ha spazio, nonostante sia alternata grazie al montaggio a scene in tribunale o in carcere, quindi ben delineate nel perimetro, ma, alla lunga, mi hanno stancato.
Tecnicamente parlando, invece, bei costumi e brava Renée Zellweger; deludente la voce di Richard Gere e un po' esagerato l'Oscar a Catherine Zeta-Jones (quell'anno c'erano anche Meryl Streep e Julianne Moore in nomination con lei...); simpatici Queen Latifah, John C. Reilly e Christine Baranski (Mamma Mia!"). Troppi, sicuramente, i 6 Oscar vinti (tra cui miglior film). Non a caso, in un sondaggio di qualche anno fa sugli (allora) recenti vincitori della categorie 'Best Movie', questa pellicola è risultata la meno significativa tra gli ultimi dieci ad essersi aggiudicati il titolo.
Ps. $306,776,732 di incasso nel mondo, di cui $170,687,518 solo in America.
Consigli: E' curioso confrontare questo musical e l'altro dello stesso regista, "Nine", per notare e riconoscere un certo stile che ritorna. Fateci caso!
Parola chiave: Omicidio.


Ric