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domenica 19 gennaio 2020

Film 1728 - Spider-Man: Into the Spider-Verse

Intro: Molto, molto curioso di vedere questo film, soprattutto considerate le critiche entusiaste e il grande successo di pubblico. E dire che a questo titolo non volevo dare nemmeno una chance tanto ero disinteressato all'inizio...
Film 1728: "Spider-Man: Into the Spider-Verse" (2018) di Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Karen
In sintesi: divertente e divertito, un film sui supereroi che ne porta in campo talmente tanti che è sinceramente difficile a tratti starci dietro. Spider-man e tutta la combricola di Spider-man dei vari mondi alternativi sono un gruppo eterogeneo di personaggi che aiuta a dare al pubblico (e agli studios) un nuovo esempio di come sia possibile combinare svariati stili e approcci al mondo dei fumetti risultando comunque vincenti. Gli elementi chiave ci sono tutti: un nemico, il percorso di formazione, avventura e azione, amore e affetti, disillusione e percorso di formazione, effetti speciali a valanga; allo stesso tempo, in questo caso, una visione e realizzazione particolarmente accattivanti e dinamiche, nonché un approccio alla storia più fresco, fanno di questo "Spider-Man: Into the Spider-Verse" un prodotto moderno e interessante, piacevolissimo da seguire. Il che si riassume perfettamente nelle parole di un anonimo votante degli Academy Awards che, l'anno scorso, disse la sua in riferimento alle preferenze da lui espresse per l'edizione 2019, asserendo che mai si sarebbe aspettato di votare a favore di una pellicola sui supereroi, su Spider-man, affinché vincesse in una qualsiasi categoria in gara. Il potere dell'animazione.
Film 1728 - Spider-Man: Into the Spider-Verse
Film 2197 - Spider-Man: Across the Spider-Verse
Cast: Shameik Moore, Jake Johnson, Hailee Steinfeld, Mahershala Ali, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, John Mulaney, Kimiko Glenn, Nicolas Cage, Liev Schreiber, Zoë Kravitz, Kathryn Hahn, Chris Pine, Oscar Isaac, Lake Bell.
Box Office: $375.5 milioni
Vale o non vale: Un bel film d'animazione che funziona sia a livello narrativo che visivo. Una pellicola per tutta la famiglia che dà nuova linfa al genere comic book.
Premi: Vincitore dell'Oscar, Golden Globe e BAFTA per il Miglior film d'animazione. Candidato a 3 Grammy Awards 2020 (Record of the Year e Best Pop Duo/Group Performance per la canzone "Sunflower" di Post Malone e Swae Lee e Best Compilation Soundtrack for Visual Media).
Parola chiave: A leap of faith.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 16 aprile 2019

Film 1545 - Spotlight

Intro: Volevo rivederlo a tutti i costi, il prima possibile.
Film 1545: "Spotlight" (2015) di Tom McCarthy
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: Film 1085 - Spotlight
Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Billy Crudup, Paul Guilfoyle.
Box Office: $98.3 milioni
Vale o non vale: Uno dei film più potenti e meglio riusciti del 2015. Assolutamente da vedere, ma meglio essere preparati.
Premi: Candidato al 6 Oscar ne ha vinti 2: Miglior film e sceneggiatura. 3 nomination ai Golden Globes (film, regia, sceneggiatura) e 3 ai BAFTA (dove ha vinto per la sceneggiatura).
Parola chiave: Articolo.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 19 settembre 2016

Film 1212 - La quinta onda

Una scleta un po' casuale, a dire il vero.

Film 1212: "La quinta onda" (2016) di J Blakeson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: La pretesa post apocalittica è smorzata da toni infantili e da scelte narrative che privilegiano un tipo di target giovanile che di fatto va ad intaccare un risultato finale così più da teen drama che da blockbuster su un futuro distopico.
Questa la premessa della storia, così ben riassunta da Wiki: "Un devastante attacco alieno ha distrutto il pianeta Terra grazie a quattro onde: interruzione di tutti i dispositivi elettrici, terremoti, epidemia del virus dell'aviaria modificato dagli alieni ed risveglio degli alieni che erano stati innestati tempo prima in alcuni umani, impedendo così ogni tentativo di preparazione e resistenza da parte dell'uomo per l'attacco successivo".
Di per sé nemmeno malaccio l'idea di partenza, ma ci si perde ampiamente strada facendo, soprattutto perché la trama è ampiamente intuibile già a metà della storia. In aggiunta, una serie di aspetti ridicoli (come il fatto che la protagonista cerca il fratello e lo incontra, ovviamente, per caso) ed effetti speciali non sempre riusciti confezionano una pellicola mediocre nonostante le buone intenzioni. Che si vede ci sono, visto l'ottimo cast, una produzione che pur non avendo un budget faraonico (35 milioni di $) prova lo stesso a proporre un certo standard qualitativo di immagine e resa finale, ma rimane il fatto che il punto debole qui sia la sceneggiatura: sciocca, concentrata troppo sul romanticismo e i temi adolescenziali. Non che mi aspettassi molto altro, lo ammetto.
Ps. Tratto dall'omonimo romanzo di Rick Yancey.
Cast: Chloë Grace Moretz, Ron Livingston, Nick Robinson, Maggie Siff, Alex Roe, Maria Bello, Maika Monroe, Zackary Arthur, Liev Schreiber, Tony Revolori.
Box Office: $110.7 milioni
Consigli: Tra i vari titoli catastrofici questo non è esattamente il più riuscito. Si lascia guardare, ma questo "The 5th Wave" non è capace di lasciare il segno, nonostante il tentativo. Si vede e si dimentica in frettissima.
Parola chiave: Testa.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 16 gennaio 2016

Film 1085 - Spotlight

Non so se sia perché li sto guardando tutti in inglese, oppure perché sono particolarmente interessato o ancora perché, pur sembrando scontato, li trovo ottimi prodotti di qualità, in ogni caso trovo che le scelte dell'Academy quest'anno particolarmente azzeccate. Speravo in una nomination per Tom Hardy che è finalmente arrivata, al pari di quella per George Miller (per il quale tifo), Jennifer Jason Leigh e, naturalmente Charlotte Rampling; la nomino per ultima, perché qui coinvolta, ma bellissima sorpresa è stata anche quella di vedere finalmente riconosciuta una candidatura alla brava Rachel McAdams, troppo a lungo considerata solo una da commedia o filmetti romantici.
Intriso di questa gioia, il mio umore è dunque assolutamente ben disposto, questo 2016 più che mai. Sto recuperando titolo dopo titolo, li sto divorando, e non ce n'è uno che mi abbia, finora, deluso. Questo compreso.
Film 1085: "Spotlight" (2015) di Tom McCarthy
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Film che racconta la storia vera dei giornalisti di Spotlight - l'unità investigativa permanente del Boston Globe - che, indirizzati dal nuovo editore Marty Baron (Liev Schreiber), si ritroveranno tra le mani uno degli scandali più gravi della storia recente della comunità: migliaia di vittime di abusi sessuali da parte di premi della Chiesa cattolica locale.
Ampiamente insabbiato il tutto onde evitare lo scandalo, questo non fermerà i giornalisti che, sempre più motivati man mano che procedono con la loro inchiesta, riusciranno a mettere insieme tutti i pezzi necessari a scrivere l'articolo-verità partendo da un singolo, primo caso per arrivare ad 87 preti coinvolti e una miriade di storie raccolte in testimonianza. Inutile dire quanto questo "Spotlight" sia un vero e proprio tour de force emotivo.
Al di là della storia vera, della rilevanza dell'inchiesta e dell'importanza di raccontare una storia del genere, c'è anche altro, ovvero un bel film, maledettamente ben recitato e dal cast strepitoso, un titolo in grado di lasciare senza parole sia a causa del tremendo tema che tratta, sia per l'ottima realizzazione.
Senza fronzoli o giri di parole, la trama arriva al suo fulcro in maniera precisa e dettagliata, aiutata da una regia efficace e un montaggio ben realizzato, precisi nel presentare personaggi e situazioni e puliti nel realizzare le scene. Ho trovato questo aspetto particolarmente d'aiuto a focalizzare sulle cose importanti raccontate qui: non si tratta di dare spazio a virtuosismi attoriali o sbrodolamenti di sceneggiatura, ma di rimanere concentrati sul tema e sui fatti e, per farlo, c'è bisogno di rimanere sul soggetto di tutta la faccenda, ovvero la storia. Quest'ultima è il cuore di tutto ed è giusto che prenda il sopravvento sul resto.
Bravi a darle spazio non solo il cast tecnico (regia e sceneggiatura in primis), ma anche un gruppo di attori in grado di fare la differenza, capitanati da un Mark Ruffalo maledettamente convincente. Solo 5 anni a lui pensavo in termini negativi, promessa fallita di quella Hollywood incapace di fare la differenza; oggi, invece, è un attore affermato e impegnato, capace di spezzare il cuore come in "The Normal Heart" o sprigionare passione e indignazione come qui. Insieme a lui, perché non è solo, Michael Keaton (redivivo), John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Schreiber e, come nell'introduzione dicevo, Rachel McAdams, una delle attrici che preferisco da sempre. Bella senza sforzi (e forse per questo un po' penalizzata), perfetta per ruoli da 'sweetheart', finalmente trova il giusto riconoscimento con il ruolo di Sacha Pfeiffer, unica donna del team Spotlight. Per lei già il riconoscimento con la nomination all'Oscar è un traguardo, dubito nella vittoria anche se ammetto che, in fondo in fondo, ingenuamente tifo per lei.
In generale, comunque, "Spotlight" è davvero un bel film. Difficilissimo, pesante, sconvolgente e da far venire i brividi, eppure necessario da vedere. Le inchieste giornalistiche di questa portata posso davvero fare la differenza e direttamente, o indirettamente come facendone un film, è giusto e doveroso dar loro ascolto e voce. Ero magneticamente attirato da questo titolo prima ancora di vederne il trailer: la frenesia della redazione giornalistica, gli appunti con taccuino, i grandi casi da gestire e plasmare per trarne un articolo bomba (questo premiato con il Pulitzer) , le interviste, gli assi nella manica da giocarsi al momento opportuno, i risvolti inaspettati... Tutto quello che potevo aspettarmi da una pellicola del genere, "Spotlight" me lo ha regalato e sono felice di essermi preso del tempo, oggi, per dare una chance a questo film. Uno dei migliori dell'anno.
Ps. 6 candidature agli Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura, attore mon protagonista e attrice non protagonsta, montaggio) e 3 sia ai Golden Globes (tutte rimaste tali) che ai BAFTA.
Film 1545 - Spotlight
Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Liev Schreiber, Billy Crudup, Paul Guilfoyle, Len Cariou.
Box Office: $29.3 milioni
Consigli: Quando i tuoi amici un po' alternativi o che hanno studiato all'estero o che sanno l'inglese meglio di te ti dicono che vedere i film e le serie tv in lingua originale fa la differenza tu sai che hanno ragione, anche se poi nel concreto la pigrizia è sempre in agguato. Io guardo film in inglese da non so più quanti anni ormai, l'ho sempre fatto perché mi interessava e piaceva, sia a casa che in vacanza (sono stato al cinema a Londra, Parigi, Amsterdam, New York, Lussemburgo, Nizza, ...), eppure voler vedere un film in lingua è sempre stata una scelta da dover decidere di affrontare, non un processo naturale e diretto. Per uno che dice di amare il cinema e che divora qualunque tipo di prodotto è una confessione alquanto rischiosa da fare. Non so cosa sia cambiato ultimamente, sta di fatto che la scelta del titolo "in originale" mi è apparsa in questi giorni quale l'unica inevitabilmente possibile. Cosa c'entra, direte voi, tutto questo preambolo personale con "Spotlight"? Beh, il punto è questo: se avessi visto questa pellicola - come le altre che ho visto in questi giorni - doppiata, mi sarei perso una parte chiave di tutta l'operazione, snaturata da un doppiaggio, sì, funzionale eppure distorcente. Non avrei mai scoperto che Isabella Rossellini parla un inglese tanto buono da fare invidia (ci mancherebbe, si potrebbe dire, eppure scoprirlo mi ha lasciato di stucco), non avrei mai scommesso su una nomination all'Oscar per Tom Hardy e, qui, non avrei goduto del lavoro corale di un cast che mi ha davvero coinvolto. Ecco perché tutto il preambolo: ogni tanto fare uno sforzo in più per superare la pigrizia può essere un bellissimo regalo da fare a se stessi. Fatevi un regalo, dunque, e non solo guardate "Spotlight", ma fatelo in lingua originale.
Parola chiave: Cardinal Law.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 26 settembre 2014

Film 775 - Omen - Il presagio

Mi pento di non aver scelto questa pellicola per la recensione numero 666...

Film 775: "Omen - Il presagio" (2006) di John Moore
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: IMDb riassume alla perfezione e con pochissime parole il fulcro di questo remake horror che gioca coi numeri: "an American official realizes that his young son may literally be the devil incarnate". Zac! Niente di più, niente di meno. In mezzo solo delle gran boiate.
A parte il giochino sfizioso della data d'uscita (06/06/06) che richiama il numero demoniaco, questa pellicola ha veramente pochissimo da offrire. Non inquieta e non fa paura e, anzi, a tratti annoia. La peggiore di tutti è Mia Farrow in un ruolo detestabile che rende insofferente lo spettatore, più odiosa perfino del bambino posseduto, che è qualcosa di inguardabile a lungo andare.
Lo scopo puramente lucrativo è qui tanto palese da non rendere nemmeno divertente la visione di questo prodotto commercialissimo, ma così becero e gratuito che è inutile. Mi stupisce che Liev Schreiber, Michael Gambon e perfino Julia Stiles si siano prestati a questo giochetto privo di fantasia o creatività, piatto e privo di appeal come un film dell'orrore non dovrebbe mai essere.
Tra l'altro la titolazione italiana è come al solito fantasiosa: "Il presagio", sostituito all'originale "The Omen", non solo non aggiunge nulla all'enigma del titolo, ma non c'entra granché dato che il 'presagio' che il bambino sia il diavolo svanisce nella durata di 10 minuti. Quindi, a che pro cambiarne il nome, se poi nemmeno se ne sceglie uno appropriato?
Comunque resta il fatto che il risultato finale di questo "Omen" è piuttosto scarso perfino per un remake horror, con brutti effetti speciali, una recitazione così così e una trama che veramente non decolla.
Film 2279 - The First Omen
Film 2318 - The Omen
Film 775 - Omen - Il presagio
Box Office: $119,498,909
Consigli: Un horror assolutamente evitabile. Non so se l'originale del '76 sia meglio, comunque questo film è mal realizzato e privo di idee interessanti. Meglio guardare altro.
Parola chiave: Anticristo.

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Bengi

martedì 20 maggio 2014

Film 716 - Gigolò per caso

Molto, molto curioso di vedere questa pellicola apparentemente molto alla Woody Allen, ma non del regista/sceneggiatore.

Film 716: "Gigolò per caso" (2013) di John Turturro
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ho letto che il film non ha ottenuto critiche particolarmente entusiaste e non ho potuto che chiedermi il perché. Non che questo film sia rivelazione o capolavoro del suo scrittore/regista/attore John Turturro, ma ricevere addirittura delle critiche negative mi sembra un po' eccessivo...
"Fading Gigolo" è un prodotto sulla falsariga dei soliti di Allen e il fatto che lui ci reciti pure non credo sia una coincidenza. Il duo pacato e stropicciato che si crea tra lui e Turturro è assolutamente godibile e i due artisti risultano davvero affiatati. Inoltre lo spunto narrativo - uno gigolò e relativo pappa alle primissime armi - è certo intrigante sia di per sé, sia se associato ad una coppia tanto improbabile di "addetti" del mestiere. Colpisce come il pretesto per cominciare il sodalizio lavorativo sia tanto veloce quanto privo di contestualizzazione, ma lo svolgimento della trama approfondisce abbastanza bene le situazioni e ci si dimentica in fretta di un inizio tanto sbrigativo.
Per il resto questo film da il suo meglio nella prima parte, nel susseguirsi di clienti tra cui spicca una Sharon Stone in formissima e una Sofía Vergara davvero ben accessoriata. Finché la storia rimane fresca e concentrata su di loro situazioni buffe e sorrisi non mancano. La seconda parte della pellicola, invece, investe tantissime energie su un paio di personaggi più faticosi interpretati da Vanessa Paradis e Liev Schreiber. Ci si addentra in questioni religiose, amore, famiglia, conoscenza di sé, rispettabilità. Sono temi molto complessi e non sempre, a mio avvsio, trattati qui con chiarezza. Forse c'è troppa carne al fuoco.
Ecco, se proprio devo lamentarmi di qualcosa, posso dire che avrei gradito di più il proseguimento dei toni da commedia, magari con qualche altra facoltosa cliente e qualche altro imbarazzante ingaggio da parte del pappa Allen. Lo spostamento della trama su Avigal, austera - e acerba - vedova di un rabbino e del suo corteggiatore un po' spostato Dovi, oltre che le questioni annesse alla comunità ebraica ortodossa (addirittura un tribunale rabbinico) alla lunga tediano un po' e, soprattutto, sono una vera sorpresa per lo spettatore che, per esempio, era stato incuriosito dal trailer.
Tutto sommato, comunque, "Gigolò per caso" è una pellicola interessante, un lavoro delicato e curato nei dettagli, un buon esempio di come si possa parlare di tematiche "scabrose" con un approccio dissacrante e naturale; il buon cast è un incentivo alla visione.
Box Office: $11,882,488
Consigli: Delicato, molto mentale, dissacrante e inaspettato per quanto riguarda certe parti della trama. Gli appassionati di Allen non possono perderselo, ma anche chi apprezza la bella presenza femminile. New York non è niente male, anche se mette ansia il quartiere ebraico con la sua pretesa di essere comunità nella comunità. Vanessa Paradis affascina e sprigiona tenerezza, ma quando Turturro la definisce bellissima non si può che dissentire (al cinema una signora ha sentenziato: "Insomma"). Non mi è dispiaciuto e alla fine si vede volentieri, ma una volta può bastare.
Parola chiave: Massaggio.

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Bengi

sabato 4 gennaio 2014

Film 648 - The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca

Molto incuriosito da questa pellicola e soprattutto di scoprire perché fosse stata completamente ignorata dalle nomination ai Golden Globes di quest'anno. Sarà così anche agli Oscar? Basterà aspettare il 16 gennaio per scoprirlo!

Film 648: "The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca" (2013) di Lee Daniels
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Mi aspettavo una specie di capolavoro di cui innamorarmi o un possibile "The Help" versione maggiordomo e, invece, sono rimasto francamente un po' deluso. Non che "Lee Daniels' The Butler" sia un brutto film, assolutamente, però manca di qualcosa per essere un buon film.
Partendo dalla prima sconvolgente vicenda tra i campi di cotone della vita del futuro maggiordomo della Casa Bianca Cecil Gaines, la storia procede poi col racconto di tutta una serie di vicende legate ad innumerevoli persone e personaggi storici, oltre che ambientate durante periodi della storia americana tanto densi da far spavento (Ku Klux Klan, assassinio Kennedy e di Martin Luther King, Pantere Nere, guerra in Vietnam, ...). E, non potendo dare a tutto e tutti la giusta rilevanza, la sensazione è che il mix finale sia più che altro un calderone di ingredienti rimescolato un po' frettolosamente senza che si sia aspettato di trovare un equilibrio per il tutto. Solo per citare i Presidenti sotto cui Cecil lavora: Harry Truman, Dwight D. Eisenhower, John Fitzgerald Kennedy, Lyndon B. Johnson, Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter e Ronald Reagan. Nel finale si vede perfino Obama.
So che la peculiarità di questa storia è proprio quella della persona che ha lavorato per ben 8 Presidenti degli Stati Uniti, però lo spazio di tempo dedicato ad ognuno è veramente troppo fugace per renderli personaggi che vadano oltre una banalissima bidimensionalità legata alla superficie di fatti che si riconosce ad ognuno di loro. E questo, per un prodotto che ha anche pretese storiche, non può andare bene.
In secondo luogo, a mio avviso, troppi volti noti ricoprono i troppi ruoli disponibili. Non si capisce quasi chi sia la star del film, considerando che il protagonista e premio Oscar Forest Whitaker non è certo una che spicca sui red-carpet internazionali e si fa presto a mettere il suo nome in ombra tra tutti questi altri: Oprah Winfrey, Robin Williams, Vanessa Redgrave, Jane Fonda, Alan Rickman, John Cusack, Lenny Kravitz, Mariah Carey. E non li ho nemmeno citati tutti. Quindi è bella, sì, l'idea della piccola parte o del cameo a molti altri grandi attori e non, però il risultato confonde o, per meglio dire, svia da quello che, secondo il titolo, dovrebbe essere il protagonista di questa vicenda ('butler' in inglese è maggiordomo, domestico).
Inoltre trovo che questa nuova fatica di Lee Daniels, dopo il durissimo "Precious", sia più consapevole delle possibili implicazioni che la pellicola potrebbe portare rispetto al precedente lavoro del regista. Grandissimo successo al botteghino in America, ci si aspettava fin da subito avrebbe ottenuto anche un numero esorbitante di candidature ai Golden Globes - ma niente - e, vedremo, agli Oscar.
In quest'ottica "The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca" ha una messa in scena molto più furba, sia per la scelta di una resa d'immagine estremamente patinata e piacente (bellissimi costumi, grande ricostruzione di set e ambientazioni attraverso le varie decadi) sia per quella serie di meccanismi che avrebbero potuto favorirlo alla corsa per i grandi premi della stagione (storia di un outsider che si fa da solo, uomo dalla morale incorruttibile, ma che sa capire e correggere i suoi errori e grande, sommessa, interpretazione di Whitaker). Il problema forse qui è che Daniels era riuscito a far bene proponendo qualcosa di suo, un film crudo e faticosissimo da guardare come non se ne vedevano da tempo, mentre con "The Butler"sembra si sia trovato meno a suo agio.
Fatta questa premessa, che per me è stata motivo di delusione, ho comunque apprezzato lo sforzo di raccontare una storia tanto traumatica e intensa, con le sue parti più o meno condivisibili. La storia di una famiglia di neri tra sopprusi e cambiamenti, in un momento storico in cui chi si ribellava alle violenze e le ingiustizie era il cattivo, mentre l'oppressore il paladino della giustizia. Nel finale il momento più bello del film sarà proprio quando Cecil capirà la verità sul figlio, dopo tante lotte e ribellioni e anni di allontanamento.
Quello che mi ha molto colpito di questa storia, comunque, è il fatto che rappresenti una serie di eventi durissimi e in molte altre situazioni dipinti come fatali per la vita umana (alcolismo, tradimento, perdita di un figlio, ostinazione caratteriale) e li presenti come assolutamente reversibili e non irreparabili. Ricominciare, ricominciare e ancora ricominciare per proseguire un cammino con, ogni volta, un rinnovato attaccamento alla vita. E' un processo silenziosissimo che non viene mai gridato qui, ma mi è rimasto particolarmente impresso.
Insomma, capisco perché in America questo film abbia avuto tanto successo - parla degli ultimi 100 anni della loro storia e poi c'è Oprah -, ma mi aspettavo che il risultato finale sarebbe stato più storico e meno emotivo. E' una storia interessante e che affronta tantissimi snodi difficili delle vicende americane, però manca davvero di magnetismo e personalità. Si potrebbe dire che "The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca" abbia adottato appieno lo "stile di vita" del suo protagonista: c'è, ma di fatto non lo senti.
Ps. Con 30 milioni di dollari spesi per produrlo e un incasso mondiale di $161,875,188, questo è nella lista di film più remunerativi del 2013.

[EDIT]: Un mio ulteriore pensiero a proposito di questo film nella recensione per "IL MURO mag": "THE BUTLER – UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA. L’ULTIMO SUCCESSO DI LEE DANIEL"


Consigli: Alcuni l'hanno presentato come il nuovo "Forrest Gump", ma non credo che il candore di Forrest e il suo magico modo di vedere la vita sia assolutamente paragonabile. La somiglianza potrebbe stare piuttosto nella serie di eventi storici in cui il protagonista è costretto a muoversi durante la sua lunga vita. Ciò detto, "The Butler" è comunque un buon prodotto commerciale e storicamente può dare anche qualche rinfrescata, che non fa mai male. Molto lodate le interpretazioni di Forest Whitaker e soprattutto Oprah Winfrey, per la quale è plausibile aspettarsi una nomination agli Academy Awards come non protagonista dopo la prima del 1986 per "Il colore viola" e l'Oscar onorario per l'impegno umanitario ricevuto nel 2012 (quest'anno l'ha vinto Angelina Jolie).
Parola chiave: Civil Rights Act.

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Bengi

martedì 5 luglio 2011

Film 275 - X-Men le origini - Wolverine

Nuova cena dal Puffo, nuovo film tutti assieme!


Film 275: "X-Men le origini - Wolverine" (2009) di Gavin Hood
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Michele, Marco, Marco C., Andrea, Andrea Puffo, Alice, Diego, Davide
Pensieri: Avendo visto questa pellicola la prima volta a Parigi, in inglese sottotitolato in francese, effettivamente qualche battuta – per non dire passaggio – me l’ero persa.
La saga degli X-Men, sicuramente , mi è sempre piaciuta parecchio, quindi mi tocca ammettere un minimo di parzialità riguardo a questo prequel(?)/spin–off(?) che vede per protagonista l’X–Men più famoso della saga.
Nessuno dei suoi “amici” (o nemici) partecipa a questa pellicola, ma, nonostante questo handicap, non si può certo dire che gli incassi ne abbiamo risentito… “X-Men le origini - Wolverine“ è un film meno tipicamente di genere (leggere sui mutanti) e più un ritratto del personaggio Logan a tutto tondo: la sua vita e la sua storia (già accennata in “X-Men 2” del 2003) e come Logan diventi Wolverine.
Ovviamente c’è tantissima azione e molti personaggi secondari (pure troppi a dire il vero, nessuno realmente ben approfondito come nel terzo "X-Men - Conflitto finale" del 2006), tutto condito in ‘salsa mutante’, per non perdere il retrogusto della serie che tanto aveva fatto incassare fino a qui con i capitoli precedenti (parliamo di oltre 1 miliardo di $).
No, comunque, questo non è decisamente il migliore esperimento della quadrilogia (ance se sappiamo bene che il quinto è già stato ‘sguinzagliato’) poiché il sapore che lascia alla fine è sempre quello di un progetto minore rispetto agli standard precedenti. La macchina ‘X–Men’ è, come sappiamo, ben oliata, ma in questo caso tende un po’ troppo a vivere di rendita.
Hugh Jackman è sempre convincente e sbruffone quanto basta, ma affiancargli una miriade di personaggi piatti non aiuta il film a decollare. Tra i più famosi, comunque ritroviamo Liev Schreiber ("The Manchurian Candidate", "Salt"), Ryan Reynolds ("Buried - Sepolto", "Ricatto d'amore" e il prossimo "Lanterna verde") e Dominic Monaghan (la trilogia de "Il signore degli anelli", "Lost").
Insomma, è divertente e si guarda bene, ma dimostra i primi ‘acciacchi’ della saga.
Film 622 - X-Men - Conflitto finale
Film 276 - X-Men: L' inizio
Film 582 - X-Men - L'inizio
Film 728 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1092 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1166 - X-Men: Apocalisse
Film 1778 - Dark Phoenix
Film 275 - X-Men le origini - Wolverine
Film 583 - Wolverine - L'immortale
Film 1489 - Logan
Film 1100 - Deadpool
Film 1535 - Deadpool
Film 1644 - Deadpool 2
Film 1925 - The New Mutants
Consigli: Per i fan della serie è un 'da non perdere'. Per tutti gli altri è sempre una valida alternativa a un 'non so cosa fare' di un'eventuale serata in casa.
Parola chiave: Indistruttibile.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 11 novembre 2010

Film 182 - Salt

Primo film del dopo anniversario del blog è un adrenalinico groviglio di tradimenti, spionaggio e volta faccia. Partiamo in quarta!


Film 182: "Salt" (2010) di Phillip Noyce
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Nicola
Pensieri: Dopo un primo tempo adrenalinico e carico di suspance (nonché di molteplici dubbi nello spettatore), il film prende una piega, oltre che smisuratamente assurda, anche decisamente blanda.
La nostra Angelina Jolie/Evelyn Salt scalpita - e non poco - fino all'ultimo minuto di pellicola, ma non convince in pieno. L'interpretazione è buona, la Jolie ormai è esperta di ruoli d'azione (dopo i due "Lara Croft: Tomb Raider", "Mr. & Mrs. Smith" e "Wanted - Scegli il tuo destino") spacca ossa e spara-a-tutto, quindi non è certo lei l'elemento a sfavore di questa pellicola. E' che, alla lunga, perfino le trovate sensazionalistiche atte a eccitare lo spettatore, a farlo saltare sulla sedia, come si suol dire, non reggono più, perchè si tollera l'esagerazione solo quando ne vale la pena per la trama. Qui la trama lascia alquanto insoddisfatti, con un finale aperto che lascia campo libero ad un secondo capitolo che, si spera - nel caso non potessero fare a meno di girarlo - sia meno scontato di questo originale.
Il resto del cast è altamente intercambiabile. I volti noti sono quelli di Liev Schreiber ("X-Men le origini - Wolverine", "Il velo dipinto" e regia di "Ogni cosa è illuminata") e Chiwetel Ejiofor ("2012", Inside Man", "American Gangster"). Nella categoria dei 'visi familiari' troviamo August Diehl, visto in "Bastardi senza gloria" e Olek Krupa, che ritroviamo in piccoli ruoli in film come "Mamma ho preso il morbillo", "Burn after reading - A prova di spia" e "Behind enemy lines - Dietro le linee nemiche".
Dirige Phillip Noyce, famoso per aver girato pellicole come "The Quiet American", "Il collezionista di ossa" (sempre con la Jolie), "Sotto il segno del pericolo" e "Giochi di potere" (entrambi con Harrison Ford) e "Ore 10: Calma piatta" (con una giovanissima Nicole Kidman). La sceneggiatura, invece, è affidata a Kurt Wimmer, colpevole di aver scritto e diretto quell'abominio scriteriato e senza senso di "Ultraviolet", colossale ciofeca nonché uno dei film più orrendi di tutti i tempi.
Insomma, per tornare al film e concludere, direi che è un lavoro di onesto intrattenimento che mantiene le aspettative solo fino ad un certo punto. Piaciuto? Direi ni.
Consigli: Dolby e alta definizione. Poi mente sgombra e cervello spento. Fidatevi, altrimenti non reggerete certe 'americanate'.
Parola chiave: Copertura.



Ric

domenica 25 aprile 2010

Film 108 - Ogni cosa è illuminata

Cena e film con la mia adorata bionda del cuore Erika, per un tête-à-tête rilassante dopo una domenica pomeriggio ricca di nuovi incontri per nuove collaborazioni...! A breve alcune novità!!!


Film 108: "Ogni cosa è illuminata" (2005) di Liev Schreiber
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
Pensieri: Liev Schreiber, attore americano al suo esordio alla regia (e alla sceneggiatura), dirige un film che è un gioiellino da guardare ed amare sottovoce. Non ci sono grida o schiamazzi, solo una storia raccontata con pacata tranquillità. Gioie e dolori nella riscoperta di una terra, l'Ucraina, lasciata dal nonno del protagonista Jonathan Safran Foer/Elijah Wood a causa delle persecuzioni agli ebrei. Sulla strada per Trachimbrod Jonathan, vegetariano con la fobia dei cani, riscopre suo nonno, sé stesso e la sua famiglia, rivoluzionando l'idea che se ne era fatto durante la vita.
Parte gasato il film, frena e spiazza nel finale, lasciando lo spettatore con un pugno fortissimo in pancia con non può non stordire per qualche ora. C'è la giusta dose di humor che spezza una storia macchiata di sangue in un Paese calpestato dal nazismo. Elijah Wood è bravo nella parte dell'ebreo maniaco del collezionismo, che imbusta qualsiasi cosa ritenga importante per arricchire la sua collezione a parete. Rimane sottotono per tutta la durata del film, recitando attentamente la sua parte. Più scanzonato e paradossale di riflesso, il personaggio di Alex interpretato da Eugene Hutz (cantante dei 'Gogol Bordello' che sono presenti all'inizio della pellicola), svalvolato imitatore alla buona della cultura hip-hop americana. Lui insieme a suo nonno formano la strana coppia, che nei momenti giusti, però, sa commuoversi per le verità venute a galla.
Bello, davvero un filmino indipendente ormai cult da vedere e rivedere, anche per non dimenticare. Ps. Il film è tratto dal libro "Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer.
Consigli: Seratina tranquilla in casa con un dopo cena 'illuminato'. Non deluderà!
Parola chiave: Augustine.



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Bengi