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venerdì 17 gennaio 2014

Film 654 - Bel Ami - Storia di un seduttore

Ero incuriosito da questa pellicola perché volevo capire quanto sarebbero riusciti a stravolgere la trama del libro. Missione riuscitissima, tra l'altro.

Film 654: "Bel Ami - Storia di un seduttore" (2012) di Declan Donnellan, Nick Ormerod
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Certo, la premessa di un Robert Pattinson protagonista non propendeva a favore di questa pellicola, nonostante la presenza di Kristin Scott Thomas, solitamente garanzia di una produzione tendenzialmente almeno buona.
"Bel Ami - Storia di un seduttore" sta a "Bel Ami" di Maupassant come io sto alla veterinaria. Insomma, c'è poco del libro in questo film. Manca, per dirne una, la veloce escaltion sociale che Georges Duroy riesce a costruirsi, non nel senso che non sia mostrata, ma piuttosto che è sullo sfondo, data per scontata. Non ci sono i meccanismi sociali che la rendono possibile come non è spiegata a sufficienza la storia di George al giornale, delle tensioni con i superiori e le voci dei colleghi che lo vorrebbero incapace di scrivere e costantemente aiutano da una mano femminile nemmeno troppo discreta. E allora, tolto questo (com'è praticamente assente la scena politica che, nel libro, è una costante anche grazie al lavoro presso La Vie Française), cosa rimane di "Bel Ami"? Solo l'aspetto romantico-predatoriale dell'arrampicatore sociale Duroy, incapace di accontentarsi e darsi dei limiti.
Concentrandosi solo sulle amanti del protagonista, il film finisce per prendere una piega da romanzo rosa, con la sola narrazione delle scappatelle in compagnia di numerose signore dell'alta società con l'unico scopo di crearsi una posizione sociale. Il romanzo di Maupassant, però, sarebbe anche altro e dispiace vederlo sciupato da un'incapacità recitativa di Pattinson e un'inconsistenza narrativa dovuta alla sceneggiatrice Rachel Bennette. Certo l'intento era quello commerciale e, sicuro, al momento della messa in produzione della pellicola niente dava l'impressione di vendere di più della combo Robert Pattinson+sesso, però l'alchimia non c'è stata e il film è stato un flop. Ma va?
Ps. Prodotto, tra gli altri, da RAI Cinema, il film ha incassato $8,303,261 al box office mondiale.
Consigli: Apprezzabile solo per il buon lavoro di Christina Ricci e Kristin Scott Thomas. Uma Thurman non è in grado di suscitare quell'interesse intrigante e misterioso che nel libro è legato al personaggio di Madeleine Forestier e, inoltre, non ha certo un sex appeal universalmente riconosciuto. Pattinson è troppo spesso inespressivo e, in generale, il film sembra più una serie tv alla "Beautiful" con un budget più alto per location e costumi.
Parola chiave: Marocco.

Trailer

Bengi

martedì 15 febbraio 2011

Film 218 - The Green Hornet

Disimpegno nel weekend, ora di pranzo.


Film 218: "The Green Hornet" (2011) di Michel Gondry
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mai avrei pensato di vedere Seth Rogen nei panni di un supereroe. Per quanto 'il calabrone verde' non rappresenti l'estetica classica di eroe contemporaneo. Britt Reid/Rogen è grasso e senza poteri, eccentrico e svogliato, privo di cultura o attitudine lavorativa. Ovviamente il suo personale percorso di formazione in questa pellicola lo porterà a migliorarsi e a capire che, in fondo, qualcosa della sua vita può essere fatto. Ma le stranezze di questo film non sono finite.
Nel ruolo della spalla senza nome Kato/Jay Chou, ovviamente il personaggio più simpatico e riuscito, meno sbruffone e più concreto, capace di tenere testa a orde di criminali con la sola forza dei suoi muscoli. Se Reid è il calabrone, Kato potrebbe essere la mosca a dimensioni.
Poi Cameron Diaz in un ruolo talmente striminzito che, ci avessero anche messo un cartonato, non ci saremmo accorti della differenza. E', scusate l'ovvietà, la bellona bionda intelligente che, grazie al suo acume, predige il futuro ai due protagonisti, mettendoli in guardia o, sempre involontariamente perchè lei non conosce le identità segrete dei suoi superiori, suggerendo cosa fare come mosse successive. Un ruolo decisamente poco impegnato e impegnativo.
Infine ritroviamo, a un anno dall'Oscar come non protagonista nel film di Tarantino, Christoph Waltz, resuscitato al cinema Hollywoodiano come Gesù dopo i tre giorni. Chi ne aveva più sentito parlare? In effetti la pausa di due anni dal mondo del cinema poteva essere una mossa strategica per un attore austriaco che si vede lanciato nell'olimpo dei 'best actors' così improvvisamente. Peccato, però, che abbia scelto questa pellicola. E', sì, campione di incassi al botteghino USA (niente di straordinario, per carità: ad oggi siamo a $92.4 milioni e un 10° posto in classifica che, arrivati a domenica 20 febbraio, lo vedrà sbalzare fuori quasi sicuramente dalla top ten del box office americano), ma non è rappresentativa di alcunché. Mossa, a mio avviso, sbagliata.
Insomma, il film non è male, ma non è così elettrizzante come avrebbe potuto essere. Buoni attori, la regia del premio Oscar Michel Gondry (ma anche lui che cosa ci fa in questo progetto?! Voleva rendersi più commerciale? O svendersi al commerciale? Non capisco...), un personaggio meno convenzionale di altri supereroi (ma Iron Man era già un antieroe...) e... E, purtroppo, poco altro. Avanti il prossimo (magari il nuovo Spider Man?).
Consigli: Un film innocuo, piacevole. Ma non spendete dei soldi per vederlo, per carità!
Parola chiave: I cattivi sono i buoni.


Ric

giovedì 28 gennaio 2010

Film 67 - Arriva John Doe

Lunedì niente saghe, io e Ale abbiamo deciso di dedicarci a un altro genere di film. E, solo pensato, alla possibilità di alternare le saghe a qualche classico. Di tanto in tanto...


Film 67: "Arriva John Doe" (1941) di Frank Capra
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Wow, davvero un salto nel passato! Ok, lo ammetto, non avevo ancora visto questo film, ma mi è piaciuto! Certo, devo sorvolare sul fatto che evidentemente la mia versione fosse quella ridoppiata di recente (le voci dei doppiatori sono piuttosto famose) e anche veramente male, ma al di là di questo è un bel film.
Ale non ha apprezzato certi passaggi lenti, come qualche dialogo un po' lunghino ed effettivamente a telecamera fissa, ma non si può non pensare a quanti riferimenti all'oggi ci sono in un film del '41! Pazzesco!
Innanzitutto la crisi, i lavori che saltano, i soldi che non ci sono e la necessità di trovare un modo per farne a tutti i costi. In un giornale, poi, la necessità di news fresche e appetitose è vitale, ma per niente scontata. Ci vuole l'idea di una ragazza licenziata che teneva una rubrica prima che il giornale diventasse il 'New Bullettin" e tagliasse gli stipendi, per risollevarlo dalla crisi! Ed ecco che, per lo scherzetto di Ann Mitchell/Barbara Stanwyck che si inventa tutto, la lettera di suicidio di un certo John Doe, colpisce nel segno e fa vendere al giornale, in un solo giorno, migliaia di copie! E' necessario sfruttare il fenomeno, suggerisce la ragazza e, di conseguenza, diventa assolutamente necessario ingaggiare un John Doe. Ma Chi è poi, costui? L'uomo comune per eccellenza. In chi lo rivedrà, la bella Ann, se non nel fascinoso Long John Willoughby-John Doe/Gary Cooper (un ex-giocatore di baseball diventato un vagabondo)? E non può che seguirne un amore! Peccato che la situazione scivoli un po' di mano e l'enorme popolarità costruita ad hoc per il personaggio John Doe venga smascherata dagli stessi che l'avevano fomentata una volta che il manichino Willoughby si ribella dimostrando di avere effettivamente assorbito la lezione che lui stesso predica ai comizi (i discorsi, però, li scrive Ann).
Unica vera pecca il finale con moralina cattolica straripante, un discorso di Ann al suo amato in cima a un campanile che, rifiutato dai suoi 'fedeli', vuole seriamente buttarsi dal tetto la notte di Natale. La ragazza, prima di svenire, paragona il suo John Doe a Gesù Cristo e ricorda che lui, come John, si è sacrificato per la gentea e non c'è bisogno che pure Willoughby si uccida in funzione della causa. La folla vede e sente tutto, perdona e rivuole il suo martire e se lo riprende felice e contenta. Frasona di chiusura: "Lo vede Norton, il popolo non lo sconfiggerà mai!". Campane a festa (è nato Gesù, si è salvato John Doe), il popolo (americano) è felice e non può che esserci la... FINE.

Consigli: Da vedere per quanto sia tuttora mostruosamente attuale. Si potrebbe dire che abbia inventato il modo attuale di fare, ma soprattutto creare, gossip!
Parola chiave: Iloti.


Questa volta niente link al trailer, ma direttamente quello al film integrale! YouTube sa sempre come sorprenderci! Godetevi la visione!
http://www.youtube.com/watch?v=ZZEHV1T5B6g
#HollywoodCiak
Bengi