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venerdì 9 agosto 2024

Film 2304 - Kneecap

Intro: Primo film da adepta della Cineworld Card per Debbi, ieri sera abbiamo scelto una pellicola irlandese come battesimo.

Film 2304: "Kneecap" (2024) di Rich Peppiatt
Visto: al cinema
Lingua: inglese, irlandese
Compagnia: Niamh, Debbi
In sintesi: uno dei migliori film del 2024 che ho visto fino ad ora.
Non avevo idea di cosa trattasse questo film, di chi fossero i Kneecap e, soprattutto, mi fidavo poco delle ottime critiche ricevute dal film. Non è che non volessi credere all'entusiasmo nei confronti di questo titolo, semplicemente di recente ho notato un mio generale disallineamento rispetto a quello che leggo nelle recensioni e la mia personale opinione. Quindi si può dire che mi sia approcciato a questa visione con un certo scetticismo.
In realtà ogni mio dubbio è stato dissipato fin da subito: la sceneggiatura ha un'evidente elemento personale caratteristico - il tono è coerente per tutta la storia (miracolo!) -, i protagonisti e i loro archi narrativi sono ben delineati, il montaggio perfettamente concertato al mood della storia, la colonna sonora pazzesca. Insomma, per me un vero trionfo, specialmente considerato che si tratti di un "piccolo" film.
Ancora più sorprendente, il messaggio della storia si traduce efficacemente anche in quello del film: il valore culturale di quello che i Kneecap fanno con la loro musica specificamente in lingua irlandese - dal film, parafrasando, "make every word as a bullett" - viene trasportato al valore della storia e, per estensione, della pellicola. Sfido chiunque, infatti, ad uscire dal cinema e non avere voglia di recuperare subito la discografia dei Kneecap, pur non capendo una parola di quello che dicono (per i curiosi, qui il link al loro Spotify). Il che, per me, è davvero eccezionale. Vivo da quattro anni a Dublino, sono in qualche modo esposto all'Irish praticamente ogni giorno, la mia coinquilina lo parla perfettamente, la segnaletica è bilingue, eppure mai davvero mi ero lasciato interessare da questa lingua prima di ieri.
Ovvio, la colpa è solamente mia ci mancherebbe, ma ho trovato particolarmente impressionante che "Kneecap" non solo si interessi di mostrare come un gruppo hip-hop dell'Irlanda del Nord sia riuscito, tramite le sue canzoni, ad avvicinare un pubblico generalista a una lingua che in molti ritenevano poco rilevante (specialmente per l'Irlanda del Nord che fa parte del Regno Unito e non della Repubblica d'Irlanda), ma inoltre sia in grado di trascendere l'elemento narrativo e tradurlo perfettamente in qualcosa di concreto, ovvero la voglia di avvicinarsi effettivamente al prodotto culturale che promuove: la musica dei Kneecap.
Non so, forse sono io che sono troppo immerso nella mia "primavera irlandese", però ho davvero apprezzato il lavoro fatto qui. Un prodotto solido, ben recitato, potente a livello narrativo e coeso nel rappresentare il suo punto di vista, capace anche con grande leggerezza a volte, di far passare un messaggio importante, oltre che raccontare una storia non facile. Un inatteso gioiellino di questa fresca estate a Dublino.
Cast: Naoise Ó Cairealláin, Liam Óg Ó Hannaidh, JJ Ó Dochartaigh, Josie Walker, Fionnuala Flaherty, Jessica Reynolds, Adam Best, Simone Kirby, Michael Fassbender.
Box Office: $470,977 (ad oggi)
Vale o non vale: C'è molto "Trainspotting" in questo "Kneecap", ma nel senso più positivo possibile. Non una copia, ma assolutamente un prodotto a sé stante, anche se il mood di questo film e certe tematiche (e pure qualche scena, a dire il vero) ricordano certamante il cult di Danny Boyle. Quindi, se questo tipo di pellicola è quello che piace o si sta cercando, "Kneecap" non deluderà assolutamente. Va notato che buona parte dei dialoghi è in Irish, per cui c'è molto da leggere, anche per le scene musicali in cui i testi delle canzoni appaiono sullo schermo (non sempre facili da leggere, devo ammettere).
Considerate le tematiche della storia, però, non un film per tutti, anche se a mio avviso davvero un titolo da recuperare, una delle storie originali più interessanti e ben realizzate che ho visto nell'ultimo periodo.
Premi: Presentato in anteprima al Sundance Film Festival di quest'anno, dove ha vinto il NEXT Audience Award.
Parola chiave: Notebook.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 29 luglio 2024

Film 2301 - The Miracle Club

Intro: Weekend casalingo (tanto pioveva, sai che novità) all'insegna di non uno, non due, ma bensì tre film. Ecco il secondo.

Film 2301: "The Miracle Club" (2023) di Thaddeus O'Sullivan
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: genuinamente contento di recuperare finalmente questa pellicola che mi ero perso al cinema, devo ammettere che sono rimasto un po' deluso.
Da quello che avevo visto nel trailer, mi era parso di capire che si trattasse di un altro tipo di prodotto, più vicino al genere della commedia, uno di quei titoli british che fanno dello humor il proprio marchio di fabbrica o comunque l'elemento che contraddistingue il prodotto finale da quelli simili precedenti.
Invece, "The Miracle Club" è una pellicola drammatica con annessa morale buonista religiosa. Premesso che, ovviamente, non si tratti esattamente del mio genere, va detto che il salvabile del film sia l'ottimo cast - Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith in primis, ovvero il motivo principale per cui volevo vedere questo film - in una performance generale che supera certamente la qualità della storia (anche se l'accento irlandese di Kathy Bates non è esattamente riuscito). Insomma, non fosse per il calibro dei propri attori, "The Miracle Club" potrebbe benissimo essere un prodotto per la tv.
Cast: Laura Linney, Kathy Bates, Maggie Smith, Stephen Rea, Agnes O'Casey, Mark O'Halloran, Brenda Fricker.
Box Office: $5.8 milioni
Vale o non vale: Per i fan delle grandi attrici coinvolte, forse può valere la pena dare un'occhiata. Per tutti gli altri, a meno che non interessati alla componente religiosa (il film è ambientato in Irlanda, quindi figuriamoci se non si tirava in ballo la religione), si può tranquillamente lasciare stare.
Premi: /
Parola chiave: Lourdes.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 16 luglio 2024

Film 2295 - The Watchers

Intro: Niamh voleva vederlo assolutamente, il che mi ha convinto ad andare a recupearlo al cinema. Quello che non sapevamo, però, è che non si trattava del film che lei voleva vedere - ovvero il sequel di "The Strangers", "The Strangers: Chapter 1" - ma bensì di tutt'altra cosa che non c'entrava nulla.

Film 2295: "The Watchers" (2024) di Ishana Night Shyamalan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: anche Ishana Night Shyamalan cade nella trappola involontariamente innescata dal padre tanti anni fa con "The Siths Sense" e consegna un titolo d'esordio che parte bene, promette molto e non mantiene. L'idea inziale c'è, lo sviluppo tiene la suspense abbastanza a lungo e, inevitabilmente, nel finale si manda tutto alle ortiche in nome di un colpo di scena che vorrebbe ribaltare la situazione, ma che qui si vede arrivare lontano un miglio e, peggio ancora, non soddisfa in termini di conclusione del racconto.
Curiosamente questo film è ambientato in Irlanda, a Galway per la precisione, e scomoda addirittura la mitologia irlandese, anche se la utilizza in un modo che a mio avviso non funziona. Anzi, quasi delude, perché l'escamotage risulta a tratti ridicolo. Non c'era bisogno di chiamare in gioco il folklore locale per raccontare la storia di questo "The Watchers" (qui in Irlanda passato come "The Watched", non so perché).
Dakota Fanning, qui protagonista, fa quello che può con un personaggio antipatico e una storia che chiama in gioco troppi elementi senza il tempo per affrontarli in profondità, mixando drammi familiari e passato a un approccio narrativo che molto spesso ricorda quel "Lost" di J. J. Abrams (e la delusione che con sé ha portato).
Non che mi aspettassi granché da "The Watchers", ma sicuro non un buon film.
Cast: Dakota Fanning, Georgina Campbell, Olwen Fouéré, Oliver Finnegan, Alistair Brammer, John Lynch.
Box Office: $32,971,404
Vale o non vale: Sinceramente? Perdibile. Poi, per carità, non è così terribile che non si possa vedere. Sinceramente c'è di meglio, anche se la fotografia (Eli Arenson) e la colonna sonora di Abel Korzeniowski mi sono piaciute.
Premi: /
Parola chiave: Pappagallo.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 30 maggio 2024

Film 2280 - Sing Street

Intro: Ero curioso di rivedere questo film (di cui non ricordavo moltissimo) a quasi 4 anni dal mio trasferimento a Dublino.

Film 2280: "Sing Street" (2016) di John Carney
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: rivisto oggi, "Sing Street" ha per me un sapore diverso rispetto alla prima volta che lo vidi al cinema. Ho una comprensione diversa della cultura irlandese e un attaccamento a quest'isola che certamente mi mancava 8 anni fa. E, anche per questo, ho trovato ancora più piacevole questo film, piccolo gioiellino a cavallo tra il musical e il dramma che offre uno spaccato generazionale molto interessante, oltre che una serie di numeri musicali piuttosto ben riusciti (penso soprattutto a "Drive It Like You Stole It").
"Sing Street" funziona bene e, a mio avviso, avrebbe meritato più considerazione internazionale.
Film 1284 - Sing Street
Film 2280 - Sing Street
Cast: Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton, Maria Doyle Kennedy, Aidan Gillen, Jack Reynor, Kelly Thornton.
Box Office: $13.6 milioni
Vale o non vale: Ottimo esempio di cinema made in Ireland. Un po' musical, un po' drammatico e a tratti anche comico, a 8 anni dall'uscita nelle sale "Sing Street" è ancora un validissimo prodotto di intrattenimento da scoprire e riscoprire.
Premi: Candidato al Golden Globe per il Miglior film (musical/commedia).
Parola chiave: Videoclip.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 1 maggio 2024

Film 2271 - Irish Wish

Intro: Uscito giusto in tempo per il giorno di San Patrizio...

Film 2271: "Irish Wish" (2024) di Janeen Damian
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente non un grande film, ma piacevole sotto alcuni punti di vista.
Innazittutto, si tratta di una pellicola spensierata e senza pretese, di quelle facili facili che non richiedono necessariamente l'attenzione dello spettatore per tutta la durata della storia.
Poi devo dire che vedere Lindsay Lohan di nuovo in gran forma è cosa gradita. E, per quanto questi nuovi progetti targati Netflix che la coinvolgono non siano certamente prodotti che passeranno alla storia, è bello vedere che anche lei abbia ritrovato serenità e si sti nuovamente dedicando al cinema.
in una nota più personale, poi, ho trovato l'incipit della storia particolarmente divertente, soprattutto per quello che per me è stato un iniziale equivoco. All'inizio del racconto, infatti, Maddie (Lohan) si reca alla presentazione del libro che ha praticamente aiutato a scrivere come ghostwriter e, insieme all'autore (di cui è segretamente innamorata), si ferma per qualche momento sul red carpet, per poi proseguire all'interno dell'edificio adiacente dove si reca al bar. Tutta questa scena, anonima suppongo per il 99% della popolazione, per me ha avuto fin da subito una chiarissima localizzazione spaziale: il Clarence Hotel che si trova a Temple Bar, in particolare l'entrata che dà su Essex St e, all'interno, il bar dell'hotel in cui sono stato un paio di volte. Ora, considerato che il titolo del film è "Irish Wish", che tutta la storia si svolge in Irlanda e che, come dicevo, ho riconosciuto immediatamente alcune location, ho dato per scontato che l'inizio del racconto fosse ambientato a Dublino. Qualche scena dopo, però, i protagonisti salgono di qualche piano nell'edificio e, all'improvviso, dalle finestre si cominciano a scorgere grattacieli, elementi architettonici assolutamente estranei al panorama irlandese in generale. A quel punto, la mia più totale confusione: ma dove siamo? Ancora qualche scena e un susseguirsi di battute, fino a quando Maddie rivela che, di fatto, saremmo a Manhattan a condividere quella stessa parte di multiverso calpestato da Carrie Bradshaw e Samantha Jones. Molto divertente (almeno per me) considerato che Dublino assomiglia a New York come una margherita a un'aquila.
Comunque, a parte queste sciocchezze, ho gradito la visione di "Irish Wish" perché sapevo esattamente cosa aspettarmi da un titolo come questo (motivo per cui ho poi deciso di vedere il film). Senza infamia e senza lode, anche se forse spinge un po' troppo sulla componente "irlandese" che, a tratti, risulta forzata. Un'ultima nota di colore: la Guinness non viene mai una volta servita nel suo bicchiere corretto. E un vero irlandese non commetterebbe mai un errore del genere.
Cast: Lindsay Lohan, Ed Speleers, Alexander Vlahos, Ayesha Curry, Elizabeth Tan, Jacinta Mulcahy, Jane Seymour.
Box Office: /
Vale o non vale: Perdibile, per carità, ma non per questo una scelta tremenda se si opta per vederlo. "Irish Wish" non è un capolavoro, ma ha un carattere bonariamente piacevole (sarà un po' per quell'elemento alla "Freaky Friday", sempre con la Lohan) che, tutto sommato, rende il risultato finale accettabile.
Premi: /
Parola chiave: Desiderio.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 10 aprile 2023

Film 2174 - The Banshees of Inisherin

Intro: Altro film in odore di Oscar, lo siamo andati a recuperare allo Stella, cinemone di lusso tra poltrone private, un menù da ristorante e una discreta scelta di vini da accompagnare alla visione.

Film 2174: "The Banshees of Inisherin" (2022) di Martin McDonagh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: sarò onesto: le altissime aspettative in tantem con la difficoltà a comprendere una buona parte dei dialoghi hanno certamente reso la visione di questo film più complessa di quanto mi aspettassi.
Il risultato finale non mi ha fatto gridare al capolavoro - specialmente se messo a confronto con quel gioiellino di pellicola che è "Three Billboards Outside Ebbing, Missouri", ovvero il precedente film di Martin McDonagh - e tutto sommato, anche se l'esperienza in generale è stata piacevole (ma quello lo collego più alla location), ammetto che ho davvero fatto fatica ad entrare nel mood di questo "The Banshees of Inisherin".
Gli amici irlandesi mi avevano avvisato che avrei faticato ad apprezzarne l'umorismo e l'approccio molto "Irish" e devo ammettere che così è stato. In ogni caso ho trovato le performance di Colin Farrell e Kerry Condon particolarmente ispirate e ogni loro interazione sul grande schermo un piacere da guardare. Brendan Gleeson e Barry Keoghan fanno altrettanto un egregio lavoro, ma il personaggio di Gleeson è antipatico e Keoghan, che di fatto rappresenta un tipo di humor che sono riuscito a cogliere, ha un ruolo che avrei preferito trovasse ancora più spazio rispetto a una storia che si concentra completamente sul problema dell'amicizia fra Pádraic e Colm (il che, dopo un po', stanca visto che non si riesce a capire il motivo per cui dall'oggi al domani uno dei due smetta di voler essere amico dell'altro e si ostini così tanto a volerlo rimuovere dalla sua vita) quando l'esplorazione del personaggio del sempliciotto Dominic (Keoghan) sarebbe stata molto più interessante.
Detto questo, "The Banshees of Inisherin" mi ha particolarmente interessato più da un punto di vista storico che narrativo, visto che la storia è ambientata durante la Guerra civile irlandese di inizio anni '20, un periodo storico del paese in cui vivo di cui francamente non sapevo nulla.
Rivedrei "The Banshees of Inisherin"? Dovesse succedere, sicuramente non inglese.
Mi sono pentito di averlo visto? Assolutamente no.
Mi è piaciuto? Meh.
Cast: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan, Gary Lydon.
Box Office: $48.9 milioni
Vale o non vale: Sicuramente non per tutti. Francamente ho faticato a coglierne alcuni aspetti e, viste le critiche entusiaste, mi aspettavo qualcosa di più leggero, meno criptico e più convenzionalmente divertente. Ottime performance degli attori e bella fotografia.
Premi: Candidato a 9 Oscar per Miglior film, regia, attore protagonista (Farrell), attore non protagonista (Gleeson e Keoghan), attrice non protagonista (Condon), sceneggiatura originale, montaggio e colonna sonora. Vincitore di 3 Golden Globe per Miglior film musical o commedia, attore protagonista (Farrell) e sceneggiatura su 8 nomination (per regia, attore non protagonista - Gleeson e Keoghan -, attrice non protagonista - Condon - e colonna sonora). 10 nomination ai BAFTA (tra cui Miglior film, regia, attore protagonista per Farrel, attore non protagonista per Gleeson, colonna sonora e montaggio) e 4 premi vinti: Miglior sceneggiatura originale, attore non protagonista (Keoghan), attrice non protagonista (Condon) e film britannico dell'anno. In concorso alla 79esima Mostra del cinema di Venezia, il film ha vinto la Coppa Volpi per il Miglior attore (Farrell) e la Miglior sceneggiatura.
Parola chiave: Amicizia.
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Bengi

martedì 23 agosto 2022

Film 2125 - Murder, She Wrote: The Celtic Riddle

Intro: Qualche settimana fa è venuto Marco a trovarmi da Glasgow. Non ci vedevamo da 3 anni e ritrovare la sua compagnia ha riportato alla memoria le tante avventure che abbiamo condiviso, i momenti spensierati, la serate, i viaggi. Tanti ricordi, un po' di nostalgia e la consapevolezza che la nostra amicizia ha superato la prova del tempo e delle (varie e numerose) distanze.
Con sul groppone un weekend intenso di giri, cene, brunch e balli, quando ci siamo salutati ho sentito il bisogno di qualcosa di confortante, un cuscinetto emotivo che mi traghettasse dalla ritrovata euforia per l'aver rivisto il mio amico, all'immmancabile appuntamento con la routine quotidiana. E così, sarà che ce l'ho sempre un po' nel cuore (e che con Marco condividiamo questa passione per lei), mi sono ritrovato a pensare che avrei voluto rivedere qualcosa con l'iconica "Signora in giallo". Caso vuole che l'ultimo episodio assoluto di questa indimenticabile serie, sia un film tv ambientato in Irlanda. L'ho preso come un segno.

Film 2125: "Murder, She Wrote: The Celtic Riddle" (2003) di Anthony Pullen Shaw
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non mi aspettavo certo grandi vette della cinematografia, per cui ho guardato questo "Murder, She Wrote: The Celtic Riddle" con l'occhio del fan sfegatato che ha bisogno del suo titolo del cuore nella certezza di passare un po' di tempo in compagnia della sua eroina preferita.
Ed è proprio in lei, infatti, che questo titolo trova il suo valore: se non fosse per Jessica Fletcher, questo non sarebbe stato altro che l'ennessimo film per la tv sciapo sciapo che si lascia vedere tra le faccende di casa. E non c'è Jessica Fletcher senza l'inimitabile, magnifica, pazzesca Angela Lansbury, qui alla sua ultima apparizione nei panni della celeberrima scrittrice di gialli e detective amatoriale. Ed è un peccato, perché di nuove stagioni di "Murder, She Wrote" ce ne sarebbe ancora bisogno.
Ribadisco che questo "The Celtic Riddle" non è proprio niente di che, certe scenografie fanno un po' tenerezza e il livello di recitazione di certi membri del cast è tutt'altro che eccellente, eppure basta il sorriso di Jessica, sentire la sua voce, vederla muoversi con grazia e stile tra liti familiari e indizi da caccia del tesoro per sentirsi, ancora una volta (per l'ultima), a casa.
Quindi no, non è certamente un prodotto pioniore nel suo genere o di qualità eccelsa, ma tutto sommato è capace di regalare ai fan la classica atmosfera pacata (e un po' strampalata) de "La signora in giallo", nonché l'ultima performance della Lansbury nei panni dell'inimitabile, iconica Jessica Fletcher. Il che, per quanto mi riguarda, è più che sufficiente.
Cast: Angela Lansbury, Fionnula Flanagan, Tegan West, Cyril O'Reilly, Lynn Wanlass, Timothy V. Murphy, Joe Michael Burke, Andrew Connolly, Geraldine Hughes, Sarah-Jane Potts, Peter Donat.
Box Office: /
Vale o non vale: Un bel po' di stereotipi sull'Irlanda e qualche momento trash, ma tutto sommato questo "Murder, She Wrote: The Celtic Riddle" regala esattamente ciò che si aspetta: una grandissima Angela Lansbury nei panni di Jessica Fletcher (più un'ottima Fionnula Flanagan nei panni della matriarca che non vuole condividere l'eredità) e quel ritorno alle atmosfere de "La signora in giallo" che i fan non mancheranno mai di portare nel cuore.
Premi: /
Parola chiave: Eredità.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 21 febbraio 2022

Film 2089 - Belfast

Intro: Sempre alla ricerca di qualche titolo della mia lista di film da recuperare che possa incuriosire anche Ciarán, qualche settimana fa siamo stati al cinema per vedere una delle pellicole favorite agli Oscar di quest'anno.

Film 2089: "Belfast" (2021) di Kenneth Branagh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: come sempre quando si tratta di pellicole che stanno ottenendo o hanno ottenuto grande successo, mi sono approcciato a "Belfats" con una certa titubanza scettica nel timore che tutto il clamore generato dalla critica potesse rivelarsi un fuoco di paglia. In realtà, devo dire, il film di Branagh mi è piaciuto molto.
Per quanto mi sia stato riferito che il modo in cui la storia racconta i tumulti avvenuti in Irlanda del Nord durante quel periodo non sia affrontata in maniera del tutto consona - ma vai te a capire che ne so io di questi fatti, per cui mai mi permetterei di esprimere un giudizio in proposito - per quanto mi riguarda questa pellicola ha saputo esercitare un certo fascino che non mi aspettavo.
Innanzitutto va detto che buona parte del merito va al giovanissimo Jude Hill, meraiglioso protagonista in grado da solo di portarsi sulle spalle tutta la storia. Un vero talento. Poi, chiaramente, il resto del cast non fa che impreziosire e arricchire il risultato finale.
In un momento personale di difficoltà, ammetto di aver trovato conforto nella figura della nonna - interpretata dall'intramontabile Judi Dench - che mi ha ricordato per tanti piccoli versi la mia, scomparsa all'inizio di quest'anno. La forza del suo personaggio, l'attaccamento sincero ma senza fronzoli per il nipote e un inevitabile finale che mi ha riportato indietro a qualche anno fa quando anche io ho lasciato la mia nonna per partire, sono stati tutti elementi che hanno contribuito ad un attaccamento involontario ma consapevole nei confronti del personaggio di Granny.
Per il resto "Belfast" è un film ben raccontato e che giova di un bianco e nero che non fa che aumentarne il fascino. Per quanto si tratti di titoli completamente differenti, questa pellicola mi ha ricordato per tanti versi "Billy Elliot", per alcuni elementi anche quel piccolo capolavoro di "Nuovo Cinema Paradiso" e in certi momenti anche qualche episodio recente di "The Crown". Anche se, chiaramente, il film di Branagh - che qui racconta storia personale della sua famiglia - è capace di vivere di momenti suoi suscitando non poche emozioni (io nel finale mi sono anche commosso).
Insomma, un bel film e, per quanto sia riuscito a percepire, un film di cuore che da un lato racconta l'insensatezza dell'intolleranza religiosa e dall'altro l'amore incondizionato per il posto in cui si vive e scelto di mettere radici e, conseguentemente, il dolore, l'incertezza e la paura di doversi lasciare tutto alle spalle nella speranza di rifarsi una vita altrove. E, per coloro che si siano trovati in questa situazione, "Belfast" è un racconto dolceamaro non facile da digerire.
Cast: Caitríona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds, Colin Morgan, Lewis McAskie, Josie Walker, Jude Hill.
Box Office: $30.2 milioni
Vale o non vale: Che sia finalmente la volta buona per Branagh? Dopo otto (OTTO) nomination all'Oscar in praticamente ogni categoria possibile (regia, sceneggiatura, attore protagonista, attore non protagonista e persino Miglior cortometraggio!), parrebbe finalmente arrivata la sua occasione di riscattare almeno uno dei 3 Oscar per cui è nominato quest'anno (personalmente io punto tutto sulla sceneggiatura). Insomma, fan di Kenneth accorrete numerosi perché questo potrebbe essere il film con cui l'Academy finalmente conferirà il suo massimo onore ad uno degli artisti più dotati - e per certi versi snobbati - della sua generazione.
Per tutti gli altri, "Belfast" non è un film facile e ha non pochi momenti da "pugno nello stomaco", ma vale la pena di dargli una possibilità se siete nel mood giusto.
Premi: Candidato a 7 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore non protagonista (Hinds), attrice non protagonista (Dench), sonoro e canzone originale (Van Morrison, "Down to Joy"). Candidato a 6 BAFTA per Miglior film, sceneggiatura originale, attore non protagonista (Hinds), attrice non protagonista (Balfe), montaggio e film britannico dell'anno. 7 nomination ai Golden Globes - tra cui Miglior film drammatico, regia, attore non protagonista (Hinds e Dornan), attrice non protagonista (Balfe) - Branagh ha vinto per la Migliore sceneggiatura originale.
Parola chiave: Credo religioso.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 31 marzo 2021

Film 1977 - Calm with Horses

Intro: Secondo appuntamento cinematografico del corso di Screenwriting, continuiamo con pellicole irlandesi.
Film 1977: "Calm with Horses" (2019) di Nick Rowland
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Calm with Horses" non è sicuramente un titolo che da solo avrei scelto di vedere, anche se ammetto che tutto sommato la visione non è stata malvagia. Non è decisamente il mio genere di film, ma in generale il lavoro fatto qui è buono e sufficientemente interessante da coinvolgere lo spettatore nella vicenda.
Barry Keoghan è sicuramente un attore da tenere d'occhio e qui un grande protagonista, capace di rubare la scena a chiunque condivida lo schermo con lui; trovo la sua nomination ai BAFTA assolutamente meritata. Rimango un po' sorpreso dalla stessa considerazione della British Academy nei confronti di Niamh Algar che fa un buon lavoro qui, ma non ho trovato la sua performance necessariamente degna di particolare riconoscimento. Brava, ma non indimenticabile.
Di seguito, come la volta precedente, qualche considerazione che ho buttato giù in vista del confronto a lezione su questa pellicola:

Douglas (Cosmo Jarvis) is the protagonist of the story. He wants to be a good father for his child, though he is torn between the loyalty for his real family and the Devers family.
The only way Douglas knows to be a good father - or at least try to be a good one - is by providing for stolen goods or steal money for his son special school. But the criminal family and their goals should come first, as he works for them and he swore his loyalty to them. 
(Spoiler) This changes we he disobeys the order to kill Fannigan and he decides to steal the money for his kid and Ursula (Algar). 


Cast: Cosmo Jarvis, Barry Keoghan, Niamh Algar, Ned Dennehy, Kiljan Moroney, David Wilmot.
Box Office: $104,946
Vale o non vale: Titolo drammatico che mixa gangster, elementi thriller e scene d'azione ben architettate, "Calm with Horses" è un buon esordio da parte del regista Nick Rowland che combina bene elementi locali dell'Irlanda rurale e un certo appeal commerciale che funziona anche per lo spettatore qualunque. Il risultato finale è coeso e i personaggi sono ben costruiti, ma non è sicuramente un titolo per una serata rilassante davanti al pc.
Premi: Candidato a 4 BAFTA per Miglior film britannico, attrice e attore non protagonisti (Algar e Keoghan) e casting.
Parola chiave: Fannigan.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 23 marzo 2021

Film 1973 - Broken Law

Intro: E cominciamo con la lista di film che sto guardando per il corso di Screenwriting che sto seguendo. Ogni settimana il prof ci chiede di vedere vari film e serie tv e di leggere alcune sceneggiature. Questa è la prima pellicola che ho guardato e analizzato per il modulo di sceneggiatura.
Film 1973: "Broken Law" (2020) di Paddy Slattery
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non posso dire di aver adorato questo film anche se, in ogni caso, non è malvagio. Semplicemente non è troppo il mio genere.
Per essere il prodotto di un crowd-funding - per cui mi immagino un budget limitato - il risultato finale in termini tecnici è decisamente buono e non mancano scene d'azione efficaci; però, di nuovo, in generale i temi portanti di "Broken Law" - crimine, rapporto famigliare, giustizia, violenza - non solo quelli che cerco solitamente in un film.
Qui di seguito parte della riflessione richiesta dal prof sulla pellicola:

Dave Connolly (Tristan Heanue) is the protagonist of the story. He wants to be a good policeman as his father was (or at least that's what he was drawn to think). So, in a way, he wants to live up to the idea he has of his father: being a good policeman, committed to his job, steady life, be there for his mum (since his brother is unreliable).
At the same time Dave wants to be - or at least he feels like he has to behave - the very opposite way his stray brother (Graham Earley) does. 

Cast: Tristan Heanue, Graham Earley, John Connors, Gemma-Leah Devereux, Ally Ní Chiaráin, Gary Lydon, Ryan Lincoln.
Box Office: $69,024
Vale o non vale: Se cercate una pellicola veloce e dal ritmo sufficientemente serrato che metta in scena una certa dose di background irlandese e allo stesso tempo cerchi di mantenere un certo standard hollywoodiano, avete trovato quello che fa per voi. Non un capolavoro, ma il risultato finale è conforme alle aspettative create dal trailer.
Premi: /
Parola chiave: Soldi.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 23 ottobre 2020

Film 1939 - One Million Dubliners

Intro: Devo pensare a quale soggetto scegliere per il lavoro di fine semestre del corso di fotografia e, tra le varie ricerche che ho fatto su luoghi che parrebbero interessanti, sono incappato in questo documentario.
Film 1939: "One Million Dubliners" (2014) di Aoife Kelleher
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: documentario interessante in generale, anche se speravo che affrontasse più dettagliatamente l'argomento del cimitero in sé piuttosto che tutto l'universo che ci orbita attorno.
E' vero che il Glasnevin Cemetery è anche un'attrazione turistica considerato che moltissimi personaggi chiave della storia irlandese vi sono seppellini - Michael Collins è l'unico tra quelli mostrati che già conoscevo - e che annesso alla struttura si trova anche il museo dedicato, però mi auguravo che "One Million Dubliners" riflettesse più su aspetti architettonici e paesaggistici e si perdesse meno attorno a questioni marginali.
Poi, va detto, molti degli spunti presentati risultano anche interessanti - le attività del museo, le curiosità che racconta la guida, il progetto di riqualificazione e restauro del cimitero, la signora francese - però rimane come l'impressione che si vogliano fornire tanti spunti, ma non ci si prenda bene il tempo per approfondirli. Online mi è capitato di leggere una recensione di un utente che sottolinea proprio questa problematica, ovvero il dare spazio a troppi elementi invece di concentrarsi su due o tre tematiche centrali ed approfondirle. Condivido, anche perché la sensazione generale che rimane è che questo, più che un documentario, sia una sorta di lunga pubblicità per promuovere il cimitero e le sue attività.
Da non irlandese che sa poco sulla storia di questo paese l'ho trovato comunque interessante, anche se avrei preferito qualcosa di meno "promozionale". E, aggiungo, ho trovato la scelta del colpo di scena finale - sempre che così si possa definire una coincidenza tanto sfortunata - banale e un po' di cattivo gusto. Mi sento di dire che mi sarei potuto aspettare qualcosa di simile da una produzione americana, visto quanto ci hanno abituato alla spettacolarizzazione di ogni momento della vita, eppure qui ho trovato il finale come fuori posto e, per come raccontato, anche fuori contesto rispetto al genere documentaristico. Una semplice scheda informativa prima dei titoli di coda sarebbe stata perfettamente adeguata.
Cast: /
Box Office: /
Vale o non vale: Storia di un cimitero e del mondo che gli ruota intorno. E' interessante e presenta spunti che varrebbe la pena di approfondire meglio, cosa che purtroppo non succede. In ogni caso, doveste decidere di vederlo (qui il link gratuito), di sicuro non vi pentirete della visione. E' un film delicato e certamente inusuale.
Premi: /
Parola chiave: Caretakers.
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Bengi

giovedì 19 gennaio 2017

Film 1284 - Sing Street

L'ultimo film di John Carney è diventato ormai per me una sorta di tormentone degli ultimi mesi. Dopo aver cominciato a collaborare con un cinema di Bologna che lo ha proiettato per ben 4 settimane filate, dopo essermi confrontato con i nuovi colleghi e in vista - addirittura! - di un flashmob a tema previsto per questa domenica, non posso non pensare che, vuoi o non vuoi, in qualche modo rimarrò sempre un po' legato a questa pellicola.

Film 1284: "Sing Street" (2016) di John Carney
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Collaborare e lavorare per un cinema è un nuovo capitolo della mia vita che mi sta particolarmente appassionando. Nonostante questo non fosse il primo film proiettato dalla sala quando ho cominciato, sicuramente è "Sing Street" quello che più ha segnato, per il momento, il mio percorso. Un musical ritmato, una bella storia di amicizia e amore, una spaventosamente riuscita ricostruzione degli anni '80, oltre che un affresco sincero ma non pietoso di un paese affaticato, il tutto mixato a tempo di musica e videoclip più che mai vintage e assolutamente intramontabili.
Tra Duran Duran, The Cure, The Jam, Motörhead, canzoni originali come l'irresistibile "Drive It Like You Stole It" e addirittura un pezzo per la scena finale cantato da Adam Levine dei Maroon 5, questo film è un vero turbinio di energia e tenerezza, entusiasmo giovanile e voglia di riscatto, per un risultato finale piacevole e trascinante, anche se a tratti agrodolce. Quest'ultima sensazione in particolare l'ho riscontrata soprattutto nel secondo tempo, più lento e meno efficace del primo, che guasta un po' la bella atmosfera che inizialmente la storia riesce a creare, garantendo un ritmo, una simpatia e una freschezza che lentamente si perdono con il complicarsi della vicenda. Il finale, in particolare, mi ha lasciato un po' perplesso sia perché lasciandolo così aperto l'idea che mi sono fatto è che le cose per i due protagonisti non andranno a finire bene, sia perché mi sono chiesto a che pro far concludere il racconto in mezzo all'oceano sotto un acquazzone temporalesco che complica ulteriormente l'impresa già di per sé complessa che Conor e Raphina (Ferdia Walsh-Peelo e Lucy Boynton) hanno deciso di mettere in pratica... Insomma, se ce la facessero sarebbe miracoloso.
In ogni caso, il grande pregio di "Sing Street" - al di là dell'evidente capacità di far scoprire e riscoprire un momento storico certamente originale come lo sono stati gli anni '80 - è quello di riuscire a rendere in maniera verosimile, gioviale e mai fuori tema (se così si può dire), il piacere della musica e dello stare insieme, la forza di un'idea di un gruppo di ragazzi giovani, l'entusiasmo contagioso di un progetto sgangherato e l'insuperabile anima kitsch dell'amatorialità, tutti elementi comuni alla gioventù che persegue uno scopo o ha intravisto la propria strada. A prescindere dall'epoca cui appartiene.
Ps. Il film è stato candidato al Golden Globe come Miglior film - Musical o commedia.
Film 1284 - Sing Street
Film 2280 - Sing Street
Cast: Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton, Maria Doyle Kennedy, Aidan Gillen, Jack Reynor, Kelly Thornton.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Anni '80, Irlanda in crisi, si lavora a fatica e la famiglia di Conor, per risparmiare, lo toglie dalla scuola privata per mandarlo a studiare in una cattolica. Il ragazzo, deciso a mettere su una band per conquistare il cuore di una ragazza, non tarderà a trovare ostacoli sul suo percorso, a partire proprio dall'ambiente scolastico - ah, che pessima figura ci fanno i preti qui! -. Incapace di mollare, spronato dal fratello perditempo (ma dalla grande cultura musicale), il giovane si ispirerà ai più grandi nomi musicali dell'epoca nella speranza non solo di far innamorare la sua bella, ma anche di sfondare nel mondo musicale.
Immerso in una cornice culturale effervescente anche grazie alle trascinanti e azzeccate scelte musicali (originali e non), esteticamente attento a ricreare nel dettaglio i diktat stilistici dell'epoca, "Sing Street" riesce a risultare un prodotto efficace e non scontato, un bel musical che parla di sogni e di voglia di cambiare le cose, di originalità e fiducia nelle proprie idee, per un risultato finale che fa battere i piedi a tempo di musica. Sfido chiunque a non farlo, vedere e ascoltare per credere!
Parola chiave: Londra.

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Bengi

mercoledì 3 febbraio 2016

Film 1089 - Brooklyn

Devo ammettere che ero già rimasto incuriosito da questo titolo qualche mese fa quando ne avevo visto la locandina fresca di uscita, catturato dallo stile retrò e dal titolo accattivante ma del tutto indecifrabile. La scelta di lasciare del tutto sconosciuta la trama è rimasta valida fino a sabato, quando ho finalmente deciso di recuperare il film.
Film 1089: "Brooklyn" (2015) di John Crowley
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Pellicola delicata, dolce, di grande sentimento, "Brooklyn" è stata un'altra delle piacevoli sorprese di questa stagione, un'altra ottima scelta da parte degli Academy Awards.
Cast giovanissimo, sceneggiatura di Nick Hornby dal romanzo di Colm Tóibín e una storia tratta dal passato che può far riferimento a una miriade di altre storie veramente accadute: cosa succede quando, partendo per cercar fortuna in un altro paese, ti proietti concretamente verso il tuo futuro, ma lasci tutti quelli che ami a casa?
Nel concreto, questa storia parla di Eilis, giovane irlandese che espatria in America, di preciso a Brooklyn, alla ricerca di una vita più fortunata. Nuovo lavoro presso un grande magazzino, all'inizio cominciare è dura: si fa sentire da subito la nostalgia di casa, nuovi amici non ce ne sono e la solitudine gioca brutti scherzi. La sua fortuna saranno il corso serale di contabilità e l'incontro con Tony, idraulico di origine italiana che le daranno, finalmente, un senso e uno scopo nella nuova vita che si è creata.
I problemi - che naturalmente sempre ci sono - arriveranno anche in America e costringeranno Eilis a fare ritorno in Irlanda dove, neanche a dirlo, conoscerà il perfetto ragazzo irlandese adatto a lei e che la farà vacillare: il matrimonio con Tony, sposato in segreto prima di partire, riuscirà a resistere dopo settimane di lontananza e la piacevole e confortante aria di casa?
Al di là della storia che non vive certo di originalità, mi hanno conquistato i toni pacati, educati e signorili di questa pellicola, esplicitati sullo schermo da una Saoirse Ronan che sfodera una classe e una grazia che non mi sarei aspettato. Non so se sia per l'abbigliamento o perché proprio la storia lo richiedesse, in ogni caso l'attrice ventunenne sembra più una giovane signora che la ragazzina che di fatto è e la cosa mi ha particolarmente coplito (in positivo). L'atmosfera generale priva di quell'aggressività tipica del cinema odierno - fatto di rumori assordanti, personaggi isterici, violenti o sopra le righe - mi ha permesso di seguire il film non solo in maniera piacevole, ma anche molto coinvolta. Chi sceglierà Eilis? Rimarrà in America o tornerà in Irlanda?
Questo "Brooklyn", uscito dal Sundance dell'anno scorso, è stato davvero una bella sorpresa, prodotto di altri tempi in grado di incantare e coinvolgere lo spettatore grazie a una narrazione efficace, un'ottima protagonista, una fotografia perfetta e dei costumi belli, non eccessivi e di grande classe (tutti aspetti he avrei considerato per le candidature all'Oscar). Insomma, uno dei recenti film che mi ha lasciato più soddisfatto.
Cast: Saoirse Ronan, Emory Cohen, Domhnall Gleeson, Jim Broadbent, Julie Walters, Fiona Glascott, Nora-Jane Noone, Jessica Paré.
Box Office: $40 milioni
Consigli: Insieme a "Spotlight" la pellicola in lizza per il Miglior film agli Oscar 2016 che preferisco, "Brooklyn" è un esempio di come si possa raccontare qualcosa di bello e interessante senza il bisogno di strafare. Esteticamente molto bello, emotivamente coinvolgente, scritto bene e recitato perfettamente dalla Ronan, un titolo che mi ha davvero colpito e lasciato un piacevolissimo ricordo. Per gli amanti degli anni '50, delle storie d'amore o delle ricostruzioni storiche un must-see.
Parola chiave: Miss Kelly.

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Bengi

mercoledì 21 aprile 2010

Film 107 - Una proposta per dire sì

Amy! Amy! Amy! AMY!!!!! Siccome la amo, non posso non vedere ogni suo film!


Film 107: "Una proposta per dire sì" (2010) di Anand Tucker
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Potrà Amy da sola (e non con l'ausilio di Meryl Streep) sbancare il botteghino con una commedia romantica? No. Sbancare effettivamente è compito meno arduo ultimamente, ma comunque non sempre possibile. Amy è attrice di grido (sì, il mio), ma non una radunatrice di folle. Questo "Leap Year" (anno bisestile in inglese, inutile trastullarsi sull'incapacità di tradurre decentemente i titoli dei film in Italia) non è andato per nulla in negativo, sia chiaro, ma non è stato nemmeno un successo clamoroso. Perchè?
Ora, nessuno vuole rigirare il coltello, ma mi tocca ripetere che Amy non è ancora così stra-famosa da potersi permettere un film con un coprotagonista semi sconosciuto (più di lei) come spalla. Chi è Matthew Goode? Ce lo ricordiamo tutti in "Match Point" che fa lo sciupafemmine e poi... E poi basta. Per carità, da qualche parte bisogna pur cominciare, ma non si può proprio mandare allo sbaraglio una pellicola. Anche perchè, e qui siamo al secondo coltello, questo film non ha una gran sceneggiatura... L'idea di partenza delle commedie romantiche di utlima generazione sembra sempre una figata. Peccato che rimanga tale: un'idea (e quasi mai una figata...).
Idem qui, dove non si sviluppa che superficialmente la trovata del 29 febbraio come unica data possibile (in Irlanda) perchè la donna proponga al suo uomo di sposarlo. Le gag (ma lo sappiamo tutti cosa vuol dire 'gag'?! No perchè ultimamente mi pare di essere circondato da gente che ne ignora il significato letterale...) proposte non sono né originali né divertenti e scivolano via col passare del tempo lasciando lo spettatore con un bisogno spasmodico di una battuta che sia simpatica e non contenga 125 mila tonnellate di zucchero da innamorati.
Lo ammetto, questa pellicola non mi ha soddisfatto, ne ho un buon ricordo solo perchè ho potuto finalmente rivedere Amy in un film (e senza la tonaca). Tra l'altro l'attrice è incinta del primo figlio dall'attore Darren Le Gallo (anche se devo ancora capire in cosa abbia recitato di individuabile perchè lo si possa definire attore... Un po' come da noi che appena una fa la figurante numero 427 nella soap del pomeriggio che ha picchi di 41 mila spettatori ogni anno viene subito definita attrice anche su Wikipedia. Mah.).
Consigli: Se volete proporvi il 29 febbraio al vostro fidanzato, dovrete attendere il 2012. Siccome non si sa nemmeno se ci saremo nel 2012, sarebbe meglio evitare certe stupidaggini e godersi la vita!
Parola chiave: Mi vuoi sposare?




Ric