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domenica 15 dicembre 2024

Film 2329 - Conclave

Intro: E dopo i film visti in aereo, uno che ho visto al cinema. Curiosamente a Salem, Massachussets, dove mi sono recato per ritrovarmi con Bizzy, la mia compagnia di appartamento durante il master alla DCU. Non solo è stato bellissimo rivederla, ma ho trovato curioso che la città delle streghe ci offrisse come unica scelta cinematografica quella di una pellicola sulla Chiesa di Roma.

Film 2329: "Conclave" (2024) di Edward Berger
Visto: al cinema
Lingua: inglese, italiano, spagnolo, latino
Compagnia: Bizzy
In sintesi: uno dei migliori film che ho visto quest'anno, "Conclave" è il primo film di Edward Berger dopo l'incredibile successo di "All Quiet on the Western Front" e le 4 vittorie agli Oscar del 2023 (su 9 nomination, una delle quali allo stesso Berger per la Miglior sceneggiatura originale). Se già non fosse difficile realizzare un buon film in generale, figuriamoci un buon film che ne segue un altro topo tale trionfo. Per guanto mi riguarda Berger è riuscito nell'impresa.
Nonostante potrebbe sembrare a una prima occhiata che "Conclave" sia un titolo biografico, in realtà si tratta di un thriller. A seguito della morte del Papa, i vari cardinali si radunano in preparazione dell'elezione del nuovo pontefice. Per quanto importante, parebbe semplicemente l'esecuzione di un compito semplice se non addirittura noioso mentre, man mano che la storia evolve, verranno rivelati i vari intrighi e ambizioni personali che si nascondo dietro ad un evento solitamente così inaccessibile.
Nonostante la sua facciata più "pia", questa pellicola si rivela ben presto per essere quasi un thriller politico, il che mi ha abbastanza stupito. Non che non mi aspettassi varie macchinazioni e una certa dose di campagna elettorale, per così dire, però non avevo capito sarebbe stato il focus di tutta la storia. Non avrei potuto esserne più contento. Tra tentativi di influenzare il voto, scandali da nascondere e una rosa di candidati che inizialmente sembra nutrita, ma man mano va ad assottigliarsi, "Conclave" racconta lucidamente i meccanismi che si celano dietro una delle elezioni ancora oggi più blindate e lo fa mai in maniera banale ma, anzi, riuscendo sempre a trovare un punto di vista interessante da mostrare allo spettatore (penso ad esempio alla bellissima scena degli ombrelli bianchi). Non solo un thriller, quindi, ma anche uno spettacolo per gli occhi.
In tutto questo si inserisce un altro insieme di elementi che vanno a completare il quadro di questo piccolo gioiellino di pellicola: un cast magnifico capitanato da un Ralph Fiennes mai così vicino alla sua terza nomination all'Oscar (la seconda risale al 1997 per "Il paziente inglese" e la prima al '94 per "Schindler's List" che, diciamocelo pure onestamente, Fiennes avrebbe dovuto vincere. Non credo Fiennes abbia alcuna chance di vincere, ma trovo assurdo che le sue uniche nomination risalgano agli anni '90), un certo senso di orgoglio patriottico per le performance di Sergio Castellitto e Isabella Rossellini (la cui performance ricordo specificamente di aver lodato all'uscita dal cinema, pur sentenziando che fosse una parte troppo piccola e senza un vero e proprio momento "wow" per poter ricevere alcuna attenzione in termini di premi che contano: i Golden Globes mi hanno subito smentino. Non penso che questa nomination si tramuterà, però, in una successiva candidatura all'Oscar, ma sarei felicissimo di essere smentito!), una colonna sonora pazzesca firmata da (già vincitore di Oscar e BAFTA per "All Quiet on the Western Front") in grado di conferire al film toni drammatici e momenti di suspense che ho trovato meravigliosi, una fotografia molto interessante e, come già dicevo prima, un punto di vista estetico chiaramente sviluppato che conferisce al film un tono artistico che va oltre al semplice "bel film".
Due menzioni speciali, poi, che ho trovato personalmente gratificanti: la campagna di comunicazione che ha giocato tantissimo coi poster, tanto che ho fatto fatica a scegliere quello che più mi piacesse + un estremamente soddisfacente rimando a quel capolavoro che è "Doubt" di John Patrick Shanley. Mi rendo perfettamente conto che questa connessione non sia intenzionale e che, ovviamente, stia negli occhi di chi guarda - in questo caso io - ma mi ha comunque colpito ritrovare certe allusioni molto simili a quelle della pellicola del 2008, penso in particolare (*SPOILER*) al momento in cui Cardinal Lawrence (Fiennes) decide finalmente di votare per se stesso e si verifica l'attentato che fa saltare in aria una delle finestre della Cappella Sistina.
Un'unica nota negativa che per me ha leggermente stonato il risultato finale: non so quanto il colpo di scena che riguarda il nuovo Cardinal Benitez (Carlos Diehz) fosse necessario. Capisco il motivo dietro la scelta, specialmente quando per tutto il racconto ci è stato mostrato quanto le donne non vengano considerate all'interno del mondo della Chiesa cattolica, però rispetto alla storia nel suo complesso, mi è sembrato che il finale decida improvvisamente di piegarsi alla regola del soprendere a tutti i costi comune a titoli più commerciali di questo che, invece, parrebbe aver più interesse nello stimolare una conversazione sui temi della sua trama. Mi immagino che la scelta sia, ovviamente, da ritrovarsi nel romanzo omonimo di Robert Harris da cui "Conclave" è tratto.
In generale, comunque, il film di Berger è una boccata d'aria fresca in un anno cinematografico non particolarmente costellato da titoli indimenticabili. Assolutamente da vedere.
Film 2327 - Conclave
Film 2332 - Conclave
Film 2351 - Conclave
Cast: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto, Lucian Msamati, Carlos Diehz, Isabella Rossellini.
Box Office: $44.7 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: "Conclave" (che ho già visto due volte) durante la visione mi ha spesso ricordato altri titoli per un motivo o per un altro, penso a "Doubt", ma anche alla serie "The Handmaid's Tale" o il ben più commerciale "Angels & Demons". Al pari della pellicola di John Patrick Shanley, "Conclave" presenta molti spunti di riflessione sul mondo della Chiesa, nonché in questo caso la sua rilevanza e il suo essere così ancorata al passato e alle sue tradizioni da risultare quasi sconnessa dal mondo contemporaneo. In un susseguirsi di intrighi e colpi di scena, la pellicola di Berger si rivela presto per l'ottimo thriller che è e, allo stesso tempo, lascia lo spettatore con non pochi spunti di riflessione. A questo si aggiungono l'ottimo cast, una colonna sonora pazzesca e una visione estetica particolarmente spiccata e gratificante da guardare.
Premi: 6 nomination ai Golden Globe nella categoria drammatica per Miglior film, attore protagonista (Fiennes), attrice non protagonista (Rossellini), regia, sceneggiatura e colonna sonora.
Parola chiave: Papa.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 4 dicembre 2024

Film 2325 - Heretic

Intro: Appena visto il poster e poi guardato il trailer, ho capito subito che volevo vedere questo film.

Film 2325: "Heretic" (2024) di Scott Beck, Bryan Woods
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael, Niamh, Debbi, Marysia, Will
In sintesi: a quasi nessuno dei miei amici è piaciuto, ma a me devo dire che "Heretic" ha soddisfatto. Forse non l'horror/thriller intenso che mi aspettavo, ma comunque un interessante esperimento cinematografico che tenta di mescolare insieme paura e un discorso più ampio sulla religione.
Ribadisco, non esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un titolo come questo, specialmente perché fortemente pubblicizzato come horror, per cui durante la visione bisogna un attimo ricalibrare le aspettative. E mi rendo anche conto che un filosofeggiare più o meno "hard core" relativamente a religione, fede, chiesa e compagnia bella non sia esattamente una tematica per tutti, quindi capisco perché alcuni potrebbero rimanere un po' delusi dal risultato finale.
Una volta che ho fatto pace con la mia idea di come sarebbe stato questo film vs quello che ho effettivamente visto, io ho trovato il tutto più che intrigante. Tutta la prima parte nella casa è carica di suspense, fino a quando le due ragazze non scelgono per quale porta avventurarsi. Forse è lì che, personalmente, avrei preferito la storia prendesse una strada un po' diversa e che la parte del "labirinto" continuasse, soprattutto dopo che viene addirittura tirato in ballo il gioco del Monopoli (perché a quel punto ho pensato: bene, adesso verranno spiegate le regole del gioco che, in qualche modo, centreranno con il gioco da tavola... E invece no).
A parte questo, comunque, trovo che "Heretic" sia una pellicola interessante, nonché un prodotto sufficientemente originale. Sicuramente a elevare il tutto rispetto alla miriade di titoli più o meno simili c'è il cast: ottime interpretazioni delle due Sophie Thatcher e Chloe East ma, neanche a dirlo, la scena la ruba uno Hugh Grant in magnifica forma che, da solo, vale mezzo film.
Cast: Hugh Grant, Sophie Thatcher, Chloe East, Topher Grace.
Box Office: $38 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Alcuni aspetti della trama mi hanno ricordato il "Don't Breathe" di Fede Álvarez, anche se questo film si concentra principalmente su suspense e un dialogo teologico estremamente interessante anche e soprattutto per il contesto in cui è presentato (un horror/thriller destinato al pubblico generalista). Non il classico film di paura, ma un esperimento cinematografico che, secondo me, vale la pena di recuperare.
Premi: /
Parola chiave: Candela.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 28 maggio 2024

Film 2279 - The First Omen

Intro: Non so se sarei corso al cinema a vederlo, onestamente, ma Niamh er interessata e dico sempre volentieri di sì ad un horror.

Film 2279: "The First Omen" (2024) di Arkasha Stevenson
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: non avevo mai sentito parlare di twin films anche se, a posteriori, ovvio che il mondo (anglofono) abbia pensato a un modo per descrivere razionalmente questo fenomeno. In pratica, e molto brevemente, si tratta di due o più titoli che escono più o meno nello stesso periodo e presentano una trama simile. Questo è il caso di "The First Omen" e "Immaculate".
E' particolarmente sorprendente quanti aspetti della trama queste due pellicole abbiano in comune: la protagonista (novizia) che sta per prendere i voti, l'arrivo in un nuovo convento, eventi sinistri che che cominciano a verificarsi all'arrivo della ragazza, una gravidanza, il colpo di scena poco prima del finale (ovvero, cosa sta succedendo davvero), la location italiana.
Se le similarità sono molteplici, va detto che i due film non sono identici e, personalmente, ho preferito "Immaculate". Quest'ultimo, infatti, ha un'idea più chiara di che tipo di film vuole essere: c'è un chiaro senso artistico (la location, i costumi, l'atmosfera generale e, in generale, manca quel tono hollywoodiano che solitamente fa somigliare un prodotto a tutti gli altri) e la performance di Sydney Sweeney è più di impatto. Nell Tiger Free qui non fa un cattivo lavoro, semplicemente il personaggio è meno interessante di quello che interpreta Sweeney.
Tutto sommato "The First Omen" è un horror che funziona, presenta anche qualche spunto interessante (penso, ad esempio, alla novizia che, prima di prendere i voti, sperimenta la vita al di fuori del convento) e come prequel del famoso "The Omen" è certamente di successo, l'unica sua sfortuna è stata quella di uscire a poche settimane dal suo twin film "Immaculate".
Film 2279 - The First Omen
Film 2318 - The Omen
Film 775 - Omen - Il presagio
Cast: Nell Tiger Free, Tawfeek Barhom, Sônia Braga, Ralph Ineson, Charles Dance, Ishtar Currie-Wilson, Andrea Arcangeli, Bill Nighy.
Box Office: $53.6 milioni
Vale o non vale: I fan dell'horror in generale e della saga di "The Omen" in particolare dovrebbero apprezzare. Il film è molto simile ad "Immaculate" con Sydney Sweeney uscito poco tempo fa, per cui può essere anche interessante vedere entrambe le pellicole per confrontarle.
Premi: /
Parola chiave: Antichrist.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 maggio 2024

Film 2275 - Immaculate

Intro: E quando c'è un nuovo horror che fai, non lo vai a vedere?

Film 2275: "Immaculate" (2024) di Michael Mohan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: per una buona parte della storia il film riesce a mantenere l'atmosfera giusta, giocandosi classici momenti dell'horror - tra spaventi e palpitazioni - in combinazione a qualche elemento misterioso e quasi thriller nel presentare un'immacolata concezione 2.0.
Mi ha person un po' nel finale perché, tra fanatismo religioso ed esperimenti scientifici, era veramente difficile non sfociare nel camp. Sydney Sweeney, però, non molla mai la presa e regala una performance ispirata che trascina tutto il film.
Forse l'elemento che più conferisce ad "Immaculate" un tono di originalità è la mancanza del classico rimaneggiare hollywoodiano: la fotografia è bella ma non patinata, i costumi sfarzosi in forte conotrasto al convento decadente, vi è quasi una mancanza totale di quel glam cui anche gli horror ormai ci hanno abituato. L'atmosfera è quasi rustica, si parla moltissimo italiano e, tutto sommato, pare quasi ci sia un elemento (visivo) di realisticità.
Non perfetto, ma con qualche passaggio che lo contraddistingue da altri prodotti similari.
Cast: Sydney Sweeney, Álvaro Morte, Benedetta Porcaroli, Dora Romano, Giorgio Colangeli, Giuseppe Lo Piccolo, Simona Tabasco.
Box Office: $23.6 milioni
Vale o non vale: Per certi versi intrigante e risucito, si perde un po' nel finale cercando troppo evidentemente di rientrare in quel diktat narrativo dell'horror soprannaturale che ultimamente Hollywood produce. Non c'è niente di male, per carità, semplicemente stona un po' con la prima parte della storia che, invece, costruisce bene un mondo misterioso fatto di ombre e stranezze a cui inizialmente si fatica a dare senso. A un certo punto ci si arriva da soli a capire cosa stia succedendo, il che toglie un po' quall'allure di mistero fino a quel momento ben costruita. Brava Sydney Sweeney che dimostra, ancora una volta, di saper portare da sola tutto un film sulle proprie spalle. In un ruolo piccolino c'è anche Simona Tabasco, vista (e nominata a un Emmy) di recente in "The White Lotus".
Premi: /
Parola chiave: DNA.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 26 ottobre 2022

Film 2142 - The Eyes of Tammy Faye

Intro: Quest'anno per niente ispirato dalla "corsa" agli Oscar, recupero con estremo ritardo uno dei film che, a sorpresa, l'ha fatta da padrone ai 94esimi Academy Awards.

Film 2142: "The Eyes of Tammy Faye" (2021) di Michael Showalter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: e il cast di "The Help" ce l'ha fatta! Anche Jessica Chastain vince il suo Oscar e porta a 5 le attrici del film che sono state riconosciute dall'Academy dall'uscita nelle sale della pellicola di Tate Taylor a partire dal 2011 con le interpretazioni di Octavia Spencer (Miglior attrice non protagonista per "The Help", 2012), Emma Stone e Viola Davis che hanno vinto durante la stessa edizione (rispettivamente Miglior attrice per "La La Land" e Miglior attrice non protagonista per "Fences", 2016) e Allison Janney (Miglior attrice non protagonista per "I, Tonya", 2017). Rimane fuori solamente Bryce Dallas Howard che, per il momento, non pare avere imminenti probabilità di vittoria. Ma torniamo alla storia dei telepredicatori Tammy Faye e Jim Bakker.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi da questa pellicola, perché avevo letto critiche abbastanza divise. Da un lato l'interpretazione della Chastain lodata senza se e senza ma, dall'altro incertezza rispetto all'opera in generale, giudicata debole e non all'altezza della sua protagonista. La verità è che, sì, "The Eyes of Tammy Faye" non è perfetto, ma nemmeno così problematico come mi era parso di intendere. E' il classico biopic che vive sulle spalle di una sola interpretazione che porta a casa la vittoria, pur condividendo il merito assieme a una costellazione di comprimari che satellitano attorno al focus della storia. Che qui è quella di Tammy Faye Bakker.
Dalle povere origini e la scoperta della fede, passando per il matrimonio con Jim Bakker - che è ancora vivo, tra l'altro - fino al successo televisivo come predicatrice religiosa, questa pellicola ci racconta le molte peripezie della vita di Tammy Faye. Qui dipinta come dolce e naïf, innocente e colpevole allo stesso tempo, il film non si allontana mai dalla narrazione che vuole la sua eroina quale voce indipendente tra una marea religiosa al limite del fanatico. Insomma, Tammy è sì una conservatrice, ma in un certo senso una riformista, una voce accogliente che, grazie a quella ingenuità di cui sopra e l'amore di chi la guarda da casa, riesce ad esporre il suo pubblico a tematiche controverse (AIDS, omosessualità, ma anche vicende personali come tradimento e relazioni extraconiugali) e impensabili non solo per l'epoca, ma anche per l'audience. Il tutto in parallelo con un'attività criminale che porterà l'incarcerazione di Jim (Garfield) per frode, nonché un'altra serie di scandali sulla e riguardo la famosa coppia. Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti.
Non a caso il film si basa sull'omonimo documentario del 2000 di Fenton Bailey e Randy Barbato, ovvero i fondatori nientemeno che di World of Wonder Productions, la compagnia che produce "RuPaul's Drag Race". La sensazione, infatti, è che la vita per tanti versi straordinaria di questa donna, beneficierebbe di una lente più veritiera e meno di finzione, anche se la coppia Chastain - Garfield fa un ottimo lavoro e risulta particolarmente affiatata.
In tutta onestà la visione di "The Eyes of Tammy Faye" mi ha sorpreso in positivo, affascinato dalle vicende della sua protagonista e certamente rapito dal suo delicato carisma interposto alla chiassosa persona televisiva. Toccante, poi, il momento in cui Tammy intervista in diretta un malato di AIDS in un momento storico in cui l'apparente cura per il "cancro gay" sembrava essere l'isolamento delle vittime ed evitare ogni contatto fisico.
Insomma, forse la sceneggiatura sarebbe potuta andare un po' più in profondità rispetto al contesto esterno alla coppia e le implicazioni di certe azioni e accadimenti del tempo, ma è indubbio che "The Eyes of Tammy Faye" rimanga un prodotto nel suo genere interessante che offre una piattaforma a un personaggio francamente sconosciuto a molti.
Cast: Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones, Vincent D'Onofrio, Mark Wystrach, Sam Jaeger.
Box Office: $2.7 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, ma di valore per certi elementi come le interpretazioni e l'interessante personaggio al centro della storia, "The Eyes of Tammy Faye" riesce a mettere in scena con maestria l'universo colorato e kitsch di Tammy Faye Bakker, anche se dalla storia si fatica a capire quanta dell'ingenuità raccontata qui si possa considerare attendibile. Forse anche questo è parte del fascino misterioso della telepredicatrice americana, le cui luci e ombre non smettono di rincorrersi per tutta la durata del racconto.
Premi: 2 nomination all'Oscar e 2 vittorie per Miglior attrice protagonista (Chastain) e Miglior trucco. BAFTA per il trucco e nomination ai Golden Globe per la Migliore attrice protagnosita drammatica.
Parola chiave: Lord.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 19 agosto 2020

Film 1910 - Corpus Christi

Intro: Estate 2020, la quarantena è finita circa (in Italia...), ma la pandemia no. Il Cinema Galliera è chiuso da febbraio, ergo nessuna proiezione pubblica da circa 6 mesi, ma siccome lo spettacolo deve andare avanti, lo staff si ritrova a porte chiuse a visionare i titoli per la prossima stagione. Tra questi, il primo è un film polacco che si promette molto interessante.
Film 1910: "Corpus Christi" (2019) di Jan Komasa
Visto: al cinema
Lingua: polacco
Compagnia: Marta, Mattia
In sintesi: del cinema made in Poland non so praticamente niente, per cui mi sono approcciato a questa pellicola con estrema curiosità. Visto il contesto, quasi un atto di fede. E devo dire che "Boże Ciało" non solo non mi ha deluso ma, anzi, mi ha convinto appieno.
Forte di un'idea pazzesca alla base della storia - ex galeotto dalla ritrovata fede cattolica si spaccia per il nuovo prete di un paesino della campagna rurale polacca finendo per costringerne gli abitanti a fare i conti con una tragedia avvenuta anni prima -, questa pellicola riesce a catturare per tutta la sua durata grazie al mix esplosivo di sceneggiatura e performance del suo protagonista (Bartosz Bielenia).
"Corpus Christi" è un prodotto potentissimo sia per gli aspetti trattati che per la ferocia delle sue immagini spesso evocative (il finale è una bomba), tanto che si parte da subito mettendo in parallelo religione e violenza, portando man mano in superficie tutta una serie di ipocrisie riconducibili inizialmente alla realtà della prigione, per poi allargarsi e coinvolgere la comunità del villaggio, il suo protagonista, la diocesi. Daniel (Bielenia), che sogna di diventare prete ma si vede respinto dalla curia a causa del suo passato criminale, paradossalmente sarà proprio colui che riuscirà a far scendere a patti la comunità cittadina con il suo passato attraverso un approccio non convenzionale e certamente talvolta bizzarro, eppure efficace. Senza contare che, nonostante la dottrina cristiana predichi il perdono e professi atti di misericordia, la comunità religiosa viene qui ritratta come conservatrice e pigra, fallimentare nel dare conforto proprio a coloro che ne avrebbero più bisogno. Emblematico che il vicario della chiesa cittadina lasci Daniel da solo a gestire gli obblighi religiosi in quanto si debba assentare per un periodo a causa della sua dipendenza dall'alcol...
Insomma, per quanto "Corpus Christi" non sia un film sulla religione né sulla galera, sicuramente la sua storia non risparmia critiche a entrambe, pur facendolo sempre senza sensazionalismi o alla ricerca di una morale. Daniel è il protagonista, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue cicatrici, il suo desiderio di migliorarsi, appartenere a una comunità, a qualcosa di "altro" che lo distacchi da quell'unica decifrazione di sé che il mondo attorno a lui parrebbe concedergli. Daniel è attirato dalla purezza del sentimento cattolico, dalla sacralità dei suoi riti, eppure come ogni essere umano deve fare i conti con il terreno, gli impulsi e le scelte cui la vita ci mette di fronte. Ed è proprio qui che la pellicola di Jan Komasa funziona alla perfezione, mettendo in evidenza le difficoltà del predicare bene, l'arcaicità di certi meccanismi, l'omertà, la fatica assoluta del perdono e alla violenza di certe esistenze. Un insieme di tematiche eterogeneo e pulsante che ci ricorda quanto, in fin dei conti, tutto ciò che conta sia di fatto sopravvivere.
Cast: Bartosz Bielenia, Aleksandra Konieczna, Eliza Rycembel, Leszek Lichota, Łukasz Simlat, Tomasz Ziętek, Barbara Kurzaj, Zdzisław Wardejn.
Box Office: $8.6 milioni
Vale o non vale: Sicuramente non una storia facile, ma decisamente un film da vedere.
Premi: Candidato all'Oscar come Miglior film straniero.
Parola chiave: Tabellone.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 26 aprile 2016

Film 1121 - Risorto

Doppio appuntamento pomeridiano al cinema dopo l'estenuante esame di Comunicazione politica.
Film 1121: "Risorto" (2016) di Kevin Reynolds
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Tutto un grandissimo mah.
Premesso che pensavo si trattasse della storia di Lazzaro (alzati e cammina), in ogni caso questa pellicola non mi ha per nulla soddisfatto. Noiosa, mal recitata (da Fiennes) e troppo improntata alla religiosità per i miei gusti, questo "Risen" è stato una vera e propria delusione.
Pur tentando di proporre allo spettatore un prodotto di media qualità - il budget di 20 milioni di dollari non è poi altissimo - il risultato finale è evidentemente mediocre, più che altro per una fotografia non eccelasa e l'evitare il più possibile l'utilizzo di effetti speciali impegnativi (la Sacra Sindone è leggermente imbarazzante).
Il risultato finale, dunque, non è particolarmente riuscito e, credo, finirà per appassionare solo coloro che siano già interessati all'argomento per fede o identificazione di valori. Per quanto mi riguarda, al di là della mia iniziale delusione per non aver minimamente centrato il tema portante della trama (e per dover assistere all'ennesima trasposizione della crocifissione di Gesù e successiva resurrezione), ho trovato il tutto poco innovativo e ancorato a una visione della fede più mistica che consapevole e, naturalmente, qui più legata all'intrattenimento.
Cast: Joseph Fiennes, Tom Felton, Peter Firth, Cliff Curtis, María Botto, Luis Callejo, Antonio Gil, Stewart Scudamore, Mark Killeen, Jan Cornet.
Box Office: $44.6 milioni
Consigli: Di tutti i titoli legati all'universo della cristianità questo non è certamente dei più riusciti, pur elevandosi leggermente rispetto alle mie basse aspettative. Rimane il fatto che si tratti di una pellicola a budget ridotto che, quindi, deve convivere con una serie di mancanze che ne intaccano il risultato finale. La trovata di chiamare Gesù Yeshua e il fatto che la storia sia presentata dal punto di vista dei romani fa si che questa operazione ne tragga una connotazione personale inusuale per questo tipo di pellicole, anche se questo non basta a rendere il tutto sufficientemente riuscito. Insomma, "Risorto" è più un prodotto per chi è davvero interessato che per il pubblico occasionale.
Parola chiave: Corpo.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 10 ottobre 2014

Film 785 - The Exorcism of Emily Rose

Uno tra i migliori horror del recente passato.

Film 785: "The Exorcism of Emily Rose" (2005) di Scott Derrickson
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Il fascino dell'horror vale sempre anche in vacanza, ancora di più se il film è ben fatto.
Questo "The Exorcism of Emily Rose", che ormai avrò visto 3 o 4 volte è comunque sempre uno spaventoso piacere da guardare, riuscendo ogni volta a portarti a guardare se sono già arrivate le 3 del mattino (l'ora del diavolo!).
Tra suggestioni, visioni e contorsioni ginniche di una Jennifer Carpenter che eredita la decadenza satanica direttamente da Linda Blair de "L'esorcista", questa pellicola conduce attraverso un inusuale meccanismo narrativo (un processo giudiziario) nelle viscere di una tragedia umana e demoniaca (o solo mentale?) che, ricordandosi che è un episodio realmente accaduto, ha dell'inquietante.
Anche se è naturale si protenda per una resa romanzata degli eventi, non si può negare che il solo pensiero una cosa del genere possa accadere ad una persona sia spaventoso, senza contare le numerose domande che una storia come questa inevitabilmente porta alla luce. Una su tutte: ci sarà qualcosa di vero?
Alla fine poco importa crederci o meno, rimane il fatto che la discesa agli inferi della povera Emily Rose è un percorso straziante e pauroso che l'avvocato Erin Bruner/Laura Linney e padre Moore/Tom Wilkinson vivono e fanno vivere, lasciando ognuno di noi alle proprie domande. La produzione di questo film è molto buona, curata e molto ben calibrata tra l'horror e il genere giudiziario. Un esperimento riuscitissimo.
Film 177 -The Exorcism of Emily Rose
Box Office: $144,216,468
Consigli: Per quanto il tema della possessione demoniaca sia oltremodo conosciuto, trattato e sviscerato, l'approccio di questa pellicola è inusuale e funzionale al racconto, bilanciando bene i momenti in aula e il crescendo della tensione man mano che Emily precipita nel baratro. Inquietantissima l'interpretazione della Carpenter, vale davvero la pena di essere vista. Una nuova frontiera dell'horror? Non mi pare si sia più tentato di conciliare l'aula di un tribunale e un esorcismo finito male. A maggior ragione vale la pena vedere questa pellicola, sospesa fra l'intento di documentare e spaventare grazie alla scusa della storia vera (su Wiki per scoprire le differenze tra film e ciò che è accaduto). Se siete suggestionabili o credete in queste cose meglio lasciar perdere, gli altri si buttino.
Parola chiave: Fede.

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Bengi

martedì 29 giugno 2010

Film 125 - Il dubbio

Ospite a casa mia, durante il pranzo non ho potuto fare a meno di proporre a Ilaria uno dei miei film preferiti. Ovviamente non potevamo che guardarlo in inglese!


Film 125: "Il dubbio" (2009) di John Patrick Shanley
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Ilaria
Pensieri: Grande capolavoro moderno, sempre intelligente e interessate, questo "Doubt" di John Patrick Shanley non smette mai di piacermi nonostante lo abbia visto e rivisto.
La tentazione di vederlo in inglese, poi, è sempre maggiore rispetto a quella di godersi il film in italiano (anche se, per me, onde evitare di perdere qualche battuta, almeno una visione in lingua madre è sempre consigliata). Meryl Streep - inutile continuare a dirlo? - è l'imperatrice della recitazione, mostro sacro dell'espressione, mai fuori luogo, mai sopra le righe. Perfetta.
Avendolo visto da poco, comunque, non posso non confermare pienamente tutte le impressioni che avevo già descritto nel post num. 60, un film che continuo a consigliare di vedere all'infinito, alla pari di "Un tram che si chiama desiderio"!
Film 60 - Il dubbio
Film 125 - Il dubbio
Film 342 - Il dubbio
Film 2123 - Doubt
Consigli: Quando avete bisogno di un film che vi lasci qualcosa, che non vi scorra via come se niente fosse, questo è il titolo da considerare! Impegnato, non facile, ma infinitamente bello!
Parola chiave: Gossip.



#HollywoodCiak
Bengi