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domenica 7 luglio 2024

Film 2292 - Top Gun: Maverick

Intro: Il nuovo acquisto del proiettore mi ha stimolato la voglia di rivedere alcuni film che funzionano meglio se visti sul grande schermo. O, come in questo caso, su una grande parete.

Film 2292: "Top Gun: Maverick" (2022) di Joseph Kosinski
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: già la visione al cinema mi aveva particolarmente convinto un paio di anni fa e mi era rimasta la voglia di rivedere prima o poi questa pellicola. L'arrivo del nuovo proiettore mi è sembrata una scusa perfetta. E, devo dire, sono rimasto molto soddisfatto.
"Top Gun: Maverick" è un ottimo sequel che omaggia il primo, iconico film degli anni '80 nella giusta maniera, pur riuscendo a portare avanti il racconto senza cadere nella trappola del costante rimando al titolo originale. Il protagonista è ovviamente lo stesso e i legami con la prima storia ci sono, ma la sceneggiatura fa un ottimo lavoro nel mantenere rilevanti solo quegli elementi che beneficiano la sceneggiatura di questo secondo episodio.
Non fosse già questo sufficiente, "Top Gun: Maverick" è un fantastico film d'azione che regala scene mozzafiato e costruisce sapientemente e con attenzione la suspense e la tensione attorno al focus centrale del racconto (la missione), il che contribuisce a un risultato finale soddisfacente sotto ogni punto di vista. Il montaggio serrato, gli effetti speciali e le scene mozzafiato fanno il resto.
In un momento in cui il mondo del cinema stava ancora soffrendo a causa del covid e i suoi strascichi, Cruise, il regista Joseph Kosinski e la Paramount hanno preso la decisione giusta e aspettato a portare il film al cinema, invece che regalarlo immediatamente allo streaming: "Top Gun: Maverick" è stato un fenomeno culturale, ha incassato oltre un miliardo di dollari al botteghino globale e rinvigorito la carriera di Cruise. Il che può sembrare assodato oggi, ma non lo era certo qualche anno fa. Una scommessa vinta sotto tutti i punti di vista (e la canzone di Gaga, pur non potendo eguagliare l'iconicità di "Take My Breath Away" dei Berlin, fà comunque la sua figura).
Film 2110 - Top Gun: Maverick
Film 2292 - Top Gun: Maverick
Cast: Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Jon Hamm, Glen Powell, Ed Harris, Val Kilmer, Lewis Pullman.
Box Office: $1.496 miliardi
Vale o non vale: Uno dei titoli migliori della stagione 2022. Per chi apprezza i film d'azione, un titolo imperdibile.
Premi: Nominato a 6 Oscar per Miglior film, canzone originale per Lady Gaga, montaggio, sceneggiatura non originale, effetti speciali e sonoro, il vinto ha vinto in quest'ultima categoria. 4 nomination ai BAFTA (fotografia, montaggio, sonoro, effetti speciali) e candidato a 2 Golden Globe (Miglior film drammatico e canzone originale per "Hold My Hand" di Gaga). 1 nomination ai Grammy per Best Compilation Soundtrack for Visual Media. 1 vittoria agli MTV Movie & TV Awards per Miglior performance in un film (per Cruise) su 6 nomination (per film, eroe, duo e 2 candidature per la miglior canzone: "Hold My Hand" e "I Ain't Worried").
Parola chiave: 10.0g.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 luglio 2024

Film 2290 - Love Lies Bleeding

Intro: Ero curioso di vedere questo film perché il trailer mi era sembrato promettente. Così, alla prima occasione, io e Niamh siamo andati al cinema a recuperarlo.

Film 2290: "Love Lies Bleeding" (2024) di Rose Glass
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: onestamente questo film non mi è piaciuto.
Inizialmente ero intrigato dall'amosfera e il tono generale della storia, poi però il modo in cui evolvono le cose mi ha "allontanato" dal racconto. Probabilmente (e come al solito), poi, le mie aspettative non si sono riconosciute nel prodotto finale. Da un'intensa storia d'amore lesbo, infatti, si passa ad omicidi e situazioni surreali al limite con tanto di gigante allucinogeno, il tutto in un mix caotico e allo stesso molto lento che, a mio parere, affatica la visione. Peccato, perché il duo Kristen Stewart e Katy O'Brian è piuttosto magnetico e se la storia si fosse concentrata solo su di loro sarei sato molto più interessato.
"Love Lies Bleeding" mi ha ricordato tanti altri film che ho visto più o meno di recente, precisamente "Drive-Away Dolls" e "The Iron Claw", con un pizzico di "Split".
Cast: Kristen Stewart, Katy O'Brian, Jena Malone, Anna Baryshnikov, Dave Franco, Ed Harris.
Box Office: $11.7 milioni
Vale o non vale: Personalmente l'ho trovato tedioso in certe parti, soprattutto dopo che la storia prende la piega dell'omicidio. L'inizio per me funziona, tutto il mondo del bodybuilding e la storia d'amore tra le due protagoniste sarebbe stato sufficiente a mantenere costante la mia attenzione. Invece, ci si perde in un bosco di altri elementi che, a mio parere, incasina troppo la storia.
Si fa vedere, ma sicuro non un titolo per tutti e non per una serata qualunque (meglio fare una scelta consapevole).
Premi: /
Parola chiave: Steroidi.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 31 maggio 2022

Film 2110 - Top Gun: Maverick

Intro: Mercoledì finisco miracolosamente di lavorare in orario e decido di andarmene al cinema al volo (per una volta non troppo tardi). Guardo sul sito di Cineworld cosa c'è disponibile e, con mia grande sorpresa, scopro che è il giorno d'uscita di una delle pellicole che ero più curioso di recuperare. Non potevo chiedere di meglio.

Film 2110: "Top Gun: Maverick" (2022) di Joseph Kosinski
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: è innegabile, un po' di titubanza c'era. Non che fossi particolarmente fan del primo film - ma decisamente della magica canzone dei Berlin con cui Giorgio Moroder e Tom Whitlock vinsero l'Oscar nell'87 - ma si sa che è sempre un rischio andare a rimaneggiare i classici. E non c'è niente da fare, "Top Gun" è sicuramente un titolo rimasto nell'immaginario collettivo.
In aggiunta a questo aspetto, c'è anche da dire che Tom Cruise ultimamente vive di franchise, per cui a parte l'intramontabile "Mission: Impossible", un paio di episodi di "Jack Reacher" e una capatina fallimentare nel remake de "La mummia", non lo abbiamo visto fare molto altro. Anzi, non lo abbiamo proprio visto. Con un gap di 4 anni tra "Mission: Impossible - Fallout" e questa uscita (vuoi anche per il covid, ci mancherebbe), di Tom si erano un po' perse le tracce.
Quindi credo che in molti si siano approcciati a questo sequel di "Top Gun" con una certa diffidenza, che possiamo dire ormai svanita. "Top Gun: Maverick" è, infatti, già un successo commerciale e di critica e, francamente, a giusta ragione.
Va detto che il film parte un po' lento e non tanto perché, giustamente, deve ritrovare le fila di una narrazione abbandonata 36 anni fa. Più che altro nella prima parte la burocrazia militare la fa da padrone insieme a quel senso di sconfitta che deve pervadere lo spettatore rispetto al beniamino della storia, l'eroe che deve riconquistare quanto a perso per dimostrare al mondo (e all'amata) il suo valore. Capisco questa esigenza di contesto, anche se un'accelerata non avrebbe guastato.
Il tutto cambia quando, finalmente, si parte con l'addestramento. Prima gradualmente, poi nel terzo atto si fatica addirittura a prendere fiato. Scene acrobatiche, combattimenti e sparatorie in volo, percorsi impervi e una missione praticamente suicida che richiede non uno, ma bensì due miracoli (così li definiscono nel film) affinché possa essere portata a termine. C'è tanta roba in questo "Top Gun: Maverick" ed è sorprendente come siano stati in grado di filmarla e metterla insieme. Ora decisamente capisco perché per due anni Cruise ha sbandierato ai quattro venti che questo film non sarebbe mai uscito direttamente in streaming. Mossa intelligente.
Già, perché questa pellicola va necessariamente vista al cinema. Tra effetti speciali, piroette, inseguimenti, capovolgimenti, obiettivi da centrare al primo (e unico) colpo, non c'è dubbio che vivere questa nuova avventura di Pete 'Maverick' Mitchell sul grande schermo sia tutt'altra cosa.
Poco importa se certi personaggi abbiano una caratterizzazione bidimensionale o se la donna dell'eroe abbia come uniche due funzionalità quelle di essere riconquistata e di spronare il suo amato a dare il meglio di sé, di fatto il rombo dei motori di "Top Gun: Maverick" è talmente assordante - e la nostra felicità di vedere qualcosa di valore sul grande schermo che non coinvolga un supereroe tanto grande - che chiudiamo volentieri un occhio e ci godiamo appieno lo spettacolo. E che spettacolo.
Ps. Non tanto iconica quanto "Take My Breath Away", in ogni caso la canzone della scena finale, nonché quella portante della colonna sonora è "Hold My Hand" di Lady Gaga, che qui ha composto anche le musiche del film insieme a Hans Zimmer e Harold Faltermeyer.
Film 2110 - Top Gun: Maverick
Film 2292 - Top Gun: Maverick
Cast: Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Jon Hamm, Glen Powell, Lewis Pullman, Ed Harris, Val Kilmer.
Box Office: $282 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Un po' a sorpresa "Top Gun: Maverick" sbanca e fa jackpot, piacendo a critica e pubblico e riportando Tom Cruise sulla cresta dell'onda dopo anni di star power un po' annebbiato. Da vedere? Assolutamente. E rigorosamente al cinema.
Premi: /
Parola chiave: Missione.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 1 novembre 2018

Film 1520 - Geostorm

Intro: Not that I was too exited about watching this movie, yet still I was intrigued by its disaster movie vibes.
Film 1520: "Geostorm" (2017), Dean Devlin
Watched: my laptop
Language: English
Watched with: Fre
Briefly: not a really good movie, even though it tries hard to be entertaining and worth watching. It lacks on creativity and delivers a lower than average product that isn't good enough and it is surely forgettable. If you love disaster movies, "The Day After Tomorrow", "2012" or even "Armageddon" are better choices than "Geostorm". And, to be honest, Gerard Butler is not a good actor.
Cast: Gerard Butler, Jim Sturgess, Abbie Cornish, Alexandra Maria Lara, Daniel Wu, Eugenio Derbez, Amr Waked, Adepero Oduye, Robert Sheehan, Richard Schiff, Ed Harris, Andy Garcia, Mare Winningham.
Box Office: $221.6 million
Worth watching?: disaster movies should be fun and thrilling, enjoyable enough to let you go beyond the usually poor plot or character writing. None of this happens here. So save yourself some time and look somewhere else.
Awards: /
Key word: Space station.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 24 ottobre 2017

Film 1424 - mother!

Come dicevo, mi sono nuovamente immerso in un macro-genere arrivando così al terzo thriller-horror di fila; da questo in particolare, però, mi devo ancora riprendere. Per la cocente delusione.

Film 1424: "mother!" (2017) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho iniziato la visione davvero ben disposto perché amo Jennifer Lawrence e Aronofsky mi sembra un regista con delle idee, per cui nessuno più di me era preparato a una reazione entusiasta. In realtà, man mano che procedeva, non faceva altro che aumentare la confusione e la frustrazione, fino al climax dell'epilogo che è tutto tranne che comprensibile. Ma di che diavolo stiamo parlando?!
E' questo ciò che mi sono chiesto uscendo dalla sala, confuso da una trama che mette tanta carne sul fuoco per poi, con una virata improvvisa, cancellare ogni riferimento al racconto narrato fino a quel momento e rimescolando totalmente tutte le carte in tavola alla volta di un finale chiassoso e claustrofobico tanto da far star male, ma che c'entra poco e niente con tutto ciò che era stato mostrato prima.
In questo regime di totale confusione, dopo aver metabolizzato il tutto per qualche ora, sono andato su Wikipedia per ricercare il senso di un'opera a me oscura e, come tramite epifania, scopro che un senso c'è, anche se non lo avevo per nulla percepito. Lawrence è la madre terra, il nostro pianeta, Bardem è una sorta di divinità, Pfeiffer è Eva che tenta Ed Harris qui in versione Adamo; i loro due figli non sono altro che Caino e Abele, tanto che non mancherà l'inevitabile spargimento di sangue. E allora ok, "mother!" è un'allegoria e Aronofsky si diletta a rappresentare il nostro complicato rapporto con la terra e il risaputo abuso che ne facciamo, dunque ora tutto torna e prenda una sorta di senso. Dico 'una sorta' perché in realtà mi chiedo quale sia lo scopo di questa pellicola e questa sceneggiatura, cosa si voglia raccontare in ultima analisi. Perché non è con questa rappresentazione che si sensibilizza il pubblico né è in questi termini, a mio avviso, che si cerca di fare il punto di una situazione che ci sta a cuore. O forse io fatico ad andare oltre la visione materiale della cosa, oltre la rappresentazione in carne ed ossa, probabilmente poiché ancora turbato da un prodotto che mi ha lasciato con una cattiva sensazione addosso (che fosse lo scopo?). Dopo ore di agonia passate ad immedesimarmi in una protagonista incapace di imporsi, succube di situazioni al limite del sopportabile e, anzi, spesso più che surreali, anche io braccato da personaggi invadenti, inappropriati e irrispettosi - sarà che la storia mi ha ricordato l'esperienza in ostello affrontata fino a qualche settimana fa -, costretto a spintonare e farmi largo tra una folla soffocante, strattonato da una videocamera a spalla che non di rado induce il mal di mare, ho davvero subìto l'esperienza cinematografica di "mother!" uscendone provato. Senza contare che, una volta compreso il senso, ho ancora più profondamente percepito la frattura fra la prima e la seconda parte del racconto, una così realistica e l'altra che è, di fatto, tutta di natura simbolica e artificiosa. Ho trovato disturbante e poco poetica questa dissonanza, tanto da rovinarmi ulteriormente il ricordo del film. Che, a rischio di risultare ridondante, mi tocca dire non essermi piaciuto.
Passando a ciò che ho gradito, ho trovato molto coinvolgenti i primi piani degli attori che aiutano lo spettatore a mettersi in contatto con la trama (o quello che che riescono a comprenderne). La bravura di Lawrence e Pfeiffer rende questa scelta artistica particolarmente felice ed efficace. Il costante inseguimento della protagonista all'interno dell'enorme casa da parte della videocamera produce un effetto di smarrimento in chi guarda, una disorientante sensazione di essere costantemente alla mercé del regista. Sono sicuro che sia un effetto voluto, in ogni caso ho trovato anche questa scelta particolarmente debilitante, tanto che mi sono spesso chiesto se esistesse una mappa per orientarsi all'interno di un edificio tanto intricato.
Il cast è ricco di grandi interpreti e la recitazione di alto, altissimo livello - il che strideva non poco con la cattiva resa della qualità dell'immagine che, almeno durante la mia visione, ho riscontrato per la maggior parte della pellicola -; fotografia intrigante del sempre bravo Matthew Libatique.
Dunque un film tecnicamente ben fatto, ma per il resto totalmente insoddisfacente.
Ps. In concorso alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Cast: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Domhnall Gleeson, Brian Gleeson, Kristen Wiig.
Box Office: $42.6 milioni (ad oggi)
Consigli: Sono sempre meno rari, mi pare, i casi di sperimentazioni cinematografiche al posto di veri e propri film. Qui siamo di fronte all'ennesimo caso di prodotto che si presenta in un modo, ma in realtà ricade proprio nella "nuova" categoria. Ci sono tutti gli elementi classici dei racconti, eppure nel finale la narrazione devia completamente, cambia tono e ritmo e si lancia in una nuova crociata che prescinde totalmente dalla storia proposta fino a quel momento e tenta di metterci in contatto con un significato più alto, di spingerci verso un'interpretazione, forse addirittura un dialogo.
Non so perché Aronofsky abbia sentito il bisogno di affrontare queste tematiche attraverso il percorso fatto in "mother!", francamente per come sono fatto la cosa è stata più fastidiosa che interessante, soprattutto per il repentino cambio di registro e l'alterazione dei toni della narrazione. Come tutti gli esperimenti che teoricamente vorrebbero spingersi oltre quel limite socialmente accettato, probabilmente anche in questo caso ha senso farsi una propria opinione, vedere coi propri occhi e decidere per sé quale possa essere il valore di un'opera come questa, che sfrutta il racconto di finzione come preambolo solo per trarre in inganno lo spettatore e poi lanciargli addosso, improvvisamente, il vero senso di tutta la messa in scena: la consegna del messaggio finale. A mio avviso si sarebbe potuta giocare una partita migliore, scegliendo per un registro più unitario e compatto anche se non per questo meno efficace. Quindi vederlo o non vederlo? A voi la scelta.
Parola chiave: Cristallo.

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Bengi

venerdì 25 agosto 2017

Film 1403 - Nemiche amiche

Non che fremessi per vederlo, ma le opzioni erano questo film e "Carnage" che avevo già visto, per cui ci siamo concentrati sull'opzione sconosciuta ad entrambi.

Film 1403: "Nemiche amiche" (1998) di Chris Columbus
Visto: dal computer di Claudia
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: Mi aspettavo di peggio. Certo non è esattamente il mio genere di film, ma ammetto che la prospettiva di una storia sull'ennesima famiglia sfasciata con matrigna annessa e, in più, pure la malattia terminale non mi riempisse di gioia. In realtà per una certa parte di racconto i toni sono quasi da commedia, con una castrante figlia maggiore adolescente e costantemente incazzata (Jena Malone) a fare da parafulmine per una trama altrimenti banalmente piatta. Lei, intrusa nuova compagna del padre, tenta di fare del suo meglio nei panni della matrigna, ma spesso fallisce a causa di inesperienza e ritmi di lavoro. L'altra, ovvero l'ex moglie, è una donna indipendente e forte, leonessa che protegge la prole. Loro sono Julia Roberts e Susan Sarandon, una coppia di brave attrici qui sacrificate in una vicenda banale e un po' sciapida che, però, sono sicuro non ha mancato di emozionare il tipo di pubblico cui questo prodotto è (sapientemente) indirizzato. Non c'è da stupirsi, quindi, che non manchi i toni drammatici, sottolineati non solo dai fallimenti del personaggio della Roberts nel prendersi cura dei ragazzi, ma e soprattutto nella difficoltà della gestione delle nuove dinamiche familiari oltre che, naturalmente, l'inaspettata intromissione della questione di salute. Inutile dire che non mancherà il finale agrodolce.
Detto questo, "Stepmom" è un film parzialmente riuscito. Fa centro quando si tratta di consegnare al pubblico esattamente quello che promette, eppure il cast così ricco e pieno di talenti si meritava un prodotto meno mediocre (e arrabbiato).
Ps. Susan Sarandon candidata al Golden Globe per la Miglior attrice drammatica.
Cast: Julia Roberts, Susan Sarandon, Ed Harris, Jena Malone, Liam Aiken, Lynn Whitfield.
Box Office: $159.7 milioni
Consigli: Non esattamente una scelta per tutte le occasioni considerati tematiche e toni, senza contare che si tratta di un titolo esplicitamente rivolto al pubblico femminile. Al di là di ciò, un film che si può vedere nel momento in cui si sia pronti a intraprendere un viaggio di 2 ore nelle complicate vite della classica famiglia perfetta americana che esplode, ma non rinuncia a tutta quella serie di convenzioni che la società perbene richiede.
Parola chiave: Cancro.

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Bengi

martedì 30 maggio 2017

Film 1364 - A Beautiful Mind

Non ricordavo nulla di questo film, per cui ho deciso di rivederlo. Avevo comprato il dvd un millennio fa e non si era mai presentata l'occasione giusta per recuperarlo fino al master a Milano che, tra un viaggio e l'altro, mi ha permesso di guardarmelo durante gli spostamenti in treno.

Film 1364: "A Beautiful Mind" (2001) di Ron Howard
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il punto è sempre che, vincendo svariati Oscar, l'aspettativa per me è più alta. In un anno in cui la cinquina per la miglior pellicola vantava titoli come "Moulin Rouge!", il primo "Signore degli Anelli" e, soprattutto, "Gosford Park" ("In the Bedroom" è l'unico che non ho visto), non posso davvero dire che "A Beautiful Mind" mi veda d'accordo con la scelta dell'Academy. Sì è un buon titolo, ben fatto e di evidente qualità, eppure tra i vari contendenti ce n'erano altri molto più all'avanguardia, sperimentali e onestamente indimenticabili. Il lavoro presentato da Ron Howard è classico, pulito, asciutto, per un risultato finale che funziona ed è uniforme nel complesso, oltre che in linea con il tipo di storia raccontata (vera tra l'altro); in ogni caso non qualcosa che sarà ricordato come un capolavoro.
Quell'anno, il 2002, mi sembra si siano sprecate molteplici occasioni per premiare la qualità in maniera più coraggiosa: Nicole Kidman per "Moulin Rouge!", "Monsters & Co." per il film d'animazione, Robert Altman o David Lynch per la regia e potrei continuare. In 4 categorie su 8 questa pellicola ha trionfato a discapito di prodotti di qualità se non pari, decisamente superiore il che mi ha fatto avvicinaro a questo prodotto con un filino di scetticismo in più rispetto al solito.
Per carità, "A Beautiful Mind" mi è piaciuto e ho trovato la performance di Russell Crowe particolarmente riuscita, oltre che in grado di valere da sola la visione delle 2 ore e un quarto di durata; Jennifer Connelly ruba spesso la scena per una bellezza abbagliante e il racconto della vita del matematico è affascinante, oltre che a tratti triste e sconcertante. Capisco perché, unendo tutti gli elementi, la scelta di così tante giurie sia ricaduta su un prodotto come questo che parla di cadere e sapersi rialzare, oltre che dare valore alla genialità di una persona non convenzionale in un periodo in cui l'omologazione era ancora la chiave del successo sociale. Detto questo, però, e considerato che avevamo già ampiamente abbracciato gli anni '00, credo che Academy e compagnia avrebbero potuto tentare la via del meno scontato o sicuro in funzione di riconoscimenti a pellicole, storie e performance più coraggiose ed (oggi) iconiche. Non è mai facile saper cogliere ciò che solo il tempo può sancire come indimenticabile e di valore, eppure a volte sarebbe davvero il caso di abbracciare il cambiamento con un minimo di entusiasmo e lungimiranza in più. Altre volte, invece, di farlo meno alla cieca (leggi "Moonlight").
Ps. Vincitore di 4 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Connelly).
Cast: Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly, Paul Bettany, Adam Goldberg, Judd Hirsch, Josh Lucas, Anthony Rapp, Christopher Plummer.
Box Office: $313 milioni
Consigli: Se vi piacciono i biopic sulle storie di grandi uomini raccontate in termini particolarmente edificanti, questo è il titolo che fa per voi. Il racconto di una vita singolare che si snoda fra genialità, spionaggio, malattia e riscatto, una vicenda che non sapessimo essere vera, non si faticherebbe a credere di pura fantasia. Il film in sé è ben realizzato, ma sicuramente non adatto ad ogni occasione. Si tratta di una narrazione delicata e lenta, per cui meglio essere preparati.
Parola chiave: Schizofrenia.

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Bengi

giovedì 11 maggio 2017

Film 1354 - La prossima vittima

Era da un po' che questo titolo colpiva la mia curiosità quando aprivo il catalogo Netflix, sempre presente tra i suggerimenti della piattaforma. Non avevo mai trovato l'occasione giusta per vederlo, fino a quando, qualche tempo fa, mi sono convinto a dargli una chance.

Film 1354: "La prossima vittima" (1996) di John Schlesinger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non che mi aspettassi un capolavoro, in ogni caso questa pellicola è rimasta leggermente sotto i miei pronostici, pur regalandomi ciò che andavo cercando, ovvero una storia finto impegnata che in realtà rimane sulla superficie e sceglie grandi attori per raccontare quello che, si scoprirà man mano, è qualcosa di già visto altre milioni di volte. Non c'è niente di male, d'altronde "La prossima vittima" non è certo passato agli annali per innovazione e qualità. Io cercavo disimpegno non comico, quell'atmosfera che solo gli anni '80 e '90 sanno regalare, oltre che scoprire una Sally Field più inedita, meno mamma chioccia impacciata e più donna d'azione. Da questo punto di vista il film ha, come dicevo, soddisfatto le mie esigenze.
Il problema di questo prodotto - oltre che essere leggermente datato in toni e modi (vedi "Copycat - Omicidi in serie") - è che vive di un cattivo oggi troppo caricaturale, uno stramboide con la faccia da criminale, un disadattato troppo evidentemente disagiato, tanto da risultare poco credibile. Poi per carità, io non ho molte esperienze con certe categorie umane al limite, sicuramente qui la sensazione è quella più di un personaggio che di una persona plausibile anche nella realtà. Ciò guasta non poco il risultato nel suo complesso, andando ad abbassare la qualità di un titolo già di per sé non eccelso per approfondimento psicologico ed evoluzione dei propri protagonisti. Per dirne una: Karen (Field) è ossessionata dall'assassino stuprato di sua figlia e... si trasforma in detective a "La Signora in giallo" mixato a una sorta di vendicatrice della notte, il che risulta a volte anche un tantino involontariamente ridicolo.
Per carità, è evidente che le intenzioni fossero buone, ma in generale "Eye for an Eye" rimane troppo bloccato in una formula poco realistica e più cinematografica che lo declassifica a puro intrattenimento rispetto a una trama - basata sul romanzo omonimo di Erika Holzer - che potenzialmente poteva portare l'occhio del pubblico a riflettere su una questione scomoda anche se, purtroppo, sempre attuale.
Cast: Sally Field, Kiefer Sutherland, Ed Harris, Beverly D'Angelo, Joe Mantegna, Philip Baker Hall.
Box Office: $26,877,589
Consigli: Si lascia guardare, anche se non si tratta certo di una pellicola indimenticabile. Mi è sembrata più una diversificazione di genere per la carriera della Field, un titolo in cui mai mi sarei aspettato di vederla. In ogni caso, visto l'argomento, non una scelta per tutte le occasioni.
Parola chiave: Stupro.

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sabato 11 febbraio 2017

Film 1304 - Game Change

Sky Go propone e noi cogliamo al volo. Nonostante i suoi riconosciuti disservizi.

Film 1304: "Game Change" (2016) di Christophe Lourdelet, Garth Jennings
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Prima che Julianne Moore vincesse finalmente l'Oscar, è stato questo film per la tv a consegnarle quella parte di premi importanti che si meritava da tempo e ancora non aveva ottenuto, ovvero un Golden Globe e un Emmy come miglior attrice. Con "Game Change" - titolo profetico - l'attrice ha ritrovato quel consenso globale che da tempo faticava a venirle riconosciuto. Del resto è stata la scelta perfetta che ha fatto certamente la differenza, capace di un mimetismo inquietante che rende difficile, a posteriori, distinguere quale fosse l'imitazione e quale l'originale. Julianne Moore qui è Sarah Palin.
Per quanto riguarda il risultato finale di questa pellicola televisiva targata HBO, forse avrei preferito qualche risvolto politico meno di superficie, diciamo un approfondimento che andasse oltre l'attenzione didascalica per la messa in scena di certe vicende reali che qui trovano ampio spazio e contestualizzasse più a fondo il punto di vista politico, il quadro sociale in cui la storia della Palin e del Governo americano sono immersi. La sensazione che ho avuto è che si rimanga più spesso bloccati a fotocopiare un episodio piuttosto che integrarlo all'interno della storia, la quale di conseguenza diventa una sorta di collage di tanti pezzi, pur non così amalgamati.
Un altro aspetto che ho faticato ad assimilare ciecamente riguarda il rapporto tra la Palin, candidata alla Vicepresidenza degli Stati Uniti, e il suo superiore, il candidato alla Presidenza John McCain. Le loro dinamiche mi sono sembrate descritte in maniera troppo edulcorata. Non so dire se l'ex candidato alla Presidenza possa davvero aver reagito così alle varie debacles della sua vice durante tutta la campagna elettorale, ma di sicuro c'è la rappresentazione di una pazienza, un'accettazione incondizionata, quasi un fatalismo che mi rimangono difficili da ritenere totalmente plausibili. Al pari della "solitudine" degli addetti alla campagna elettorale rispetto al partito cui fanno riferimento. Nel film si dice che la Palin sia una macchina da soldi, ma non sono sicuro che questo sia bastato a smorzare la frustrazione e il disappunto dei repubblicani di fronte alla sconcertante impreparazione della Governatrice dell'Alaska e, in generale, alla sconfitta elettorale. Quindi mi chiedo: dov'è qui il partito repubblicano e perché sembra che siano solo McCain e i suoi a prendere le decisioni?
In ogni caso "Game Change" rimane un interessante approfondimento via fiction di un episodio della storia politica statunitense moderna, il racconto della storia di una persona impreparata di fronte all'attenzione mediatica mondiale contro la quale difficilmente esiste un training preparatorio sufficientemente adeguato. Va detto che la Palin rappresenta al contempo il caso di una persona ignorante che riveste una carica governativa e, in aggiunta, si candida per un ruolo dalle implicazioni globali per il quale non è minimamente competente e anche se la sua ingenuità suscita una certa dose di compassione, niente può scacciare via la desolante sensazione di spaesamento nel momento in cui ci si ricorda che, nella realtà, non sono poche le persone nella stessa posizione della governatrice. E per quanto faccia bene farci sopra della satira - nel film sono mostrate anche le vere imitazioni che Tina Fey ha proposto durante un'intera stagione del Saturday Night Live, vincendo perfino un Emmy per la sua interpretazione -, è comunque spaventoso che le sorti del mondo possano anche solo per un istante venire affidate a mani tanto inconsapevoli e incapaci.
Ps. 3 Golden Globes vinti (Miglior film per la tv, attrice protagonista e attore non protagonista ad Ed Harris) e 5 Emmy Awards, tra cui Miglior serie televisiva, sceneggiatura e attrice protagonista.
Cast: Julianne Moore, Woody Harrelson, Ed Harris, Peter MacNicol, Jamey Sheridan, Sarah Paulson, Ron Livingston, Brian d'Arcy James.
Box Office: /
Consigli: Anche se non totalmente soddisfacente, questo film HBO ha il pregio di ripercorrere molto attentamente le vicende che hanno portato Sarah Palin dalla sua Alaska fino al cuore della politica americana, rischiando perfino di trovare una poltrona di spicco all'interno della Casa Bianca. Impreparata, ignorante, presuntuosa, bigotta, la donna faticherà a sottostare alle regole di una campagna elettorale durissima e certamente difficile anche per i più preparati. "Game Change" è un film politico patinato che ha dalla sua un cast fenomenale e un personaggio principale capace di attirare l'interesse dell'opinione pubblica. Può piacere, ma non è una scelta buona per ogni occasione.
Parola chiave: Cultura.

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domenica 8 gennaio 2017

Film 1277 - Il mistero delle pagine perdute

Avevo visto il primo e non rivedevo anche il secondo?

Film 1277: "Il mistero delle pagine perdute" (2007) di Jon Turteltaub
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Praticamente si potrebbe fare copia-incolla di quanto già detto nella recensione della pellicola di cui questo "Il mistero delle pagine perdute" è il seguito.
Innocuo, anche simpatico film d'avventura dove il diktat è l'intrattenimento semplice, la ricostruzione storica è solo uno sfondo e la tendenza all'esagerazione una necessaria sfida ingaggiata con lo spettatore che, da questo tipo di prodotto, si aspetta appunto un azzardo privo quasi di logica. Ed è così che si entrerà nello Studio Ovale e Buckingham Palace, si rapirà il Presidente degli Stati Uniti e si andrà alla ricerca nientemeno che della città d'oro di Cibola tutto in un'unica storia e tutto grazie al genio del ritrovato protagonista dal nome presidenziale Benjamin Franklin Gates (Nicolas Cage), questa volta aiutato anche da mamma Helen Mirren.
Un sequel sorprendentemente in linea con il suo predecessore, tanto da risultarne fondamentalmente identico.
Film 1276 - Il mistero dei Templari
Film 2245 - National Treasure
Film 1277 - Il mistero delle pagine perdute
Cast: Nicolas Cage, Jon Voight, Harvey Keitel, Ed Harris, Diane Kruger, Justin Bartha, Bruce Greenwood, Helen Mirren, Ty Burrell.
Box Office: $457.4 milioni
Consigli: Se è piaciuto il primo film, questo dovrebbe essere altrettanto gradito. Ovviamente parliamo sempre di un prodotto facile facile, tutto basato su avventura e azione e dove la ricostruzione storica è utilizzata solo come pretesto per un gioco al rialzo per pompare la trama di elementi elettrizzanti e colpi di scena. Un intrattenimento facile e veloce e, naturalmente, velocemente dimenticabile.
Parola chiave: Diario.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 23 agosto 2016

Film 1199 - Snowpiercer

Dopo averlo visto al cinema un paio di anni fa, ho comprato il dvd e attendevo da qualche tempo di farlo vedere a Poe...

Film 1199: "Snowpiercer" (2013) di Bong Joon-ho
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Esperimento cinematografico interessante che mixa una buona dose di aura hollywoodiana con canoni della narrazione meno mainstream e più marcatamente asiatici. L'azione, molto violenta, viene spesso intervallata da lunghi dialoghi o momenti di pathos amplificati da rallenty o preamboli ben architettati che creano un effetto di contrasto rispetto a scene di violenza molto dinamiche e momenti di "quiete" in cui spesso si assiste storditi alla messa in scena dell'ennesimo nuovo mondo.
Ogni carrozza è, infatti, un pianeta a sé stante di cui all'inizio conosciamo solo la morfologia della coda, ovvero dove alloggiano i più poveri. La scalata verso la testa, che è anche la dura salita verso il riscatto e l'emancipazione sociale, sarà un viaggio difficilissimo e crudele dove non mancheranno vittime e disastri. Il tutto per incontrare il misterioso Wilford, sorta di divinità all'interno di un treno della vita che percorre l'intero globo nel giro di un anno e non può mai fermarsi, in quanto la Terra è ghiacciata a seguito di una catastrofe e l'arrestarsi del treno comporterebbe l'estinzione del genere umano (ovvero chi è rimasto a bordo).
L'inquietante "Snowpiercer" di Bong Joon-ho è dunque un titolo particolare, caratterizzato da colori cupi ed effetti speciali che comunicano al contempo sia lo sforzo per la realizzazione di un prodotto extra-Hollywood che vuole dimostrare il suo potenziale commerciale, sia l'evidenza della finzione che un po' danneggia il realismo d'insieme. In ogni caso, per essere una produzione sudcoreana mi pare davvero che il risultato finale sia di grande impatto, oltre che particolarmente interessante per la storia che racconta (tratta da "Le Transperceneige", graphic novel post apocalittico dei francesi Jacques Lob e Jean-Marc Rochette) e le atmosfere che riesce ad evocare. Anche questa seconda visione, quindi, mi ha soddisfatto.
Film 681 - Snowpiercer
Cast: Chris Evans, Song Kang-ho, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, Ewen Bremner, Ko Asung, John Hurt, Ed Harris, Alison Pill.
Box Office: $86.8 milioni
Consigli: Intrigante, violentissimo, post apocalittico, con un grandissimo cast e una storia che non mancherà di sorprendere, "Snowpiercer" è un buon esempio di cinema contemporaneo a grande budget pur essendo esterno al circuito produttivo americano. Lo consciglio perché piaccia o meno, rimane comunque molto impresso.
Parola chiave: Locomotiva.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 4 novembre 2014

Film 810 - Gravity

Dopo un esame abbastanza pesante, ho scelto di farmi un regalo comprando questo DVD. Dopo più di un mese sono riuscito a vederlo...

Film 810: "Gravity" (2013) di Alfonso Cuarón
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questa volta ho optato per la versione originale in lingua e senza sottotitoli. In effetti gli aspetti legati alle procedure tecniche sono un po' complessi da capire - ma anche in italiano poi non è che posso dirmi ferratissimo - comunque la cosa ha influenzato davvero poco la visione. Essendo una pellicola che racconta la storia di due soli personaggi, una volta che la protagonista Sandra Bullock rimane sola è abbastanza facile seguire anche senza conoscere l'inglese così approfonditamente (però consiglierei i sottotitoli, nel caso di poca dimestichezza).
E' inutile, Cuarón secondo me ha sfornato un capolavoro del genere sci-fi. Suspense dall'inizio alla fine, empatia con la protagonista, effetti speciali mastodontici e una storia che ti incolla alla sedia. Bello, drammaticissimo, ti fa sudare freddo dall'ansia. Ce la farà la povera Ryan a tornare sulla terra?
Scelte di regia assolutamente azzeccate, un turbinio di emozioni che lo spettatore è forzato a vivere con la Bullock, si quando è inquadrata con primissimi piani sia quando ci viene imposta la sua visuale e noi come lei siamo persi nello spazio. La sensazione di smarrimento è totale, il panico agghiacciante, palpitazioni e fiato corto come se fossimo noi a roteare all'infinito, puntino bianco in un'oscurità perenne.
Se questo non è sufficiente a convincervi, bisogna aggiungere che gli effetti speciali sono da paura - anche senza il 3D si capisce bene che è il lavoro fatto è superlativo - e man mano che la poveretta si ritrova ad affrontare una nuova difficoltà e la sceneggiatura richiede un ulteriore sforzo di realismo, la computer grafica permette di realizzare in immagini scenari tanto catastrofici quanto plausibili per l'occhio umano.
Bello, potente e raccontato bene. Poco importa se scientificamente ha inesattezze, qui parliamo di fiction e le regole di una buona storia non per forza devo coincidere con una veridicità scientifica a prova di università e professori. Io ho davvero apprezzato anche questa seconda visione casalinga. 7 Oscar assolutamente meritati - e sì, secondo me Miglior film ci stava eccome - e una performance per la Bullock che molto più di "The Blind Side" avrebbe meritato un riconoscimento (ma poi come la batteva Cate Blanchett per "Blue Jasmine"?).
Film 605 - Gravity 3D
Box Office: $716,392,705
Consigli: Da vedere assolutamente! Meglio se con un buon impianto dolby e uno schermo come si deve, immersi nel buio e nel silenzio. "Gravity", se lo si lascia fare, può trasportare chi guarda all'interno della sua storia drammatica e al cardiopalma, regalando un'esperienza cinematografica forte e da ricordare. Chi ha attacchi di ansia forse dovrebbe desistere all'idea di vederlo... In ogni caso un bel film.
Parola chiave: Sopravvivere.

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Bengi

mercoledì 20 agosto 2014

Film 759 - Apollo 13

Erano anni che volevo rivederlo, manca sempre l'occasione giusta. Ora ho rimediato.

Film 759: "Apollo 13" (1995) di Ron Howard
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film che è certamente entrato nell'immaginario collettivo, una pellicola fortissima che ancora oggi funziona alla grande. Effetti speciali super, una storia coinvolgente e ricca di pathos, un tema mitico - la conquista della luna - e un cast stellare (Tom Hanks, Bill Paxton, Kevin Bacon, Gary Sinise, Ed Harris, Kathleen Quinlan). Insomma, "Apollo 13" mi era mancato.
Inutile dire che il paragone con "Gravity" sia inevitabile, che lo si voglia o no. Manca la luna come punto centrale della trama, ma per il resto molti degli snodi principali si somigliano: spazio, missione spaziale, catastrofe, necessità di sopravvivere, missione disperata di rientro. Da questo punto di vista credo si possa dire che "Apollo 13" abbia fatto scuola.
Certo, la differenza tra 20 anni fa e oggi c'è. Ne è esempio lampante la quasi totalità di scene in interno, a differenza della pellicola con Sandra Bullock, quasi in toto girata nello spazio. Anche se qui ciò che viene mostrato grazie alla computer grafica sembra ancora a tratti un videogioco, non si può comunque non riconoscergli il merito di rendere vero e 'finto' ben coesi nella resa finale e di riuscire ad utilizzare gli effetti speciali a totale vantaggio della creazione di meraviglia, suspense e ammirazione che tanto rendono magnetica questa pellicola.
Insomma, penso si possa dire serenamente che questo film sia ormai indiscutibilmente parte dell'immaginario collettivo per quanto riguarda i film sulle missioni spaziali, senza considerare il fatto che si deve a questa pellicola una delle frasi più celebri della storia del cinema: "Houston, abbiamo un problema". Mica roba da niente...
Ps. 9 candidature ai premi Oscar del 1996 e 2 vittorie, nessuna delle quali nella categoria degli effetti speciali. Quell'anno, infatti, a vincere nella categoria fu "Babe - Maialino coraggioso". E non è uno scherzo.
Box Office: $355,237,933
Consigli: Storia non felice degli astronauti Jim Lovell, Fred Haise e Jack Swigert, desiderosi di camminare sulla luna, ma beffati dal destino. Rischieranno tutto per poterla toccare, ma il loro sogno rimane, di fatto, tale. Ron Howard confeziona un blockbuster potentissimo, ricco di avvenimenti, mai noioso e tecnicamente all'avanguardia, riuscendo nel compito di tenere lo spettatore incollato alla sedia per tutta la durata dei 140 minuti di pellicola. E' un film che racconta una storia realmente accaduta, che parla di eroismo e - inevitabilmente - di valori e che strizza l'occhio anche ai più tecnologici portando chi guarda non solo nello spazio, ma anche nel cuore di una vera e propria avventura. Un classico.
Parola chiave: Ossigeno.

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Bengi

venerdì 14 marzo 2014

Film 681 - Snowpiercer

Una pellicola che ero curiosissimo di vedere sia per la storia, tratta dal fumetto "Le Transperceneige", che per il nutrito cast di star alle prese con una produzione sudcoreana.

Film 681: "Snowpiercer" (2013) di Joon-ho Bong
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika, Riccardo
Pensieri: Un treno come arca della salvezza, metafora sociale e spietato mietitore. Ecco che cos'è in soldoni lo "Snowpiercer" del titolo.
Neanche a dirlo, in coda i poveri e, man mano che si risale verso testa, i passeggeri diventano sempre più facoltosi, puliti, ben vestiti e ricchi. I poveri, al solito, alla base della piramide sociale che, su questo treno, è in realtà in linea prettamente verticale e teoricamente impossibile da risalire: tutte le rivolte condotte dal popolo nei confronti dei ricchi abitanti della prima classe sono state sedate con violentissima fermezza, tanto da averli indotti ad una muta schiavitù.
Per controvertire quest'ordine considerato naturale da chi sta più vicino alla locomotiva, ci vorrà un eroe tutto d'un pezzo (Chris Evans, già Torcia Umana e Capitan America) che, per la missione, sarà capace di sacrificare tutto ciò che ha, tranne quello in cui crede: tostissimo.
Protagonista a parte, trovo che questa sia una pellicola vincente per altri motivi, più legati ad un'analisi sociologica ben svolta rispetto al contesto che ritrae. L'angusto treno, che viaggia all'infinito su una rotaia della salvezza che percorre ininterrottamente il giro del ghiacciatissimo globo, è un ottimo spazio di confronto, dove le variabili del racconto si combinano a formare una trama mai scontata per quasi tutti i 126 minuti di pellicola. Certo, il finale è come spesso accade il punto più debole di tutto l'insieme, anche qui un po' troppo votato alla consacrazione aulica, piuttosto che all'approccio pratico o, come sarebbe stato preferibile (per rimanere fedeli allo stile fino a quel momento intrapreso e seguito) violento-spietato. Ciononostante trovo che il risultato finale sia apprezzabile, anche perché riprende spunti narrativi vicini ad Hollywood, ma li stravolge lasciando spesso spiazzati e questo mi ha veramente soddisfatto. Inoltre, da non sottovalutare assolutamente, il secondo tempo prende una piega adrenalinica che incolla letteralmente allo schermo.
Insomma, ho trovato "Snowpiercer" un interessante esperimento riuscito: tetro, violento, rivoluzionario, a tratti splatter e dall'idea di base molto intrigante. Ci fosse un seguito lo vedrei subito.
Ps. Moltissimi volti noti del cinema USA e non: i due premi Oscar Tilda Swinton e Octavia Spencer, Jamie Bell, Ed Harris, John Hurt e Alison Pill.
Film 1199 - Snowpiercer
Box Office: $67,400,000 (ad oggi)
Consigli: Un esperimento cinematografico interessante e dall'incipit certamente interessante. Parte lento, ma poi la storia ingrana e sarà in grado di sorprendere che non pochi colpi di scena. Vale la pena dargli una chance!
Parola chiave: Wilford.

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Bengi

martedì 29 ottobre 2013

Film 605 - Gravity 3D

Sandra Bullock è tornata alla grande parte 2.


Film 605: "Gravity" (2013) di Alfonso Cuarón
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Praticamente un film a due, "Gravity" anche solo per questo è una grande scommessa vinta. Sandra Bullock, che fino a pochi anni fa non sarebbe nemmeno stata presa in considerazione per il ruolo, dimostra, invece, di saper reggere sulle proprie spalle un intero blockbuster con forza e determinazione. Sono rimasto letteralmente ipnotizzato.
La visione in 3D degli zigomi di Sandra e del suo amico George Clooney non mi ha per nulla infastidito e, anzi, è riuscita in un coinvolgimento più realistico che nemmeno immaginavo. Le grandi scene distruttive, visivamente potenti, vengono esaltate dalla fuoriuscita di oggetti dallo schermo, con qualche scena in cui lo spettatore tenta di schivare uno dei detriti che gli si dirige inevitabilmente in faccia. Quindi si presenta in un paio di occasioni anche un sottotesto ludico da parco divertimenti che coinvolge piacevolmente.
Nonostante questo aspetto marginale - creato, neanche a dirlo, grazie all'enorme lavoro di effetti speciali sapientemente adoperati - "Gravity" rimane comunque una pellicola che tenta un approccio non solamente visivo e spettacolare, ma si concentra anche su una trama che, grazie al cielo, c'è. E' vero che il destino pare accanirsi un po' troppo - alla lunga - sulla povera Ryan Stone dispersa e sola nello spazio, ma ogni disastro apparentemente irrisolvibile diventa per lo spettatore motivo di suspense e tensione altissima. Come riuscirà la poveretta a cavarsela per l'ennesima volta?
Questa è la domanda più ricorrente durante la visione dell'ultima fatica di Cuarón (assente in sala dal 2006 dopo il faticoso "I figli degli uomini") e, nonostante la ripetizione durante i 91 minuti di pellicola, la risposta che man mano viene fornita dalla trama è sempre maledettamente intrigante e soddisfacente. Un susseguirsi di sfighe - sì, diciamocelo pure - che costituiranno il percorso di formazione (quasi un training) nello spazio della Stone che, dopo aver perso i suoi compagni di missione, sarà costretta, lei che non è nemmeno un vero astronauta, a sopravvivere all'incertezza del ritorno a casa, dopo che la sua missione è disastrosamente fallita.
Il viaggio che la donna dovrà affrontare dentro di sé è certamente accelerato dalla cornice di solitudine e infinita desolazione che la circonda, prima spinta al confronto coi suoi demoni interiori dal compagno di missione Matt Kowalski, poi aiutata dalla disperazione e dal ritrovato appiglio per la vita a tentare un tutto per tutto nel tragitto verso la Terra.
La donna che uscirà dalla capsula di salvataggio sarà la nuova Stone, rinata conscia e consapevole del suo fortissimo io, nuovamente attaccata a una Terra e una vita che aveva da tempo disimparato ad amare. In questo senso "Gravity" è la storia della gestazione di un nuovo io lucido e consapevole.
Dall'altra parte, come si diceva, abbiamo invece la rappresentazione spettacolare di una storia ambientata chilometri sopra la nostra testa, fatta di silenzio e buio, ambientata in quello spazio di cui siamo soliti soltanto immaginare. 

Non sono state poche, infatti, le contestazioni puramente scientifiche legate alla vicenda, con alcuni ex astronauti critici nei confronti di certi passaggi enfatizzati in nome della spettacolarità. Al di là della veridicità scientifica, però, va detto che anche se queste manipolazioni in funzione di un effetto maggiorato potrebbero sembrare quasi un giocare sporco, il risultato, invece, è assolutamente armonico. La trama bilancia perfettamente gli snodi critici con una realizzazione drammatica, sì, ma che non calca mai la mano oltre al limite funzionale alla storia stessa. Non vi è mai la sensazione, infatti, che si sia di fronte ad effetti speciali utilizzati per raccontare una serie di scene che si susseguono senza un filo conduttore. "Gravity", così, risulta anche in quest'ottica effettivamente una vittoria, ormai raro esempio di narrazione in grado di sottomettere la tecnologia alla fantasia di un racconto e non viceversa.
Ho apprezzato moltissimo questo prodotto cinematografico, grande esempio di intrattenimento dei giorni nostri, capace di utilizzare intelligentemente le migliori tecnologie disponibili al fine di raccontare una storia semplicissima (perché "Apollo 13" esiste già dal lontano 1995) e di arricchirla proprio grazie all'apporto tecnico. 
Inutile dire che, se l'Academy avrà abbastanza memoria, "Gravity" potrebbe avere ottime speranze per ricevere qualche nomination ai prossimi Oscar (sceneggiatura, effetti speciali, colonna sonora, montaggio e, azzardo, anche Sandra Bullock miglior attrice) portando a casa quasi certamente quella per i visual effects. Cuarón si è rivelato capace narratore, confrontandosi con una nuova sfida e portando a casa un risultato ottimale.
Bel film!
Ps. "Gravity", che ha aperto la 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ad oggi ha incassato $364,049,748 in tutto il mondo.
Consigli: Possibilmente da vedere assolutamente al cinema. Vederlo in 3D mi è piaciuto e devo dire che la cosa mi a sorpreso non poco.
Per godere totalmente di questo prodotto di intrattenimento, meglio evitare di porsi troppe domande su come potrebbe catastroficamente andare a finire e, invece, lasciarsi trasportare dall'ansia e dalla preoccupazione per le vicende della povera Ryan Stone.
Parola chiave: Allucinazione.

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Bengi

giovedì 28 giugno 2012

Film 423 - 40 carati

Seratina tranquilla a casa e una pellicola di cui avevo vagamente sentito parlare.


Film 423: "40 carati" (2012) di Asger Leth
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film ha incassato sì e no 600mila dollari. No, non in totale, ma sottraendo all'incasso totale ($42,644,373) la spesa per produrlo (42milioni), si fa presto a capire che se gli introiti del cinema fossero questi sarebbe più che altro un business basato sulla passione di chi lo fa.
A dirla tutta "Man on a Ledge" (letteralmente 'uomo su un cornicione': tra il titolo originale e quello italiano due premi alla fantasia) è una pellicola di consumo proprio carina. Classicamente americana, fatta di improbabili circostanze e molto inverosimili colpi di fortuna, nonché di un tutto per tutto che se la gioca tra il carcere a vita e la morte, la vicenda è comunque sempre ricca di suspance e non perde mai di vista l'obiettivo vero di un prodotto come questo: l'intrattenimento.
L'unico problema che potrei ipotizzare - a parte il titolo - è che manca una star. Dopo "Avatar" si è creduto che Sam Worthington fosse stato catapultato nell'olimpo delle stelle hollywoodiane, ma non è proprio così. A parte "Scontro tra titani" e seguito (già molto meno riuscito del primo) non ha un film di successo da un bel po'. Da "Avatar", per la precisione. Inoltre non ha una peculiarità che lo renda riconoscibile al grande pubblico e, personalmente, non lo trovo nemmeno troppo simpatico.
Idem dicasi per la coprotagonista del film Elizabeth Banks. Non per la simpatia, ma per la mancanza di riscontro sul grande pubblico. Ha fatto mille ruoli in pellicole di grande successo o impatto mediatico (Laura Bush in "W." poi "Spider-Man 3", "Zack & Miri - Amore a... primo sesso", "The Next Three Days", "Che cosa aspettarsi quando si aspetta"), eppure non ha trovato un ruolo che l'abbia lasciata davvero impressa nell'immaginario del pubblico. Solo di recente, con il personaggio di Effie Trinket in "Hunger Games" è riuscita a farsi notare davvero.
Infine Jamie Bell che, nonostante parti da comprimario in pellicole come "King Kong", "Flags of Our Fathers", "Jumper - Senza confini", "The Eagle" o "Jane Eyre" finisce sempre per essere l'indimenticabile e indimenticato Billy Elliot.
A parte questo, in ogni caso, a "40 carati" non sarebbe mancato nulla per funzionare alla grande. L'idea, seppur bizzara, è originale e lo svolgimento carico di tensione, quindi mi spiego a fatica il perchè di un flop tanto evidente.
Da recuperare.
Ps. Ed Harris è di una magrezza che lascia colpiti. Quasi macrocefalo con un corpo fasciato in completi quasi aderenti che lo fanno sembrare un bambino vecchio. Un po' spaventa.
Consigli: Nell'ottica del blockbuster figlio della tensione "40 carati" funziona piuttosto bene. Niente di straordinario, però intrattiene bene e finisce lasciando soddisfatti. Per me è stata una piacevole distrazione estiva.
Parola chiave: Diamante.

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Ric

lunedì 12 settembre 2011

Film 296 - Appaloosa

Ne avevo letto e sentito parlare, ero curioso...


Film 296: "Appaloosa" (2008) di Ed Harris
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Appaloosa" è un bel western che non avrei mai pensato potesse appassionarmi. Il genere di per sé non mi appartiene e, in effetti, non subisco quasi mai il fascino dei duelli all'ultimo colpo di pistola. Ma apprezzo molto Ed Harris (qui anche regista) e non ho potuto non dare una possibilità a questa pellicola, una delle ultime in cui Renée Zellweger ha effettivamente azzeccato il ruolo.
Viggo Mortensen è il più affascinante tra i personaggi (com'è che è sempre così?) e il suo silenzioso ma fedele Everett Hitch è magnetico in maniera impressionante. Uno degli attori più dotati di questi tempi, sempre a cavallo di nuove sfide recitative, ma tenuto un pò in disparte dai grandi fasti celebrativi forse proprio per questa sua tendenza a sperimentare. Bravo, sempre una certezza.
Come si diceva, poi, azzeccata la Zellweger, doppia e sottile, vulnerabile e calcolatrice, sottomessa alla necessità di protezione che crede di poter trovare solo nel 'capo branco'. E' brava e rende ottimamente il personaggio per cui a tratti proviamo antipatia, a tratti compassione.
Harris, invece, è tutto d'un pezzo, una roccia granitica su cui puoi fare affidamento al 100%. E' un personaggio classico, ma sicuramente il nostro ha il physique du rôle e il personaggio di Virgil Cole ci piace proprio per la sua durezza semplice.
In tutto questo il cattivo di turno è Jeremy Irons in un ruolo che, lo ammetto, non mi ha particolarmente sconvolto.
Bene il duello finale, l'onore e la virilità sono al centro della contesa, l'amore e la vita al centro della storia. Il tutto è un bel mix, un film passato in sordina, ma che risulta piacevolmente riuscito. Nonostante sia un western.
Consigli: Se piace il genere meglio non perderselo! (in streaming e download si trova tranquillamente)
Parola chiave: Amicizia.

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Ric

giovedì 19 novembre 2009

Film 11 - Bolt

Non sapendo cosa guardare dopo "Non è mai troppo tardi", ieri sera ho optato per un cartone animato, per andare sul sicuro ed evitare di affaticare la mente dato che stamattina la sveglia suonava alle 8.30...


Film 11: "Bolt" (2008) di Byron Howard, Chris Williams
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Dunque dunque dunque, che ne facciamo di questo film? Sono combattuto. Ultimamente mi pare che mi piaccia quasi qualsiasi cosa io veda, ma devo ammettere che in questo caso provo un doppio sentimento. Da un lato il film ha delle gag divertenti, è godibile e i personaggi-spalla sono il vero punto di forza; dall'altro rivedo in questa pellicola la solita storia made in Disney. La differenza con gli altri cartoni usciti ultimamente è che qui la Pixar non c'è. Quindi, mentre guardavo il film, mi sono domandato: e se fosse stato un film Pixar? Ho letto un sacco di critiche entusiastiche sui loro film - solitamente in gemellaggio con la Disney - e dunque non ho potuto fare a meno di chiedermi se con loro questo film avrebbe avuto altri risvolti. Innanzitutto se la trama fosse stata meno scontata. Sono riuscito spesso ad anticipare le battute di Bolt e della amica gatta per quanto erano prevedibili. Inoltre il modello del film è palesemente plasmato sull'originalissima idea del "Truman Show" di Peter Weir, dove la finzione per molti è la realtà di uno. Qui Jim Carrey è Bolt, Ed Harris è il regista, Laura Linney è Penny e non è nemmeno troppo difficile fare il collegamento. Anche se, pure in questo caso, l'idea mi piace perchè mi ha incuriosito: come reagirà Bolt quando scoprirà di non avere più i poteri? Come potrà cavarsela dovendo girare gli USA? In chi troverà la forza di reagire? Peccato che le risposte a queste domande non abbiano sempre sguazzato nell'originalità.
Però, nota stra-positiva, il criceto mitomane è stupendo, l'ho adorato con tutto il cuore. E' pazzo, dice cose allucinanti ed è sempre esaltato per le nuove avventure: non gli si può resistere!
Insomma, il film è piacevole e si guarda volentieri sdraiati sul divano in attesa di riprendere la propria vera vita. Ps. Raul Bova doppia molto meglio di Fabio Volo!
Consigli: Ripassare "The Truman Show" per fare il giochino delle somiglianze/differenze con "Bolt" sarebbe un'idea interessante.
Parola chiave: Criceto: "Drin drin... Chi è?... Il destino?!... Aspettavo da tempo la tua chiamata!"




Ric