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lunedì 8 agosto 2022

Film 2121 - Thor: Love and Thunder

Intro: Sicuramente uno dei film di questa estate che aspettavo di vedere, nonché un ritorno al cinema che mi incuriosiva per capire se questo sequel sarebbe stato capace di eguagliare i fasti del suo predecessore e quale strada avrebbero fatto prendere al suo protagonista.

Film 2121: "Thor: Love and Thunder" (2022) di Taika Waititi
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin
In sintesi: Taika Waititi ha sicuramente chiaro come mettere in scena uno spettacolo per gli occhi, anche se in questo suo secondo appuntamento in casa marvel, il risultato finale è meno efficace del precedente "Ragnarok". Non che il film non funzioni, anzi, però sarebbe stato difficile riuscire ad eguagliare i fasti del terzo capitolo della saga sulla divinità nordica.
In tutta onestà, per quanto "Thor: Love and Thunder" diverta e intrattenga piacevolmente, mi ha un po' stufato vedere che il personaggio interpretato da Chris Hemsworth venga utilizzato troppo essenzialmente come unico elemento comico di una saga che, altrimenti, si sta prendendo decisamente troppo sul serio. E anche se il cambio di toni per "Thor" ha decisamente funzionato rispetto all'iniziale tentativo di approccio shakespeariano, dopo la riuscitissima rivisitazione di questo ramo del franchise con "Thor 3", avrei preferito si fosse trovato un approccio a mezza via tra il comico e il serio, per bilanciare meglio un personaggio altrimenti solo macchietta al servizio di una serie di trame e sottotrame che lo richiedono in quanto goffo, simpatico, statuario e un po' scemo. Certo, alla fine anche Thor riprende in mano le redini della sua storia e ritrova un sé stesso per troppo tempo smarrito, ma i toni di questa pellicola lo relegano troppo spesso a mio avviso al ruolo di scemo del villaggio, il che mina vagamente la percezione generale del personaggio. Senza contare che "Thor: Love and Thunder" ha praticamente un impatto irrilevante sulla generale progressione di tutto l'impianto narrativo della saga Marvel.
Altri 3 elementi che ho trovato un po' lì per caso (o, meglio, per esercitare un certo richiamo sul pubblico, ergo portare la gente al cinema):
1) l'estetica anni '80. C'entra pochissimo (se non per niente) con l'arco narrativo e la storia in generale e a parte qualche canzone e richiamo estetico qua e là, il rimando è assolutamente fine a sé stesso;
2) la presenza dei Guardiani della Gallassia. Star-Lord & amici presenzia in nome della classica necessità del franchise di tirare in ballo altri personaggi per compiacere i fan, supportare future sorprese narrative, accostare dei coprotagonisti ad un personaggio principale che ha bisogno di spalle per procedere con la propria storia. Qui il trucchetto non funziona, però, in quanto i Guardiani ci sono, ma a malapena il tempo necessario per un saluto nostalgico. Pratiamente un cameo. Ed è un peccato, perché l'avere incluso Hulk nel precedente capitolo aveva fatto la differenza; 3) l'avere riportato al centro della narrazione Jane Foster (da qui *SPOILER*), questa volta nei panni di Mighty Thor, per poi farla morire alla fine del film. E' vero che nella scena post-credit il personaggio viene mostrato nel Valhalla, facendo intuire che potrebbe esserci un futuro anche per lei nonostante il trapasso, però si rimane con un po' di amaro in bocca pensando alle potenzialità di un personaggio come quello interpretato da Natalie Portman che, invece, viene stroncato alla fine del film che lo ha (finalmente) riportato nel cuore narrativo del franchise. Insomma, puzza un po' di spreco.
Questi sicuramente gli elementi che, insieme, mi hanno lasciato perplesso rispetto a "Thor 4" che, però, va detto essermi in generale piaciuto. Nonostante mi sia lamentato di una versione un po' troppo "clown" di Thor, è pur vero che il tono divertente e divertito della narrazione funziona, specialmente grazie ad un narratore esterno (Korg, interpretato dallo stesso Waititi) che racconta le vicende del nostro eroe in maniera simpatica e irriverente, come raramente si vede nei vari titoli dell'universo MCU.
Chris Hemsworth, poi, è sempre perfetto nei panni del personaggio e sicuramente uno dei più amati del franchise, anche grazie a una comicità fisica che gli riesce molto bene e che ha preso il sopravvento nel corso degli anni, andando a caratterizzare in termini più giocosi l'approccio iniziale, certamente preso un po' troppo seriamente da Kenneth Branagh nel primo "Thor". Come ho già detto, mi piacerebbe fosse un po' più equilibrata, in ogni caso è innegabile che Hemsworth qui funzioni alla grande.
Christian Bale è sempre bravo a fare Christian Bale che fa il cattivo, Russell Crowe è stata la sorpresa che non mi aspettavo, mentre Brett Goldstein è l'aggiunta al cast di cui non sapevo di avere bisogno (non vedo l'ora di vedere cosa ne sarà del suo personaggio!).
Insomma, tutto sommato "Thor: Love and Thunder" è stata una piacevole visione, ovvero il blockbuster che mi aspettavo. Più sollievo comico degli altri capitoli, più disconnesso dalla trama generale e più immerso in un contesto narrativ oa sé stante, l'universo di Thor e compagni tiene ancora botta, anche se per il futuro sperei in qualcosa che non sia solamente puro e facile divertimento.
Cast: Chris Hemsworth, Christian Bale, Tessa Thompson, Jaimie Alexander, Taika Waititi, Russell Crowe, Natalie Portman, Chris Pratt, Pom Klementieff, Dave Bautista, Karen Gillan, Vin Diesel, Bradley Cooper, Sean Gunn; (cameo) Kat Dennings, Matt Damon, Sam Neill, Luke Hemsworth, Melissa McCarthy, Ben Falcone, Stellan Skarsgård, Brett Goldstein.
Box Office: $698.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Per i fan e per chi apprezza un blockbuster estivo, sicuramente da vedere. Per gli altri (chi sono?) sicuramente ci saranno un po' di difficoltà a seguire la trama, anche se non è impossibile. Per gli affaticati dal susseguirsi di titoli Marvel, invece, una certezza: "Thor: Love and Thunder" è uno dei pochissimi titoli di questa quarta fase che tutto sommato funziona.
Premi: /
Parola chiave: Eternity.
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Bengi

sabato 31 ottobre 2020

Film 1942 - Vice

Intro: Avevo sempre voluto recuperarlo, ma onestamente mi mancava la motivazione. Questo periodo di quarantena irlandese ha portato ispirazione.
Film 1942: "Vice" (2018) di Adam McKay
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il motivo principale per cui volevo vedere questo film è, naturalmente, Amy Adams, qui alla sua sesta nomination all'Oscar, nona ai Golden Globes, settimana ai BAFTA. Non che l'argomento in sé non mi interessasse, però ammetto che recuperare la performance di una delle attrici più dotate in circolazione al momento fosse il mio personale main goal. E non sono rimasto deluso.
Diversamente da tanti biopic con declinazione da drammone politico, "Vice" scorre piuttosto agevolmente. Lo stile narrativo e di regia di Adam McKay - qui molto simile al suo precedente "The Big Short" - è incisivo e caratteristico e trovo che il maggiore punto a suo favore sia quello di incorporare nel racconto elementi esplicativi per quel pubblico che non abbia familiarità con il soggetto della storia, qui nella fattispecie la biografia di Dick Cheney.
Cheney, politico americano schivo - ma figura chiave rispetto alla guerra in Iraq post 11 settembre - è stato due volte vice presidente degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Bush junior nonché, mi informa Wikipedia, uno dei politici con il tasso di approvazione più basso (13%) nel momento in cui la sua carica istituzionale è terminata. Insomma, non esattamente una figura amata dal poplo americano.
Al di là dei giudizi personali inevitabilmente suscitati da questo film, quello che mi ha colpito è come un uomo apparentemente così mediocre sia riuscito - e probabilmente riesca ancora - ad avere in pugno la gestione di una nazione intera e con così ampio spazio di manovra. Pur tenendo conto della drammatizzazione dei fatti che necessariamente un prodotto di fiction porta con sé, è impossibile non rimanere quantomeno colpiti da quanto quest'uomo riesca a fare e influenzare sulla sola base del fatto che, se una cosa la dice o la fa un'alta carica dello stato (come il presidente), allora tale cosa diventa moralmente accettabile. Sicuramente Cheney ha dimostrato del genio nel saper individuare e sfruttare così bene a suo vantaggio un area troppo poco definita del diritto americano.
Detto questo, "Vice" rimane un prodotto interessante, anche se onestamente un po' troppo lungo. Christian Bale è un magnifico protagonista a prescindere dalle sue capacità mimetiche e camaleontiche e questa performance dimostra ancora una volta il suo talento. Amy Adams qui ha un ruolo apparentemente più marginale e sicuramente più pacato, eppure è la spinta che dà propulsione a tutto il racconto. Senza Lynne Cheney non ci sarebbe il Dick Cheney politico di successo, per cui ho trovato che nel suo essere il +1 di questa storia, Adams sia riuscita con successo a ritagliarsi la visibilità giusta per il suo personaggio calibrando perfettamente la sua performance. Da Oscar? Forse no, ma il riconoscimento ci sta tutto. (In ogni caso battere Regina King a qualsiasi premio di categoria pare impossibile negli ultimi tempi.) Sono rimasto molto meno colpito dalla performance di Sam Rockwell, invece, qui un aitante George W. Bush per il quale non mi pare ci sia troppo spazio di approfondimento che vada oltre il dipingere il suo personaggio come stupido o una sorta di causa persa. In generale, invece, avrei preferito un po' più di spazio rispetto ad altre figure chiave dell'amministrazione Bush come Condoleezza Rice o Colin Powell.
In ogni caso, per quanto non sia rimasto tanto colpito da "Vice" quanto come dal precedente titolo di McKay, l'ho trovato comunque interessante, probabilmente più un punto di partenza per un futuro approfondimento sul soggetto che un elemento esaustivo sulla figura di Dick Cheney a tutto tondo.
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Tyler Perry, Alison Pill, Lily Rabe, Jesse Plemons, LisaGay Hamilton, Justin Kirk, Eddie Marsan, Alfred Molina, Naomi Watts.
Box Office: $76.1 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati di biopic o di politica americana dovrebbero gradire questo prodotto ben fatto e che non tenta nemmeno per un secondo di nascondere la sua natura critica rispetto al suo oggetto d'indagine. In generale non un film per tutte le occasioni, ma il soggetto è interessante e i due protagonisti valgono la visione.
Premi: Candidato a 8 Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore protagonista Bale, attrice non protagonista Adams, attore non protagonista Rockwell e montaggio), ha vinto quello per il Miglior trucco; delle 6 nomination ai Golden Globes (tra cui Miglior film), Bale ha vinto quello per il Miglior attore protagonista musical o commedia; 6 candidature ai BAFTA e vittoria per il montaggio. Tyler Perry candidato al Razzie per il Redeemer Award.
Parola chiave: Unitary executive theory.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 24 maggio 2020

Film 1709 - Mowgli: Legend of the Jungle

Intro: Serata fuori a casa di amici di Federico, abbiamo deciso di accompagnare la cena con la visione dell'ultimo film a grosso budget promosso da Netflix.
Film 1709: "Mowgli: Legend of the Jungle" (2018) di Andy Serkis
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese, hindi
Compagnia: Fede
In sintesi: non sono particolarmente fan della storia di Mowgli scritta da Rudyard Kipling, non mi ha mai appassionato o coinvolto; il cartone animato Disney è certamente un classico, ma non uno dei miei preferiti e onestamente non ho trovato la versione live-action particolarmente appassionante.
Qui siamo di fronte alla stessa casistica per quanto mi riguarda, ovvero niente di nuovo sul fronte occidentale. La storia è inevitabilmente sempre la stessa - per quanto si tenti di riportarla in vita sotto un'ottica differente - e il risultato finale non presenta alcunché di innovativo tale da giustificare l'ennesima versione cinematografica di questo racconto. Poi, chiaro, il cast è invidiabile e gli effetti speciali cercano di fare ammenda per una sceneggiatura che non decolla mai davvero, ma tutto sommato non mi pare che "Mowgli: Legend of the Jungle" abbia davvero nulla di nuovo da raccontare.
Cast: Christian Bale, Cate Blanchett, Benedict Cumberbatch, Naomie Harris, Andy Serkis, Matthew Rhys, Freida Pinto, Rohan Chand, Tom Hollander, Eddie Marsan, Jack Reynor.
Box Office: /
Vale o non vale: Niente di più che l'ennesima versione di qualcosa che abbiamo già (ripetutamente) visto. Serviva un altro film su "Il libro della giungla"? Onestamente no.
Premi: /
Parola chiave: Man-cub.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 3 marzo 2020

Film 1823 - Ford v Ferrari

Intro: Ammetto che non fossi particolarmente dell'idea di vedere al cinema questo film, ma non avendo molte altre scelte ad Ushuaia, Argentina, mi sono convinto ad andare lo stesso. Almeno per fare qualcosa di diverso.
Film 1823: "Ford v Ferrari" (2019) di James Mangold
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: un film su macchine da corsa e una gara che è una maratona, la storia di due case automobilistiche rivali e la classica rappresentazione americana dell'"italianità", una sfida contro tempo e leggi della fisica, il tutto per un risultato finale che, lo dico subito, è stato estremamente soddisfacente.
Dal montaggio serrato e le tempistiche adrenaliniche, questo "Ford v Ferrari" non dà solo l'idea di cosa volesse dire all'epoca sfidarsi in una delle gare più complesse al mondo (24 Heures du Mans), ma anche quale possa essere la sensazione di stare su una macchina da corsa che, a tutta velocità, sfreccia su una pista, un percorso, la strada. In questo, la visione di James Mangold è assolutamente chiara e precisa, quasi chirurgica nel proporre allo spettatore dettagli, frammenti, attimi di preparazioni e gare, il tutto per 2 ore e mezza al cardiopalma che lasciano spesso chi guarda senza fiato. Ed assolutamente emozionato.
Si segue, infatti, con grande interesse la storia di amicizia - e numerosi scontri - tra il pilota Ken Miles (Bale) e l'ex pilota Carroll Shelby (Damon), un rapporto fortissimo e sicuramente qui di buon intrattenimento, capace di alternarsi efficacemente alle sequenze di gara anche grazie al temperamento poco paziente del primo. La storia, poi, è assolutamente vera e racconta alti e bassi di due carriere che finiranno per coincidere proprio in quella maratona automobilistica del '66 che vedrà fronteggiarsi le due case del titolo, una sorta di scontro fra titani che si traduce - anche - in un'opposizione tra lo stile italiano e la grandiosa capacità americana di mettere in pratica il clamoroso miracolo.
Sì perché, ricordiamocelo sempre, storia vera o no, "Ford v Ferrari" mostra la realizzazione di una vera e propria impresa, la messa insieme degli elementi perfetti di robotica e umanità che permettono di portare casa non solo la vittoria, ma anche di sconfiggere l'inarrivabile avversario. Ovvero - neanche a dirlo - siamo davanti al classico racconto del cinema americano che vede i figli degli dell'America lottare contro probabilità e tempo, per mettere in scena un vero e proprio miracolo che conquisterà lo spettatore attraverso una retorica da manuale di immagini e racconto. La cosa ci offende? Magari qualcuno di noi italiani ci rimarrà male, ma consci del fatto che si tratti di un prodotto made in USA costruito per un pubblico globale sì, ma pur sempre molto schierato, si può serenamente dire che questa pellicola sia esteticamente interessante e certamente ben costruita sul piano tecnico, che si fa guardare volentieri e lascia onestamente soddisfatti.
Cast: Matt Damon, Christian Bale, Jon Bernthal, Caitriona Balfe, Tracy Letts, Josh Lucas, Noah Jupe, Remo Girone, Wallace Langham, Ian Harding.
Box Office: $225.4 milioni
Vale o non vale: Il racconto è ben costruito e il film lascia sinceramente soddisfatti, anche se il finale agrodolce non manca di colpire lo spettatore che non conoscesse la storia originale. Tutto sommato, comunque, un buon prodotto cinematografico capace di catturare l'attenzione anche di chi non segua o non sia appassionato di macchine e rispettive gare automobilistiche, per un risultato finale che è certamente appassionante e di grande intrattenimento; buon cast e grandissimo Bale.
Premi: Candidato a 4 premi Oscar tra cui Miglior film, ha vinto quelli per il Miglior montaggio e montaggio sonoro; 1 nomination ai Golden Globe per Christian Bale Miglior attore protagonista, drama; 1 BAFTA vinto per il montaggio su 3 nomination (anche sonoro e fotografia).
Parola chiave: Le Mans.

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Bengi

domenica 21 luglio 2019

Film 1630 - Public Enemies

Intro: Non ricordavo nemmeno di averlo visto, partiamo bene.
Film 1630: "Public Enemies" (2009) di Michael Mann
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: ricordo che, pur volendolo davvero vedere al cinema, per un motivo o per un altro non ero riuscito. Mi aspettavo che, al solito, pubblico e critica avrebbero osannato l'ultima fatica del leggendario Johnny Depp e, invece, il successo del film è stato piuttosto relativo. E, onestamente, collego a questo titolo il lento, ma oggi più che mai attuale declino della carriera di Depp.
Che poi, ci mancherebbe, "Public Enemies" non è per niente una brutta pellicola e la mano esperta di Michael Mann guida sapientemente un progetto che, però, a mio avviso soffre di un iperrealismo che a tratti va ad inficiare il risultato finale. Mi è sembrato, infatti, che da un certo punto di vista mancasse una dose di glamour a smorzare i toni esplosivi della storia di Dillinger e Frechette, per non parlare di un elemento sexy che andasse a contraddistinguere la love story dei due innamorati criminali;
nel film John Dillinger viene descritto come un moderno Robin Hood, oltre che una sorta di star del suo tempo. Con questo tipo di specifica caratterizzazione, mi sarei aspettato un approccio diverso al racconto o, forse, avrei proprio evitato l'accostamento: con il primo perché a causa della derivazione Disney, nell'immaginario collettivo Robin Hood è più che altro un buono che non uccide; con la seconda perché il film non è in grado di evocare quel glamour e quell'appeal necessari a rendere il personaggio principale della storia degno dell'eventuale denominazione di "stella".
Cast: Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Billy Crudup, Stephen Dorff, Stephen Lang, Jason Clarke, David Wenham, Giovanni Ribisi, Rory Cochrane, Carey Mulligan, Emilie de Ravin, Channing Tatum, Lili Taylor, Leelee Sobieski.
Box Office: $214.1 milioni
Vale o non vale: La storia in sé è anche interessante, ma i toni eccessivamente drammatici e l'altissimo tasso di violenza dopo un po' stancano. Marion Cotillard è alla sua prima vera prova hollywoodiana e funziona, Depp è credibile.
Premi: /
Parola chiave: Rapine.

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Bengi

lunedì 29 aprile 2019

Film 1565 - Out of the Furnace

Intro: 5 anni fa ero incazzato come una iena con la distribuzione italiana di questo film che aveva totalmente sbagliato il poster riportando ben 3 errori nella locandina (Italian mistakes: Neighbors & Out of the Furnace), imprecisione piuttosto grossolana che a mio avviso evidenziava un'incompetenza infinita. Detto ciò, mai avrei pensato di recuperare questo film, ma ogni tanto devo cedere anche ai gusti altrui.
Film 1565: "Out of the Furnace" (2013) di Scott Cooper
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: non ho visto "Crazy Heart", il film che ha lanciato la carriera di Scott Cooper, quindi non conosco particolarmente il suo lavoro; posso dire, però, che le locandine dei due film mi sembrano identiche (lo so, mi sono fissato con ste locandine...);
grandissimo cast a cui va il merito principale della riuscita del film che, altrimenti, sarebbe risultato bene o male alla stregua di un qualunque film d'azione/vendetta che solitamente vedono protagonisti Bruce Willis, Keanu Reeves o Jason Statham. Poi, per carità, "Out of the Furnace" non è male, ma sicuramente si prende troppo sul serio. I toni drammatici sono al limite della sopportazione e l'altissima dose di tensione di cui questo titolo è impregnato non trova soddisfazione in una conclusione che, per quanto liberatoria, non si discosta dalle aspettative dello spettatore;
mi permetto di correggere qui le baggianate del poster italiano una volta per tutte.

Alla data di uscita del film nel 2013:
Woody Harrelson era stato candidato a 2 Oscar, senza vincerne nessuno (diversamente da come suggerito dal poster);
Christian Bale aveva vinto 1 solo Oscar e non 2 come riportato (la confusione sul numero di premi associati all'attore deriva sicuramente dal fatto che in Italia il film è uscito nel 2014, anno in cui Bale ha ottenuto la sua seconda nomination, pur senza vincere);
Sam Shepard ha ottenuto 1 nomination all'Oscar;
relativamente a Willem Dafoe e Casey Affleck, invece, hanno riportato il vero.
Comunque, che incapaci...
Cast: Christian Bale, Woody Harrelson, Casey Affleck, Forest Whitaker, Willem Dafoe, Zoë Saldana, Sam Shepard.
Box Office: $15.7 milioni
Vale o non vale: Sinceramente il film non mi ha entusiasmato. Non è brutto, per carità, ma non è nemmeno riuscito a catturare il mio interesse. Lento ed eccessivamente teso.
Premi: /
Parola chiave: Cellulare.

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Bengi

lunedì 28 gennaio 2019

Oscar 2019: nomination e vincitori

91st Academy Awards

Best Picture
Black Panther (Kevin Feige, Producer)
BlacKkKlansman (Sean McKittrick, Jason Blum, Raymond Mansfield, Jordan Peele and Spike Lee, Producers)
Bohemian Rhapsody (Graham King, Producer)
The Favourite (Ceci Dempsey, Ed Guiney, Lee Magiday and Yorgos Lanthimos, Producers)
Green Book (Jim Burke, Charles B. Wessler, Brian Currie, Peter Farrelly and Nick Vallelonga, Producers)
Roma (Gabriela Rodriguez and Alfonso Cuaron, Producers)
A Star Is Born (Bill Gerber, Bradley Cooper and Lynette Howell Taylor, Producers)
Vice (Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Adam McKay and Kevin Messick, Producers)

Best Director
Alfonso Cuaron (Roma)
Yorgos Lanthimos (The Favourite)
Spike Lee (BlacKkKlansman)
Adam McKay (Vice)
Pawel Pawlikowski (Cold War)

Best Actress
Yalitza Aparicio (Roma)
Glenn Close (The Wife)
Olivia Colman (The Favourite)
Lady Gaga (A Star Is Born)
Melissa McCarthy (Can You Ever Forgive Me?)

Best Actor
Christian Bale (Vice)
Bradley Cooper (A Star Is Born)
Willem Dafoe (At Eternity's Gate)
Rami Malek (Bohemian Rhapsody)
Viggo Mortensen (Green Book)

Best Supporting Actress
Amy Adams (Vice)
Marina de Tavira (Roma)
Regina King (If Beale Street Could Talk)
Emma Stone (The Favourite)
Rachel Weisz (The Favourite)

Best Supporting Actor
Mahershala Ali (Green Book)
Adam Driver (BlacKkKlansman)
Sam Elliott (A Star Is Born)
Richard E. Grant (Can You Ever Forgive Me?)
Sam Rockwell (Vice)

Best Original Screenplay
The Favourite (Deborah Davis and Tony McNamara)
First Reformed (Paul Schrader)
Green Book (Nick Vallelonga, Brian Hayes Currie, Peter Farrelly)
Roma (Alfonso Cuaron)
Vice (Adam McKay)

Best Adapted Screenplay
A Star Is Born (Eric Roth, Will Fetters & Bradley Cooper)
The Ballad of Buster Scruggs (Joel Coen & Ethan Coen)
BlacKkKlansman (Charlie Wachtel & David Rabinowitz and Kevin Willmott & Spike Lee)
If Beale Street Could Talk (Barry Jenkins)
Can You Ever Forgive Me? (Nicole Holofcener and Jeff Whitty)

Best Makeup & Hairstyling
Border (Goran Lundstrom and Pamela Goldammer)
Mary Queen of Scots (Jenny Shircore, Marc Pilcher and Jessica Brooks)
Vice (Greg Cannom, Kate Biscoe and Patricia DeHaney)

Best Costume Design
The Ballad of Buster Scruggs (Mary Zophres)
Black Panther (Ruth E. Carter)
The Favourite (Sandy Powell)
Mary Poppins Returns (Sandy Powell)
Mary Queen of Scots (Alexandra Byrne)

Best Cinematography
The Favourite (Robbie Ryan)
Never Look Away (Caleb Deschanel)
Roma (Alfonso Cuaron)
A Star Is Born (Matty Libatique)
Cold War (Lukasz Zal)

Best Original Song
"All the Stars" (Black Panther)
Music by Mark Spears, Kendrick Lamar Duckworth and Anthony Tiffith)
Lyric by Kendrick Lamar Duckworth, Anthony Tiffith and Solana Rowe
"I'll Fight" (RBG)
Music and Lyric by Diane Warren
"The Place Where Lost Things Go" (Mary Poppins Returns)
Music by Marc Shaiman; Lyric by Scott Wittman and Marc Shaiman
"Shallow" (A Star Is Born)
Music and Lyric by Lady Gaga, Mark Ronson, Anthony Rossomando and Andrew Wyatt
"When a Cowboy Trades His Spurs for Wings" (The Ballad of Buster Scruggs)
Music and Lyric by David Rawlings and Gillian Welch

Best Original Score
Black Panther (Ludwig Goransson)
BlacKkKlansman (Terence Blanchard)
If Beale Street Could Talk (Nicholas Britell)
Isle of Dogs (Alexandre Desplat)
Mary Poppins Returns (Marc Shaiman)

Best Documentary Feature
Free Solo (Elizabeth Chai Vasarhelyi, Jimmy Chin, Evan Hayes and Shannon Dill)
Hale County This Morning, This Evening (RaMell Ross, Joslyn Barnes and Su Kim)
Minding the Gap (Bing Liu and Diane Quon)
Of Fathers and Sons (Talal Derki, Ansgar Frerich, Eva Kemme and Tobias N. Siebert)
RBG (Betsy West and Julie Cohen)

Best Animated Feature
Incredibles 2 (Brad Bird, John Walker and Nicole Paradis Grindle)
Isle of Dogs (Wes Anderson, Scott Rudin, Steven Rales and Jeremy Dawson)
Mirai (Mamoru Hosoda and Yuichiro Saito)
Ralph Breaks the Internet (Rich Moore, Phil Johnston and Clark Spencer)
Spider-Man: Into the Spider-Verse (Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, Phil Lord and Christopher Miller)

Best Foreign-Language Film
Capernaum (Lebanon)
Cold War (Poland)
Never Look Away (Germany)
Roma (Mexico)
Shoplifters (Japan)

Best Sound Mixing
Black Panther (Steve Boeddeker, Brandon Proctor and Peter Devlin)
Bohemian Rhapsody (Paul Massey, Tim Cavagin and John Casali)
First Man (Jon Taylor, Frank A. Montaño, Ai-Ling Lee and Mary H. Ellis)
Roma (Skip Lievsay, Craig Henighan and Jose Antonio Garcia)
A Star Is Born (Tom Ozanich, Dean Zupancic, Jason Ruder and Steve Morrow)

Best Sound Editing
Black Panther (Benjamin A. Burtt and Steve Boeddeker)
Bohemian Rhapsody (John Warhurst and Nina Hartstone)
First Man (Ai-Ling Lee and Mildred Iatrou Morgan)
A Quiet Place (Ethan Van der Ryn and Erik Aadahl)
Roma (Sergio Diaz and Skip Lievsay)

Best Production Design
Black Panther (Hannah Beachler and Jay Hart)
The Favourite (Fiona Crombie and Alice Felton)
First Man (Nathan Crowley and Kathy Lucas)
Mary Poppins Returns (John Myhre and Gordon Sim)
Roma (Eugenio Caballero and Barbara Enriquez)

Best Visual Effects
Avengers: Infinity War (Dan DeLeeuw, Kelly Port, Russell Earl and Dan Sudick)
Christopher Robin (Christopher Lawrence, Michael Eames, Theo Jones and Chris Corbould)
First Man (Paul Lambert, Ian Hunter, Tristan Myles and J.D. Schwalm)
Ready Player One (Roger Guyett, Grady Cofer, Matthew E. Butler and David Shirk)
Solo: A Star Wars Story (Rob Bredow, Patrick Tubach, Neal Scanlan and Dominic Tuohy)

Best Film Editing
BlacKkKlansman (Barry Alexander Brown)
Bohemian Rhapsody (John Ottman)
The Favourite (Yorgos Mavropsaridis)
Green Book (Patrick J. Don Vito)
Vice (Hank Corwin)

Best Animated Short
Animal Behaviour (Alison Snowden and David Fine)
Bao (Domee Shi and Becky Neiman-Cobb)
Late Afternoon (Louise Bagnall and Nuria González Blanco)
One Small Step (Andrew Chesworth and Bobby Pontillas)
Weekends (Trevor Jimenez)

Best Live-Action Short
Detainment (Vincent Lambe and Darren Maho)
Fauve (Jeremy Comte and Maria Gracia Turgeon)
Marguerite (Marianne Farley and Marie-Helene Panisset)
Mother (Rodrigo Sorogoyen and María del Puy Alvarado)
Skin (Guy Nattiv and Jaime Ray Newman)

Best Documentary Short
Black Sheep (Ed Perkins and Jonathan Chinn)
End Game (Rob Epstein and Jeffrey Friedman)
Lifeboat (Skye Fitzgerald and Bryn Mooser)
A Night at the Garden (Marshall Curry)
Period. End of Sentence. (Rayka Zehtabchi and Melissa Berton)


#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 8 novembre 2017

Film 1434 - Pocahontas

Era letteralmente una vita che volevo rivederlo, considerato che dopo la prima visione in sala non ho più ripetuto l'esperienza... E come al solido ci pensa Netflix.

Film 1434: "Pocahontas" (1995) di Mike Gabriel, Eric Goldberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Da bambino, dopo averlo visto al cinema, ci sono rimasto così male tanto non mi era piaciuto che ho deciso di non volerlo più vedere, che non ero interessato ad investirci altro tempo. E così è stato fino a quando, non so bene per quale motivo, è maturato in me il desiderio di rivedere "Pocahontas" e capire se, in effetti, ricordassi bene o, invece, mi stessi semplicemente attaccando ai ricordi (e ai capricci) di un ragazzino di 8 anni.
Questa pellicola ha dei disegni bellissimi, dei colori così spettacolari da incantare lo spettatore. Disney riesce nella magia dell'atmosfera, capace come molte altre volte di consegnare al suo pubblico un prodotto ad alto impatto visivo. L'espressività dei personaggi è straordinaria, così come la resa di tanti dettagli (le ombre, i capelli nel vento, il mare in tempesta) che contribuiscono a un risultato finale tecnicamente perfetto.
D'altro canto la storia è quella che è. Sicuramente un tema diverso dal solito, questo film è costretto ad abbracciare una maturità conseguente al racconto di fatti realmente accaduti da cui proviene - seppur ampiamente rimaneggiati - per cui è indubbio ci sia stato un cambio di rotta rispetto ai prodotti precedenti, anche se mi sento in parte di giustificarlo. Meno fiaba e più storia per adulti, questa pellicola paga lo scotto di una serie di passaggi forzati che impongono allo spettatore elementi più seri e complessi che, forse, fino ad allora il pubblico della Disney non era abituato. Ciò non toglie che una certa mancanza di verve interna al racconto sia innegabile, per un risultato finale più insipido (e breve) del previsto.
Comunque non ho trovato questa seconda visione così tremenda o insostenibile come ricordavo, anche se rimango dell'idea che, tra i vari capolavori Disney susseguitisi nel tempo, questo titolo non sia a tutti gli effetti in grado di reggere il confronto. Esteticamente magnifico, ma non speciale.
Ps. 2 Oscar su 2 nomination per la Miglior colonna sonora e la Miglior canzone originale ("Colors of the Wind", "I colori del vento" in italiano), quest'ultima ha vinto anche il Golden Globe e il Grammy.
Cast: Irene Bedard, Judy Kuhn, Mel Gibson, David Ogden Stiers, John Kassir, Russell Means, Christian Bale, Linda Hunt, Danny Mann, Billy Connolly, Joe Baker, Frank Welker, Michelle St. John, James Apaumut Fall, Gordon Tootoosis.
Box Office: $346.1 milioni
Consigli: 33esimo classico Disney, "Pocahontas" ebbe il difficile compito di traghettare la casa di Topolino oltre il colossale successo de "Il re leone" uscito esattamente un anno prima. Nonostante un risultato decisamente inferiore, va detto che il film non è così male come potrebbe sembrare ad una prima visione, soprattutto se paragonato a certi prodotti animati oggi in distribuzione. Disegni e colori sono stupendi, per non parlare di certe canzoni indimenticabili e una serie di personaggi spalla piacevolmente simpatici, il tutto per una striminzita ora e venti di incontro fra culture, persone e mondi totalmente diversi. Disney è stata coraggiosa a portare al cinema una storia così complessa, pur necessariamente dovendola riscrivere per il proprio pubblico. Tutto sommato un risultato sufficientemente appagante.
Parola chiave: Bussola.

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Bengi

martedì 25 ottobre 2016

Film 1226 - American Hustle - L'apparenza inganna

Poe aveva comprato il dvd senza averlo mai visto, fidandosi della mia parola. Poi non ha avuto occasione di vederlo fino a quando, qualche tempo fa, abbiamo deciso di recuperarlo.

Film 1226: "American Hustle - L'apparenza inganna" (2013) di David O. Russell
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Per me rimane sempre un grandissimo film. Parte piano, presenta i suoi personaggi (e il grandissimo cast), procede verso complicazioni e intrighi sempre più indistricabili... e li scioglie in maniera impeccabile! Inoltre non posso non pensare tutte le volte che la scena del bacio nella lavanderia sia una delle più romantiche scene di sempre.
La storia - che si ispira alla vera operazione Abscam, creata dall'F.B.I. tra gli anni '70 e '80 per indagare sulla corruzione dilagante nel Congresso degli Stati Uniti d'America e in altre organizzazioni governative - è davvero ben scritta; regia, scenografie e costumi sono impeccabili e, come dicevo, il cast è fantastico, merito soprattutto delle due grandissime Adams e Lawrence che regalano due performance davvero indimenticabili. Insomma, "American Hustle" è quella bella sorpresa che non ti aspetti, un prodotto cui forse si fatica a dare una chance ma che, una volta concessa, non ti fa pentire della scelta. Anzi, non vedi l'ora di rivederlo.
Ps. 10 candidature agli Oscar 2014 tra cui Miglior film, 3 Golden Globe (Miglior film e attrici Adams e Lawrence) e BAFTA (sceneggiatura, Lawrence e trucco) vinti.
Film 651 - American Hustle - L'apparenza inganna
Film 702 - American Hustle - L'apparenza inganna
Cast: Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Louis C.K., Jack Huston, Michael Peña, Alessandro Nivola, Elisabeth Röhm.
Box Office: $251.1 milioni
Consigli: Bello e ben scritto, intelligente e furbo nel giocarsi i propri assi nella manica al momento giusto, in grado di rendere accattivanti e sexy gli anni '70 e i truffatori incalliti, film sulla mafia ma anche storia d'amore passionale e credibile, "American Hustle" è tante anime insieme e tutte in grado di accostarsi l'una all'altra e funzionare. E' un dono di David O. Russell che con questo film regala uno dei suoi migliori titoli di sempre. Da vedere.
Parola chiave: FBI.

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Bengi

mercoledì 20 gennaio 2016

Film 1077 - The Big Short

Al cinema in Lussemburgo ho visto il mio primo film del 2016!
Film 1077: "The Big Short" (2015) di Adam McKay
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Glo, D.
Pensieri: Un film sulla crisi del mercato immobiliare USA prima che scoppi la bolla speculativa dei mutui subprime... visto tutto in inglese? Ebbene sì, anche io mi sto dando da fare quest'anno.
Inaspettatamente spassoso, molto, molto tecnico - grazie esame di economia all'università! -, ben girato, di grande intrattenimento e con un cast pazzesco, "The Big Short" è stata un'altra delle belle sorprese che mi ha riservato questa stagione. Non la migliore, anche se ammetto che rivederlo in italiano è tra i miei prossimi progetti, più che altro per integrare quelle parti troppo specifiche che mi sono perso (i sottotitoli erano in francese).
In generale devo dire che trovo assolutamente meritate le varie nomination per Christian Bale e, francamente, mi sarei aspettato la candidatura all'Oscar anche per Steve Carell, qui irresistibile. I toni dinamici, l'atmosfera spesso giocosa, il cast pazzesco, i personaggi fuori dal comune e, soprattutto, gli intermezzi esplicativi in cui compaiono vip random (Margot Robbie, Selena Gomez, Richard Thaler, Anthony Bourdain) a spiegare i concetti chiave e più difficili della storia, offrono un'immagine estremamente patinata di una vicenda che, invece, non ha avuto alcuna connotazione positiva. Certamente la scelta di rendere questa pellicola così frizzante aiuta il pubblico, che per la maggior parte non avrà familiarità con le terminologie specifiche, a sopravvivere all'universo economico-finanziario altrimenti inaffrontabile per noia e incomprensibilità (Oliver Stone, mi senti?).
Dunque un ottimo risultato che mi ha lasciato davvero soddisfatto. E, ammetto, che non me lo sarei proprio aspettato.
Ps. 5 candidature all'Oscar e ai BAFTA, 4 ai Golden Globes, tra cui Miglior film, regia e sceneggiatura.
Cast: Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt, Hamish Linklater, Rafe Spall, Jeremy Strong, John Magaro, Finn Wittrock, Karen Gillan, Max Greenfield, Billy Magnussen, Margot Robbie, Selena Gomez, Richard Thaler, Anthony Bourdain.
Box Office: $69.8 milioni (ad oggi)
Consigli: Una vera sorpresa in positivo. Estremamente tecnico, eppure per nulla noioso, questo film riesce bene a intrattenere pur non evitando le questioni spinose della vicenda. Anzi, passo dopo passo racconta con coscienza gli snodi di una vicenda partciolarmente delicata, ovvera la storia di chi, sulla disperazione altrui, è riuscito a fare una montagna di soldi. L'argomento è estremamente controverso, riguarda una ferita evidentemente ancora aperta, ma credo valga la pena di dare una chance a questo titolo, in grado di spiegare molto chiaramente le dinamiche che si sono susseguite e hanno portato all'effettivo scoppio della bolla speculativa. Di sicuro aiuta a farsi un'idea più concreta su quello che è successo e anche solo per questo può valere la pena vedere questo film.
Parola chiave: Mercato immobiliare.

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Bengi

mercoledì 25 febbraio 2015

Film 882 - Exodus - Dei e re

Impaziente di vederlo, curiosissimo di scoprirne il risultato.

Film 882: "Exodus - Dei e re" (2014) di Ridley Scott
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Ridley Scott ci riprova e torna al genere epico in costume cercando di bissare il successo clamoroso de "Il gladiatore", senza di fatto riuscirci.
Innanzitutto sceglie un protagonista atipico per questo genere, un Batman teoricamente egiziano e di fatto israelita che un po' cozza per lineamenti ed etnia, ma facciamo finta di niente e guardiamo al più credibile Joel Edgerton, sorprendentemente in parte nell'interpretare l'iracondo re egiziano Ramses.
Dopo la profezia che li metterà uno contro l'altro, Mosé/Batman si porrà - prima riluttante - alla guida dello stesso popolo che egli stesso aveva tirannizato e si riprometterà di sottrarlo alla schiavitù egiziana. Missione di per sé non facile, ma come tutti sappiamo ha dalla sua il vero Dio, il che aiuta un tantino.
A niente servono, quindi, i tentativi di Ramses di ribaltare la sorte in suo favore, le piaghe d'Egitto si abbatteranno sul suo regno fino a togliergli l'amato primogenito finendo, così, per muovere guerra a colui che si è fatto voce e braccio di Dio e, soprattutto, al suo popolo di esuli. La divisione delle acque del Mar Rosso è l'episodio rappresentativo per eccellenza di questa vicenda e, naturalmente, non poteva che essere incluso nel pacchetto.
Se quest'ultimo è la buona ricompensa che soddisfa lo spettatore dopo innumerevoli ore di visione (il film dura 150 minuti), in generale non si può dire che la soddisfazione sia una di quelle emozioni che provi all'uscita dalla sala. "Exodus - Dei e re" è un film tecnicamente curato e per certi aspetti avrebbe tutte le carte in regola per essere un peplum in chiave odierna riuscito e di sano intrattenimento, eppure fallisce nell'intavolare una storia che avrebbe necessitato di più contestualizzazione e consequenziale linearità. Spesso, infatti, si ha la sensazione che manchi qualcosa, che si sia saltati da un punto all'altro della vicenda senza che la produzione si sia presa il disturbo di mettere in scena tutti quegli elementi necessari che avrebbero reso il passaggio meno meccanico. Insomma, si danno per scontate troppe cose. E già questo tronca la magia.
In più, aggiungo io, questo approccio iperrealistico di una vicenda biblica mi ha fatto un po' ridere, più che altro perchè cercare il realismo in una storia in cui Dio separa le acque, tramuta l'acqua in sangue, fa piovere grandine sulle Piramidi, ecc ecc mi pare strida leggermente. Non dico che dovesse essere una favola, per carità, però liberarsi di un po' di quella rigorosa ricerca della plausibilità là dove il plausibile è soppiantato dall'incredibile mi fa pensare avrebbe regalato più tempo per gestire meglio altre questioni. Una su tutte la metamorfosi del pensiero di Mosè/Christian Bale/Batman, che prima è pro Egitto e poi è pro israeliti. Insomma, dal suo punto di vista le questioni in ballo erano tante: ha venerato falsi dèi, ha perso il "fratello", ha una totalmente nuova identità (sia personale che spaziale) e deve fare i conti con anni di disinteresse relativamente alla schiavitù di quella che ora è la sua gente. Tutte queste mastodontiche considerazioni qui sono trattate con una velocità sconfortante, come un voltare pagina che è proprio da concepirsi nel senso letterale: giro il foglio e sono nuovo.
Ed è qui che per me "Exodus: Gods and Kings" fallisce la sua impresa, perché non serviva citare la Bibbia per mettere in piedi una storia action-fantasy, bastava crearne una nuova e ci si risparmiava la fatica di dover rivedere in maniera contemporanea il libro dell'Esodo e, forse ancora di più, il confronto con il cult del '56 "I dieci comandamenti".
Insomma, diciamo che senza pretesa alcuna il film funziona abbastanza e regala buoni momenti spettacolari grazie all'abbondanza di effetti speciali. Uscendo dal disincanto, questa pellicola si dimostra un blockbuster insipido che spreca il suo potenziale (budget, cast - ma che senso ha avere Sigourney Weaver e usarla per due scene? -, ricchezza della storia) per realizzare un prodotto mediocre che spinge a tavoletta sull'azione dimenticatosi totalmente della dimensione spirituale ed umana che una vicenda come questa dovrebbe avere.
Box Office: $265.4 milioni
Consigli: Il film tenta di accontentare sia chi ama le pellicole commerciali che coloro che preferiscono storie con qualcosa in più da dire. Ridley Scott punta nientemeno che sulla Bibbia e ci ricama sopra tentando di riportarci alle atmosfere epiche che furono de "Il gladiatore", giocando non al meglio le sue carte. Cast ricchissimo (Christian Bale, Joel Edgerton, John Turturro, Aaron Paul, Ben Mendelsohn, Sigourney Weaver, Ben Kingsley), budget faraonico (d'altronde...), storia dai numerosi snodi epici (piaghe d'Egitto, divisione delle acque, scrittura delle Tavole della Legge), eppure nulla di tutto questo riesce a regalare al film e allo spettatore la spettacolarità che si meriterebbero. Questo "Exodus - Dei e re" è, insomma, un tentativo riuscito solo a metà, buono per essere fruito senza alcuna pretesa di contenuti maturi, utile allo svago e funzionale a una serata al vago sapore biblico, ma più che altro a tinte action.
Parola chiave: Schiavitù.

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Bengi

giovedì 12 febbraio 2015

Film 876 - Terminator Salvation

Ero sempre stato curioso di vederlo, anche se - non avendo visto nessuna delle pellicole precedenti - mi ero sempre astenuto dal farlo aspettando, magari, di cominciare con il primo titolo. E invece...

Film 876: "Terminator Salvation" (2009) di McG
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Mi approccio a questo film con un grande 'boh' di partenza perché è il primo della saga di "Terminator" che vedo e per forza di cose fatico ad incasellarlo nel suo contesto narrativo globale.
Di per sé il risultato finale non mi è sembrato malvagio, anche se dalle critiche negative che ho letto mi pare di aver appreso che questo titolo collide un po' con i precedenti e il passaggio di più mani sulla sceneggiatura di certo non avrà aiutato. Però a livello commerciale il tutto funziona e "Terminator Salvation" è sicuramente un esempio di cosa neanche tanti anni fa si intendesse per reboot cinematografico: moltissima azione, effetti speciali costanti e un puntare tutto sulle sorprese narrative della trama.
Devo dire che chi, come me, di "Terminator" conosce solo Schwarzenegger (qui assente ma ricreato in digitale) fatica un po' a entrare nella trama, non riuscendo troppo a lasciarsi coinvolgere da una storia che, spiegata così così, finisce per rimanere una piatta narrazione di eslosioni e sparatorie, anche se assolutamente d'effetto. E' così, infatti, che ho preso questo film, come un titolo puramente commerciale che vale la visione nell'ottica di uno svago di disimpegno.
In questo sicuramente la regia frenetica di McG è funzionale e devo dire che non pochi passaggi mi hanno ricordato le collaudate scene d'azione dei suoi precedenti "Charlie's Angels", in particolare la scena sul ponte con l'aereo e le numerose acrobazie-misto-esplosioni che è quasi fotocopia di quella che si vede all'inizio di "Charlie's Angels - Più che mai".
Insomma, come si capisce, questo quarto episodio del franchise è distillato puro di blockbuster, un film che ha sapientemente scelto due protagonisti all'epoca sulla cresta dell'onda (Christian Bale con la saga di Batman e Sam Worthington lanciatissimo grazie a "Avatar"), ha giustamente evocato sensazioni nostalgiche e ha ribattezzato tutta al saga regalandosi un'iniezione di effetti speciali costati qualcosa come 200 milioni di dollari. E' tutto nel quadro sensazionalistico della produzione americana megalomane e ci sta, anche se forse la storia poteva essere curata un pelo di più. Tutto sommato comunque un risultato accettabile.
Film 2020 - The Terminator
Film 2024 - Terminator 2: Judgment Day
Film 876 - Terminator Salvation
Film 1461 - Terminator Genisys
Box Office: $371,353,001
Consigli: Probabilmente chi ama la saga originale un po' avrà storto il naso, pur sapendo di non poter mancare all'appuntamento con l'episodio numero 4 di "Terminator". Io credo sia un film che si può vedere in ogni momento in cui si cerchi un po' d'azione misto svago totale. Chiaro che conoscere il pregresso aiuterebbe, ma anche partendo direttamente da qui si può serenamente seguire tutta la vicenda capendo ciò che c'è da capire e rassegnandosi all'idea che fosse impossibile spiegare tutti gli avvenimenti precedenti in una trama che ha comunque abbastanza cose da raccontare. Cast ricco (Christian Bale, Sam Worthington, Bryce Dallas Howard, Anton Yelchin, Moon Bloodgood, Helena Bonham Carter, Common, Jane Alexander), scene adrenaliniche da videoclip e un quinto episodio pronto per uscire nelle sale il 9 luglio: "Terminator Genisys". E torna Arnold Schwarzenegger protagonista. Per chi vuole, c'è ancora tempo per recuperare.
Parola chiave: Cuore.

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Bengi

martedì 2 settembre 2014

Italian mistakes: Neighbors & Out of the Furnace

Ormai lo sappiamo, in Italia la precisione - soprattutto quando si tratta di tradurre titoli di pellicole - lascia molto a desiderare.
Ultimo esempio in ordine cronologico è "Neighbors", che la Universal Pictures italiana rititola "Cattivi vicini", di cui però sbaglia a scrivere il titolo originale nei credits della locandina ufficiale.
Nella versione distribuita da noi del poster, infatti, si passa da "Neighbors" a "Bad Neighbours" che non è il titolo originale del film, bensì quello alternativo che la produzione ha utilizzato per alcuni mercati europei (come Regno Unito, Danimarca, Svezia).

Ma questo è niente in confronto al vero e proprio gioco all'errore che è riuscita ad istituire la Indie Pictures con la locandina del film "Il fuoco della vendetta - Out of the Furnace". Totalmente privo di riferimenti a qualsivoglia tipo di premio nella versione originale, il poster italiano è stato invece invaso da una pioggia di Oscar a caso: 2 statuette sono state conferite a Christian Bale che ha, sì, avuto due candidature, ma solo una si è di fatto tramutata in vittoria ("The Fighter"); Woody Harrelson, invece, sembrerebbe aver vinto addirittura due premi, quando in realtà è stato solamente nominato due volte ("Larry Flynt - Oltre lo scandalo", "Oltre le regole - The Messenger"), esattamente come il 'compagno di locandina' Willem Dafoe le cui credenziali, però, sono corrette. Infine viene totalmente ignorata la candidatura all'Oscar di Sam Shepard (per "Uomini veri") che, al pari di Casey Affleck, avrebbe avuto diritto a vedersela riconosciuta alla voce 'nominato'.
Insomma, un gran pasticcio che denota un maldestro lavoro di marketing pubblicitario eseguito con superficialità o inesperienza.

martedì 29 aprile 2014

Film 702 - American Hustle - L'apparenza inganna

Volo verso New York: 2 film scelto, di nuovo una pellicola che avevo già visto.

Film 702: "American Hustle - L'apparenza inganna" (2013) di David O. Russell
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film che è stata una sorpresa, davvero. Un grande cast, una storia interessante, spiritosa, ben raccontata e dosata nel calare i suoi assi nella manica, per un finale agrodolce e al contempo estremamente soddisfacente.
Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner e Jennifer Lawrence sono un fantastico quintetto, un gruppo di attori in grandissima forma, capaci di valere da soli l'intera visione della pellicola di David O. Russell che pure, questa volta, forse meritava un qualche significativo riconoscimento oltre alle solite candidature di rito. Eppure, nonostante le 10 nomination agli Oscar di quest'anno, né lui né il suo film sono riusciti a portare a casa nulla, schiacciati dalle pesanti vittorie di "Gravity" e "12 anni schiavo". Per la seconda volta in due anni Russell riesce nella magnifica impresa di far candidare tutti i suoi attori nelle 4 categorie degli Oscar (attore, attrice e attori non protagonisti) e, se l'anno scorso Jennifer Lawrence l'Academy Award se l'è portato a casa per davvero, quest'anno si è dovuta accostare "solo" del Golden Globe come Miglior attrice non protagonista; insieme a lei qui, Miglior attrice protagonista è stata ai GG Amy Adams, strepitosa e camaleontica nel ruolo di Sydney Prosser (l'attrice è arrivata alla sua quinta nomination all'Oscar: riuscirà mai a vincere?).
Rimane fuori dal gruppo dei grandi nominati solo Jeremy Renner, mentre per quanto riguarda gli altri attori maschi, entrambi riescono a scippare la loro seconda nomination all'Oscar della carriera con due personaggi divertissi, entrambi particolarmente incisivi: Bale per l'estrema trasformazione fisica dovuta ai tantissimi kg in eccesso, Cooper per il comportamento esagitato del suo Richie DiMaso, nonché i particolari bigodini.
Insomma, grandi performance a parte, "American Hustle" nonostante una partenza lenta e un po' priva di direzione si riscatta velocemente e riesce ad incuriosire lo spettatore capace di attendere. Se poi si ricorda che parte dei fatti raccontati sono veri, il tutto diventa ancora più intrigante...
Film 651 - American Hustle - L'apparenza inganna
Film 1226 - American Hustle - L'apparenza inganna
Box Office: $251,171,807
Consigli: Miglior film - Musical o Commedia ai Golden Globes 2014, questa pellicola è un ottimo esempio di buon cinema contemporaneo, nonché di un sodalizio artistico che pare legare piuttosto efficacemente il regista-sceneggiatore a molti degli attori con cui lavora (un Oscar "regalato" a Bale e Lawrence, due nomination "regalate" a Cooper e Adams). La storia è interessante è ben scritta, bellissimi i costumi e molto romantica - nonché cult - la scena tra Irving e Sydney nella lavanderia tra i capi che girano sul rullo trasportatore.
Parola chiave: Abscam.

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Bengi

martedì 14 gennaio 2014

Film 651 - American Hustle - L'apparenza inganna

Cinemino preserata su invito di Claudia. Bell'idea!

Film 651: "American Hustle - L'apparenza inganna" (2013) di David O. Russell
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Clà
Pensieri: Mi ero un pochino disinteressato a questo film, nonostante il cast, per due motivi: non amo particolarmente gli anni '70 e l'ultimo film di David O. Russell, "Il lato positivo - Silver Linings Playbook", l'anno scorso non mi aveva per nulla entusiasmato. Quindi, al cinema, non avevo proprio idea di cosa avrei visto.
"American Hustle - L'apparenza inganna" è, probabilmente proprio per la mia indifferenza/diffidenza iniziale, un film che mi ha davvero sorpreso in positivo. Divertente, interessante, ben scritto e recitato è davvero un piacere da seguire dall'inizio alla fine.
Si parte piano, a storia iniziata, e si ripercorre brevemente a ritroso per introdurre la storia dei due truffatori Irving Rosenfeld e Sydney Prosser e per spiegare il motivo della loro collaborazione con l'agente federale Richie DiMaso e del perché lo stiano aiutando ad incastrare una serie di politici e mafiosi, tra cui Carmine Polito.
Quello che apparentemente potrebbe sembrare un film poliziesco o di denuncia, in realtà non lo è e per l'assurdità o originalità di certi passaggi si sarebbe portati a pensare che sia tutta finzione, ipotesi tendenzialmente smentita tutte le volte che ci si ricorda la specifica a inizio film: "Some of this actually happened".
Presa in considerazione quest'ultima asserzione, la pellicola diventa ancora più interessante. Ma non è solo per il fatto che sia tratto da una storia realmente accaduta che appassiona. I personaggi sono abbastanza strani da incuriosire fin da subito e la loro caratterizzazione è ben approfondita dato che ognuno ha lo spazio necessario per raccontare la 'sua' storia. A conti fatti quella che più colpisce è la moglie di Rosenfeld, Rosalyn, una ragazzetta annoiata che dice praticamente tutto quello che le passa per la testa. Genuina, sciocca, vanitosa, fragilissima e profondamente sola, Jennifer Lawrence è in grado di renderla anima e corpo sullo schermo, capace di illuminarsi e rabbuiarsi anche solo con l'aiuto di uno sguardo.
Diverso, invece, il ruolo di Sydney, solo apparentemente meno incisivo. A parte che solamente per sopravvivere a quelle scollature ci vorrebbe un corso di laurea, comunque per l'ennesima volta è da premiare la grande capacità di Amy Adams di trasformarsi in un'altra persona. In grado di passare dalla principessa delle favole Disney ("Come d'incanto"), alla rossa metà di Superman ("L'uomo d'acciaio") passando per un convento ("Il dubbio"), una setta ("The Master"), il ring ("The Fighter") e perfino "I Muppet", la Adams è da anni che si costruisce una solita carriera fatta di ottime interpretazioni e titoli di qualità. Credo sinceramente che sia una delle migliori della sua generazione e lo dimostra anche qui, con l'evoluzione di un personaggio che passa dagli strip club alla ricchezza quasi istantanea delle truffe finanziarie, passando per l'amore di un uomo che va oltre l'aspetto fisico e assieme al quale è in grado di mimetizzarsi sapientemente per sopravvivere alla successione di eventi che seguono lo smascheramento della loro attività illegale.
Tra l'altro, al di là dell'attività illecita, è interessante seguire questo amore 'strano' tra due soggetti che a prima vista parrebbero non avere nulla in comune. L'affinità che riescono ad instaurare e costruire - che si salda dal momento in cui cominciano le truffe insieme - è visivamente apertamente sancita dalla bellissima scena nella lavanderia di Irving (Christian Bale), dove i due, avvolti e nascosti dai capi pronti che girano frenetici sul rullo, si guardano intensamente per un attimo infinito, in una specie di paradiso personale e momento di felicità. Quella è già una scena cult.
Anche gli altri due protagonisti maschili, l'agente DiMaso (Bradley Cooper) e Polito (Jeremy Renner), sono resi perfettamente dai loro interpreti. Specialmente Cooper riesce a rappresentare l'agente un po' fulminato con la necessaria scintilla di follia che il personaggio richiede, regalandosi una grande performance e una messa in piega con bigodini annessi.
Insomma, sono rimasto davvero sorpreso dal risultato di questo "American Hustle", certamente uno dei titoli di questa stagione più riusciti fra quelli che ho guardato. Si vede che David O. Russell è in gran forma e riesce certamente a dare un tocco personale alla vicenda, probabilmente anche grazie a un gruppo folto di attori con cui aveva già lavorato in passato (Bale, Cooper, Adams, Lawrence e Robert De Niro) tutti evidentemente capaci e perfetti nel loro ruolo, il che non era per nulla scontato. Di sicuro sarà tra i favoriti agli Oscar.
Ps. Già a quota $118,265,133 di incasso (40 milioni per produrlo), sicuramente con la pioggia di premiazioni e premi che arriverà, riuscirà ad incrementare l'incasso totale. Già i primi risultati portati a casa: 7 nomination ai Golden Globes e 3 premi portati a casa nella categoria comedy o musical per Miglior film, Miglior attrice protagonista (Amy Adams) e Miglior attrice non protagonista (Jennifer Lawrence, che dopo il Golden Globes e l'Oscar dell'anno scorso, qui fa doppietta. Per l'Oscar sarà improbabile, però).
Film 702 - American Hustle - L'apparenza inganna
Film 1226 - American Hustle - L'apparenza inganna
Consigli: Certamente da vedere. Divertente, spassoso, con finale a sorpresa bomba, è uno di quei film che parte piano e poi ingrana. Tutto merito di una trama che si rivela lentamente e prospetta un colpo di scena che lascia soddisfatti. Grande cast e davvero ottime interpretazioni, oltre che bei costumi e una riuscitissima ricostruzione dell'ambiente '70s.
Parola chiave: Mazzette.

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Bengi

lunedì 4 febbraio 2013

Film 501 - Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Primo film del 2013. Primo film di febbraio. Primo film a superare la soglia delle 500 recensioni. Solo lui poteva farcela. Chi? Batman.


Film 501: "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" (2012) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: E' sconcertante come un film così bello sia stato anche così tanto snobbato nella stagione di premiazioni di quest'anno. Niente Oscar - dopo le 8 nomination e le 2 statuette vinte del precedente "Il cavaliere oscuro" -, nessuna candidatura ai Golden Globes (che però hanno voluto puntare su... "Il pescatore di sogni"?!) e giusto una menzione nella categoria Migliori effetti speciali ai BAFTA britannici. E, grazie al cielo, una nomination ai Grammy del 10 febbraio alla magnifica colonna sonora di Hans Zimmer. Tutto ciò è stranamente fuori dalle classiche abitudini di circostanza in questi eventi "da premio" in quanto di solito si tende ad onorare ciò che era stato premiato in precedenza se non altro per giustificare la scelta di eleggerlo a "migliore" in qualcosa. Quindi tutti si aspettavano, se non la candidatura a Miglior film, sicuramente qualche citazione nelle varie parti tecniche di suono, montaggio, effetti speciali. E invece niente. Ancora una volta Nolan non è considerato, nonostante sia uno dei pochissimi registi attualmente capaci di scrivere, girare e produrre pellicole di qualità che sbanchino anche il botteghino. Senza voler denigrare nessuno, un'ultima postilla: gente come Kevin Costner e Mel Gibson hanno vinto l'Oscar alla regia. Non serve aggiungere altro.
Questo "The Dark Knight Rises" è certamente un buon blockbuster e una degna conclusione della trilogia di rinascina dell'Uomo pipistrello. Dopo i sacrifici di Bruce Wayne per salvare Gotham martirizzando il proprio alter ego, veniamo finalmente all'epilogo che lo vedrà risorgere ai vecchi fasti di gloria. Arrivarci non sarà, chiaramente, una passeggiata.
E', infatti, per colpa del cattivo di turno Bane/Tom Hardy che la sicurezza e tranquillità (apparente) della città è messa alla prova. In un crescendo di tensione e terrorismo (non solo) psicologico, infatti, il mascherato antagonista procederà nel suo intento di tenere improgionata l'intera popolazione di Gotham, sovvertendo regole e privilegi e dando in mano il potere ai criminali e ai meno abbienti (mentre i borghesi e i cittadini facoltosi sono portati al cospetto di una "corte" per essere giudicati) e denunciando gli l'insabbiamenti dei crimini compiuti dall'amministrazione Dent (Aaron Eckhart). Chiaramente c'è molto altro sotto...
Oltre ai soliti personaggi ricorrenti nella storia di Nolan (Christian Bale è Batman, poi ritroviamo Gary Oldman, Michael Caine, Morgan Freeman e Cillian Murphy), numerosi i nuovi personaggi, ognuno dotato di un "doppio" che finirà per rivelarsi con l'evolversi della storia. Senza voler preannunciare alcunché, le new entries sono Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard (entrambi in "Inception") e - inaspettatamente - Anne Hathaway nel bellissimo e molto sexy ruolo ruolo di Cat Woman. Su di loro è bene da subito tenere gli occhi puntati.
Insomma, in sostanza è una pellicola ben realizzata, tecnicamente potente e capace di creare molte attese - solo parzialmente mantenute, però - a livello di trama. Nolan è un maestro nel ricreare storie ad incastro, mondi dell'apparenza che nascondono complesse strutture a matrioska che vanno a costruire quello che sarà l'effetto a sorpresa finale. Come sempre, insomma, nulla è ciò che veramente appare. E non si può dare nessun particolare per scontato.
Interessante la performance di Tom Hardy che riesce a comunicare espressività nonostante indossi una maschera che gli copre più di metà del viso per tutta la durata dei 165 minuti di pellicola. Solo un po' meno cattiveria del previsto, da parte del suo personaggio, di quanto la trama e l'attesa non lascino sperare.
In generale, comunque, nonostante un capitolo precedente tanto famoso e acclamato, credo si possa dire serenamente che "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" non faccia assolutamente rimpiangere ciò che lo ha preceduto.
Consigli: $1,081,041,287 di incasso mondiale e capitolo conclusivo di una delle trilogie più famose della storia del cinema commerciale contemporaneo. Anche solo per questi due motivi, "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" va visto. A tutti i costi.
Parola chiave: Bar a Firenze.

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Ric

martedì 31 luglio 2012

Film 432 - Il cavaliere oscuro

Ed è di nuovo Uomo Pipistrello...


Film 432: "Il cavaliere oscuro" (2008) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Squadra che vince non si cambia e Christopher Nolan lo sa bene. Aggiungendo ai collaudati Christian Bale, Michael Caine, Gary Oldman e Morgan Freeman (più una veloce apparizione di Cillian Murphy) altri attori estremamente famosi come Heath Ledger, Aaron Eckhart e Maggie Gyllenhaal che prende la parte lasciata da Katie Holmes, il regista prosegue la sua personalissima messa a nuovo del famoso Batman che, al cinema, grazie a lui trova nuova gloria. Un incasso da capogiro ($1,001,921,825) totalizzato senza l'aiuto del 3D e una valanga di nomination all'Oscar (8) e 2 statuette vinte (la più importante a Heath Ledger come attore non protagonista) ne consacrano ufficialmente il successo.
In un crescendo di pathos, violenza, crudeltà e colpi di scena Bruce Wayne si dovrà confrontare con quello che, al momento, è certamente il suo nemico più imprevedibilmente svitato e sadico: Joker. Heath Ledger saprà dipingerne un ritratto malato e distorto tanto efficace quanto disturbante. Rivederlo in questa prova mi ha convinto che, effettivamente, l'Oscar sia stato più che mai meritato nonostante la sua tragica fine glielo avesse praticamente assicurato quasi quale ammenda hollywoodiana ed estremo saluto.
Ho molto rivalutato questa pellicola di cui avevo un'idea, appunto, influenzata dagli eventi del momento in cui era uscita. In effetti la morte dell'attore ha richiamato una tale eco da farmi perdere la 'concentrazione' necessaria a crearmi un'opinione personale su questo "The Dark Knight" che valutavo, addirittura, inferiore al precedente capitolo della saga. Ad essere sinceri, invece, la differenza è piuttosto evidente e, anzi, si nota una certa consapevolezza, per non dire maturità, rispetto a "Batman Begins".
Batman è sempre più antieroe moderno, forzato alla latitanza dalla società in cui vive che lo ritiene, addirittura, un criminale. Eppure non esiterà a sacrificarsi per essa fino a diventare capro espiatorio di una situazione che, teoricamente, dovrebbe risolversi nel prossimo "Il cavaliere oscuro - Il ritorno".
Tra uno squilibratissimo Jocker e un incazzatissimo Due Facce nuovo di pacca, l'Uomo Pipistrello ha certo il suo bel da fare per contrastare dei criminali sempre più accaniti ed efferati nel loro agire. E le implicazioni morali non tarderanno ad arrivare.
Ben fatto e, soprattutto, ben strutturato, "Il cavaliere oscuro" è certamente uno dei film tratti da fumetti più risciuto del cinema moderno. L'impronta di Nolan è talmente marcata da risultare ormai simbolo visibile e imprescindibile per ogni sua pellicola (guardare per credere "Insomnia", "The Prestige", "Inception") tanto da rendere riconoscibile e distinguibile ogni suo prodotto. Una mastrioska narrativa complessa, ma ben comprensibile che rende ogni visione piacevolmente intrigante. Come in questo caso.
Consigli: Meglio vedere questo film dopo aver visionato almeno una volta il primo. Troppi particolari e troppi personaggi renderebbero difficoltosa - per non dire noiosa - la visione di "The Dark Knight" senza una preventiva preparazione.
Parola chiave: Harvey Dent.

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