Un cast ricchissimo (Charlotte Gainsbourg, Christian Slater, Shia LaBeouf, Stacy Martin, Stellan Skarsgård, Uma Thurman, Connie Nielsen), un tema potenzialmente scabroso e una pellicola chiacchieratissima su cui non si può non farsi una propria opinione. Sopratutto perché il 24 aprile esca la seconda parte al cinema.
Film 697: "Nymphomaniac - Volume 1" (2013) di Lars von Trier
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Scegliendo di vedere questo film mi ero comunque lasciato aperta la possibilità di mollare nel caso in cui lo avessi trovato fastidioso o noioso. Non che solitamente questa possibilità non si verifichi, ma questa volta è stato proprio un ragionamento esplicito. Ragionamento inutile, alla fine, in quanto è evidente che, almeno per questo primo capitolo, mi ero fasciato la testa troppo presto.
Probabilmente fuorviato da un'immaginario creato dall'esterno, ho abboccato subito alle provocazioni di chi lo vuole mera pornografia o semplice scusa per attirare l'attenzione. Chiaro, l'espediente narrativo richiama sicuramente la curiosità di molti, ma non posso proprio dire che la visione di "Nymphomaniac: Vol. I" mi abbia turbato più di altri film che ho visto di recente. E' vero, ero preparato al peggio, ma proprio non ce n'era bisogno. Sia perché il mostrato non è poi così tanto, sia perché è tutto abbastanza coerente con la storia raccontata e quindi meno gratuito del previsto.
Ho immaginato che, avendo scelto di trattare la biografia "sentimentale" di una ninfomane, tanto valeva essere onesti e nel ritratto della protagonista delineato e nella scelta di un linguaggio in immagini preciso e coerente al contesto. Questo è apprezzabile, anche se suppongo non condivisibile da tutti. E' chiaro che, anche non fosse voluto, l'idea di partenza in sé è già provocatoria e non ci si poteva non aspettare delle critiche, ma suppongo che scegliere di non vedere il film sia sufficiente a sottolineare il proprio dissenso meglio che spendersi in facili atticchi o moralismi.
Ciò detto, a parte qualche momento un po' lento o noioso, ho trovato questa pellicola ben realizzata e interessante. Sbircia in un mondo a me totalmente estraneo e, per quanto sia una ricostruzione, mi ha affiscinato calarmi (letteralmente) nei panni di un personaggio tanto distante da me e dalle persone di cui solitamente si parla al cinema. Si può, naturalmente, non condividere sempre la scelta di linguaggio o messa in immagini, ma rimane il fatto che "Nymphomaniac" allarghi non di poco gli orizonti sessualmente leciti trattati sul grande schermo (e quindi fruibili dalle grandi masse).
L'idea che ho gradito di più è stata quella di associare in parallelo la caccia al coito di Joe (Charlotte Gainsbourg) alla pesca, grazie al suo pacato interlocutore Seligman (Stellan Skarsgård). Credo sia un modo geniale e delicato di affrontare l'argomento e, al contempo, un espediente per accentuare il divario tra la scelta narrativa - se vogliamo più "soft" - e quella visiva più cruda. Un contrasto tra la quiete della pratica della pesca, attività assolutamente solitaria, e la frenesia che spinge Joe a ricercare anche 7-8 uomini a giornata per appagare il suo desiderio così rapidamente insoddisfatto. Eppure entrambe le pratiche (pesca e caccia) sono accomunare da una meticolosa preparazione e organizzazione. E, a ben rifletterci, dalla condizione della solitudine.
Insomma, Lars von Trier in qualche modo è riuscito a portare sullo schermo anche questa sua creatura nonostante gli scetticismi, le difficoltà e gli ostacoli. Per quanto mi riguarda questo progetto ha il suo perché e sono veramente curioso di vedere come andrà a finire la vicenda, dato che la storia si interrompe in maniera assolutamente brusca e, come si suol dire, sul più bello (in molti sensi). Mancano ancora da chiarire numerosi interrogativi (per esempio perché Joe all'inizio del film è atterra malmenata), oltre che approfondire la conoscenza dei due interlocutori - a mio avviso trattata con troppa fretta nell'incipit del film - e incontrare molti personaggi che ancora non sono comparsi in questo primo capitolo. Vedremo se la continuazione sarà in grado di mantenere immutato l'interesse per la storia e, finalmente, come interagirà Charlotte Gainsbourg con i suoi amanti al momento di trattare l'età adulta del suo personaggio (fino ad ora la parte dei racconti coinvolge una giovane Joe interpretata da Stacy Martin). Allo stato attuale delle cose, sono molto curioso.
Box Office: $10,219,478
Consigli: Non è necessario essere particolarmente disinibiti per poter affrontare questo "Volume 1". Sesso, chi più chi meno, lo abbiamo fatto tutti, quindi è inutile scandalizzarsi troppo, meglio guardare e, prima di farsi un'idea, aspettare almeno che la pellicola sia finita. Per quanto mi riguarda ho trovato più faticoso seguire un film come "300" con quel misto di violenza ostentata e cruenta celebrazione della guerra come affermazione dell'egemonia del vincitore. Chiaramente "Nymphomaniac" è un prodotto destinato alla controversia, ma non è qui - non ancora, perlomeno - tanto spaventoso da far coprire gli occhi allo spettatore.
Parola chiave: Jerôme.
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Bengi
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martedì 15 aprile 2014
Film 697 - Nymphomaniac - Volume 1
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giovedì 6 febbraio 2014
Berlinale 2014 - 64th Berlin International Film Festival
Inizia oggi il 64esimo Festival internazionale del cinema di Berlino con l'anteprima mondiale della nuova pellicola di Wes Anderson, l'attesissimo "The Grand Budapest Hotel".
Una parata all star sul red-carpet inaugurale sarà consentita proprio da questa pellicola che, tra i suoi protagonisti, annovera attori del calibro di Ralph Fiennes, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Jude Law, Harvey Keitel, Bill Murray, Edward Norton, Saoirse Ronan, Léa Seydoux, Jason Schwartzman, Tilda Swinton, Tom Wilkinson e Owen Wilson. La lista è bella lunga. Per gli interessati, streaming live direttamente da red-carpet e press conference di tutte le pellicole presentate nelle 10 giornate al link in giallo.
La manifestazione, che comincerà alle 19:30 di oggi, proseguirà fino al 16 febbraio e incoronerà, oltre il film che vincerà l'Orso d'Oro 2014, anche i vincitori nelle categorie Panorama e Berlinale Special Galas (in cui "American Hustle" di David O. Russell è in competizione); saranno inoltre offerte le anteprime fuori concorso delle pellicole "Monuments Men" di George Clooney, "Nymphomaniac" di Lars von Trier e "La bella e la bestia" di Christophe Gans. L'Orso d'Oro alla carriera quest'anno andrà al regista inglese Ken Loach.
La giuria è composta da James Schamus (Presidente di giuria), Barbara Broccoli, Trine Dyrholm, Mitra Farahani, Greta Gerwig, Michel Gondry, Tony Leung, e Christoph Waltz mentre i film in concorso per l'Orso d'Oro sono (nell'ordine titolo in inglese, titolo originale, regista e Paese d'origine della pellicola):
"'71" ('71) - di Yann Demange, United Kingdom
"Life of Riley" (Aimer, boire et chanter) - di Alain Resnais, France
"Aloft" (Aloft) - di Claudia Llosa, Spain, Canada, France
"Die geliebten Schwestern" (Die geliebten Schwestern) - di Dominik Graf, Germany
"Stratos" (Μικρό Ψάρι Mikro psari) - di Yannis Economides, Greece, Germany, Cyprus
"The Grand Budapest Hotel" (The Grand Budapest Hotel) - di Wes Anderson, United Kingdom, Germany
[EDIT] Vince il 64esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino "Black Coal, Thin Ice" (Cina) di Diao Yinan.
"Black Coal, Thin Ice" (白日焰火 Bai Ri Yan Huo) - di Diao Yinan, China
"Boyhood" (Boyhood) - di Richard Linklater, United States
"The Little House" (小さいおうち Chiisai Ouchi) - di Yoji Yamada, Japan
"History of Fear" (Historia del Miedo) - di Benjamín Naishtat, Argentina, Uruguay, Germany, France
"Jack" (Jack) - di Edward Berger, Germany
"In Order of Disappearance" (Kraftidioten) - di Hans Petter Moland, Norway
"Stations of the Cross" (Kreuzweg) - di Dietrich Brüggemann, Germany
"The Third Side of the River" (La tercera orilla) - di Celina Murga, Argentina, Germany, Netherlands
"Two Men in Town" (La voie de l‘ennemi) - di Rachid Bouchareb, France, Algeria, United States, Belgium
"Macondo" (Macondo) - di Sudabeh Mortezai, Austria
"Praia do Futuro" ( Praia do Futuro) - di Karim Aïnouz, Brazil, Germany
"Blind Massage" (推拿 Tui Na) - di Lou Ye, China, France
"No Man's Land" (無人區 Wu Ren Qu) - di Ning Hao, China
"Inbetween Worlds" (Zwischen Welten) - di Feo Aladag, Germany
Bengi
Una parata all star sul red-carpet inaugurale sarà consentita proprio da questa pellicola che, tra i suoi protagonisti, annovera attori del calibro di Ralph Fiennes, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Jude Law, Harvey Keitel, Bill Murray, Edward Norton, Saoirse Ronan, Léa Seydoux, Jason Schwartzman, Tilda Swinton, Tom Wilkinson e Owen Wilson. La lista è bella lunga. Per gli interessati, streaming live direttamente da red-carpet e press conference di tutte le pellicole presentate nelle 10 giornate al link in giallo.
La manifestazione, che comincerà alle 19:30 di oggi, proseguirà fino al 16 febbraio e incoronerà, oltre il film che vincerà l'Orso d'Oro 2014, anche i vincitori nelle categorie Panorama e Berlinale Special Galas (in cui "American Hustle" di David O. Russell è in competizione); saranno inoltre offerte le anteprime fuori concorso delle pellicole "Monuments Men" di George Clooney, "Nymphomaniac" di Lars von Trier e "La bella e la bestia" di Christophe Gans. L'Orso d'Oro alla carriera quest'anno andrà al regista inglese Ken Loach.
La giuria è composta da James Schamus (Presidente di giuria), Barbara Broccoli, Trine Dyrholm, Mitra Farahani, Greta Gerwig, Michel Gondry, Tony Leung, e Christoph Waltz mentre i film in concorso per l'Orso d'Oro sono (nell'ordine titolo in inglese, titolo originale, regista e Paese d'origine della pellicola):
64th Berlin International Film Festival
"'71" ('71) - di Yann Demange, United Kingdom
"Life of Riley" (Aimer, boire et chanter) - di Alain Resnais, France
"Aloft" (Aloft) - di Claudia Llosa, Spain, Canada, France
"Die geliebten Schwestern" (Die geliebten Schwestern) - di Dominik Graf, Germany
"Stratos" (Μικρό Ψάρι Mikro psari) - di Yannis Economides, Greece, Germany, Cyprus
"The Grand Budapest Hotel" (The Grand Budapest Hotel) - di Wes Anderson, United Kingdom, Germany
[EDIT] Vince il 64esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino "Black Coal, Thin Ice" (Cina) di Diao Yinan.
"Black Coal, Thin Ice" (白日焰火 Bai Ri Yan Huo) - di Diao Yinan, China
"Boyhood" (Boyhood) - di Richard Linklater, United States
"The Little House" (小さいおうち Chiisai Ouchi) - di Yoji Yamada, Japan
"History of Fear" (Historia del Miedo) - di Benjamín Naishtat, Argentina, Uruguay, Germany, France
"Jack" (Jack) - di Edward Berger, Germany
"In Order of Disappearance" (Kraftidioten) - di Hans Petter Moland, Norway
"Stations of the Cross" (Kreuzweg) - di Dietrich Brüggemann, Germany
"The Third Side of the River" (La tercera orilla) - di Celina Murga, Argentina, Germany, Netherlands
"Two Men in Town" (La voie de l‘ennemi) - di Rachid Bouchareb, France, Algeria, United States, Belgium
"Macondo" (Macondo) - di Sudabeh Mortezai, Austria
"Praia do Futuro" ( Praia do Futuro) - di Karim Aïnouz, Brazil, Germany
"Blind Massage" (推拿 Tui Na) - di Lou Ye, China, France
"No Man's Land" (無人區 Wu Ren Qu) - di Ning Hao, China
"Inbetween Worlds" (Zwischen Welten) - di Feo Aladag, Germany
Bengi
sabato 26 novembre 2011
Film 331 - Melancholia
Sabato sera di cinema impegnato con un film di cui si è tanto sentito parlare. Inevitabile la visione...
Film 331: "Melancholia" (2011) di Lars von Trier
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Gloria
Pensieri: L'ultimo film di Lars von Trier ha un cast insolitamente glam per lo standard del regista. Non cambia, però, l'impronta, il suo inconfondibile stile.
E' una strana pellicola, composta da una struttura narrativa divisa in tre parti (prologo, primo e secondo capitolo) di cui la prima è, a mio avviso, quella più interessante e sperimentale.
Giocando d'anticipo, il regista racconta - in maniera lentissima - nei primi cinque minuti quello che vedremo nelle successive due ore. Suggestive immagini in slow(slow)motion, colpiscono l'occhio dello spettatore e rimangono impresse, forse come manifesto più rappresentativo di un'opera non facile come questa.
Visivamente potente, se non visionario, perde parte del suo appeal - specialmente nella seconda parte - a causa della lenta narrazione. La depressione pre e post matrimoniale non è certo un argomento allegro, ma il malumore di Justine/Kirsten Dunst all'inizio non è solo non chiaro, ma quasi irritante. Il collegamento con la rigida figura materna e il superficiale rapporto con il padre (farfallone) offrono in corso d'opera una possibile spiegazione del rigetto viscerale del vincolo matrimoniale nella novella sposa.
Il pianeta Melancholia avanza e risulterà fatale simbolo di liberazione da depressione e angoscia, tanto che la più coraggiosa (come la luna influenza le maree, così pare che il pianeta influenzi Justine) risulterà proprio colei che fino a quel momento pareva la più vulnerabile. Arresa al suo destino, consapevole che non c'è via di scampo, la ragazza accetterà la (letterale) fine del mondo accompagnando gli altri per mano, con un'evidente inversione di ruoli rispetto alla prima parte della pellicola.
Al contrario, la coppia Gainsbourg-Sutherland finirà per passare dall'immagine solida e collaudata dell'inizio ad una scissione dei due individui con vigliacco gesto di dipartita da parte di lui. Particolare disprezzo per la figura del marito John/Sutherland, quindi, sarà inevitabile.
La bellezza intrinseca di "Melancholia" è la capacità che la pellicola ha di sviscerare il vero io delle persone. Alla resa dei conti i personaggi non potranno che rivelarsi per ciò che sono, seguendo la loro vera natura. Che sia l'influenza del pianeta o l'inarrestabile consapevolezza che tutto sta volgendo al termine, ognuno è costretto a confrontarsi con le proprie paure e le proprie domande, consapevole che il tempo a disposizione (per trovare le risposte) è decisamente breve. Il risultato sarà a tratti desolante, ma decisamente vero.
Ps. E' stato piacevole seguire la proiezione della pellicola in lingua originale, ma devo ammettere che la voce della Gainsbourg l'ho trovata spesso fastidiosa.
Pps. Il film ha vinto a Cannes 2011 il premio per la Miglior attrice Kirsten Dunst, che, dopo anni un po' appannati, torna in grande stile alla ribalta del cinema mondiale.
Consigli: Potente nelle immagini e fortissimo nel prologo, prosegue a ritmo lento. Non è una storia facile, ma può aiutare a porre interrogativi che, forse, normalmente non ci porremmo mai: io, se fossi al loro posto, cosa farei? Bella colonna sonora.
Parola chiave: Magic cave.
Trailer
Ric
Film 331: "Melancholia" (2011) di Lars von Trier
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Gloria
Pensieri: L'ultimo film di Lars von Trier ha un cast insolitamente glam per lo standard del regista. Non cambia, però, l'impronta, il suo inconfondibile stile.
E' una strana pellicola, composta da una struttura narrativa divisa in tre parti (prologo, primo e secondo capitolo) di cui la prima è, a mio avviso, quella più interessante e sperimentale.
Giocando d'anticipo, il regista racconta - in maniera lentissima - nei primi cinque minuti quello che vedremo nelle successive due ore. Suggestive immagini in slow(slow)motion, colpiscono l'occhio dello spettatore e rimangono impresse, forse come manifesto più rappresentativo di un'opera non facile come questa.
Visivamente potente, se non visionario, perde parte del suo appeal - specialmente nella seconda parte - a causa della lenta narrazione. La depressione pre e post matrimoniale non è certo un argomento allegro, ma il malumore di Justine/Kirsten Dunst all'inizio non è solo non chiaro, ma quasi irritante. Il collegamento con la rigida figura materna e il superficiale rapporto con il padre (farfallone) offrono in corso d'opera una possibile spiegazione del rigetto viscerale del vincolo matrimoniale nella novella sposa.
Il pianeta Melancholia avanza e risulterà fatale simbolo di liberazione da depressione e angoscia, tanto che la più coraggiosa (come la luna influenza le maree, così pare che il pianeta influenzi Justine) risulterà proprio colei che fino a quel momento pareva la più vulnerabile. Arresa al suo destino, consapevole che non c'è via di scampo, la ragazza accetterà la (letterale) fine del mondo accompagnando gli altri per mano, con un'evidente inversione di ruoli rispetto alla prima parte della pellicola.
Al contrario, la coppia Gainsbourg-Sutherland finirà per passare dall'immagine solida e collaudata dell'inizio ad una scissione dei due individui con vigliacco gesto di dipartita da parte di lui. Particolare disprezzo per la figura del marito John/Sutherland, quindi, sarà inevitabile.
La bellezza intrinseca di "Melancholia" è la capacità che la pellicola ha di sviscerare il vero io delle persone. Alla resa dei conti i personaggi non potranno che rivelarsi per ciò che sono, seguendo la loro vera natura. Che sia l'influenza del pianeta o l'inarrestabile consapevolezza che tutto sta volgendo al termine, ognuno è costretto a confrontarsi con le proprie paure e le proprie domande, consapevole che il tempo a disposizione (per trovare le risposte) è decisamente breve. Il risultato sarà a tratti desolante, ma decisamente vero.
Ps. E' stato piacevole seguire la proiezione della pellicola in lingua originale, ma devo ammettere che la voce della Gainsbourg l'ho trovata spesso fastidiosa.
Pps. Il film ha vinto a Cannes 2011 il premio per la Miglior attrice Kirsten Dunst, che, dopo anni un po' appannati, torna in grande stile alla ribalta del cinema mondiale.
Consigli: Potente nelle immagini e fortissimo nel prologo, prosegue a ritmo lento. Non è una storia facile, ma può aiutare a porre interrogativi che, forse, normalmente non ci porremmo mai: io, se fossi al loro posto, cosa farei? Bella colonna sonora.
Parola chiave: Magic cave.
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domenica 30 gennaio 2011
Film 210 - Kill Me Please
Cinema a scatola chiusa. Nessuna idea sulla trama, neanche un vago spunto o indizio. A parte un titolo decisamente esplicito...

Film 210: "Kill Me Please" (2010) di Olias Barco
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Fabrizio
Pensieri: Questo film mi ha un po' spiazzato. All'inizio, non sapendo nulla della trama, mi sono fatto guidare dalle immagini. Poi, immaginato un percorso che avrebbe potuto seguire e sviluppare, ho atteso di capire dove in effetti si sarebbe andati a parare. Infine, amara sorpresa, la deviazione comico-grottesca con humor nero che mi ha lasciato abbastanza senza parole.
Da includere in questo mio pensiero, per dovere di cronaca, un ritorno in ufficio dopo quasi due settimane di assenza (e una vacanza alle Canarie nel mezzo), l'ambiente già di per sé non sempre allegro, l'argomento a sorpresa del film dopo una giornata stancante.
Le condizioni di visione, in effetti, non erano tra le più favorevoli. Il risultato, comunque, è stata una visione negativa. Sarà che non ero preparato ad un umorismo così nero o che, forse, speravo in un taglio più documentaristico - visto l'interessante argomento dell'eutanasia, la morte assistita in cliniche private, la possibilità e la necessità, a volte, di scegliere per sé stessi anche come andarsene - piuttosto che la virata da dark comedy, di fatto questa pellicola non mi ha soddisfatto.
Forse, ora, presa coscienza della natura di questo "Kill Me Please", rivedendolo ne avrei una visione differente, meno negativa. Il film è scritto bene, analizza lucidamente un argomento non facile e crea un vortice paradossale che, al di fuori del contesto, ha della genialità. Mi ha ricordato a tratti il "Ladykillers" dei Coen e "Idioti" di Lars von Trier. Spiazzante.
Ps. Il film ha vinto il Marc'Aurelio d'Oro della Giuria per il miglior film al Festival Internazionale del Film di Roma del 2010.
Consigli: Meglio essere preparati quantomeno sull'argomento del film. La conclusione, seppure pervasa da humor, non sarà facile da digerire.
Parola chiave: La Marsigliese.
Ric

Film 210: "Kill Me Please" (2010) di Olias Barco
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Fabrizio
Pensieri: Questo film mi ha un po' spiazzato. All'inizio, non sapendo nulla della trama, mi sono fatto guidare dalle immagini. Poi, immaginato un percorso che avrebbe potuto seguire e sviluppare, ho atteso di capire dove in effetti si sarebbe andati a parare. Infine, amara sorpresa, la deviazione comico-grottesca con humor nero che mi ha lasciato abbastanza senza parole.
Da includere in questo mio pensiero, per dovere di cronaca, un ritorno in ufficio dopo quasi due settimane di assenza (e una vacanza alle Canarie nel mezzo), l'ambiente già di per sé non sempre allegro, l'argomento a sorpresa del film dopo una giornata stancante.
Le condizioni di visione, in effetti, non erano tra le più favorevoli. Il risultato, comunque, è stata una visione negativa. Sarà che non ero preparato ad un umorismo così nero o che, forse, speravo in un taglio più documentaristico - visto l'interessante argomento dell'eutanasia, la morte assistita in cliniche private, la possibilità e la necessità, a volte, di scegliere per sé stessi anche come andarsene - piuttosto che la virata da dark comedy, di fatto questa pellicola non mi ha soddisfatto.
Forse, ora, presa coscienza della natura di questo "Kill Me Please", rivedendolo ne avrei una visione differente, meno negativa. Il film è scritto bene, analizza lucidamente un argomento non facile e crea un vortice paradossale che, al di fuori del contesto, ha della genialità. Mi ha ricordato a tratti il "Ladykillers" dei Coen e "Idioti" di Lars von Trier. Spiazzante.
Ps. Il film ha vinto il Marc'Aurelio d'Oro della Giuria per il miglior film al Festival Internazionale del Film di Roma del 2010.
Consigli: Meglio essere preparati quantomeno sull'argomento del film. La conclusione, seppure pervasa da humor, non sarà facile da digerire.
Parola chiave: La Marsigliese.
Ric
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