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giovedì 28 marzo 2024

Film 2263 - Steel Magnolias

Intro: Questo il film preferito di Jayce che, siccome non rivedevo da anni, ho acconsentito a guardare (per la prima volta in inglese).

Film 2263: "Steel Magnolias" (1989) di Herbert Ross
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Jayce
In sintesi: mi ha fatto piacere rivedere questo film di cui, devo dire, ricordavo poco e niente. Più strano ancora, però, è stato guardarlo in versione originale, con qualche difficoltà dettata dal marcato accento del sud di tutti i protagonisti.
A parte questo, comunque, un buonissimo prodotto figlio del suo tempo che, nonostante allo sguardo dello spettatore moderno potrebbe sembrare non avere niente di nuovo da dire, in realtà funziona ancora molto bene.
Film 310 - Fiori d'acciaio
Film 2263 - Steel Magnolias
Cast: Sally Field, Dolly Parton, Shirley MacLaine, Daryl Hannah, Olympia Dukakis, Julia Roberts, Tom Skerritt, Dylan McDermott, Kevin J. O'Connor, Sam Shepard.
Box Office: $96.8 milioni
Vale o non vale: Film corale dal cast pazzesco, una buona dose di comicità miscelata ad un'anima drammatica che colpisce specialmente dalla seconda metà della storia. Non leggero, ma ha i suoi buoni momenti.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior attrice non protagonista (Julia Roberts). 2 nomination ai Golden Globe per Miglior attrice protagonista drammatica (Sally Field) e attrice non protagonista (Roberts); 1 candidatura ai BAFTA per la Miglior attrice non protagonista (Shirley MacLaine).
Parola chiave: Gravidanza.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 25 maggio 2021

Film 2008 - Erin Brockovich

Intro: La giornata era difficile e avevo bisogno di una distrazione che sapevo efficace al 100%.

Film 2008
: "Erin Brockovich" (2000) di Steven Soderbergh
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: pur non essendo un capolavoro senza tempo, "Erin Brockovich" ha comunque conquistato negli anni il suo spazio tra i titoli che si ricordano della storia moderna del cinema. Sarà che la storia con happy ending funziona, sarà che Julia Roberts qui è perfetta e indimenticabile, di fatto il film di Soderbergh è uno di quelli di cui ti ricordi facilmente l'esistenza e che non è mai faticoso da riguardare. Senza contare che, essendo tratto da una storia vera, il racconto rimane ancora più impresso. Davvero una bella pellicola.
Film 414 - Erin Brockovich - Forte come la verità
Film 2008 - Erin Brockovich
Cast: Julia Roberts, Albert Finney, Aaron Eckhart, Marg Helgenberger, Tracey Walter, Peter Coyote, Cherry Jones, Conchata Ferrell, Michael Harney.
Box Office: $256.3 million
Vale o non vale: L'argomento è serio (e vero), eppure "Erin Brockovich" non è un film pesante o complesso da seguire. C'è una leggerezza nella protagonista che aiuta lo spettatore a seguire la trama con interesse e genuino coinvolgimento. Una leggerezza che, però, non è assolutamente superficialità. Al contrario, il film riesce a veicolare alla perfezione il suo messaggio, senza mai confondere lo spettatore nonostante la terminologia legale o quella media. Un ottimo risultato per una pellicola che, intelligentemente, ruota tutta attorno al potere magnetico della sua eroina. Senza contare che quella qui è certamente una delle interpretazioni di Julia Roberts più iconiche.
Premi: Candidato a 5 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura originale e attore non protagonista (Finney), ha vinto quello per la Miglior attrice protagonista (Roberts). 4 nomination ai Golden Globes (film, regia, attore non protaginsta) ha vinto per la Miglior attrice drammatica. Julia Roberts ha vinto anche il BAFTA per la Miglior attrice, mentre il film è stato candidato in altre 5 categorie (film, regia, attore non protagonista, sceneggiatura originale e montaggio).
Parola chiave: Documenti.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 27 maggio 2019

Film 1599 - Closer

Intro: Avevo visto questa pellicola una sola volta al cinema quando era uscita e ultimamente mi era tornata la voglia di rivederla, così alla prima occasione buona ne ho approfittato.
Film 1599: "Closer" (2004) di Mike Nichols
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: amare e farsi del male. Praticamente questa la trama di "Closer", pellicola palesemente tratta da un'opera teatrale, eppure inaspettatamente immune alla logica da interno cara al teatro;
credo che "Closer" sia un film interessante e ben realizzato, anche se troppo spesso devoto all'eccessiva drammatizzazione, il che alla lunga può stancare. Capisco che si voglia descrivere un tipo di amore che tende a mettere in pratica la scelta sbagliata, ma con questo si rischia molto spesso di mettere in scena una serie di comportamenti antipatici e poco realistici. Poi, si sa, è un'opera di finzione e va bene esplorare attraverso l'esagerazione territori altrimenti nella vita meno comuni, però mi chiedo quante volte si possa tornare sui propri passi in nome di una relazione. Della serie: prendete una decisione e conviveteci. Detto questo, ho comunque apprezzato l'opera nel suo insieme grazie all'ottima regia di Nichols e la performance corale dei quattro protagonisti. E poi vogliamo parlare di quanto sia bella la locandina?
Cast: Julia Roberts, Jude Law, Natalie Portman, Clive Owen.
Box Office: $115 milioni
Vale o non vale: Un drammone romantico che analizza il rapporto a 4 tra due coppie che scoppiano, per riassortirsi e rimescolarsi con il procedere della trama. Non per ogni occasione, ma comunque un buon film.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per le performance degli attori protagonisti (Portman e Owen) che, per la stessa categoria, hanno vinto entrambi il Golden Globe (su 5 nomination tra cui Miglior regia e film); Owen ha vinto anche il BAFTA come Miglior attore non protagonista sulle 3 nomination ricevute nel complesso dal film (anche sceneggiatura e attrice non protagonista).
Parola chiave: Tradimento.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 20 maggio 2019

Film 1588 - Mother's Day

Intro: Non che lo vorresti rivedere, ma ogni tanto anche i film orrendi ritornano...
Film 1588: "Mother's Day" (2016) di Garry Marshall
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: Film 1186 - Mother's Day
Cast: Jennifer Aniston, Kate Hudson, Shay Mitchell, Julia Roberts, Jason Sudeikis, Britt Robertson, Héctor Elizondo, Timothy Olyphant, Jack Whitehall, Margo Martindale, Sarah Chalke, Jennifer Garner, Aasif Mandvi, Jessi Case.
Box Office: $48.4 milioni
Vale o non vale: Assolutamente dimenticabile.
Premi: Candidato a 2 Razzie Award per Peggior attrice (Roberts) e Peggior attrice non protagonista (Hudson).
Parola chiave: Televendita.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 ottobre 2018

Film 1516 - Wonder

Intro: I was curious to see this movie, an unexpected huge box office hit that I didn't know anything about until it hit the theatres.
Film 1516: "Wonder" (2017), Stephen Chbosky
Watched: my laptop
Language: English
Watched with: Fre
Briefly: a nice movie with an heartwarming story, "Wonder" works well thanks to its cast. Jacob Tremblay is a talented young actor (he's Brie Larson kid in "Room") able to lead this project on his own shoulders; Julia Roberts and Owen Wilson are an unexpectedly well matched married couple on the screen and, of course, they know how to act;
apart from the acting point of view, this picture is filled with feel-good vibes and good intentions, even though you can tell from the start where the plot is gonna lead you. You know that the poor kid with the facial deformity (Treacher Collins syndrome) will struggle at school, as you already know that at the end he will find he's way through the pain. He'll be always different, but he'll manage to make friends and survive his first school year. So, as I was saying, "Wonder" tells you a great story, even an empowering one, but fails to deliver something new to watch.
Cast: Julia Roberts, Owen Wilson, Jacob Tremblay, Mandy Patinkin, Daveed Diggs, Izabela Vidovic.
Box Office: $305.9 milion
Worth watching?: The perfect choice if you're looking for a decent movie with a feel-good vibes heart. It is based on the 2012 novel of the same name by R. J. Palacio.
Awards: Nominated for 1 Academy Award (Best Achievement in Makeup and Hairstyling) and 1 BAFTA Award (Best Make Up/Hair).
Key word: Friendship.

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Bengi

venerdì 25 agosto 2017

Film 1403 - Nemiche amiche

Non che fremessi per vederlo, ma le opzioni erano questo film e "Carnage" che avevo già visto, per cui ci siamo concentrati sull'opzione sconosciuta ad entrambi.

Film 1403: "Nemiche amiche" (1998) di Chris Columbus
Visto: dal computer di Claudia
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: Mi aspettavo di peggio. Certo non è esattamente il mio genere di film, ma ammetto che la prospettiva di una storia sull'ennesima famiglia sfasciata con matrigna annessa e, in più, pure la malattia terminale non mi riempisse di gioia. In realtà per una certa parte di racconto i toni sono quasi da commedia, con una castrante figlia maggiore adolescente e costantemente incazzata (Jena Malone) a fare da parafulmine per una trama altrimenti banalmente piatta. Lei, intrusa nuova compagna del padre, tenta di fare del suo meglio nei panni della matrigna, ma spesso fallisce a causa di inesperienza e ritmi di lavoro. L'altra, ovvero l'ex moglie, è una donna indipendente e forte, leonessa che protegge la prole. Loro sono Julia Roberts e Susan Sarandon, una coppia di brave attrici qui sacrificate in una vicenda banale e un po' sciapida che, però, sono sicuro non ha mancato di emozionare il tipo di pubblico cui questo prodotto è (sapientemente) indirizzato. Non c'è da stupirsi, quindi, che non manchi i toni drammatici, sottolineati non solo dai fallimenti del personaggio della Roberts nel prendersi cura dei ragazzi, ma e soprattutto nella difficoltà della gestione delle nuove dinamiche familiari oltre che, naturalmente, l'inaspettata intromissione della questione di salute. Inutile dire che non mancherà il finale agrodolce.
Detto questo, "Stepmom" è un film parzialmente riuscito. Fa centro quando si tratta di consegnare al pubblico esattamente quello che promette, eppure il cast così ricco e pieno di talenti si meritava un prodotto meno mediocre (e arrabbiato).
Ps. Susan Sarandon candidata al Golden Globe per la Miglior attrice drammatica.
Cast: Julia Roberts, Susan Sarandon, Ed Harris, Jena Malone, Liam Aiken, Lynn Whitfield.
Box Office: $159.7 milioni
Consigli: Non esattamente una scelta per tutte le occasioni considerati tematiche e toni, senza contare che si tratta di un titolo esplicitamente rivolto al pubblico femminile. Al di là di ciò, un film che si può vedere nel momento in cui si sia pronti a intraprendere un viaggio di 2 ore nelle complicate vite della classica famiglia perfetta americana che esplode, ma non rinuncia a tutta quella serie di convenzioni che la società perbene richiede.
Parola chiave: Cancro.

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Bengi

giovedì 26 gennaio 2017

Razzie Awards 2017: nomination e vincitori

Solitamente, è vero, sono le nomination ai Razzie ad uscire prima di quelle degli Oscar, ma quest'anno è stato tutto molto particolare e già che sono riuscito a pubblicare il consueto post sulle nomination degli Academy Awards nonostante 38 di febbre è stato un miracolo. Quindi eccole, in ritardo, anche le candidature ai Razzie di questo 2017. Ovvero il peggio del peggio. Circa.
Come da tradizione i vincitori saranno svelati la sera prima degli Oscar, quindi l'appuntamento è per sabato 25 febbraio per scoprire a chi andranno i famigerati lamponi (io quoto moltissimo il documentario su Hillary)!

37th Golden Raspberry Awards

Worst Picture
Batman v Superman: Dawn of Justice
Dirty Grandpa
Gods of Egypt
Hillary’s America: The Secret History of the Democratic Party
Independence Day: Resurgence
Zoolander No. 2

Worst Actor
Ben Affleck / Batman v Superman: Dawn of Justice
Gerard Butler / Gods of Egypt & London Has Fallen
Henry Cavill / Batman v Superman: Dawn of Justice
Robert De Niro / Dirty Grandpa
Dinesh D’Souza [as Himself] Hillary’s America: The Secret History of the Democratic Party
Ben Stiller / Zoolander No. 2

Worst Actress
Megan Fox / Teenage Mutant Ninja Turtles: Out of the Shadows
Tyler Perry / Boo! A Madea Halloween
Julia Roberts / Mother’s Day
Becky Turner [as Hillary Clinton] Hillary’s America: The Secret History of the Democratic Party
Naomi Watts / Divergent Series: Allegiant & Shut-In
Shailene Woodley / Divergent Series: Allegiant

Worst Supporting Actress
Julianne Hough / Dirty Grandpa
Kate Hudson / Mother’s Day
Aubrey Plaza / Dirty Grandpa
Jane Seymour / Fifty Shades of Black
Sela Ward / Independence Day: Resurgence
Kristen Wiig / Zoolander No. 2

Worst Supporting Actor
Nicolas Cage / Snowden
Johnny Depp / Alice Through the Looking Glass
Will Ferrell / Zoolander No. 2
Jesse Eisenberg / Batman v Superman: Dawn of Justice
Jared Leto / Suicide Squad
Owen Wilson / Zoolander No. 2

Worst Screen Combo
Ben Affleck & His BFF (Baddest Foe Forever) Henry Cavill / Batman v Superman: Dawn of Justice
Any 2 Egyptian Gods or Mortals / Gods of Egypt
Johnny Depp & His Vomitously Vibrant Costume / Alice Through the Looking Glass
The Entire Cast of Once Respected Actors / Collateral Beauty
Tyler Perry & That Same Old Worn Out Wig / Boo! A Madea Halloween
Ben Stiller and His BFF (Barely Funny Friend) Owen Wilson / Zoolander No. 2

Worst Director
Dinesh D’Souza and Bruce Schooley / Hillary’s America: The Secret History of the Democratic Party
Roland Emmerich / Independence Day: Resurgence
Tyler Perry / Boo! A Madea Halloween
Alex Proyas / Gods of Egypt
Zack Snyder / Batman v Superman: Dawn of Justice
Ben Stiller / Zoolander No. 2

Worst Prequel, Remake, Rip-off or Sequel
Alice Through the Looking Glass
Batman v Superman: Dawn of Justice: Dawn of Justice
Fifty Shades of Black
Independence Day: Resurgence
Teenage Mutant Ninja Turtles: Out of the Shadows
Zoolander No. 2

Worst Screenplay
Batman v Superman: Dawn of Justice
Dirty Grandpa
Gods of Egypt
Hillary’s America: The Secret History of the Democratic Party
Independence Day: Resurgence
Suicide Squad


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Bengi

mercoledì 10 agosto 2016

Film 1186 - Mother's Day

Un sabato sera al cinema in compagnia di un titolo non esattamente raccomandabile. E ho pure pagato!

Film 1186: "Mother's Day" (2016) di Garry Marshall
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Ultimo appuntamento cinematografico con il recentemente scomparso Garry Marshall che lascia come definitivo saluto al mondo una pellicola banale e trita, pur non così pessima come mi immaginavo all'inizio.
Caratterizzato dal solito duo Julia Roberts + Héctor Elizondo post "Pretty Woman" (cui Marshall diresse), questa commedia sulla festa della mamma, le madri, l'amore, la famiglia più o meno tradizionale, il razzismo, l'omofobia, il lutto, la grande nazione americana, i sentimenti, la scoperta di sé, ecc ecc ecc ecc ecc è un mix di cliché tanto prevedibile quanto già visto, anche se nel complesso il risultato finale non è così terrificante. Mi spiego meglio: è una pellicola insulsa, ma meglio di altre boiate viste di recente. Non so se sia un valore di fatto, di sicuro all'uscita dalla sala la cosa mi ha colpito. O, forse, semplicemente mi aspettavo un prodotto talmente brutto, che alla fine mi è parso meno peggio di quanto in realtà non sia.
In ogni caso è evidente che si tratti di un tentativo commerciale fallito, sia perché l'incasso è ridicolo (20 milioni per produrlo), sia perché non ha avuto alcun impatto sull'audience globale. La formula post "Pretty Woman" aveva già cominciato a non pagare più da un pezzo, i film corali di Marshall non hanno certo niente a che vedere con i capolavori di Altman e la Roberts, pur rimanendo la stella internazionale quale è da decenni, dovrebbe valutare meglio a quali pellicole scegliere di prendere parte, anche solo quale favore al regista che l'ha davvero lanciata. "Mother's Day" non è certo un titolo da ricordare, né una commedia vagamente brillante o innovativa. Sarà ricordata per il cast assortito, la smielata banalità e il terribile caschetto imposto alla Roberts senza alcun motivo valido.
Film 1588 - Mother's Day
Cast: Jennifer Aniston, Kate Hudson, Julia Roberts, Jason Sudeikis, Timothy Olyphant, Britt Robertson, Héctor Elizondo, Jack Whitehall, Shay Mitchell, Margo Martindale, Sarah Chalke, Jennifer Garner, Aasif Mandvi, Jessi Case.
Box Office: $43.8 milioni
Consigli: Piatto e prevedibile, ma certamente innoquo. Si può guardare e certamente i fan di uno qualunque degli attori presenti non potranno esimersi dal vederlo, anche se davvero siamo di fronte al niente di che a volte un po' inensato (non si capisce perché un uomo adulto dovrebbe vergognarsi di scrivere la parola 'assorbendi' sulla lista della spesa).
Parola chiave: Affetti.

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Bengi

giovedì 4 agosto 2016

Film 1183 - Il rapporto Pelican

Netflix mi proponeva una serie di pellicola tra le quali ho scelto questa.

Film 1183: "Il rapporto Pelican" (1993) di Alan J. Pakula
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Al di là del fatto che sia altamente inverosimile, questo rapporto Pelican è una barba.
Per essere un thriller è davvero troppo sbrodolato e le scene d'azione sono quelle che sono. Mi pare che le 2 ore e (quasi) mezza di pellicola si prendano troppo tempo per raccontare una storia ampiamente sforbiciabile. Fosse stato così probabilmente la pellicola avrebbe preso una piega più dinamica e interessante, riuscendo nell'intento di accelerare il ritmo cardiaco dello spettatore che, invece, qui si trova confuso dalle atmosfere tipiche del genere in commistione con una serie di elementi fuori fuori target: un'ampia documentazione e ricerca giornalistica, parrucche alla "Pretty Woman" e un istinto alla fuga che neanche Carmen Sandiego. Insomma, tutto un po' troppo e per un risultato finale che non è nemmeno così interessante. Della serie: chi ha assassinato i due giudici della Corte Suprema? Alla fine della pellicola allo spettatore non interessa nemmeno più.
Storia a parte, la Roberts in questi panni non mi piace - la Bullock forse sarebbe stata più incisiva - e, a costo di risultare sciocco, ammetto che nel momento dell'esplosione della macchina con il suo amato dentro, il primo piano di Julia mi ha fatto veramente ridere. Non molto drammatico, insomma. Denzel Washington fa la sua parte con mestiere, ma nemmeno lui mi è parso così incisivo. Insieme a loro uno stuolo di altre oggi un po' più big star di Hollywood come Tony Goldwyn ("Scandal") e Stanley Tucci ("Hunger Games", "Il diavolo veste Prada") che, però, nell'insieme qui non so perché risultato tutti simili l'uno all'altro andando a creare un effetto solamente disorientante.
Insomma, davvero non ho apprezzato.
Cast: Julia Roberts, Denzel Washington, Sam Shepard, John Heard, Tony Goldwyn, James B. Sikking, William Atherton, Robert Culp, Stanley Tucci, Hume Cronyn, John Lithgow.
Box Office: $195.3 milioni
Consigli: Tratto dal romanzo di John Grisham, tra tutti i titoli della Roberts e Washington decisamente non il più indimenticabile. Solo per i loro fan o chi sia davvero motivato.
Parola chiave: Pellicano bruno.

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Bengi

mercoledì 15 giugno 2016

Film 1160 - Money Monster - L'altra faccia del denaro

Il film lo offriva la 3. La curiosità c'era. Dunque non ho esitato e mi sono fiondato al cinema!

Film 1160: "Money Monster - L'altra faccia del denaro" (2016) di Jodie Foster
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Non voglio dire che la carriera come attrice di Jodie Foster sia finita e per questo motivo si sia data alla regia, ma è innegabile che negli ultimi tempi la recitazione non riguardi le sue priorità (l'ultimo ruolo risale al 2013 di "Elysium"). Per quanto riguarda la sedia da direttore di tutta la "baracca", invece, l'impegno si è intensificato: al suo quarto lungometraggio, l'attrice 2 volte premio Oscar di recente ha anche diretto due episodi di "Orange Is the New Black" (per uno dei quali è stata candidata all'Emmy) e uno per "House of Cards". Insomma, mi pare sia più proiettata a stare dietro alla macchina da presa, piuttosto che davanti. Poco male, questo "Money Monster" mi è sembrato un netto miglioramento rispetto al precedente "Mr. Beaver".
Innanzitutto il tema trattato è decisamente più complesso e sfaccettato e presenta una vicenda certamente non facile; in secondo luogo il piglio, la regia e la realizzazione nel complesso di questa pellicola dimostra una maturità e una professionalità diverse rispetto all'ultimo precedente lavoro. Senza contare - ma questo è marginale - che gli attori qui presenti, nelle due figure dei protagonisti, sono di fatto stelle di Hollywood senza se e senza ma, che piacciano o meno: di conseguenza la risonanza mediatica, insieme alla presentazione ufficiale all'ultimo festival di Cannes, ha portato a questo titolo un certo risalto fino ad ora mancato agli appuntamenti da regista della Foster.
Contesto a parte, "Money Monster" vive di un feroce inizio della storia, capace di suscitare non poca suspense che, giocoforza, si perde in un finale che forse chiama in ballo troppe cose rispetto alla linearità narrativa intrapresa. Insieme all'inca***tissimo Jack O'Connell - sempre una valida scelta -, mi ha particolarmente sorpreso scoprire una Julia Roberts davvero in gran forma. Dove Clooney scimmiotta una conduzione volgarotta, veloce e moderna di un programma del mattino incentrato sull'economia, la Roberts risulta particolarmente credibile nel ruolo di regista dello stesso, capace tra l'altro di suscitare le simpatie di un pubblico che forse da un po' troppo aveva dimenticato che anche lei, in fondo, sappia recitare.
Il mix di elementi tirati in ballo qui, comunque, riesce a catturare a sufficienza l'attenzione di chi guarda, pur perdendo un po' di mordente, come si diceva, verso la fine. Quando si capisce chi sia davvero il cattivo della situazione, un po' della "magia" originale, un po' dello stordimento da linguaggio economico, un po' della tensione da presa in ostaggio che si era venuta a creare cede il passo ad un più scontato epilogo con annessa morale, monito a Wall Street e ciò che, in negativo, può rappresentare. Forse da questo punto di vista mi aspettavo un po' di più, ma in generale, comunque, non un titolo malvagio.
Cast: George Clooney, Julia Roberts, Jack O'Connell, Dominic West, Giancarlo Esposito, Caitriona Balfe.
Box Office: $76 milioni
Consigli: Julia Roberts convincente, Clooney non particolarmente incisivo, ritmi incalzanti da thriller moderno, tutto giocato tra dirette tv, reality, manipolazione dei media e del mercato globale. Non c'è male per quanto riguarda gli elementi sfoderati da questo "Money Monster" che non brillerà per originalità, ma riesce nell'intento di intrattenere e, soprattutto nel primo tempo, a lasciare stordito lo spettatore che cerca incuriosito la spiegazione del gesto estremo che sta dietro la premessa iniziale: e se un uomo armato prendesse in ostaggio il conduttore di un programma televisivo durante la diretta? Per la risposta, cercate questo film.
Parola chiave: IBIS.

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Bengi

giovedì 25 dicembre 2014

Film 841 - Pretty Woman

Alla scoperta della carriera cinematografica di Julia Roberts - Atto terzo.

Film 841: "Pretty Woman" (1990) di Garry Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Pretty woman, walking down the street
Pretty woman, the kind I'd like to meet"
Una canzone famosissima per un film ancora più famoso, addirittura di culto. "Pretty Woman" è la storica pellicola che ormai più di 20 anni fa lanciò letteralmente nell'olimpo delle star mondiali la Roberts e Richard Gere, un duo che, tra l'altro, saprà bissare il clamoroso successo sul grande schermo grazie alla successiva commedia romantica sempre diretta da Garry Marshall: "Se scappi, ti sposo" (pellicola che, parentesi degenerativa tutta italiana, ha avuto l'infausto merito di inaugurare la tutt'ora attiva stagione del 'se... ti'. Esempi celebri "Se mi lasci ti cancello", "Se sei così ti dico sì", "Se ti investo mi sposi?" e altre fregnacce simili).
Tornando a noi, "Pretty Woman" è uno di quei film che DEVI aver visto, che sai a memoria, che non manca nella tua collezione di dvd, che richiama una serie di ricordi, che ha fatto sognare un paio di generazioni. Tutte cose che, fino a qualche settimana fa, per me erano solo vuote parole, frasi celebri più volte pronunciate da amici prima di apostrofarmi stupefatti: "Come non lo hai mai visto?!".
A questa sconcertante verità si è dovuto porre rimedio, cosicché non si dica più che mi manchi un tassello fondamentale della cultura pop anni 90, esempio perfetto di cinema di massa che collega alla perfezione le due decadi fra cui è a cavallo.
La nostra Vivian Ward, signorina allegra della strada, è una che ha un gran fisico e chiacchiera a manetta, colpisce per il giga-sorriso ma ancora di più per il volume della chioma e, successivamente, delle parolacce che spara. Vivian è forgiata dalla strada da cui proviene, si è adattata giocoforza e ora è quello che è: una con degli stivali alla coscia e un vestitino che è il risultato dell'incrocio tra l'elastan e un buco nero.
Al contrario, Edward Lewis è uno che può permettersi tutto - anche la strada, ovviamente - ma è scontento della sua vita, almeno da un certo punto di vista. Ma non solo, perché è anche onesto e con uan certa morale per gli affari, che sopraggiunge dopo, a dire il vero, che la morale puritana è stata scaricata sul marciapiede.
Questi due tipi umani sono la ciliegina e la torta, un connubio perfetto di amore in divenire che saprà diventare non solo reale, ma anche cult. Ed è così che si forgia una carriera: con ruoli forti e un titolo stellare. I due signori in carrozza a questo giro, Roberts e Gere, sapranno fare tesoro di questo mantra della vita, finendo più volte a rivestire panni decisamente simili in titoli decisamente romantici, il tutto per un'eterna spirale che, vissuta al contrario, riporterà sempre e comunque al punto di partenza: questo.
E allora diciamolo pure che "Pretty Woman" tutto sommato mi è piaciuto, mi ha divertito e intrattenuto. Ho amato questa Julia scurrile e bagascia (all'acqua di rose però) impreziosita di Chanel e desiderosa di riscatto sulle commesse frigide. E' naturale che questo ruolo femminile così forte mi abbia ricordato quello di "Erin Brockovich" e la naturale congiunzione è stata ben gradita. Gere, dal canto suo, era già "Ufficiale e gentiluomo", ma anche e soprattutto un "American Gigolo", titolo che lo avvicina di molto alla protagonista qui. E comunque bisogna concedergli che fosse proprio un bell'uomo.
Tutto sommato, quindi, pollice in su per questo titolo di riferimento del cinema moderno, classico esempio di come il mainstream riesca sempre a farla da padrone al pari del lieto fine. Che c'è anche qui, ma poi che ve lo dico a fare? Lo sapevate già da molto, molto più tempo di me.
Ps. Questo ruolo è valso alla Roberts la sua seconda nomination all'Oscar e il suo secondo Golden Globe vinto di fila. I precedenti erano stati, alle rispettive cerimonie del 1990, per "Fiori d'acciaio".
Box Office: $463,407,268
Consigli: Tra i film migliori per le feste. Non perché abbia un particolare spirito natalizio, pasquale o di fine anno, ma semplicemente perché è un titolo per tutte le occasioni. Ci si siede sul divano, si fa partire il film e si lascia che la storia ci coinvolga, ci rilassi, ci faccia dimenticare che poi, se ci pensiamo un attimo, la festa è già finita. E allora va bene, sognano ancora un po'. Con Julia, che riesce quasi sempre a farcelo fare.
Parola chiave: Baciare con la lingua.

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Bengi

giovedì 18 dicembre 2014

Film 835 - A letto con il nemico

Recuperiamo la filmografia di Julia Roberts - Atto secondo.

Film 835: "A letto con il nemico" (1991) di Joseph Ruben
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "A letto con il nemico" è un titolo molto seducente per una storia che, però, non lo è nei fatti. La sottintesa tensione sessuale che pare promettere, traveste di pathos "a luci rosse" un racconto in realtà incentrato sugli abusi domestici subiti dal personaggio femminile principale.
Julia Roberts è Laura Burney seviziata e mortificata moglie di un tizio col baffo a cavallo tra gli '80 e i '90 che appare super tonico durante gli allenamenti casalinghi, ma appena si veste sembra mio nonno, il che riduce un pelino l'effetto timore. Tra l'altro, bisogna aggiungere, sarà quel baffo preciso o quel capello un po' così, di fatto il nostro innamorato dal pugno facile ha anche un gran fiuto per quanto riguarda l'arte di risolvere i misteri: da una lampadina rotta riuscirà a dedurre quello che 10 anni dopo Gil Grissom riesce a dedurre da uno starnuto. Che l'FBI lo contatti.
In questa cornice di (un po' superficiale) contestualizzazione matrmoniale che definire infelice è mettarla giù bene, la nostra beniamina cercherà giustamente una via di fuga alla prima occasione. Si presenterà con la scusa di una gita in barca durante una tempesta (...) che praticamente ribalterà la barca ma non annegherà la nostra Laura, fino a due giorni prima incapace di nuotare ed ora olimpionica sirena dalla bussola stellare. Guadagnerà la riva, come la promessa di una ritrovata libertà.
L'incubo sembra finito: nuovo nome, nuova casa, nuovo uomo. Poi, però, di nuovo incubo col ritorno di baffetto e della sua ossessione per gli asciugamani perfettamente allineati. Ed è qui che il film prende una piega fastidiosa, più del fatto che fino a quel momento si era basato sul grande valore semplificatore del cliché: Laura dovrà lottare per la sua vita in uno scontro che si capisce fin da subito sarà decisivo. O lei o gli anni '80 (leggi baffetto). Eppure, nonostante la nostra protagonista abbia dimostrato più volte di avere la volontà di ricominciare per sottrarsi ai sopprusi, alla violenza, alla sottomissione e al degrado cui era sottoposta, eppure, si diceva, nel momento di reagire e lottare per sé stessa si accascia e si lascia atterrire. Sopravvive solo perché la pistola è scarica, non perché lei lotti per la sua vita. E allora, scusate, ma qual è il senso di questa storia? Non c'è mica Woody Allen e il suo rimbalzo di anello a rallentatore qui, non si può lasciare al caso l'emissione del verdetto. Io voglio una Julia che lotta, una futura Erin Brockovich che non si lasci sopraffare dalla paura di un ricordo, un fantasma passato tornato a reclamare la sua vittima d'amore.
Questo aspetto fatalista di Laura non mi è per nulla piaciuto e, anzi, ho trovato che passi un messaggio - sempre che ci fosse, forse sono io che cerco troppo e chiedo troppo a un prodotto come "Sleeping with the Enemy" - di infelice vittimismo e succube sottomissione all'uomo e agli eventi che non dovrebbe essere permesso alla protagonista di una storia del genere. O almeno non a una protagonista che ha già ampiamente abbracciato un atteggiamento reattivo e propositivo nella prima parte del racconto.
Questo scivolone francamente poco felice e il risultato finale mediocre non mi hanno fatto particolarmente apprezzare questa pellicola. Nemmeno Julia mi sembrava tanto ispirata. Però era carina.
Box Office: $174,999,005
Consigli: L'atmosfera è ancora molto 80s e le cotonature di Julia ne sono la felice testimonianza. Il baffetto furbetto, tornato recentemente alla ribalta, è piacevolissimo da notare tutte le volte che il suo possessore appare in scena. Per il resto non c'è molto da dire su questa pellicola, esempio piatto di thriller psicologico, genere francamente un po' estraneo alla Roberts e motivo per il quale ero tanto interessato a questo prodotto. Manca pathos e una contestualizzazione che vada oltre lo spintone o il pugno. La sofferenza psicologica non crea abbastanza empatia, il disturbo mentale è caricaturale, la scena madre frettolosa. E' tutto giocato sulla presenza della Star, una Roberts con già all'attivo 2 nomination all'Oscar, e la legittimazione di tale status attraverso un bottheghino ricco (solo 19 milioni per produrlo) e la presenza dell'attrice come unica veramente riconoscibile del cast. Ti piace vincere facile?
Di fatto si fa vedere senza difficoltà, ma non è nulla di che.
Parola chiave: Fede nuziale.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 10 dicembre 2014

Film 831 - Mystic Pizza

Una commedia romantico-generazionale per pranzo è sempre una buona idea!

Film 831: "Mystic Pizza" (1988) di Donald Petrie
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Innamorato come sono delle pellicole generazionali anni '80 non potevo non recuperare questo titolo che costituisce uno dei primi ruoli importanti di Julia Roberts, attrice che cerco di riscoprire ultimamente dagli albori della sua carriera. Il tentativo è quello di cercare di superare la mia diffidenza nei suoi confronti - ultimamente non mi è troppo congeniale - e riscoprirne successi e motivazioni di questi ultimi. E, anche se è chiaro che su tutti la vaporosa Julia spiccasse, devo dire che "Mystic Pizza" è stata un'esperienza deludente.
Come sempre quando ci si catapulta indietro di quasi trent'anni, è necessario allinearsi al 'modo di fare cinema' di quel momento, in particolare familiarizzare con un linguaggio narattivo-simbolico abbastanza differente da quello odierno. Ma fin qui il problema non sussite. La vera delusione, forse, per quanto mi riguarda è scaturita dal paragone. La locandina di questo film mi ha ricordato inevitabilmente quelle di "Breakfast Club" o "St. Elmo's Fire" sia per età che per numero di protagonisti, quindi il rimando a quelle pellicole è stato immediato. Di qui a ripensare a "Mannequin", "Sixteen candles - un compleanno da ricordare", "Bella in rosa" o "L'ammiratore segreto" il passo è stato breve.
Nonostante nessuno dei citati sia un capolavoro, li ho però trovati tutti piacevoli - quale più quale meno -, simpatici esempi di un tempo e una cultura che, per quanto relativamente vicina, è già ampiamente evoluta. Qui, invece, non mi sono particolarmente divertito e anzi ho trovato l'insieme un po' noioso e incapace di creare quella connessione con il pubblico che eleva anche prodotti qualitativamente meno "alti" al rango di cult. Nessuno dei protagonisti è particolarmente interessante, né così ampiamente definibile da un cliché da risultare adatto ad un prodotto commerciale come questo. Le 3 figure maschili sono come ombre, presenti semplicemente per necessità naturali a completare quel 50% della coppia che la sola parte femminile non può ricoprire. Queste ultime 3 (Annabeth Gish, Julia Roberts, Lili Taylor), amiche per la pelle - le prime due anche sorelle -, sono una l'opposto dell'altra ma cercano esattamente la stessa cosa: l'amore vero e cosa farne della propria vita. Lavorando nella stessa pizzeria - da cui il titolo - finiranno per intrecciare ancora di più le loro vite, rendono il ristorante locale anche luogo di aggregazione e fulcro attorno al quale finirà per ruotare la vicenda. Non a caso il lieto fine ci sarà anche per la rotonda proprietaria nonché autrice di una particolare pizza dalla misteriosa ricetta.
Nonostante tutto, comunque, la trama fallisce a mio avviso nel tentativo di creare quella situazione, quell'atmosfera in grado di suscitare nel pubblico il desiderio di far parte del gruppo di protagonisti (come, invece, accade per esempio in "The Breakfast Club"). Per questo motivo ho trovato più deludente la visione della pellicola, di fatto meno coinvolgente.
Box Office: $12,793,213
Consigli: Pellicola che fa parte di quel genere che Wikipedia mi insegna chiamarsi "coming-of-age" (gli americani hanno un nome per tutto), è uno degli svariati tentativi degli studios di rappresentare gli adolescenti anni '80 al cinema raccontandone amori, speranze, miti e contraddizioni. Questo "Mystic Pizza", per quanto innocente e assolutamente guardabile, non è tra gli esempi più riusciti che ho visto fino ad ora, nonostante in effetti il film sia riusciuto a ritagliarsi la sua nicchia all'interno della cultura popolare. Si vede, ma c'è di meglio.
Parola chiave: "Everyday Gourmet".

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 6 novembre 2014

Film 811 - The Normal Heart

Se ne è fatto un gran parlare e non vedevo davvero l'ora di farmene un'opinione!

Film 811: "The Normal Heart" (2014) di Ryan Murphy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "The Normal Heart" mi ha spezzato il cuore.
E' chiaro, il mio coinvolgimento emotivo è stato sicuramente aumentato da motivazioni personali, ma lo strazio, il dolore, la disperazione e lo smarrimento che questo film per la tv porta a galla è qualcosa che ti lascia a pezzi.
E' bene, quindi, mettere subito in conto che la visione di questa produzione HBO firmata Ryan Murphy non sarà una passeggiata: sono gli anni '80, siamo a New York e la comunità gay si sta ammalando di AIDS. Muoiono a migliaia, ma l'emancipazione del mondo omosessuale è ancora acerba e i gay sono 'froci' o 'checche' agli occhi dell'opinione pubblica, ancora bidimensionali e caricati a macchietta. L'epidemia è gravissima e si pensa che solo nella comunità il virus si diffonda, il che contribuisce ad alimentare un'idea di promiscuità e lascività di costumi che spaventa chi quella comunità non la frequenta e non la conosce. Per carità, di sesso se ne faceva eccome, però, come si sa, non solo gli omosessuali uomini sono a rischio di contagio.
In questo scenario umanamente apocalittico si muove Ned Weeks - un bravissimo Mark Ruffalo che si meritava almeno l'Emmy, chissà il Golden Globe -, scrittore grazie al quale comincia a farsi sentire la voce proprio di quella comunità ghettizzata. Essere ascoltati non è per nulla facile e, anzi, sembrano più le sconfitte che le vittorie. Il suo approccio preciso e dettagliato spaventa, i suoi modi schietti e le sue richieste intimoriscono chi dovrebbe ascoltare o aiutare. Ci sarà, quindi, per tutto il film una differenza d'approccio tra quello di Ned e quello portato avanti e voluto dall'organizzazione che contribuisce a fondare, la "Gay Men's Health Crisis": da una parte il temperamento forte e l'animo indignato e fiero dello scrittore, dall'altro un tentativo più tranquillo e mediato di ottenere l'attenzione dei potenti per tentare un dialogo con loro che porti a dei frutti, seppur in sordina.
Vedere una pellicola come questa con, sulle spalle, il peso di un'esperienza che 30 anni di distanza porta con sé crea sicuramente e fin da subito una simpatia per il povero Ned, vittima della sua stessa creatura solo perché più coraggioso degli altri. Immagino, però, che dovendo vivere allora una situazione così delicata portasse a non poter semplicemente scegliere la via più idealisticamente coraggiosa. Trovare una soluzione, ottenere aiuto e considerazione erano gli scopi che, anche se raggiunti col ricatto e nel tentativo di mantenere ai margini la comunità gay, andavano in ogni caso perseguiti. E non si può biasimare l'associazione che cerca modi più 'docili' e meno drastici di avere quell'attenzione di cui disperatamente necessita.
Come si capisce, quindi, è un quadro abbastanza complesso, carico di emozioni che avvolgono e stravolgono lo spettatore sia perché la storia di "The Normal Heart" è davvero straziante in certi passaggi, sia perché c'è un grande cast che rende un'operazione come questa riuscita non solo dal punto di vista tecnico. Ruffalo, Matt Bomer e Taylor Kitsch, Alfred Molina, Jim Parsons e una Julia Roberts che, nonostante un ruolo cui sia già abituata (vedi "Erin Brockovich - Forte come la verità"), riesce bene a rappresentare la sua Dott.ssa Emma Brookner evitando di banalizzare un personaggio tanto forte e iconico come questo (unica a interessarsi dei gay, unico dottore a visitarli e tentare di curarli, unica ad effettuare ricerche in proposito e, da non sottovalutare a livello di comunicazione, anche in sedia a rotelle) e riuscendo a renderlo meno patinato di quanto, personalmente, mi sarei aspettato.
Insomma, è inutile nasconderlo: ho pianto e pure tanto, pure più di quanto credo di aver mai pianto per un film. Mi ha veramente fatto pensare, oltre che fatto stare male come non mai. E' una storia così crudele ed ingiusta e allo stesso tempo così carica di messaggi di speranza, personaggi-persone da ricordare e passi importanti per chi della comunità fa parte (newyorkese e non) che non si può rimanere indifferenti. Persone annientate, amori distrutti, una malattia che ti consuma e degrada e una società che distoglie volentieri lo sguardo. Come spesso capita quando mi imbatto in storie come questa, mi chiedo: e io, che avrei fatto? Sarei stato in disparte? Sarei stato a guardare? Avrei aiutato la mia comunità e messo da parte la paura, la mia codardia, le mie remore personali?
Sono fortunato, oggi, a non dovermi dare queste risposte, a non essermi dovuto confrontare con tali tragedie e vivere in un tempo e in un luogo in cui una persona omosessuale può pensare di decidere di e per sé stessa. Chiaro, non è per tutti così, ci sono ancora così tanti passi da fare...

Eppure, grazie a "The Normal Heart", hai come quella sensazione di quando ti guardi indietro, ripensi al passato, e ti ricordi che dopotutto qualche passo in avanti è stato fatto. 
Non sarà molto e di sicuro la battaglia non è finita. Però, quando ti sei asciugato le lacrime, è una consapevolezza che ti fa sentire maledettamente bene.
Ps. 12 nomination agli Emmy 2014 tra cui una praticamente per ogni attore principale e solo 2 vittorie portate a casa: Outstanding Television Movie e Outstanding Makeup for a Miniseries or a Movie (Non-Prosthetic). Francamente credo sia un po' poco; forse i Golden Globes sapranno dare più risalto a questo titolo.
Box Office: /
Consigli: Tratto dal testo teatrale dello stesso Larry Kramer che qui scrive la sceneggiatura, questo film tv - che mette in imbarazzo una qualunque produzione italiana contemporanea - è di una potenza e un'intensità disarmanti. Lo spettatore non può che soffrire con i protagonisti, tifare per loro e sperare che Tommy Boatwright (Jim Parsons) non debba più archiviare alcun biglietto da visita. Si sa, la vita è dura e una tragedia che porta il nome di epidemia è una tema tanto difficile da portare sullo schermo soprattutto perché si rischia di cadere in cliché o puntare tutto su un'emozionalità superficiale e commerciale che priverebbe un dramma come quello dell'AIDS della rappresentazione seria, competente e dignitosa che merita. Qui pare tutto funzionare bene, Murphy riesce a dare il giusto spazio ai suoi protagonisti e, soprattutto, alla storia che devono raccontare. Forte come un pugno nello stomaco, specialmente se chi guarda può identificarsi. Eppure andrebbe visto, per molti buoni motivi.
Parola chiave: Malattia.

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Bengi

sabato 3 maggio 2014

Film 706 - Notting Hill

Quinto ed ultimo film ad alta quota!

Film 706: "Notting Hill" (1999) di Roger Michell
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non lo ricordavo quasi per niente, ma ricordavo perfettamente di non essermi mai particolarmente innamorato di questa pellicola, uno degli esempi più iconici di quel genere che potremmo definire "romantico".
Ci sono tutti gli elementi al posto giusto per permettere di sognare ad occhi aperti 
a chiunque desideri trovare un lieto fine dopo numerose avversità, chiunque ricerchi il vero amore e lo persegua come scopo di vita o chiunque ritenga che per dimostrarsi amore ci sia bisogno di un'infinità di discorsi col cuore in mano e decisamente carichi di parole ricchissime di significato (amoroso). Questo è - o, per meglio dire, come lo vedo io - "Notting Hill". 
Non che mi sia dispiaciuto, anzi in aereo mi è stato davvero di grande aiuto per affrontare l'ultima parte del viaggio tra l'alba e una colazione plasticosa, però non posso proprio dire che abbia ritrovato interesse per questo prodotto cinematografico. Hugh Grant qui è ai suoi massimi livelli di stropicciamenti emotivi e zerbinaggio servile nei confronti di una Julia Roberts che definire antipatica è farle un complimento al pari di definirla bellissima. Avrebbero dovuto licenziare chi ha curato i costumi del film perché è tutto un totale disastro. E ok che erano gli anni '90, ma c'è un limite a tutto.
Coppia protagonista a parte, la cosa che ho trovato più fastidiosa in assoluto è la necessità che tutto si sistemi per forza, ovvero che tutti ottengano o quello che meritano o la punizione che spetta loro. Quest'ordine cosmico tra l'happy ending e il karma per dilettanti è quanto di peggio, a mio avviso, ha prodotto la commedia romantica di un paio di decenni fa, finendo per semplificare talmente tanto le cose dal renderle totalmente irreali. Ma, naturalmente, è il prezzo da pagare quando ci si approccia a questo tipo di prodotto commerciale, quindi non posso dire non fossi preparato.
Ho apprezzato, invece, la sempre magica cornice londinese, lo spunto - che approfondito in maniera matura sarebbe stato di gran lunga più interessante di come reso qui - di contrapporre una famosa attrice a un uomo comune e di vedere cosa ne veniva fuori e, neanche a dirlo, il fantastico Rhys Ifans, spalla capace di rubare la scena ad entrambi i protagonisti ogni volta che è in scena.
In linea generale, comunque, credo si possa dire che "Notting Hill" è l'esempio più classico che possa venire in mente quando si pensa alla rappresentazione superficiale dell'amore al cinema nei tempi moderni. Come dicevo c'è tutto quello che serve perché il mix di ingredienti funzioni a creare il giusto equilibrio di amore, cuori spezzati, pseudo approfondimenti antropologici dei personaggi, grandi citazioni e, lo voglio ribadire ancora, una rappresentazione dei sentimenti che passa soprattutto attraverso dialoghi carichissimi di significati. Una profusione sentimentale in parole che cola letteralmente dalle labbra e di William e di Anna una volta che il loro amore è sbocciato. Una formula che evidentemente fa centro se si considera che alcuni dei dialoghi di questa pellicola sono diventati molto più che famosi, addirittura cult.
Box Office: $363,889,700
Consigli: 3 nomination ai Golden Globes e un incasso all'epoca stratosferico conferiscono a questa pellicola il potere curioso di attirare l'attenzione nei confronti di un prodotto che, alternativamente, parrebbe oggi non avere niente di personale da raccontare. L'errore, però, è proprio voler vedere con l'occhio di oggi un film che porta sulle spalle 15 anni di onorata carriera romantica, che sicuramente ha fatto sognare milioni di cuori infranti e non e che è diventato simbolo di un'accezione dell'amore che - seppur non condivisibile da chiunque - è certamente importante considerare più che altro per il fenomeno che questo film è stato. E' ancora oggi un prodotto legato all'immaginario collettivo popolare e la storia d'amore tra William e Anna è assolutamente una delle più conosciute in assoluto. Vale la pena, allora, ricordarsi almeno perché "Notting Hill" abbia avuto così tanto successo o sia riuscito così bene ad infiltrarsi in quella che tanto ci piace chiamare "cultura popolare". Si può rimanere affascinati o non apprezzarlo affatto, ma un fenomeno, come tutti i fenomeni del resto, non può essere ignorato. Va almeno studiato.
Parola chiave: Fama.

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Bengi

giovedì 30 gennaio 2014

Film 661 - August: Osage County

Un nuovo ruolo difficile per una delle più grandi attrici di tutti i tempi. Imperdibile.

Film 661: "August: Osage County" (2013) di John Wells
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho molto atteso questa pellicola e l'ovvio motivo era Meryl Streep, di nuovo in grado di guadagnarsi una nomination all'Oscar (la diciottesima della sua carriera), nel ruolo della matriarca spostata e sbroccata, in un film sulla famiglia la cui locandina è una rissa in salotto tra madre e figlia. Ovvero: non potevo chiedere di meglio.
Ho tre considerazioni a proposito di questo film (inutile dirlo, da vedere in inglese). La prima è che si capisce fin da subito che è tratto da una pièce teatrale (di Tracy Letts "August: Osage County", vincitrice del Premio Pulitzer). Pochissimi esterni, tutte le scene importanti girate in casa e, soprattutto, uno strabordare di dialoghi che ha il suo momento clou nella cena post funerale, con una Violet Weston incazzata nera e impasticcata come al solito. E' una scena durissima e talmente aggressiva in certi passaggi da essere faticosa, ma Meryl e, devo dire, Julia Roberts la gestiscono perfettamente.
La seconda considerazione riguarda il cast, con le due attrici appena citate in pole position. Non fosse per gli attori, infatti, "I segreti di Osage County" sarebbe semplicemente un esercizio di crudeltà gratuita, spesso volgare e fine a sé stessa. Invece non solo Meryl compone un ritratto disperato e maledettamente convincente, ma anche la Roberts le tiene testa in una maniera che non mi sarei aspettato. Tra l'altro ho molto gradito la versione in originale, che mi ha fatto riscoprire un'attrice che per moltissimo tempo ho snobbato, sicuramente anche a causa di un doppiaggio (e una doppiatrice onnipresente) non sempre funzionale. Ci si accorge della differenza tra l'interpretazione originale e quella dobbiata anche solo guardando il trailer in italiano, che tratta le situazioni trammatiche con toni quasi da commedia, come a voler stemperare una drammaticità troppo forte da digerire. Pessima scelta.
Tornando al cast, comunque, condivido appieno le due nomination all'Oscar per Meryl e Julia, entrambe in grandissima forma. Senza di loro il film non varrebbe quasi nulla, anche perché le parti restanti sono certamente meno articolate ed approfondite. Gli altri attori, comuque, sono Chris Cooper, Margo Martindale (grandissima), Ewan McGregor (sempre in gran forma), Dermot Mulroney (sempre inutile), Julianne Nicholson, Benedict Cumberbatch, Abigail Breslin e una fragilissima (ma finalmente ritrovata) Juliette Lewis. E' evidente che la scelta di un ottimo gruppo di interpreti è stata vincente per un prodotto così difficile da portare al cinema e che, si fossero scelti degli incapaci, sarebbe finito per risultare assolutamente ridicolo.
Il terzo e ultimo punto, invece, riguarda "August: Osage County" in generale. Mi aspettavo delle grandi interpretazioni ed effettivamente ci sono alcune ottime interpreti. Però, come capita con certi prodotti simili a questo, il tutto finisce un po' lì. Non è che il film sia brutto, solo non è una di quelle storie che funzionano anche solo grazie alla trama: ci vogliono soprattutto dei buoni protagonisti, altrimenti il risultato non è soddisfacente. E allora, quando le due ore di pellicola sono finite, mi sono chiesto: rivedrei questa pellicola? Sinceramente no. Sia perché tratta dei temi pesanti e c'è una crudeltà di fondo nel personaggio di Violet che è difficile da sopportare per due ore, figuriamoci per altre due; sia perché di fatto la storia non mi ha particolarmente preso.
Insomma, ho gradito l'ottima scelta del cast e gli intensi momenti di confronto familiare esasperati da pillole, traumi, lutti, infelicità, depressione e rancore. Da tutto questo, però, mi aspettavo qualcosina di più, forse addirittura di più dinamico e meno statico (poltrona-tavolo-sedia-tavolo-letto-poltrona). Ottima Julia Roberts senza trucco né filtri, grande Meryl Streep, di un'intensità sconcertante.
Ps. Il film esce oggi nelle sale italiane. Nel mondo, fino ad ora, ha incassato $38,448,511 a fronte di una spesa di 20 milioni.

[EDIT]: Un mio ulteriore pensiero a proposito di questo film nella recensione per "IL MURO mag": “I SEGRETI DI OSANGE COUNTY”: MERYL STREEP E JULIA ROBERTS, UNA COPPIA DA OSCAR

Consigli: Credo che, per i fan della Streep, sia tappa obbligata, come per quelli della Roberts, che potranno vedere la loro eroina finalmente in panni recitativi degni di nota.
La pellicola in sé è un prodotto difficile e non sempre digeribile con serenità, sia perché le tematiche sono forti, sia perché linguaggio e atteggiamenti richiedono una certa apertura mentale. Certamente intenso da questo punto di vista, il risultato finale è positivo, però, solo grazie a un cast particolarmente affiatato. Per certi aspetti mi ha ricordato "Lo zoo di vetro" di Tennessee Williams.
Parola chiave: Suicidio.

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Bengi

giovedì 16 gennaio 2014

Oscar 2014: le nomination

Finalmente anche queste nomination all'Oscar 2014 si sono concretizzate nei titoli e nei nomi dei fortunati in lizza per il riconoscimento più prestigioso del cinema.
L'annuncio poco fa in quel di Los Angeles dove Chris Hemsworth e Cheryl Boone Isaacs hanno letto, categoria per categoria, tutti i titoli, gli autori e gli attori nominati nelle principali categorie del premio, lasciando quelle più specificamente tecniche ai successivi aggiornamenti via web.
Così, con con ancora un po' di pazienza, si è completata la lista di tutti i nominati, qui di seguito dopo qualche veloce considerazione.
Innanzitutto 8 film sui 10 candidati ai Golden Globes nelle due categorie per la miglior pellicola sono stati anche candidati come Miglior film (mancano "Rush" e "A proposito di Davis", sostituiti da "Her" e "Dallas Buyers Club"). Le pellicole con più nomination in totale sono "American Hustle - L'apparenza inganna" e "Gravity" (10), "12 anni schiavo" (9), "Dallas Buyers Club", "Nebraska" e "Captain Phillips - Attacco in mare aperto" (6), "The Wolf of Wall Street" ed "Her" (5) e "Philomena" (4). Tra i titoli di contorno che spiccano nelle categorie tecniche ci sono "The Grandmaster" di Wong Kar Wai (2), "The Invisible Woman" di Ralph Fiennes (1), "Il grande Gatsby" (2), il forse un po' sottovalutato "Prisoners" (1), "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug" (3), "Iron Man 3" (1), "Into Darkness - Star Trek" (1), "The Lone Ranger" (2) e, con non poca sorpresa, "Jackass - Nonno cattivo" con una nomination per il trucco.
A questo punto i titoli favoriti parrebbero essere "American Hustle - L'apparenza inganna" e "12 anni schiavo" con "Dallas Buyers Club" come outsider, mentre dovrebbe andare piuttosto bene nelle categorie tecniche "Gravity", probabilmente vorace predatore di premi in categorie come effetti speciali, sonoro e - si mormora - la regia di Cuarón.

Per i film di animazione, che quest'anno sono a sorpresa 5, "Frozen - Il regno di ghiaccio" pare il più plausibile, nonostante sia apprezabile la scelta di candidare prodotti anche meno conosciuti come "Ernest & Celestine" e omoggiare il lavoro di Miyazaki in "Si alza il vento".
L'Italia, dopo il Golden Globe per "La grande bellezza" punta anche alla statuetta sperando in un Sorrentino asso pigliatutto in grado di riportare il premio al nostro Paese dopo 15 anni di assenza. Secondo me potrebbe essere l'anno buono.
Sul fronte attoriale Leonardo DiCaprio potrebbe finalmente vedersi riconoscere il premio come Miglior attore alla sua quarta candidatura, anche se Matthew McConaughey gli sta alle costole. Personalmente trovo difficile che quest'ultimo riesca a scippare a DiCaprio l'Oscar alla sua prima nomination e con una carriera passata così debole. Vedremo. Tra i non protagonisti sembra scontata la vittoria di Jared Leto, nonostante Michael Fassbender potrebbe sorprendere. Gli altri candidati li vedo lontani dalla possibilità di vincere.
Tra le attrici, in cinquina è solo Amy Adams a non essersi vista ancora riconoscere nulla dall'Academy nonostante sia alla sua quinta nomination. Tutte le altre presenti ne hanno già almeno uno. A voler essere onesti, però, credo che la performance di Cate Blanchett sia superiore. Bisogna vedere se sarà scelto di premiare una performance o l'andamento di qualità di una carriera. Tra le non protagoniste, invece, dopo il Golden Globe vinto, Jennifer Lawrence potrebbe portarsi a casa il suo secondo Oscar consecutivo. L'ultima attrice a riuscire nell'impresa è stata Katharine Hepburn nel 1967-68. L'ultimo attore Tom Hanks (1993-94). Personalmente trovo questo eventuale bis una possibilità molto remota, ma va detto che la Lawrence è molto apprezzata in patria ed è già alla sua terza nomination in 3 anni (all'età di 23). Forse la sua competitor più forte è Lupita Nyong'o: difficile che Julia Roberts si veda assegnare una seconda statuetta e la nomination a Sally Hawkins mi sembra più che altro celebrativa di una buona carriera.
Tra i registi, David O. Russell è probabile che, non dovesse vincere alla regia, si ritroverà un riconoscimento per la sceneggiatura (anche se "Her" in questo senso è un titolo molto forte). Per quanto riguarda le musiche, il vincitore del Golden Globe per la Miglior colonna sonora Alex Ebert non è stato nemmeno candidato e, al suo posto, viene preferito Alexandre Desplat alla sua sesta nomination. Che per lui sia la volta buona? A onor di cronaca, il suo compagno di categoria Thomas Newman è a quota 11 nomination e 0 vittorie.
Gli U2 sono in gara con la canzone del film "Mandela: Long Walk to Freedom" e, a sorpresa, arriva Pharrell Williams con la sua "Happy" dal film "Cattivissimo me 2" che è una hit alla #1 in Uk.
Per finire, qualche curiosità. Qualche attore è riuscito ad accaparrarsi una nomination all?oscar quest'anno non grazie alle sue doti attoriali, ma attraverso altri aspetti del lavoro legati al mondo del cinema. Primo tra tutti Brad Pitt che, essendo tra i produttori di "12 anni schiavo" riceve la nomination legata al Miglior film e arriva a quota 5. Oltre a lui Steve Coogan, attore inglese, candidato per il "Philomena" nelle categorie Miglior film e Miglior sceneggiatura non originale; infine Ethan Hawke e Julie Delpy, entrambi per "Before Midnight" ed entrambi nuovamente candidati nella categoria dove, nel 2005, lo furono per il predecessore "Before Sunset".
Infine, come ogni anno, ne approfitto per pronunciarmi riguardo a chi secondo me vincerà (*) e chi, invece, vorrei veder trionfare (§), attribuendo il seguente punteggio:
* = 1 punto;
§ = 1/2 punto;
*§ = 1 punto.
Insieme a me (B), Lidia (L) e Luigi (Lu).

Ma ora basta indugiare! Ecco la lista di tutte le candidature di quest'anno.

The 86th Annual Academy Awards

Best Motion Picture of the Year
Nominees:
B L Lu* 12 anni schiavo (2013)
Gravity (2013)
Dallas Buyers Club (2013)
B
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013)
Her (2013)
Nebraska (2013)
L
§ Philomena (2013)
Lu§ The Wolf of Wall Street (2013)

Best Performance by an Actor in a Leading Role
Nominees:
Chiwetel Ejiofor for 12 anni schiavo (2013)
L*
§ B Lu§ Leonardo DiCaprio for The Wolf of Wall Street (2013)
Christian Bale for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Bruce Dern for Nebraska (2013)
B Lu* Matthew McConaughey for Dallas Buyers Club (2013)

Best Performance by an Actress in a Leading Role
Nominees:
B Lu
§ Amy Adams for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
B Lu* L*§ Cate Blanchett for Blue Jasmine (2013)
Sandra Bullock for Gravity (2013)
Judi Dench for Philomena (2013)
Meryl Streep for I segreti di Osage County (2013)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Nominees:
Lu
§ Barkhad Abdi for Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013)
B§ Bradley Cooper for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Jonah Hill for The Wolf of Wall Street (2013)
Michael Fassbender for 12 anni schiavo (2013)
B Lu* L*
§Jared Leto for Dallas Buyers Club (2013)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Nominees:
Sally Hawkins for Blue Jasmine (2013)
Julia Roberts for I segreti di Osage County (2013)
B Lu* L
§ Lupita Nyong'o for 12 anni schiavo (2013)
B Lu§ L* Jennifer Lawrence for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
June Squibb for Nebraska (2013)

Best Achievement in Directing
Nominees:
B L* Lu
§ Alfonso Cuarón for Gravity (2013)
Lu* L§ Steve McQueen for 12 anni schiavo (2013)
B§ David O. Russell for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Martin Scorsese for The Wolf of Wall Street (2013)
Alexander Payne for Nebraska (2013)

Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen
Nominees:
B
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Eric Singer, David O. Russell
Blue Jasmine (2013): Woody Allen
B Lu* L*
§ Her (2013): Spike Jonze 
Nebraska (2013): Bob Nelson
Lu
§ Dallas Buyers Club (2013): Craig Borten, Melisa Wallack

Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published
Nominees:
Before Midnight (2013): Richard Linklater
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Billy Ray
B L Lu* 12 anni schiavo (2013): John Ridley
Lu
§ The Wolf of Wall Street (2013): Terence Winter
B L§ Philomena (2013): Steven Coogan

Best Animated Feature Film of the Year
Nominees:
L Lu
§ I Croods (2013)
Cattivissimo me 2 (2013)
Ernest & Celestine (2012)
B*
§ L Lu* Frozen - Il regno di ghiaccio (2013)
Si alza il vento (2013)

Best Foreign Language Film of the Year
Nominees:
Alabama Monroe - Una storia d'amore (2012): Felix Van Groeningen(Belgium)
L
§ L'image manquante (2013): Rithy Panh(Cambodia)
The Hunt (2012): Thomas Vinterberg(Denmark)
B Lu*
§ L* La grande bellezza (2013): Paolo Sorrentino(Italy)
Omar (2013): Hany Abu-Assad(Palestine)

Best Achievement in Cinematography
Nominees:
L*
§ Gravity (2013): Emmanuel Lubezki
A proposito di Davis (2013): Bruno Delbonnel
B Lu* Nebraska (2013): Phedon Papamichael
B Lu
§ Prisoners (2013): Roger Deakins
The Grandmaster (2013): Philippe Le Sourd

Best Achievement in Editing
Nominees:
L* 12 anni schiavo (2013): Joe Walker
Lu* B L
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Alan Baumgarten, Jay Cassidy, Crispin Struthers
B* Lu§ Gravity (2013): Alfonso Cuarón, Mark Sanger
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Christopher Rouse
Dallas Buyers Club (2013): Martin Pensa, John Mac McMurphy

Best Achievement in Production Design
Nominees:
12 anni schiavo (2013): Adam Stockhausen, Alice Baker
B*
American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Judy Becker, Heather Loeffler
Gravity (2013)
Lu* L*
§ Il grande Gatsby (2013): Catherine Martin, Beverley Dunn
B Lu§ Her (2013): K.K. Barrett, Gene Serdena

Best Achievement in Costume Design
Nominees:
L Lu
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Michael Wilkinson
Lu* Il grande Gatsby (2013): Catherine Martin
L* 12 anni schiavo (2013): Patricia Norris
B* The Grandmaster (2013): William Chang
B
§ The Invisible Woman (2013): Michael O'Connor

Best Achievement in Makeup and Hairstyling

Nominees:
B Lu* L*
§ Dallas Buyers Club (2013): Adruitha Lee, Robin Mathews
B Lu§ Jackass - Nonno cattivo (2013): Steve Prouty
The Lone Ranger (2013): Joel Harlow, Gloria Pasqua Casny

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score
Nominees:
Storia di una ladra di libri (2013): John Williams
B* Gravity (2013): Steven Price
Her (2013): William Butler, Andy Koyama
L Lu
§ Saving Mr. Banks (2013): Thomas Newman
L Lu* B§ Philomena (2013): Alexandre Desplat

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song
Nominees:
B L Lu
§ Cattivissimo me 2 (2013): Pharrell Williams("Happy")
Frozen - Il regno di ghiaccio (2013): Kristen Anderson-Lopez, Robert Lopez("Let It Go")
B L Lu* Mandela: Long Walk to Freedom (2013): Bono, Adam Clayton, The Edge, Larry Mullen Jr., Brian Burton("Ordinary Love")
Alone Yet Not Alone (2013): Bruce Broughton("Alone Yet Not Alone")
Her (2013): Karen O("The Moon Song")

Best Achievement in Sound Mixing
Nominees:
B Lu
Gravity (2013): Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead, Chris Munro
B Lu§ L* Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013): Christopher Boyes, Michael Hedges, Michael Semanick, Tony Johnson
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Chris Burdon, Mark Taylor, Mike Prestwood Smith, Chris Munro
L
§ A proposito di Davis (2013): Skip Lievsay, Greg Orloff, Peter F. Kurland
Lone Survivor (2013): Andy Koyama, Beau Borders, David Brownlow

Best Achievement in Sound Editing
Nominees:
L* All Is Lost: Tutto è perduto (2013): Steve Boeddeker, Richard Hymns
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Oliver Tarney
B Lu* Gravity (2013): Glenn Freemantle
B L Lu
§ Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013): Brent Burge
Lone Survivor (2013): Wylie Stateman

Best Achievement in Visual Effects
Nominees:
B Lu* L*
§ Gravity (2013): Timothy Webber, Chris Lawrence, David Shirk, Neil Corbould
Lu§ Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013): Joe Letteri, Eric Saindon, David Clayton, Eric Reynolds
Iron Man 3 (2013): Christopher Townsend, Guy Williams, Erik Nash, Daniel Sudick
The Lone Ranger (2013): Tim Alexander, Gary Brozenich, Edson Williams, John Frazier
B
§ Into Darkness - Star Trek (2013): Roger Guyett, Pat Tubach, Ben Grossmann, Burt Dalton

Best Documentary, Feature
Nominees:
B Lu* L'atto di uccidere (2012): Joshua Oppenheimer, Signe Byrge Sørensen
Cutie and the Boxer (2013): Zachary Heinzerling, Lydia Dean Pilcher
Lu
§ Dirty Wars (2013): Rick Rowley, Jeremy Scahill
Al Midan (2013): Jehane Noujaim, Karim Amer
B
§ 20 Feet from Stardom (2013): Morgan Neville

Best Documentary, Short Subject
Nominees:
Cavedigger (2013): Jeffrey Karoff
B
§ Facing Fear (2013): Jason Cohen
Lu* Karama Has No Walls (2012): Sara Ishaq
B* Lu
§ The Lady In Number 6 (2013): Malcolm Clarke, Carl Freed
Prison Terminal: The Last Days of Private Jack Hall (2013): Edgar Barens

Best Short Film, Animated
Nominees:
Lu
§ Feral (2012): Daniel Sousa, Dan Golden
Tutti in scena! (2013): Lauren MacMullan, Dorothy McKim
Mr Hublot (2013): Laurent Witz, Alexandre Espigares
B* Lu
§ Possessions (2012): Shuhei Morita
B§ Room on the Broom (2012) (TV): Max Lang, Jan Lachauer

Best Short Film, Live Action
Nominees:
Aquel no era yo (2012): Esteban Crespo
B Lu
§ Avant que de tout perdre (2013): Xavier Legrand
Lu* Helium (2013/II): Anders Walter
B* Do I Have to Take Care of Everything? (2012): Selma Vilhunen
The Voorman Problem (2013): Mark Gill


Bengi

mercoledì 4 dicembre 2013

Film 627 - Biancaneve

Cineforum dell'incidentato capitolo XIII: favoletta pomeridiana con numero musicale finale che mi ero dimenticato. E ho recuperato subito!

Film 627: "Biancaneve" (2012) di Tarsem Singh
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Ottima scelta per uno svago semplice semplice e anche divertente. Senza alcuna pretesa se non quella di intrattenere con belle immagini stilisticamente curate e una rivisitazione della classica fiaba di 'Biancaneve' che sta a metà tra il classico Disney e un racconto di avventura.
Rivedere questa pellicola mi ha fatto piacere, ha un buon ritmo e i personaggi sono simpatici. Julia Roberts rende bene un ruolo da antipatica che, secondo me, riveste anche nella vita. Le mancava da un po' un ruolo giusto per le sue corde capace di intrattenere con simpatia. Lily Collins ormai è lanciata nel mondo del cinema a tinte rosa (vedi "Shadowhunters - Città di ossa") e, nonostante il quasi monociglio che da Biancaneve non ti aspetteresti, sembra avere un animo delicato suggerito dall'aspetto che lo è altrettanto. Combatte e si industria per essere al centro dell'azione, ma si ha come l'impressione che le appartenga di più l'indossare bei vestiti e lasciare tracce di rossetto sulla guancia di qualche pretendente. Armie Hammer è veramente bello e finalmente non il principe che sa fare tutto, è perfetto in tutto e rende il mondo perfetto di riflesso. E' imbranato e un po' lento alla voce sinapsi, viene perfino "tramutato" in cucciolo di cane, ma non si riesce a voleglierne per la sua svampitaggine sciocca.
In generale, per quanto si debba fare opera di pia rassegnazione all'animo cuoricini e melassa di queso film, "Mirror Mirror" è un prodotto commerciale con, sì, diffetti, ma anche il grande pregio di essere un divertissement privo di volgarità. Semplice, bello da vedere e ad altissima digeribilità. Proprio una favoletta ben confezionata. Che è poi quello che il film stesso prometteva.
Ps. $162,835,167 di incasso mondiale e una nomination all'Oscar (postuma) per i Migliori costumi di Eiko Ishioka.
Film 400 - Biancaneve
Consigli: Carino e piacevole, scorre liscio come l'olio ed intrattiene con grande semplicità. Certo perfetto per un momento spensierato e colorato. Da non perdere il finale che, in omaggio alla nazionalità del regista, regala un momento musicale finale in stile Bollywood davvero carino. La canzone è "I Believe In Love (Mirror Mirror Mix)" cantata dalla stessa Lily Collins che, per carità, non è male, ma di certo non si può dire abbia ereditato proprio questo talento, tra i tanti, dal padre Phil.
Parola chiave: Specchio, specchio delle mie brame...

Trailer

Bengi