Intro: Sempre con Karen, sempre sul divano, questa volta abbiamo dato il benvenuto al nostro club di film casalinghi a Lucas per una serata all'insegna dell'azione.
Film 1734: "Non-Stop" (2014) di Jaume Collet-Serra Visto: dalla tv di casa Lingua: inglese Compagnia: Karen, Lucas, Hugh In sintesi: a me un film d'azione ambientato su un aereo con un ricattatore misterioso che mette il protagonista nei guai facendolo sembrare lui il colpevole mi aggrada alquanto. Poi, per carità, non è il miglior prodotto mai visto, però "Non-Stop" fa il suo sporco dovere e - pur ricalcando un po' la storia di "Flightplan" - riesce comunque a regalare allo spettatore un paio d'ore tra adrenalina e colpi di scena efficaci.
Film 731 - Non-Stop Film 990 - Non-Stop Film 1734 - Non-Stop Cast: Liam Neeson, Julianne Moore, Scoot McNairy, Michelle Dockery, Nate Parker, Jason Butler Harner, Anson Mount, Corey Stoll, Lupita Nyong'o, Corey Hawkins.
Box Office: $222.8 milioni
Vale o non vale: Buon cast, scene d'azione quanto basta, risultato finale apprezzabile considerando in partenza che si tratta di un film mainstream dallo scopo commerciale. Ogni volta che lo rivedo non mi delude.
Premi: /
Parola chiave: Texts. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Non vedevo l'ora di correre al cinema a vedere questo film e, appena ne ho avuto l'occasione, mi ci sono fiondato!
Film 1427: "Kingsman: The Golden Circle" (2017) di Matthew Vaughn Visto: al cinema Lingua: inglese Compagnia: nessuno Pensieri: Due premesse: sono un fan del primo film e vedere questo sequel in inglese mi ha lasciato con una certa dose di incomprensione. Niente di preoccupante, ma di certo mi sono perso qualche battuta... Detto ciò, ho trovato "Kingsman: The Golden Circle" davvero godibile e per certi versi molto spettacolare, anche se i fasti del finale di "Secret Service" non si potevano superare.
Di fatto siamo davanti ad un buon secondo capitolo in linea con l'originale pur riuscendo a distaccarsene quanto basta; il che è ancora più ragguardevole se si pensa che buona parte degli elementi di questa pellicola rimandano direttamente o indirettamente alla storia precedente. La sovrapposizione non è forzata o spiacevole, per il cui il risultato è divertente e ben riuscito, il che non era per nulla scontato.
Ho trovato un po' drastico il gigantesco turnover di personaggi, forse un tantino eccessivo. E' vero che "Game of Thrones" ci insegna a non affezionarci mai a nessuno, ma in questo caso non credo fosse così indispensabile (spoiler) fare fuori quasi tutta la vecchia guardia. Poi è vero che una delle caratteristiche di "Kingsman" è la violenza all'ennesima potenza, in ogni caso sono rimasto un attimo spiazzato da questa drastica scelta di sceneggiatura. Superato lo shock, il nuovo apparato americano è sufficientemente godibile e yankee e supporta la nuova storia al pari della precedente e più sofisticata struttura inglese, con l'aggiunta di fucili, fruste, stivali da cowboy e cappelli da rodeo. In parte la scelta ha standardizzato lo scenario, andando a strizzare l'occhio al mercato USA, anche se la nuova ambientazione ha regalato ben 3 premi Oscar alla pellicola, arricchendola certamente di appeal anche dal punto di vista del patinato mondo di Hollywood, il che non guasta. In particolare devo dire che chi ha di più attirato la mia attenzione - a sorpresa! - è stata Halle Berry, un'attrice che considero sottotono da un bel po' e che qui, però, riesce a rubare la scena a tutti ogni volta che venga inquadrata.
In generale il film presenta una grande verve e vive di un giovane protagonista carismatico e perfettamente in parte, capace di risultare credibile sia in tuta sintetica e cappellino con visiera che in completo (pazzesco quello arancione!). L'alto tasso di adrenalina e scene acrobatiche rende il risultato finale godibile e certamente d'impatto, anche se devo dire che sono rimasto deluso dalla sconfitta del cattivo di turno e del relativo piano diabolico, questa volta troppo sottotono in modalità e rappresentazione. Avrei preferito qualcosa di più memorabile, diciamo.
Sicuramente molto provocatoria la scelta del punto di vista del presidente americano, estremo nel suo pensiero e messaggio politico quanto quello realmente attualmente in carica. Dubito la cosa sia casuale.
Comunque sono sicuro che rivedrò questo film, soprattutto per recuperare in italiano quelle battute che mi sono perso (maledetti accenti caratterizzanti!). In ogni caso "Kingsman 2" porta a casa un buon risultato che non fa rimpiangere l'originale e regala a chi lo aveva apprezzato una nuova avventura di grande intrattenimento e (incredibilmente violento e volgare) disimpegno. E ci piace così.
Film 958 - Kingsman: Secret Service Film 1396 - Kingsman: Secret Service Film 1427 - Kingsman: The Golden Circle Film 2095 - The King's Man Cast: Colin Firth, Julianne Moore, Taron Egerton, Mark Strong, Halle Berry, Elton John, Channing Tatum, Jeff Bridges, Pedro Pascal, Hanna Alström, Emily Watson, Michael Gambon, Sophie Cookson, Edward Holcroft, Bruce Greenwood, Poppy Delevingne.
Box Office: $355.1 milioni
Consigli: Chi ha apprezzato il primo episodio non dovrebbe rimpiangerlo con questa seconda creatura del franchise (dovrebbe esserne in arrivo una terza). Va detto che, invece, chi non avesse apprezzato in origine, difficilmente troverà conforto o redenzione qui, considerato che toni e metodologie sono di fatto invariati. Non un prodotto per tutti, quindi, ma certamente un titolo divertente e spassoso per chi riesca ad andare oltre la natura sboccata, chiassosa e in definitiva un po' campy di questa ennesima saga.
Parola chiave: Antidoto. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Sky Go propone e noi cogliamo al volo. Nonostante i suoi riconosciuti disservizi.
Film 1304: "Game Change" (2016) di Christophe Lourdelet, Garth Jennings Visto: al cinema Lingua: italiano Compagnia: Poe Pensieri: Prima che Julianne Moore vincesse finalmente l'Oscar, è stato questo film per la tv a consegnarle quella parte di premi importanti che si meritava da tempo e ancora non aveva ottenuto, ovvero un Golden Globe e un Emmy come miglior attrice. Con "Game Change" - titolo profetico - l'attrice ha ritrovato quel consenso globale che da tempo faticava a venirle riconosciuto. Del resto è stata la scelta perfetta che ha fatto certamente la differenza, capace di un mimetismo inquietante che rende difficile, a posteriori, distinguere quale fosse l'imitazione e quale l'originale. Julianne Moore qui è Sarah Palin.
Per quanto riguarda il risultato finale di questa pellicola televisiva targata HBO, forse avrei preferito qualche risvolto politico meno di superficie, diciamo un approfondimento che andasse oltre l'attenzione didascalica per la messa in scena di certe vicende reali che qui trovano ampio spazio e contestualizzasse più a fondo il punto di vista politico, il quadro sociale in cui la storia della Palin e del Governo americano sono immersi. La sensazione che ho avuto è che si rimanga più spesso bloccati a fotocopiare un episodio piuttosto che integrarlo all'interno della storia, la quale di conseguenza diventa una sorta di collage di tanti pezzi, pur non così amalgamati.
Un altro aspetto che ho faticato ad assimilare ciecamente riguarda il rapporto tra la Palin, candidata alla Vicepresidenza degli Stati Uniti, e il suo superiore, il candidato alla Presidenza John McCain. Le loro dinamiche mi sono sembrate descritte in maniera troppo edulcorata. Non so dire se l'ex candidato alla Presidenza possa davvero aver reagito così alle varie debacles della sua vice durante tutta la campagna elettorale, ma di sicuro c'è la rappresentazione di una pazienza, un'accettazione incondizionata, quasi un fatalismo che mi rimangono difficili da ritenere totalmente plausibili. Al pari della "solitudine" degli addetti alla campagna elettorale rispetto al partito cui fanno riferimento. Nel film si dice che la Palin sia una macchina da soldi, ma non sono sicuro che questo sia bastato a smorzare la frustrazione e il disappunto dei repubblicani di fronte alla sconcertante impreparazione della Governatrice dell'Alaska e, in generale, alla sconfitta elettorale. Quindi mi chiedo: dov'è qui il partito repubblicano e perché sembra che siano solo McCain e i suoi a prendere le decisioni?
In ogni caso "Game Change" rimane un interessante approfondimento via fiction di un episodio della storia politica statunitense moderna, il racconto della storia di una persona impreparata di fronte all'attenzione mediatica mondiale contro la quale difficilmente esiste un training preparatorio sufficientemente adeguato. Va detto che la Palin rappresenta al contempo il caso di una persona ignorante che riveste una carica governativa e, in aggiunta, si candida per un ruolo dalle implicazioni globali per il quale non è minimamente competente e anche se la sua ingenuità suscita una certa dose di compassione, niente può scacciare via la desolante sensazione di spaesamento nel momento in cui ci si ricorda che, nella realtà, non sono poche le persone nella stessa posizione della governatrice. E per quanto faccia bene farci sopra della satira - nel film sono mostrate anche le vere imitazioni che Tina Fey ha proposto durante un'intera stagione del Saturday Night Live, vincendo perfino un Emmy per la sua interpretazione -, è comunque spaventoso che le sorti del mondo possano anche solo per un istante venire affidate a mani tanto inconsapevoli e incapaci.
Ps. 3 Golden Globes vinti (Miglior film per la tv, attrice protagonista e attore non protagonista ad Ed Harris) e 5 Emmy Awards, tra cui Miglior serie televisiva, sceneggiatura e attrice protagonista.
Cast: Julianne Moore, Woody Harrelson, Ed Harris, Peter MacNicol, Jamey Sheridan, Sarah Paulson, Ron Livingston, Brian d'Arcy James.
Box Office: /
Consigli: Anche se non totalmente soddisfacente, questo film HBO ha il pregio di ripercorrere molto attentamente le vicende che hanno portato Sarah Palin dalla sua Alaska fino al cuore della politica americana, rischiando perfino di trovare una poltrona di spicco all'interno della Casa Bianca. Impreparata, ignorante, presuntuosa, bigotta, la donna faticherà a sottostare alle regole di una campagna elettorale durissima e certamente difficile anche per i più preparati. "Game Change" è un film politico patinato che ha dalla sua un cast fenomenale e un personaggio principale capace di attirare l'interesse dell'opinione pubblica. Può piacere, ma non è una scelta buona per ogni occasione.
Parola chiave: Cultura. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Mai visto prima, sempre voluto vedere. Netflix mi legge dentro.
Film 1259: "The Big Lebowski" (1998) di Joel Coen Visto: dal computer di casa Lingua: inglese Compagnia: Poe Pensieri: Ho vissuto 29 anni senza conoscere the Dude e ora che lo conosco, ammetto che un po' mi sta simpatico. Eccentrico, scansafatiche, innamorato del bowling e della vita comoda, della marijuana e del white russian, the Dude non è Lebowski anche se tutti lo credono. Ed è da qui che i Coen partono per raccontare la loro folle e intrigata storia fatta di tappeti, riscatti e dita del piede mancanti.
Una giravolta di nonsense a volte disorientante, a volte spassosissimo, a volte un po' random, il tutto per un mix nel puro stile dei registi che riescono a non tradire se stessi consegnando un post "Fargo" altrettanto degno di lasciare il segno. Non a caso ancora oggi questo film mantiene lo stato di cult. Da questo punto di vista, molto del merito va anche al grande cast, Jeff Bridges in testa, che riesce a rappresentare il pazzo mondo di questo film in maniera strambamente convince ed efficace, rendendo molti di questi personaggi davvero difficili da dimenticare. Poi è chiaro che the Dude è the Dude, o si ama o si odia, e se lo si ama qui sarà un vero e proprio colpo di fulmine!
Dunque questo primo incontro con "The Big Lebowski" è stata una bella stretta di mano, una conoscenza che pensavo difficile e forse addirittura pesante e che si è rivelata, invece, un assurdo e folle viaggio difficile da dimenticare.
Cast: Jeff Bridges, John Goodman, Julianne Moore, Steve Buscemi, David Huddleston, John Turturro, Philip Seymour Hoffman, Tara Reid, Peter Stormare, Flea, David Thewlis, Sam Elliott, Ben Gazzara.
Box Office: $46.2 milioni
Consigli: Quando Tara Reid aveva ancora una carriera, quando Tara Reid aveva una carriera è apparsa addirittura in un film dei Coen, ovvero questo. Già di per sé mi pare un valido motivo per voler vedere questa pellicola e riuscire a capire come cavolo abbia fatto a finirci (tranquilli, non deve poi recitare granché). Gli altri validi motivi sono cognomi (Coen, Bridges, Goodman, Moore, Buscemi), snodi narrativi (rapimento, rapina, gare di bowling, esplosioni, pestaggi) e un piccolo mondo folle fatto di una marea di dettagli che rendono questo film un titolo da vedere.
Parola chiave: Valigetta. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Lo avevo iniziato una sera a cena tramite Netflix, poi avevo abbandonato dopo una decina di minuti. Ma mi ero ripromesso di non arrendermi così facilmente.
Film 1223: "Il fuggitivo" (1993) di Andrew Davis Visto: dal computer di casa Lingua: italiano Compagnia: nessuno Pensieri: Sono contento di aver rivisto questo film di cui, devo ammettere, non avevo praticamente alcun ricordo. Lui è innocente, ma fugge e Tommy Lee Jones lo insegue. Questo l'insieme degli elementi che ricordavo della storia. Non esattamente un granché.
Al di là del gap temporale che inevitabilmente "logora" un prodotto che oggi sarebbe stato molto, molto più frenetico e temporalmente breve (2h e 10min forse sono un po' troppi), "The Fugitive" è un film carino e che si segue con interesse sia perché la storia del mistero su chi abbia ucciso la moglie del dottore permane per tutta la pellicola, sia perché la caccia all'uomo risulta sempre particolarmente efficace al cinema. Dunque non mi stupisce il responso positivo di critica e pubblico (un incasso particolarmente importante considerato che siamo negli anni '90!), anche se devo ammettere che candidare questa pellicola a 7 Oscar mi pare un filino esagerato. Tra l'altro la vittoria di Lee Jones è senz'altro meritata, ma, come al soltio, si può veramente dire che lo sia per questa interpretazione in particolare? Oppure si tratta del solito caso di riconoscimento tardivo di una grande carriera? Propendo per la seconda (in ogni caso sono felice per lui!).
In definitiva, comunque, "Il fuggitivo" è ormai un classico del genere thriller, un titolo riuscito e in grado di intrattenere ancora oggi e lasciare soddisfatto lo spettatore; risultato finale buono.
Cast: Harrison Ford, Tommy Lee Jones, Sela Ward, Joe Pantoliano, Andreas Katsulas, Jeroen Krabbé, Julianne Moore.
Box Office: $368.9 milioni
Consigli: Classicone basato sul binomio errore giudiziario-evasione, "Il fuggitivo" è un buon esempio di pellicola anni '90, oltre che un titolo da tenere presente se si apprezza il genere thriller. Un po' lento rispetto ai canoni attuali, comunque piacevole e di buon intrattenimento.
Parola chiave: Braccio artificiale. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Non lo avevo più voluto rivedere dopo la delusione della prima volta che l'ho visto. Però ho pensato che una seconda possibilità gliela potevo anche concedere...
Film 1176: "The Hunger Games: Mockingjay - Part 1" (2014) di Francis Lawrence Visto: dal computer di casa Lingua: inglese Compagnia: nessuno Pensieri: Dai, lo ammetto: un po' l'ho rivalutato. Poco.
Dopo la traumatica priva visione al cinema di 2 anni, dopo aver constatato che sì, anche un ottimo franchise può commettere un passo falso, alla fine ho ceduto e sono tornato "sulla scena del crimine". Rivedere "The Hunger Games: Mockingjay - Part 1" si inserisce in un connubio di due fattori. Il primo è puramente materiale, ovvero ho acquistato il dvd qualche tempo fa; il secondo, invece, riguarda la voglia di riscoprire la saga conseguente all'acquisto del film. Dopo aver rivisto qualche giorno prima il secondo capitolo, mi sono riproposto di dare una chance anche a questo terzo e parzialmente conclusivo episodio.
Nonostante l'evidente rottura del ritmo e una mancanza di base di pathos, certamente rimane evidente il buonissimo lavoro tecnico fatto e l'interessante approfondimento socio-politico, abbstanza inusuale per un prodotto commericale e destinato a un target giovane. I limiti di una mossa del genere - motivo per cui probabilmente si tende ad evitare di fornire al tema tanto spazio come qui - sono stto gli occhi di tutti, in quanto "Hunger Games 3" ha un consistente problema di carenza di contenuti. Il buon intento di contestualizzazione (e più che altro la promessa di ottimi incassi) ha prevaricato la mission finale di una storia che doveva giocare tutte le sue carte con un titolo conclusivo da cardiopalma che, invece, è stato rovinato da una suddivisione commerciale in due capitoli di cui il primo finisce per risultare il più insignificante e stiracchiato.
In ogni caso, messa da parte la cocente delusione, demonizzare non ha particolare senso. La delusione c'è ed è stata non solo percepita, ma anche concretamente riscontrata (il quarto capitolo ha incassato meno di tutti i capitoli precedenti!), ma come si diceva qualcosina di buono c'è. La Lawrence è una grande leader sia della storia che del grande schermo. Dà prova di essere credibile nonostante la mancanza di trama e di riuscire a portare sulle sue spalle il prodotto di cui è diventata il volto a prescindere dalla qualità di quest'ultimo. Insomma, senza di lei questo terzo titolo non solo non avrebbe senso, ma nemmeno esisterebbe.
Per quanto riguarda il resto, "Mockingjay - Part 1" funziona come i precedenti due capitoli, posizionandosi ad un alto standard tecnico-qualitativo e riuscendo a portare al cinema le immagini create dalla Collins con una certa efficacia (fotografia, costumi e scenografie hanno vividamente creato l'idea di Capitol City e dei distretti di Panem). Insomma, realizzato in maniera ineccepibile, ma un po' carente di contenuti, "Hunger Games 3" non ha particolare ragione di esistere come episodio a sé, ma dovendovici confrontare, ad una seconda visione migliora leggermente.
Ps. Candidato ai Golden Globes 2015 per la Miglior canzone originale ("Yellow Flicker Beat" di Lorde).
Film 412 - Hunger Games Film 461 - Hunger Games Film 541 - Hunger Games Film 1551 - The Hunger Games Film 2348 - The Hunger Games Film 634 e 635 - Hunger Games: la ragazza di fuoco Film 699 - Hunger Games: La ragazza di fuoco Film 1171 - The Hunger Games: Catching Fire Film 1552 - The Hunger Games: Catching Fire Film 2078 - Hunger Games: La ragazza di fuoco Film 836 - Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I Film 1176 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 1 Film 1056 - Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2 Film 1460 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 2 Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Willow Shields, Sam Claflin, Jena Malone, Mahershala Ali, Natalie Dormer, Wes Chatham, Elden Henson, Patina Miller, Evan Ross.
Box Office: $755.4 milioni
Consigli: Direi che il riassunto più efficace relativamente a questo film lo fornisce il commento critico di Todd McCarthy di The Hollywood Reporter, che lo definisce "disappointingly bland and unnecessarily protracted."
A voler cercare il lato positivo, si tratta di un capitolo-ponte di una saga piuttosto ben riuscita che, dopo questo scivolone, saprà ampiamente riprendersi e regalare una giusta conclusione a Katniss Everdeen e compagni. Dunque il viaggio attraverso questo terzo capitolo si può affrontare: non è bello come i precedenti, ma ci traghetta verso l'epico finale.
Parola chiave: Peeta. Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI
Francamente ero un po' titubante. Per la prima volta non sono corso al cinema il giorno dell'uscita, per la prima volta avevo paura di essere (di nuovo) deluso da Katniss Everdeen.
Film 1056: "Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2" (2015) di Francis Lawrence Visto: al cinema Lingua: italiano Compagnia: Poe Pensieri: Lo sappiamo tutti che con la parte 1 hanno fatto una cazzata. E' inutile far finta di niente.
Dunque cosa rimane di una delle saghe più interessanti e meglio realizzate degli ultimi anni? A parte un po' di amarezza e, ovviamente, il dispiacere per la conclusione delle (dis)avventure di Katniss Everdeen, ci rimane questo secondo canto della rivolta, grido disperato dei 13 distretti nei confronti di una Capitol sempre più decisa a difendersi. Ma il gioco vale la candela? Finalmente sì.
"Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2" è un bel film che arriva, però, con un anno di ritardo. La degna conclusione della trilogia letteraria di Suzanne Collins trova la sua strada e conduce lo spettatore all'epico finale carico di pathos e tensione, ovvero tutto ciò che è mancato col precedente titolo cinematografico. Alla noia si è sostituito l'interesse, all'attesa l'azione e finalmente i nostri (molti) protagonisti giungono alla tanto agognata verità: può la ghiandaia imitatrice sconfiggere Snow? Può un'idea rivoluzionaria far crollare un regime dispotico? Inutile che ve lo dica.
Quello che si può dire, invece, è che con questo "Mockingjay - Part 2" la storia ritrova un senso, una sua dimensione... insomma, ritrova il suo perché. Bella fotografia, effetti speciali di lusso, una protagonista che da sola può reggere tutta la saga, intrighi, tranelli, colpi di scena e, da non sottovalutare, una buona dose di paura che da un po' mancava. Dopo il tanto parlare (ma proprio tanto) della cattiveria del Presidente Snow, del suo essere senza scrupoli, era ora che si facesse qualcosa per dimostrarlo: il pubblico è accontentato. Ma dov'è la nota negativa?
Senza voler infierire o comunque apparire scontati, diciamo che con la parte 1 qualcosa si è definitivamente guastato e anche se qui si ritorna ai vecchi fasti, niente potrà mai cancellare l'errore della suddivisione in due capitoli. Lo dico con un po' di tristezza, perché è veramente un peccato aver scelto l'incasso al posto della qualità. L'evidente dislivello qualitativo tra i primi due titoli e il terzo e, ora, in aggiunta con questo, compromettono il buon risultato sempre ottenuto dalla produzione e rimediare con "Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2" è solo parzialmente possibile. Non credo sia un caso che al quarto appuntamento al cinema il franchise dei record non abbia retto: 20 milioni di incasso in meno al debutto americano e al momento un incasso globale sotto i 600 milioni di dollari (oltre 100 milioni sotto rispetto al primo capitolo), nessuna nomination a premi importanti, colonna sonora strumentale non pervenuta nelle classifiche e addirittura colonna sonora con le guest musicali non prodotta... Insomma, "Hunger Games" sembra aver perso un po' del suo tocco magico, nonostante il buon risultato raggiunto con questo capitolo conclusivo. Tra l'altro risulta comunque un fenomeno in controtendenza se si pensa che, in generale, i capitoli conclusivi di produzioni così importanti di solito richiamano in massa il pubblico e totalizzano incassi superiori ai capitoli di transizione, ma tant'è.
Dunque, nonostante pare evidente che il buon nome della saga sia stato intaccato, rimane che "The Hunger Games: Mockingjay - Part 2" sia in ogni caso un buon film, bello da vedere. Gli addii ai personaggi saranno difficili da concedere, soprattutto per i vari colpi di scena che la storia - sempre piuttosto spietata - non mancherà di concedersi. Sarebbe stato meglio concludere subito con un episodio del genere, ma ormai è andata così. Addio Katniss, la rivolta è conclusa.
Film 412 - Hunger Games Film 461 - Hunger Games Film 541 - Hunger Games Film 1551 - The Hunger Games Film 2348 - The Hunger Games Film 634 e 635 - Hunger Games: la ragazza di fuoco Film 699 - Hunger Games: La ragazza di fuoco Film 1171 - The Hunger Games: Catching Fire Film 1552 - The Hunger Games: Catching Fire Film 2078 - Hunger Games: La ragazza di fuoco Film 836 - Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I Film 1176 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 1 Film 1056 - Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2 Film 1460 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 2 Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Sam Claflin, Jena Malone, Stanley Tucci, Natalie Dormer, Willow Shields, Mahershala Ali, Patina Miller, Gwendoline Christie, Michelle Forbes.
Box Office: $574.3 milioni (ad oggi)
Consigli: Bello, intenso, ben recitato e con colpi di scena ben architettati (sebbene quello finale sia piuttosto prevedibile) "Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2" è la conclusione del franchise che ci voleva per risollevarlo dallo scivolone della prima parte. Vale la pena vederlo anche se si era rimasti delusi dal precedente e, in ogni caso, se si ha amato questa saga non si mancherà di apprezzarne l'episodio finale. Gli effetti speciali sono molto ben fatti e tendono una mano ad un'atmosfera quasi horror che in un certo momento non manca di spaventare. La rivolta sarà dolorosa e numerose saranno le perdite, ma alla fine ne sarà valsa la pena. Anche per noi che guardiamo.
Parola chiave: Bombe. Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI
La seconda mattina in quel di Trapani, piovendo, abbiamo deciso di prendercela comoda con la colazione. Il risultato è stato un generale spiaggiamento da divano davanti a questo film.
Film 990: "Non-Stop" (2014) di Jaume Collet-Serra Visto: dalla tv Lingua: italiano Compagnia: Lu, Vanina Pensieri: Rivederlo è stato assolutamente casuale, complice la giornata di pioggia e l'offerta di Sky; alla fine è piaciuto a tutti.
Francamente me lo ricordavo ancora bene, specialmente il finale, ma la cosa non è stata d'intralcio a questa seconda visione, soddisfacente e ancora d'intrattenimento. Devo ammettere che questo tipo di film claustrofoco e adrenalinico, per di più ambientato in aereo, mi appassiona e piace molto, per cui ero abbastanza sicuro che rivedere "Non-Stop" non mi avrebbe né stufato né lasciato scontento. E poi Liam Neeson è perfetto per la parte, trascinante e magnetico, uno cui davvero affideresti la tua vita in situazioni del genere: granitico e indistruttibile, con un grande senso pratico e perfino un lato umano spiccato che lo rende capace di empatia, il che non guasta mai. Per riassumere, l'uomo che fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Non tutti gli attori sono in grado di rivestire questo ruolo in maniera credibile e Neeson non solo è uno dei pochi che ci riesce, ma la metà dei suoi film ha proprio questo tipo di protagonista ("The Grey" o la saga di "Taken").
Per il resto questa pellicola è puro intrattenimento, di quello fatto abbastanza bene. La storia scricchiola un po' nel finale - ma si sa che dopo grandi premesse l'epilogo è sempre una questione difficile -, bella fotografia, ottime scene d'azione e cast molto ben assortito, oltre che molto preso in prestito dalla tv. Non solo: nel giro di poco più di un anno, due delle attrici presenti in questa produzione hanno vinto un Oscar (Moore e Nyong'o).
Insomma, "Non-Stop" mi ha nuovamente intrattenuto e mi è nuovamene piaciuto.
Ps. Il cast: Liam Neeson, Julianne Moore, Scoot McNairy, Michelle Dockery, Nate Parker, Jason Butler Harner, Corey Stoll, Lupita Nyong'o, Anson Mount, Omar Metwally, Edoardo Costa.
Film 731 - Non-Stop Film 990 - Non-Stop Film 1734 - Non-Stop Box Office: $222.8 milioni
Consigli: Carico di adrenalina, un po' di sano mistero, numerosi sospettati e solo una persona che sembra capirci qualcosa... o no? La convivenza forzata sul volo di linea rende tutto estremamente claustrofobico, per non parlare del conto alla rovescia che precede ogni assassinio... Insomma, un buon thriller, perfetto se si è alla ricerca di qualche emozione un po' più forte del solito. Neeson è una garanzia e in questo caso è affiancato da un ottimo cast ed effetti speciali che rendono "Non-Stop" un'esperienza cinematografica piacevole e soddisfacente (specialmente se si ha a disposizione un buon dolby e uno schermo piatto gigante!).
Parola chiave: Valigetta. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Preparativi per "Jurassic World" parte 2: continuo verso il mio obiettivo!
Film 955: "Il mondo perduto - Jurassic Park" (1997) di Steven Spielberg Visto: dal computer portatile Lingua: italiano Compagnia: nessuno Pensieri: Spielberg non molla la regia del sequel del suo fortunatissimo "Jurassic Park" e 4 anni dopo torna al cinema riportando qualcuno sull'isola più pericolosa di sempre (Jeff Goldblum), ma lasciano a casa tutti gli altri (fatta eccezione per i velocissimi cameo di Joseph Mazzello, Ariana Richards e soprattutto Richard Attenborough). Probabilmente il romanzo di Crichton prende questo percorso, anche se certamente un cambio di cast all'epoca sarà sembrato una sorta di nuovo inizio, una tabula rasa utile alla creazione di nuove, emozionanti avventure.
Il risultato finale, però, non è esaltante quanto il primo, magnifico film. Spielberg è sempre in grado di far tenere i suoi spettatori con il fiato sospeso - vedi la scena del pullman nel dirupo -, anche se certamente questo "The Lost World: Jurassic Park" è meno incisivo del precedente.
Qui la storia si concentra di più sullo stravagante personaggio del Dottor Ian Malcolm, alle prese con la sua fidanzata già sull'isola (una giovanissima Julianne Moore prima che scoprisse l'estetista) e la giovane pargoletta rompiscatole (Vanessa Lee Chester) che lo segue di nascosto. Il nuovo protagonista qui sembra più addomesticato che nella prima pellicola e ciò, forse, gli fa perdere parte del fascino. Ma senza essere troppo preoccupati, ci pensano naturalmente i dinosauri a tener desta l'attenzione. In questo secondo episodio si sono moltiplicati, liberi su tutta Isla Sorna, la stessa dove, scopriamo, venivano 'fabbricati' i dinosauri che si trovavano nel parco di Isla Nublar; inoltre ci sono alcune nuove specie, anche se chiaramente il T.rex, anzi i T.rex, non mancano. Avranno molto di cui nutrirsi, considerato che hanno ben due squadre sbarcate sull'isola a disposizione per la caccia: la prima è quella di Malcom, inviata da John Hammond che vuole proteggere l'ecosistema dell'isola; la seconda è quella del nipote, ora a capo della InGen che, per risollevarne le sorti, vuole catturare i dinosauri per sfruttarli e mostrarli al mondo. Dato che dagli errori non si impara sempre, è inutile dire che anche questa gita al tempo dei dinosauri sarà una vera strage che, in più, arriverà perfino a toccare San Diego.
Insomma, come ogni sequel che si rispetti, anche "Il mondo perduto - Jurassic Park" mette in scena il suo secondo spettacolo pigiando al massimo sull'acceleratore. E' tutto pompato al quadrato rispetto a quando avevamo visto prima: più animali e di più specie, il doppio delle squadre e dunque più possibilità di "banchettare", perfino un approdo sulla terraferma con T.rex a spargere paura e morte per le strade di una grande città. Diciamo che la spettacolarizzazione non manca, anche se riesce a coprire solo in parte la mancanza di quel qualcosa che aveva reso "Jurassic Park" indimenticabile. Sarà che ormai le meraviglie fatte da Spielberg & co. per portare i dinosauri sullo schermo ormai non ci sono nuove, sarà l'inaspettata piega pseudo horror che il secondo film prende, di fatto il risultato è comunque meno riuscito. Sembra davvero che il turbinio di morti da mettere in scena sia più importante della storia da raccontare e che, in fin dei conti, un buon momento di paura debba sempre trovare il suo spazio. Anche se, è ovvio, fa tutto parte del gioco e ci sta, la sensazione che stessi guardando un film dell'orrore non mi ha quasi mai abbandonato e, a mio parare, tradisce un po' l'anima del franchise (e con il terzo film è pure peggio).
Quindi sì, è bello ritornare a trovare il pazzo, famelico mondo dei dinosauri, anche se la nuova visita è meno riuscita della prima.
Ps. Una nomination all'Oscar per i Migliori effetti speciali.
Pps. Cast ricchissimo: Jeff Goldblum, Julianne Moore, Pete Postlethwaite, Vince Vaughn, Arliss Howard, Richard Attenborough, Peter Stormare, Richard Schiff, Vanessa Lee Chester, Ariana Richards, Joseph Mazzello, Camilla Belle.
Film 953 - Jurassic Park Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park Film 957 - Jurassic Park III Film 961 - Jurassic World Film 965 - Jurassic World Film 1079 - Jurassic World Film 1361 - Jurassic World Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom Box Office: $618.6 milioni
Consigli: Spielberg (regia), David Koepp (sceneggiatura), Jeff Goldblum (recitazione) e John Williams (colonna sonora) tornano tutti per riportarci sulla pericolosa terra dei dinosauri, nuovamente impazienti di mangiarsi qualsiasi cosa si muova. Gli effetti speciali sono sempre straordinari e, anche se questo secondo titolo è meno riuscito del precedente, rimane comunque molto piacevole da guardare e seguire. I fan non possono che apprezzare un ritorno al parco giurassico e anche se tra tutte le pellicole del franchise questa non è la prima di cui caldeggerei la visione, rimane comunque un prodotto di intrattenimento che funziona, nonostante i suoi 18 anni.
Parola chiave: Nave. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Luigi non lo aveva mai visto e io lo rivedevo volentieri...
Film 910: "Crazy, Stupid, Love." (2011) di Glenn Ficarra, John Requa Visto: dal computer di casa Lingua: italiano Compagnia: Luigi Pensieri: Commedia sull'amore che avevo visto una vita fa, "Crazy, Stupid, Love." è ancora un esempio carino di cinema americano contemporaneo, con un cast da urlo (Steve Carell, Ryan Gosling, Julianne Moore, Emma Stone, Marisa Tomei, Kevin Bacon) e una storia che ha i suoi buoni momenti, oltre che una sorpresina finale. Simpatica, oltre che commedia è anche una pellicola romantica e forse questo è il vero punto debole di tutta l'operazione, che pure funziona egregiamente. Personalmente avrei preferito più battute e gag che tutta la tiritera sentimentale sull'anima gemella e l'amore vero, però non tutto può essere perfetto, quindi bene così.>br/>
Gosling ha un fascino magnetico e il suo training a Cal (Carell) è qualcosa di spassosissimo, una sorta di "ti rifaccio il look" alla maschile, con i classici momenti della prova abiti, nuovo taglio e mosse per la conquista del sesso opposto che i due attori rendono davvero irresistibili (la scena di Cal con il portafoglio con la chiusura di velcro è impagabile). Insieme formano una buona coppia da grande schermo, chi l'avrebbe detto!
Quindi, in definitiva, consiglio ancora questo film, rivederlo è stato divertente e nonostante ricordassi abbastanza di tutta la storia, il risultato finale, il mio giudizio sulla visione non ne ha minimamente risentito. Sempre simpatico e piacevole da seguire.
Ps. Evidentemente una propizia congiunzione astrale ha benedetto gli attori di questa pellicola, dato che nell'edizione di quest'anno degli Oscar ben 3 attori qui presenti sono stati candidati: Steve Carell ("Foxcatcher"), Emma Stone ("Birdman") e Julianne Moore (che ha vinto per "Still Alice"). Ancora più curioso, forse, che dopo gli Oscar in America la ABC abbia trasmesso proprio questa pellicola!
Film 335 – Crazy, Stupid, Love. Box Office: $142.9 milioni
Consigli: Un titolo che si fa rivedere volentieri, piacevole e divertente, con una serie di gag piuttosto simpatiche e la scena della sauna diventata ormai piuttosto iconica. "Crazy, Stupid, Love." è una commedia romantica meno strappalacrime e più plausibile del solito, con tradimenti e dolore e il desiderio di voltare pagina che ci ricorda che nella vita a tutti può capitare di soffrire per amore. Poi, chiaramente, anche qui l'happy ending deve trionfare, quindi non ci stupisce per niente che la storia lo preveda. Bene così, per un prodotto come questo certi passaggi sono obbligati e, scesi a patti con ciò, alla fine il risultato è gradevole. Si passa una serata spensierata, si sorride e si pensa (tanto) all'amore. Carino.
Parola chiave: Amore. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
La 3 ci offre lo spettacolo e noi accorriamo, ben felici di non perderci nemmeno una boiata!
Film 895: "Il settimo figlio" (2014) di Sergey Bodrov Visto: al cinema Lingua: italiano Compagnia: Luigi, Erika Pensieri: Ci aspettavamo una boiata, e una boiata abbiamo avuto. E' giusto così, non cercavamo niente di diverso.
A dire il vero questo "Seventh Son" avrebbe qualche carta in regola per riuscire a intrattenere il pubblico e non fallire nella realizazione generale, eppure nonostante ciò la produzione manda tutto all'aria in nome di una spettacolarità che non possono permettersi: la storia non è poi così innovativa o entusiasmante, né gli effetti speciali sbalorditivi a dispetto di un budget monster di 95 milioni di dollari (e poi scopro grazie a Wiki: "Gli effetti speciali del film sono stati realizzati grazie a un finanziamento della portata di 5 milioni di dollari alla compagnia della Rhythm & Hues Seeks, cui la produzione si è affidata e che è finita in bancarotta quando il film doveva ancora finire le riprese, perché venisse completato il lavoro sul film, dal momento che la Universal e la Fox avevano fornito prestiti non sufficienti per coprire l'opera per intero"). Il risultato finale quindi è mediocre, quasi da B-movie, con scenografie tanto finte da essere imbarazzanti, dialoghi non certo magistrali e un protagonista che, nonostante anni di esperienza come attore, ancora non riesce a migliorare sotto il profilo recitativo. Ho sempre trovato che Ben Barnes fosse praticamente inespressivo e non mi spiego come ancora gli si possa affidare un ruolo da protagonista in un film commerciale che sull'appeal dei suoi attori ci basa gli incassi. Non che sia tutta colpa di Barnes se al box office questo film non ha brillato, però è chiaro che il suo status di attore non sia minimamente paragonabile a quello di altri e per capacità e per fama.
La cosa veramente strana qui però è la presenza dei 2 premi Oscar Jeff Bridges e la neo vincitrice Julianne Moore (che a dire il vero non si risparmia in quanto a pellicole discutibili) che, almeno sulla carta, dovrebbero garantire un po' di sicurezza sulla qualità recitativa del film o perlomeno definire uno standard minimo... Non che la recitazione ne "Il settimo figlio" sia una priorità, è chiaro.
Comunque, attori a parte, la storia parla di streghe e magie, del settimo figlio di un settimo figlio che si rivelerà essere l'unico capace di sottomettere la malvagia madre Malkin (Moore) e sconfiggere lei e il suo "esercito" (saran tipo 6) di mutaforma. Se la realizzazione non fosse così sciatta, la pellicola avrebbe anche un suo mercato cui rivolgersi perché è chiaro che, nonostante la palese mancanza di qualità, dall'incasso si deduce che non in pochi in giro per il mondo siano andati a vederlo. Ma, appunto, il risultato finale è mediocre e poco accattivante e ricorda una serie tv anni '90 alla stregua di "Xena: Principessa guerriera" o "Hercules" piuttosto che un prodotto destinato al cinema. Peccato, il fantasy è un genere d'intrattenimento che, se fatto bene, ha sempre il suo perché.
Ps. Tratto da "L'apprendista del mago" di Joseph Delaney, autore della saga "The Wardstone Chronicles".
Box Office: $108.1 milioni
Consigli: Si salva solo la bellezza di Julianne Moore e la simpatica goffaggine del personaggio di Bridges, ma per il resto il tutto è un po' banale e mal realizzato. Oltre alle due star il cast è composto da attori piuttosto noti: Ben Barnes, Alicia Vikander, Kit Harington, Olivia Williams, Antje Traue, Djimon Hounsou. Protagonisti a parte, "Il settimo figlio" rimane un titolo fantasy un po' debole, nonostante la trama tenti di giustificare i 102 minuti di pellicola con non pochi escamotage narrativi. Se la realizzazione fosse stata più di qualità questo film avrebbe sicuramente avuto molte chance in più di riuscire nel suo intento commerciale. Proprio come "Eragon" nel 2006...
Comunque se si scende a patti con il fatto che questa pellicola sia qualcosa di assolutamente dimenticabile, è chiaro che la si può tranquillamente scegliere per una serata senza pretese. Una storiella che tiene compagnia per il tempo necessario a spegnere un po' il cervello e rilassarsi davanti a qualche sciocchezza fantasy assolutamente innocua. C'è di meglio, è chiaro, però lo si può guardare tranquillamente.
Parola chiave: Collana. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Ce l'abbiamo fatta, finalmente!
Anche il 22 febbraio è ormai alle spalle e chi doveva vincere ha vinto. I migliori sono stati decretati - come del resto i peggiori (vedi qui) - e la stagione delle premiazioni relative al 2014 si può dire definitivamente chiusa. Con un po' di sollievo. Tra tutti i red carpet, le interviste, i dietro le quinte esclusivi, i party, i pranzi, le colazioni, le cene e i gala non ci si stava proprio più dietro e la sovraesposizione mediatica globale stava cominciando a stancare anche i più tenaci.
Con gli Oscar di questa notte si sono confermate le numerose voci che volevano "Birdman" vero vincitore di questa edizione, oltre che i pronostici relativamente ai quattro attori che avrebbero vinto, praticamente sempre gli stessi da che la corsa ai premi è cominciata. E così sia, che Patricia Arquette abbia il suo Oscar contro ogni umana previsione possibile e nella speranza che la vittoria le dia indietro una carriera che sia degna di questo nome dopo il prolungato momento appannato. Speriamo che qualcuno sia rimasto colpito dal suo discorso di ringraziamento a tinte femministe e che si ricordino che anche donne meno canonicamente hollywoodiane come la Arquette possono raccogliere l'attenzione e il gusto di pubblico e critica. Insomma, non esiste solo Meryl Streep (ma meno male che comunque esiste). Signora di "Boyhood" a parte, il vero piacere di questa serata è stato seguire le tre vittorie di J.K. Simmons per quel gioiellino di "Whiplash" e vedere finalmente riconosciuti i grandi talenti di Alexandre Desplat (Miglior colonna sonora) e Julianne Moore (il suo film ancora non l'ho visto, quindi attendo di capire se fosse veramente tutto meritato o se fosse più che altro arrivato il suo momento, diciamo). Anche la vittoria (annunciata) della Canonero per "The Grand Budapest Hotel" è stato un bel momento, anche se lei mi rimane antipatica e questo guasta un po' le cose. Sorprese gradite le numerose vittorie del film di Wes Anderson (4 in totale), ma meglio ancora è stato vedere riconosciuto l'Oscar per il Miglior montaggio a "Whiplash" e all'ottimo lavoro di Tom Cross.
Altri momenti inaspettati sono stati la vittoria di Alejandro González Iñárritu come Miglior regista, che scippa di fatto la statuetta al favorito Richard Linklater (a cui era andato il Golden Globe); il riconoscimento come Miglior film d'animazione per "Big Hero 6" che francamente trovo un po' eccessivo; la felice scelta dell'Academy di non lasciare a bocca asciutta "The Imitation Game" (Miglior sceneggiatura non originale + un discorso strappalacrime dello sceneggiatore che, confessa sul palco, a 16 anni aveva tentato il suicidio poiché si sentiva diverso e quindi incompreso); la ritrovata buona stella di Lady Gaga che si spoglia di tutte le scemenze massmediatiche e punta tutto (o quasi, considerato quegli orrendi guanti) sulla qualità di una performance ineccepibile e di grande impatto; e quello sketch - per noi italiani così Gianni Morandi - in cui Neil Patrick Harris, conduttore della serata, ha riproposto una delle scene che certo rimane più impressa di "Birdman", andando a presentare sul palco solo in mutande.
Questo episodio doppiamente d'impatto rimarrà assolutamente il ricordo più indelebile della conduzione di Harris - esattamente come la selfie all-star lo è stata per la conduzione di Ellen l'anno scorso - eppure la cifra stilistica pare inevitabilmente diversa. Lungi da me essere bacchettone - queste trovate acchiappa ascolti e chiacchiericcio post evento le capisco e le contemplo senza falsi pudori - ammetto, però, che da uno come Neil Patrick Harris, che masticava show prima ancora di aver sperimentato la pubertà, mi aspettavo qualcosina di più. Di più non rispetto all'episodio adamitico, ma proprio a livello di contenuti e conduzione.
Il numero di apertura - tra canzoni, balli e citazioni cinematografiche a gogo - pareva promettere bene, anzi molto bene, solo che durante il resto della serata (francamente troppo lunga), i tempi troppo stretti, la necessità di dover far ridere a tutti i costi e tutto lo spazio dedicato a troppe personalità hanno inciso su un risultato finale meno brillante di quanto mi sarei aspettato. E' stato bravo - ma hey, battere l'assetto catatonico di James Franco sarebbe veramente una sfida per chiunque -, eppure si poteva fare di più, anche se gli concedo due cose: la prima è che seguire la conduzione dopo uno show così chiacchierato e riuscito come quello di Ellen era veramente difficile, la seconda è che la mia maledetta sfortuna mi ha costretto a vedere l'evento doppiato in italiano (cosa che non accade probabilmente dalla terza liceo), il che mi ha ampiamente sfavorito su tempi comici ed effetto delle battute, considerando l'ampia inadeguatezza dei due interpreti.
Chiusa la parentesi dello show, prima di passare alle vittorie, ci terrei solo a una veloce postilla: solitamente c'è sempre qualcuno capace di rimanere impresso per la scelta dell'abito, la classe, qualcosa. Quest'anno sono rimasto particolarmente insoddisfatto da questo punto di vista e a parte una sufficienza generale, nessuno ha veramente colpito. Da un lato sono contento di non rivedere per un po' le tremende scelte pre-maman di Keira Knightley, ma in generale mi pare si sia un po' sprecata l'occasione.
E ora l'ultimo punto da considerare, la ciliegina sulla torta: chi ha vinto VS chi ci si aspettava vincesse. Dopo il toto votazioni innescato qualche giorno fa ho seguito in silenzio le varie opinioni pervenute, aspettando con ansia di sapere se e cosa sarebbe stato confermato. Ecco, quindi, qui sotto i vincitori effettivi di tutte le categorie (in giallo) ed evidenziati in verde tutti coloro che erano stati ritenuti i possibili vincitori. Chiaramente le scommesse non erano su tutte le categorie, ma solo le principali, ovvero le prime 10 (escludendo le 2 categorie sulle sceneggiature): dove manca la sottolineatura verde è perché vincitore effettivo e votazione coincidevano. Buona lettura!
Ps. Gli Oscar fatti di Lego sono qualcosa di fantastico!
Best Motion Picture of the Year Birdman (2014): Alejandro González Iñárritu, John Lesher, James W. Skotchdopole Boyhood (2014/I): Richard Linklater, Cathleen Sutherland
Best Performance by an Actress in a Leading Role Julianne Moore for Still Alice (2014)
Best Performance by an Actor in a Supporting Role Edward Norton for Birdman (2014) J.K. Simmons for Whiplash (2014)
Best Performance by an Actress in a Supporting Role Patricia Arquette for Boyhood (2014/I)
Best Achievement in Directing Alejandro González Iñárritu for Birdman (2014) Wes Anderson for The Grand Budapest Hotel(2014)
Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen Birdman (2014): Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo
Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published The Imitation Game (2014): Graham Moore
Best Animated Feature Film of the Year Big Hero 6(2014)
Best Foreign Language Film of the Year Ida (2013): Pawel Pawlikowski
Leviafan (2014): Andrey Zvyagintsev
Best Achievement in Cinematography Birdman (2014): Emmanuel Lubezki
Best Achievement in Editing Whiplash (2014): Tom Cross
Best Achievement in Production Design The Grand Budapest Hotel (2014): Adam Stockhausen, Anna Pinnock
Best Achievement in Costume Design The Grand Budapest Hotel (2014): Milena Canonero
Best Achievement in Makeup and Hairstyling The Grand Budapest Hotel (2014): Frances Hannon, Mark Coulier
Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score The Grand Budapest Hotel (2014): Alexandre Desplat
Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song Selma (2014): Common, John Legend (Glory)
Best Achievement in Sound Mixing Whiplash (2014): Craig Mann, Ben Wilkins, Thomas Curley
Best Achievement in Sound Editing American Sniper (2014): Alan Robert Murray, Bub Asman
Best Achievement in Visual Effects Interstellar (2014): Paul J. Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter, Scott R. Fisher
Best Documentary, Feature Citizenfour (2014): Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy, Dirk Wilutzky
Best Documentary, Short Subject Crisis Hotline: Veterans Press 1 (2013): Ellen Goosenberg Kent, Dana Perry
Best Short Film, Animated Feast (2014): Patrick Osborne and Kristina Reed
Best Short Film, Live Action The Phone Call (2013): Mat Kirkby, James Lucas
Film 836: "Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I" (2014) di Francis Lawrence Visto: al cinema Lingua: italiano Compagnia: Luigi Pensieri: Dopo un'attesa così estenuante che ha costretto i numerosi fan ad un conto alla rovescia forzato man mano che la data d'uscita si avvicinava (e soprattutto perché ogni due per tre la produzione faceva trapelare qualche nuovo dettaglio, immagine, poster, trailer o affini), finalmente il momento di rivedere Katniss Everdeen sul grande schermo è arrivato. In linea con la data d'uscita in America - da noi il debutto è stato giovedì il 21 - venerdì mi sono recato al cinema carico di attese e sicuro di portare a casa l'ennesima impressione positiva. Non è stato così.
Con non poco rammarico, da fan della saga cinematografica, mi sono trovato di fronte all'evidenza che, questa volta, un film in più su uno dei miei franchise preferiti non è equivalso ad una piacevole avventura in più. Per dirla fuori dai denti: "The Hunger Games: Mockingjay - Part 1" non ha molto da dire.
Credo che, visti i due precedenti titoli, le aspettative fossero altissime e questo certamente non abbia aiutato, ma il vuoto narrativo che il terzo capitolo porta con sé spiazza chi segue le disavventure del Distretto 12 e dei suoi abitanti in fuga. Katniss è la nuova paladina della rivolta e ci metterà un bel po' per decidersi ad abbracciare questo suo inatteso destino, e nonostante il sacrificio della ragazza dovrebbe suscitare in chi segue la storia una certa dose di empatia, di fatto si avverte solo un po' di noia misto impazienza. Non perché improvvisamente la saga di "Hunger Games" abbia perso mordente, ma perché è ovvio che ciò che viene raccontato in un libro, se non tradotto nel linguaggio cinematografico più adatto, rischia di non funzionare. Qui si è preso un romanzo, si è deciso di suddividerne la traspozione cinematografica in due parti e ci si è ritrovati col dover razionare il meglio per la fine trovando però il modo di raccontare qualcosa anche nel capitolo di passaggio. Il guaio è che, forse - dico forse perché i libri non li ho letti -, non c'era poi così tanto da raccontare tra "La ragazza di fuoco" e la seconda parte de "Il canto della rivolta". Il risultato, quindi, è qualcosa che oscilla tra il film più che altro per i fan della saga e un racconto di mezzo che, preso singolarmente, funziona poco.
Durante i 123 minuti di pellicola vengono riprese le fila del precedente capitolo, intavolati i nuovi snodi della trama e preparato lo scenario di una guerra che incombe, ma per il momento solo nei discorsi dei rivoluzionari. Mi aspettavo che da un momento all'altro Aragon saltasse fuori e pronunciasse una delle battute più iconiche del secondo capitolo de "Il signore degli Anelli": "La guerra aperta incombe, che tu la rischi o no".
Di fatto qui, a parte qualche imboscata, non si rischia granché e sono solo i nemici - capitanati dal Presidente Snow/Donald Sutherland - ad arrecare i danni più gravi, sacrificando vite innocenti ogni qualvolta la situazione lo consenta. Sul fronte ribelle, invece, si mette in scena qualcosa di curioso. Solitamente, infatti, siamo abituati ad una presa di coscienza del proprio ruolo da parte dell'eroe che percorre vie spontanee, una maturazione che avviene naturalmente dopo che gli eventi ne forzano l'avverarsi. Qui, invece, vi è una vera e propria costruzione dell'immagine dell'eroe - in questo caso eroina - che richiede la pianificazione quasi di una campagna pubblicitaria. C'è la scelta del testimonial, la realizzazione di abiti di scena, lo shooting promozionale e lo spot da far rimbalzare di televisore in televisore con lo scopo di risvegliare le coscienze altrui, intorpidite da paura e malainformazione, al fine di reclutare quanti più seguaci possibile. Per la guerra (aperta), naturalmente.
Quindi, una volta che Katniss viene scossa dal vedere un Peeta malridotto ostaggio del nemico e le rovine del suo ormai ex distretto, la storia prende il via e riesce finalmente a mostrare qualcosa di differente dai soli momenti di introspezione, rammarico, rabbia, frustrazione. Perché è giusto che si costruisca bene il carattere del personaggio fornendo allo spettatore i numerosi esempi della sua profondità o maturità, però costruirci l'intero primo tempo di un film sopra mi sembra un tantino eccessivo. Quando, poi, l'azione parrebbe cominciare, di fatto l'unica cosa che accade è la ritirata sottocoperta e, bombardamenti a parte, non si ha altra testimonianza di uno scontro.
Insomma, diciamo che il paragone tra le due arene precedenti con questa prima parte di una rivolta che ancora fatica a partire non è dei più felici. Il buon scenario politico architettato viene imbruttito da un'attesa e una lentezza che forse un titolo del genere non dovrebbe avere. Non solo perché 4 film su 3 libri sono tanti, ma anche perché con tutta questa storia delle trilogie e affini, lo spettatore si aspetta almeno che qualcosa accada in tutti gli episodi che si portano al cinema. Quello che qui viene mostrato si poteva condensare in una mezz'ora abbondante / un'ora, ritagliando lo stesso tempo per un finalone con il botto. A questo punto non so più cosa aspettarmi per l'"imminente" capitolo conclusivo e vorrei sperare che al diluirsi della trama in questa prima parte non ne corrisponda uno nella seconda. Il che mi farebbe ancora di più pensare che di un quarto capitolo non ci fosse bisogno (ma questo è un altro discorso che, chiaramente, non può tenere presente il riscontro monetario).
In definitiva, a caldo (ma ormai un po' raffreddato), posso dire che no, "Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I" non è stato così emozionante, interessante o avvincente come mi aspettavo e volevo che fosse. Probabilmente una volta digerita la delusione saprò affrontare con più lucidità questo "Hunger Games 3" che, per il momento, rimane l'anello debole di tutta la catena. Suppongo che col tempo - e presa visione del quarto - saprò rimodellare la mia opinione su basi meno sentimentali (come è stato, per esempio, con il secondo capitolo de "Lo Hobbit") che mi porteranno a scorgere anche un'utilità dietro questa evidente operazione commerciale. Per il momento, però, posso solo affermare che se ai giochi di Capitol City togli l'arena ne elimini anche l'essenza.
Film 412 - Hunger Games Film 461 - Hunger Games Film 541 - Hunger Games Film 1551 - The Hunger Games Film 2348 - The Hunger Games Film 634 e 635 - Hunger Games: la ragazza di fuoco Film 699 - Hunger Games: La ragazza di fuoco Film 1171 - The Hunger Games: Catching Fire Film 1552 - The Hunger Games: Catching Fire Film 2078 - Hunger Games: La ragazza di fuoco Film 836 - Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I Film 1176 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 1 Film 1056 - Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2 Film 1460 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 2 Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes Box Office: $275 milioni (incasso mondiale del primo weekend d'uscita)
Consigli: Anche questa volta si sono fatte le cose in grande. Al cast sempre magnifico si aggiungono principalmente Julianne Moore e Natalie Dormer; la produzione è quella delle grandi occasioni e tutto è curato, ricostruito e inscenato alla perfezione; la colonna sonora (attentissima ad essere super cool) sfodera nientemeno che Lorde per la canzone portante. Insomma, come per i precedenti episodi a livello tecnico non si può che tessere lodi. Qui, però, c'è una necessaria virata narrativa che forse non è intrapresa nel migliore dei modi. Molti tempi morti, moltissimi momenti lenti e poca azione fanno sì che "Il canto della rivolta - Parte I" abbassi lo standard cui il franchise ci aveva abituato. Fortunatamente Jennifer Lawrence è in grado di sopportare il peso di un capitolo di passaggio come questo e risultare non solo credibile, ma ancora interessante per il pubblico che, dopo una storia pesante come questa, avrebbe potuto (o potrebbe ancora) anche decidere di abbandonarla al suo destino. Non credo, di fatto, sia un caso che l'esordio al botteghino americano sia stato il peggiore dei tre titoli della saga, nonostante il crescente interesse del pubblico per l'opera della Collins e la totale assenza di titoli avversari in uscita. Come ho ribadito a sufficienza, questo terzo episodio si divide tra il voler creare attesa - di fatto non mostrando nulla che non si evincesse dal trailer - e una presa di coscienza contemporanea che il supereroe deve avere una forte caratterizzazione attraverso un intelligente lavoro di sceneggiatura. Qui si mette in scena il tentativo - anche lodevole - di farlo, senza forse centrare l'obiettivo in pieno. Motivo per il quale penso che "Mockingjay - Part 1" non sia perfetto per tutti, ma che privilegi maggiormente i fan della saga disposti a qualunque sacrificio pur di arrivare all'agognato finale della saga. Chi è meno devoto troverà più faticosa questa storia e sicuramente meno appassionante. Per carità, è un buon film-ponte e questo non glielo può togliere nessuno; preso singolarmente, però, è un titolo con evidenti limitazioni.
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