Pian piano recupero la filmografia di Kubrick. Questo, in particolare, era un titolo che mi aveva sempre incuriosito.
Film 599: "Spartacus" (1960) di Stanley Kubrick
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: "Spartacus", ovvero "Il gladiatore" degli anni '60, ma molto più approfondito del film con Russell Crowe e, sarà per via del tempo trascorso in mezzo, molto più affascinante.
Kirk Douglas è uno Spartaco dalla brutta faccia e dalle spalle larghissime, schiavo capace di vedere più in là della sua misera condizione, auspicando l'abolizione della schiavitù e rivendicando il suo diritto ad essere persona libera. In mezzo ci sarà un percorso di formazione che lo vedrà passare da spaccatore di pietre a futuro gladiatore, da quasi morto nell'arena a vivo per miracolo e rivendicatore, appunto, della libertà. Chiaramente il fatto che si sia innamorato di un'altra schiava è parte chiave della storia. Sullo sfondo una Roma come sempre agitata nella gestione del potere e la rappresentazione di un Senato che vede opporsi Gracco (Charles Laughton) a Crasso (Laurence Olivier) in un reciproco tentativo di avere la meglio sulle trame dell'altro - il primo ha Caio Giulio Cesare al suo angolo, il secondo il fallimentare Glabro -.
Molta carne al fuoco per questa pellicola e una morale cristiana di redenzione, pace interiore e grandi messaggi che porteranno il nostro eroe ha subire lo stesso destino di Gesù: sulla croce, però, il nostro assomiglierà solo ad Ezio Greggio, rovinando un po' per il pubblico moderno la grande scena finale.
Devo dire che 197minuti di film sono un pochino molti e, anche se vengono ripercorsi bene gli snodi della storia, sicuramente qualche taglio qua e là - oltre che qualche tentativo di velocizzare gli scambi di sguardi - poteva essere fatto. Inoltre mi pare un pochino troppo semplicistica, a livello di trama, la rappresentazione di centinaia di schiavi che si ribellano come un'unica entità alla prigionia della scuola per gladiatori di Lentulo Batiato (Peter Ustinov, Oscar come Miglior attore non protagonista per questo ruolo). Non perché non sia plausibile, ma perché, per com'è rappresentata, è troppo organizzata per essere spontanea.
A parte questi aspetti, comunque, "Spartacus" è certamente una pellicola da vedere, non fosse anche soltanto per la regia di Stanley Kubrick (anche se le sue polemiche riguardo la paternità non sono state poche), per il grande cast protagonista o per il fatto che racconta una storia vera (da prendere comunque con le pinze). Un vero e proprio kolossal dal grande budget (12 milioni di dollari) e grandi incassi (60 milioni) e una pioggia di premi tra cui 4 Oscar e un Golden Globes.
Consigli: Un vero e proprio cult. Una volta nella vita andrebbe visto, anche solo per fare un confronto con "Il gladiatore" e per aggiungerlo alla lista di kolossal stile peplum dall'intramontabile fascino di cui bisogno proprio avere un'opinione personale.
Parola chiave: "Io sono Spartaco".
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Bengi
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martedì 15 ottobre 2013
Film 599 - Spartacus
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mercoledì 28 agosto 2013
Film 576 - Il gladiatore
L'avevo visto al cinema più di 10 anni fa, senza che mi avesse esaltato particolarmente. Così ho deciso di dare a questo film un'altra possibilità.
Film 576: "Il gladiatore" (2000) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente non sono mai stato un grande fan di questo film, né di Russell Crowe, il che in effetti mi ha per anni inibito nei confronti di quello che da molti è considerato un piccolo capolavoro del cinema moderno.
Settimana scorsa, però, ho avuto un momento di puro desiderio di full-immersion-antica-Roma e questo mi sembrava il titolo giusto per qualche ora di svago in compagnia di me stesso e un po' di effetti speciali (a memoria) ben fatti. Joaquin Phoenix, poi, è sempre bravo in qualsiasi ruolo reciti, perchè non rispolverare, quindi, la sua prima parte veramente famosa? E leporino fu.
"Gladiator" è certamente una pellicola che nel 2000 ha saputo stregare in molti con le sue scenografia grandiose, il fascino dell'Impero Romano e l'epicità di dialoghi e battaglie; chi, poi, non avrebbe amato la storia di riscatto e vendetta di Massimo Decimo Meridio?
Io, personalmente, ho gradito il packaging, ma di fatto rimango fedele alla mia idea originale: "Il gladiatore" è un blockbuster come un altro, nulla di speciale anche se genericamente ben fatto. Mi sembra si inquadri perfettamente con quella serie di pellicole che negli anni '90-'00 ha regnato agli Academy Awards nella categoria Miglior film, dove più che ai meriti artistici, si badava ad una serie di altre voci correlate: qualità tecnica (oltre alla statuetta più ambita, tutti questi film si portano a casa una valanga di altri premi 'minori'), popolarità e incassi (necessariamente molto alti). Si inseriscono in questa lista una decina di titoli:
Miglior film 1991 - "Balla coi lupi" (7 Oscar e $424,208,848 di incasso);
Miglior film 1995 - "Forrest Gump" (6 Oscar e $677,387,716 di incasso);
Miglior film 1996 - "Braveheart - Cuore impavido" (5 Oscar e $210,409,945 di incasso);
Miglior film 1997 - "Il paziente inglese" (9 Oscar e $231,976,425 di incasso);
Miglior film 1998 - "Titanic" (11 Oscar e $2,185,372,302 di incasso);
Miglior film 1999 - "Shakespeare in Love" (7 Oscar e $289,317,794 di incasso);
Miglior film 2000 - "American Beauty" (5 Oscar e $356,296,601 di incasso);
Miglior film 2002 - "A Beautiful Mind" (4 Oscar e $313,542,341 di incasso);
Miglior film 2003 - "Chicago" (6 Oscar e $306,776,732 di incasso);
Miglior film 2004 - "Il signore degli anelli - Il ritorno del re" (11 Oscar e $1,119,929,521 di incasso).
Dopo quest'ultimo titolo, qualcosa effettivamente è cambiato e i 3 fattori spesso determinanti la sorte di una pellicola che si considerasse la migliore del suo anno sono cambiati. Tra l'altro, sarebbe da notare come molti dei vincitori di quegli anni non fossero esattamente tra i prodotti artisticamente più di valore, quanto certamente tra i più significativi a rappresentare la loro annata. In quest'ottica si inserisce anche "Il gladiatore" che con i suoi 5 premi Oscar e un botteghino mondiale di $457,640,427, nell'edizione 2001 sconfisse rivali quali "La tigre e il dragone", "Erin Brockovich - Forte come la verità", Chocolat" e "Traffic" (solo per citare i compagni di cinquina).
E' da questo punto di vista che io considero il film di Ridley Scott, ovvero prendendolo in considerazione solo nella cornice di un fenomeno che ha certamente rappresentato un periodo di storia del cinema moderno, ma che di fatto non mi sembra abbia posto le basi di alcunché. Sia perché di fatto le inesattezze storiche svalutano il lavoro complessivo - molto rumore, in particolare, fecero gli errori di latino - sia perché non mi pare proprio si possa parlare di capolavoro.
Le strane luci utilizzate spesso sbiancano i volti degli attori e comunque vi è un lavoro discontinuo, secondo me, di fotografia che non inquadra precisamente lo stile che ci si era prefissi di seguire. La trama è pompata eccessivamente di coraggio, onestà, integrità e tutto ciò che di qualificante ed edificante si possa regalare ad un solo personaggio, retto e giusto, religioso e devoto alla famiglia, neanche fossimo all'apice del periodo della censura. E, sinceramente, Commodo/Phoenix avrebbe dovuto essere maggiormente valorizzato ed analizzato, concentrandosi sul suo disturbo, la morbosa relazione incestuosa con la sorella e la sua perversa natura (nonché fragilità) messa a nudo in qualche scena madre da strappare al granitico eroe tutto muscoli e grande virtù.
Anche perché, di fatto, una volta entrato nella prima arena, Massimo non farà altro che passarci tutto il suo tempo, sballottato da un campo di battaglia e l'altro. Una volta introdotta la sua nuova condizione di famoso gladiatore che sa come giocare con la folla, la storia procede lineare verso quello che sarà necessariamente l'epilogo e sono veramente pochissimi i colpi di scena che vengono architettati per infittire la trama. Peccato. Insomma, mi sono certamente goduto questa pellicola a cui non manca il dono dell'intrattenimento e di una certa visione spettacolare (le bighe sono indubbiamente figlie di "Ben-Hur"), ma tutto sommato continuo a non pervenire quella magia e quell'incanto che ho visto spesso negli occhi di chi mi ha parlato di questo film. Tutto sommato, diciamo, non mi sembra nulla più di un ben fatto blockbuster.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Consigli: Il titolo più popolare della cinematografia di Russell Crowe che, in quel momento, era all'apice della sua carriera oltre che uno degli attori più pagati di Hollywood. Vale certamente la pena di dare una chance a questo titolo, anche solo per farsi intrattenere dalla spettacolarità di alcune delle scene di lotta tra gladiatori. A mio avviso, però, non si va molto oltre lo spettacolo puro. Quindi è un buon titolo per una serata in compagnia.
Parola chiave: Roma.
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#HollywoodCiak
Bengi
Film 576: "Il gladiatore" (2000) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente non sono mai stato un grande fan di questo film, né di Russell Crowe, il che in effetti mi ha per anni inibito nei confronti di quello che da molti è considerato un piccolo capolavoro del cinema moderno.
Settimana scorsa, però, ho avuto un momento di puro desiderio di full-immersion-antica-Roma e questo mi sembrava il titolo giusto per qualche ora di svago in compagnia di me stesso e un po' di effetti speciali (a memoria) ben fatti. Joaquin Phoenix, poi, è sempre bravo in qualsiasi ruolo reciti, perchè non rispolverare, quindi, la sua prima parte veramente famosa? E leporino fu.
"Gladiator" è certamente una pellicola che nel 2000 ha saputo stregare in molti con le sue scenografia grandiose, il fascino dell'Impero Romano e l'epicità di dialoghi e battaglie; chi, poi, non avrebbe amato la storia di riscatto e vendetta di Massimo Decimo Meridio?
Io, personalmente, ho gradito il packaging, ma di fatto rimango fedele alla mia idea originale: "Il gladiatore" è un blockbuster come un altro, nulla di speciale anche se genericamente ben fatto. Mi sembra si inquadri perfettamente con quella serie di pellicole che negli anni '90-'00 ha regnato agli Academy Awards nella categoria Miglior film, dove più che ai meriti artistici, si badava ad una serie di altre voci correlate: qualità tecnica (oltre alla statuetta più ambita, tutti questi film si portano a casa una valanga di altri premi 'minori'), popolarità e incassi (necessariamente molto alti). Si inseriscono in questa lista una decina di titoli:
Miglior film 1991 - "Balla coi lupi" (7 Oscar e $424,208,848 di incasso);
Miglior film 1995 - "Forrest Gump" (6 Oscar e $677,387,716 di incasso);
Miglior film 1996 - "Braveheart - Cuore impavido" (5 Oscar e $210,409,945 di incasso);
Miglior film 1997 - "Il paziente inglese" (9 Oscar e $231,976,425 di incasso);
Miglior film 1998 - "Titanic" (11 Oscar e $2,185,372,302 di incasso);
Miglior film 1999 - "Shakespeare in Love" (7 Oscar e $289,317,794 di incasso);
Miglior film 2000 - "American Beauty" (5 Oscar e $356,296,601 di incasso);
Miglior film 2002 - "A Beautiful Mind" (4 Oscar e $313,542,341 di incasso);
Miglior film 2003 - "Chicago" (6 Oscar e $306,776,732 di incasso);
Miglior film 2004 - "Il signore degli anelli - Il ritorno del re" (11 Oscar e $1,119,929,521 di incasso).
Dopo quest'ultimo titolo, qualcosa effettivamente è cambiato e i 3 fattori spesso determinanti la sorte di una pellicola che si considerasse la migliore del suo anno sono cambiati. Tra l'altro, sarebbe da notare come molti dei vincitori di quegli anni non fossero esattamente tra i prodotti artisticamente più di valore, quanto certamente tra i più significativi a rappresentare la loro annata. In quest'ottica si inserisce anche "Il gladiatore" che con i suoi 5 premi Oscar e un botteghino mondiale di $457,640,427, nell'edizione 2001 sconfisse rivali quali "La tigre e il dragone", "Erin Brockovich - Forte come la verità", Chocolat" e "Traffic" (solo per citare i compagni di cinquina).
E' da questo punto di vista che io considero il film di Ridley Scott, ovvero prendendolo in considerazione solo nella cornice di un fenomeno che ha certamente rappresentato un periodo di storia del cinema moderno, ma che di fatto non mi sembra abbia posto le basi di alcunché. Sia perché di fatto le inesattezze storiche svalutano il lavoro complessivo - molto rumore, in particolare, fecero gli errori di latino - sia perché non mi pare proprio si possa parlare di capolavoro.
Le strane luci utilizzate spesso sbiancano i volti degli attori e comunque vi è un lavoro discontinuo, secondo me, di fotografia che non inquadra precisamente lo stile che ci si era prefissi di seguire. La trama è pompata eccessivamente di coraggio, onestà, integrità e tutto ciò che di qualificante ed edificante si possa regalare ad un solo personaggio, retto e giusto, religioso e devoto alla famiglia, neanche fossimo all'apice del periodo della censura. E, sinceramente, Commodo/Phoenix avrebbe dovuto essere maggiormente valorizzato ed analizzato, concentrandosi sul suo disturbo, la morbosa relazione incestuosa con la sorella e la sua perversa natura (nonché fragilità) messa a nudo in qualche scena madre da strappare al granitico eroe tutto muscoli e grande virtù.
Anche perché, di fatto, una volta entrato nella prima arena, Massimo non farà altro che passarci tutto il suo tempo, sballottato da un campo di battaglia e l'altro. Una volta introdotta la sua nuova condizione di famoso gladiatore che sa come giocare con la folla, la storia procede lineare verso quello che sarà necessariamente l'epilogo e sono veramente pochissimi i colpi di scena che vengono architettati per infittire la trama. Peccato. Insomma, mi sono certamente goduto questa pellicola a cui non manca il dono dell'intrattenimento e di una certa visione spettacolare (le bighe sono indubbiamente figlie di "Ben-Hur"), ma tutto sommato continuo a non pervenire quella magia e quell'incanto che ho visto spesso negli occhi di chi mi ha parlato di questo film. Tutto sommato, diciamo, non mi sembra nulla più di un ben fatto blockbuster.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Consigli: Il titolo più popolare della cinematografia di Russell Crowe che, in quel momento, era all'apice della sua carriera oltre che uno degli attori più pagati di Hollywood. Vale certamente la pena di dare una chance a questo titolo, anche solo per farsi intrattenere dalla spettacolarità di alcune delle scene di lotta tra gladiatori. A mio avviso, però, non si va molto oltre lo spettacolo puro. Quindi è un buon titolo per una serata in compagnia.
Parola chiave: Roma.
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