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martedì 23 aprile 2024

Film 2266 & 2276 - Dune: Part Two

Intro: Uscito i primi di marzo e già visto due volte, la seconda il giorno prima di tornare in Italia per Pasqua.

Film 2266 & 2276: "Dune: Part Two" (2024) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh; Niamh, Débora, Elias
In sintesi: seppure il primo film mi fosse piaciuto, non posso dire avessi sentito l'urgenza di rivederlo. Bello, ma lento. Qui cambia decisamente la musica.
Nonostante una trama piuttosto intricata e una miriade di personaggi a cui, in questo capitolo, se ne aggiunge un'altra svalangata, "Dune: Part Two" riesce senza problemi a gestire la complessità di tutti questi elementi e personaggi che si intrecciano, per un risultato finale avvincente e di grande intrattenimento.
Molto più ritmato rispetto al primo capitolo, come per l'episodio precente anche qui gli effetti speciali sono spettacolari (forse addirittura l'elemento più "sconvolgente" in termini di qualità del prodotto finale), il sonoro pazzesco e la colonna sonora di Hans Zimmer iconica quanto e se non addirittura più di quella di "Dune". Insomma, Denis Villeneuve è riuscito dove molti altri prima di lui hanno fallito, ovvero ha confezionato un sequel in grado di superare in termini di qualità il titolo che ha originato la saga (già ottimo di per sé, tra l'altro).
Sia chiaro, non è solo merito di Villeneuve: il cast è pazzesco e in grande spolvero, con performance particolarmente notevoli come quelle di Austin Butler (forse quello che rimane più impresso fra tutti), Rebecca Ferguson e, ovviamente, il duo Timothée Chalamet e Zendaya che funziona sorprendentemente bene e, in questo secondo film, ha più occasioni di mostrare la sua chimica. Chalamet, in particolare, ha un ruolo non facile in questa parte della storia e, anche se non credo riuscirà ad assicurarsi la sua seconda nomination all'Oscar per questa performance, dimostra ancora una volta di essere uno dei pochissimi ad Hollywood che possa essere effettivamente considerato una star a tutti gli effetti (di quelli che la gente va a vedere al cinema, per capirsi).
La prossima parte del romanzo di Frank Herbert pare essere la più difficile da adattare e sarà da vedere se Villeneuve sarà in grado di bissare ulteriormente il suo successo e continuare il momento fortunato di questa saga. Per il momento, però, ci accontentiamo delle certezze: "Dune: Part Two" è un successo (meritato).
Film 2065 - Dune
Film 2266 & 2276 - Dune: Part Two
Cast: Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Austin Butler, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken, Léa Seydoux, Souheila Yacoub, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Javier Bardem, Anya Taylor-Joy.
Box Office: $696.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Chi ha visto il primo film (e lo ha gradito) non può davvero esimersi dal recuperarne il sequel. Potentissimo a livello visivo, evocativo e mistico nonché iconico per tutta una serie di motivi (fotografia, costumi, location, colonna sonora, dialoghi, regia), "Dune: Part Two" è il titolo evento di questa prima parte del 2024 e, anche se certamente non ha la stessa trazione mediatica che ha avuto il fenomeno Barbenheimer, la pellicola di cui tutti parlano che va vista quantomeno per farsi una propria opinione. Poi, per carità, la saga di "Dune" non è certo per tutti, ma questa seconda uscita è superiore alla prima e una chance bisognerebbe dargliela.
Premi: /
Parola chiave: Prophecy.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 30 luglio 2023

Film 2195 - The Little Mermaid

Intro: In Italia per un paio di settimane tra maggio e giugno, con il mio amico (e super Disney fan) Andrea siamo andati al cinema dopo anni e anni che non vedevamo un film insieme. E, ovviamente, non potevamo che scegliere l'ultima "fatica" della casa di Topolino.

Film 2195: "The Little Mermaid" (2023) di Rob Marshall
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea
In sintesi: erano anni che non tornavo al cinema più grande di Bologna, il Medica. Per un'esperienza cinematografica come questa, nientemeno che il remake in live-action di uno dei miei film Disney preferiti di sempre, ci siamo concessi il meglio del meglio. In inglese con i sottotitoli in italiano, la visione di questo "The Little Mermaid" ha sicuramente beneficiato delle meravigliose doti canore di Halle Bailey che, nella prima parte della pellicola, fa un ottimo lavoro nel riportare in vita alcune delle canzoni più iconiche del repertorio Disney. Con una Melissa McCarthy perfetta nel ruolo di Ursula, poi, il film di Rob Marshall inizialmente sembra riuscire nella difficilissima impresa, pur non potendo eguagliare l'originale, quantomeno di proporne una copia carbone che riesce a giustificare la sua esistenza. Tutto questo cambia nel momento che Ariel mette piede sulla terra ferma.
Una cosa va detta subito: la prepotente visione moderna in termini di storytelling qui la fa da padrone, rovinando in parte una fiaba che, pur non politicamente corretta in termini di standard attuali, funziona benissimo senza bisogno di drastiche revisioni. Sono 100% a favore delle principesse Disney a cui viene affidato un arco narrativo principalmente basato sul proprio desiderio di realizzazione e indipendenza, senza la necessità del principe azzurro che intervenga a salvare la povera donna indifesa. Detto ciò, non c'è alcun bisogno di rivisitare classici cinematorafici e letterari per adattarli a standard che all'epoca del loro concepimento non avevano alcun senso. Sarebbe meglio, invece, concepire nuove storie, regalare al pubblico nuovi protagonisti, nuovi eroi da ammirare e apprezzare. L'audience moderna ha gusti diversi - com'è giusto che sia - per cui avrebbe immensamente più valore investire tempo e risorse nel creare qualcosa di contemporaneo, innovativo e interessante, invece che costantemente rivolgersi al passato per rivisitare classici del passato solamente per la sicurezza di un incasso facile al botteghino. Ma, si sa, non sono queste le regole del gioco.
Con questo in mente, penso innanzitutto che il principe Eric (Jonah Hauer-King) sia uno dei personaggi più inutili, insipidi e mal interpretato che un remake live-action della Disney abbiamo portato sul grande schermo di recente. Inspiegabilmente la sceneggiatura gli affida una nuova (dimenticabilissima) canzone che, mi spiace dirlo, l'attore non è in grado di valorizzare vocalmente, il tutto mixato a una presenza scenica pari a quella di un sasso.
Il grande regno di Re Tritone - padre di Ariel e un gruppo di altre sirene di etnie completamente differenti (mi sfugge il senso pratico di questa scelta che non vada oltre la necessità di diversificare il cast) - per tutto il film è ridotto al gruppo di figlie che presenziano alla riunione della Luna Corallo a inizio pellicola, fino a quando - letteralmente nell'ultima scena - il film ci regala un saluto di gruppo del popolo del mare che comprende a malapena una cinquantina di individui. Fine, di Atlantica e i suoi abitanti non ci è dato vedere altro.
Per quanto riguarda il mondo degli umani, governato dalla regina Selina (Noma Dumezweni) madre adottiva di Eric (ma anche lì, c'era bisogno?), il regno fiabesco si presenta piuttosto progressista e di ampie vedute, considerando che Ariel ed Eric non si sposano, scegliendo di imbarcarsi per una vita all'avventura: il regno resta senza il suo principe ereditario e non sembra particolarmente preoccupato all'idea che questi non sia minimamente interessato a produrre un erede. Ma del resto cosa importa, quando è l'amore a trionfare?
Per carità, mi rendo perfettamente conto che si tratti di una fiaba, un'opera di finzione (per di più con protagonista una sirena) per nulla interessata ai risvolti politici e le implicazioni sociali delle scelte che decide di rappresentare. Rimane il fatto che una parte delle scelte "moderne" di questa sirenetta moderna finiscano per sgretolare quegli elementi "classici" che la storia decide, invece, di conservare intatti. Se si vuole una fiaba che includa un principe e una principessa, un regno e la sua corte, alla ci sarebbero delle regole da rispettare in termini di credibilità, anche quando si tratti di un racconto per bambini.
Se la trama presenta evidenti problematiche, non sono da meno i comparti tecnici: gli effetti speciali sono di qualità sorprendentemente bassa, soprattutto nella parte della storia che si svolge sott'acqua. Le critiche rivolte ai personaggi di Sebastian (Daveed Diggs) e Flounder (Jacob Tremblay) sono state praticamente unanimi, per non parlare di quelle disastrose per Awkwafina nei panni di Scuttle, il tutto a ricordarci che quello che funziona per i film d'animazione non si traduce automaticamente e con successo nei loro "fratellastri" live-action.
Stesso dicasi per la componente musicale, qui decisamente meno ispirata rispetto all'originale cartoon: a parte Bailey che ha una voce magnifica - che, tra l'altro, il film a mio avviso sfrutta veramente pochissimo considerato che lei sarebbe la protagonista - e McCarthy che pur non essendo una cantante professionista come Bailey si fa assolutamente valere, il resto è piuttosto mediocre. Canzoni iconiche come "In fondo al mar" e Baciala" sono pallide imitazioni di quelle originali, tra l'altro mancando di quell'impatto visivo che ha reso il cartoon così iconico: i colori del fondale marino, dovendo adattarsi alla componente realistica della nuova ambientazione, sono scuri e mancano di vivacità, finendo per rendere il risultato finale cupo e scialbo, niente di paragonabile alla festa per gli occhi che è quel capolavoro de "La sirenetta" dell'89.
Insomma, come per tutte le cose, pare che l'incredibile fenomeno economico dei live-action Disney stia finalmente giungendo a un punto di non ritorno. Questo "The Little Mermaid" è stato estremamente deludente al box-office mondiale e lo stesso si può dire per titoli che, una decina di anni fa, avrebbero sbancato al botteghino e invece hanno fallito miseramente (vedi pellicole Marvel come "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" o quelle della DC come "Black Adam" e "Shazam! Fury of the Gods" o alcuni titoli Disney/Pixar come "Strange World", "Turning Red" e "Elemental"). A questo punto, o il genere del live-action prendere una nuova piega, oppure lentamente finirà nel dimenticatio perché pare che la gente cominci a perdere interesse. Personalmente ne sono felice, sarebbe ora che le storie raccontate al cinema tornassero ad essere originali e non necessariamente parte di un franchise, una saga o una proprietà commerciale.
Non credo che "The Little Mermaid" sia il remake live-action Disney peggiore finora prodotto, anzi, tutto sommato e considerato il film è anche meno peggio di quanto mi aspettassi (specialmente la prima parte, peccato per la totale deriva dal momento che si approda sulla terraferma), però evidente che la risposta del pubblico rispetto a questo ennesimo prodotto figlio di un rimaneggiamento scellerato delle proprietà Disney dovrà necessariamente (prima o poi) venire preso in considerazione. Con il remake di Biancaneve a un tiro di schioppo e una valanga di critiche mediatiche che hanno fanno sembrare quelle per la sirenetta di colore un comizio pacifista per i diritti umani, è veramente il caso che la Disney consideri con attenzione quanto ancora sostenibile sia il suo modello di business. Nel frattempo, questa Ariel ce la siamo già dimenticata.
Cast: Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Daveed Diggs, Awkwafina, Jacob Tremblay, Noma Dumezweni, Art Malik, Javier Bardem, Melissa McCarthy.
Box Office: $561.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: L'originale è imbattibile. Poi, se qualcuno sta cercando un passatempo spensierato e innocuo, allora anche questo copia-e-incolla di scene de "La sirenetta" può funzionare. La voce di Halle Bailey è magnifica e Melissa McCarthy è una Ursula perfetta, mentre Javier Bardem h la stessa fitalità del pescato al banco del frigo. Si poteva (doveva) fare di meglio, ma c'è certamente di peggio.
Premi: /
Parola chiave: Voce.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 6 settembre 2022

Film 2131 - Vicky Cristina Barcelona

Intro: Non avevo alcuna intenzione di rivederlo, lo ammetto, ma Ciarán ci teneva e tutto sommato questo film comunque mi piace. Quindi perché no?

Film 2131: "Vicky Cristina Barcelona" (2008) di Woody Allenn
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: questa è la mia terza visione di "Vicky Cristina Barcelona" e anche se continuo a pensare che già due fossero sufficienti, non posso dire di non aver apprezzato la visione. Poi ammetto che vederlo per la prima volta in inglese ha sicuramente offerto una prospettiva diversa rispetto alle varie interpretazioni.
Forse quella che mi ha colpito di più in assoluto è stata quella di Scarlett Johansson, che le altre volte ho sempre trascurato rispetto a quella ben più di impatto di Penélope. In realtà, tolta la carica sexy con cui cercano sempre di connotare l'interpretazione della Johansson con il doppiaggio italiano, rimane una performance molto più ispirata e sensuale, piuttosto che necessariamente provocante o erotica. Il tutto a vantaggio della storia.
Poi, certo, è impossibile negare il magnetismo dell'interpretazione della Cruz, che qui ricorda in parte un approccio nostrano al cinema (e la sua visceralità). Il tutto per un ritratto inatteso concesso sotto le mani di un regista, Woody Allen, solitamente più mentale che esplicito con la telecamera.
Insomma, "Vicky Cristina Barcelona" tutto sommato è stato ancora in grado di sorprendermi e appassionarmi, nonché instillarmi una certa nostalgia per la capitala catalana. La fotografia a toni seppia, però, è assolutamente un incubo da sopportare.
Film 1182 - Vicky Cristina Barcelona
Film 2131 - Vicky Cristina Barcelona
Cast: Javier Bardem, Patricia Clarkson, Penélope Cruz, Kevin Dunn, Rebecca Hall, Scarlett Johansson, Chris Messina, Pablo Schreiber.
Box Office: $96.4 milioni
Vale o non vale: A mio avviso rimane uno dei migliori di Allen degli ultimi anni e sicuramente da recuperare per tutti i fan della Cruz che per questo ruolo ha vinto l'Oscar (anche se onestamente per me avrebbe dovuto vincerlo per "Volver"). Non la considererei troppo una commedia ad essere onesti (come i Golden Globe tenterebbero di suggerire), ma ci sono certamente degli aspetti ironici a trainare certi meccanismi della storia. Comunque un film che vale per il grande cast e interpretazioni, oltre che una certa atmosfera rilassata e passionale che pervade tutta la storia.
Premi: Vincitore dell'Oscar e del BAFTA per la Miglior attrie non protagonista Penélope Cruz. 3 nomination ai Golden Globe per Miglior attore protagonista (Bardem), attrice protagonista (Hall) e attrice non protagonista (Cruz) e una vittorie per Miglior film, musical o comemdia.
Parola chiave: Weekend.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 10 dicembre 2021

Film 2065 - Dune

Intro: In Italia uscito a metà settembre, durante la mia pausa a Bologna non ero riuscito a recuperarlo al cinema perché diviso tra lavoro e amici, per cui mi ero detto sarei andato a vederlo non appena tornato a Dublino. Peccato che qui uscisse con quasi un mese di ritardo... E mi è toccato aspettare (ancora).

Film 2065: "Dune" (2021) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin, Kate, Rafael
In sintesi: per essere un film d'azione c'è sicuramente un fortissimo senso di immobilismo e staticità che pervade tutta la pellicola, ma del resto c'era da aspettarselo considerando che si tratta di un prodotto del grande Denis Villeneuve, uno che in quanto ad immagini iconiche la sa lunga. E c'è da dire che questo suo personale approccio all'opera di Frank Herbert ha certamente un grande sapore iconico.
Già perché, diciamocelo, forse più che per la grande avventura fantasy, siamo corsi al cinema per assistere ad un vero e proprio spettacolo per gli occhi, una promessa che onestamente è stata mantenuta: "Dune" è visivamente impeccabile.
Da aggiungere, poi, che ad andare di pari passo con la visione estetica di grande impatto, c'è al contempo un cast da urlo che grida Hollywood di serie A da tutte le parti: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Zendaya, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem (che insieme contano 1 premio Oscar, 3 candidati all'Oscar, una vincitrice dell'Emmy, 2 vincitori del Golden Globe. Così, per gradire, e senza contare la nomination all'Oscar di Villeneuve stesso per "Arrival"). Insomma, che con questo titolo si puntasse tantissimo all'appeal glam, visionario e, al contempo, da cinema un po' impegnato non vi erano dubbi.
Poi dall'altra parte c'è la storia, un racconto lunghissimo che qui si presta solo ad una primo capitolo che fa assaporare il potenziale del prossimo, pur caricandosi di trazione narrativa principalmente nel finale. Perché, diciamocelo, per una buona parte di film succede poco o nulla. E non tanto perché non ci siano cose da raccontare, quanto proprio perché toni e passo delle opere del regista canadese sono proprio questi, lenti, assaporati, talvolta sospirati e carichissimi di sguardi penetranti, cose non dette o solo accennate, comunque da intuire. E sì, lo ammetto, non ho sempre capito di cosa stessimo parlando.
Un po' perché la mitologia dietro questa opera non la conosc(ev)o, un po' perché tra musiche ed elementi sonori molto alti facevo proprio fatica a decifrare certi dialoghi sospirati, ammetto che qualcosina me la sia persa. Poco male, di fatto il passo placido della trama (soprattutto iniziale) mi ha permesso di colmare sufficientemente certe lacune.
Detto questo, mi sento di aggiungere solo una considerazione. Come al solito la carica gigantesca di aspettative che mi portavo dietro per questo film ha finito per guastare un po' il risultato finale. Non tanto perché non mi sia piaciuto - assolutamente il contrario - quanto perché effettivamente mi ero preparato a ricevere il verbo della divinità suprema del cinema contemporaneo, per cui è stato un po' difficile dover ridimensionare l'idea di partenza che mi fossi fatto. Per fare un esempio, non ho capito il perché di tutti i complimenti fatti agli effetti speciali che sì, sono assolutamente magnifici, eppure non particolarmente difformi o superiori ad altre opere cinematografiche cui Hollywood ci ha abituato. Lo stesso si dica per la trama che è certamente ben scritta e carica di pathos, ma non il capolavoro assoluto che mi sarei aspettato di trovare (perché qualche momentino noioso c'è eh, sia chiaro).
Poi in realtà per il resto "Dune" è stata un'esperienza da cinema in tutti i sensi, uno spettacolo visivo e un bel regalo che la settima arte ci ha fatto dopo mesi (forse anche un anno) di mediocrità trita che ha prodotto veramente poche, poche perle. Qui si è tornati al cinema in grande spolvero, ai film che vanno visti in sala, alle opere capaci di farti meravigliare per almeno un aspetto magicamente positivo. Insomma, la scommessa "Dune" è stata certamente vinta.
Film 2065 - Dune
Film 2266 & 2276 - Dune: Part Two
Cast: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, Sharon Duncan-Brewster, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem.
Box Office: $383.2 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Il consiglio è quello di vederlo al cinema o sicuramente nello schermo più grande a vostra disposizione. Preparatevi a 2 ore e mezza nonstop nel deserto tra magie e intrighi politici, sogni e profezie, il tutto visivamente incastonato alla perfezione, con un Timothée Chalamet sempre più lanciato, una Rebecca Ferguson finalmente vera protagonista, una colonna sonora (di Hans Zimmer) perfetta e una grande, grandissima visione registica. Però preparatevi anche a farvi due pal*e così in certi momenti. Avvisati.
Premi: 11 nomination ai BAFTA tra cui Miglior film, sceneggiatura non originale, colonna sonora, costumi, fotografia ed effetti speciali. Candidato al Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Spice.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 29 aprile 2021

Film 1988 - No Country for Old Men

Intro: Altro appuntamento cinematografico richiesto da Ferdia per il corso di sceneggiatura. Questa volta un film che adoro e non vedevo onestamente l'ora di riguardare.
Film 1988: "No Country for Old Men" (2007) di Joel Coen, Ethan Coen
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non voglio dire il miglior cattivo di sempre, ma sicuramente uno dei migliori che si sia mai visti sul grande schermo, Anton Chigurh (Javier Bardem) è, da solo, l'emblema di questa storia, elemento impossibile da dimenticare di una storia che, senza di lui, non avrebbe trovato lo stesso successo.
Un grande film, spesso lento ma mai noioso, intenso e teso dall'inizio alla fine, serio quanto basta a far passare il messaggio che il suo cattivo protagonista è qualcuno con cui è meglio non scherzare. O non fare affari. O non entrare proprio in contatto. Perché una volt che ti ha messo gli occhi addosso, non distoglierà lo sguardo finché non avrà ottenuto quello che vuole.
E' vero, Bardem e il suo tremendo parrucchino fanno il 70% del lavoro qui, ma il resto del lavoro fatto qui non è assolutamente da sottovalutare. Il fatto che un prodotto teoricamente di nicchia come questo riesca a veicolare tinte horror così maledettamente ben architettate e che, nonostante questo, si abbia allo stesso tempo la sensazioen che si sia di fatto guardando un bel western moderno; il resto del cast, capitanato da un Tommy Lee Jones sempre magneticamente perfetto e supportato da una Kelly Macdonald che è un piacere vedere recitare; la regia dei Coen, i paesaggi, le atmosfere. E, forse più di tutto questo - ci tengo a ribadirlo - la costante, inesorabile tensione.
Una fantastica montagna russa emotiva.

Come sempre, qualche pensiero dai miei appunti (spoiler):

Llewelyn (Josh Brolin) seems to be the main character until he's shot. He's goal is to steal the money and survive the crazy man who's hunting him.
Tom Bell (Lee Jones) seems to be the main character for the second half of the story. He wants to solve these crimes because it's his job (he seems to be genuinely interested in understanding what is going on, the world around him, which he doesn't understand anymore because he's getting old and tired and he feels he's not fit for the job anymore). 
Film 161 - Non è un paese per vecchi
Film 1988 - No Country for Old Men
Cast: Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly Macdonald, Garret Dillahunt, Tess Harper.
Box Office: $171.6 milioni
Vale o non vale: Anche sentendo le opinioni dei miei compagni, mi sento di dire che "No Country for Old Men" non è un film per tutti. E' angosciante, a tratti lento, la struttura della trama è meno convenzionale del solito (i protagonisti si susseguono e cambiano rapidamente seguendo quel principio alla "Games of Thrones" per cui è meglio non affezionarsi troppo a nessuno dei personaggi perché prima o poi potrebbe essere fatto fuori) e rimane comunque un titolo non commerciale. Detto questo, per me questo film rimane un piccolo capolavoro.
Premi: Candidato a 8 Oscar, ha vinto per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale e attore non protagonista (Bardem). 2 Golden Globe vinti (sceneggiatura non originale e attore non protagonista) su 4 nomination totali (anche Miglior film e regia), 3 BAFTA (regia, attore non protagonista, fotografia) su 9 candidature (tra cui Miglior film, sceneggiatura non originale, attore non protagonista per Lee Jones e attrice non protagonista per Macdonald). Vincitore del David di Donatello per il Miglior film straniero e in concorso a Cannes 2007 per la Palma d'Oro.
Parola chiave: Soldi.

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Bengi

giovedì 2 luglio 2020

Film 1738 - Skyfall

Intro: Cambiamo un po' genere (e soprattutto attore protagonista) per lanciarci nelle magnifiche avventure della spia più famosa e glam della storia del cinema.
Film 1738: "Skyfall" (2012) di Sam Mendes
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Lucas
In sintesi: per me ad oggi il miglior Bond tra tutti quelli che ho visto. Daniel Craig è perfetto, la storia funziona perfettamente e non ne sbaglia una, la messa in scena è meravigliosa e si rimane col fiato sospeso per la maggior parte del film. Ma che volete di più? Scoprire qualche segreto sul passato di 007? Eccovi serviti! «Let the sky fall...»
Film 468 - Casino Royale
Film 1745 - Casino Royale
Film 471 - Quantum of Solace
Film 483 - Skyfall
Film 618 - Skyfall
Film 1165 - Skyfall
Film 1738 - Skyfall
Film 1044 - Spectre
Film 1167 - Spectre
Film 2055 - No Time to Die
Cast: Daniel Craig, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Ben Whishaw, Bérénice Lim Marlohe, Albert Finney, Judi Dench.
Box Office: $1.109 miliardi
Vale o non vale: Se siete fan del personaggio creato da Ian Fleming, questo "Skyfall" vi piacerà sicuramente, ma onestamente penso che il film vi piacerà che siate fan della saga o meno.
Premi: Candidato a 5 premi Oscar, ne ha vinti 2 per la Miglior canzone originale di Adele e il montaggio sonoro (ex aequo con "Zero Dark Thirty). Adele ha vinto anche il Golden Globe e il Grammy per Best Song Written for Visual Media, mentre Thomas Newman ha vinto quello per Best Score Soundtrack for Visual Media. Il film ha vinto 2 BAFTA su 8 nomination per la Miglior colonna sonora e per il Miglior film britannico dell'anno.
Parola chiave: Grandborough.

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Bengi

martedì 24 ottobre 2017

Film 1424 - mother!

Come dicevo, mi sono nuovamente immerso in un macro-genere arrivando così al terzo thriller-horror di fila; da questo in particolare, però, mi devo ancora riprendere. Per la cocente delusione.

Film 1424: "mother!" (2017) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho iniziato la visione davvero ben disposto perché amo Jennifer Lawrence e Aronofsky mi sembra un regista con delle idee, per cui nessuno più di me era preparato a una reazione entusiasta. In realtà, man mano che procedeva, non faceva altro che aumentare la confusione e la frustrazione, fino al climax dell'epilogo che è tutto tranne che comprensibile. Ma di che diavolo stiamo parlando?!
E' questo ciò che mi sono chiesto uscendo dalla sala, confuso da una trama che mette tanta carne sul fuoco per poi, con una virata improvvisa, cancellare ogni riferimento al racconto narrato fino a quel momento e rimescolando totalmente tutte le carte in tavola alla volta di un finale chiassoso e claustrofobico tanto da far star male, ma che c'entra poco e niente con tutto ciò che era stato mostrato prima.
In questo regime di totale confusione, dopo aver metabolizzato il tutto per qualche ora, sono andato su Wikipedia per ricercare il senso di un'opera a me oscura e, come tramite epifania, scopro che un senso c'è, anche se non lo avevo per nulla percepito. Lawrence è la madre terra, il nostro pianeta, Bardem è una sorta di divinità, Pfeiffer è Eva che tenta Ed Harris qui in versione Adamo; i loro due figli non sono altro che Caino e Abele, tanto che non mancherà l'inevitabile spargimento di sangue. E allora ok, "mother!" è un'allegoria e Aronofsky si diletta a rappresentare il nostro complicato rapporto con la terra e il risaputo abuso che ne facciamo, dunque ora tutto torna e prenda una sorta di senso. Dico 'una sorta' perché in realtà mi chiedo quale sia lo scopo di questa pellicola e questa sceneggiatura, cosa si voglia raccontare in ultima analisi. Perché non è con questa rappresentazione che si sensibilizza il pubblico né è in questi termini, a mio avviso, che si cerca di fare il punto di una situazione che ci sta a cuore. O forse io fatico ad andare oltre la visione materiale della cosa, oltre la rappresentazione in carne ed ossa, probabilmente poiché ancora turbato da un prodotto che mi ha lasciato con una cattiva sensazione addosso (che fosse lo scopo?). Dopo ore di agonia passate ad immedesimarmi in una protagonista incapace di imporsi, succube di situazioni al limite del sopportabile e, anzi, spesso più che surreali, anche io braccato da personaggi invadenti, inappropriati e irrispettosi - sarà che la storia mi ha ricordato l'esperienza in ostello affrontata fino a qualche settimana fa -, costretto a spintonare e farmi largo tra una folla soffocante, strattonato da una videocamera a spalla che non di rado induce il mal di mare, ho davvero subìto l'esperienza cinematografica di "mother!" uscendone provato. Senza contare che, una volta compreso il senso, ho ancora più profondamente percepito la frattura fra la prima e la seconda parte del racconto, una così realistica e l'altra che è, di fatto, tutta di natura simbolica e artificiosa. Ho trovato disturbante e poco poetica questa dissonanza, tanto da rovinarmi ulteriormente il ricordo del film. Che, a rischio di risultare ridondante, mi tocca dire non essermi piaciuto.
Passando a ciò che ho gradito, ho trovato molto coinvolgenti i primi piani degli attori che aiutano lo spettatore a mettersi in contatto con la trama (o quello che che riescono a comprenderne). La bravura di Lawrence e Pfeiffer rende questa scelta artistica particolarmente felice ed efficace. Il costante inseguimento della protagonista all'interno dell'enorme casa da parte della videocamera produce un effetto di smarrimento in chi guarda, una disorientante sensazione di essere costantemente alla mercé del regista. Sono sicuro che sia un effetto voluto, in ogni caso ho trovato anche questa scelta particolarmente debilitante, tanto che mi sono spesso chiesto se esistesse una mappa per orientarsi all'interno di un edificio tanto intricato.
Il cast è ricco di grandi interpreti e la recitazione di alto, altissimo livello - il che strideva non poco con la cattiva resa della qualità dell'immagine che, almeno durante la mia visione, ho riscontrato per la maggior parte della pellicola -; fotografia intrigante del sempre bravo Matthew Libatique.
Dunque un film tecnicamente ben fatto, ma per il resto totalmente insoddisfacente.
Ps. In concorso alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Cast: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Domhnall Gleeson, Brian Gleeson, Kristen Wiig.
Box Office: $42.6 milioni (ad oggi)
Consigli: Sono sempre meno rari, mi pare, i casi di sperimentazioni cinematografiche al posto di veri e propri film. Qui siamo di fronte all'ennesimo caso di prodotto che si presenta in un modo, ma in realtà ricade proprio nella "nuova" categoria. Ci sono tutti gli elementi classici dei racconti, eppure nel finale la narrazione devia completamente, cambia tono e ritmo e si lancia in una nuova crociata che prescinde totalmente dalla storia proposta fino a quel momento e tenta di metterci in contatto con un significato più alto, di spingerci verso un'interpretazione, forse addirittura un dialogo.
Non so perché Aronofsky abbia sentito il bisogno di affrontare queste tematiche attraverso il percorso fatto in "mother!", francamente per come sono fatto la cosa è stata più fastidiosa che interessante, soprattutto per il repentino cambio di registro e l'alterazione dei toni della narrazione. Come tutti gli esperimenti che teoricamente vorrebbero spingersi oltre quel limite socialmente accettato, probabilmente anche in questo caso ha senso farsi una propria opinione, vedere coi propri occhi e decidere per sé quale possa essere il valore di un'opera come questa, che sfrutta il racconto di finzione come preambolo solo per trarre in inganno lo spettatore e poi lanciargli addosso, improvvisamente, il vero senso di tutta la messa in scena: la consegna del messaggio finale. A mio avviso si sarebbe potuta giocare una partita migliore, scegliendo per un registro più unitario e compatto anche se non per questo meno efficace. Quindi vederlo o non vederlo? A voi la scelta.
Parola chiave: Cristallo.

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Bengi

venerdì 29 settembre 2017

Film 1415 - Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales

Primo film "da viaggio". Partito alla volta dell'Australia, il viaggio più lungo della mia vita prevedeva numerosi titoli a disposizione per un totale di ore utilizzabili veramente impressionante (quasi 20). La realtà dei fatti è stata leggermente diversa... Stanco come non mai, provato da giorni pre-partenza particolarmente intensi ed emozionanti, una volta davvero partito ho attraversato una serie di fasi emozionali un po' impegnative. Il numero delle ore a disposizione si è così ridotto drasticamente, soprattutto nella prima parte di volo in direzione Dubai: 6 ore di volo e soli due film. Questo è il primo.

Film 1415: "Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales" (2017) di Joachim Rønning, Espen Sandberg
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho scelto questo titolo per primo perché avevo bisogno di una distrazione facile facile. Ammetto che non smaniassi per vederlo, ma l'offerta di Emirates era particolarmente ricca e questo era uno dei titoli più recenti usciti al cinema presenti in catalogo... non ho davvero saputo resistere. Senza contare che vederlo in inglese mi sembrava un'impresa fattibile. Non mi sbagliavo.
Mi sorprendo a dire che, dopo tutto, "Pirates of the Caribbean 5" non è così male come pensavo. E' sicuramente di grande intrattenimento, spettacolare, con effetti speciali magnifici e un cast ricchissimo che non manca nemmeno questa volta di presentare numerose apparizioni speciali (Orlando Bloom, Keira Knightley, Paul McCartney). Nel complesso è l'ennesimo sequel di un franchise sempre più spremuto all'osso che, però, osservato da questo punto di vista è migliore di quanto non sarebbe potuto essere. Rinnovato il comparto attoriale - dopo la Cruz si passa a suo marito Bardem -, ripreso il piglio avventuriero da missione in mare, con un nuovo super cattivo e uno Jack Sparrow sufficientemente divertente, il risultato finale è piacevolmente schiocco e visivamente intrigante, tanto che a conti fatti non si rimane delusi. Personalmente l'episodio di questa saga che uso come paragone è il terzo, che ho trovato brutto e noioso: a confronto "Dead Men Tell No Tales" mi ha convinto, con qualche risata, un piglio sufficientemente dinamico ed uno sfoggio di effetti speciali ancora più pompato del solito - perché, diciamocelo, la Disney in questi prodotti ci tiene a sfoggiare tutto il suo machismo testosteronico da budget sovraumano (230 milioni di dollari) -. Quindi, contro ogni mi previsione, ho finito per apprezzare un prodotto che non mi sarei mai aspettato di trovare piacevole. Nessun capolavoro, per carità, si tratta di un titolo mainstream cui manca la verve dell'originale, ma non penso si possa dire che difetti di piglio intrattenitivo innocuo e, in fin dei conti, godibile. Poi sì, credo che ormai i Pirati non abbiano più molto da dire, ma questa è un'altra storia (e visti gli incassi dubito che siano in molti a pensarla come me...).
Film 240 - La maledizione della prima luna
Film 1560 - Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl
Film 1570 - Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest
Film 1579 - Pirates of the Caribbean: At World's End
Film 1242 - Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Film 1415 - Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales
Cast: Johnny Depp, Javier Bardem, Brenton Thwaites, Kaya Scodelario, Kevin McNally, Geoffrey Rush, David Wenham, Martin Klebba, Golshifteh Farahani, Orlando Bloom, Keira Knightley, Paul McCartney.
Box Office: $794 milioni
Consigli: Gli amanti della saga non si pentiranno della scelta che, comunque, mi trovo a dover dire essere stata anche per me felice. Più piacevole di quanto mi aspettassi, sufficientemente diverte sicuramente visivamente d'impatto, "Pirates of the Caribbean 5" è un quinto episodio certamente non paragonabile al primo, ma lo stesso divertente e avventuroso. Adatto a una necessità di disimpegno totale.
Parola chiave: Trident of Poseidon.

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Bengi

giovedì 25 maggio 2017

Pirati dei Caraibi: dove eravamo rimasti?

Disney's pirates are back!
"Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales" is set to be released on May 26, and Johnny Depp reprises his role as Jack Sparrow! This time pretty much every character you loved from the first three movies is gonna be there (Orlando Bloom and Keira Knightley too!); also a lot of new characters and actors will take part of this fifth adventure including Brenton Thwaites, Kaya Scodelario and, off course, Javier Bardem.
Ready to sail?

I pirati della Disney stanno tornando al cinema!
Da oggi in sala, infatti, "Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar" ritrova Johnny Depp nei panni del Capitano Jack Sparrow e, insieme a lui, praticamente tutti i personaggi che hanno reso celebre la saga (sì, anche Orlando Bloom e Keira Knightley!) oltre che una nuova ciurma di protagonisti tra cui spiccano Brenton Thwaites, Kaya Scodelario e naturalmente Javier Bardem!
Pronti a salpare?


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Film 240 - La maledizione della prima luna
Film 1242 - Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Film 1415 - Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales

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mercoledì 3 agosto 2016

Film 1182 - Vicky Cristina Barcelona

Non me lo ricordavo quasi più e volevo rinfrescarmi la memoria...

Film 1182: "Vicky Cristina Barcelona" (2008) di Woody Allen
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Preso dal raptus everything-but-the-italian, ho deciso di vedere in inglese questo film per poter apprezzare meglio l'interpretazione della mia amata Penélope Cruz che grazie a "Vicky Cristina Barcelona" è diventata la prima attrice spagnola a vincere un Oscar. Inoltre la scelta è stata agevolata dal fatto che metà del cast fosse spagnolo, per cui mi pareva plausibile pensare che l'accento non sarebbe stato così difficile da decifrare rispetto ad anglofoni di nascita. In parte la scelta è stata giusta (in parte no, perché vederlo mentre facevo tapis roulant non ha aiutato a causa del rumore creato dall'attrezzo).
In ogni caso rivedere questo titolo di Allen era tra le cose da fare già da un po', incalzato tra l'altro dal recente acquisto del dvd. Un po' non ricordavo bene la trama, un po' era la nostalgia da Penélope, per cui era solo questione di come+dove+quando.
Diciamo che ho leggermente ridimensionato il mio apprezzamento rispetto a "Vicky Cristina Barcelona" per una serie di motivi. Quando uscì al cinema la situazione era diversa e Allen aveva deciso da un po' di abbandonare New York alla ricerca di nuovi scenari per le sue storie, oltre che sperimentare nuovi attori tra cui all'epoca spiccava sicuramente Scarlett Johansson. Dopo il clamoroso successo di "Match Point", il regista ha cominciato a sperimentare un "nuovo modo" di raccontare i suoi film e questo "Vicky Cristina Barcelona" si inserisce perfettamente nell'onda di entusiasmante rinnovo che, però, oggi va necessariamente un po' rivisto. In un'ottica più generale, infatti, va detto che oggi i film di Allen sono un po' tutti uguali (carini, ma non particolarmente incisivi). Più che altro sembrano fatti con lo stampino: colori pastello, atmosfere garbate, equivoci amorosi, grandi promesse e forse risultati non così soddisfacenti. Con questo non voglio dire che questa pellicola mi abbia deluso, assolutamente; semplicemente ho rivisto il mio largo consenso nei suoi confronti ri-aggiustandolo su una più matura visione d'insieme. "VCB" è, infatti, un titolo interessante, sicuramente ben recitato e dalle atmosfere calde e dai toni sexy, ma non si tratta di un capolavoro. Certamente un buon Allen contemporaneo - molto più incisivo dei suoi più recenti sforzi - che dimostra ancora una volta una lucidità e una curiosità per il mondo che sono veramente invidiabili.
Per il resto si tratta di un prodotto carino e ben confezionato, evidentemente un ottimo trampolino da Oscar per la Cruz, una bella vetrina per Barcellona e una scusa ben architettata per esplorare una serie di piacevolezze piccanti che nell'insieme non dispiacciono lo spettatore. In definitiva, dunque, piacevole e con buoni momenti che rendono interessante la storia, di cui il più rappresentativo è sicuramente il triangolo amoroso tra marito, fidanzata ed ex moglie.
Ps. Oscar per la Miglior attrice non protagonista.
Film 1182 - Vicky Cristina Barcelona
Film 2131 - Vicky Cristina Barcelona
Cast: Javier Bardem, Penélope Cruz, Scarlett Johansson, Rebecca Hall, Patricia Clarkson, Kevin Dunn, Chris Messina, Pablo Schreiber, Carrie Preston.
Box Office: $96,409,300
Consigli: L'Allen contemporaneo è anche questo: lesbismo, triangoli amorosi, ex mogli pazze di gelosia e dialoghi in spagnolo. Può piacere o no, sicuramente il regista e sceneggiatore è riuscito nel tempo a rinnovarsi e consolidare uno stile personale che è diventato ad oggi un marchio di fabbrica (che passa, per esempio, anche solo tramite una serie di elementi onnipresenti: musiche d'epoca, titoli di testa e di coda formattati sempre nello stesso modo, attori ingaggiati da una pellicola all'altra). Per chi piace e apprezza credo che "Vicky Cristina Barcelona" possa essere uno dei titoli più riusciti. Per gli altri questo prodotto può essere una piacevole distrazione estiva, un po' piccante, che ragiona sui sentimenti, la natura umana e le scelte personali. Godibile.
Parola chiave: María Elena.

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Bengi

mercoledì 22 giugno 2016

Film 1165 - Skyfall

Ogni tanto ritornano... (Poe vuole che io riveda "Quantum of Solace" ma non ha capito quanto sia improbabile che la cosa accada...)

Film 1165: "Skyfall" (2012) di Sam Mendes
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Il punto era recuperare "Spectre", che Poe non aveva visto al cinema e del quale di recente avevo comprato in dvd. Dunque, una volta iniziata la visione, si scopre che però Poe non ha mai visto nemmeno "Skyfall", il che rende la visione del capitolo precedente assolutamente necessaria. Abbandonato "Bond 24", dunque, ci siamo messi a vedere questo film.
Io ormai lo avrò rivisto un'inifinità di volte, ma rimango sempre soddisfatto dal perfetto connubio di approfondimento, intrattenimento, azione, effetti speciali ed ottime scelte di cast. Per non parlare, poi, della scena madre nel finale che vale l'attesa di tutti questi anni di Daniel Craig 007.
Insomma, sempre un piacere ritrovarla, Signor Bond.
Ps. 5 candidature all'Oscar e 2 premi vinti, uno in pareggio con "Zero Dark Thirty" per il Miglior montaggio sonoro e uno per la Miglior canzone originale ("Skyfall" di Adele). La saga ha fatto il bis a 3 anni di distanza in quest'ultima categoria, grazie alla vittoria di Sam Smith agli Oscar di febbraio per il sequel "Spectre".
Film 468 - Casino Royale
Film 1745 - Casino Royale
Film 471 - Quantum of Solace
Film 483 - Skyfall
Film 618 - Skyfall
Film 1165 - Skyfall
Film 1738 - Skyfall
Film 1044 - Spectre
Film 1167 - Spectre
Film 2055 - No Time to Die
Cast: Daniel Craig, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Bérénice Lim Marlohe, Albert Finney, Judi Dench, Ben Whishaw, Rory Kinnear, Ola Rapace, Helen McCrory.
Box Office: $1.109 miliardi
Consigli: Un buon espisodio per questa celebre e duratura saga che, grazie agli ultimi capitoli, sta vivendo una rinnovata giovinezza sia in termini di incassi che di apprezzamenti qualitativi. Molto del merito va ovviamente a Craig, credibile nei panni dell'agente segreto britannico disposto a tutto pur di portare a termine le sue missioni (qui non solo quelle che gli affida l'MI6). "Skyfall" funziona sia come storia da collocare all'interno di un franchise molto articolato, sia come pellicola da vedere indipendentemente dal contesto. In ogni caso, un risultato di grande valore per un blockbuster ingelese che non delude e, anzi, lascia notevolmente soddisfatti.
Parola chiave: M.

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Bengi

giovedì 16 aprile 2015

Film 898 - Automata

Tornato ieri da due bellissime settimane in Giappone, devo recuperare ancora una marea di film che ho visto ormai chissà quanto tempo fa...
Questa pellicola ci aveva attirato principalmente per un trailer accattivante e l'interessante combinazione di estetica hollywoodiana minata a una produzione spagnola.

Film 898: "Automata" (2014) di Gabe Ibáñez
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: "Autómata" parrebbe un buon titolo finché non ci si addentra davvero all'interno della storia. I primi minuti, le prime scene, la ricostruzione, il cast internazionale... Tutto sembrerebbe suggerire un tentativo riuscito di rubare ad Hollywood il monopolio fantascientifico riuscendo a produrre un titolo commerciale europeo di pari livello. Più, però, la storia procede e più ci si rende conto che non si è, in effetti, in tale scenario.
Gli sforzi tecnici sono evidenti, eppure la storia non riesce mai per davvero ad ingranare e rimane semplicemente un'insieme di buone promesse che non trovano un riscontro effettivo durante lo svolgimento della trama. L'intrigante incipit distopico di un mondo in cui i robot sono parte della vita quotidiana delle persone (specialmente di una certa élite) e sono sotto il controllo umano grazie ad una serie di regole che gli impediscono di fare del male agli esseri umani o autoripararsi (Asimov mi senti?), non va oltre le interessanti premesse, finendo per riproporre all'infinito le stesse domande e implicazioni, senza prodursi in qualcosa di veramente concreto. Ok, vengono scoperti robot che si autoriparano e...? Niente, scappano in mezzo al deserto.
Forse sopraffatto dalla ricerca di un bilanciamento tra spettacolarità da esibire e una valorizzazione scientifica che rendesse giustizia alla trama, Gabe Ibáñez (regista e anche tra gli sceneggiatori) non riesce a districarsi bene tra gli snodi della vicenda che vuole mostrare, finendo nella seconda parte del film per non centrare minimamente le aspettative nettamente caricate durante il primo tempo. Sembra sempre di essere sull'orlo di una rivoluzione, di una guerra civile o comunque di un cambiamento tanto violento e importante da cambiare il destino dell'umanità, mentre nella realtà ciò che verrà mostrato è un'emigrazione, la scelta di abbandonare un territorio ostile verso un ponte che regalerà la libertà ai robot fuggiaschi. Un po' deludente, nonostante alcune implicazioni (non sviluppate dalla storia).
Sceneggiatura a parte, comunque, "Automata" ha anche un altro paio di problemi, uno connesso all'altro. Innanzitutto manca fortemente di un'identità personale. C'è troppo di preso in prestito ("Blade Runner", "Terminator", "District 9" "Io, Robot", "Elysium" ma anche l'imminente "Ex Machina" di Alex Garland in uscita a giugno) e talmente tanto mescolato da proporre un rimpasto francamente un po' irrilevante, a volte anche brutto. Poi la mancanza di tempistiche giuste. Forse proprio per adeguarsi allo standard che le pellicole citate hanno imposto sulla scena mondiale, questa produzione si è trovata a dover fare i conti con un linguaggio sci-fi oggi particolarmente articolato e in continua evoluzione. Il futuro distopico, la civiltà in rovina, le macchine coscienti sono tutti temi assolutamente attuali al cinema e questo film, trattando proprio di questo, ha dovuto cercare il suo linguaggio per mettere in scena le proprie idee. Peccato che i centrali robot ultratecnologici siano di una lentezza inimmaginabile sia per quanto riguarda i movimenti, sia per ciò che concerne la parola. Una scena dopo l'altra, lo spettatore non può fare a meno di chiedersi perché non si prema di più sull'acceleratore. Stiamo parlando di una storia di fuga, di una pellicola d'azione che vede inseguimenti, sparatorie ed effetti speciali a pioggia. E allora perché sembra sempre tutto così lento? Chiaramente la Spagna non è Hollywood (e non lo dico certo in senso dispregiativo!) e necessariamente i tipi di linguaggio cinematografico sono diversi, come le possibilità regalate dal budget. Ma allora non posso fare a meno di chiedermi perché ricercare un cast internazionale (Antonio Banderas, Birgitte Hjort Sørensen, Dylan McDermott, Robert Forster, Tim McInnerny, Melanie Griffith, David Ryall e Javier Bardem) per richiamare un'audience internazionale se poi le possibilità di mettere in scena qualcosa che valga la pena di essere visto non ci sono. Perché per quanto accattivanti nell'aspetto, i robot non sono sciolti, ma sempre legatissimi nei movimenti, quasi statici e non si può fare a meno di domandarsi come si possa mettere in scena una storia di azione con dei protagonisti che per fare un passo ci mettono 30 secondi.
Insomma, il risultato finale, come si capisce, mi ha deluso essendo stato certamente non conforme alle mie aspettative. E' meno puramente d'intrattenimento di quanto il trailer non faccia credere, eppure nemmeno dal punto di vista dei contenuti riesce a compensare la mancanza di buone scene d'azione. Banderas è quasi sempre un buon protagonista, Melanie Griffith è uno scempio di chirurgia facciale ma, nonostante tutto, la loro scena insieme è forse la migliore di tutto il film. Anche se, chiaramente, non basta.
Box Office: $5.681.069 (incasso totale di alcuni mercati internazionali - tra cui l'Italia - fornito da Box Office Mojo)
Consigli: Tra i titoli di fantascienza direi che non è certo il più rappresentativo e, anzi, mi ha spesso ricordato "Blade Runner" e alcuni altri film dello stesso genere. Diciamo che, viste le premesse, ci si aspetterebbe di più da questo titolo chiaramente commerciale e di intrattenimento. Da quest'ultimo punto di vista, in particolare, devo dire che spesso manca quella spinta, quella marcia in più che trasporta una storia come questa alla strizzatina d'occhio al genere dei film d'azione. E' una pellicola che può andare benissimo per gli amanti delle storie fantascientifiche catastrofiche o per gli appassionati di robot e implicazioni etiche connesse. Per gli altri, forse, può risultare alla lunga un po' piatto.
Parola chiave: Orologiaio.

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Bengi

lunedì 18 novembre 2013

Film 618 - Skyfall

Cineforum dell'incidentato capitolo IV: agente segreto mood on.

Film 618: "Skyfall" (2012) di Sam Mendes
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Sinceramente trovo che sia un capolavoro del cinema d'azione moderno. E' ben scritto, ben recitato, calibra perfettamente momenti di azione a snodi della trama che scavano in profondità e ridefiniscono il personaggio di 007, fotografia pazzesca, effetti speciali in grande stile, tema portante d'effetto (anche grazie ai bei titoli di apertura)... Insomma, "Skyfall" è il film su 007 che aspettavo.
Frenetico quando è il momento di sparatorie ed inseguimenti, inquietante nel presentare l'ennesimo nuovo cattivo (dopo un'ora dall'inizio della pellicola!) e affascinante nello scardinare i segreti di un rapporto durato anni (tra Bond e M) e quelli legati al passato dell'agente segreto più famoso della storia. Skyfall, tenuta scozzese della famiglia Bond, viene letteralmente brandizzata e diventa titolo del film e della canzone di Adele, diventando il nuovo simbolo da legare a 007 e, finalmente, a qualcosa del suo passato.
Il ritorno (d)al passato è un po' la chiave di tutta questa operazione commerciale, a partire dall'anno di uscita (seppur a detta dei produttori causale) che cade nel 50esimo anniversario della nascita del personaggio cinematografico. Nella trama lo svecchiamento del superfluo - accumulato in anni di sempre più patinata messa in scena - porta ad abbracciare nuovamente la semplicità e la linearità delle cose: il nuovo giovanissimo Q che sfotte il (forse obsoleto?) Bond a proposito della sua meraviglia nel ritrovarsi come arma in dotazione una "semplice" pistola; la stupenda Aston Martin tirata fuori dal garage per portare in salvo M; la resa dei conti finale che vede i 3 personaggi barricarsi nella tenuta procedendo a costruire armi rudimentali un po' in stile "Mamma, ho perso l'aereo"; e poi ancora tutte quelle parti della trama in cui il 'vecchio' viene messo in discussione dal 'nuovo' (M è ancora in grado di svolgere il suo lavoro? O il suo giudizio è annebbiato? E i servizi segreti servono ancora a qualcosa?). Il ritorno dal passato di M del cattivo Silva è la cigliegina sulla torta.
Insomma il nuovo 007 è fortemente influenzato da una riflessione sul passato che non cessa di accompagnare tutto lo svolgersi della storia, incastrandosi perfettamente con le scelte narrative della sceneggiatura. Vincente, oltre questa scelta, quella del cast: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Albert Finney, Ben Whishaw e le due Bond Girl non troppo ingombranti Naomie Harris e Bérénice Marlohe.>br/> Una pellicola che attendevo di rivedere con ansia e che, anche la seconda volta, non mi ha per niente deluso.
Ps. Box office sbalorditivo con un incasso omndiale di $1,108,561,013 di incasso (il primo Bond a superare il miliardo, nonché il primo e al momento unico film ad aver superato i 100 milioni di sterline di incasso al botteghino inglese) e ben due premi Oscar (anche se uno in pareggio).
Film 468 - Casino Royale
Film 1745 - Casino Royale
Film 471 - Quantum of Solace
Film 483 - Skyfall
Film 618 - Skyfall
Film 1165 - Skyfall
Film 1738 - Skyfall
Film 1044 - Spectre
Film 1167 - Spectre
Film 2055 - No Time to Die
Consigli: Dei tre film con Craig nei panni di 007 questo è certamente il migliore. Realizzazione tecnica impeccabile e bella storia, interessante e coinvolgente. Ottimo personaggio quello di M che, grazie a questa sceneggiatura e all'attrice, chiude il percorso di Judi Dench nella saga con un ruolo memorabile.
Parola chiave: M16.

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mercoledì 21 novembre 2012

Film 483 - Skyfall

50 anni e non sentirli. Il suo hobby? La resurrezione.
Io lo amo.


Film 483: "Skyfall" (2012) di Sam Mendes
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: Lui è Bond, James Bond.
Ok, sì, vabbé. Mica il solito Bond, però. Già, perchè in occasione del matrimonio dorato che lega la saga al suo pubblico di fedelissimi, non solo la produzione ha fatto pienamente il suo dovere, ma si è superata!
Chi è, del resto, James Bond se non la spia più cool di sempre? Essere agente segreto, però, ha portato lui e il suo lavoro ad una stereotipazione negli anni che ha sancito una rappresentazione del prodotto 007 un po' troppo in 'salsa pop'. Pierce Brosnan era cotonato, glam, sempre in ordine e, diciamocelo, un po' montato. La scelta giusta, dopo 4 film in sua compagnia, è stata fatta andando controcorrente e scegliendo quel Daniel Craig semisconosciuto e dalla faccia da cattivo. E Mr. Bond torna ad avere una carriera.
Dopo il bel "Casino Royale" e il meno riuscito "Quantum of Solace", si cambia tutto tranne l'attore protagonista e la fidata M/Judi Dench: si ingaggiano ben 2 premi Oscar (alla regia Sam Mendes, quello di "American Beauty", come cattivo Javier Bardem), si contorna con le solite - mai viste - Bond girls (Bérénice Marlohe, Naomie Harris) e il risultato funziona alla grande.
Questo "Skyfall", innanzitutto, ha una dose di introspezione veramente insolita per la saga. Il titolo stesso rappresenta un passaggio fondamentale nella storia del protagonista del quale, tra l'altro, si scopre finalmente qualcosa di passato e famiglia (non avendo visto gli originali, non so se nei precedenti film si fossero mai affrontati gli argomenti). Quindi, mettendo assieme i pezzi, dopo l'amore disperato per la bella Vesper Lynd/Eva Green, dopo aver capito che anche lui ha dei sentimenti, ma rimane fedelissimo alla sua M - vera Bond girl di questa pellicola -, scopriamo sempre di più della spia, tanto da farci finalmente un'idea del perché Bond sia così tutto d'un pezzo. Era ora.
In questa maniera, tra l'altro, si legittima un percorso che leghi un episodio all'altro, senza limitare tutte le volte le pellicole ad una vita propria che termini con l'apparire sullo schermo dei titoli di coda. Questa formula, più tipica del passato (vedi i vecchi Batman, per esempio, o l'intuizione di Raimi di reinventare la storia di Spider-man legando i suoi tre episodi sotto il nome di trilogia), finalmente è stata abbandonata anche per 007, che può avere la licenza di uccidere, ma di certo non quella di annoiare.
Di conseguenza, in questo film, c'è spazio per toccare un po' tutti i passaggi necessari a rendere interessante la vicenda, ricollegandosi anche alle "puntate" precedenti: azione mozzafiato, attentati, resurrezione di James, caccia al cattivo, assalto al forte e, soprattutto, un dialogo franco con il passato.
E proprio quest'ultimo tema, il passato, è quello cardine di tutta la storia: che i Servizi Segreti britannici abbiano bisogno di essere svecchiati? Che M e Bond siano troppo vecchi per continuare a ricoprire il loro ruolo? Non a caso vengono inseriti nel cast alcuni nuovi elementi: Gareth Mallory/Ralph Fiennes (che mette più volte in discussione la figura di M) e Q/Ben Whishaw (che, nonostante abbia il volto pulito di un ragazzino, suggerisce un ritorno alla classica sobrietà di pistola e radiotrasmittente evitanto come la peste il momento gadget strambi).
Ora che Bond è serio, maturo e collocato in uno spazio più verosimile, gli sceneggiatori hanno potuto prendersi il lusso di concedersi 143 minuti belli densi per raccontare una vicenda che richiederà la massima attenzione e dell'agente segreto e del pubblico. Saranno messi alla prova sangue freddo, capacità operative, genialità e, soprattutto, la fedeltà del braccio destro alla sua M(ente).
Posso assicurare che il gioco vale la candela, "Skyfall" è bello e ben scritto, ha una fotografia pazzesca - la Scozia non è mai stata così bella (e tanto simile ai freddi inverni di "Cime tempestose", nonostante quello sia ambientato in Inghilterra) - e un finale da battaglia come non se ne vedevano dai tempi de "Le Due Torri".
Devo ammetterlo, ero piuttosto scettico riguardo le voci che volessero questo film un nuovo capolavoro, svolta definitiva per un nuovo cammino di 007, ma non ho potuto fare altro che ricredermi. "Skyfall" è certamente uno dei migliori film che abbia visto quest'anno.
Ps. Canzone portante questa volta affidata all'inglese e popolarissima Adele che fa centro al primo tentativo con la track dallo stesso nome del film (tutti gridano alla candidatura all'Oscar per lei sicura al 100%). Tra l'atro molto ben utilizzata durante i titoli di testa, che mettono in scena in maniera figurata tutto quello che lo spettatore vedrà di lì alle prossime due ore sottoforma di esperimento visivo tra cartone animato, compture grafica e rielaborazione di frame dalla pellicola stessa.
Film 468 - Casino Royale
Film 1745 - Casino Royale
Film 471 - Quantum of Solace
Film 483 - Skyfall
Film 618 - Skyfall
Film 1165 - Skyfall
Film 1738 - Skyfall
Film 1044 - Spectre
Film 1167 - Spectre
Film 2055 - No Time to Die
Consigli: Chiaro che vedere anche i precedenti episodi con Daniel Craig nei panni di 007 aiuterebbe a farsi un'idea di come l'attore e i produttori hanno decostruito un personaggio storico per ricrearlo sottoforma di icona. La spesa di tempo è ben ripagata da questo terzo capitolo, tra l'altro record d'incassi mondiale ($672,855,549 guadagnati in meno di un meso), il più bello dei Bond tra quelli che ho visto.
Gli inglesi, ormai, hanno capito cosa vuol dire produrre buoni film. Chapeau.
Parola chiave: M.

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lunedì 8 novembre 2010

Film 176 - Mangia, prega, ama

Anche qui è un po' come per Tom Cruise: ce la farà la 'diva Julia' a riportare in auge la sua carriera?


Film 176: "Mangia, prega, ama" (2010) di Ryan Murphy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ryan Murphy, creatore di tormentoni tv come "Popular", "Nip/Tuck" e il recentissimo "Glee" approda alla regia sul grande schermo (dopo "Correndo con le forbici in mano") con la trasposizione di un romanzo, pare, molto conosciuto tra le ladies amaricane dei dopo 'anta'. Così sceglie una diva hollywoodiana già nei citati 'anta' e con la carriera un po' in declino dopo ben 3 gravidanze e l'assenza dalle scene di anni e tenta il colpaccio della sua carriera.
Il risultato della trasposizione è, cinematograficamente parlando, non totalmente riuscito. Sarà che la stella di Julia Roberts non si è appannata solo a causa dell'assenza dalle scene, ma per quella perdita di smalto di cui ci siamo accorti un po' tutti. O che, in fondo in fondo, Julia c'è sempre stata un po' antipatica con quel sorriso tanto grande quanto sproporzionato. Sta di fatto che non ci si riesce ad identificare con lei appieno perchè, forse, ormai ha acquisito un'aria da spocchiosetta che, quando non riesce a controllarsi, traspare dallo sguardo furbo.
A livello di trama, poi, si cade un po' nei cliché del folklore popolare, delle dicerie, della cultura da turista un po' troppo facile. Sarà che chiamano in causa proprio noi italiani (a fare da cicerone a Liz/Julia Roberts c'è proprio il nostro Luca Argentero) spacciandoci per assoluti cultori del 'dolce far niente' e null'altro...
In ogni caso il viaggio della nostra eroina è un cammino, un percorso di formazione annunciato, bello visivamente e profondo spiritualmente, ma sembra sempre un pelino forzato, un attimo aggiustato per rendere tutto ancora più sensazionalmente incredibile. Nel complesso una pellicola più che godibile, per carità, ma forse meno spirituale di quanto quei 'prega' e 'ama' ci vogliano far credere.
Comprimari maschili della Roberts piovono a bizzeffe dalla Holliwood che conta: James Franco ("Howl", "Notte folle a Manhattan", "Spider-Man"), Billy Crudup ("Quasi famosi", "Watchmen"), Richard Jenkins (nominato all'Oscar per "L'ospite inatteso") e Javier Bardem (Oscar 2008 per "Non è un paese per vecchi"). Sul piano femminile la più nota è Viola Davis ("State of Play", "Il dubbio", "Innocenti bugie").
Per tirare le somme: non c'è male, ma non è né un capolavoro né nulla di trascendentale. E' un film che passa e lascia il tempo che trova. Forse il problema sta anche lì, nel tempo: 133 minuti sono troppi.
Consigli: Meglio guardare questa pellicola con lo stomaco pieno, altrimenti l'irresistibile necessità di mangiare diverrà irrefrenabile!
Parola chiave: Voglia di vivere.




Ric

venerdì 29 ottobre 2010

Film 161 - Non è un paese per vecchi

Cena del lunedì a base di insalata e serial killer. Il pazzo è servito!


Film 161: "Non è un paese per vecchi" (2007) di Ethan Coen, Joel Coen
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea, Andrea Puffo, Marco, Titti
Pensieri: Di sicuro non potrà mai essere un paese di vecchi con Anton Chigurh/Javier Bardem nei paraggi, munito della sua fedele bombola ad ossigeno. E no, non la usa per aiutare i poveri vecchietti a respirare meglio. Al massimo a trapassare.
Pessimo segno quando questo psicopatico signore si mette sulla vostra strada, di sicuro finirete per lasciarci le penne. Non solo è maledettamente pazzo, ma, pare, anche indistruttibile. Rassegnarsi? Quantomeno scappare il più lontano possibile. Vi troverà lo stesso, ma qualche giorno in più ve lo sarete concessi...
Bravi i Coen a reclutare Mr. Bardem - un po' meno a mettergli quel parrucchino in testa - che, oltre ad aver vinto l'Oscar come attore non protagonista per questo ruolo, riesce davvero a lasciare il segno con la sua interpretazione. Fa paura, inquieta, non lascia scampo: un vero cattivo di quelli che non se ne vedevano da un pezzo! E' sicuramente lui a vincere la sfida in questo film: buca lo schermo, rimane impresso, fa centro.
Il resto del film è un po' più lento, un po' più meditativo se vogliamo. Sì, per carità, c'è l'azione, ma anche moltissimi momenti che scorrono via con estrema lentezza. Il 'far west' non è certo una passeggiata... Insomma, può piacere e non piacere, perchè non è un film facile. E' già spacciato per cult (ma vogliamo scommetterci che è soprattutto per il ruolo di Bardem?), ma solo il tempo potrà davvero decretarne vittoria o fallimento.
Per il momento abbiamo solo qualche dato oggettivo: $74,273,505 al botteghino USA (per i Coen è un miracolo) e 4 Oscar (Bardem, miglior film, regia e sceneggiatura).
Film 161 - Non è un paese per vecchi
Film 1988 - No Country for Old Men
Consigli: Per una migliore comprensione (si spera) si può leggere il libro omonimo del 2005 da cui il film è tratto, scritto da Cormac McCarthy.
Parola chiave: Valigetta.



#HollywoodCiak
Bengi