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mercoledì 27 novembre 2024

Film 2324 - Martha

Intro: Netflix fa partire per caso il trailer di questo documentario e decido all'istante di volerlo vedere. Così metto in pausa la mia frenesia horror per un attimo e mi concedo un titolo diverso...

Film 2324: "Martha" (2024) di R. J. Cutler
Visto: dal computer
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: della storia di Martha Stewart sapevo davvero pochissimo, eppure ho sempre avuto chiarissimo chi fosse. Forse i tre elementi chiave che avrei utilizzato per descriverla erano:
- esperta di tutto ciò che riguarda cucina e casa;
- amica di Snoop Dogg;
- ex detenuta per evasione fiscale.
Per quanto immaginassi ci fosse altro da dire sulla Stewart, non immaginavo che fosse così tanto. Da servizi di catering di lusso a magazine, da presentatrice tv a icona di stile, questo documentario copre sufficientemente a fondo aspetti della vita di un personaggio pubblico di cui, però, si tende a dimenticare certi traguardi raggiunti nel tempo, offuscati da più recenti ricordi di sfortunate disavventure.
L'approfondimento sul processo è certamente interessante, anche se per me la parte più affascinante è rappresentata dallo scoprire Martha Stewart non solo come personaggio, ma come persona. C'è praticamente solo lei in questo film - il che è anche l'aspetto negativo di questa operazione, a tratti un po' monotona - e le è permesso di raccontarsi liberamente, anche prendendosi certe libertà e dimostrando un certo candore che onestamente non mi sarei aspettato. Il film poi non le fà certo sconti nel rappresentarla come una sorta di Miranda Priestly in carne e ossa, ma in fondo e nonostante tutto ci si trova sempre a tifare per lei.
Un documentario interessante per il soggetto della sua analisi. Ribadisco, avrei gradito un po' di varietà nelle interviste, ma la Stewart è comunque talmente magnetica da saper tenere banco benissimo anche da sola.
Cast: Martha Stewart, Andrew Stewart, Alexis Stewart, Snoop Dogg.
Box Office: /
Vale o non vale: Interessante documentario sulla vita di una personalità che ha certamente influenzato l'America moderna. Per chi fosse interessato, "Martha" è sicuramente un buon film.
Premi: /
Parola chiave: Perfection.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 27 giugno 2024

Film 2284 - Challengers

Intro: Uno dei film che attendevo di più questa stagione.

Film 2284: "Challengers" (2024) di Luca Guadagnino
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: non è la prima volta che mi capita di avere determinate aspettative su un film di Guadagnino che, una volta visto, rimangono parzialmente disattese. Di fatto, però, ammetto che rispetto a un tempo sia cambiato il mio modo di vedere le cose: non è il film che non ha soddisfatto le mie aspettative, sono io che non posso basare la mia opinione di una pellicola sulla base di quello che desidero vedere.
Una volta fatto pace con questa mia tendenza - e avendo avuto a disposizione almeno un mesetto per rifletterci - devo dire che "Challengers" mi è piaciuto e, più di tutto, mi è piaciuta Zendaya. Sempre più lanciata e desiderosa di mettersi alla prova, anche in questo nuovo progetto l'attrice si mette alla prova e consegna al pubblico un personaggio che non l'avevo ancora vista interpretare, una donna matura, con aspirazioni, famiglia, forte di carattere e dominante. Un'ottima prova d'attrice.
Relativamente alle mie aspettative disattese, dico solo che, alla vigilia della visione al cinema, avevo letto molti articoli che parlavano della sensualità di questo film, la sua aura gay, la scena del churro, ecc ecc. La realtà è che Guadagnino è più "pudico" di quanto non sembri esteriormente (era già successo con "Call Me By Your Name") e questo "Challengers" insieme a lui. Sì, qualche momento di tensione omoerotica c'è, ma non quanto mi aspettassi o volessi. Il che, come dicevo, non è necessariamente un male, semplicemente la storia ha un punto di vista differente ed è interessata a raccontare qualcosa di diverso: un triangolo amoroso, la competitività del mondo dello sport agonistico, la storia di 3 persone diverse attratte dallo stesso elemento comune (il tennis), la competitività "testosteronica" tra i due protagonisti. Insomma, ci sono tanti elementi a formare questo "Challengers" e solo collateralmente c'è un interesse ad approfondire la componente gay. Io tifafo per quella, volevo più di quella roba di lì. Ciò non toglie che ci sia un elemento di sensualità in generale che appartiene sia a Josh O'Connor e Mike Faist che a Zendaya. Aggiungo che, insieme, fanno un trio esplosivo.
Insomma, "Challengers" è sicuramente uno dei titoli più interessanti usciti in questo 2024 (curiosamente, due di questi vedono Zendaya come protagonista) e vale la pena di recuperarlo. Ottime prove d'attore, magnifica fotografia, colonna sonora pazzesca (di Trent Reznor e Atticus Ross), montaggio molto creativo che funziona per il film e le sue tematiche e un Guadagnino in gran forma. Match point.
Cast: Zendaya, Josh O'Connor, Mike Faist.
Box Office: $94.2 milioni
Vale o non vale:
Premi: /
Parola chiave: Match.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 29 febbraio 2024

Film 2254 - Dial M for Murder

Intro: Qualche sera prima l'annosa scelta del film da vedere si era giocata tra questo titolo e "Mommie Dearest", che poi abbiamo visto. Così la scelta per cosa vedere per la seconda serata cinematografica è stata più facile del previsto.

Film 2254: "Dial M for Murder" (1954) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Jayce
In sintesi: ma cosa si può dire di questo film, se non capolavoro?
Basta, non serve altro.
Film 603 - Dial M for Murder 3D
Film 2254 - Dial M for Murder
Cast: Ray Milland, Grace Kelly, Robert Cummings, John Williams.
Box Office: $6 milioni
Vale o non vale: Fan di Hitchcok o meno, questo è davvero un bellissimo thriller da seguire avidamente (meglio non perdersi alcun dettaglio!).
Premi: Candidato al BAFTA per la Miglior attrice straniera (Kelly).
Parola chiave: Lettera.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 23 novembre 2023

Film 2220 - The Descent

Intro: Seconda pellicola casalinga con Kate, altro film horror, altro piccolo gioiellino.

Film 2220: "The Descent" (2005) di Neil Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Kate
In sintesi: avrò visto questo film già 4 o 5 volte (di cui la prima addirittura al cinema, quando scelsi di vedere il film un po' per caso e ne rimasi affascinato) e non smette mai di piacermi. Questa volta devo ammettere che i ricordi fossero più offuscati e, sepppure non è stato come rivedere il film daccapo, sicuramente qualche momento di riscoperta di alcuni passaggi che non ricordavo precisamente c'è stato (come il passaggio con la corda appesa alla parete per poter passare il dirupo).
"The Descent" è un grandissimo film dell'orrore che combina magnificamente le sue due anime di horror e film claustrofobico che gioca sull'ansia che la storia e l'ambientazione riescono a giocare sullo spettatore.
Questo film ha quasi 20 anni, ma non smette di spaventare e lo fa ancora meglio di certa roba che è uscita di recente.
Film 332 - The descent - Discesa nelle tenebre
Film 2220 - The Descent
Cast: Shauna Macdonald, Natalie Mendoza, Alex Reid, Saskia Mulder, Nora-Jane Noone, MyAnna Buring.
Box Office: $57.1 milioni
Vale o non vale: Titolo non particolarmente famoso, eppure gioiellino dell'horror da scoprire e riscoprire. Vale davvero la pena: claustrofobico, teso e spaventoso. Perfetta scelta per una serata all'insegna della paura.
Premi: /
Parola chiave: Incidente.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 14 aprile 2022

Film 2102 - The Worst Person in the World

Intro: In molti continuavano a parlarmi di questo cinema Stella qui a Dublino, famoso per l'atmosfera chic e l'esperienza cinematografica di qualità superiore (poltrone vere e proprie o addirittura letti invece delle solite poltroncine, consegna di cibo e calici di vino durante la visione, ecc). Visti i presupposti mi aspettavo un sovrapprezzo, ma mai nella vita avrei pensato che, per assistere alla (sola) proiezione di un film, avrei finito per spendere 21€...

Film 2102: "The Worst Person in the World" (2021) di Joachim Trier
Visto: al cinema
Lingua: norvegese
Compagnia: Oisin
In sintesi: un bel film? Sì. Il film de cui avevo bisogno? No. Mi spiego meglio.
E' ormai da un po' di tempo che ho notato di far fatica a vedere un certo tipo di pellicole drammatiche o a tematica complessa, fiaccato da questi ultimi anni di pantemie e lockdown, solitudine e fatiche universitarie, delusioni sentimentali e incertezze sul futuro. In un contensto mai così congestionato di ansie e insicurezze, in cui mi sento di riuscire a malapena a tenere insieme i pezzi di un'esistenza proiettata verso un non ben definito cammino, ammetto di aver rifuggito non solo i film in generale, ma nello specifico proprio quei titoli che presentassero tematiche simili o comunque che temevo potessero appesantire ulteriormente la mia esperienza del quotidiano.
In uno scenario così apparentemente negativo, devo ammettere che la visione di questo "Verdens verste menneske" di Joachim Trier mi abbia un po' spronato a rivedere il bello anche nella difficoltà emotiva, cioè che nonostante possa sembrare difficile affrontare un certo tipo di tematiche e perplessità interiori, a volte può anche fare bene vederli proiettati su uno schermo e assistervi da spettatori, permettendo una razionalizzare che, forse, avrebbe richiesto tempi di decodifica molto più lunghi e/o impervi. Con questo non voglio dire che "The Worst Person in the World" mi sia stato terapeutico, però sicuramente qualcosa ha smosso.
La storia è molto più banale di quanto non possa sembrare da questo mio preambolo personale, ma è totalmente basata sull'esperienza umana della vita e di come navigare attraverso le proprie emozioni e relazioni, per cui è facilissimo rispecchiarsi in alcune delle situazioni o dei meccanismi che vengono raccontati.
C'è l'amore a prima vista, la relazione tra persone di età estremamente differenti, il tradimento, l'incertezza su cosa si voglia fare del proprio futuro, i rapporti familiari, le delusioni, i cambi di piani inaspettati e quella vena beffarda della vita che non possiamo contrastare. Insomma, c'è un po' di tutto quello che un essere umano ha vissuto sulla propria pelle e proprio per questo è così facile immedesimarsi nella storia, semplice ma efficace.
Ottimo il cast - con una Renate Reinsve francamente quasi goccia d'acqua di Dakota Johnson - e risultato finale ben riuscito, anche se forse un po' lungo.
Cast: Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum, Hans Olav Brenner, Helene Bjørneby, Vidar Sandem.
Box Office: $11.8 milioni
Vale o non vale: Per tanti versi si capisce perfettamente dove la storia sembrerebbe andare a parare ed è accettabile che sia così considerato che il film si concentra sul quotidiano di persone qualunque. Eppure uno dei due "colpi di scena" finali non me l'aspettavo e mi ha lasciato con molto amaro in bocca.
Un film non facile, ma certamente una bocca d'aria fresca in un universo omologato di pellicole usa e getta da cui, troppo spesso, finiamo per farci fagocitare. Una storia semplice, ma che ti "rimane addosso" anche una volta usciti dal cinema.
Premi: Candidato a 2 Oscar per la Miglior sceneggiatura originale e il Miglior film straniero. 2 nomination ai BAFTA per la Miglior attrice protagonista (Reinsve) e film straniero; 1 nomination ai César per il Miglior film straniero. In concorso a Cannes 2021 per la Palma d'Oro, il film ha vinto il premio per la Miglior attrice (Reinsve).
Parola chiave: Scoperta di sé.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 24 marzo 2022

Film 2096 - Adam's Rib

Intro: Qualche tempo fa ho recuperato l'ultimo video del (pazzesco) canale Youtube Be Kind Rewind sull'attrice Ruth Gordon che mi ha fatto scoprire - con non poca sorpresa - che l'attrice nella sua carriera ha anche scritto anche non poche sceneggiature. Tra i tanti film citati nel video (trovate il link qui), questo è quello che mi ha incuriosito all'istante.

Film 2096: "Adam's Rib" (1949) di George Cukor
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: commedia simpatica che vive delle interpretazioni magnifiche dei due protagonisti Spencer Tracy e Katharine Hepburn, "Adam's Rib" bilancia bene gli elementi comici a certe dinamiche (qui leggere) da legal drama per un risultato finale sicuramente vintage, ma perfettamente godibile ancora oggi.
Questa la premessa: Adam e Amanda (Tracy e Hepburn) sono una coppia felicemente sposata di avvocati di successo che lavorano per due studi differenti, quello di lei composto totalmente da donne. Il destino vuole che i due si troveranno a fronteggiarsi in tribunale per difendere gli interessi dei membri di un'altra coppia, meno felicemente sposata: lui, fedifrago che renda la vita un'inferno alla moglie, viene colto in flagrante con l'amante dalla consorte che, per vendicarsi, intende sparare ad entrambi. Non riuscendoci, finirà a processo. Adam viene affitato al caso in veste di vice procuratore distrettuale, mentre Amanda si assumerà la difesa della moglie (Judy Holliday). Inutile dire in casa degli avvocati non mancheranno tensioni legate al processo.
Scritto da Ruth Gordon (Oscar per "Rosemary's Baby") e Garson Kanin, questo film è uno spunto interessante che mette in scena non solo le dinamiche di coppia, ma anche una per niente velata critica a certe visioni retrograde rispetto alla figura della donna, con una riflessione importante - siamo pur sempre alla fine degli anni '40 - su temi come femminismo, emancipazion e parità dei sessi. Ben scritto e impeccabilmente recitato, "Adam's Rib" è stata una piacevole sorpresa.
Cast: Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Judy Holliday, Tom Ewell, David Wayne, Jean Hagen.
Box Office: $3,947,000
Vale o non vale: Commedia piacevole e ben scritta, con un cast pazzesco, "Adam's Rib" è il titolo "vintage" perfetto per chiunque apprezzi un bel film della magica era glam della Hollywood dei bei tempi andati.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior sceneggiatura. 1 nomination ai Golden Globes per la Miglior attrice non protagonista Judy Holliday.
Parola chiave: Caso.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 17 febbraio 2022

Film 2087 - The First Wives Club

Intro: Trovare un film da vedere insieme a Ciarán non è mai facile perché abbiamo gusti completamente differenti. Qualche sera fa, per riuscire a guardare qualcosa durante la cena, abbiamo fatto una specie di compromesso: un titolo un po' più commerciale del solito per lui, una pellicola già vista ma che adoro per me.

Film 2087: "The First Wives Club" (1996) di Hugh Wilson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: va bene essere giovani, ma non aver mai visto prima questo film secondo me è un crimine. Cast pazzesco (PAZ•ZE•SCO) capitanato dalla trinità profana composta da Diane Keaton, Bette Midler & Goldie Hawn, una storia tanto semplice quanto geniale (vendicarsi dei mariti che lasciano la prima moglie per una donna più giovane) e un risultato finale che è un piacere da seguire. E poi c'è Maggie Smith che fa Maggie Smith ancora più snob del solito. Come si può non amare?
Film 377 - Il club delle prime mogli
Film 459 - Il club delle prime mogli
Film 1789 - The First Wives Club
Film 2087 - The First Wives Club
Cast: Diane Keaton, Bette Midler, Goldie Hawn, Maggie Smith, Dan Hedaya, Bronson Pinchot, Marcia Gay Harden, Stockard Channing, Sarah Jessica Parker, Victor Garber, Eileen Heckart, Jennifer Dundas, Elizabeth Berkley, Timothy Olyphant, Rob Reiner, Ivana Trump, Heather Locklear, Lea DeLaria.
Box Office: $181 milioni
Vale o non vale: Divertente, iconico e con toni da commedia romantica (tra amiche), "The First Wives Club" è una di quelle pellicole che si guarda per stare bene e recuperare fiducia nel mondo. Non è un capolavoro, ci mancherebbe, ma c'è qualcosa di magico - sicuramente le tre protagoniste - che rende questo film un "peccato di gola" che non ci si stanca mai di commettere.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior colonna sonora.
Parola chiave: Suicidio.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 22 maggio 2021

Film 2002 - La finestra di fronte

Intro: Era da un bel po' che lo volevo rivedere, dai tempi dell'Argentina per essere preciso. L'avevo cercato per recuperarlo con Eric, ma poi ci eravamo persi a vedere filmografie sudamericane o ispaniche. Questo momento irlandese sembrava perfetto per recuperare questa pellicola.

Film 2002
: "La finestra di fronte" (2003) di Ferzan Özpetek
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che me lo ricordassi un po' più iconico di quanto in realtà non sia. Sempre un buon film, ma meno "perfetto" di quanto la memoria non mi portasse a ricordare.
Il problema per me è sempre con l'animo o l'aura da soap-opera che quasi ogni prodotto italiano tende ad avere. Ci sono interminabili sospiri, una recitazione concitata ed eccessivamente drammatica, un tono generale da fiato sospeso e dichiarazioni di sentimenti al limite dell'opera di Moccia. Insomma, un po' tanto.
Poi, però, allo stesso tempo "La finestra di fronte" ha in Giovanna Mezzogiorno una magnifica alleata e in Massimo Girotti e la sua storia un gigantesco punto a favore. Per essere un prodotto di quasi vent'anni fa, il film di Özpetek parla con estrema franchezza dell'omosessualità, anche se qui come altrove l'happy ending per il personaggio gay non era (è?) concepibile. A parte questo, comunque, onore al merito al regista turco che, come sempre, mette al centro delle sue storie protagonisti LGBTQI+.
Detto questo, "La finestra di fronte" è un prodotto figlio del suo tempo - e del suo narratore, che qui non manca di mettere in campo i suoi archetipi preferiti - che funziona ancora abbastanza bene e rimane in ogni caso qualitativamente ancora migliore di tanti titoli contemporanei della cinematografia nostrana. Senza contare che presenta una delle canzoni tratte da una colonna sonora più iconiche di sempre.
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Raoul Bova, Massimo Girotti, Filippo Nigro, Serra Yılmaz, Massimo Poggio.
Box Office: $15,535,312
Vale o non vale: I fan di Özpetek o della coppia di attori protagonisti dovrebbero gradire. Il film è a volte un po' indulgente con i suoi toni drammatici, ma in generale il prodtto finale tiene ancora abbastanza bene. Un buon prodotto italiano.
Premi: Candidato a 11 David di Donatello (tra cui Miglior regia, sceneggiatura, attrice non protagonista per Yılmaz) ne ha vinti 4 per Miglior film, attrice protagonista (Mezzogiorno), attore protagonista (Girotti) e colonna sonora.
Parola chiave: Lettera.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 13 aprile 2021

Film 1984 - Sex, Lies, and Videotape

Intro: Mi era sempre rimasta la curiosità di vedere questo film, ma non ero mai stato nel mood giusto. Poi, qualche settimana fa, ho finalmente deciso di recuperarlo.
Film 1984: "Sex, Lies, and Videotape" (1989) di Steven Soderbergh
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente niente di quello che mi aspettavo.
"Sex, Lies, and Videotape", promosso all'epoca come pellicola tra lo scandaloso e il piacevolmente piccante, in realtà per lo spettatore moderno non è niente più che una lunga sessione di terapia attraverso le vite dei vari personaggi. Mi ha conquistato? Non direi, anche se penso di riuscire a capire il perché, all'epoca, il film di Soderbergh abbia suscitato tanto interesse.
Detto questo, il legame che ho trovato più interessante è sicuramente quello tra le due sorelle Ann e Cynthia (rispettivamente Andie MacDowell e Laura San Giacomo) che, anche se rappresentano la classica contrapposizione tra perfezione e socialmente accettabile da una parte e il cronico rifiuto a conformarsi e una buona dose di sex appeal dall'altra, rimane comunque qui una dinamica esplorata con intelligenza, conferendo un piglio personale a qualcosa di già visto.
Curiosa la questione delle videocassette erotiche di cui Graham (James Spader) ha bisogno per sentire una connessione con il sesso opposto, anche se forse avrei gradito un ulteriore slancio in termini di approfondimento e approccio alla questione che sì, sa di eccentrico e bizzarro - non tanto oggi, quanto per allora -, ma lascia molti sottintesi che sarebbe stato interessante veder effettivamente affrontati.
Tutto sommato non mi pento di aver recuperato questo "Sex, Lies, and Videotape", ma non sono rimasto irrimediabilmente colpito o impressionato.
Cast: James Spader, Andie MacDowell, Peter Gallagher, Laura San Giacomo, Ron Vawter, Steven Brill.
Box Office: $36.7 milioni
Vale o non vale: Sicuramente interessante, anche se al giorno d'oggi l'aura di scandalo che nel 1989 poteva avere questa pellicola è svanita. E non è solo perché ripensare alla videocassette ci ricorda l'immenso gap temporale tra questa storia e l'evoluzione sociale e culturale che si è verificata nel frattempo.
Sicuramente non un film per tutti e meno scandaloso di quanto ci si potrebbe aspettare.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale. 3 nomination ai Golden Globes per sceneggiatura, attrice protagonitsa (MacDowell) e attrice non protagonista (San Giacomo); 2 candidature ai BAFTA per sceneggiatura e attrice non protagonista (San Giacomo) e 1 nomination ai César per il Miglior film straniero. A Cannes '89 il film ha vinto la Palma d'Oro per il Miglior film e James Spader per il Miglior attore.
Parola chiave: Orecchino.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 2 aprile 2021

Film 1978 - Palm Springs

Intro: Ne stavano tutti parlando già parlando molto bene, poi sono uscite le nomination ai Golden Globe e, con due candidature in saccoccia, questo film è riuscito ad attirare definitivamente la mia attenzione.
Film 1978: "Palm Springs" (2020) di Max Barbakow
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: capolavoro? No. Simpatico? Assolutamente sì.
"Palm Springs" non mette in scena niente di mai visto, se non combinare in maniera simpatica elementi classici della fantascienza con i toni tipici della commedia. Fine degli aspetti innovativi (?). Detto ciò, la pellicola funziona alla perfezione, è una strana combo di avventure e assurdità al sapore de "Ai confini della realtà" e dà la possibilità a Andy Samberg e soprattutto Cristin Milioti di dimostrare il lovoro valore non solo a livello attoriale, ma anche comico. Sono una strana coppia che funziona. Insieme a loro, tutto un corollario di personaggi secondari qui utilizzati come punchball narrativi ed emotivi per la coppia di protagonisti Nyles e Sarah, bloccati in un loop temporale che li costringere a rivivere giorno dopo giorno il matrimonio della sorella minore di Sarah, Tala (Camila Mendes che riesce finalmente a scappare dagli orrori narrativi di "Riverdale"). Inutile dire che non mancanheranno situazioni imbarazzanti o al limite del grottesco, il tutto per una novantina di minuti che passa spensierata e piacevole. Il che, per il biennio 2020-21 è già un grande risultato.

Cast: Andy Samberg, Cristin Milioti, Peter Gallagher, J. K. Simmons, Meredith Hagner, Camila Mendes, Tyler Hoechlin, June Squibb.
Box Office: $765,535
Vale o non vale: Leggero e simpatico, con una coppia di protagonisti che funziona e una storia abbastanza assurda da farvi sembrare che sia innovativa, "Palm Springs" è la scelta perfetta per una serata di cervello spento e relax a tutto spiano.
Premi: Candidato al Golden Globe per Miglior film musical o commedia e Miglior attore protagonista (Samberg).
Parola chiave: Capra.

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Bengi

mercoledì 10 marzo 2021

Film 1967 - Niagara

Intro: Sempre incuriosito da questo film, non avevo mai avuto l'occasione di vederlo. Alla ricerca di un titolo leggero, qualche settimana fa ho deciso fosse giunto il momento di recuperarlo, anche se non avevo capito che si trattasse di una pellicola completamente diversa da ciò che mi immaginavo.
Film 1967: "Niagara" (1953) di Henry Hathaway
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: completamente differente da ciò che mi aspettavo, "Niagara" è in realtà un thriller che tenta di emulare le classiche atmosfere hitchcockiane, non risultando, però, ugualmente efficace. Poco male, il film funziona ugualmente, anche se non riesce del tutto a mantenere le aspettative.
Tutto sommato il risultato finale è comunque soddisfacente e quando la storia ingrana - passato il momento statico iniziale - la pellicola riesce effettivamente a mettere in scena i vari elementi di suspense e sorpresa richiesti dal genere di riferimento. Insomma, non un capolavoro, ma un buon titolo.
Cast: Marilyn Monroe, Joseph Cotten, Jean Peters, Max Showalter, Denis O'Dea, Richard Allan, Don Wilson.
Box Office: $2.35 milioni
Vale o non vale: Il film promuove la presenza di Marilyn Monroe in ogni maniera possibile, eppure la presenza dell'iconica attrice in questa pellicola è effittivamente molto limitata. A sorpresa, infatti, si perde presto il suo personaggio per strada, anche se in termini particolarmente efficaci per la narrazione.
Un classico, in un certo senso, e sicuramente un titolo imperdibile per i fan della Monroe, che qui ha anche un momento musicale molto intenso.
Premi: /
Parola chiave: Luna di miele.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 5 marzo 2021

Film 1963 - Le jeu

Intro: Continuiamo con la lista di remake tratti dal fenomeno "Perfetti sconosciuti", questa volta passando per la Francia.
Film 1963: "Le jeu" (2018) di Fred Cavayé
Visto: dal computer portatile
Lingua: francese
Compagnia: nessuno
In sintesi: niente di particolare da dichiarare rispetto a questo rifacimento francese, molto, molto simile a quello italiano. Qui ci si focalizza di più sull'idea del gioco rispetto alle altre versioni e... per il resto rimane tutto più o meno uguale al film di Genovese.
Buono per il pubblico locale, anche se per chi ha visto l'originale questo film non aggiunge davvero molto altro rispetto al film da cui è tratto.
Cast: Bérénice Bejo, Suzanne Clément, Stéphane De Groodt, Vincent Elbaz, Grégory Gadebois, Doria Tillie, Roschdy Zem.
Box Office: $13.115.272
Vale o non vale: Semplicemente una versione in francese del film "Perfetti sconosciuti". Si può vedere, per carità, ma non aggiunge niente che non sia già mostrato nell'originale.
Premi: /
Parola chiave: Gioco.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 21 febbraio 2021

Film 1959 - Perfetti sconosciuti

Intro: Per il corso di Emergin Media Praxis, dovevo produrre (e qui cito) un "piece of media" non ben specificato che mettesse in risalto il mondo dei media emergenti e di cui avrei fornito un elaborato scritto di accompagnamento. Ammetto che non avessi idea di cosa mi si stesse richiedendo di fare. E il mio master sì chiama MSc in Emergin Media... Insomma, non si incominciava bene. Poi, per caso, mi è venuta un'idea che, subito sottoposta al prof, è stata approvata. E, di fatto, eccoci qui.

Il mio progetto, "International Strangers, or how can the same story be told eighteen not so different times." prende spunto proprio da questo film e dal suo impressionante primato: è la pellicola da cui sono stati tratti più remake nella storia del cinema. Un record, tra l'altro, da Guinness dei primati.

Senza voler spoilerare troppo - perché ci tengo a pubblicare qui sul blog il contenuto del mio paper una volta che avrò pubblicato le recensioni di tutti i titoli coinvolti -, dico solo che mi sono concentrato sul concetto di remake e come una stessa storia possa essere raccontata 18 altre volte, ma ogni volta in un diverso contesto culturale. Insomma, la domanda era: cosa viene cambiato e cosa, invece, rimane invariato nonostante tutto?
Più avanti le mie riflessioni, per ora il pensiero su questo film. Che, naturalmente, ho costretto la mia coinquilina a vedere con me.

Film 1959: "Perfetti sconosciuti" (2016) di Paolo Genovese
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Bizzy
In sintesi: premesso che tendo sempre (un po' involontariamente) a considerare il cinema commerciale italiano come degno di poca nota, rivedere questo film mi ha ricordato che, in effetti, a volte sono solo snob.Per quanto molto spesso il mainstream nostrano sia palesemente banale, superficiale e mal recitato, è anche vero che non si può fare di tutta l'erba un fascio.
Qui, in particolare, sono rimasto sorpreso da quanto effettivamente la storia funzioni e dal fatto che non me lo ricordassi per niente, in parte anche perché la prima volta che ho visto "Perfetti sconosciuti" rimasi fortemente colpito dall'estrema plausibilità della storia e dai suoi risvolti disastrosi. Perché si partirà anche con i toni leggeri della commedia, ma di certo il finale non ha niente di divertente.
E ok, forse non siamo di fronte ad un film perfetto, ma alla base c'è una solidissima idea cinematografica (che funziona perfettamente anche per il teatro, a dire il vero) che ha il fondamentale vantaggio di rimanere irrimediabilmente ancorata allo spettatore: è impossibile non immedesimarsi nelle vicende raccontate qui perché, che lo si volgia ammettere o no, abbiamo tutti qualche segreto nascosto in quel microcosmo che è diventato per ognuno di noi il cellualre. E per quanto la sceneggiatura avrebbe potuto scavare più a fondo nel mondo dei personaggi - invece di far affidamento solo sui grandi colpi di scena che fanno certamente più scalpore - c'è sicuramente una verità portata a galla qui che, per quanto banale e un po' stereotipata, riflette comunque un principio che ha il suo fondamento:

"Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta."

E se internet è diventato la nuova pubblica piazza, il telefono cellulare è dove possiamo nascondere i panni sporchi.
Film 1106 - Perfetti sconosciuti
Film 1959 - Perfetti sconosciuti
Cast: Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak.
Box Office: $31.47 milioni
Vale o non vale: Idea geniale, cast quasi tutto azzeccato (mi spiace, ma la recitazione di Battiston qui per me proprio non funziona, è innaturale e impostata e mi pare miri principalmente a creare scalpore, più che dare umanità all'unico personaggio omesessuale della storia) e risultato finale quasi da cardiopalma. Un tour de force emotivo non da poco che, però, lascia molto su cui riflettere. Sicuramente non la commedia che potrebbe sembrare a prima vista, in ogni caso una storia che non manca di lasciare soddisfatti. Da vedere.
Premi: Vincitore di 2 David di Donatello per Miglior film e Miglior sceneggiatura su 9 nomination totali (tra cui regia e attori protagonisti Foglietta, Giallini e Mastandrea). Il film ha vinto per la Miglior sceneggiatura internazionale al Tribeca Film Festival del 2016.
Parola chiave: Orecchini.

Trailerp
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 8 ottobre 2020

Film 1930 - Now, Voyager

Intro: Mesi e mesi che cercavo di recuperare questa pellicola (sia in termini di dove trovarla che di quando guardarla), l'altra sera mi sono finalmente concesso il piacere del classico in bianco e nero!
Film 1930: "Now, Voyager" (1942) di Irving Rapper
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il dettaglio che mi ha attratto e convinto a vedere questa pellicola è legato alla metamorfosi del personaggio della Davis, Charlotte Vale, che da brutto anatroccolo si trasforma in meraviglioso cigno. Su questo nessun fraintendimento, la storia segue effettivamente la trasformazione della sua protagonista, ma la cosa che mi ha sorpreso è che il tutto avviene nel giro della prima mezz'ora di film o forse addirittura meno. Di cosa andrà parlare, quindi, "Now, Voyager"?
Beh, diciamocelo subito: tutto mi sarei immaginato tranne che il finale raccontato qui. Non perché sia qualcosa di straordinariamente innovativo, ma perché propone un discogliersi dei nodi narrativi centrali alla storia in una maniera tutt'altro che semplice - di solito il criterio più usato ad Hollywood - andando, per così dire, a complicare la storia all'infinito. Ma procediamo con calma. (attenzione allo spoiler)
Charlotte Vale è una depressa, repressa e maledettamente insicura ragazza single (nel film non smettono mai di dire "spinster", zitella, ma diciamo che erano altri tempi) che vive infelice sotto la tirannia di una madre che l'ha concepita in età avanza e, soprattutto, non l'hai mai voluta e non ne fa mistero. Lo scopo di Charlotte è, di fatto, quello di farle da badante.
Sull'orlo di una crisi di nervi, la ragazza si fa ricoverare in quella che oggi chiameremmo rehab, e inizia la terapia con lo psichiatra della struttura che la aiuta a trovare un equilibro e la sprona a vivere una vita più aperta e, soprattutto, che non contempli l'ingratitudine della madre. Per questo motivo la ragazza si allontana da casa per 6 mesi e vi fa ritorno completamente cambiata: l'aspetto e l'attitudine sono l'esatto opposto a prima e, soprattutto, è stata coinvolta in un amore impossibile con Jerry (Paul Henreid) che, sposato e con figlie, non può che limitarsi a rimanere un flirt passeggero.
Ed è a questo punto che pensavo di avere la sceneggiatura in pugno, immaginandomi già che Jerry avrebbe nuovamente fatto capolino a un certo punto della storia per rivelarsi nuovamente single o recentemente vedovo, il tutto per la coronazione di un sogno d'amore della sfortunata zitella che, dopo anni di soprusi e violenze psicologiche, può finalmente trovare la serenità che merita tra le braccia dell'amato. E invece no, perché niente di tutto questo accade e, sopratutto, il racconto si complica e non poco. Sarò breve (ribadisco, spoiler): Charlotte torna a casa, la madre muore dopo una litigata con lei, la ragazza sente di dover tornare in rehab per riprendersi (nel frattempo ha ereditato la fortuna della famiglia), appena tornata alla clinica conosce Tina, una ragazzina in cui si identifica per insicurezza, paure e rifiuto da parte della madre, cosicché ne diventa amica, quasi madre e figlia, e, naturalmente, la non poco antipatica ragazzina risulterà essere proprio la figlia di quel Jerry che no, non è per niente single o vedovo, ma ringrazia Charlotte per il suo aiuto con la figlia concedendole di continuare di fatto a farle da madre mentre loro due, pur innamorati, faranno come se Tina fosse loro figlia e nella sua crescita e prosperità vedranno il coronamento di un amore ormai platonico. Fine, sipario, pausa di riflessione, respiro profondo, via.
Cioè, dopo tutto l'investimento emotivo per Charlotte - per cui non si può evitare di fare il tifo dal primo secondo che è in scena (vedere per credere) - sono rimasto francamente un po' confuso dalle complicazioni narrative che il finale mette in scena e le riserva, un'ulteriore punizione direzionata a un personaggio vessato per metà della storia e che, al di là del riscatto con la madre e sociale in generale, meritava a mio avviso una storia d'amore che, se proprio doveva esserci, almeno prescindesse da questo pastrocchio buonista.
Non vorrei essere frainteso: capisco perfettamente che a) stiamo parlando di un film degli anni '40 e che b) il messaggio di indipendenza racchiuso nel personaggio di Charlotte sia assolutamente una conquista apprezzabile ancora oggi, ma mi sento di dire che se lo fosse stata del tutto, la donna avrebbe trovato la felicità nella riscoperta di sé, nella ritrovata libertà - anche di scelta - e non sarebbe servita da strumento per la realizzazione della felicità del soggetto (non principale) maschile che vive, attraverso di lei, la soddisfazione di vedere la figlia prosperare sotto l'amore di una donna che per lui sacrifica affetto, tempo e risorse in nome di un sentimento che non troverà mai vera soddisfazione.
Ecco, devo dire che nonostante abbia apprezzato il film in generale - sicuramente mi ha lasciato con spunti su cui riflettere - non posso comunque nascondere la delusione nei confronti di un arco narrativo della protagonista che sembra promettere bene e, invece, finisce per veicolare una serie di messaggi almeno in parte ingiusti; poi, per carità, mi arrendo al fatto che parliamo di un prodotto all'alba dei suoi 80 anni, motivo per cui si rende necessaria una certa mediazione.
Per cui, per concludere, dico che "Now, Voyager" è stato tutto tranne quello che mi aspettavo eccetto che per un fatto: ero sicuro sarei rimasto rapito dalla performance di Bette Davis e così è stato. Una stella irraggiungibile.
Cast: Bette Davis, Paul Henreid, Claude Rains, Gladys Cooper, Bonita Granville, John Loder, Ilka Chase, Janis Wilson.
Box Office: $4,177,000
Vale o non vale: La perfoarmance di Bette Davis da sola vale tutto il film che no, non è un capolavoro, ma le regala tutto lo spazio per dimostrare le sue inarrivabili capacità d'attrice. Per il resto la storia d'amore verte più su toni di inaspettata virtù e rassegnata platonicità, per cui meglio consolarsi contemplando il meraviglioso guardaroba di Charlotte e dando credito all'attitudine positiva che questa pellicola conferisce nei confronti del percorso terapeutico intrapreso con uno specialista (che qui non è mai strizzacervelli!). Insomma, scesi a patti con il contesto di produzione e realizzazione del film, "Now, Voyager" può rivelarsi un interessante intrattenimento per una serata diversa.
Premi: Vincitore dell'Oscar per la Migliore colonna sonora e candidato per la Miglior attrice protagonista (Davis) e non protagonista (Cooper).
Parola chiave: Crociera.

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#HollywoodCiak
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venerdì 25 settembre 2020

Film 1922 - Tenet

Intro: Si ritorna al cinema con papà, finalmente!
Film 1922: "Tenet" (2020) di Christopher Nolan
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: papà
In sintesi: va detto, avevo grandi, grandissime aspettative. E non è che siano state disattese, semplicemente "Tenet" è tutto un gran casino. Di magico ed elettrizzante intrattenimento, ma pur sempre un gran casino. Per una volta, devo dire, sono contento di aver visto il film in italiano, altrimenti credo non avrei capito una buona metà dei termini utilizzati, considerato che, tra terminologie tecniche e complessità generale dell'idea di fondo, il tutto mi è risultato difficile da elaborare anche nella mia lingua madre.
In generale l'ultima fatica di Nolan - e di fatica sul serio si è trattato, considerato che l'uscita nelle sale è stata posticipata 3 volte nell'arco dell'emergenza Covid - ha il grande pregio di essere un gioiellino della tecnologia contemporanea, con effetti speciali a servizio della complessa sceneggiatura, oltre che il gigantesco beneficio di un'uscita nei cinema praticamente senza concorrenza. Non solo, "Tenet" è anche il primo vero e proprio blockbuster (per non dire proprio film) ad uscire nelle sale da marzo, motivo per cui ci si poteva aspettare che parte del successo commerciale sarebbe derivato collateralmente anche dalla voglia di ritornare a uno stato di (parvente) normalità che passa anche per lo svago cinematografico. Carente di nuove uscite, la scena dell'intrattenimento da grande schermo ha riposto grandissime speranze nel titolo in questione, considerandolo una sorta di termometro per misurare la temperatura di un'audience di cui non si aveva più tracce da 6 mesi a questa parte. Insomma, c'era da sperare che la pellicola riscuotesse successo, ma al contempo c'era anche da aspettarselo.
A prescindere dall'hype accumulato attorno a questo titolo, bisogna ammettere che la grande capacità di Nolan stia nell'immaginare mondi e possibilità così distanti dal nostro quotidiano e saperle mettere in scena in una modalità così armoniosa e spettacolare che non si può non rimanere quantomeno impressionati dal grande lavoro svolto. Le scene d'azione sono magnifiche e girate con una sorprendente consapevolezza dell'opera nel suo complesso e a livello tecnico questo è evidentemente un prodotto di eccelsa qualità. Senza contare che, come sempre, il cast è variegato e molto ben assortito.
Va, però, anche sottolineato che si tratta del titolo di Nolan più debole, sia per la complessità inespugnabile della trama e delle sue disquisizioni sul tempo, sia per un paio di questioni tecniche che influiscono non poco sul risultato finale: il montaggio serrato e il ruomorosissimo sonoro.
Per quanto riguarda il primo, ho avuto come l'impressione che si sia tagliato per sfoltire un racconto che, altrimenti, avrebbe finito per sforare ampiamente le 3 ore (riducendo così il numero di proiezioni giornaliere per sale e potenialmente spaventato quel pubblico non disposto a rimanere chiuso in una sala cinematografica per così tanto tempo); rispetto al secondo, invece, ho trovato che, anche a causa della storia e della sua rappresentazione così frenetica, ci sia un eccessivo utilizzo di rumori e suoni assordanti e disorientanti, tanto che la visione verso il finale si fa sempre più faticosa.
Ora, visti e considerati contesto, momento storico e variabile di fruizione della pellicola non mi sento proprio di dire che "Tenet" sia un flop o un prodotto che non centri il bersaglio. Dico solo che, a ben vedere, Nolan ha scritto e diretto pellicole molto più riuscite e narrativamente efficaci. Poi, detto ciò, viva "Tenet" che ci ha riportato (almeno per poco) al cinema!
Cast: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Dimple Kapadia, Michael Caine, Kenneth Branagh, Aaron Taylor-Johnson, Martin Donovan, Fiona Dourif, Himesh Patel, Clémence Poésy.
Box Office: $283.2 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Consiglio caldamente visione sul grande schermo. Poi, aveste timore di Covid & co., nel caso munitevi almeno di un buon impianto Dolby. Il film sicuramente vale la pena di essere visto, soprattutto in un momento come questo in cui le nuove uscite sono una rarità, anche se in generale non si tratta della migliore opera di Nolan che, comunque, rimane un grande narratore di storie contemporanee.
Premi: /
Parola chiave: Entropia.

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giovedì 19 dicembre 2019

Film 1701 - The Wife

Intro: La stagione dei premi è alle porte, la maggior parte delle manifestazioni che contano hanno reso pubbliche le nomination per il loro meglio del meglio e, con gli Oscar pronti a fare lo stesso i primi di gennaio, devo veramente mettermi in pari, quantomeno rispetto a quei prodotti che hanno già ricevuto menzioni importanti. Incomincio comunque con la stagione passata, giusto per fare capire quanto io sia ancora indietro (qualcosa come 152 film a oggi...).
Film 1701: "The Wife" (2017) di Björn L. Runge
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il film nel complesso non è un capolavoro, ma Glenn Close è fenomenale. La storia intrigante della brava moglie che sostiene il marito nel suo viaggio a Stoccolma verso la premiazione del Nobel, segreti annessi, è propulsore di un racconto che parte piano e, sicuramente, si prende il suo tempo per delineare tutti i dettagli, rivelando un colpo di scena forse meno sorprendente di quanto non si sarebbe voluto, ma comunque d'effetto. Chi c'è, infatti, dietro al successo letterario di Joe Castleman (Jonathan Pryce)?
"The Wife" è un buon prodotto di classe che, pur non sconvolgendo lo spettatore, riesce a rimanere impresso e per la buona esecuzione e per il ritratto della coppia protagonista, tra successi letterari, tradimenti, compromessi e quel piccolo, gigantesco segreto rinchiuso tra le pareti di un matrimonio che comincia a scricchiolare. Il risultato finale è buono, non fosse anche solo per l'ennesima, gigantesca prova d'attrice dell'intramontabile Close. Che sì, questa volta meritava l'Oscar più di chiunque altro.
Cast: Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Annie Starke, Harry Lloyd, Elizabeth McGovern.
Box Office: $18.4 milioni
Vale o non vale: Non certo un prodotto dinamico, questo film tratto dal romanzo di Meg Wolitzer vive principalmente delle ottime interpretazioni dei suoi protagonisti e di quel sorprendente segreto di cui non tarderemo a venire a conoscenza.
Non una pellicola per tutte le occasioni, ma sicuramente un film interessante e ben fatto.
Premi: Candidato all'Oscar, Golden Globe e BAFTA per la Miglior attrice, Close ha vinto il secondo, ma perso contro Olivia Colman alle altre due premiazioni.
Parola chiave: Talento.

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lunedì 27 maggio 2019

Film 1599 - Closer

Intro: Avevo visto questa pellicola una sola volta al cinema quando era uscita e ultimamente mi era tornata la voglia di rivederla, così alla prima occasione buona ne ho approfittato.
Film 1599: "Closer" (2004) di Mike Nichols
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: amare e farsi del male. Praticamente questa la trama di "Closer", pellicola palesemente tratta da un'opera teatrale, eppure inaspettatamente immune alla logica da interno cara al teatro;
credo che "Closer" sia un film interessante e ben realizzato, anche se troppo spesso devoto all'eccessiva drammatizzazione, il che alla lunga può stancare. Capisco che si voglia descrivere un tipo di amore che tende a mettere in pratica la scelta sbagliata, ma con questo si rischia molto spesso di mettere in scena una serie di comportamenti antipatici e poco realistici. Poi, si sa, è un'opera di finzione e va bene esplorare attraverso l'esagerazione territori altrimenti nella vita meno comuni, però mi chiedo quante volte si possa tornare sui propri passi in nome di una relazione. Della serie: prendete una decisione e conviveteci. Detto questo, ho comunque apprezzato l'opera nel suo insieme grazie all'ottima regia di Nichols e la performance corale dei quattro protagonisti. E poi vogliamo parlare di quanto sia bella la locandina?
Cast: Julia Roberts, Jude Law, Natalie Portman, Clive Owen.
Box Office: $115 milioni
Vale o non vale: Un drammone romantico che analizza il rapporto a 4 tra due coppie che scoppiano, per riassortirsi e rimescolarsi con il procedere della trama. Non per ogni occasione, ma comunque un buon film.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per le performance degli attori protagonisti (Portman e Owen) che, per la stessa categoria, hanno vinto entrambi il Golden Globe (su 5 nomination tra cui Miglior regia e film); Owen ha vinto anche il BAFTA come Miglior attore non protagonista sulle 3 nomination ricevute nel complesso dal film (anche sceneggiatura e attrice non protagonista).
Parola chiave: Tradimento.

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venerdì 16 novembre 2018

Film 1522 - The French Lieutenant's Woman

Intro: I always wanted to see this movie and it was about time I saved some time to just do it.
Film 1522: "The French Lieutenant's Woman" (1981), Karel Reisz
Watched: my laptop
Language: English
Watched with: no one
Briefly: "The French Lieutenant's Woman" was not what I expected it to be. I got myself mislead by a title which refers to France & army, but in the end that's not what the movie is about. Two love stories, two different settings for a plot that is divided between the struggling relationship involving the gentleman palaeontologist Charles Smithson and the enigmatic Sarah Woodruff and the actors who play them in a modern filming of the story. Meryl Streep and Jeremy Irons are romantically involved in both stories in a parallelism that drives you exactly where you expect it to lead you, except that everything just turns and what would have been impossible in the Victorian period drama story happens and what you thought to be inevitable in the real life story fades away. Sometimes a plot can still surprise you;
I find the Victorian period settings quite intriguing, with a special note on costumes (by Tom Rand) and hairstyling (for Streep bold and explosive hair). The comparison between the two plot timelines' style are obvious and well handled not in an ordinary way;
Streep and Irons are great actors and perfect for their double roles here: I was really fascinated by Streep performances, she can really be whomever she wants;
I find this art imitating art subplot really fascinating. A movie that depicts the making of a movie means to witness the process of that medium analyzing itself through its own tools, which is always compelling and worth studying.

Cast: Meryl Streep, Jeremy Irons, David Warner, Hilton McRae, Peter Vaughan, Liz Smith, Penelope Wilton.
Box Office: $26,890,068
Worth watching?: Not always perfect, but well acted and narratively intriguing. The parallelism between the two stories is the core of the plot which will surprise you in the end. Worth watching, a real Meryl Streep's fans cult.
Awards: Nominated for 5 Academy Awards (including Best Actress in a Leading Role and Best Writing, Screenplay Based on Material from Another Medium); 3 Golden Globes nomination and 1 win (Best Actress in a Motion Picture - Drama); 11 BAFTAs nomination and 3 wins (Best Actress, Best Sound and Best Score).
Key word: Film.

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martedì 19 giugno 2018

Film 1499 - The Italian Job

Intro: Dopo il piacere dell’horror, abbiamo optato per qualcosa di più giocoso e dinamico. Un po’ d’azione, insomma.
Film 1499: "The Italian Job" (2003) di F. Gary Gray
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: simpatico e ancora godibile, di “The Italian Job” ricordavo principalmente che lo fossi andato a vedere al cinema con i miei. Non un granché insomma (ed è per questo che non mi dispiace rivedere i film due volte, tanto a distanza di tempo finisco per non ricordarmeli più). La storia del colpaccio a chi ha fregato la banda del colpo grosso originale funziona ed Edward Norton come cattivo ci sta bene. Wahlberg e Theron sono in una fase della carriera in cui erano ancora più famosi per l’aspetto che per la bravura, motivo per cui il loro match sullo schermo è buono, anche se a mio avviso non indimenticabile;
gran parte della storia si svolge a Venezia, la qual cosa ci ha lasciato con una leggera voglia di Italia. A parte questo, è innegabile che molto del fascino di questo film risieda nella location e nell’incredibile lavoro di effetti speciali che ha reso Venezia una location plausibile per l’avventurosa storia. Visitando la città mai ti aspetteresti di poter vedere un motoscafo schiantarsi o una gondola ribaltarsi, figuriamoci vedere una cassaforte catapultata in mare riuscire ad essere ritrovata sott’acqua (che qui è pulita, nella realtà immagino un tantino meno trasparente). In aggiunta, non sono pochi i momenti divertenti causati dall’improbabile pronuncia delle comparse italiane;
tutto sommato un’avventura piacevole, un film carino che colpisce per le scene d’azione e ricorda tanti altri titoli simili incentrati su rapine e colpi impossibili dove, però, c’è meno marketing spinto della Mini.
Cast: Mark Wahlberg, Charlize Theron, Edward Norton, Jason Statham, Seth Green, Mos Def, Donald Sutherland.
Box Office: $176.1 milioni
Vale o non vale: per essere un prodotto di qualche anno fa non ha per nulla perso il suo smalto. Veloce, frenetico e impossibile – come vuole il genere – “The Italian Job” combina bene i suoi elementi e lascia lo spettatore sicuramente divertito.
Premi: /
Parola chiave: Oro.

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giovedì 12 aprile 2018

Film 1484 - Auguri per la tua morte

Intro: In America è stato un inaspettato grande successo e quando mi sono trovato questo film al vertice del box-office USA non avevo la minima idea della sua esistenza. La cosa – come sempre – mi ha intrigato e, dopo aver visto il poster e fantasticato sul titolo (“Happy Death Day”), mi sono convinto valesse la pena recuperarlo…
Film 1484: "Auguri per la tua morte" (2017) di Christopher Landon
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Fre
In sintesi: la verità è che non si tratta di un vero horror, come il titolo farebbe pensare. Al contrario, sembra quasi un film di fantascienza visto il presupposto: la protagonista continua a rivivere la stessa giornata in cui viene misteriosamente uccisa in un loop temporale che la costringe ad indagare su chi possa avercela tanto con lei. Noi spettatori, invece, non possiamo non fare a meno di chiederci quale misteriosa magia stia alla base del meccanismo muori-e-ricomincia-daccapo, ma non ci sarà data alcuna spiegazione. E’ come una favola i cui contorni, però, sono decisamente più macabri; .
da stronza a paladina degli oppressi, la nostra bionda protagonista dovrà solo attraversare le molteplici versioni della sua morte per riuscire a capire che si può essere popolari anche senza trattare gli altri come spazzatura. Un percorso di formazione molto strano quello raccontato qui, eppure la nostra riuscirà persino a maturare un bel po’ di cervello; .
finale con sorpresa molto meno scontato di quanto mi aspettassi. “Auguri per la tua morte” è a tutti gli effetti un prodotto diverso dal solito e lo dimostra anche nel raccontare una conclusione sciocca, ma non deludente, ovvero in linea col tipo di prodotto proposto.
Film 1484 - Auguri per la tua morte
Film 1761 - Happy Death Day 2U
Cast: Jessica Rothe, Israel Broussard, Ruby Modine, Charles Aitken.
Box Office: $122.6 milioni
Vale o non vale: atipico e ben architettato, seppure mancante di una spiegazione centrale, questo film riesce a catturare l’attenzione dello spettatore fin dall’inizio. Gli elementi chiave ci sono tutti, dal misterioso assassino, alle morti più variegate, dal rompicapo da risolvere fino a una certa sfacciata ironia che riesce ad accompagnare tutto il racconto. In definitiva un prodotto meno scontato di quanto inizialmente si potrebbe pensare con, al centro di tutto, un’idea accattivante raccontata nel giusto modo.
Premi: /
Parola chiave: Cupcake.

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