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martedì 26 novembre 2024

Film 2323 - Smile 2

Intro: Halloween ormai alle spalle, ma i cinema pullulano di titoli horror. Il che per me è sembra una gioia.

Film 2323: "Smile 2" (2023) di Parker Finn
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: avevo trovato il primo film inquietante, anche se onestamente non ricordo bene il finale (il che per me è strano per un horror). In ogni caso ero supercurioso di vedere questo secondo capitolo e capire come avrebbe proseguito la storia.
La verità è che la storia non prosegue, ma cambia completamente: tranne Kyle Gallner, nessuno degli attori del primo "Smile" torna per questo "Smile 2", ma sceneggiatura e regia sono sempre firmate da Parker Finn, il che garantisce comunque una certa continuità.
Rispetto al titolo precedente, questa si prende un sacco di tempo a "costruire" la scena: Skye Riley (Naomi Scott) è una famosa popstar che, dopo un tremendo incidente in macchina, sta per tornare sulle scene con un tour per rilanciare la propria carriera e immagine (adesso che è sobria). Tutto abbastanza normale, fino a quando (un po' di *SPOILER*), nella speranza di procacciarsi qualche antidolorifico, Skye viene in contatto con Lewis che, neanche a dirlo, le si suicida davanti mentre si sfracella il cranio sorridendo. Da qui in avanti, ovviamente, andrà tutto a rotoli.
Per essere il sequel di un titolo originale più aderente ai classici toni e temi dell'orrore, devo ammetere che questo "Smile 2" ce la mette tutta per costruire una realtà che vada oltre i soliti cliché. La storia della protagonista è davvero ben delineata e si impara a conoscere Skye man mano che il racconto procede, finendo inevitabilmente per tifare per lei man mano che la narrazione procede. Il punto è che, però, a mio avviso tutta questa dovizia di dettagli toglie un po' di divertimento al risultato finale.
Premesso che "Smile 2" è un prodotto horror ben riuscito e, per essere un sequel, è sorprendentemente ben costruito, va comunque detto che per arrivare alla parte che lo spettatore è lì per vedere ci vuole davvero un sacco di tempo. Il racconto poi ingrana e la storia di Skye diventa un tour de force emotivo, specialmente dalla scena dell'ospedale in poi, però avrei gradito che si arrivasse all'azione vera e propria con più anticipo.
A parte questo, come dicevo, il sequel di "Smile" è un prodotto di qualità che non fa rimpiangere l'originale. Naomi Scott (in particolare) e Rosemarie DeWitt (a cui avrebbero dovuto licenziare la parrucchiera) danno due ottime performance e i vari colpi di scena della storia funzionano.
Film 2139 - Smile
Film 2322 - Smile 2
Cast: Naomi Scott, Rosemarie DeWitt, Lukas Gage, Miles Gutierrez-Riley, Peter Jacobson, Ray Nicholson, Dylan Gelula, Raúl Castillo, Drew Barrymore, Kyle Gallner.
Box Office: $135.9 milioni
Vale o non vale: Un horror dalla storia solita e una grande performance di Naomi Scott. Chi ha apprezzato l'originale "Smile" gradirà certamente questo sequel.
Premi: /
Parola chiave: Tour.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 7 ottobre 2024

Film 2309 - I Know What You Did Last Summer

Intro: Dato che Michael non è un fan degli horror, ma sto provando ad introdurlo al genere con molta (moooolta) calma, eccoci alla seconda visione di un film dell'orrore (non troppo pauroso cosicché anche lui potesse gustarsi la visione).

Film 2309: "I Know What You Did Last Summer" (1997) di Jim Gillespie
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: dopo aver visto "Thanksgiving" qualche settimana prima, mi era subito tornato alla mente questo primo "I Know What You Did Last Summer". Neanche a dirlo, mi è subito tornata voglia di rivederlo.
In realtà non è che me lo ricordassi benissimo sinceramente e, azi, la rivelazione del killer alla fine mi ha anche lasciato alquanto sorpreso. Non riuscivo, infatti, a ricordare chi fosse l'assassino e, fino all'ultimo, dalla trama non riuscivo nemmeno a ipotizzare chi potesse di fatto essere l'artefice di tutti gli omicidi: per forza, il colpo di scena finale è tanto sorprendente quanto random (ovvero un personaggio mai visto prima che appare solo per "prendersi" la colpa di tutti i delitti commessi).
A parte questo aspetto della trama che non mi ha proprio soddisfatto, per il resto "I Know What You Did Last Summer" è esattamente quello che ti aspetti e, per quanto molto della trama lasci con delle perplessità (in particolare i poteri quasi soprannaturali dell'omicida, capace di apparire e scomparire senza lasciare traccia o riempire per poi svuotare il bagagliaio di una macchina di granchi appena pescati nel giro di letteralmente un paio di minuti... lasciando il bagagliaio miracolosamente asciutto), il risultato finale è comunque soddisfacente, anche grazie a un cast composto da giovani promesse del cinema che già qui dimostrano il proprio magnetico carisma.
Film 950 - So cosa hai fatto
Film 2309 - I Know What You Did Last Summer
Cast: Jennifer Love Hewitt, Sarah Michelle Gellar, Ryan Phillippe, Freddie Prinze Jr., Johnny Galecki, Bridgette Wilson, Anne Heche, Muse Watson.
Box Office: $125.3 milioni
Vale o non vale: Se si sta cercando un film horror non estremamente grafico e violento, capace di incapsulare perfettamente quel trend cinematografico americano di fine anni '90-inizio '00, allora "I Know What You Did Last Summer" è la scelta perfetta per una serata all'insegna di qualche spavento. Anche perché ormai Halloween è alle porte...
Premi: Sarah Michelle Gellar candidata all'MTV Movie + TV Awards nella categoria Best Breakthrough Performance.
Parola chiave: Incidente stradale.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 23 novembre 2023

Film 2220 - The Descent

Intro: Seconda pellicola casalinga con Kate, altro film horror, altro piccolo gioiellino.

Film 2220: "The Descent" (2005) di Neil Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Kate
In sintesi: avrò visto questo film già 4 o 5 volte (di cui la prima addirittura al cinema, quando scelsi di vedere il film un po' per caso e ne rimasi affascinato) e non smette mai di piacermi. Questa volta devo ammettere che i ricordi fossero più offuscati e, sepppure non è stato come rivedere il film daccapo, sicuramente qualche momento di riscoperta di alcuni passaggi che non ricordavo precisamente c'è stato (come il passaggio con la corda appesa alla parete per poter passare il dirupo).
"The Descent" è un grandissimo film dell'orrore che combina magnificamente le sue due anime di horror e film claustrofobico che gioca sull'ansia che la storia e l'ambientazione riescono a giocare sullo spettatore.
Questo film ha quasi 20 anni, ma non smette di spaventare e lo fa ancora meglio di certa roba che è uscita di recente.
Film 332 - The descent - Discesa nelle tenebre
Film 2220 - The Descent
Cast: Shauna Macdonald, Natalie Mendoza, Alex Reid, Saskia Mulder, Nora-Jane Noone, MyAnna Buring.
Box Office: $57.1 milioni
Vale o non vale: Titolo non particolarmente famoso, eppure gioiellino dell'horror da scoprire e riscoprire. Vale davvero la pena: claustrofobico, teso e spaventoso. Perfetta scelta per una serata all'insegna della paura.
Premi: /
Parola chiave: Incidente.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 26 gennaio 2023

Film 2164 - M3GAN

Intro: Torniamo al cinema per recuperare il fenomeno del momento. Mai in Irlanda mi era capitato di dover fare la fila per vedere un film, nemmeno per il sequel di "Avatar". Ci è riuscito il film su una bambola assassina...

Film 2164: "M3GAN" (2022) di Gerard Johnstone
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non sono certo schizzinoso quando si tratta di nuovi film da vedere e sono assolutamente aperto ad ogni tipo di esperienza cinematografica e devo dire che visto tutto l'entusiamo ed interesse mediatico che questa pellicola è riuscita a catalizzare, le mie aspettative fossero particolarmente alte. Tra clip del film sparpagliate per tutti i miei social media, articoli di giornale e recensioni entuasiaste, pareva che "M3GAN" fosse già il film dell'anno (a 2023 nemmeno cominciato, tra l'altro). Diciamo che, nonsotante sia godibile e per certi versi - o meglio dire, certe scene - iconico, questo film non mi abbia lasciato a bocca aperta.
La componente horror è a malapena accennata e, di fatto, la storia ricorda quasi più un "Attrazione fatale" in versione bambola giocattolo. E non ci sarebbe niente di male onestamente, non fosse che tutto l'hype creato a livello mediatico mi avesse fatto credere in una sorta di rivoluzione del genere di paura.
Non mi è parso, onestamente, ci fosse alcunché di così innovativo da giustificare il sensazionale successo riscosso da questo prodotto in termini di pubblico e critica. Forse ho trovato l'esperienza ancora più straniante nel momento in cui tutta la sala - gremita, abbiamo faticato a trovare i biglietti! - rideva sguiatamente a battute simpatiche o, addirittura, durante passaggi palesemente non divertenti. E non che si ridesse del film, ma proprio col film.
Detto questo, ribadisco che ho trovato "M3GAN" divertente nel suo essere consapevolmente una boiata e assolutamente godibile, ma davvero niente di più.
Cast: Allison Williams, Jenna Davis, Violet McGraw, Ronny Chieng, Brian Jordan Alvarez, Jen Van Epps.
Box Office: $126.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Dell'orrore ma non di paura, serioso ma non serio, "M3GAN" è il titolo perfetto per iniziare l'anno cinematografico senza pretese, ma con un'onesta dose di intrattenimento. Non per tutti i gusti, ma per chi apprezza il genere (o le sue declinazioni, specialmente in chiave moderna) il divertimento è assicurato.
Premi: /
Parola chiave: Algorithm.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 12 gennaio 2023

Film 2158 - The Glass House

Intro: Secondo film di natale, nonché ultimo del 2022!

Film 2158: "The Glass House" (2001) di Leigh Whannell
Visto: dall tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Fre (prima parte), nessuno
In sintesi: era da tempo che lo volevo rivedere, nonistante sapessi perfettamente che questo "The Glass House" sarebbe stato deludente. E così è stato.
Da questa pellicola, però, cercavo più un intrattenimento da effetto nostalgia, quei titoli americani di inizio anni 2000 dalla trama a malapena passabile, ma per qualche motivo così inspiegabilmente capaci di intrattenermi. Ribadisco, la mia inclinazione nostalgica mi ha spinto a scegliere questo film, pur consapevole che alla fine ne sarei rimasto insoddifatto. Il punto è che questa pellicola di Leigh Whannell ha una trama scricchiolante (troppo concentrata sul cercare di lasciare indizi da nascondere malamente allo spettatore) e una regia tremenda, incapace di capitalizzare sulla location potenzialmente intrigante/inquietante che di fatto potrebbe costituire il centro della storia: la casa di vetro.
Qui, invece, manca proprio la casa come personaggio, che avrebbe dovuto essere percepita come una prigione, una trappola, una fortezza inespugnabile. Invece la casa è di vetro perché "fa figo" e il discorso finisce lì. E lo accetterei pure, non fosse che poi la regia è incapace di valorizzare esteticamente questa scelta particolare.
Insomma, "The Glass House" non funziona per tanti motivi, ma come secondo film di natale da guardare senza pretese e comodi comodi sul divano... è stato passabile.
Cast: Leelee Sobieski, Diane Lane, Stellan Skarsgård, Bruce Dern, Trevor Morgan, Kathy Baker, Chris Noth.
Box Office: $23.6 milioni
Vale o non vale: Diane Lane è probabilmente l'unica cosa che funziona di questo titolo. Il resto è un "così così" che alla fine tira troppo la corda. Da recuperare solo se senza pretese o nostalgici di un certo tipo di cinema. Detto questo, la vera domanda è: che fine ha fatto Leelee Sobieski?!
Premi: /
Parola chiave: The Jaguar.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 13 ottobre 2021

Film 1838 - A Cure for Wellness

Intro: Così, all'improvviso, mi era tornata in mente questa pellicola. E perché non recuperarla, dato che Eric non l'aveva mai vista?

Film 1838: "A Cure for Wellness" (2016) di Gore Verbinski
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: non che questo film sia un capolavoro, ma l'idea su cui la storia si basa è sufficientemente inquietante (per quanto non originale in assoluto) da funzionare.
Onestamente non capisco perché "A Cure for Wellness" non abbia avuto alcun riscontro con il pubblico - l'incasso è imbarazzante considerando che il film è costato 40 milioni di dollari - e ricollego un po' la sua performance deludente a un cast privo di appeal hollywoodiano, ai 146 minuti di durata e, da non sottovalutare, la data di uscita in febbraio, un mese che non è certo sinonimo di orrori e paura.
Detto ciò, e considerati tutti i limiti della storia specialmente nel finale, rimane il fatto che questo non sia un titolo malvagio e che, tutto considerato, il film in sé funzioni. Soprattutto grazie alla visione di Verbinski e a una coesa estetica d'insieme molto particolare. Vedere per credere.
Film 1337 - La cura dal benessere
Film 1838 - A Cure for Wellness
Cast: Dane DeHaan, Jason Isaacs, Mia Goth, Harry Groener, Celia Imrie, Lisa Banes, Godehard Giese.
Box Office: $26.6 milioni
Vale o non vale: Non ricordavo molto la storia, per cui è stato a tratti come vederlo la prima volta (con la differenza che questa volta mi è piaciuto di più). Non un capolavoro e sicuramente nemmeno il classico horror americano, ma certamente un titolo da tenere presente se si fosse in cerca di qualche spavento più psicologico e mentale.
Premi: /
Parola chiave: Water.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 6 settembre 2020

Film 1915 - Hereditary

Intro: Lo avevo cominciato l'anno scorso ad Auckland, ma causa sonno lo avevo abbandonato. Da allora ho pensato varie volte di recuperarlo, senza mai trovare la determinazione vera per farlo. Ci voleva Andrea.
Film 1915: "Hereditary" (2018) di Ari Aster
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea
In sintesi: nel tempo, in tantissimi mi hanno parlato bene di questa pellicola, per cui inutile dire che le aspettative fossero piuttosto elevate. A conti fatti mi aspettavo qualcosa di più eclatante nel suo insieme, anche se riflettendo poi con più calma sulla trama, mi sono accorto che in effetti la grande forza della storia di Ari Aster stia negli strati che la compongono.
"Hereditary" comincia in un modo, prosegue in un altro e, una volta terminato, si rivela essere qualcosa ancora di diverso, il che per un prodotto cinematografico - specialmente horror - pare essere un piccolo miracolo. Il punto della questione, però, sta nello stare molto attenti a tutti i dettagli forniti: perdetevene uno e faticherete a mettere insieme i pezzi.
Molti di questi elementi sta nei dialoghi più che nelle immagini, per cui nonostante una certa dose di sano spavento intrattenitivo, sono i dialoghi a farla da padrone, cucendo una trama che vive di esperienze passate, ricordi e traumi raccontati dalla sempre perfetta Toni Collette, anche qui in grado di regalare una magnifica interpretazione. Accanto a lei colpisce particolarmente la presenza di Milly Shapiro, magneticamente inquietante nel ruolo della figlia.
Nell'insieme "Hereditary" è un film che non ti aspetti e si avvicina molto ai canoni di quel "Midsommar" che ha scosso le poltrone estive della scorsa stagione, più che altro sul piano delle tematiche e del ritratto disturbato del gruppo (che diventa setta) che da un punto di vista estetico. In generale questo film non mi è dispiaciuto, anche se non ricade prettamente in quella categoria horror che preferisco di più quando sono alla ricerca di una serata più spaventosa che psicologicamente inquietante. Comunque un titolo interessante e molto, molto ben girato.
Cast: Toni Collette, Alex Wolff, Milly Shapiro, Ann Dowd, Gabriel Byrne.
Box Office: $80.2 milioni
Vale o non vale: Una prodotto horror interessante e disturbante, con non poche scene forti a lasciare lo spettatore di sasso. Nel complesso, però, meno prodotto aderente al genere di appartenenza e più interessato alle sfumature psicologiche. Da vedere.
Premi: Candidato agli MTV Movie + TV Award nella categoria Most Frightened Performance (Alex Wolff).
Parola chiave: Lutto.

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Bengi

mercoledì 19 agosto 2020

Film 1910 - Corpus Christi

Intro: Estate 2020, la quarantena è finita circa (in Italia...), ma la pandemia no. Il Cinema Galliera è chiuso da febbraio, ergo nessuna proiezione pubblica da circa 6 mesi, ma siccome lo spettacolo deve andare avanti, lo staff si ritrova a porte chiuse a visionare i titoli per la prossima stagione. Tra questi, il primo è un film polacco che si promette molto interessante.
Film 1910: "Corpus Christi" (2019) di Jan Komasa
Visto: al cinema
Lingua: polacco
Compagnia: Marta, Mattia
In sintesi: del cinema made in Poland non so praticamente niente, per cui mi sono approcciato a questa pellicola con estrema curiosità. Visto il contesto, quasi un atto di fede. E devo dire che "Boże Ciało" non solo non mi ha deluso ma, anzi, mi ha convinto appieno.
Forte di un'idea pazzesca alla base della storia - ex galeotto dalla ritrovata fede cattolica si spaccia per il nuovo prete di un paesino della campagna rurale polacca finendo per costringerne gli abitanti a fare i conti con una tragedia avvenuta anni prima -, questa pellicola riesce a catturare per tutta la sua durata grazie al mix esplosivo di sceneggiatura e performance del suo protagonista (Bartosz Bielenia).
"Corpus Christi" è un prodotto potentissimo sia per gli aspetti trattati che per la ferocia delle sue immagini spesso evocative (il finale è una bomba), tanto che si parte da subito mettendo in parallelo religione e violenza, portando man mano in superficie tutta una serie di ipocrisie riconducibili inizialmente alla realtà della prigione, per poi allargarsi e coinvolgere la comunità del villaggio, il suo protagonista, la diocesi. Daniel (Bielenia), che sogna di diventare prete ma si vede respinto dalla curia a causa del suo passato criminale, paradossalmente sarà proprio colui che riuscirà a far scendere a patti la comunità cittadina con il suo passato attraverso un approccio non convenzionale e certamente talvolta bizzarro, eppure efficace. Senza contare che, nonostante la dottrina cristiana predichi il perdono e professi atti di misericordia, la comunità religiosa viene qui ritratta come conservatrice e pigra, fallimentare nel dare conforto proprio a coloro che ne avrebbero più bisogno. Emblematico che il vicario della chiesa cittadina lasci Daniel da solo a gestire gli obblighi religiosi in quanto si debba assentare per un periodo a causa della sua dipendenza dall'alcol...
Insomma, per quanto "Corpus Christi" non sia un film sulla religione né sulla galera, sicuramente la sua storia non risparmia critiche a entrambe, pur facendolo sempre senza sensazionalismi o alla ricerca di una morale. Daniel è il protagonista, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue cicatrici, il suo desiderio di migliorarsi, appartenere a una comunità, a qualcosa di "altro" che lo distacchi da quell'unica decifrazione di sé che il mondo attorno a lui parrebbe concedergli. Daniel è attirato dalla purezza del sentimento cattolico, dalla sacralità dei suoi riti, eppure come ogni essere umano deve fare i conti con il terreno, gli impulsi e le scelte cui la vita ci mette di fronte. Ed è proprio qui che la pellicola di Jan Komasa funziona alla perfezione, mettendo in evidenza le difficoltà del predicare bene, l'arcaicità di certi meccanismi, l'omertà, la fatica assoluta del perdono e alla violenza di certe esistenze. Un insieme di tematiche eterogeneo e pulsante che ci ricorda quanto, in fin dei conti, tutto ciò che conta sia di fatto sopravvivere.
Cast: Bartosz Bielenia, Aleksandra Konieczna, Eliza Rycembel, Leszek Lichota, Łukasz Simlat, Tomasz Ziętek, Barbara Kurzaj, Zdzisław Wardejn.
Box Office: $8.6 milioni
Vale o non vale: Sicuramente non una storia facile, ma decisamente un film da vedere.
Premi: Candidato all'Oscar come Miglior film straniero.
Parola chiave: Tabellone.

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Bengi

lunedì 8 luglio 2019

Film 1624 - Don't Breathe

Intro: Ricordavo che mi era un sacco piaciuto e non vedevo l'ora di rivederlo.
Film 1624: "Don't Breathe" (2016) di Fede Alvarez
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: in un mix di atmosfere horror e thriller, "Don't Breathe" - in italiano insensatamente "Man in the dark" - riesce bene nel suo intento di spaventare lo spettatore grazie ad una perfetta costruzione della suspense, soprattutto nella parte iniziale. Le motivazioni alla base del folle piano di Norman (Lang) fanno un po' ridere, ma l'assurdità della cosa non compromette il buon risultato finale. Il film funziona bene.
Film 1222 - Man in the dark
Film 1624 - Don't Breathe
Cast: Jane Levy, Dylan Minnette, Daniel Zovatto, Stephen Lang.
Box Office: $157.1 milioni
Vale o non vale: Buon ritmo, spaventi a sufficienza e un protagonista cieco di una tenacia e incazzatura incredibili, il tutto per una pellicola che, nel suo genere, ha molto da raccontare. Non c'è niente di soprannaturale - semmai surreale -, eppure pensare di essere uno dei protagonisti fa paura. E non poco.
Premi: /
Parola chiave: Soldi.

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Bengi

mercoledì 8 novembre 2017

Film 1433 - Doctor Strange

Ho visto questo film al cinema esattamente il 3 novembre 2016, una delle giornate più lunghe, faticose, belle ed emozionanti della mia vita. Dopo aver discusso la tesi in facoltà, brindato al bar, pranzato con i miei e - finalmente - riposato un po', sono andato al cinema con Poe a vedere questa pellicola e poi a mangiare una pizza. Dunque un titolo che ha particolarmente valore per me e che penso legherò per sempre ad uno dei momenti più speciali che riesca a ricordare. Una bella soddisfazione per una stupenda, sfibrante giornata.
Senza contare, poi, che è il primo film che ho visto in casa nuova...

Film 1433: "Doctor Strange" (2016) di Scott Derrickson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Rivedo questo film e mi chiedo nuovamente come sia possibile che non abbia vinto l'Oscar per gli effetti speciali. E' stato davvero un pensiero che mi sono portato dietro dall'inizio alla fine.
Detto ciò, il nuovo eroe Marvel ci mette forse un po' a carburare, ma quando l'avventura comincia l'adrenalina non smette di pompare. Giusta l'introduzione al personaggio, per carità però è innegabile che dal momento in cui si entra nel vivo della storia il tutto si faccia molto più interessante, affascinante e certamente accattivante.
Visivamente potente, di grande intrattenimento e con un cast particolarmente ricco di star, "Doctor Strange" risulta un altro pezzo riuscito del puzzle della famiglia di supereroi di Stan Lee e sicuramente la curiosità di rivedere il protagonista in azione in una nuova avventura c'è. Prossimi appuntamenti col Dottore sono adesso al cinema con "Thor: Ragnarok" e il prossimo aprile con "Avengers: Infinity War".
Ps. Candidato agli Oscar 2017 per i Migliori effetti speciali e a 3 BAFTA per Miglior scenografia, trucco ed effetti speciali. - The Avengers
Film 411 - The Avengers
Film 808 - The Avengers
Film 1568 - The Avengers
Film 930 - Avengers: Age of Ultron
Film 932 - Avengers: Age of Ultron
Film 1177 - Avengers: Age of Ultron
Film 1571 - Avengers: Age of Ultron
Film 1613 - Avengers: Infinity War
Film 1757 - Avengers: Endgame
- Captain America
Film 695 - Captain America - Il primo vendicatore
Film 1660 - Captain America: The First Avenger
Film 814 - Captain America: The Winter Soldier
Film 1156 - Captain America: Civil War
Film 1395 - Captain America: Civil War
- Thor
Film 268 - Thor
Film 1191 - Thor
Film 1659 - Thor
Film 631 - Thor: The Dark World
Film 1193 - Thor: The Dark World
Film 1447 - Thor: Ragnarok
- Iron Man
Film 543 - Iron Man 2
Film 676 - Iron Man 3
- Ant-Man
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
- Doctor Strange
Film 1250 - Doctor Strange
Film 1433 - Doctor Strange
- Spider-Man
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
- Black Panther
Film 1612 - Black Panther
Guardiani della Galassia
Film 817 - Guardiani della Galassia
Film 974 - Guardiani della Galassia
Film 1054 - Guardiani della Galassia
Film 1358 - Guardiani della Galassia Vol. 2
Cast: Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdams, Benedict Wong, Michael Stuhlbarg, Benjamin Bratt, Scott Adkins, Mads Mikkelsen, Tilda Swinton.
Box Office: $677.7 milioni
Consigli: Bello e ben fatto, esteticamente curatissimo e particolare (anche se un po' ricorda "Inception"), fonde bene la doppia filosofia Marvel del supereroe dalla battuta cinica e facile ch fronteggia però pericoli insidiosi e mortali. Ottimi comprimari tra cui spicca una Swinton tibetana che non ha mancato di sollevare critiche per la questione della razza (vedi whitewashing) e un Mads Mikkelsen che ad Hollywood dovrebbe trovare più spazio. Davvero un buon blockbuster.
Parola chiave: Tempo.

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Bengi

lunedì 22 maggio 2017

Film 1359 - The Circle

Da quando tengo il mio quadernino degli appunti per le recensioni, questo film è quello di cui ho scritto di più. E il motivo è perché niente della storia funziona...

Film 1359: "The Circle" (2017) di James Ponsoldt
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Passo da un film con Karen Gillan all'altro nel giro di poche ore (vedi "Guardiani 2"). Dismessa la maschera di Nebula, qui la ritrovo su di giri ed elettrizzata per l'isola felice di The Circle, una sorta di Apple + Google misto Scientology che sembra una roba per geni e, invece, si rivela una gran cagata (pardon per il francese). E lo dico un po' a malincuore vista la presenza di Emma Watson che apprezzo ma che, rari casi a parte, in quanto a vagliare copioni non mi pare proprio un asso.
Nonostante questa storia presenti una serie di elementi intriganti che parrebbero poter costruire le basi per un buon thriller, in realtà ogni possibilità di sensatezza si brucia nel giro del secondo tempo. Che The Circle sia più una setta che un luogo di lavoro felice bastano 10 minuti per capirlo, mentre alla Watson ci vuole una permanenza lunga mesi e la drammatica uscita di scena di un amico molto più furbo di lei. Il labile confine fra utilità e invasione della privacy qui vuole essere portato all'estremo nel tentativo di strizzare l'occhio allo spettatore, quasi a suggerirgli: "Hai visto come siamo intelligenti noi di The Circle (e per estensione noi della produzione del film)?"
In realtà l'assurdità della trama smentisce in fretta i tentativi - magari anche nobili, per carità - di una scrittura matura e introspettiva, quasi di denuncia rispetto a una tematica attuale e difficile da gestire come quella del privato in rete. "The Circle" sembra voler affrontare l'argomento per metterne alla berlina gli aspetti negativi e discutibili passando per un elenco di luci ed ombre che, in realtà, è meno azzeccato di quanto sia autocelebrativamente geniale. Innanzitutto c'è da chiedersi perché una che abbia già espresso perplessità rispetto alla comunità di The Circle (e sia già stata messa in guardia riguardo a certe attività non esattamente pro privacy) dovrebbe votarsi consapevolmente ad un progetto che la invischierà ancor di più all'interno dell'organizzazione. Non contenta, deciderà perfino di farsi riprendere in diretta tutto il giorno tutti i giorni, rendendo accessibile a chiunque in qualunque momento ogni contenuto che la riguardi (telefonate, mail, conversazioni...).
D'altra parte non si capisce come sia possibile che la stessa The Circle, nelle persone dei suoi fondatori, non pensi di mettere sotto sorveglianza la ragazza - nel tempo seguita da miliardi di persone - alla quale hanno deciso di consegnare tanta popolarità (leggi potere). E' del resto proprio attraverso questo strumento che verrà a verificarsi la fine della storia. Ma gli elementi che non quadrano non sono finiti qui. Perché Ty (John Boyega), ex fondatore scontento di The Circle, non è sotto sorveglianza? Non nasconde di certo il proprio malcontento rispetto alla gestione da parte dei due altri amministratori Tom Hanks (che ci fai qui?) e Patton Oswalt, per cui non ci si può non chiedere perché non venga spiato dalla struttura più spiona del pianeta... Il che rende ancora più assurdo che lui e la Watson (nel film Mae) si infiltrino indisturbati all'interno del nuovo covo segreto dell'azienda non solo una volta, ma ben due! La donna più online del mondo e il creatore scontento girano indisturbati per il campus, chiacchierano senza che nessuno si insospettisca, parlano senza che qualcuno li ascolti, il che è ancora più paradossale se si pensa che nel momento in cui l'amico di Mae la raggiunge a The Circle per parlare, la gente si ferma addirittura a filmarli con palmari e cellulari...
Senza contare - e giuro che poi mi fermo - che Mae e l'amica frizzantina per i troppi farmaci parleranno serenamente al telefono senza che nessuno ascolti i loro piani sovversivi. Non solo Mae aveva già evidenziato una certa insofferenza nei confronti dell'ideologia alla base del progetto, ma l'amica aveva addirittura precedentemente mandato a stendere tutti durante una riunione dell'esecutivo (motivo per il quale se n'era andata da The Circle). Visti i presupposti mi sarei aspettato un minimo di sorveglianza da chi, secondo questa stessa storia, è capace di detenere tanto potere e saperlo sfruttare in maniera così geniale: riesci a convincere i governi di vari paesi del mondo ad obbligare la popolazione ad usare la tua piattaforma per esprimere le preferenze di voto durante le elezioni - ma nessuno ci vede conflitti di interesse, monopolio, violazioni delle principali norme su sicurezza e privacy? - e poi non sei in grado di mettere sotto sorveglianza i telefoni dei tuoi dipendenti? Ma allora cosa te le cripti a fare le mail, signor Tom Hanks, solo per bullarti di figaggine informatica fine a se stessa?!
Poi, oltre alla scenggiatura un po' scema, devo dire che nemmeno i dialoghi funzionano granché. Ho trovato altresì fastidioso il fatto che ci sia uno scambio di battute spesso eccessivo, quasi a voler sottolineare una certa furbizia ed intelligenza di fondo del progetto che, sappiamo, non c'è. Il risultato è un ritmo spezzato da continue interruzioni (il caso più eclatante è la scena della riunione in cui Mae, masochista, spiega la sua idea riguardo alle elezioni) e una comunicazione ridondante che finisce per risultare sciocca.
Insomma, un cast da grandi occasioni sprecato per un risultato finale banale e insensato. "The Circle" sembra voler dire la sua sulla questione della vita privata e la sua invasione da parte di social network e affini, eppure si perde a raccontare una storia disconnessa e narrativamente poco plausibile che fa semplicemente sfoggio di scenografie accattivanti, una protagonista sulla cresta dell'onda e un incipit intrigante che, però, avevamo già visto altrove. Non basta.
Cast: Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Karen Gillan, Ellar Coltrane, Patton Oswalt, Glenne Headly, Bill Paxton, Judy Reyes, Beck.
Box Office: $25.3 milioni (ad oggi)
Consigli: Francamente il risultato finale è deludente e sconclusionato. La storia della tecnologia come gabbia, arma che ci si ritorce contro è vecchia ormai e trovare nuovi modi per svilupparla e renderla più originale è difficile. Qui il tentativo è fallimentare soprattutto per colpa di una trama superficiale e scritta male nonostante il ricorso al romanzo omonimo di Dave Eggers (che mi auguro sia un tantino migliore del suo fratellastro cinematografico). Se si apprezza Emma Watson o Tom Hanks può valere la pena di dare una chance ai propri beniamini, ma davvero "The Circle" è un tentativo deludente di thriller fantascientifico per cui, nel caso, non dite che non eravate state (ampiamente) avvisati.
Parola chiave: Incidente stradale.

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giovedì 6 aprile 2017

Film 1337 - La cura dal benessere

Ero deciso a non perdermelo già da quando avevo visto il trailer in inglese. Poi, finalmente uscito in Italia, anche Poe si è incuriosito e ci siamo fiondati a vederlo.

Film 1337: "La cura dal benessere" (2016) di Gore Verbinski
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe, Jessica
Pensieri: Questo film sembra un horror, ma non lo è nemmeno tanto. Ne ha qualche caratteristica venata di un paio di scene splatter o (semplicemente) disgustose ma, in generale, mi è sembrato più un mistery-thriller in cui la suspense e l'ansia causata dall'elemento ignoto la fanno da padrone. Il buon gioco di pathos creato, però, si perde molto a causa di un finale che scivola nel già visto, per una conclusione francamente meno all'altezza della premessa.
In ogni caso rimangono dei buchi: (spolier) come fa la ragazza a sopravvivere per 200 anni e, soprattutto, a scampare alla morte nel momento in cui viene gettata in acqua appena nata? E da cosa derivano le "maschere" che il padre indossa per nascondere la sua vera identità ed età?
Questi pochi elementi lasciati indietro dalla sceneggiatura già compromettono un risultato globale che vede nella conclusione l'elemento più debole del prodotto nel suo insieme.
L'aspetto certamente più riuscito di tutta questa operazione è certamente quello tecnico: fotografia efficace - così plumbea e salmastra, spesso pesante e "umida" -, ottima colonna sonora in grado di sottolineare con maestria i momenti più disturbanti e spaventosi; ho gradito anche la regia di Verbinski che, in questo genere, mi pare a suo agio. Lo dico soprattutto perché il regista è lo stesso del primo remake americano di "The Ring", mio personalissimo cult adolescenziale. Per tutto il primo tempo ho continuato a pensare che le due pellicole si somigliassero per certi versi, non tanto per le storie, che sono differenti, quanto per l'impatto visivo che entrambi i titoli possiedono: stesse atmosfere, stessi colori, certe inquadrature molto simili(*), e una generale sensazione di "solitudine fra la moltitudine" che mi ha davvero suggestionato, tanto che più volte mi sono trovato a fare il confronto fra i due film.
Per quanto riguarda il cast, invece, sicuramente Dane DeHaan qui dimostra di essere un capace protagonista anche disposto a mettersi non poco in gioco - solo una cosa non mi ha convinto: ti infilano a forza un tubo in gola, costringendoti ad ingerire acqua e pesci (?), e tu non versi nemmeno una lacrima per la sensazione di soffocamento?! - e certamente la scelta di affidargli il ruolo di protagonista funziona. Mia Goth è particolarmente inquietante e non so se funzionerebbe al di fuori di un contesto disturbante come questo; Jason Isaacs sembra nato per fare il cattivo sotto mentite spoglie, gli riusciva bene in Harry Potter, gli riesce bene qui. Per quanto riguarda la parte attoriale, comunque, è tutto sotto controllo.
Purtroppo, come dicevo, il vero problema sta in una conclusione scema, banalmente al sapore di soap opera, troppo incompleta per tornare del tutto. Ed è un peccato, perché di base "A Cure for Wellness" poteva essere un'agghiacciante (dis)avventura.
(*) macchine solitarie riprese dall'alto che attraversano boschi impossibili da identificare, grattacieli ammassati dai quali è riconoscibile un'unica finestra che è poi quella del protagonista, l'inquadratura attraverso lo sguardo di un animale (in "The Ring" un cavallo, qui la testa di un alce).
Film 1337 - La cura dal benessere
Film 1838 - A Cure for Wellness
Cast: Dane DeHaan, Jason Isaacs, Mia Goth, Ivo Nandi, Adrian Schiller, Celia Imrie, Harry Groener.
Box Office: $24.2 milioni
Consigli: Clamorosamente flop al botteghino (costato 40 milioni), eppure si lascia vedere e intriga per quasi tutta la sua durata, toppando nel finale. Le atmosfere giuste ci sono, il protagonista adatto pure e la storia funziona finché non decide di virare per la boiata. Si poteva fare decisamente meglio, anche se va detto che per una serata di disimpegno al sapore di mistero e qualche scena un po' cruda, questo film è una buona scelta.
Parola chiave: Vitamine.

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giovedì 12 gennaio 2017

Film 1280 - Shut In

Al cinema da solo con ingresso della 3 gratis a vedere un film scelto perché la fine coincideva con quella del turno di Poe. Non grandi presupposti...

Film 1280: "Shut In" (2016) di Farren Blackburn
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Io amo Naomi Watts e penso di aver visto quasi ogni suo film da "The Ring" in poi, anche quelli scemi, brutti o inutili. "Shut In" in termini di grandissima cagata li batte tutti.
Un merito è pur sempre un merito e per quanto questo non sia uno auspicabile da ottenere, di fatto l'ultima pellicola della mia prediletta Naomi fa schifo, è inutile e ha una trama banale per metà del tempo, sconcertantemente imbecille nel secondo. Poi certo me lo aspettavo che ne sarebbe venuta fuori una scemenza, ma ad un livello così basso proprio no.
Il personaggio di Stephen è imbarazzante e di certo Charlie Heaton non può fare molto per salvare la situazione; idem dicasi per la Watts che regge da sola il peso di una trama senza idee che per spaventare usa ancora la musica ad alto volume a tradimento (...) e si inventa un ragazzino psicopatico innamorato della matrigna che per rimanere con lei finge di essere catatonico. Quando questo "magistrale" colpo di scena viene rivelato non si può fare a meno di chiedersi se sia tutto uno scherzo. Per non parlare del bambino selvaggio che vive nei muri...
Insomma, "Shut In" è tra i peggiori film del 2016.
Cast: Naomi Watts, Oliver Platt, Charlie Heaton, Jacob Tremblay, David Cubitt, Clémentine Poidatz.
Box Office: $8.4 milioni
Consigli: Evitare, evitare, evitare. Nel suo essere così inutile e trash, non fa nemmeno divertire, il che indica che credessero davvero di fare un film serio. Male.
Parola chiave: Incidente stradale.

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giovedì 6 ottobre 2016

Film 1222 - Man in the dark

Ero veramente curioso di vedere questo film, estremamente motivato dal fatto che si è trattato di un clamoroso successo in America sia di pubblico (2 settimane all'apice del box-office) che di critica.

Film 1222: "Man in the dark" (2016) di Fede Alvarez
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andre, Poe
Pensieri: Già che il titolo lo lasci in inglese, tanto vale confermare quello originale, soprattutto perché "Don't Breathe" non era poi così difficile da comprendere. Non più di "Man in the dark", comunque.
Dato che alle pazze titolazioni italiane siamo ampiamente abituati, inutile insistere su un aspetto in fin dei conti relativamente rilevante. La realtà è che, titolo o non titolo, questo film è davvero un ottimo prodotto di paura. Suspense e paura, per la precisione. Costruito magistralmente su un crescendo di tensione e claustrofobia, "Man in the dark" è un prodotto in grado di suscitare le giuste reazioni nel pubblico, producendo esattamente ciò che ci si aspetta da questo tipo di pellicola: ansia e salti sulla sedia. La tensione comincia quasi subito, dal momento in cui i tre ladruncoli protagonisti si introduco in casa del veterano cieco e tentano di portargli via i 300.000$ che credono essere in suo possesso da qualche parte nella casa. Il piano si rivela fin da subito fallimentare, in quanto l'uomo non tarderà a dimostrarsi ben più che preparato a ricevere i giovani "visitatori" che credono di riuscire a sopraffare il proprietario di casa tramite i soliti trucchetti che mettono in pratica. Inutile dire quanto degeneri in fretta la situazione.
Al di là dell'ottimo lavoro narrativo che riesce a mettere insieme, nel tempo, tutti gli elementi giusti che assommati contribuiscono a determinare l'atmosfera horror misto thriller, il film di Alvarez ha anche il pregio di non esaurirsi nella sua trama principale o comunque nell'unico scopo di spaventare chi guarda. Così non sarà la reazione inaspettatamente violente la sola sorpresa dell'uomo invalido...
Dunque un prodotto commerciale ben confezionato e pensato con attenzione per ricalcare gli snodi conosciuti del genere, pur con l'attenzione di proporli in modo originale e funzionale al racconto (e non viceversa). C'è qualche incongruenza*, ma nel complesso un ottimo e godibilissimo risultato finale.
*Il fatto che la mancanza di un senso acuisca gli altri è una caratteristica che qui si sfrutta a intermittenza e, se analizzata nel concreto, concorre a indebolire leggermente la storia. Nel senso che, dal momento che l'uomo cieco non "fiuta" all'inizio l'odore dei ragazzi affianco a lui, fa poi un po' ridere che si accorga della loro presenza nella casa per il semplice odore delle scarpe presenti in una stanza...
Film 1222 - Man in the dark
Film 1624 - Don't Breathe
Cast: Jane Levy, Dylan Minnette, Daniel Zovatto, Stephen Lang.
Box Office: $129.3 milioni
Consigli: Spaventoso e splatter quanto basta, sufficientemente violento e inquietante, classico esempio di storia da cui è meglio lasciarsi guidare che tentare di decodificarla dall'inzio alla fine. Sia perché si tratta di un racconto costruito su un crescendo di ansia, paura, disorientamento e claustrofobia, sia perché non sono pochi gli assi nella manica che la narrazione saprà sfoderare (alcuni un po' involontariamente ridicoli, ma ci si può passare sopra). Nel complesso non un film per tutti, ma per chi apprezza una piacevolissima sorpresa.
Parola chiave: Cassaforte.

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mercoledì 17 agosto 2016

Film 1194 - Me Before You

Non che smaniassi per vederlo, ma Poe ci teneva molto. La proposta dello streaming ha fatto vincere (grazie a Dio) la versione in inglese, così almeno ci siamo evitati il doppiaggio da soap opera tipico per prodotti tutto cuori e fazzoletti come questo.

Film 1194: "Me Before You" (2016) di Thea Sharrock
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Nel tentativo di ricavalcare l'onda ormai un po' passata di "Colpa delle stelle", questo "Me Before You" regala al pubblico una storia strappalacrime tra disabilità ed eutanasia, il tutto condido con l'amore vero che sboccia all'improvviso, ovviamente. L'originalità del film non è esattamente fulminante, anche se un certo fascino dei protagonisti e la cura delle immagini (molto patinate) addolciscono i sentimenti verso un prodotto così specificamente mirato ad una particolare tipologia di pubblico, nel quale francamente fatico a riconoscermi.
Al di là della ricerca della lacrima facile, questo tipo di commedia romantica da "ultimo stadio" è un po' troppo costruita sull'eccezionalità della cosa, oltre che sul dramma preannunciato, il che a mio avviso conferisce al tutto un'anima artificiosa e livella il racconto alla semplice straordinarietà dei fatti o dei suoi protagonisti evitando di approfondire l'elemento umano, che è poi la base di ogni relazione. La disabilità del protagonista Will (Sam Claflin), pur trattata ampiamente, interessa alla sceneggiatura più che altro come elemento funzionale e dunque rimane in secondo piano rispetto a un romanticismo tanto scontato e sdolcinato che è, tuttavia, il vero motore di tutta l'operazione. Per quanto nobile possa essere il portare all'attenzione del grande pubblico la questione, non ci si smuove dal fatto che è la scintilla amorosa ad essere il vero cardine di tutta l'operazione. Sì, è vero che poi si tratta di una storia decisamente meno convenzionale del solito, considerato che - spoiler! - alla fine Will muore, ma in ogni caso si possono cambiare le carte in tavola quanto si vuole: il risultato - rispetto a titoli simili - non cambia.
Dunque niente di nuovo e, soprattutto, niente di particolarmente esaltante. Il contagioso ottimismo di Lou (Emilia Clarke), che passa solo attraverso l'inesausto movimento di sopracciglia della ragazza, è più irritante che consolante e l'amore in sedia a rotelle è dolce e ispira buoni sentimenti, ma dal momento che "Me Before You" si ferma solo a questi, il risultato finale non può essere sufficiente. Non è una buona storia solo perché si racconta una bella storia. E' un prodotto ben confezionato, ma niente di più.
Ps. Tratto dal romanzo omonimo di Jojo Moyes del quale esiste un seguito, dal titolo "After you".
Cast: Emilia Clarke, Sam Claflin, Janet McTeer, Charles Dance, Brendan Coyle, Matthew Lewis, Samantha Spiro, Joanna Lumley, Vanessa Kirby, Ben Lloyd-Hughes.
Box Office: $194.3 milioni
Consigli: Penso che si tratti di un film adatto solo a chi sia veramente motivato a vederlo. C'è la malattia, c'è il rifiuto, il dolore, la morte e tutta una serie di elementi che lo rendono una storia pesante, nonostante ampio spazio sia dedicato all'amore tra i protagonisti. Dunque meglio documentarsi prima e capire se si è disposti a seguire la storia.
Parola chiave: Lavoro.

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mercoledì 13 luglio 2016

Film 1172 - The Nice Guys

Molto, molto curioso di vedere questo film!

Film 1172: "The Nice Guys" (2016) di Shane Black
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Tipico caso nel quale il trailer è più divertente dell'intero film, questo "The Nice Guys" in realtà è un buon titolo, non conforme, però, alle aspettative.
Per capirci, dal trailer sembrava che si trattasse di un prodotto particolarmente dinamico e avventuroso, ricolmo di momenti spettacolari e divertenti; la realtà, che pur mantiene una comicità spiccata e di valore, manca di quella dimensione action che invece pareva essere elemento distintivo. Insomma, quasi due ore di pellicola, parzialmente sforbiciabile.
In generale, comunque, grazie al buon cast e alla chimica tra i due protagonisti Russell Crowe e Ryan Gosling, strana coppia particolarmente riuscita, il risultato finale è buono per davvero, e pure simpatico, ma si sente la mancanza di ritmi più sostenuti. Le atmosfere seventies sono davvero ben ricostruite, la trama ben articolata e con un caso centrale da risolvere che non mancherà di avere un colpo di scena finale. Insomma, "The Nice Guys" è a tutti gli effetti un prodotto estivo efficace ed efficente - se si pensa all'unica missione intrattenitivo-spettacolare -, anche se certamente qualche miglioria poteva essere apportata. In ogni caso un buon, simpatico film.
Cast: Russell Crowe, Ryan Gosling, Angourie Rice, Matt Bomer, Margaret Qualley, Keith David, Kim Basinger, Yaya DaCosta, Ty Simpkins.
Box Office: $56.9 milioni
Consigli: Sulla carta apparentemente un'operazione vincente, nella realtà il film di Shane Black non ha suscitato particolari clamori al botteghino (il budget ammonta a 50 milioni di dollari). Il che è francamente un po' strano, visto l'appeal di uno come Gosling e l'(ormai un po' datato) appeal dell'ex gladiatore Crowe, il quale fatica a risollevare le sorti di una carriera che dalla fine degli anni '00 stenta a trovare una rotta definita. "The Nice Guys" sembrava destinato a ravvivare non solo la nostra estate, ma proprio il nome dell'attore australiano. Il risultato, invece, non è stato roseo, anche se davvero non mi riesco a spiegare il perché dato che si tratta di un prodotto simpatico e ben confezionato. Forse un po' meno "veloce" di quanto non parrebbe promettere la promozione, ma pur sempre un titolo riuscito. Io una chance gliela darei.
Parola chiave: Ti piace la mia macchina, bambolone?.

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lunedì 30 maggio 2016

Film 1147 - The Lady in the Van

Ogni nuovo sforzo cinematografico di Maggie Smith è un evento imperdibile, per quanto mi riguarda. Così, colta l'occasione offerta dallo streaming, non ho esitato a scegliere questa pellicola ancora inedita in Italia (e senza una data di programmazione).

Film 1147: "The Lady in the Van" (2015) di Nicholas Hytner
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Tratto dalla storia vera di Mary Shepherd e riadattato dall'opera teatrale diretta dallo stesso Hytner e sceneggiata qui come a teatro da Alan Bennett (protagonista della vicenda), questo film è una piccola sorpresa che viaggia tutta su binari propri.
Fuori da buona parte dei canoni contemporanei di cinema biografico, è evidente quanto questo "The Lady in the Van" abbia avuto una gestazione teatrale, forgiando fortemente anche le caratteristiche del suo gemello cinematografico. In questo è certamente aiutato da una protagonista invariata che riprende il ruolo di Miss Shepherd per la terza volta in carriera e, neanche a dirlo, si produce in una performance spettacolare. Maggie Smith non delude mai.
Ruvida, sgradevole, egoista, pazza quanto basta, l'ex suora dal passato oscuro Miss Shepherd saprà come appassionare lo spettatore nonostante un caratteraccio difficile da digerire inizialmente. Ovviamente non mancherà l'occasione per spiegarne motivi e cause, oltre che momenti a dimostrazione di un affetto verso il protagonista maschile che vanno a dar prova non solo della peculiarità dell'amicizia tra i due, ma anche della sua autenticità. Né Miss Shepherd né Alan Bennett (qui interpretato da Alex Jennings) negheranno di non sopportarsi, eppure la loro unione è magnetica quanto palese. Insomma, siamo di fronte ad uno di quesi casi in cui l'amicizia è nascosta sotto strati di intolleranza, frecciatine e ripicche, ma che nel concreto è presente e sentita.
Un bel film, misto di commedia pungente e momenti drammatici che lascia ampio materiale su cui riflettere (in particolare i rapporti di vicinato non solo con la signora del titolo, ma anche reciproci) e, in unltima analisi, un sapore agrodolce che difficilmente si sciacqua via in poco tempo dopo la visione. Il connubio di storia vera, dramma, legame umano, degrado personale, percezione di sé e degli altri, sono tutti elementi che convivono all'interno della storia, conferendole un certo "valore di fruizione" che regala allo spettatore non solo uno svago per qualche ora, ma anche un prodotto in grado di far riflettere e lasciare un ricordo. Già di per sé fatto rarissimo di questi giorni.
Ps. Candidato ai Golden Globes e ai BAFTA 2016 per la Miglior attrice protagonista (Smith).
Cast: Maggie Smith, Alex Jennings, Jim Broadbent, Frances de la Tour, Roger Allam; camei da parte del cast "The History Boys" (precedente pellicola del regista Hytner) Samuel Barnett, Samuel Anderson, Stephen Campbell Moore, Dominic Cooper, James Corden, Sacha Dhawan, Andrew Knott, Clive Merrison, Jamie Parker, Russell Tovey.
Box Office: $41.3 milioni
Consigli: Maggie Smith superlativa - da guardare e ascoltare -, storia peculiare ad alto tasso di umanità, un risultato finale piacevole, ma non tanto commedia come potrebbe apparire in superficie. Un buon titolo cui approcciarsi con curiosità, tenendo presente non solo che si tratta di una vicenda dai toni veritieri, ma anche una storia che non si tira indietro quando è il momento di parlare di cose serie.
Parola chiave: Incidente stradale.

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lunedì 13 luglio 2015

Film 950 - So cosa hai fatto

Horror in cantina mentre corro da solo sul mio tapis-roulant? Non posso chiedere di meglio!

Film 950: "So cosa hai fatto" (1997) di Jim Gillespie
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Uno dei titoli cult tra gli horror più mainstream degli anni '90, con un titolo sufficientemente iconico da rimanere impresso e in grado perfino di entrare nella rosa dei film parodiati nel primo "Scary Movie". Insomma, dovevo recuperare "I Know What You Did Last Summer" assolutamente!
Non ricordavo molto a parte titolo, 4 protagonisti (Jennifer Love Hewitt, Sarah Michelle Gellar, Ryan Phillippe, Freddie Prinze Jr.) e incipit del film, che vede i 4 ragazzi investire con la macchina uno sconosciuto e, pensando di averlo ucciso, decidere di fare un patto che li legherà per sempre: occultare il cadavere e giurare di non parlare mai più dell'accaduto.
La cosa si dimostra più facile a dirsi che a farsi, considerato che dopo un anno i ragazzi - che si ritrovano nella loro cittadina tutta pesca e furgoni - cominceranno a ricevere strani messaggi che, come nel titolo, annunciano di sapere cosa hanno fatto l'estate scorsa. Comincia il panico, ma anche la caccia con uncino e, piano piano, i vari testimoni dell'incidente verranno arpionati e uccisi in un'escalation di vendetta di cui l'epilogo ci svelerà cause e mandante, anche se il motivo per cui ci si fiondò al cinema quasi vent'anni fa era più che altro assistere alla paura dell'inseguimento a tinte survivor.
Già perché proprio come in "Scream" - il caso vuole che scopra mentre scrivo che lo sceneggiatore sia lo stesso e, non bastasse, che in "Scream 2" comparirà la qui presente Gellar - più che nello scoprire i colpevoli, il brivido sta nel vedere cosa accade, chi muore, chi ce la fa e come. La spettacolarizzazione delle morti nel film di Wes Craven è più marcata dal fatto che ci sia la reporter ficcanaso il cui unico scopo sta nel fare notizia, anche se pure qui si spinge lo spettatore ad essere attratto dalla "modalità di squartamento". Fa parte del gioco e, diciamocelo, ci si assume l'onere con estrema tranquillità. E così, uno dopo l'altro, i vari personaggi verranno a mancare fino a quando la protagonista Julie (Love Hewitt) riuscirà a capire chi ce l'abbia tanto con loro (e anche a riprendersi da quell'orrendo colorito pallido).
In generale, quindi, non possiamo aspettarci tanto da questa pellicola, il cui unico scopo è quello di intrattenere e far paura, creare scene di sbudellamento più o meno cruente ma che garantiscano comunque un lasciapassare da parte della censura. Gli attori sono accessori, anche se il casting fece bene i suoi conti: la Love Hewitt è stata per anni la fidanzatina d'America, Sarah Michelle Gellar e Ryan Phillippe finirono entrambi in quel "Cruel Intentions" che fece scalpore due anni dopo (per non parlare di "Buffy, l'ammazzavampiri" cui la Gellar è tuttora protagonista indimenticata), Freddie Prinze Jr. è finito in quel "Kiss Me" che è stato un altro successo commerciale di fine anni '90, per non parlare di quel giovanissimo Johnny Galecki che qui viene sacrificato per primo ma che oggi è la superstar nientemeno che di "The Big Bang Theory"... Insomma, la cultura pop c'è andata a nozze.
Chiaramente "So cosa hai fatto" è un filmaccio buono solo a regalare un bel tuffo nel passato e qualche salto di battito cardiaco quando il volume decide di sparare al massimo un urlo, ma nell'ipotesi che si stesse cercando nient'altro che del sano disimpegno fabbricato - è pur sempre un'industria culturale - ai tempi in cui i gruppi musicali si creavano a tavolino, eccoci serviti! La recitazione è quel che è, per non parlare della trama che praticamente non quadra quasi mai, però un po' l'effetto nostalgia, un po' quell'attaccamento bonario nei confronti di certi titoli come questo fanno sì che, nonostante tutto, l'ora e mezza di pellicola in questione non solo non ci danneggi in alcun modo ma, al contrario, ci lasci perfino sufficientemente soddisfatti.
Box Office: $125.2 milioni
Consigli: Oggi gli horror sono fatti d'altro, più violenti e veloci, fissati a riprendere sangue e viscere e lasciare poco all'immaginazione. Qui siamo di fronte ad un titolo decisamente diverso, addirittura interessato a raccontarci qualche implicazione emotiva - pur senza riuscirci - per caratterizzare personaggi e situazione. Anche se apparizioni e sparizioni nel giro di secondi sono altamente improbabili, un assassino il cui cappuccio cancella il volto impossibile e l'onniscienza di quest'ultimo altamente impraticabile (nell'era pre-iPhone, pre massificazione di internet quest'assassino è perfino più veloce, forzuto in anticipo su tutto e tutti che in confronto -A di "Pretty Little Liars" è un principiante), l'atmosfera che "So cosa hai fatto" riesce a creare ha un suo perché e nonostante tutta la superficialità dell'impresa, la produzione è riuscita a creare alcune delle scene più cult del decennio passato (la più famosa è certamente quella del concorso di bellezza durante il quale il fidanzato della vincitrice uscente viene ucciso sulla balconata). Quindi, lasciando critiche e pregiudizi facili a casa, rivedere questo film può avere il suo valore per chi sia nostalgico o affezionato a questo tipo di operazioni commerciali o semplicemente essere un'intrattenimento leggermente diverso per chi cercasse un divertimento senza pretese.
Parola chiave: Uncino.

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lunedì 8 giugno 2015

Film 933 - Adaline - L'eterna giovinezza

La locandina italiana è orrenda, anche se sintetizza il messaggio portante del film in maniera efficace.

Film 933: "Adaline - L'eterna giovinezza" (2015) di Lee Toland Krieger
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ad essere sinceri ero contrario alla visione di questa pellicola che non trovavo particolarmente interessante. In realtà mi sono dovuto ricredere, la visione di "The Age of Adaline" è stata piuttosto piacevole.
Il film, infatti, è ben strutturato e stranamente scientificamente collocato in un universo del 'plausibile' che, se anche può non avere alcuna fondatezza, regala a noi profani l'illusione di un contesto che potrebbe in qualche mo(n)do avere senso. E già la cosa aiuta in positivo tutta l'operazione.
Ma la vera sorpresa qui è nientemeno che Blake Lively, perfetta in un ruolo che richiede classe, una presenza fisica 'senza tempo', un'innata dose di charme. Tutte caratteristiche che a quanto pare è in grado di impersonare in maniera impeccabile, rivestendo il ruolo che non è solo di protagonista, ma anche di icona di stile. L'ampio e sontuoso guardaroba fa certamente la sua figura, ma è innegabile che l'ex ragazza di "Gossip Girl" disponga di un allure naturale invidiabile. E, personalmente, la cosa mi ha colto alla sprovvista.
A dire il vero, nell'insieme, tutto "Adaline - L'eterna giovinezza" è stato una certa sorpresa in positivo, dalla trama ai costumi, dall'attrice all'atmosfera che il regista Lee Toland Krieger riesce a ricreare. Per essere una pellicola romantica che prescinde lo scorrere del tempo e ipotizza incidenti mortali reversibili grazie all'intervento casuale di fulmini salvavita, l'approccio è piacevolmente maturo e riesce, nell'insieme, a rendere la faccenda un po' meno fiaba e un po' più storia. Solo il finale stride leggermente, ma parliamo, appunto, di un film romantico che necessita comunque del suo happy ending. Fa lo stesso, alla fine della visione si esce soddisfatti.
Box Office: $50.6 milioni
Consigli: Blake Lively guida un buon cast composto da Michiel Huisman, Harrison Ford, Kathy Baker e Ellen Burstyn, tutti catapultati in una storia in cui il tempo è la chiave di lettura, sia che scorra o meno. Il risultato finale è piacevole, la storia è delicata e parla tanto di amore, ma anche di passato e ricordi, del piacere di portarseli con sé nonostante siano collacati così distanti nel tempo. L'idea di partenza che vuole la sua protagonista per sempre bloccata nei suoi 29 anni non è solo un pretesto come un altro, ma la sceneggiatura riesce a sfruttarlo in maniera funzionale, costruendo un racconto piacevole da seguire e, lo ammetto, anche interessante. Quindi, anche se non me lo sarei aspettato, devo dire che "Adaline - L'eterna giovinezza" è un prodotto valido, hai i suoi buoni momenti e può essere una buona scelta per una serata tranquilla e piacevole in compagnia di un buon film.
Parola chiave: Fotografia.

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martedì 28 aprile 2015

Film 908 - Disturbia

Avendo il dvd, ogni tanto rivedo questa pellicola che mi lascia sempre soddisfatto. In più Luigi non lo aveva mai visto, quindi è stato un incentivo in più a sceglierla.

Film 908: "Disturbia" (2007) di D.J. Caruso
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Un po' thriller, un po' mistery a tinte quasi horror, "Disturbia" è un omaggio al classico cult di Alfred Hitchcock "La finestra sul cortile", essendone parzialmente ispirato. Certamente cambiano i tempi e così i due protagonisti sono bloccati in casa per motivazioni assolutamente diverse: dove una volta vi era un gesso, ora alla gamba c'è una cavigliera elettronica che garantisce i domiciliari.
Scuse per spiare i vicini a parte, anche in questo caso c'è un omicida che verrà scoperto per caso, non prima però che Kale (Shia LaBeouf) setacci accuratamente le finestre e le vite del suo vicinato e trovi perfino la ragazza dei suoi sogni (Sarah Roemer). Chiaramente è più la parte che riguarda il serial killer a risultare interessate, tanto che nel primo tempo finiamo per rimanere in attesa che succeda qualcosa proprio come il povero protagonista confinato in casa, alla ricerca di stimoli - per noi brividi - che svoltino un po' la situazione. Arriveranno.
Insomma, anche questa volta "Disturbia" è riusciuto a intrattenermi in maniera soddsfacente, senza alcuna pretesa fuori contesto, perfettamente in linea con la sua naturale propensione al blockbuster. Ogni tanto c'è bisogno anche di questo, di un titolo facile facile che ti tenga compagnia e, magari, ti regali anche qualche momento più emozionante.
Ps. Nel cast, oltre a LaBeouf e la Roemer anche David Morse, Carrie-Anne Moss, Aaron Yoo e Viola Davis.
Film 321 - Disturbia
Box Office: $117,760,134
Consigli: Un titolo buono per una serata senza pretese, capace di intrattenere e con scene thriller realizzate intelligentemente. Ha un naturale appeal per i teenagers, però potrà piacere anche ad un pubblico adulto, specialmente se alla ricerca di svago. Shia LaBeouf è un buon protagonista ed è un peccato che si stia gradualmente perdendo per strada, dopo anni passati a costruirsi i presupposti per una buona carriera. Per quanto mi riguarda questo rimane uno dei suoi film che preferisco.
Parola chiave: Cantina.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi