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giovedì 17 febbraio 2022

Film 2087 - The First Wives Club

Intro: Trovare un film da vedere insieme a Ciarán non è mai facile perché abbiamo gusti completamente differenti. Qualche sera fa, per riuscire a guardare qualcosa durante la cena, abbiamo fatto una specie di compromesso: un titolo un po' più commerciale del solito per lui, una pellicola già vista ma che adoro per me.

Film 2087: "The First Wives Club" (1996) di Hugh Wilson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: va bene essere giovani, ma non aver mai visto prima questo film secondo me è un crimine. Cast pazzesco (PAZ•ZE•SCO) capitanato dalla trinità profana composta da Diane Keaton, Bette Midler & Goldie Hawn, una storia tanto semplice quanto geniale (vendicarsi dei mariti che lasciano la prima moglie per una donna più giovane) e un risultato finale che è un piacere da seguire. E poi c'è Maggie Smith che fa Maggie Smith ancora più snob del solito. Come si può non amare?
Film 377 - Il club delle prime mogli
Film 459 - Il club delle prime mogli
Film 1789 - The First Wives Club
Film 2087 - The First Wives Club
Cast: Diane Keaton, Bette Midler, Goldie Hawn, Maggie Smith, Dan Hedaya, Bronson Pinchot, Marcia Gay Harden, Stockard Channing, Sarah Jessica Parker, Victor Garber, Eileen Heckart, Jennifer Dundas, Elizabeth Berkley, Timothy Olyphant, Rob Reiner, Ivana Trump, Heather Locklear, Lea DeLaria.
Box Office: $181 milioni
Vale o non vale: Divertente, iconico e con toni da commedia romantica (tra amiche), "The First Wives Club" è una di quelle pellicole che si guarda per stare bene e recuperare fiducia nel mondo. Non è un capolavoro, ci mancherebbe, ma c'è qualcosa di magico - sicuramente le tre protagoniste - che rende questo film un "peccato di gola" che non ci si stanca mai di commettere.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior colonna sonora.
Parola chiave: Suicidio.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 14 ottobre 2021

Film 1840 - Wild

Intro: Ero curioso di vedere questo film, ma non ne avevo mai avuto l'occasione. E forse è stato meglio così, perché l'ho recuperato con, alle spalle, anni di viaggi e avventure.

Film 1840: "Wild" (2014) di Jean-Marc Vallée
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: squadra che vince non si cambi(er)a('). In che senso? Beh, di qui a 2 anni Witherspoon produrrà e reciterà in "Big Little Lies" con, al suo fianco, Laura Dern e Jean-Marc Vallée alla regia. Insomma, questa pellicola era soltanto l'inizio.
Devo dire che "Wild" mi è piaciuto, più che altro perché non è stato niente di quello che mi aspettavo. E' totalmente avventuroso e racconta senza troppi fronzoli la storia personale - e vera, tra l'altro - di Cheryl Strayed che molla tutto e si mette a percorrere 1,800 dei 4260km della Pacific Crest Trail. Il tutto a scopo terapeutico (superare il divorzio) e riscoprire se stessa.
Le premesse sembrerebbero moltissimo quelle di "Eat Pray Love" e, invece, l'approccio è - fortuna! - assolutamente differente. Niente glam, niente flirt romantici, niente filosofia di facile consumo e, al contrario, una rappresentazione credibile e consapevole delle fatiche che un tipo di avventura del genere richiede. Specialmente a un'escursionista inesperta come Cheryl.
Spesso crudo, esteticamente coeso (a tratti ricorda "Nomadland") e con una Reese Witherspoon che ci mette tutta se stessa, questo "Wild" è stato una vera sorpresa. Forse non avrei candidato Laura Dern all'Oscar, ma questa è un'altra storia.
Cast: Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Michiel Huisman, Gaby Hoffmann.
Box Office: $52.5 milioni
Vale o non vale: Più simile a titoli come "127 Hours" (Danny Boyle), "Into the Wild" (Sean Penn) o al recentissimo "Nomadland" (Chloé Zhao) che al glam mainstream di "Eat Pray Love" di Ryan Murphy, "Wild" racconta con lucidità le fatiche fisiche e mentali della sua protagonista senza mancare di regalare allo spettatore non poche, magnifiche vedute.
Premi: Candidato a 2 Oscar per la Migliore attrice protagonista (Witherspoon) e la Miglior attirce non protagonista (Dern). Reese Witherspoon è stata candidata anche al BAFTA e al Golden Globe nella stessa categoria.
Parola chiave: PCT.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 10 agosto 2021

Film 1806 - Life of the Party

Intro: Terzo ed ultimo film prima del mio ufficiale approdo in Sud America. Ya vengo pelotudos!

Film 1806: "Life of the Party" (2018) di Ben Falcone
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: sulla carta - e visto il trailer - questa pellicola non sembrerebbe nemmeno così terribile. Sa di tante cose già viste, per carità, ma l'idea di riportare in salsa comica una mamma a studiare al college insieme alla figlia sembrerebbe anche invitante. Poi Melissa McCarthy in questi casi ci sa fare.
La verità è che, per quanto tutto considerato "Life of the Party" non sia un prodotto tremendo - o non tanto quanto mi aspettassi, almeno - rimane sempre il fatto che la combo McCarthy + marito Ben Falcone è già da troppo tempo incapace di portare sul grande schermo qualcosa di nuovo. E non perché le idee non ci siano, ma perché la scelta di come declinarle queste idee è purtroppo sempre e immancabilmente la stessa confinando, tra l'altro, la McCarthy a una serie di ruoli fotocopia in cui interpreta la fuori di testa e un po' pazza e sclerotica che tutti inizialmente prendono in giro ma finiranno inevitabilmente per apprezzare ("The Boss", il TERRIBILE "Tammy", "Thunder Force", ma anche altri titoli non diretti da Falcone come "The Heat", "Identity Thief" o "Ghostbusters"). Insomma, si sta un po' tirando la corda.
In questo caso specifico mi sento di dire che, nonostante mi aspettassi davvero un prodotto tremendo, il risultato finale tutto sommato è anche godibile (considerate le preventive basse aspettative). E' una gran boiata sì, ma si è visto di peggio.
Cast: Melissa McCarthy, Gillian Jacobs, Maya Rudolph, Julie Bowen, Matt Walsh, Molly Gordon, Stephen Root, Jacki Weaver, Gillian Jacobs, Debby Ryan, Christina Aguilera.
Box Office: $65.9 milioni
Vale o non vale: Tra tutti i titoli comici con la McCarthy non è certo il migliore, ma diciamocelo, nemmeno il peggiore. A voi la scelta.
Premi: Vincitore del Razzie per la Peggior attrice protagonista (anche per "The Happytime Murders").
Parola chiave: Divorzio.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 27 gennaio 2021

Film 1789 - The First Wives Club

Intro: Continuando a cavalcare l'onda dei cult anni '90, un altro film che Péroline non aveva visto e che andava necessariamente recuperato!
Film 1789: "The First Wives Club" (1996) di Hugh Wilson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Péroline
In sintesi: decisamente una delle pellicole più gustose da rivedere, "The First Wives Club" è la commedia perfetta per una serata tra amici, connubio di talento e risate che, a 25 anni dalla sua uscita nelle sale, funziona ancora straordinariamente. E la formula di questo eterno, magnetico successo porta il nome delle insuperabili Diane Keaton, Bette Midler e Goldie Hawn, un trio che funziona divinamente e fa la differenza in una pellicola che deve tutto alla loro immensa bravura. Per me un cult.
Film 377 - Il club delle prime mogli
Film 459 - Il club delle prime mogli
Film 1789 - The First Wives Club
Film 2087 - The First Wives Club
Cast: Diane Keaton, Bette Midler, Goldie Hawn, Maggie Smith, Sarah Jessica Parker, Dan Hedaya, Bronson Pinchot, Marcia Gay Harden, Stockard Channing, Victor Garber, Eileen Heckart, Timothy Olyphant, Ivana Trump, Heather Locklear, J. K. Simmons, Rob Reiner, Lea DeLaria.
Box Office: $181 milioni
Vale o non vale: "The First Wives Club" è una di quelle pellicole che non importa che momento sia, che occasione sia, cosa si stesse cercando: funziona sempre e funziona alla grande. Intramontabile.
Premi: Candidato all'Oscar per miglior colonna sonora (all'epoca ancora nella suddivisione musical o commedia).
Parola chiave: Younger women.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 25 gennaio 2021

Film 1788 - Death Becomes Her

Intro: Per un po' di tempo io e la mia collega di lavoro Péroline ci siamo lanciati in una movie night di coppia durante le nostre serate sconsolate da single (almeno per me) ad Auckland. Questo il primo film che abbiamo visto insieme, giusto per iniziare con il botto!
Film 1788: "Death Becomes Her" (1992) di Robert Zemeckis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Péroline
In sintesi: come ogni film di Zemeckis o quasi, la trama è praticamente secondaria alla messa in scena, ma hey che messa in scena!
"Death Becomes Her", piccolo capolavoro di effetti speciali e make-up nonché spassosissima avventura, racconta le vicissitudini di due arci nemiche (Streep e Hawn) costrette a passare l'eternità insieme in nome di un patto col diavolo per rimanere eternamente belle e giovani e tenersi l'uomo al proprio fianco (uno sballottato Willis). La trama è tutto qui, non c'è davvero nient'altro da aggiungere, ma il risultato finale è fenomenale e ancora spettacolare considerato che il film ha quasi trent'anni.
Insomma, un piacere per gli occhi e anche un po' di patriottica soddisfazione grazie alla presenza di una super sexy Isabella Rossellini nei panni della tentatrice in possesso dell'elisir di lunga vita.
Film 287 - La morte ti fa bella
Film 1788 - Death Becomes Her
Cast: Meryl Streep, Bruce Willis, Goldie Hawn, Isabella Rossellini.
Box Office: $149 milioni
Vale o non vale: Non si può non aver mai visto questo film quindi, nel caso, correte ai ripari. Per tutti gli altri, una volta ogni tanto è piacevole rivedere questa pellicola che, per quanto non certo strabiliante, rimane comunque un pezzo importante del cinema mainstream americano.
Premi: Vincitore dell'Oscar e del BAFTA per i Migliori effetti speciali; candidato al Golden Globe per la Miglior attrice protagonista commedia o musical (Streep).
Parola chiave: Natural law.
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giovedì 12 marzo 2020

Film 1839 - Marriage Story

Intro: Volevo recuperarlo in qualche modo, poi ho scoperto che lo davano già su Netflix e non ho perso tempo.
Film 1839: "Marriage Story" (2019) di Noah Baumbach
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: Adam Driver l'ha descritta come una storia d'amore sul divorzio e forse la descrizione non è nemmeno tanto sbagliata. "Marriage Story" ha un approccio molto americano alla gestione di una separazione (inizialmente) consensuale e porta in scena tutto un teatrino di avvocati, aspettative, scelte e dolori personali che caricano il racconto di una connotazione a tratti drammatica e pesante, ma che rende bene l'idea di cosa possa voler dire lasciarsi al giorno d'oggi - e in quel contesto - quando ci sia anche un figlio di mezzo.
Il film di Baumbach analizza scrupolosamente ogni fase della separazione e ne descrive ampiamente ogni momento, dalla terapia di coppia alle udienze, dai bei momenti in cui tutto andava ancora bene a come il tutto vada a finire, per due ore e un quarto intense e a volte anche molto belle, anche se nell'insieme non posso dire che questa pellicola mi abbia conquistato. Johansson e Driver sono bravi - specialmente il secondo, la prima in alcuni passaggi mi è sembrata un po' costruita -, ma in ogni caso non mi trovo d'accordo sulla scelta di consegnare a Dern il suo primo Oscar per un ruolo che, tutto sommato, non è così indimenticabile. La figura dell'avvocato è chiave in un racconto che sviscera così dettagliatamente gli step di un divorzio, eppure non c'è stato un momento in cui mi sono sentito colpito dal personaggio di Nora Fanshaw, né mai ho sentito il desiderio di vederla di più sullo schermo. Tra i vari ruoli in lizza quest'anno avrei sicuramente privilegiato interpretazioni come quelle di Florence Pugh ("Little Women"), Kathy Bates (stupenda in "Richard Jewell") o la stessa Johansson che in "Jojo Rabbit" ha una parte meravigliosa.
Ciò detto "Marriage Story" rimane un prodotto interessante e certamente figlio dei suoi tempi, concentratissimo a snocciolare momento dopo momento ansie, preoccupazioni, dolori e riappacificamenti di una storia d'amore che si sgretola e due esseri umani che cercano di ricordarsi cosa li ha fatti avvicinare, innamorare inizialmente. Questo tipo di storie non sono mai facili da raccontare, anche perché sempre molto personali, per cui mi limito a dire che, personalmente, ho trovato il racconto a tratti macchinoso, a volte poco efficace - per non dire poco credibile -, anche se tutto sommato non mi pento della visione.
Cast: Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Merritt Wever.
Box Office: $2.3 milioni
Vale o non vale: Non esattamente un film per una serata di svago in casa (e di serate in casa al momento ne abbiamo a iosa). Come ho già detto, non mi pento di averlo visto, si tratta di un prodotto che ha offerto un'ottima piattaforma a Scarlett Johansson per dimostrare il suo valore di attrice globale, ma onestamente non credo lo rivedrei. Di Baumbach fino ad ora ho visto solamente "While We're Young" che non mi è nemmeno piaciuto, per cui a parte dire che mi pare il suo stile sia leggermente nevrotico per quello che ho visto fin qui, altro non posso aggiungere. 

Detto ciò, "Marriage Story" ricorda un "Kramer vs. Kramer" di questa generazione (tra l'altro i due poster si ricordano molto).
Premi: Candidato a 6 Oscar e 6 Golden Globes per Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista, attrice protagonista, colonna sonora e attrice non protagonista per la quale, in entrambi i casi, la Dern ha vinto. Quest'ultima si è portata a casa anche il BAFTA, unica vittoria su 5 nomination (sceneggiatura, casting, e attori protagonisti).
Parola chiave: Avvocati.

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lunedì 27 maggio 2019

Film 1599 - Closer

Intro: Avevo visto questa pellicola una sola volta al cinema quando era uscita e ultimamente mi era tornata la voglia di rivederla, così alla prima occasione buona ne ho approfittato.
Film 1599: "Closer" (2004) di Mike Nichols
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: amare e farsi del male. Praticamente questa la trama di "Closer", pellicola palesemente tratta da un'opera teatrale, eppure inaspettatamente immune alla logica da interno cara al teatro;
credo che "Closer" sia un film interessante e ben realizzato, anche se troppo spesso devoto all'eccessiva drammatizzazione, il che alla lunga può stancare. Capisco che si voglia descrivere un tipo di amore che tende a mettere in pratica la scelta sbagliata, ma con questo si rischia molto spesso di mettere in scena una serie di comportamenti antipatici e poco realistici. Poi, si sa, è un'opera di finzione e va bene esplorare attraverso l'esagerazione territori altrimenti nella vita meno comuni, però mi chiedo quante volte si possa tornare sui propri passi in nome di una relazione. Della serie: prendete una decisione e conviveteci. Detto questo, ho comunque apprezzato l'opera nel suo insieme grazie all'ottima regia di Nichols e la performance corale dei quattro protagonisti. E poi vogliamo parlare di quanto sia bella la locandina?
Cast: Julia Roberts, Jude Law, Natalie Portman, Clive Owen.
Box Office: $115 milioni
Vale o non vale: Un drammone romantico che analizza il rapporto a 4 tra due coppie che scoppiano, per riassortirsi e rimescolarsi con il procedere della trama. Non per ogni occasione, ma comunque un buon film.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per le performance degli attori protagonisti (Portman e Owen) che, per la stessa categoria, hanno vinto entrambi il Golden Globe (su 5 nomination tra cui Miglior regia e film); Owen ha vinto anche il BAFTA come Miglior attore non protagonista sulle 3 nomination ricevute nel complesso dal film (anche sceneggiatura e attrice non protagonista).
Parola chiave: Tradimento.

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lunedì 17 settembre 2018

Film 1509 - What Happens in Vegas

Intro: The perfect silly comedy for a light evening at home.
Film 1509: "What Happens in Vegas" (2008), Tom Vaughan
Watched: from my laptop
Language: English
Watched with: Fre
Briefly: enough funny and entertaining to overlook the fact that it's a stupid and impossible story, "What Happens in Vegas" lives of the good chemistry between the two leads Diaz and Kutcher, a couple perfect for the role. They're beautiful and - here - at the top of their careers, something that is long gone right now;
of course the funniest parts involve the newly wed couple trying to ruin their lives respectively. If you ever dreamed to be nasty to an ex of yours, you should really get inspired by all the crazy things they do here. Watch an see for yourself;
it's a stupid movie you watch just to have fun. As soon as you watched it, you can forget about it since it's just a terrible one. Even though it can be funny.
Cast: Cameron Diaz, Ashton Kutcher, Rob Corddry, Treat Williams, Dennis Miller, Lake Bell, Jason Sudeikis, Zach Galifianakis, Queen Latifah, Krysten Ritter.
Box Office: $219.3 million
Worth watching?: The perfect example of a movies you watch when you want your brain to relax. There's no need to think or really concentrate during the 99 minutes running time. Easy, fast, and entertaining. If you need more, look somewhere else.
Awards: /
Key word: Jackpot.

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Bengi

lunedì 27 agosto 2018

Film 1504 - Mrs. Doubtfire

Intro: Classico intramontabile, titolo perfetto per staccare dalla routine lavorativa. I giorni liberi al Takarakka sono stati soprattutto dedicati alla riscoperta di tantissimi film del passato.
Film 1504: "Mrs. Doubtfire" (1993) di Chris Columbus
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: rivedere in lingua originale un qualsiasi film che hai sempre visto doppiato è come vederlo per la prima volta, cambia tutto. Le voci non sono più omologate né alterate dai doppiatori ed è davvero piacevole farsi raccontare qualcosa di già conosciuto in modo tale da cambiarne la prospettiva che ormai davi per assodata. E' in quest'ottica che ho riscoperto "Mrs. Doubtfire", pellicola della mia infanzia che ho sempre trovato divertente, anche se (crescendo), più un prodotto per ragazzini. E', invece, geniale e sfrontato sotto molti punti di vista, pur piegandosi spesso alle logiche del prodotto mainstream. In poche parole, anche se è chiaramente qualcosa fatto ad hoc per attirare la gente al cinema, riesce comunque a regalare una storia divertente e sufficientemente nuova (da "Alias Madame Doubtfire" di Anne Fine).
Cast: Robin Williams, Sally Field, Pierce Brosnan, Harvey Fierstein, Robert Prosky, Lisa Jakub, Matthew Lawrence, Mara Wilson.
Box Office: $441.3 milioni
Vale o non vale: non solo commedia, ma vero e proprio cult, uno dei titoli imperdibili tra quelli dedicati a tutta la famiglia. Da vedere, Williams è meraviglioso.
Premi: Oscar per il Miglior trucco e 2 Golden Globes vinti per Miglior film (commedia o musical) e Williams Miglior attore.
Parola chiave: Divorzio.

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lunedì 26 marzo 2018

Film 1477 - The War of the Roses

Intro: Mia cugina mi ha parlato di questo film come di uno dei suoi preferiti, per cui appena stabiliti nella nostra nuova sistemazione abitativo-lavorativa, la prima pellicola che abbiamo visto è stata proprio questa!

Film 1477: "The War of the Roses" (1989) di Danny DeVito
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: sinceramente mi aspettavo di meglio. La storia è anche divertente in certi passaggi, ma l’ostinazione dei due coniugi è una cosa insostenibile, malsana e francamente noiosa alla lunga. In aggiunta, per quanto mi riguarda, non tollero più di tanto né Michael Douglas né Kathleen Turner, per cui la combo trama così così e protagonisti odiosi non ha giovato;
l’esasperazione cui è portata la sceneggiatura è troppo innaturale e verso il finale si spera soltanto che i due ex innamorati la facciano finita e si trovino un hobby, perché dopo aver distrutto macchine, fracassato lampadari, urinato sul pesce e via discorrendo la situazione più che risultare simpatica diventa stantia. Della serie: ma vogliamo andare oltre? Tipo oltre questo film.
Cast: Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny DeVito, G. D. Spradlin, Dan Castellaneta, Sean Astin.
Box Office: $160,188,546
Vale o non vale: personalmente non mi è piaciuto. Il sapore vintage della pellicola è un’aggiunta piacevole, ma in generale l’ho trovato faticoso da sopportare. Probabilmente anche perché io per primo non tollero gli accanimenti “terapeutici”.
Premi: Premi: Candidato a 3 Golden Globe per Miglior film musical o commedia, attore e attrice protagonisti e un BAFTA per la sceneggiatura.
Parola chiave: Casa.

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sabato 2 dicembre 2017

Film 1448 - Bad Moms

Il progetto era quello di recuperare il primo capitolo e poi lanciarsi al cinema a vedere il secondo, ma al momento siamo ancora in alto mare...

Film 1448: "Bad Moms" (2016) di Jon Lucas, Scott Moore
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Devo dire che rivederlo in lingua originale mi ha fatto rivalutare leggermente il mio precedente giudizio, sicuramente più severo. Mi limiterò a dire che, nonostante io ritenga sia pazzesco che un prodotto basato su tre figure femminili, tre mamme, mirato ad elogiarne qualità, impegno, amore incondizionato, forza di volontà sia completamente gestito da uomini - c'è giusto una produttrice donna su due produttori e comunque alla regia e alla sceneggiatura ci sono due uomini -, il risultato finale è in ogni caso piuttosto godibile. Sarebbe stato più coerente, comunque, che almeno alla sceneggiatura ci fosse una rappresentante di categoria, altrimenti si perde un po' il senso della generale modalità "fuck the system".
"Bad Moms" ha il grande pregio di scegliere un cast azzeccatissimo capitanato dalle tre meravigliose Kunis, Bell, Hahn, un trio capace di funzionare insieme alla grande e, soprattutto, mettersi in gioco prestandosi alla trama decisamente politicamente scorretta e a tratti irriverente senza misura. Si parla di peni, si parla di sesso, di tette e sicuramente si dicono molte parolacce e certamente il la strategia funziona perché le risate non tardano ad arrivare. Certo, non è propriamente un film per tutti...
Film 1243 - Bad Moms: Mamme molto cattive
Cast: Mila Kunis, Kristen Bell, Kathryn Hahn, Jay Hernandez, Jada Pinkett Smith, Christina Applegate, Annie Mumolo, David Walton, Clark Duke, Oona Laurence, Emjay Anthony, Wanda Sykes, Martha Stewart.
Box Office: $183.9 milioni
Consigli: Sboccato, spesso volgare, decisamente molto diretto, "Bad Moms" è il titolo perfetto per una serata divertente e senza freni per un pubblico decisamente adulto. In vista del secondo capitolo appena uscito è sicuramente meglio ripassare!
Parola chiave: PTA president.

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venerdì 25 agosto 2017

Film 1403 - Nemiche amiche

Non che fremessi per vederlo, ma le opzioni erano questo film e "Carnage" che avevo già visto, per cui ci siamo concentrati sull'opzione sconosciuta ad entrambi.

Film 1403: "Nemiche amiche" (1998) di Chris Columbus
Visto: dal computer di Claudia
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: Mi aspettavo di peggio. Certo non è esattamente il mio genere di film, ma ammetto che la prospettiva di una storia sull'ennesima famiglia sfasciata con matrigna annessa e, in più, pure la malattia terminale non mi riempisse di gioia. In realtà per una certa parte di racconto i toni sono quasi da commedia, con una castrante figlia maggiore adolescente e costantemente incazzata (Jena Malone) a fare da parafulmine per una trama altrimenti banalmente piatta. Lei, intrusa nuova compagna del padre, tenta di fare del suo meglio nei panni della matrigna, ma spesso fallisce a causa di inesperienza e ritmi di lavoro. L'altra, ovvero l'ex moglie, è una donna indipendente e forte, leonessa che protegge la prole. Loro sono Julia Roberts e Susan Sarandon, una coppia di brave attrici qui sacrificate in una vicenda banale e un po' sciapida che, però, sono sicuro non ha mancato di emozionare il tipo di pubblico cui questo prodotto è (sapientemente) indirizzato. Non c'è da stupirsi, quindi, che non manchi i toni drammatici, sottolineati non solo dai fallimenti del personaggio della Roberts nel prendersi cura dei ragazzi, ma e soprattutto nella difficoltà della gestione delle nuove dinamiche familiari oltre che, naturalmente, l'inaspettata intromissione della questione di salute. Inutile dire che non mancherà il finale agrodolce.
Detto questo, "Stepmom" è un film parzialmente riuscito. Fa centro quando si tratta di consegnare al pubblico esattamente quello che promette, eppure il cast così ricco e pieno di talenti si meritava un prodotto meno mediocre (e arrabbiato).
Ps. Susan Sarandon candidata al Golden Globe per la Miglior attrice drammatica.
Cast: Julia Roberts, Susan Sarandon, Ed Harris, Jena Malone, Liam Aiken, Lynn Whitfield.
Box Office: $159.7 milioni
Consigli: Non esattamente una scelta per tutte le occasioni considerati tematiche e toni, senza contare che si tratta di un titolo esplicitamente rivolto al pubblico femminile. Al di là di ciò, un film che si può vedere nel momento in cui si sia pronti a intraprendere un viaggio di 2 ore nelle complicate vite della classica famiglia perfetta americana che esplode, ma non rinuncia a tutta quella serie di convenzioni che la società perbene richiede.
Parola chiave: Cancro.

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giovedì 19 gennaio 2017

Film 1284 - Sing Street

L'ultimo film di John Carney è diventato ormai per me una sorta di tormentone degli ultimi mesi. Dopo aver cominciato a collaborare con un cinema di Bologna che lo ha proiettato per ben 4 settimane filate, dopo essermi confrontato con i nuovi colleghi e in vista - addirittura! - di un flashmob a tema previsto per questa domenica, non posso non pensare che, vuoi o non vuoi, in qualche modo rimarrò sempre un po' legato a questa pellicola.

Film 1284: "Sing Street" (2016) di John Carney
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Collaborare e lavorare per un cinema è un nuovo capitolo della mia vita che mi sta particolarmente appassionando. Nonostante questo non fosse il primo film proiettato dalla sala quando ho cominciato, sicuramente è "Sing Street" quello che più ha segnato, per il momento, il mio percorso. Un musical ritmato, una bella storia di amicizia e amore, una spaventosamente riuscita ricostruzione degli anni '80, oltre che un affresco sincero ma non pietoso di un paese affaticato, il tutto mixato a tempo di musica e videoclip più che mai vintage e assolutamente intramontabili.
Tra Duran Duran, The Cure, The Jam, Motörhead, canzoni originali come l'irresistibile "Drive It Like You Stole It" e addirittura un pezzo per la scena finale cantato da Adam Levine dei Maroon 5, questo film è un vero turbinio di energia e tenerezza, entusiasmo giovanile e voglia di riscatto, per un risultato finale piacevole e trascinante, anche se a tratti agrodolce. Quest'ultima sensazione in particolare l'ho riscontrata soprattutto nel secondo tempo, più lento e meno efficace del primo, che guasta un po' la bella atmosfera che inizialmente la storia riesce a creare, garantendo un ritmo, una simpatia e una freschezza che lentamente si perdono con il complicarsi della vicenda. Il finale, in particolare, mi ha lasciato un po' perplesso sia perché lasciandolo così aperto l'idea che mi sono fatto è che le cose per i due protagonisti non andranno a finire bene, sia perché mi sono chiesto a che pro far concludere il racconto in mezzo all'oceano sotto un acquazzone temporalesco che complica ulteriormente l'impresa già di per sé complessa che Conor e Raphina (Ferdia Walsh-Peelo e Lucy Boynton) hanno deciso di mettere in pratica... Insomma, se ce la facessero sarebbe miracoloso.
In ogni caso, il grande pregio di "Sing Street" - al di là dell'evidente capacità di far scoprire e riscoprire un momento storico certamente originale come lo sono stati gli anni '80 - è quello di riuscire a rendere in maniera verosimile, gioviale e mai fuori tema (se così si può dire), il piacere della musica e dello stare insieme, la forza di un'idea di un gruppo di ragazzi giovani, l'entusiasmo contagioso di un progetto sgangherato e l'insuperabile anima kitsch dell'amatorialità, tutti elementi comuni alla gioventù che persegue uno scopo o ha intravisto la propria strada. A prescindere dall'epoca cui appartiene.
Ps. Il film è stato candidato al Golden Globe come Miglior film - Musical o commedia.
Film 1284 - Sing Street
Film 2280 - Sing Street
Cast: Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton, Maria Doyle Kennedy, Aidan Gillen, Jack Reynor, Kelly Thornton.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Anni '80, Irlanda in crisi, si lavora a fatica e la famiglia di Conor, per risparmiare, lo toglie dalla scuola privata per mandarlo a studiare in una cattolica. Il ragazzo, deciso a mettere su una band per conquistare il cuore di una ragazza, non tarderà a trovare ostacoli sul suo percorso, a partire proprio dall'ambiente scolastico - ah, che pessima figura ci fanno i preti qui! -. Incapace di mollare, spronato dal fratello perditempo (ma dalla grande cultura musicale), il giovane si ispirerà ai più grandi nomi musicali dell'epoca nella speranza non solo di far innamorare la sua bella, ma anche di sfondare nel mondo musicale.
Immerso in una cornice culturale effervescente anche grazie alle trascinanti e azzeccate scelte musicali (originali e non), esteticamente attento a ricreare nel dettaglio i diktat stilistici dell'epoca, "Sing Street" riesce a risultare un prodotto efficace e non scontato, un bel musical che parla di sogni e di voglia di cambiare le cose, di originalità e fiducia nelle proprie idee, per un risultato finale che fa battere i piedi a tempo di musica. Sfido chiunque a non farlo, vedere e ascoltare per credere!
Parola chiave: Londra.

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martedì 10 maggio 2016

Film 1135 - Nemiche per la Pelle

Metti una serata al cinema in cui non sai cosa vedere...
Film 1135: "Nemiche per la Pelle" (2016) di Luca Lucini
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno (1° tempo), Poe (2° tempo)
Pensieri: Il pretesto di partenza sarebbe anche divertente: due donne agli antipodi, entrambe legate allo stesso uomo, si ritrovano a doversi affrontare lun l'altra nel momento in cui questo viene a mancare. Non saranno solo le dispute sul testamento a creare tensione, ma anche la custodia congiunta del bambino che l'uomo ha avuto con un'amante straniera.
Al di là dell'atmosfera da barzalletta, però, il film non riesce ad ingranare e, anzi, gioca su un campo minato che fa spesso rima con assurdo: avvocati che suggeriscono di andare contro la legge, bambini tenuti in custodia da due sconosciute, assistenti sociali in incognito alla James Bond... Per non parlare della totale mancanza di comicità, qui rimpiazzata da una serie di battute imbarazzanti e una Gerini tanto caricata quanto fuori controllo.
Davvero tutto qui non funziona, forse nemmeno il duo Gerini-Buy, ma ammetto che più che altro la colpa sia dei loro personaggi antipatici e privi di umorismo, tanto opposti quanto caricature bidimensionali di tipologie umane che vanno a braccetto col cliché più standardizzato che si può pensare. E poi, immancancabile col pacchetto Gerini, la canzone finale è ovviamente del compagno Federico Zampaglione o dei suoi Tiromancino, non saprei distinguerli.
Insomma, un po' uno spreco di talenti ed occasione, perché la possibilità di rendere "Nemiche per la Pelle" qualcosa di simpatico sulla carta c'era. La totale mancanza di momenti comici genuini, la scelta di un universo parallelo assurdo e la caratterizzazione bidimensionale i ogni pesonaggi, però, compromettono un risultato finale che, in definitiva, non va oltre l'imbarazzo.
Cast: Margherita Buy, Claudia Gerini, Giampaolo Morelli, Paolo Calabresi, Gigio Morra, Lucia Ragni, Andrea Bosca, Shi Yang Shi, Jasper Cabal.
Box Office: € 728.926
Consigli: La Buy fa la nevrotica un po' indie e acculturata, la Gerini fa l'imprenditrice senza scrupoli e burina e nessuna delle due si discosta dal suo prototipo standard di personaggio. Se piacciono è ovvio che non dispiacerà nemmeno questa insipida nuova prova, ma rimane il fatto che il film non sia granché, né tanto meno divertente. C'è di peggio ovviamente, ma si poteva fare molto di più.
Parola chiave: Adozione.

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lunedì 22 febbraio 2016

Film 1099 - Carol

In streaming non trovavo il link, al cinema è passato quasi inosservato, eppure dovevo recuperare questa pellicola a tutti i costi.
Film 1099: "Carol" (2015) di Todd Haynes
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: "Carol" mi è piaciuto, ma forse era un po' scontato che sarebbe stato così. C'è Cate Blanchett, una che da sola ti fa tutto il film, c'è una storia d'amore, c'è quella stessa Rooney Mara che ha vinto a Cannes come Miglior attrice, c'è Todd Haynes, ci sono gli anni '50 e i costumi di Sandy Powell. Un mix di elementi positivi che, insieme, portano a un risultato finale di gran classe, esteticamente bellissimo, recitato alla perfezione. Mi tengo un 'ma', che lascio per dopo.
Credo che si possa già dire che, riserva per i costumi a parte, "Carol" sarà certamente uno dei film snobbati agli Oscar di questa domenica. Fino ad ora, nonostante una pioggia di candidature a praticamente qualunque manifestazione, il film non è riuscito a portarsi a casa nulla dalle nomination che contano. La Blanchett è troppo fresca dell'incetta di premi fatta giusto un paio di anni fa per "Blue Jasmine" mentre Mara ha avversarie più agguerrite di lei (vedi Kate Winslet e Alicia Vikander, mia personale favorita), per cui le categorie attoriali sono assolutamente da escludere. Saranno giusto le voci tecniche a poter dare qualche speranza, nella fattispecie la Powell - quest'anno in gara anche contro se stessa - e forse la fotografia di Edward Lachman. Per il resto la vedo molto, molto dura.
Di fatto "Carol" è una di quelle pellicole belle e ben fatte che, però, ha sempre un competitor più forte. Il grande favorito "The Revenant" svetta su tutti ed oscura le possibilità delle altre produzioni, eppure ci sono titoli molto più interessanti, come "Spotlight" e "Mad Max", che potrebbero veramente farla da padrone piuttosto che l'ultima fatica di Iñárritu. In ogni caso, per il nostro "Carol", le speranze sono poche.
A prescindere da premi e vittorie, quello che rimane del film di Haynes è, in primis, una pacatezza ed educazione che oggi sono totalmente fuori dal nostro tempo. Il dramma si consuma bruciante, sconvolge vite e situazioni, eppure si fatica a perdere la calma e l'unico momento di drammaticità (leggi pistola), rimane un caso isolato di straziante dolore e tradimento che giustifica uno sconvolgimento emotivo tanto teatrale. Per il resto sono le parole a fare la differenza, a costruire quell'impalcatura che sorreggerà l'intreccio sentimentale delle due protagoniste e, di riflesso, dei loro sfortunati corteggiatori. In poche parole: cosa poteva significare, a inizio anni '50, essere lesbica? Amare, desiderare persone del proprio sesso, pur non potendolo dichiarare, dovendolo declassare a pulsione deviata, malattia da curare, orrore da reprimere e nascondere, in funzione di una facciata pubblica che fosse quanto più rispettabile e decorosa possibile. L'amore gay - che ancora oggi fatica a trovare quell'inclusione nella normalità da parte dell'opinione pubblica - è un amore proibito, da consumarsi entro le mura di una fortezza sicura, lontano da sguardi indiscreti o pericolosi. E allora, al di fuori dei luoghi sicuri, sono le parole a mantenere vive le emozioni delle persone, a costruire il non detto che, insieme ai piccoli gesti - una mano su una spalla, un sorriso - lasciano alle persone la sensazione che l'amore che stanno provando sia vivo, reale e presente, non solo un attimo di nascosta felicità. In questo, "Carol" è un racconto particolarmente efficace, in grado di focalizzarsi su tutti quegli aspetti che caratterizzano e riempiono di valore la storia roamntica fra la giovane Therese Belivet e Carol Aird.
Quello di cui ho sentito la mancanza, invece, è una connessione genuina con la storia per la maggior parte del tempo. C'è stata, poi, ma solo nel finale, nel momento in cui Carol cede sull'affidamento e, di fronte al marito e agli avvocati, svela se stessa e le sue debolezze e paure regalandoci una Blanchett fino a quel momento privata di una vera e propria scena madre. E' lì che, finalmente, ho sentito quel brivido, ho provato quella sua stessa paura di perdere, la stanchezza e la pesantezza della lotta senza fine, la comprensione finale della verità, ovvero che lei e la sua condizione non sarebbero cambiate, al pari dei tempi in cui vive. Haynes finalmente lascia all'attrice tutta la scena e non la spezza con il montaggio, puntandole la camera addosso quasi a denudarla, lasciandola in pasto allo spettatore che, alla fine, ne coglie appieno la fragilità sino a quel momento resa inafferrabile da una costruzione del personaggio molto estetica e glamour, eppure spesso impenetrabile oltre la superficie.
E' appunto questo il 'ma' di cui parlavo all'inizio: le bellissime immagini, le grandi performance attoriali delle protagoniste, costumi e scenografie concorrono tutti a delineare un "Carol" esteticamente perfetto e magnifico da guardare, ma difficile da seguire. Mi spiego meglio: se la regia insiste molto su dettagli e primi piani, quello che fa il montaggio - per assecondare tutte queste particolarità - è di fatto spezzare la narrazione che di conseguenza si priva di lunghi momenti di approfondimento sulle sue protagoniste. La Blanchett meritava la scena dell'udienza per la custodia perché altrimenti la sua Carol sarebbe stata semplicemente una donna forte che si confronta con il suo destino e fa ciò che deve fare per difendere se stessa e l'amore che la lega alla figlia. Rooney Mara, che è la vera protagonista della storia, ha più momenti di intimità per il suo personaggio, ma la debolezza e insicurezza di quest'ultimo finisce per tramutarsi più in una sorta di freddezza per la maggior parte del tempo. Il finale saprà riscattare entrambe.
Dunque, per concludere, "Carol" è un buon esempio di cinema bello da vedere, intrigante e interessante, che regala al pubblico una storia d'amore struggente, complicata e che ricerca una normalità difficilmente pensabile per l'epoca. Siamo ormai quasi più abituati alle storie d'amore gay al maschile, per cui ritengo sia utile ricordarci ogni tanto che gay non sono solo gli uomini, che l'amore "omo" è anche quello tra donne. La storia è raccontata bene - anche perché per una buona parte del primo tempo non c'è molto da raccontare -, le due protagoniste sono perfette, tecnicamente il film è inappuntabile. Avrei calcato meno col montaggio, ma questa è un'opinione personale.
Cast: Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler, Jake Lacy, John Magaro, Cory Michael Smith.
Box Office: $31.7 milioni
Consigli: Tra i film degli Oscar che volevo vedere, questo era certamente uno dei più attesi. Non ha tradito le mie aspettative e ho apprezzato la storia, drammatica e certamente non per tutte le occasioni. L'amore lesbo è un amore normale e questo è un bellissimo messaggio che ora più che mai non è scontato in un paese come l'Italia. Per cui scegliere di vedere "Carol" non è solo scegliere di vedere un bel film, ma anche ricordare a se stessi che il sentimento prescinde dalle categorie, da ciò che è comunemente prestabilito o imposto. Tenerlo a mente fa sempre bene, vederlo così normalmente rappresentato sullo schermo da speranza.
Parola chiave: Waterloo.

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venerdì 12 febbraio 2016

Film 1068 - Turista per caso

Scaricato sul computer chissà da quanto, erano anni che volevo recuperarlo. Un pomeriggio mi sono deciso...
Film 1068: "Turista per caso" (1988) di Lawrence Kasdan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mah, in tutta onestà a me non è piaciuto. Non che mi aspettassi niente di particolare, semplicemente il risultato finale mi sembra lungo, lento e a tratti noioso. L'unica nota di colore, interessante e anche divertente, è Geena Davis nei panni di Muriel Pritchett, strampalata addestratrice di cani decisamente fuori dal comune (per i canoni dell'epoca). Oggi non stupisce nemmeno tanto, considerato a cosa siamo abituati, eppure immersa in questo contesto statico e acromatico non può non spiccare.
In generale si tratta di una storia non particolarmente innovativa: una coppia (molto noiosa) di genitori perde il figlio e fatica a ritrovarsi. Lei vuole lasciarlo e lui cade a pezzi, abituato com'è ad una vita quanto più possibile senza scossoni. Il che sarebbe in totale contrasto con il tipo di lavoro che fa - girare il mondo per scrivere guide turistiche - non fosse che la sua guida in particolare prende in considerazione un approccio assolutamente inedito: come viaggiare per il mondo senza subire il trauma del distacco dal focolare di casa. Quindi lasciato dalla moglie, tornato a vivere con i fratelli (pazzi) e con la sola certezza del lavoro, l'uomo tenterà di ritrovare la sua strada, quanto più noiosamente possibile. Sul suo cammino l'arrivo della destabilizzante e confusionaria Muriel (che oggi definiremmo stalker) minerà alla base le certezze di una vita, aiutandolo ad uscire da quel torpore e quell'insicurezza che lo avevano da sempre caratterizzato.
Un titolo sull'amore, dunque, e certamente anche sulla rinascita. Ciò che crediamo di volere non è sempre ciò di cui avremmo bisogno e l'idea che la sicurezza di ciò che conosciamo sia da impedimento al vivere pienamente lanostra esistenza sono solo alcuni dei temi portanti di una storia che, però, non soddisfa pienamente. Sarà il gap culturale formatosi nei 30 anni dall'uscita in sala della pellicola, sarà che davvero la storia è un po' noiosa e, soprattutto, che è difficile affezionarsi al suo protagonista - ma non è colpa di William Hurt, è proprio il personaggio -, di fatto "The Accidental Tourist" è stata un'inaspettata delusione.
Ps. 4 candidature all'Oscar (tra cui Miglior film) e una vittoria per Geena Davis Miglior attrice non protagonista, anche se quell'anno c'era di meglio.
Cast: William Hurt, Kathleen Turner, Geena Davis, Bill Pullman, Amy Wright, David Ogden Stiers, Ed Begley, Jr.
Box Office: $32,632,093
Consigli: Per i canoni odierni è una pellicola molto lenta, che basa i suoi temi principali su una serie di bizzarrie che ho trovato francamente più snervanti che simpatiche. L'annientamento di sé per ritrovarsi e migliore non è certo alunché di innovativo e forse anche per questo la storia risulta poco efficace. Si salva l'unico personaggio che, dovendo essere strambo, è di fatto il più vicino al pubblico contemporaneo, ovvero quello della Davis. Forse non esattamente un titolo che consiglierei a tutti, è più un film da recuperare per i fan del cast. Tratto dal romanzo omonimo di Anne Tyler.
Parola chiave: Parigi.

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martedì 20 ottobre 2015

Film 1019 - Dove eravamo rimasti

Curiosi, molto curiosi!

Film 1019: "Dove eravamo rimasti" (2015) di Jonathan Demme
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Lu, Erika
Pensieri: Francamente le scelte del cast non mi hanno fatto impazzire, ricalcando quello strano mix forzatamente eterogeneo che già Demme aveva proposto in "Rachel sta per sposarsi", comunque il risultato finale non è male, anzi meglio di quanto mi aspettassi.
Si sa, con Meryl non si sbaglia mai, per cui si può già dire senza timori che lei da sola valga la pellicola; in ogni caso "Ricki and the Flash" - ultima fatica di penna della mia ex amatissima Diablo Cody - è stato una sorpresa in positivo. Dopo deludenti sceneggiature poco incisive, la Cody non si imbarca certo in una svolta, ma il personaggio di Ricky è sufficientemente sfaccettato e approfondito, anche grazie alla performance della Streep, capace per l'ennesima volta di trasformarsi in qualcosa di totalmente estraneo a tutto ciò che le era capitato di interpretare fino ad ora.
I personaggi di contorno sono meno interessanti e fin troppo scontati, ma il vortice Ricky riesce nella non semplice impresa di mantenere per tutta la storia quella sensazione di 'chissà cosa si inventerà adesso per risultare ancora più imbarazzante' che fa bene ad una storia convenzionale e già vista come abbiamo qui. E se alla fine "Dove eravamo rimasti" lascia un ricordo positivo è solo grazie a questo.
Kevin Kline c'è, ma fa tappezzeria; alla vera figlia di Meryl, Mamie Gummer, fanno fare la pazza andata giù di testa dopo un matrimonio finito: l'unica cosa che ricordiamo bene di lei è quanto non si lavi i capelli per un bel po' e quanto, mi spiace dirlo, il destino le sia stato avverso (e non parlo del suo personaggio). L'idea del rapporto madre-figlia sullo schermo che si rispecchia anche nella realtà delle attrici che lo interpretano non è certamente nuovo - Laura Dern e Diane Ladd sono un esempio - anche se sono sicuro che qui un pizzico di originalità ci sia grazie al personaggio protagonista, rock dentro con misto follia annesso.
Nel complesso, pur non cavalcando più la magica onda dei tempi di "Juno", la storia funziona e fa il suo dovere intrattenendo uno spettatore che - grazie a Dio! - non è tediato da brutte canzoni e, anzi, si gode uno spettacolo ad ondate più o meno rock che piace ed ammalia grazie allo charme, al magnetismo e alle uniche, meravigliose doti della grande Meryl Streep. Importa meno del solito che il contorno sia praticamente una minestra riscaldata, perché quando c'è lei è raro che il risultato finale non lasci sufficientemente soddisfatti.
Ps. Il momento musicale finale mi ha un po' snervato, ma capisco che sia per un mio (dis)gusto personale.
Cast: Meryl Streep, Kevin Kline, Mamie Gummer, Audra McDonald, Sebastian Stan, Ben Platt, Rick Springfield, Nick Westrate, Hailey Gates.
Box Office: $38.5 milioni
Consigli: La filmografia della Streep andrebbe approfondita e aggiornata di continuo, seguendo passo passo ogni suo nuovo lavoro e andando a riscoprire i vecchi titoli. Quest'ultimo è un po' dramma e un po' commedia, un po' introspezione su se stessi, un po' a livello familiare, il tutto condito a tempo di rock, pantaloni in pelle ed improbabili acconciature. "Dove eravamo rimasti" è un film che si può vedere, non tedia e non lascia insoddisfatti, pur non essendo un capolavoro. Forse Meryl otterrà l'ennesima nomination ai Golden Globes (agli Oscar mi sembra eccessivo, ma pensavo lo stesso di "Into the Woods" e alla fine l'ha avuta...) e lei rimane l'unico vero motivo per seguire questa storia, ma sono sicuro che anche approcciandosi senza intenzioni venerativo-reverenziali nei confronti dell'attrice, si possa godere di questa pellicola abbastanza da non pentirsi di aver scelto di vederla.
Parola chiave: Matrimoino.

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giovedì 7 maggio 2015

Film 913 - A.C.O.D.

Proseguendo con i film ad alta quota... #TokyoDays: film 2.

Film 913: "A.C.O.D." (2013) di Stu Zicherman
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Adam Scott lo seguo abbastanza piacevolmente dai tempi in cui faceva l'amico gay di JLo in "Quel mostro di suocera", ancora più volentieri da quando ha preso parte al cast di "Parks and Recreation" con la mia amata Amy Poehler, presente anche lei in questo film. Quindi, diciamo, che "A.C.O.D." (l'acronimo sta per Adult Children of Divorce, che più o meno vuole indicare il figlio ormai adulto di una coppia divorziata) sembrava sia riflettere i miei gusti in fatto di attori, sia fornirmi quel necessario svago da traversata oceanica di quasi 10 ore di volo. Errore.
Già perché anche senza comprendere alle perfezione tutte le battute - ma assicuro che ne ho capite un bel po' - questa pellicola è brutta. E non fa ridere, il che è peggio se consideriamo che è una commedia che vuole ironizzare sul divorzio.
Più che un film, a me è sembrato una gran accozzaglia di luoghi comuni presentati in salsa indie-film indipendente, il tutto per giustificare una tentata comicità senza freni su genitori pazzi che divorziano e relativo mondo parallelo di follia che contribuiscono a creare e una trama che si crede non convenzionale solo perché fa fare ai suoi personaggi cose pazze e dire cose ancora più senza senso. Non basta che tutti sembrino vivere in una dimensione parallela perché un prodotto si possa ritenere sufficientemente interessante o innovativo. Di divorzi, amori finiti, genitori che si lasciano, figli che ne rimangono segnati, terapie, riconciliazioni, famiglie strane o a pezzi ne abbiamo sentito parlare a iosa, il che già di per sé non aiuta a creare un prodotto nuovo, fresco. Qui ci si adagia sul già visto - pensavano non si sarebbe capito dopo i primi 10 minuti che i genitori di Carter li avremmo ritrovati di lì a poco a ricongiungersi biblicamente dopo anni di guerra tra ex? - e non si punta nemmeno su una comicità divertente, caratterizzando personaggi in maniera lunatica o tediosa (la finta psicologa Dr. Judith/Jane Lynch è qualcosa di insostenibile), il che porta il risultato finale a non essere nemmeno mediocre, ma proprio brutto. Ed è un vero peccato se pensiamo che si spreca un cast di attori come Scott, Poehler e Lynch ma anche Richard Jenkins, Catherine O'Hara, Clark Duke e Jessica Alba.
Insomma, considerate le aspettative che avevo (leggi commedia divertente e ironica con un bel cast e atmosfere irriverenti) questo "A.C.O.D." mi ha lasciato insoddisfatto. Anzi, non mi è proprio piaciuto per niente.
Ps. in Italia il film è uscito direttamente in dvd l'anno scorso con il titolo "A.C.O.D. - Adulti complessati originati da divorzio".
Box Office: $175,705
Consigli: Carter scopre dopo anni che la terapista che lo aveva aiutato a superare il divorzio dei suoi genitori durante l'infanzia non è in realtà un vero dottore, ma una scrittrice che, approfittando delle sue confessioni (e quelle di un altro gruppo di ragazzi nella stessa situazione), ne ha scritto un libro di successo. Questo aggiunto al fatto che il fratello minore sta per sposarsi e i loro genitori non riescono nemmeno a stare nella stessa stanza insieme per 5 minuti crea i presupposti per l'inizio di questa storia, promessa di commedia che dovrebbe ironizzare non solo sul divorzio, ma anche le assurdità che la vita porta con sé. Il film, però, non riesce nell'intento di divertire o intrattenere in maniera interessante, fatica ad imporre un'impronta personale, una visione dei vari argomenti che vada oltre il già visto e un costante e innaturale caos di fonda. E' una pellicola rumorosa e poco ispirata, un tentativo non riuscito. Vale la pena di vederlo? Io eviterei.
Parola chiave: Libro.

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giovedì 26 giugno 2014

Film 733 - Tutta colpa del vulcano

Un film per accompagnare una serata casalinga!

Film 733: "Tutta colpa del vulcano" (2013) di Alexandre Coffre
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Commedia divertente e spensierata, carica di situazioni comiche che beneficiano di un ottimo duo di attori in grado di sostenere l'intera pellicola sulle loro spalle. Pellicola che, diciamocelo, per una volta beneficia di un titolo, sì, banale, ma almeno pronunciabile: l'originale è "Eyjafjallajökull" (il nome del vulcano in questione). Valérie Bonneton e Dany Boon sono una coppia affiatatissima sullo schermo e riescono nell'impresa di risultare simpaticissimi e odiosi allo stesso tempo, a seconda del (travagliato) momento che il loro personaggio sta vivendo. Valérie e Alain, ex sposi ora divorziatissimi, si ritroveranno in viaggio insieme verso il matrimonio della figlia in Grecia, costretti dal vulcano ad abbandonare ogni speranza di raggiungere la destinazione in aereo. Comincerà, così, una roccambolesca avventura on the road tra bisticci, litigi, tentativi di fregarsi a vicenda e personaggi surreali il culmine dei quali sarà uno santone che viaggia su una roulotte che in realtà è una chiesa.
Simpatico, davvero ben realizzato e con i giusti tempi comici. Una produzione europea che non ha nulla da invidiare a quelle americane e un Dany Boon sempre più lanciato a livello internazionale. Dopo "Giù al nord", "Niente da dichiarare?", "Un piano perfetto" e "Supercondriaco", infatti, l'attore comincia ad essere punto di riferimento dell'attuale commedia francese, in grado di essere non solo esportata all'estero, ma anche copiata (vedi "Benvenuti al sud")!
Box Office: 1.787.433 € (Francia) + 391.132 € (ad oggi in Italia)
Consigli: Molto carino e anche divertente. Finale meno scontato del previsto, ottima coppia di attori, gag riuscite e risultato finale buono. E' un esempio di commedia che vale la pena di vedere. Per una serata spensierata e piacevole.
Parola chiave: Matrimonio.

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venerdì 7 marzo 2014

Film 678 - Her

Visto qualche giorno prima degli Oscar!

Film 678: "Her" (2013) di Spike Jonze
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Her" è un film molto interessante. Racconta la storia di un uomo che, dopo la rottura con sua moglie e un periodo di profonda solitudine, intraprende la conoscenza con un sistema operativo, Samantha (la voce adattissima di Scarlett Johansson), fino a farla evolvere a vera e propria relazione sentimentale.
Questo è solo il nucleo centrale di una storia che affronta in maniera molto matura e realistica la possibilità, nemmeno impensabile, che in un futuro i computer saranno equipaggiati di sistemi operativi dotati di intelligenza artificiale. Il punto, qui, non è però l'aspetto a tinte fantasy, bensì l'interazione uomo-macchina e le relative conseguenze psicologiche e del quotidiano che un evento del genere scatenerebbe. E lo fa su larga scala, ovvero non concentrandosi solo sulla vicenda personale di Theodore (un Joaquin Phoenix bravissimo e, sinceramente, ingiustamente estromesso dai premi di maggior calibro della stagione come l'Oscar. Avrebbe meritato una nomination molto più di Christian Bale per "American Hustle", per dire).
Ho trovato il flusso degli eventi raccontato in maniera molto naturale e plausibile e questo mi ha ampiamente sorpreso, soprattutto nel finale, che trovo geniale. Come svincolarsi, infatti, dalle molteplici implicazioni che la storia di Spike Jonze mette in ballo, concludendo senza deludere lo spettatore? Per quanto la conclusione non sia per nulla un happy ending, penso che non si potesse trovare soluzione migliore.
In ogni caso, questa pellicola è stata una piacevole scoperta, minuto dopo minuto, per molteplici ragioni. In primis il cast tutto al femminile - paradossale se si pensa che Theodore non riesce ad instaurare un legame con una donna - che vede susseguirsi Olivia Wilde, Rooney Mara e Amy Adams e, chiaramente, per Phoenix che è sempre un grande attore. Poi, come dicevo, la trama (che si è pure aggiudicata l'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale); ancora le musiche, la fotografia pastello e i costumi, che riflettono una semplicissima rivisitazione del guardaroba odierno, ma curato nei dettagli per farlo sembrare plausibilmente nuovo. In questo insieme gioca un ruolo per nulla scontato la scenografia, grazie ad un ambiente ricreato a mio avviso molto bene e, come per l'abbigliamento, moderno ma senza strafare.
Quest'ultimo concetto mi pare riassumere bene l'intero prodotto cinematografico, che presenta un'idea più o meno innovativa e comunque proiettata in un futuro ancora oggi fantastico, senza però eccedere in stranezze, kitsch o, volendo semplificare, senza scadere nelle famose 'americanate'.
Insomma, "Her" è stato un bellissimo film da vedere e seguire, certamente uno dei più interessanti visti di recente, oddimo esempio di cinema americano in grado di proporre una visione personale lasciando anche allo spettatore qualche domanda su cui riflettere.
Box Office: $30,835,686
Consigli: Assolutamente da vedere. Interessante, a tratti irriverente, riesce nella non facile impresa di non dirigersi dove ci si aspetterebbe vorrebbe andare a parare. Bello, ben scritto e molto ben recitato. E, non avrei mai pensato di dirlo, ben interpretato (vocalmente) da Scarlett Johansson.
Parola chiave: Amore.

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Bengi