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giovedì 6 giugno 2024

Film 2281 - Civil War

Intro: Il trailer mi aveva incuriosito sia per il cast che per la regia di Alex Garland.

Film 2281: "Civil War" (2024) di Alex Garland
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: David
In sintesi: film bello, ma non facile.
Estremamente ben realizzato e credibile, "Civil War" è un pugno nello stomaco difficile da dimenticare. Intenso e e sempre molto teso, questo film mi ha un po' provato, nel senso che è talmente realistico che è difficile non immedesimarsi nei personaggi e non essere coinvolti dalla storia. Mi ha fatto molta impressione, poi, vedere quando il lavoro di un reporter di guerra abbia implicazioni morali così forti: la gente ti muore davanti agli occhi e non solo non puoi farci nulla, ma hai il dovere di riportare quello che sta succedendo, mettendo in pericolo la tua stessa vita. Un tema difficile che questa pellicola affronta senza fronzoli e mai tirandosi indietro. Kirsten Dunst dà nuovamente prova di essere una grande protagonista in questo ruolo.
Ribadisco, titolo non facile, ma una visione che stimola una riflessione.
Cast: Kirsten Dunst, Wagner Moura, Cailee Spaeny, Stephen McKinley Henderson, Sonoya Mizuno, Jefferson White, Jesse Plemons, Nick Offerman.
Box Office: $114.2 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, ma sicuramente un ottimo prodotto. Intenso, estremamente violento e realistico, "Civil War" non dà tregua allo spettatore, costantemente al centro dell'azione. Anche i momenti più "tranquilli" hanno un'atmosfera alquanto tesa. Tema difficile e, seppure collocato in un'ambientazione fittizia, non si può fare a meno di notare i parallelismi con la realtà che ci circonda. Per certi versi mi ha ricordato "The Last of Us".
Premi: /
Parola chiave: Intervista.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 12 aprile 2024

Film 2265 - The Zone of Interest

Intro: Forse non è stata una grande idea andare a vedere questo film dopo un aperitivo a base di due spritz a stomaco vuoto...

Film 2265: "The Zone of Interest" (2023) di Jonathan Glazer
Visto: al cinema
Lingua: tedesco
Compagnia: Niamh
In sintesi: lo ammetto, a un certo punto mi sono addormentato. Non perché il film non mi stesse piacendo, ma a causa delle circostanze (stanchezza, lunga giornata lavorativa, spritz, storia dal ritmo piuttosto lento, pochi dialoghi). Insomma, una pellicola come questa - in tedesco, sottotitolata in inglese e riguardo a una tematica complessa - merita una visione più consapevole e meno "casuale", diciamo. A nostra discolpa, questa non era la nostra scelta per la serata, ma una volta che ci hanno cancellato la prenotazione per "Argylle", l'unica altra alternativa era questo titolo. Col senno di poi, non la scelta giusta. Ripeto, però, che non è colpa di The Zone of Interest"The Zone of Interest".
Cast: Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier, Lilli Falk, Medusa Knopf, Maximilian Beck.
Box Office: $43.7 milioni
Vale o non vale: Bisogna essere preparati alla visione. E' un film impegnativo visto il tema importante (Seconda guerra mondiale, nazisti, campo di concentramento) e richiede attenzione. Non per tutti, non per ogni occasione.
Premi: Candidato a 5 premi Oscar, tra cui Miglior film, regia e sceneggiatura non originale, il film ha vinto per Miglior film straniero e Miglior sonoro.
Parola chiave: Auschwitz.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 23 gennaio 2024

Film 2243 - Il ragazzo e l'airone

Intro: Dovevo recuoerarlo a Dublino, poi non ero riuscito. Sono riuscito ad andare a vederlo con un gruppo di amici e, in particolare, Andrea, forse il più sfegatato fan di pellicole d'animazione (sopratutto quelle della Disney).
E' stato strano tornare dopo tanto tempo al cinema in Italia e guardare un prodotto doppiato, anche se in questo caso non sarebbe potuto essere stato altrimenti.

Film 2243: "Il ragazzo e l'airone" (2023) di Hayao Miyazaki
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andre, Fabio, Diego, Marco
In sintesi: non il mio film d'animazione preferito, l'ho trovato un po' "oscuro" in alcuni passaggi, comunque un'opera di evidente valore artistico e sicuramente un prodotto non convenzionale che ci ricorda che fare animazione può anche discostarsi dai canoni a cui ci ha abituato Hollywood. Poi, lo ammetto, sono contento se Miyazaki riuscirà a portarsi a casa un altro Oscar (vedremo con le nomination di domani) con la sua ultima opera.
Cast: Soma Santoki, Masaki Suda, Aimyon, Yoshino Kimura, Shōhei Hino, Ko Shibasaki, Takuya Kimura.
Box Office: $159.6 milioni
Vale o non vale: Sicuramente un film da vedere, anche se forse non il prodotto che tutti si aspettano. Stilisticamente stupendo.
Premi: Vincitore del Golden Globe per il Miglior film d'animazione (dove era anche candidato per la Miglior colonna sonora di Joe Hisaishi). Candidato al BAFTA sempre per il Miglior film d'animazione.
Parola chiave: Zia.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 7 novembre 2022

Film 2144 - The Woman King

Intro: Curioso, molto curioso di vederlo al cinema!

Film 2144: "The Woman King" (2022) di Gina Prince-Bythewood
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che vedere "The Woman King" al cinema è stata un'esperienza che mi ha lasciato particolarmente soddisfatto. Il film è ben confezionato e alterna sapientemente i momenti di battaglia a quelli di formazione dei vari personaggi, qui capitanati da una Viola Davis meravigliosa che dimnostra, ce ne fosse stato ulteriormente bisogno, che l'attrice è anche in grado di portare sulle spalle il peso di una pellicola di questo genere. Come lei davvero poche.
Il tutto incastonato in una storia vera che Wikipedia riassume così: «Nel Regno di Dahomey, all'inizio del 1800, la generale Nanisca addestra e guida le sue Amazzoni in un'eroica resistenza contro i commercianti di schiavi europei.»
Insomma, in un mix tra passato e azione da supereroi, "The Woman King" riesce a raccontare con stile incisivo e accattivante la storia delle guerriere Agojie, uno dei pochissimi eserciti composti unicamente da donne della storia moderna. Ben realizzato e interpretato in maniera impeccabile, questo film - scritto, tra l'altro, dalla Maria Bello di "Le ragazze del Coyote Ugly" e "A History of Violence" - è una bocca d'aria fresca per un anno cinematografico per ora non esattamente in stato di grazia.
Cast: Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim, John Boyega, Hero Fiennes Tiffin.
Box Office: $91 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Forse non per tutti - non quelli che si aspettano una pellicola "alla Marvel", diciamo - "The Woman King" è un ottimo film raccontato con intensità e ben dosato nei suoi momenti di classico genere action e drammatico, con un cast estremamente dotato e, soprattutto, una Viola Davis che fa scintille.
Premi: /
Parola chiave: Shark tooth.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 22 marzo 2022

Film 2095 - The King's Man

Intro: Sta volta da casa, recupero un film che, ammetto, desideravo recuperare da tempo, ma non ero riuscito a vedere al cinema.

Film 2095: "The King's Man" (2021) di Matthew Vaughn
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: anche se il primo film della saga rimane il mio preferito, devo dire che questo prequel con Ralph Fiennes a trainare tutta la baracca non mi è dispiaciuto affatto. Forse un po' troppo lungo a tratti, rimane comunque estremamente piacevole da seguire specialmente quando mette in scene le intricate scene di combattimento cui questo franchise ci ha abituato.
Grande cast - ritroviamo anche una Gemma Arterton che non vedevo dai secoli dei secoli - il film risulta divertente, ma anche inaspettatamente triste in certi punti cruciali del racconto. In questo ammetto che "The King's Man" è riuscito a cogliermi di sorpresa non solo una volta (ben due a dire il vero!) e per quanto questa pellicola non sia un capolavoro, ammetto che questo aspetto mi abbia comunque colpito in positivo.
Film 958 - Kingsman: Secret Service
Film 1396 - Kingsman: Secret Service
Film 1427 - Kingsman: The Golden Circle
Film 2095 - The King's Man
Cast: Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, Djimon Hounsou, Aaron Taylor-Johnson, Alexandra Maria Lara, Stanley Tucci, David Kross, Charles Dance.
Box Office: $125.9 milioni
Vale o non vale: A chi piace la violenta brutalità di questo franchise firmato Matthew Vaughn probabilmente apprezzerà anche questo terzo capitolo in versione reboot, con nuovi protagonisti, antagonisti, e tocchi di stile. C'è sempre qualcosa di molto elegante e composto in queste pellicole che, nonsotante vivano d'azione, cazzotti e omicidi, riescono sempre a evocare un certo stile glam e decisamente desiderabile. Vedere per credere.
Premi: /
Parola chiave: Promessa.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 28 settembre 2021

Film 1830 - Midway

Intro: A Ushuaia cercavo di andare al cinema almeno una volta alla settimana allo shopping center Paseo del Fuego, una lunga camminata che facevo sempre volentieri.

Film 1830: "Midway" (2019) di Roland Emmerich
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: tutti ne parlavano malissimo, il che mi ha incuriosito ancora di più, devo ammettere. Per non parlare del fatto che la regia fosse del re dei disaster movies Roland Emmerich, per cui almeno alla voce 'spettacolarità' questa pellicola sarebbe dovuta essere una garanzia.
E in effetti, lo ammetto, "Midway" non è stato così terribile come mi sarei aspettato. Gli effetti speciali sono buoni e Emmerich sa effettivamente come tenere lo spettatore incollato alla sedia, per cui da un prodotto come questo non avrei saputo cosa aspettarmi di più.
Poi sì, per carità, "Midway" è una sorta di fotocopia sbiadita di quel (già sbiadito) "Pearl Harbor" di Michael Bay e no, Ed Skrein e Mandy Moore non sono Josh Hartnett e Kate Beckinsale, però tutto sommato non posso dire di essermi annoiato durante i 138 minuti di pellicola. Non sarà un capolavoro, ma il risultato finale non è nemmeno così terribile come le critiche mi avevano fatto pensare. Ps. Costato 100 milioni di dollari solo per produrlo, "Midway" è uno dei film indipendenti - non prodotto da una major come Disney, Warner Bros, Universal, ecc - più costosi della storia del cinema.
Cast: Ed Skrein, Patrick Wilson, Luke Evans, Aaron Eckhart, Nick Jonas, Etsushi Toyokawa, Tadanobu Asano, Luke Kleintank, Jun Kunimura, Darren Criss, Keean Johnson, Mandy Moore, Dennis Quaid, Woody Harrelson.
Box Office: $126.7 milioni
Vale o non vale: Roland Emmerich non ne sta azzeccando molte ultimamente e anche se la sua regia perfetta per le grandi scene d'azione non manca anche qui di stupire, pare siano i progetti scelti dal regista tedesco a non rapire il pubblico. Tant'è, questo "Midway" non farà certo la storia del cinema, ma non manca di intrattenere come ogni vero blockbuster dovrebbe fare. Il tema storico affascina e gli effetti speciali rendono le scene di guerra particolarmente efficaci. Se vi piace il genere, sicuramente questo film non mancherà di intrattenervi. Per tutti gli altri, approdate su altri lidi.
Premi: /
Parola chiave: Pearl Harbor.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 22 luglio 2021

Film 2034 - The Tomorrow War

Intro: Amazon lo ha talmente tanto pubblicizzato ovunque che, anche non avessi voluto vederlo, il brainwash ha in parte funzionato. E poi, lo ammetto, ho un debole per Chris Pratt.

Film 2034: "The Tomorrow War" (2021) di Chris McKay
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Keith
In sintesi: due cose non mi hanno per niente convinto di questo film: il costante tono drammatico che appesantisce la storia (e lo spettatore) e una buona dose di mancanza di senso nello spiegare come funzioni sta cosa della guerra dal futuro.
Per quanto riguarda il primo aspetto, nonostante l'ovvia caratterizzazione drammatica della storia, la mancanza di una netta distinzione tra momenti in cui è effettivamente richiesto un cambio di passo, un "appesantimento" dei toni per così dire, finisce per decretare un appiattimento generale rispetto a come il film viene percepito. Se ogni momento, ogni scena, ogni avvenimento presenta un'accompagnamento musicale da imminente fine del mondo e non si intermezza il dramma a qualche episodio che allievi la tensione, le occasioni in cui sarebbe effettivamente richiesto di mostrare un aggravamento in tensione e drammaticità finiscono per perdere di rilevanza e e il risultato finale è piatto e manca di epicità. Non importa quanti milioni di dollari tu investa negli effetti speciali (che sono molto buoni, ad essere onesti).
Rispetto alla seconda questione, mi sfugge un po' il senso di reclutare a forza dei privati cittadini per catapultarli nel futuro, senza alcun tipo di training preventivo, per far loro combattere una guerra di cui non sanno niente, nemmeno che aspetto abbia il loro nemico. Cioè, esattamente qual è lo scopo di mandare al massacro milioni di persone non addestrate per combattere una guerra - che si sta già perdendo - senza fornire alcuna informazione pratica o tattica? Se il punto era mettere delle armi in mano a della gente a caso tanto per far numero mi sfugge il senso di prendersi la briga di costruire un marchingegno che ti faccia viaggiare nel tempo con lo scopo di arruolare nuove reclute tra i tuoi ranghi.
Senza contare che, se l'umanità del futuro non è in grado di sconfiggere il nemico alieno, perché dovrebbe essere in grado di farlo l'umanità del passato (con tecnologia e conoscenze più antiquate)?
Onestamente questa pellicola mi è sembrata solo una scusa buttarci lì qualche alieno computerizzato fatto bene e una marea di sparatorie ed esplosione che avrebbero fatto un figurone al cinema. Più di questo "The Tomorrow War" non offre, se non qualche sbadiglio.
Cast: Chris Pratt, Yvonne Strahovski, J. K. Simmons, Betty Gilpin, Sam Richardson, Edwin Hodge, Alexis Louder.
Box Office: /
Vale o non vale: Visivamente il film non ha niente da rimproverarsi, ma la trama è innecessariamente drammatica e contorta e il tono costantemente, incessantemente drammatico. Persino all'inizio, quando il protagonista Dan (Pratt) non ottiene il lavoro che voleva e tiene il broncio alla figlioletta durante le feste natalizie. Ma il senso?
Per carità, è un prodotto che si lascia vedere, ma non aspettatevi troppo.
Premi: /
Parola chiave: Toxin.

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Bengi

giovedì 13 maggio 2021

Film 1996 - Casablanca

Intro: Nuova settimana, nuove pellicole da guarda e, questa volta, Ferdia ci ha chiesto di recuperare una serie di titoli che non hanno niente a che vedere tra loro. Questo il primo.
Film 1996: "Casablanca" (1942) di Michael Curtiz
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: uno dei classici hollywoodiani più indimenticabili di sempre, una grande racconto d'amore e un cast pazzesco per un risultato finale che rappresenta una delle pietre miliari della storia del cinema. Cosa si può chiedere di più? Credo proprio nulla.
"Casablanca" colpisce per la sua lucidità rispetto al tema della guerra in corso - un film con e palesemente contro i nazisti prodotto e fatto uscire in piena seconda guerra mondiale - e per la magnifica caratterizzazione del trio Rick Blaine (Bogart), il nostro eroe dal cuore di pietra ma in realtà cuore spezzato + Ilsa Lund (Bergman), divisa tra due amori e tormentata da un passato che non sa come affrontare + Victor Laszlo (Henreid), l'eroe senza macchia che sacrificherebbe tutto per la sua causa. In mezzo c'è Casablanca, città di passaggio e purgatorio per chiunque vi si trovi, promessa di libertà e al contempo pericolosa fermata per chi stia tentando di scappare altrove per mettersi in salvo. In questo caso Rick è l'unico che possa garantire a Laszlo e sua moglie Ilsa la fuga verso il Portogallo e gli ci vorrà tutto il film per giungere a questa conclusione, fare pace col passato e redimere il cinismo e il fondamentale disinteresse per ciò che gli accade intorno che lo hanno contraddistinto nella prima metà della narrazione. Nel mezzo, ovviamente, ci sono guerra, amore e l'incertezza del futuro.
Insomma, è inutile girarci intorno: "Casablanca" è un film meraviglioso che non ha bisogno di un milione di parole per descritto: basta guardarlo per rendersene conto.
Film 1217 - Casablanca
Film 1996 - Casablanca
Cast: Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid, Claude Rains, Conrad Veidt, Sydney Greenstreet, Peter Lorre.
Box Office: $4,376,287
Vale o non vale: Un cult della storia del cinema che include alcune delle battute più iconiche di sempre, un cast capitanato nientemeno che da Bogart e Bergman e una storia all'epoca estremamente contemporanea e coraggiosa che mette alla berlina i nazisti e non ha paura di schierarsi. Il che è un punto a favore che non passa mai di moda.
Premi: Candidato ad 8 Oscar (tra cui attore protagonista per Bogart e attore non protagonista per Rains) ne ha vinti 3 per Miglior film ,regia e sceneggiatura.
Parola chiave: Letters of transit.

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sabato 3 aprile 2021

Film 1979 - The Dig

Intro: Nuova visione richiesta dal prof di sceneggiatura, questa volta non un titolo irlandese.
Film 1979: "The Dig" (2021) di Simon Stone
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: volevo comunque vedere questa pellicola, incuriosito dalla presenza di una Carey Mulligan ultimamente in splendida forma e dalla carriera rinvigorita (il che mi fa un gra piacere). Quindi quando Ferdia - il mio prof - ci ha richiesto di recuperare su Netflix "The Dig" sono stato molto contento. E, devo ammettere, il film non mi ha deluso.
Tratto dalla storia vera che ha portato al ritrovamento del sito archeologico di Sutton Hoo nella contea di Suffolk, nel Regno Unito, questo film racconta la vicenda travagliata degli scavi e di coloro che ne sono stati artefici e protagonisti, in primisi Basil Brown (Ralph Fiennes) ed Edith Pretty (Carey Mulligan), apparentemente una strana coppia agli antipodi che, invece, finirà per funzionare perfettamente ed essere l'elemento trainante di tutta la storia.
Gli altri personaggi, infatti, non sono esattamente memorabili e anche se Peggy (Lily James) e Rory (Johnny Flynn) rappresentano la giovane coppia sfortunata per cui tifare - lei è una giovane sposa ingenua il cui marito è un omosessuale non dichiarato, lui è in procinto di partire per la guerra - la verità è che il contorno narrativo che non riguardi gli scavi o i due protagonisti non lascia un'impressione marcata. Anche perché, a dire il vero, più di metà del cast secondario viene presentato a storia inoltrata e senza un'introduzione preventiva di alcun tipo, per cui è un po' disorientante quando ci si ritrova Lily James in scena per la prima volta senza sapere chi sia o chi stia interpretando dato che nessuno ha mai parlato del suo personaggio in precedenza.
A parte questo, comunque, bisogna ammettere che per essere una pellicola incentrata sul ritrovamento di una nave funeraria durante la seconda guerra mondiale, "The Dig" fa davvero un buon lavoro in termini di intrattenimento e qualità del prodotto finale. Inaspettatamente, infatti, (e un po' a sorpresa) non ci si annoia mai.
Come al solito qualche veloce considerazione rispetto a questo film che ho trascritto come appunti in vista della lezione di Screenwriting: (spoiler)

The protagonist is Edith Pretty. She wants for the mounds to be dug because she wants to know what may be buried underneath them. She also wants for her child to be safe and cared after, as she knows she is going to die soon as her illness worsen, and later on she wants for the work and contribution of Basil Brown to be acknowledged by the people from the museum.
Basil is driven by his passion for discovering the past.
Obstacles are: her illness, the upcoming war, the people from the museum. 

Cast: Carey Mulligan, Ralph Fiennes, Lily James, Johnny Flynn, Ben Chaplin, Ken Stott, Archie Barnes, Monica Dolan.
Box Office: /
Vale o non vale: Un bel film dai toni delicati e interessante rispetto alla storia (vera) che presenta, "The Dig" è un buon esempio di pellicola che analizza un avvenimento potenzialmente privo di brio riuscendo, però, a renderlo interessante ed elettrizzante. Il film ha qualche difetto, ma in generale vale la pena dargli una chance, specialmente perché di solito i film Netflix sono terribili mentre questo è tutto l'opposto. Poi, onestamente, è un piacere vedere Carey Mulligan e Ralph Fiennes recitare insieme.
Premi: Candidato a 5 BAFTA per Miglior film britannico, sceneggiatura non originale, scenografie, costumi e trucco.
Parola chiave: Buried ship.

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Bengi

giovedì 14 gennaio 2021

Film 1775 - Memoirs of a Geisha

Intro: Ritorno agli anni 2000, questa volta per uno dei miei guilty pleasure...
Film 1775: "Memoirs of a Geisha" (2005) di Rob Marshall
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: tutte le volte mi ritrovo a dire più o meno le stesse cose, ovvero che pur non essendo perfetto, "Memoirs of a Geisha" ha una colonna sonora magnifica, una fotografia pazzesca e una grande protagonista. Ah sì, e i costumi sono splendidi. Ma che volete di più?!
Tra l'altro, alla luce della recente uscita del live-action di "Mulan", non si può fare a meno di notare una certa somiglianza tra i due titoli (anche se qui siamo in Giappone e non in Cina), considerando che la cattiva della storia è sempre Gong Li - che nel suo essere meravigliosa si meriterebbe anche altri tipi di parti dal mainstream hollywoodiano... - e che gli americani hanno rimaneggiato ampiamente i vari riferimenti culturali autoctoni per tirarne fuori un mash-up global-friendly che in linea di base ha scontentato un po' tutti, ma a mio avviso ha comunque prodotto una prima parte di film che è semplicemente spettacolare da guardare. Il training di Sayuri per diventare una geisha e il suo percorso di formazione - che trova in Michelle Yeoh la perfetta alleata - sono bellissimi in termini estetici, ma anche molto interessanti da seguire, anche se il tutto un po' si guasta con l'arrivo della guerra e l'inizio del periodo di decadimento. Anche se suppongo sia proprio questa contrapposizione a rendere la prima parte così godibile e intrigante.
Insomma, pur avendo evidenti limiti (molti anche nella forma di un regista a cui a mio avviso vengono date troppe chance sulla scia, per esempio, di Robert Zemeckis) credo che questo "Memoirs of a Geisha" rimanga comunque un buon esempio di intrattenimento commerciale anche solo da un punto di vista tecnico, grazie ad una serie di elementi che lo rendono veramente piacevole da guardare (e ascoltare).
Film 178 - Memorie di una geisha
Film 261 - Memorie di una geisha
Film 1775 - Memoirs of a Geisha
Film 2369 - Memoirs of a Geisha
Cast: Ziyi Zhang, Ken Watanabe, Michelle Yeoh, Kōji Yakusho, Youki Kudoh, Kaori Momoi, Gong Li, Mako.
Box Office: $162.2 milioni
Vale o non vale: Per me sempre un titolo che rivedo con piacere perché visivamente stupendo, con una colonna sonora semplicemente magnifica e un cast di attrici che ammiro (Zhang, Yeoh, Li). Insomma, se vi piacciono le storie d'amore ambientate nel passato (in questo caso in Asia) intrecciate con la guerra e tormentate dall'impossibilità degli eventi, "Memoirs of a Geisha" è il film che fa per voi. Altrimenti saranno 2 ore e mezza di plausibile agonia...
Premi: Candidato a 6 Oscar (tecnici) il film ha vinto per Miglior scenografia, costumi e fotografia; candidato a 2 Golden Globe, ha vinto per la Miglior colonna sonora di John Williams (una delle mie preferite di sempre) mentre Ziyi Zhang è stata nominata come Miglior attrice protagonista drammatica; 6 nomination ai BAFTA (tra cui Miglior attrice protagonista), ha vinto per la colonna sonora, costumi e fotografia; Grammy vinto per Best Score Soundtrack Album for Motion Picture, Television or Other Visual Media.
Parola chiave: Chairman.
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martedì 29 dicembre 2020

Film 1764 - King Arthur

Intro: Volevo rivederlo perché non mi ricordavo bene il livello di boiata di questa pellicola. Sentivo il bisogno di un ripasso.
Film 1764: "King Arthur" (2004) di Antoine Fuqua
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ritorno ai bei tempi in cui per attirare gente al cinema si aumenava la grandezza delle tette della protagonista nel poster (qui come in Harry Potter, ma anche i capezzoli rimossi di Angelina Jolie perché la gente distratta causava incidenti per le strade), pure questo "King Arthur" non si sottrae alla (teorica?) regola della protagonista femminile che deve risultare sexy e attraente a tutti i costi per convincere il maschio medio a vedere un prodotto cinematografico teoricamente (?) costruito sulla base delle sue aspettative. O almeno quelle che gli studios ritengono esserlo. Già perché, diciamocelo, la gente non si è esattamente presentata in massa per vedere questa ennesima versione della storia di Re Artù e la sua famosa tavola rotonda.
Antoine Fuqua - che dopo il successo di "Training Day" ha deciso di buttare tutto alle ortiche con questa pellicola, il remake di "The Magnificent Seven" e quella che oso solo immaginare essere una meravigliosa saga action-thriller che porta il titolo di "The Equalizer" (1 e 2) - dirige un action movie ricolmo di violenza e nebbia che si propone come rivisitazione moderna del mitico personaggio medioevale e la sua storia, pur concedendosi non poche licenze rispetto a (e qui cito Wikipedia) figure storiche, popolazioni, eventi, religione, vestiario e tipologia di armi usate nel'era qui descritta. Poi, per carità, penso in pochi abbiano deciso di vedere questa pellicola alla ricerca di qualsivoglia verosimiglianza rispetto ai fatti descritti. Nondimeno, "King Arthur" e il suo piglio più moderno (leggi rappresentazione molto realistica della violenza da campo di battaglia) non hanno impressionato nessuno o quasi.
Alcuni dettagli tecnici, poi, non hanno giocato a suo favore. Innanzitutto la sensazione che ci sia una generale mancanza di star-power: Clive Owen stava cominciando ad essere abbastanza conosciuto all'epoca, ma questo titolo non lo ha certo aiutato a sbarcare nel mondo degli attori di serie A; Keira Knightley era sicuramente nel suo boom da "Pirati dei Caraibi", ma forse non sufficientemente famosa da risultare motivo di traino commerciale per tutta l'operazione; Ioan Gruffudd sarebbe approdato solo l'anno successivo nei cinema nel ruolo di Mr Fantastic nel deludente-ma-comunque-accettabile "Fantastic 4" con Jessica Alba (in ogni caso diciamocelo: ma chi è che sa chi sia Ioan Gruffudd?!); tutto il resto del cast all'epoca era un generale "chi?!" difficilmente vendibile al pubblico mainstream (anche se non mancano volti noti: Stellan Skarsgård, Hugh Dancy, Mads Mikkelsen e Joel Edgerton).
Continuando con gli elementi sfavorevoli, credo che la smania da "dobbiamo rendere questa storia sufficientemente sexy" abbia un po' confuso: il film si chiama "King Arthur", il protagonista è Re Artù e il primo nome sul poster è il suo e, nonostante questo, nella locandina l'attore è a malapena visibile, relegato a sinistra sullo sfondo per fare spazio all'immagine centrale di Keira Knightley che, equipaggiata di tette e arco, ammicca leggermente a chi guarda. Scusate, chi è il protagonista, quindi?
Infine qualche aspetto più marginale o tecnico: credo che questo titolo volesse cavalcare l'onda remunerat...ehm... positiva del successo globale de "Il gladiatore" (un altro titolo non particolarmente interessato ai dettagli storici, ma sicuramente molto descrittivo a livello di scene di battaglia e dotato di una buona dose di mascolina epicità), il tutto shakerato assieme alla formula vincente Disney targata "Pirati dei Caraibi" - franchise non a caso citato anche nella locandina di questo film e dal quale hanno preso in prestito il compositore delle musiche Hans Zimmer (che, hey!, ha scritto anche le musiche per "Il gladiatore"! Coincidenza?) - che probabilmente voleva suggerire una certa dose di divertimento e leggerezza applicata ad un racconto "storico" altrimenti forse potenzialmente nocivo in termini di successo al botteghino. Che poi vedi quanto abbia funzionato...
In ogni caso, a prescindere da tutto questo insieme di elementi confusi e malamente assemblati insieme, il film di Antoine Fuqua risulta comunque megliore del noiosissimo "King Arthur: Legend of the Sword" di Guy Ritchie e, tutto sommato, un passatempo persino godibile una volta che si sia fatta pace col fatto che non sarebbe servito scomodare Re Artù per raccontare una storia di guerre sanguinarie e sottotrame politiche facili facili per propinare al pubblico generalista un racconto ambientato in tempi antichi in cui la legge della spada era l'unica accettata per governare. Ma, immagino, Hollywood fatica ad imparare la lezione.
Cast: Clive Owen, Keira Knightley, Stellan Skarsgård, Stephen Dillane, Ray Winstone, Hugh Dancy, Til Schweiger, Ioan Gruffudd, Mads Mikkelsen, Joel Edgerton, Ivano Marescotti.
Box Office: $203.6 milioni
Vale o non vale: Per niente ispirato, decisamente troppo lungo (dura solo 2 ore?! What?!) e molto confuso a livello di trama, "King Arthur" può funzionare come riempitivo da cervello spento, senza alcun bisogno di prendere la storia troppo seriamente. Si è visto sicuramente di peggio, per carità, ma per un film che quasi 20 anni fa è costato 120 milioni di dollari, si doveva fare molto, molto di più.
Premi: /
Parola chiave: Freedom.
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sabato 31 ottobre 2020

Film 1942 - Vice

Intro: Avevo sempre voluto recuperarlo, ma onestamente mi mancava la motivazione. Questo periodo di quarantena irlandese ha portato ispirazione.
Film 1942: "Vice" (2018) di Adam McKay
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il motivo principale per cui volevo vedere questo film è, naturalmente, Amy Adams, qui alla sua sesta nomination all'Oscar, nona ai Golden Globes, settimana ai BAFTA. Non che l'argomento in sé non mi interessasse, però ammetto che recuperare la performance di una delle attrici più dotate in circolazione al momento fosse il mio personale main goal. E non sono rimasto deluso.
Diversamente da tanti biopic con declinazione da drammone politico, "Vice" scorre piuttosto agevolmente. Lo stile narrativo e di regia di Adam McKay - qui molto simile al suo precedente "The Big Short" - è incisivo e caratteristico e trovo che il maggiore punto a suo favore sia quello di incorporare nel racconto elementi esplicativi per quel pubblico che non abbia familiarità con il soggetto della storia, qui nella fattispecie la biografia di Dick Cheney.
Cheney, politico americano schivo - ma figura chiave rispetto alla guerra in Iraq post 11 settembre - è stato due volte vice presidente degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Bush junior nonché, mi informa Wikipedia, uno dei politici con il tasso di approvazione più basso (13%) nel momento in cui la sua carica istituzionale è terminata. Insomma, non esattamente una figura amata dal poplo americano.
Al di là dei giudizi personali inevitabilmente suscitati da questo film, quello che mi ha colpito è come un uomo apparentemente così mediocre sia riuscito - e probabilmente riesca ancora - ad avere in pugno la gestione di una nazione intera e con così ampio spazio di manovra. Pur tenendo conto della drammatizzazione dei fatti che necessariamente un prodotto di fiction porta con sé, è impossibile non rimanere quantomeno colpiti da quanto quest'uomo riesca a fare e influenzare sulla sola base del fatto che, se una cosa la dice o la fa un'alta carica dello stato (come il presidente), allora tale cosa diventa moralmente accettabile. Sicuramente Cheney ha dimostrato del genio nel saper individuare e sfruttare così bene a suo vantaggio un area troppo poco definita del diritto americano.
Detto questo, "Vice" rimane un prodotto interessante, anche se onestamente un po' troppo lungo. Christian Bale è un magnifico protagonista a prescindere dalle sue capacità mimetiche e camaleontiche e questa performance dimostra ancora una volta il suo talento. Amy Adams qui ha un ruolo apparentemente più marginale e sicuramente più pacato, eppure è la spinta che dà propulsione a tutto il racconto. Senza Lynne Cheney non ci sarebbe il Dick Cheney politico di successo, per cui ho trovato che nel suo essere il +1 di questa storia, Adams sia riuscita con successo a ritagliarsi la visibilità giusta per il suo personaggio calibrando perfettamente la sua performance. Da Oscar? Forse no, ma il riconoscimento ci sta tutto. (In ogni caso battere Regina King a qualsiasi premio di categoria pare impossibile negli ultimi tempi.) Sono rimasto molto meno colpito dalla performance di Sam Rockwell, invece, qui un aitante George W. Bush per il quale non mi pare ci sia troppo spazio di approfondimento che vada oltre il dipingere il suo personaggio come stupido o una sorta di causa persa. In generale, invece, avrei preferito un po' più di spazio rispetto ad altre figure chiave dell'amministrazione Bush come Condoleezza Rice o Colin Powell.
In ogni caso, per quanto non sia rimasto tanto colpito da "Vice" quanto come dal precedente titolo di McKay, l'ho trovato comunque interessante, probabilmente più un punto di partenza per un futuro approfondimento sul soggetto che un elemento esaustivo sulla figura di Dick Cheney a tutto tondo.
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Tyler Perry, Alison Pill, Lily Rabe, Jesse Plemons, LisaGay Hamilton, Justin Kirk, Eddie Marsan, Alfred Molina, Naomi Watts.
Box Office: $76.1 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati di biopic o di politica americana dovrebbero gradire questo prodotto ben fatto e che non tenta nemmeno per un secondo di nascondere la sua natura critica rispetto al suo oggetto d'indagine. In generale non un film per tutte le occasioni, ma il soggetto è interessante e i due protagonisti valgono la visione.
Premi: Candidato a 8 Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore protagonista Bale, attrice non protagonista Adams, attore non protagonista Rockwell e montaggio), ha vinto quello per il Miglior trucco; delle 6 nomination ai Golden Globes (tra cui Miglior film), Bale ha vinto quello per il Miglior attore protagonista musical o commedia; 6 candidature ai BAFTA e vittoria per il montaggio. Tyler Perry candidato al Razzie per il Redeemer Award.
Parola chiave: Unitary executive theory.
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martedì 8 settembre 2020

Film 1918 - For the Boys

Intro: Pellicola che avevo sempre voluto recuperare, ne ho approfittato un tranquillo pomeriggio di agosto bolognese.
Film 1918: "For the Boys" (1991) di Mark Rydell
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea
In sintesi: trovo che il talento di Bette Midler avrebbe dovuto attirare molti più consensi in termini di premi, per cui sono sempre stato interessato a recuperare la carriera dell'attrice, qui alla sua seconda e per ora ultima nomination all'Oscar. Non posso dire che "For the Boys" mi sia piaciuto, è un film troppo lungo (2 ore e 18 minuti) e si perde per troppo tempo in dettagli che appesantiscono la storia nel suo insieme, ma è innegabile che si tratti di un prodotto perfetto per mettere in mostra le doti artistiche della diva, qui in versione 'intrattenimento per le truppe'.
Schiacciato tra tre flashback temporali ai tempi della guerra - Seconda guerra mondiale, guerra di Corea e guerra del Vietnam - e contornato da un presente che è l'escamotage per raccontare le gesta della protagonista Dixie Leonard, "For the Boys" fatica ad ingranare a causa di ritmi eccessivamente lenti e, mi permetto di dire, una storia a cui si fatica troppo spesso ad appassionarsi. Il tutto per un risultato finale che, anche se storicamente attento a fornire il più possibile un quadro veritiero alla storia - che è di fatto un finto biopic -, ingrana solamente verso la fine del racconto, affaticando la visione. Non un titolo malvagio, ma sicuramente mi aspettavo qualcosa di più dinamico e spassoso.
Cast: Bette Midler, James Caan, George Segal, Patrick O'Neal, Christopher Rydell, Arye Gross.
Box Office: $23.2 milioni
Vale o non vale: Non è né un film di guerra, né un patinato prodotto hollywoodiano, per cui chiunque sia alla ricerca di questi tipi di pellicola è meglio che guardi altrove. I fans della Midler apprezzeranno sicuramente, qui unica vera protagonista di tutta la vicenda. Un titolo da recuperare solo se veramente motivati.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior attrice protagonista (Midler). 1 vittoria ai Golden Globes (Miglior attrice protagonista) su 2 nomination (Miglior colonna sonora).
Parola chiave: Truppe.

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mercoledì 2 settembre 2020

Film 1912 - Papicha

Intro: L'esperienza del cinema all'aperto mi mancava da un po', così quando si è presentata l'occasione di vedere alla'arena estiva del cinema Tivoli questa pellicola, l'ho colta al volo. Anche perché avevo un ospite speciale.
Film 1912: "Papicha" (2019) di Mounia Meddour
Visto: al cinema
Lingua: algerino, francese
Compagnia: Andrea
In sintesi: mi sfugge un attimo a cosa si riferisca il titolo italiano "Non conosci Papicha", in ogni caso il film di Mounia Meddour è un bellissimo pugno nello stomaco. Ricordo che dopo la visione ho pensato che la storia riuscisse sempre e con efficacia a raccontare le sue vicende accompagnando una carezza a uno schiaffo, come se non ci fosse mai davvero il tempo di assaporare un bel momento, quell'attimo di pace, che subito la dura realtà della situazione reclama il suo spazio.
Trovo che la grande forza di "Papicha" stia principalmente nel fatto che non cerchi di impietosire, abituando velocemente lo spettatore ad aspettarsi note molto dolorose, pur riuscendo a veicolare il messaggio che ogni momento positivo guadagnato vada assaporato appieno. Non c'è tempo per cantare vittoria, la tensione è continua, eppure ogni conquista è un piccolo passo avanti che si custodisce gelosamente.
E' così che Nedjma,'Papicha' (Lyna Khoudri), vive la sua vita di studentessa universitaria, tra lo studio per diventare fashion designer e uno scenario culturale che, da mero sfondo, si insinua sempre più violentemente nel suo quotidiano: siamo nell'Algeri degli anni '90 e, dopo anni di occidentalizzazione più o meno accettata, la situazione cambia rapidamente quando si affaccia la realtà della guerra civile. Nedjma e le sue amiche non vogliono arrendersi ai nuovi diktat culturali e a modo loro combattono per le cause in cui credono, non senza perdite notevoli.
Ed è così per tutto il film che, da spettatori occidentali degli anni 2000 (belli inoltrati), tifiamo per le quattro protagoniste e auguriamo loro di affacciarsi ad un futuro migliore e più libero, pur sapendo che terrorismo ed estremismo non lasciano spazio a quel lieto fine cui ci hanno troppo spesso abituato. "Papicha" non racconta una storia per farci sentire bene o meglio con noi stessi, invece mette lucidamente a fuoco una realtà molto lontana dalla nostra, inevitabilmente ricordandoci quanto siamo stati fortunati a crescere in un clima di accettazione e determinazione della propria identità - per quanto oggi più che mai siano valori messi ampiamente in discussione a favore di populismo e superficialità - che ci ha permesso e ci permettere di vivere le nostre vite con un'ampissima dose di autonomia. E' un bene, dunque, che esistano pellicole come questa, storie che ci ricordino quanto sia facile scivolare indietro nel tempo, quanto sia semplice cadere nell'odio e con quanta naturalezza siamo capaci di imporre agli altri un'unica visione del mondo che segua la massima della moralità soffocando ogni altra prospettiva sulle cose. Provare a chiedersi "Cosa avrei fatto se fossi stato/a Nedjma?" è un esercizio mentale che, al giorno d'oggi, fa sicuramente bene.
Cast: Lyna Khoudri, Shirine Boutella, Amira Hilda Douaouda, Yasin Houicha, Zahra Doumandji, Nadia Kaci.
Box Office: $2 milioni
Vale o non vale: Potente e spesso straziante, "Papicha" trova il suo modo di veicolare una poeticità rinfrescante. Perfetto il cast, il film funziona grazie soprattutto alle performance delle quattro protagoniste, così diverse eppure interconnesse tra loro dal bisogno di determinare il loro percorso attraverso le proprie scelte.
Un titolo per niente facile che sicuramente non convincerà tutti ad essere visto ma, per tutti quelli che fossero nel dubbio, "Papicha" è assolutamente una storia su cui puntare.
Premi: In concorso a Cannes 2019 per la categoria Un Certain Regard. 2 vittorie su 2 candidature ai César di quest'anno per Miglior opera prima e Miglior attrice esordiente (Lyna Khoudri).
Parola chiave: Défilé.

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sabato 13 giugno 2020

Film 1722 - American Sniper

Intro: Tutti a parlarne benissimo, tutti a consigliarmi di vederlo. Mi sentivo un po' in colpa per non averlo ancora recuperato, così quando si è presentata l'occasione di una serata casalinga con Jenny in quel di San Francisco, abbiamo deciso di lanciarci.
Film 1722: "American Sniper" (2014) di Clint Eastwood
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Jenny
In sintesi: sono da sempre un fan della filmografia di Eastwood (regista), eppure questo film me lo ero perso e, francamente, non avevo granché interesse a recuperarlo. La storia sulla guerra in Iraq, la retorica repubblicana, la distruzione fisica e mentale che portano con sé questo tipo di esperienze non sono tematiche che trovo appassionanti quando sono alla ricerca di un film da vedere, ma Eastwood è Eastwood e mi sembrava un po' sciocco lasciarmi influenzare dalla mia pigrizia.
Per farla breve e usare le parole di Wikipedia, "American Sniper" racconta la storia vera di Chris Kyle, militare della Navy SEAL della Marina degli Stati Uniti, che «Per ben quattro volte consolida la sua reputazione e aumenta il numero di vittime fino a diventare il cecchino più letale nella storia delle forze armate statunitensi».
Ora, ammetto di faticare a trovare interessante qualcosa come una conta di persone uccise - "cattive" o meno che siano - per cui rimango in parte indifferente al fascino che questo titolo può avere su certe persone. Riconosco, però, che il lavoro di Eastwood vada ben oltre il mero enumerare target colpiti, portando sullo schermo la fatica del ritorno alla vita civile, le difficoltà nel far integrare esperienze così agli antipodi come la quotidianità in famiglia e il dover combattere (per scelta) una guerra. Fatta questa dovuta precisazione, devo dire che in ogni caso questa pellicola non ha colpito punti di interesse che mi stimolano particolarmente, per cui per quanto si possa approfondire la storia di Kyle e i suoi cari, le sue gesta eroiche e le sue successive difficoltà a fare i conti con i traumi subiti, rimango un po' distaccato rispetto alla scelta di offrirsi volontario per missioni letali per quattro volte di fila, senza contare che non considero la guerra quale esercizio di democrazia e mai mi arruolerei volontariamente per un'esperienza tanto brutale, cruda e traumatizzante per tutte le parti coinvolte.
Ecco, quindi, che non posso dire che "American Sniper" sia un brutto film, al contrario, il problema è che, per quanto si possano raccontare gli effetti collaterali, le difficoltà, il prezzo pagato da chi ha vissuto queste esperienze, a me non fa che rimanere in testa il fatto che la promozione del film - nel trailer, nella tagline del poster, su YouTube, ecc - abbia scelto di pubblicizzarlo attraverso parole - "The most lethal sniper in U.S. history" e "150 kills made history" - che a mio avviso evidenziano l'aspetto di principale interesse per la produzione, ovvero quello violento, quasi ludico di tutta la storia. Va detto che, visto l'incasso mondiale e la cascata di nomination ottenuti, la comunicazione ha centrato i suoi obiettivi, però rimango convinto che la guerra sia un soggetto sensibile da rappresentare e la conta di persone uccise non sia una rappresentazione che rende giustizia al personaggio di cui parla la storia.
Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Jake McDorman, Cory Hardrict, Kevin "Dauber" Lacz, Navid Negahban, Kyle Gallner, Sam Jaeger.
Box Office: $547.4 milioni
Vale o non vale: Un prodotto non facile, una tematica estremamente complicata, una dose altissima di retorica repubblicana e - mi sento di dirlo - una certa glorificazione dell'azione militare. Eastwood è anche questo, ha le sue visioni politiche, ma è innegabile che il talento per la costruzione solida di storie appassionanti non gli manchi. Lo preferisco in altre vesti meno patriottiche.
Premi: Candidato a 6 premi Oscar - tra cui Miglior film, attore protagonista (Cooper) e sceneggiatura non originale -, ha vinto quello per Miglior montaggio sonoro; candidato a 2 BAFTA per Miglior sceneggiatura non originale e sonoro. Nominato al David di Donatello per il Miglior film straniero.
Parola chiave: Cecchino.

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martedì 21 aprile 2020

Film 1693 - Outlaw King

Intro: E torniamo indietro nel tempo, torniamo a quando ancora vivevo in ostello in quel di Auckland e mettiamoci in pari con la lista di film che avevo lasciato indietro (che è ancora lunghissima). La stagione dei premi è finita - mancano solo i David di Donatello ancora previsti per l'8 maggio - e si ricomincia ad andare in ordine cronologico.
Film 1693: "Outlaw King" (2018) di David Mackenzie
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: in qualche modo Netflix deve convincere nuovi subscribers a sottoscrivere il loro abbonamento, per cui mi sento di incasellare questa produzione (da 120 milioni di dollari, niente meno) all'interno di quella lista di titoli atta alla diversificazione dell'offerta. Netflix è tante cose, ma ultimamente non è certo più quel barlume globale di qualità e ricercatezza, schiacciato com'è tra nuovi servizi di streaming suoi simili (Amazon Prime, Apple+, Disney+, bla bla bla), perché era solo questione di tempo prima che tutti quei semafori verdi nei confronti di produzioni discutibili portassero ad un abbassamento della qualità dell'offerta in favore di una più vasta quantità di titoli disponibili. Il che ci porta necessariamente alla fase successiva, ovvero quella in cui si presenta "Outlaw King" - o "The Irishman" -, un film di cui non si sentiva la necessità, ma che serviva allo streaming provider per a) catturare un nuovo target più ricercato di utenti e b) poter nuovamente giocare la carta "qualità" (e magari vincerci anche qualche premio qua e là, cosa che non si è verificata). Non so dire onestamente quanti avrebbero effettivamente pagato per andare a vedere sul grande schermo questa pellicola, nonostante il feroce tentativo di replicare quell'aria spietata e cool alla "Game of Thrones" che incontra - teoricamente - la storia. Dico teoricamente perché a quanto pare le licenze poetice, per così dire, rispetto ai fatti originali non sono state pochine. Ciò detto, comunque, di questo "Outlaw King" cosa rimane nei fatti? Non molto, perché tra uno sbadiglio e l'altro, gli unici momenti in cui si ritrova la concentrazione vedono coinvolti spietate battaglie o il pene di Chris Pine (che poi, anche lì, vedere è un eufemismo, ma il marketing non ci ha pensato due volte a promuovere il film rendendo ben chiaro che ci fosse una scena di nudo integrale dell'attore californiano).
Per quanto riguarda la trama del film, mi permetto di citare Wiki per questioni di semplicità: "Nella Scozia medievale, il nobile Roberto I di Scozia viene dichiarato fuorilegge da Edoardo I d'Inghilterra. Inizia una feroce battaglia per riconquistare il controllo della Scozia, per salvare la sua famiglia e la sua gente dall'occupazione inglese".
Insomma, niente di nuovo sul fronte delle pellicole in costume che parlano di regni, regnanti, popoli da riunificare, leader del mondo antico da forgiare. C'è una certa dose di spettacolarità visiva grazie alle battaglie e ai costumi di scena e Pine non delude come protagonista, ma il film non decolla mai davvero.
Cast: Chris Pine, Aaron Taylor-Johnson, Florence Pugh, Billy Howle, Sam Spruell, Tony Curran, Callan Mulvey, James Cosmo, Stephen Dillane.
Box Office: /
Vale o non vale: Non lo rivedrei. Se pagate Netflix e non sapete cosa scegliere di vedere durante questa quarantena (e sono sicuro esistano milioni di altre scelte possibili da fare), provate a dare una chance a questo titolo, che pure non possiede quella grandiosità e pathos che la storia avrebbe richiesto.
Premi: /
Parola chiave: Crown.

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mercoledì 8 aprile 2020

Film 1867 - Jojo Rabbit

Intro: In tanti ne avevano parlato benissimo e, purtroppo, mentre ero in Argentina non ero riuscito a vederlo al cinema. Per cui, appena l'ho trovato disponibile in streaming, non ho perso tempo e l'ho subito recuperato!
Film 1867: "Jojo Rabbit" (2019) di Taika Waititi
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Mirco
In sintesi: in soldoni, bambino pro Nazi che si immagina amicone di Hitler diventa amico di un'ebrea che la madre gli nasconde in casa. Il resto ve lo lascio scoprire.
Taika Waititi confeziona un film che prende in giro il nazismo e il suo leader - ma chi vi ha detto che siamo sulla falsa riga de "La vita è bella" vi ha perculato - e lo fa centrando sufficientemente il bersaglio (mainstream). Un prodotto non perfetto, ma è evidente che l'intento fosse positivo e in ogni caso il buon risultato finale fa sorvolare sull'a volte mancato approfondimento (specialmente di alcuni personaggi). A tratti fiaba, a tratti satira, a tratti dramma, a tratti un po' di quello che ci volete vedere, "Jojo Rabbit" funziona perché ha un suo ritmo e una sua voce e, soprattutto, un cast in gran spolvero, partendo da un protagonista estremamente dotato (Roman Griffin Davis), proseguendo per un Hitler surrealmente godibile (ricordiamoci che Taika Waititi è per metà Māori) e il personaggio migliore della storia, la madre sovversiva Scarlett Johansson (qui sì nomination all'Oscar meritata e, a mio avviso, statuetta scippata dalla compagna di altro film Laura Dern); nel mezzo c'è una coppia gay ancora nell'armadio (Alfie Allen e Sam Rockwell) e l'istruttrice del campo per giovani seguaci del führer Rebel Wilson, tre personaggi che avrebbero sicuramente goduto di qualche chance in più per raccontare se stessi, specialmente quest'ultima che, presentata così come, rimane un po' inutile alla storia. Sorprendentemente chi rimane più indigesta è proprio colei per la quale ci si aspetterebbe di simpatizzare di più, ovvero la piccola rifugiata Elsa (Thomasin McKenzie), molto spesso antipatica o comunque poco incline a rendersi piacevole. Non so se fosse volutamente Waititi o la storia originale di Christine Leunens a renderla già così, rimane il fatto che non si fa apprezzare facilmente.
In ogni caso "Jojo Rabbit" è un insolito film sulla seconda guerra mondiale che ritrae, a volte con sorprendente leggerezza, passaggi di un momento storico complesso e doloroso, pur non mancando mai di rispetto o facendo sentire a disagio lo spettatore. E' un grande pregio quello di Waititi, è in grado mettere in scena orrori pur facendolo con un tono mai pesante e, anzi, sempre fedele a quello che mi pare essere il suo stile narrativo (vedi "Thor: Ragnarok").
Cast: Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Taika Waititi, Rebel Wilson, Stephen Merchant, Alfie Allen, Sam Rockwell, Scarlett Johansson.
Box Office: $90.3 milioni
Vale o non vale: Nel complesso una buona pellicola, sicuramente una delle migliori tra quelle candidate all'Oscar quest'anno (lo so, d'altronde le proposte non erano granché). Non è stato il film che mi aspettavo, la storia di Jojo completamente diversa da ciò che mi ero immaginato, senza contare che la figura di Hitler ha qui tutto un altro valore, mentre io avevo pensato si trattasse di un personaggio più concreto. Ma bene così, una visione che è stata una sorpresa, una Scarlett Johansson che è stata un piacere da vedere, un buon prodotto che, con il suo piglio contemporaneo, ha raccontato una storia particolare ma ambientata in un'epoca storica cinematograficamente già ampiamente spolpata, aggiungendo il suo peculiare punto di vista. Interessante. Premi: Candidato a 6 Oscar, tra cui Miglior film e attrice non protagonista, vincendo quello per la Miglior sceneggiatura non originale; 2 nomination ai Golden Globe per Miglior film e attore protagonista (Roman Griffin Davis) e 1 BAFTA per la Miglior sceneggiatura non originale su 6 nomination (tra cui attrice non protagonista e colonna sonora).
Parola chiave: Patriottismo.

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lunedì 6 aprile 2020

Film 1866 - Alla mia piccola Sama

Intro: Tornato in Italia, tornato a casa, tornato al mio amato Cinema Galliera. Durante uno dei miei turni, la proposta era questa e ho deciso, un po' inconsapevolmente, di entrare in sala e vedermi la proiezione. E, ci tengo a dirlo, il cinema era al completo.
Film 1866: "Alla mia piccola Sama" (2019) di Waad Al-Kateab, Edward Watts
Visto: al cinema
Lingua: italiano, arabo
Compagnia: Mirco
In sintesi: no, non ero pronto per questo film, questa storia, queste scene. Dire che "For Sama" sia un pugno nello stomaco è dire poco, francamente, e non penso si possa essere davvero preparati alla potenza di quanto mostrato, tra bombardamenti, perdite, sacrifici, eroismo, sogni infranti, voglia di non mollare; tutto questo insieme crea un quadro leggermente spostato rispetto al piano politico di quanto ci si aspetterebbe, ma non per questo meno credibile o realistico. Al contrario.
La vita di Waad e Hamza è costantemente ripresa per raccontare a chi la battaglia di Aleppo o la guerra in Siria non le conosce o non riesce a immaginare come la vivano le persone, fornendo allo spettatore la prospettiva di chi non solo è costretto a fare i conti con lo scontro quotidiano, ma anche di chi dà una mano, chi è impegnato in prima linea, chi mette a repentaglio la propria vita non solo per un ideale, ma per il bene delle altre persone, per la speranza che un giorno Aleppo e tutto il resto del Paese possano vedere la fine del conflitto e riacquisire una normalità, una stabilità.
"Alla mia piccola Sama" è la versione italiana del film doppiata da una Jasmine Trinca efficace, ma a volte troppo "costruita". Non poche volte si riscontra nel doppiaggio italiano quasi una forzatura di toni, una drammatizzazione più da fiction che da documentario che, devo ammettere, a tratti mi ha infastidito. Ne capisco l'origine, ma penso falsi il tono con cui questo prodotto si presenta, altrimenti, a chi guarda. Non serve nemmeno confrontare la versione doppiata con quella originale, l'audio in sottofondo dà già da solo le prove necessarie per farsi un'idea di quanto, talvolta, si sia calcato un po' con l'emotività per quanto riguarda il prodotto in italiano.
In ogni caso questo non intacca la potenza alla base della pellicola, una forza vera e innegabile che rimane con lo spettatore anche a visione terminata. Se ne esce spezzati, emotivamente provati da un viaggio che, pur sapendo sarebbe stato complesso, non ci si poteva aspettare sarebbe stato così impegnativo e logorante. Sfido chiunque a non trattenere il fiato, terrorizzato, nella scena del parto in ospedale.
Insomma, un film che non posso definire bellissimo solo perché mette in scena senza filtri una marea di atrocità e di dolore - anche se controbilanciato da una positività e una voglia di andare avanti, di vivere -, ma sicuramente un film che centra assolutamente il suo obiettivo e lascia con non poche questioni su cui riflettere. In un momento come questo, separati dagli affetti, incerti sul futuro, le nostre granitiche certezze minate alla base, "For Sama" è una pellicola che ci ricorda che per milioni di persone questa non è un'eventualità remota che sfortunatamente si è verificata, ma la quotidianità. Consapevoli di ciò che abbiamo e a cui abbiamo - momentaneamente - dovuto rinunciare, mi sembra sensato dare una chance alla storia di 
Waad e ascoltare cosa abbia da dire. Noi altri, poi, torneremo alla nostra routine quotidiane quando la guerra, invece, non cesserà di esistere durante o dopo il coronavirus. 
Cast: Waad Al-Kateab, Hamza Al-Kateab, Sama Al-Kateab. 
Box Office: $1.3 milioni
Vale o non vale: Da vedere. Da vedere e da ascoltare attentamente, ma preparati "al peggio", perché "For Sama" non risparmia nulla a chi guarda, sbatte in faccia l'orrore, la violenza, il dolore e la morte al pari delle gioie, delle soddisfazioni, della felicità. Del resto, per alcuni, la vita è questa ed è giusto che il mondo se ne renda conto il più possibile senza filtri. Scegliete di vedere questo film, non ve ne pentirete, anche se ne uscirete inevitabilmente distrutti.
Premi: Candidato all'Oscar per il Miglior documentario; vincitore del BAFTA per il Miglior documentario su 4 nomination (Miglior debutto, film britannico dell'anno, film straniero). Vincitore de L'Œil d'or al Festival di Cannes 2019.
Parola chiave: Resistenza.

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lunedì 30 dicembre 2019

Film 1716 - The Favourite

Intro: Il lavoro di Lanthimos mi intriga molto, anche se l'ultimo "The Killing of a Sacred Deer" non mi aveva particolarmente convinto. Le recensione per questa pellicola erano, però, pazzesche, senza contare che il cast era semplicemente magnifico. Non potevo perdermelo.
Film 1716: "The Favourite" (2018) di Yorgos Lanthimos
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: come sempre mi aspettavo qualcos'altro, forse qualcosa di più. Il problema non è il film in sé - come quasi sempre -, ma le aspettative, quello che leggo, le recensioni, ecc. "The Favourite" è un prodotto assolutamente ben realizzato, creativo, che presenta una storia del passato con un piglio totalmente moderno che trasforma il concetto di "storico" e lo ripresenta in forma originale, spoglio di quella pomposità tipico di titoli simili.
Per quanto mi riguarda il fascino di questo film deriva da due fattori principali: la storia, intesa sia come l'originale (quella della regina Anna, monarca del Regno Unito nel '700) che la presentazione fatta da Lanthimos; le tre protagoniste Colman, Stone e Weisz, perfetto trio che mescola potere e sessualità, strategia e vendetta. Questi due elementi valgono da soli la visione. In particolare la performance di Colman è inarrivabile, costruita grazie a una serie di strati di insicurezza, vulnerabilità, solitudine, remissione, desiderio di amore e passione, il tutto per un mix umano straziante, divertente, realistico come poche altre volte si è visto sul grande schermo. Oscar meritatissimo (anche se speravo di cuore fosse la volta di Glenn Close, se non altro come riconoscimento di una carriera pazzesca).
In generale, quindi, "The Favourite" mi ha conquistato, anche se non nella maniera "classica" che mi sarei aspettato. Meglio così, convenzionale è, oggi più che mai, noioso.
Cast: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, James Smith, Mark Gatiss.
Box Office: $95.9 milioni
Vale o non vale: Sicuramente una pellicola da vedere. Realizzata benissimo, con un punto di vista estremamente interessante, la descrizione di una vita apparentemente plausibilmente meravigliosa, in realtà difficile, triste, complicata da malattia, debolezze e vizi, forze politiche, desideri di potere e, naturalmente, sentimenti.
Le tre protagoniste sono meravigliose, il punto di vista di Lanthimos sempre tra i più originali oggi sulla piazza.
Premi: Vincitore dell'Oscar per la Miglior attrice protagonista (Coleman) su 10 candidature totali (Miglior fil, regia, sceneggiatura originale, costumi, scenografie, fotografia, montaggio e attrici non protagoniste per Weisz e Stone); 5 nomination ai Golden globe (tra cui Miglior film) e vittoria per Colman come Miglior attrice musical o commedia; 12 nomination (tra cui Miglior film e regia) ai BAFTA e 7 premi vinti (Miglior film britannico, attrice protagonista, attrice non protagonista per Weisz, sceneggiatura originale, trucco, costumi e scenografie); 2 premi al Festival del cinema di Venezia: Leone d'argento e Coppa Volpi per la Miglior attrice (Colman).
Parola chiave: Love.

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giovedì 22 agosto 2019

Film 1660 - Captain America: The First Avenger

Intro: Sempre in treno, sempre convinti che la Marvel fosse l'unica salvezza.
Film 1660: "Captain America: The First Avenger" (2011) di Joe Johnston
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: - The Avengers
Film 411 - The Avengers
Film 808 - The Avengers
Film 1568 - The Avengers
Film 930 - Avengers: Age of Ultron
Film 932 - Avengers: Age of Ultron
Film 1177 - Avengers: Age of Ultron
Film 1571 - Avengers: Age of Ultron
Film 1613 - Avengers: Infinity War
Film 1717 - Avengers: Infinity War
Film 1757 - Avengers: Endgame
Film 1792 - Avengers: Endgame
Film 2023 - Avengers: Endgame
Film 1757 - Avengers: Endgame
- Captain America
Film 695 - Captain America - Il primo vendicatore
Film 1660 - Captain America: The First Avenger
Film 814 - Captain America: The Winter Soldier
Film 1156 - Captain America: Civil War
Film 1395 - Captain America: Civil War
- Thor
Film 268 - Thor
Film 1191 - Thor
Film 1659 - Thor
Film 631 - Thor: The Dark World
Film 1193 - Thor: The Dark World
Film 1447 - Thor: Ragnarok
- Iron Man
Film 543 - Iron Man 2
Film 676 - Iron Man 3
- Ant-Man
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
- Doctor Strange
Film 1250 - Doctor Strange
Film 1433 - Doctor Strange
- Spider-Man
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
- Black Panther
Film 1612 - Black Panther
Guardiani della Galassia
Film 817 - Guardiani della Galassia
Film 974 - Guardiani della Galassia
Film 1054 - Guardiani della Galassia
Film 1358 - Guardiani della Galassia Vol. 2
Cast: Chris Evans, Tommy Lee Jones, Hugo Weaving, Hayley Atwell, Sebastian Stan, Dominic Cooper, Neal McDonough, Derek Luke, Stanley Tucci, Richard Armitage, Samuel L. Jackson, Toby Jones.
Box Office: $370.6 milioni
Vale o non vale: Onestamente tra tutti i film Marvel questo è quello che mi piace di meno. Capisco la contestualizzazione e la necessità di introdurre la storia di Captain America in maniera coerente e sensata, ma trovo il tutto a tratti noioso.
Premi: /
Parola chiave: Hydra.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi