Viaggio di ritorno in groppa alla speranza. La tv a disposizione di ogni viaggiatore, nel mio settore,chiaramente non va e - dopo numerose lamentele - otteniamo una proiezione di gruppo neanche fossimo alla gita di gruppo organizzata in pullman sulla via di casa. Eccoci al primo film del viaggio di ritorno!
Film 394: "Anonymous" (2011) di Roland Emmerich
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: No, la seconda visione 'ad alta quota' non ha migliorato il parere negativo che ho nei confronti di questa pellicola. Al di là di voler credere a questa versione dei fatti o meno, trovo la realizzazione di questo film piuttosto superficiale, tetra e con colpi di scena alla soap delle tre di pomeriggio.
Il cast è notevole, ma non viene sfruttato a dovere da una trama che preferisce giocare sullo sconcerto della notizia finale piuttosto che proporre qualcosa di veramente innovativo per questa pellicola commerciale, sì, ma pur sempre sulla grande figura di Shakespeare! Non c'è poesia per le opere dell'autore, c'è solo una trasposizione ammirata, sì, ma priva del trasporto necessario ad allacciare un contatto cool grande pubblico che sarebbe dovuto accorrere se la produzione fosse stata di qualità. E invece è stato flop.
Una nomination all'Oscar per i costumi e una grande interpretazione dell'attore gallese Rhys Ifans sono tra le poche cose che salvano "Anonymous".
Film 341 - Anonymous
Consigli: Tra tutti i film su intrighi a Corte e/o Shakespeare, questo non è tra i più significativi. Meglio, se proprio, "Elizabeth" o (addirittura) "Shakespeare in Love".
Parola chiave: Segreto.
Trailer
Ric
Visualizzazione post con etichetta Inghilterra. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Inghilterra. Mostra tutti i post
martedì 24 aprile 2012
Film 394 - Anonymous
Etichette:
amore,
Anonymous,
Corona,
David Thewlis,
Elizabeth,
Giappone,
incesto,
Inghilterra,
intrighi,
Jamie Campbell Bower,
Joely Richardson,
oscar,
regina,
Rhys Ifans,
Vanessa Redgrave,
William Shakespeare
martedì 8 febbraio 2011
Film 214 - Il discorso del re
Continuando con la serie di film preparativi per l'Oscar, due sabati fa, al cinema, ho visto quello che, quest'anno, ha raccimolato il maggior numero di nomination...

Film 214: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Jessica, Marco, Giarda
Pensieri: Questo è uno strano caso cinematografico. Innanzitutto non è un film commerciale, basato su grandi nomi, effetti speciali e tanto marketing mirato. Gli attori, infatti, sono decisamente di nicchia (giusto la Bonham Carter è più conosciuta, anche grazie ai successi in cui suo marito Tim Burton la coinvolge), agli effetti speciali si richiede piuttosto un'ottima capacità recitativa e il budget è di 'solamente' $15,000,000. Nonostante questi punti a sfavore (solo nell'ottica del successo commerciale, per carità!), considerando, poi, che è un film inglese in costume, "Il discorso del re" è da un paio di mesi nella classifica dei film più visti in America avendo raggiunto, ad oggi, la cifra di $83,527,544 al botteghino. Il che, nell'ottica di questa pellicola, è piuttosto sbalorditivo.
Sarà che gli Oscar quest'anno sono abbastanza fortunati a livello di incassi (nella lista dei nominati a miglior film, ci sono molte pellicole che hanno raggiunto ottimi risultati al botteghino - a volte anche inaspettatamente - come "Inception", "Il Grinta", "Toy story 3 - La grande fuga", "The Social Network", "The Fighter" e "Black Swan"), di fatto la stagione del 'buon cinema' USA sta andando abbastanza bene.
Ma quali sono i punti di forza di questo film? Come già detto, sicuramente la capacità recitativa dei suoi protagonisti. Colin Firth, grande attore da anni e non solo per i due film - l'altro è "A single man" - per cui ha ricevuto la nomination all'Oscar, è il più probabile vincitore come attore protagonista e, a dirla tutta, sarebbe una vincita meritata. Oltre alla sua evidente bravura, si sa che all'Academy piace attribuire premi ad attori che interpretano personaggi realmente esistiti (vedi precedenti vincitori come Nicole Kidman, Cate Blanchett, Jamie Foxx, Sean Penn, Helen Mirren, ...), magari con qualche difficoltà fisica da dover riproporre con maestria sullo schermo. E allora chi meglio di Colin che, qui, interpreta il balbuziente Re Giorgio VI (padre dell'attuale sovrana d'Inghilterra) quest'anno rappresenta appieno il prototipo da pronostico favorevole? Direi nessuno (James Franco e Jesse Eisenberg interpretano anche loro personaggi della realtà, ma, oltre ad essere molto giovani - punto a sfavore - l'ultimo dei due incarna un antieroe antipatico e cinico, capace sì di elevarsi grazie alle sue capacità, ma sprezzante della massa e pur sempre incline alla vendetta. In questi tempi di crisi e disordini un po' dappertutto, è più probabile pensare che anche l'Academy voglia lanciare il suo messaggio di 'speranza ed elevazione', attraverso persone e personaggi capaci di ispirare chi guarda).
Geoffrey Rush (attore australiano già vincitore di un Oscar nel 1997 per "Shine", visto anche in "Shakespeare in Love" e "La maledizione della prima luna") rimane sempre sinonimo di grande qualità e capacità espressiva, abile ad impersonare qualsiasi personaggio con maestria, non importi che si parli di una produzione commerciale o, come in questo caso, più indipendente.
Helena Bonham Carter, invece, riceve finalmente la sua seconda nomination all'Oscar (la prima nel lontano '98) e, sembra fatto apposta, anche questa volta senza essere diretta dal marito (che l'Academy sembra voler continuare a snobbare, scioccamente). Al di fuori dei ruoli anticonvenzionali cui siamo abituati a vederla (difficile riconoscerla in "Alice in Wonderland", "Harry Potter e i doni della morte: Parte I" o "Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie") dimostra di sapersela cavare egregiamente, regalandoci, in questa pellicola, un ritratto della Regina Elisabetta piuttosto ben riuscito.
E' indubbio, comunque, che una visione in lingua originale aiuti lo spettatore a comprendere meglio il lavoro di un attore, potendo immaginare più concretamente ciò che sta dietro la creazione e l'interpretazione di un personaggio, per giunta realmente esistito.
Di fatto questa pellicola vale all'80% solamente per il cast davvero notevole. Buona la fotografia, bella - come sempre - la musica di Alexandre Desplat (che alla quarta nomination ce la faccia a vincere?), perfetti i costumi. No, non è il miglior film dell'anno, ma è sicuramente un esempio perfetto di cinema di qualità. Vale la spesa del biglietto, vale la pena di vederlo in inglese.
Consigli: Non rovinatevi la trama andando a curiosare la storia originale di Re Giorgio VI. E' piacevole lasciarsi trasportare da questa storia, dai suoi protagonisti. A verificare ci si può pensare dopo.
Parola chiave: Abdicare.
Ric

Film 214: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Jessica, Marco, Giarda
Pensieri: Questo è uno strano caso cinematografico. Innanzitutto non è un film commerciale, basato su grandi nomi, effetti speciali e tanto marketing mirato. Gli attori, infatti, sono decisamente di nicchia (giusto la Bonham Carter è più conosciuta, anche grazie ai successi in cui suo marito Tim Burton la coinvolge), agli effetti speciali si richiede piuttosto un'ottima capacità recitativa e il budget è di 'solamente' $15,000,000. Nonostante questi punti a sfavore (solo nell'ottica del successo commerciale, per carità!), considerando, poi, che è un film inglese in costume, "Il discorso del re" è da un paio di mesi nella classifica dei film più visti in America avendo raggiunto, ad oggi, la cifra di $83,527,544 al botteghino. Il che, nell'ottica di questa pellicola, è piuttosto sbalorditivo.
Sarà che gli Oscar quest'anno sono abbastanza fortunati a livello di incassi (nella lista dei nominati a miglior film, ci sono molte pellicole che hanno raggiunto ottimi risultati al botteghino - a volte anche inaspettatamente - come "Inception", "Il Grinta", "Toy story 3 - La grande fuga", "The Social Network", "The Fighter" e "Black Swan"), di fatto la stagione del 'buon cinema' USA sta andando abbastanza bene.
Ma quali sono i punti di forza di questo film? Come già detto, sicuramente la capacità recitativa dei suoi protagonisti. Colin Firth, grande attore da anni e non solo per i due film - l'altro è "A single man" - per cui ha ricevuto la nomination all'Oscar, è il più probabile vincitore come attore protagonista e, a dirla tutta, sarebbe una vincita meritata. Oltre alla sua evidente bravura, si sa che all'Academy piace attribuire premi ad attori che interpretano personaggi realmente esistiti (vedi precedenti vincitori come Nicole Kidman, Cate Blanchett, Jamie Foxx, Sean Penn, Helen Mirren, ...), magari con qualche difficoltà fisica da dover riproporre con maestria sullo schermo. E allora chi meglio di Colin che, qui, interpreta il balbuziente Re Giorgio VI (padre dell'attuale sovrana d'Inghilterra) quest'anno rappresenta appieno il prototipo da pronostico favorevole? Direi nessuno (James Franco e Jesse Eisenberg interpretano anche loro personaggi della realtà, ma, oltre ad essere molto giovani - punto a sfavore - l'ultimo dei due incarna un antieroe antipatico e cinico, capace sì di elevarsi grazie alle sue capacità, ma sprezzante della massa e pur sempre incline alla vendetta. In questi tempi di crisi e disordini un po' dappertutto, è più probabile pensare che anche l'Academy voglia lanciare il suo messaggio di 'speranza ed elevazione', attraverso persone e personaggi capaci di ispirare chi guarda).
Geoffrey Rush (attore australiano già vincitore di un Oscar nel 1997 per "Shine", visto anche in "Shakespeare in Love" e "La maledizione della prima luna") rimane sempre sinonimo di grande qualità e capacità espressiva, abile ad impersonare qualsiasi personaggio con maestria, non importi che si parli di una produzione commerciale o, come in questo caso, più indipendente.
Helena Bonham Carter, invece, riceve finalmente la sua seconda nomination all'Oscar (la prima nel lontano '98) e, sembra fatto apposta, anche questa volta senza essere diretta dal marito (che l'Academy sembra voler continuare a snobbare, scioccamente). Al di fuori dei ruoli anticonvenzionali cui siamo abituati a vederla (difficile riconoscerla in "Alice in Wonderland", "Harry Potter e i doni della morte: Parte I" o "Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie") dimostra di sapersela cavare egregiamente, regalandoci, in questa pellicola, un ritratto della Regina Elisabetta piuttosto ben riuscito.
E' indubbio, comunque, che una visione in lingua originale aiuti lo spettatore a comprendere meglio il lavoro di un attore, potendo immaginare più concretamente ciò che sta dietro la creazione e l'interpretazione di un personaggio, per giunta realmente esistito.
Di fatto questa pellicola vale all'80% solamente per il cast davvero notevole. Buona la fotografia, bella - come sempre - la musica di Alexandre Desplat (che alla quarta nomination ce la faccia a vincere?), perfetti i costumi. No, non è il miglior film dell'anno, ma è sicuramente un esempio perfetto di cinema di qualità. Vale la spesa del biglietto, vale la pena di vederlo in inglese.
Consigli: Non rovinatevi la trama andando a curiosare la storia originale di Re Giorgio VI. E' piacevole lasciarsi trasportare da questa storia, dai suoi protagonisti. A verificare ci si può pensare dopo.
Parola chiave: Abdicare.
Ric
Etichette:
Alexandre Desplat,
balbuzie,
box office,
Colin Firth,
famiglia,
Geoffrey Rush,
Helena Bonham Carter,
Il discorso del re,
Inghilterra,
malattia,
monarchia,
oscar,
Oscars,
storia vera,
Tom Hooper,
UK
venerdì 5 novembre 2010
Film 165 - Un matrimonio all'inglese
Cena del lunedì: insalata, vino, compagnia, una commedia inglese e tanto divertimento!

Film 165: "Un matrimonio all'inglese" (2008) di Stephan Elliott
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea, Andrea Puffo, Marco, Diego, Titti
Pensieri: Dopo aver scritto questa recensione e averla pubblicata, la rete ha deciso di farmi il bellissimo scherzetto di non pubblicare e, peggio ancora, non salvare tutto quanto era stato scritto. Non vogliatemene se non ho la minima intenzione di ricominciare daccapo. Ricopierò nuovamente quanto scritto a penna nei miei appunti e sarò un pelo più sbrigativo. Non perchè il film non valga lo sforzo di produrre una buona recensione, ma perchè, oltre alla frustrazione, manca pochissimo al primo compleanno del blog (9 novembre) e bisogna proprio che io mi metta in pari! Quindi ricomincio...
Dialoghi ben scritti, ritmi comici davvero benriusciti, attori in stato di grazia.
Un mix davver odivertente e ben confezionato che propone una commedia tagliente 'very british' e sicuramente policamente non tanto corretta.
Famiglia benestante (inglese) decaduta ritrova il figliol prodigo - unico maschio - con consorte (americana) nuova di zecca al seguito e si ritrova ad affrontare l'uragano che ne consegue.
Niente di più classico nella trama, nulla di più originale la sua messa in scena: dialoghi intelligenti e ben scritti, situazioni estremizzate per far divertire il pubblico (il can can, la cagna, il quadro di Picasso, il maggiordomo impertinente,...) supportate da un cast deliziosamente perfetto per la parte (ovviamente non si sta parlando di Ben Barnes, tanto insignificante quanto incapace a recitare): la sempre bravissima e camaleontica Kristin Scott Thomas, il deliziosamente sottotono Colin Firth e, sorpresa!, una bravissima Jessica Biel in gran forma.
Consigli: Un prodotto di grande valore sicuramente da recuperare. Questa pellicola non ha avuto un gran successo al botteghino, ma vale certamente la pena di godersi i 97 minuti di divertente commedia che propone!
Parola chiave: Dinamiche famigliari.
Ric

Film 165: "Un matrimonio all'inglese" (2008) di Stephan Elliott
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea, Andrea Puffo, Marco, Diego, Titti
Pensieri: Dopo aver scritto questa recensione e averla pubblicata, la rete ha deciso di farmi il bellissimo scherzetto di non pubblicare e, peggio ancora, non salvare tutto quanto era stato scritto. Non vogliatemene se non ho la minima intenzione di ricominciare daccapo. Ricopierò nuovamente quanto scritto a penna nei miei appunti e sarò un pelo più sbrigativo. Non perchè il film non valga lo sforzo di produrre una buona recensione, ma perchè, oltre alla frustrazione, manca pochissimo al primo compleanno del blog (9 novembre) e bisogna proprio che io mi metta in pari! Quindi ricomincio...
Dialoghi ben scritti, ritmi comici davvero benriusciti, attori in stato di grazia.
Un mix davver odivertente e ben confezionato che propone una commedia tagliente 'very british' e sicuramente policamente non tanto corretta.
Famiglia benestante (inglese) decaduta ritrova il figliol prodigo - unico maschio - con consorte (americana) nuova di zecca al seguito e si ritrova ad affrontare l'uragano che ne consegue.
Niente di più classico nella trama, nulla di più originale la sua messa in scena: dialoghi intelligenti e ben scritti, situazioni estremizzate per far divertire il pubblico (il can can, la cagna, il quadro di Picasso, il maggiordomo impertinente,...) supportate da un cast deliziosamente perfetto per la parte (ovviamente non si sta parlando di Ben Barnes, tanto insignificante quanto incapace a recitare): la sempre bravissima e camaleontica Kristin Scott Thomas, il deliziosamente sottotono Colin Firth e, sorpresa!, una bravissima Jessica Biel in gran forma.
Consigli: Un prodotto di grande valore sicuramente da recuperare. Questa pellicola non ha avuto un gran successo al botteghino, ma vale certamente la pena di godersi i 97 minuti di divertente commedia che propone!
Parola chiave: Dinamiche famigliari.
Ric
Etichette:
amore,
Ben Barnes,
cena del lunedì,
Colin Firth,
commedia,
famiglia,
guerra,
Inghilterra,
insofferenza,
Jessica Biel,
Kristin Scott Thomas,
matrimonio,
rapporti umani,
Un matrimonio all'inglese
giovedì 14 gennaio 2010
Film 59 - Elizabeth: The Golden Age
Per il lunedì delle saghe io e Ale ci siamo dedicati al secondo capitolo della storia sulla regina Elisabetta. La suocera di Lady D? Ma no!

Film 59: "Elizabeth: The Golden Age " (2007) di Shekhar Kapur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: The Queen is back! Long live the Queen!
Cate Blanchett, regina in questa pellicola, ma anche di tutte le attrici, torna nei panni dei Elisabetta I di Inghilterra, ruolo che la rese famosa al grande pubblico alla fine degli anni '90. Se Cate torna sui suoi passi per un balzo nel passato c'è sicuramente una buona ragione. Non è una di quelle che lavora per soldi o perchè non c'è di meglio in vista. Ha la fortuna di potersi permettere solo i copioni in cui crede. E noi, di conseguenza, abbiamo la fortuna di sapere sempre che i suoi film saranno belli. Un connubio fantastico.
In questo nuovo capitolo sulla vita della sovrana più famosa del Regno Unito, possiamo dimenticarci il primo amore di Elizabeth, Robert Dudley, e rimpiazzarlo (ma forse ci è andata meglio!) con Sir Walter Raleigh, anche detto Clive Owen. C'è un flirt, c'è un infatuamento, ma non c'è altro perchè Elizabeth non può permettersi granché essendo la persona più spiata, adorata, odiata e... vergine(!) d'Inghilterra. Aimè, il bel Walter, volgerà ad altra Elizabeth e manderà la sovrana in analisi. L'amore distrugge anche gli animi più forti, sembrerebbe.
In effetti la Regina così mestruata non l'avevamo ancora vista. Alla lunga un po' stanga, ma grazie a Dio c'è la guerra che la interrompe e lei torna quella fantastica icona che è: forte, salda, potente e devota al suo popolo! Ci piace così, non è il caso di cambiarla troppo radicalmente...
Di questo secondo capitolo, a parte l'amore e le damigelle (un po' zoccole) della sovrana, non c'è alcun cambiamento. Stesso cast, stessi intrighi di palazzo, sempre la storia del pacchetto 'all inclusive' matrimonio+bebé, sempre nuovi corteggiatori, sempre tentativi di uccidere sua maestà. Dov'è la differenza? Nel cuore, si potrebbe dire. Se il primo film può essere meno maestoso (per quanto possa esserlo un film in costume...), ma decisamente ben realizzato, quasi ispirato dalla bravura di Cate, qui il tutto risulta un po' freddino. Colpisce la stupenda fotografia che regala colori di un'intensità pazzesca; colpiscono i costumi sontuosi, a tratti barocchi; colpiscono i set e le location, la cura dei minimi particolari, i dettagli che non ti aspettavi. Però è tutto molto ben calcolato. E lo si capisce. C'è una tecnica dietro ben precisa, un montaggio funzionale alla narrazione che regala inquadrature da cartolina scena dopo scena, stupisce sul momento, stufa alla lunga. E' un bel vedere, se pensi il lavoro d'insieme, ma nel particolari ti chiedi se non si potesse essere un pelino meno costruiti... Ma è una pecca di regia, se così si può dire.
Tutto sommato, comunque, è decisamente un bel film. Un 10 a Cate glielo diamo ad occhi chiusi, la nomination all'Oscar era d'obbligo (ma nel 2008 oltre a quella per Elizabeth ne ha avuta una seconda per il film "I'm not there") e forse anche la statuetta. Ma non polemizziamo.
Ultime due considerazioni finali (e assolutamente personali): 1) mi sta maledettamente antipatica Samantha Morton, che qui interpreta Mary Stuar; 2) ma quanto sono brutti gli spagnoli?!
Consigli: Forse l'HD farebbe proprio una gran figura con questa pellicola. Chi prova?
Parola chiave: Pistola scarica.
Ric

Film 59: "Elizabeth: The Golden Age " (2007) di Shekhar Kapur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: The Queen is back! Long live the Queen!
Cate Blanchett, regina in questa pellicola, ma anche di tutte le attrici, torna nei panni dei Elisabetta I di Inghilterra, ruolo che la rese famosa al grande pubblico alla fine degli anni '90. Se Cate torna sui suoi passi per un balzo nel passato c'è sicuramente una buona ragione. Non è una di quelle che lavora per soldi o perchè non c'è di meglio in vista. Ha la fortuna di potersi permettere solo i copioni in cui crede. E noi, di conseguenza, abbiamo la fortuna di sapere sempre che i suoi film saranno belli. Un connubio fantastico.
In questo nuovo capitolo sulla vita della sovrana più famosa del Regno Unito, possiamo dimenticarci il primo amore di Elizabeth, Robert Dudley, e rimpiazzarlo (ma forse ci è andata meglio!) con Sir Walter Raleigh, anche detto Clive Owen. C'è un flirt, c'è un infatuamento, ma non c'è altro perchè Elizabeth non può permettersi granché essendo la persona più spiata, adorata, odiata e... vergine(!) d'Inghilterra. Aimè, il bel Walter, volgerà ad altra Elizabeth e manderà la sovrana in analisi. L'amore distrugge anche gli animi più forti, sembrerebbe.
In effetti la Regina così mestruata non l'avevamo ancora vista. Alla lunga un po' stanga, ma grazie a Dio c'è la guerra che la interrompe e lei torna quella fantastica icona che è: forte, salda, potente e devota al suo popolo! Ci piace così, non è il caso di cambiarla troppo radicalmente...
Di questo secondo capitolo, a parte l'amore e le damigelle (un po' zoccole) della sovrana, non c'è alcun cambiamento. Stesso cast, stessi intrighi di palazzo, sempre la storia del pacchetto 'all inclusive' matrimonio+bebé, sempre nuovi corteggiatori, sempre tentativi di uccidere sua maestà. Dov'è la differenza? Nel cuore, si potrebbe dire. Se il primo film può essere meno maestoso (per quanto possa esserlo un film in costume...), ma decisamente ben realizzato, quasi ispirato dalla bravura di Cate, qui il tutto risulta un po' freddino. Colpisce la stupenda fotografia che regala colori di un'intensità pazzesca; colpiscono i costumi sontuosi, a tratti barocchi; colpiscono i set e le location, la cura dei minimi particolari, i dettagli che non ti aspettavi. Però è tutto molto ben calcolato. E lo si capisce. C'è una tecnica dietro ben precisa, un montaggio funzionale alla narrazione che regala inquadrature da cartolina scena dopo scena, stupisce sul momento, stufa alla lunga. E' un bel vedere, se pensi il lavoro d'insieme, ma nel particolari ti chiedi se non si potesse essere un pelino meno costruiti... Ma è una pecca di regia, se così si può dire.
Tutto sommato, comunque, è decisamente un bel film. Un 10 a Cate glielo diamo ad occhi chiusi, la nomination all'Oscar era d'obbligo (ma nel 2008 oltre a quella per Elizabeth ne ha avuta una seconda per il film "I'm not there") e forse anche la statuetta. Ma non polemizziamo.
Ultime due considerazioni finali (e assolutamente personali): 1) mi sta maledettamente antipatica Samantha Morton, che qui interpreta Mary Stuar; 2) ma quanto sono brutti gli spagnoli?!
Consigli: Forse l'HD farebbe proprio una gran figura con questa pellicola. Chi prova?
Parola chiave: Pistola scarica.
Ric
Iscriviti a:
Post (Atom)