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sabato 9 luglio 2022

Film 2117 - The Black Phone

Intro: La scelta era tra questa pellicola e "Elvis". Ero sicuro che Ciarán avrebbe scelto "Elvis", dato che non guarda horror, eppure dopo aver visto il trailer di questo film qualche settimana fa, gli era rimasto impresso. E quindi sì, per la prima volta io e Ciarán siamo andati al cinema a vedere una pellicola horror insieme.

Film 2117: "The Black Phone" (2021) di Scott Derrickson
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: "The Black Phone", ovvero il thriller che non ti aspetti.
Mascherata da horror - a mio avviso per motivi commerciali - la pellicola di Scott Derrickson ("The Exorcism of Emily Rose", "Sinister", ma anche il primo "Doctor Strange") è in realtà un mix davvero ben bilanciato di soprannaturale e thriller, con un quanto basta di spaventoso per tenere lo spettatore incollato alla sedia dall'inizio alla fine, pronto a saltare al minimo accenno di possibile spavento. Che, immancabile, arriva.
Questa pellicola fa un ottimo lavoro in termini di suspense e tensione, regala ottime performance da parte di un cast di giovani attori davvero dotati - specialmente Madeleine McGraw, qui talvolta anche elemento comico della storia - e un Ethan Hawke maledettamente inquietante anche con una maschera sulla faccia per il 95% del film, il tutto per un risultato finale che è una montagna russa emotiva, andando a tirare in ballo classici elementi horror, insieme a momenti più legati al soprannaturale e una maggiorparte (inaspettata) di classici momenti thriller e temi per niente scontati in un prodotto che mira al più largo consumo possibile come questo: rapimento di bambini e il loro omicidio, plausibili abusi, oltre che un padre violento alcolizzato. Insomma, non esattamente il classico titolo dell'orrore.
Ma "The Black Phone" gestisce tutto questo mix di elementi apparentementi difficili da mescolare insieme davvero alla grande e il risultato finale è un tour de force che lascia davvero soddisfatti.
Cast: Mason Thames, Madeleine McGraw, Jeremy Davies, James Ransone, Ethan Hawke.
Box Office: $99.1 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Decisamente una bella sorpresa per un titolo che potrebbe apparire il classico horror un po' banale e tirato via che, invece, sorprende positivamente per una trama ben pensata, un grande cast e un risultato finale pauroso quanto basta e sorprendentemente interessante da seguire.
Premi: /
Parola chiave: Sogni.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 18 febbraio 2022

Film 2088 - Ghostbusters: Afterlife

Intro: Al pubblico è piaciuto, la critica non ha troppo apprezzato, mentre il box-office americano (almeno la prima settimana), ha confermato l'appeal che ancora oggi riesce a suscitare questo franchise. Così, senza troppo entusiasmo lo ammetto, qualche sera fa ho deciso di recuperare questo film (mi ci sono volute due sere però).

Film 2088: "Ghostbusters: Afterlife" (2021) di Jason Reitman
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non mi aspettavo niente di particolare da questa pellicola e "Ghostbusters: Afterlife" ha tutto sommato confermato le mie aspettative.
Al secondo tentativo di reboot, il franchise "Ghostbusters" passa dal tutto al femminile al modello "Stranger Things", tra ragazzini protagonisti e un mondo di mostri computerizzati che non fa davvero la differenza. Ricordo che da bambino fossi terrorizzato dal quadro di Vigo il Carpatico di "Ghostbusters II" e, in generale, i fantasmi o le creature presenti nella saga originale fossero sufficientemente inquietanti (almeno per i miei occhi di bambino) da fare centro. Qui sì, per carità, si rispolverano vecchie conoscenze come Gozer, ma sul fronte novità non c'è davvero un gran apporto.
Per il resto il film ha un mood strano, molto cupo, tra una Carrie Coon che ha un atteggiamento sorprendentemente incagabile - passatemi il francesismo - per un prodotto che mira ad essere mainstream e una Mckenna Grace a cui a livello attoriale non si può dire niente, ma in termi di personaggio della storia possiede lo stesso brio della busta di plastica di "American Beauty" (e che comunque la busta aveva più da dire). 
La presenza, poi, di Finn Wolfhard dopo titoli come il già citato "Stranger Things" e i due recenti "It" non fa che aumentare la sensazione che questa pellicola volesse connettersi ad atmosfere più horror di quanto non si volesse dichiarare. Che non sarebbe niente di male, anche se l'anima di questo franchise mi sembra più orientata alla commedia fatta di uno humor bizzarro e po' sopra le righe (o quirky, come si direbbe in inglese) che toni cupi e seri da gente che si prende molto sul serio.
Detto ciò, per quanto non possa certo dire che il film sia terribile, la visione di questo "Ghostbusters: Afterlife" non mi ha fatto né caldo né freddo.
Film 2 - Ghostbusters - Acchiappafantasmi
Film 9 - Ghostbusters II
Film 1200 - Ghostbusters
Film 2088 - Ghostbusters: Afterlife
Film 2326 - Ghostbusters: Frozen Empire
Cast: Carrie Coon, Finn Wolfhard, Mckenna Grace, Annie Potts, Logan Kim, Celeste O'Connor, Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney Weaver, Paul Rudd.
Box Office: $197 milioni
Vale o non vale: Si lascia guardare, per carità, ma non mi pare si sia aggiunto chissà quale fondamentale capitolo alla storia dei "Ghostbusters", già avvilita dal precedente tentativo di rinvigorire il franchise. I toni sono sicuramente più dark e la storia si connette direttamente alle due pellicole originali, però non sono sicuro che un po' di fan service e aggiungere qualche cameo qua e là sia sufficiente a decretare il successo di un prodotto. Non un disastro, per carità, ma più insipido di quanto mi sarei aspettato.
Premi: Candidato al BAFTA per i Migliori effetti speciali.
Parola chiave: Ivo Shandor
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 1 novembre 2019

Film 1670 - Winchester

Intro: La combo Helen Mirren + horror mi sembrava un richiamo impossibile da ignorare!
Film 1670: "Winchester" (2018) di The Spierig Brothers
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non solo una gran boiata, ma anche una gran delusione. Non tanto perché non ci si potesse aspettare un potenziale di cagata pazzesca, ma più che altro perché sulla carta gli elementi parevano esserci tutti: una grande attrice come Helen Mirren, un racconto di spiriti ispirato nientemeno che a una storia vera (quella dell'ereditiera Sarah Pardee Winchester, moglie nientemeno che del signore delle armi Oliver Fisher Winchester, e della sua ossessione per il continuo ampliamento della Winchester House in cui viveva), atmosfere sufficientemente inquietanti e dark.
Nonostante sarebbe parso plausibile aspettarsi quantomeno un prodotto decente, nella realtà questo "Winchester" manca di una trama interessante che non si esaurisca una volta rivelato il misterioso comportamento ossessivo della sua protagonista e non sorprende, quindi, che non riesca ad andare oltre quella bidimensionalità comune a tutti quegli horror misto thriller che non aggiungono nulla al genere di cui fanno parte. Peccato, si poteva fare molto di più.
Cast: Helen Mirren, Jason Clarke, Sarah Snook, Laura Brent, Bruce Spence.
Box Office: $46 milioni
Vale o non vale: Se siete alla ricerca di un buon horror - magari ancora sulla scia di Halloween appena passato - consiglio vivamente di evitare questo film. Non solo non soddisfa e non fa paura, ma anzi lascia francamente piuttosto delusi.
Premi: Candidato a 4 Razzie Award per Peggior film, regia, sceneggiatura ed attrice protagonista.
Parola chiave: Armi.

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sabato 21 ottobre 2017

Film 1423 - The Sixth Sense

Per un po' di giorni sono andato per grandi aree tematiche. Dopo i tre cartoni animati di fila, sono passato all'horror a tinte thriller come se niente fosse. E, soprattutto, nonostante l'assordante casino dell'area comune del mio ostello.

Film 1423: "The Sixth Sense" (1999) di M. Night Shyamalan
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ma sì, ovviamente lo avevo già visto, eppure è stato come rivederlo per la prima volta; insomma, come al solito non ricordavo nulla. Tranne la famosa scena del "Vedo la gente morta". Quella non si scorda...
Vedere "The Sixth Sense" a quasi vent'anni dalla sua uscita in sala fa un po' effetto, considerando che adesso Bruce Willis non ha più un capello e fa la pubblicità della Vodafone e Haley Joel Osment è un ometto strano che ha conservato la faccia da bambino nel corpo di un adulto non esattamente in formissima. Al di là di questo, dicevo, fa effetto pensare che sia passato già così tanto tempo da quando il mondo conobbe il fenomeno M. Night Shyamalan, solo recentemente riabilitato grazie a titoli degni di nota dopo notevoli passi falsi e flop ("Lady in the Water", "E venne il giorno", "After Earth").
Questioni marginali a parte, come sta il nostro caro sesto senso? In forma direi, nonostante la quasi maggiore età conquistata (mi riferisco alla data di uscita italiana, 29 ottobre 1999, in America uscì il 6 agosto). Il film infatti è sempre in grado di evocare un certo buon numero di scene intriganti e singolari, riuscendo a costruire un crescendo di suspense e tensione rotto solo dalla rivelazione del grande segreto che sta dietro tutta la storia (spoilerone con 6.567 giorni di ritardo): Bruce Willis muore dopo la prima scena.
Bisogna ammettere che al tempo fu una trovata geniale, un colpo di scena da maestro che conferiva alla trama quel giusto elemento di sorpresa perfettamente in linea con tutto il racconto, tanto da far esclamare a fine visione "Finalmente ha tutto senso!". E in effetti senso ce l'ha (mi astengo da facili battute legate al titolo). Insomma, la scelta di rivedere questa pellicola mi ha soddisfatto, ricongiungendomi a una storia di cui ricordavo gli snodi essenziali senza però riuscire a connettere tutti i punti. Di fatto "The Sixth Sense" è un buon thriller che mixa intelligentemente alcune caratteristiche dell'horror, per un risultato finale spaventoso quanto soddisfacente e sufficientemente riuscito. Ancora oggi. Ps. 6 candidature agli Oscar del 2000 (Miglior film, regia, sceneggiatura, attrice e attore non protagonisti (Collette, Osment), montaggio), 2 ai Golden Globes (sceneggiatura e attore non protagonista) e 4 ai BAFTA (film, regia, sceneggiatura e montaggio).
Cast: Bruce Willis, Toni Collette, Olivia Williams, Haley Joel Osment, Donnie Wahlberg, Glenn Fitzgerald, Mischa Barton, M. Night Shyamalan.
Box Office: $672.8 milioni
Consigli: Devo dire che questo titolo è riuscito a mantenere intatto un certo fascino nonostante gli anni che passano e la storia che, una volta conosciuto il finale, perde parte del suo originale appeal. Forse non una scelta valida per ogni occasione, eppure una pellicola da tenere presente quando si sia alla ricerca di un buon thriller dalle tinte in parte horror e dal sapore già leggermente vintage.
Parola chiave: Fantasmi.

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venerdì 27 gennaio 2017

Film 1289 - Magnifica presenza

Netflix lo ha reso disponibile all'interno del suo catalogo e la curiosità di recuperare questo titolo ha preso il sopravvento.

Film 1289: "Magnifica presenza" (2012) di Ferzan Ozpetek
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Magnifica presenza" non è il primo film di Ozpetek che vedo, ma sicuramente è il suo più almodovariano. Si potrebbe già dire in partenza di Ozpetek che sia il regista italiano più simile al famoso spagnolo e certamente nel caso di questa pellicola non mancano le similitudini con Almodóvar: tematiche LGBT, un timido protagonista gay isolato dalla società che vive in un mondo tutto suo, fantasmi, atmosfere musicali ad hoc che connotano inconfutabilmente il prodotto finale.
I fantasmi sono il fulcro della vicenda, una compagnia teatrale appariscente quanto fuori dal tempo che il giovane Pietro (Elio Germano) scambia per inquilini abusivi del suo appena affittato appartamento. Dovendo necessariamente passare sopra all'assurda premessa - non dei fantasmi, ma del ragazzo ostinato a sfrattarli -, nell'insieme il film costituisce comunque un azzardo per il cinema nostrano che è giusto incoraggiare nonostante un risultato finale non all'altezza delle aspettative. L'ottimo cast risulta un po' sprecato per una storia che, di fatto, fatica a trovare quella spinta che ne giustifichi la realizzazione oltre la trovata commerciale della casa infestata all'interno di un prodotto, se vogliamo, d'autore. E il tono drammatico che si vorrebbe trovare nella scelta di legare la Compagnia Apollonio alla Seconda Guerra Mondiale oltre che, addirittura, alla Resistenza, francamente perde di credibilità nella scena finale del confronto con Livia Morosini (Anna Proclemer), anziana ed unica sopravvissuta dell'originale compagnia con la quale Pietro si scontrerà in un dialogo inutilmente volgare e aggressivo, surreale e comunque fuori luogo rispetto ai toni precedenti (senza contare che nel momento di massima rabbia la Signora assomiglia spaventosamente a Bilbo Baggins quando rivede l'Anello al collo di Frodo, il che rende tutto ancora più ridicolo).
Ultime due considerazioni finali. La prima è che Vittoria Puccini è palesemente stata ingaggiata solo per la (bellissima) scena alla Greta Garbo. Per il resto è l'unica di cui si può distintamente dire che stia recitando. La seconda è una questione più generale, legata a una tendenza di certe storie del cinema italiano che ho trovato anche qui. Perché, mi chiedo, si intraprendono mille percorsi narrativi che poi non si finiscono? Che fine fanno, per esempio, la storia d'amore con il vicino, il provino, il medico che pensa di averlo curato e pure sa che non è così? La sensazione è che si voglia a tutti i costi arricchire il racconto, aggiungerne parti che, nel momento in cui si è giunti allo snodo principale che si intendeva affrontare, vengono abbandonate senza fornirne adeguato sviluppo narrativo. Lo trovo frustrante, oltre che inutile. Allungare la broda non fa bene né al film, né a chi lo guarda.
Insomma, "Magnifica presenza" mi è sembrato un esperimento molto teatrale sia per l'alto numero di scene al chiuso, sia per una certa impostazione dei personaggi (uno su tutti la Badessa di Platinette). Il risultato finale non mi ha onestamente soddisfatto, anche se ho apprezzato l'idea al cuore della storia e il tentativo di svincolarsi dalle solite tematiche del cinema drammatico made in Italy. NC'è il potenziale, ma manca qualcosa che dia la spinta giusta.
Cast: Elio Germano, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Beppe Fiorello, Andrea Bosca, Paola Minaccioni, Ambrogio Maestri, Anna Proclemer, Cem Yılmaz, Mauro Coruzzi, Massimiliano Gallo, Gianluca Gori, Loredana Cannata, Daniele Luchetti.
Box Office: € 3.180.000
Consigli: Dopo aver visto questo film ho sempre più la sensazione che ci sia un legame tra le opere di Ozpetek e il cibo. Magari anche questa osservazione può essere uno spunto per dicidersi a scegliere "Magnifica presenza" o un altro tra i titoli del regista turco, per verificarne una sorta di attendibilità. Al di là di questo, il film non è esattamente la scelta perfetta per una serata spensierata e allegra. Se il primo tempo riesce a consegnare qualche momento simpatico legato allo straniamento delle due compagini che si trovano all'improvviso a doversi sopravvivere, nella seconda parte i toni si fanno decisamente più seri e, in ogni caso, il drammatico destino della compagnia non potrà che appesantire i toni. In ogni caso, per quanto non abbia trovato esattamente quello che mi aspettassi di trovare, un titolo italiano al di fuori dei soliti canoni è comunque già di per sé un buon risultato.
Parola chiave: Soffiata.

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mercoledì 31 agosto 2016

Film 1203 - Haunting - Presenze

Mi hanno regalato il dvd di questo film che avrò avuto 19 anni. Ce ne sono voluti 10, quindi, perché decidessi di tirarlo fuori dalla custodia e premere play.

Film 1203: "Haunting - Presenze" (1999) di Jan de Bont
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: "Haunting - Presenze" è una scemenza giga galattica, eppure uno dei titoli cui sono più affezionato. Già alle medie ne avevo scritto una specie di analisi, riciclata e ampliata anche al liceo, nella quale approfondivo le tematiche relative a questa pellicola in maniera anche troppo lusinghiera rispetto a quanto questo prodotto si meriti in realtà. Poi, si sa, le infatuazioni giovanili passano e ci si ritrova a sorridere placidamente al passato, ricordandolo con una nota di nostalgia e, forse, una punta di rimprovero a cui si aggiunge la consapevolezza delle esperienze acquisite e si arriva, così, a ricollocare certi "cimeli" all'interno di un contesto più appropriato. Con questo film ho fatto proprio così.
Ricollocato nella più giusta dimensione dell'horror sciocco e ricolmo di effetti speciali - figlio di quella Hollywood fatta di testosterone ed effetti digitali computerizzati da irradiare a profusione -, "The Haunting" è una pellicola insufficiente, pur caratterizzata da una scenografia particolarmente evocativa e d'impatto.
La trama non è granché, soprattutto per quanto riguarda una caratterizzazione dei protagonisti che vive di cliché; per quanto riguarda la possessione del titolo, si fa riferimento a una casa che non perde occasione per muoversi, mutare ed uccidere sotto l'effetto dello spettrale Hugh Crain, già cadaverico prima ancora di morire. Da questo punto di vista siamo ancora di fronte ad un tipo di cinema che fa sfoggio dell'impiego delle più innovative tecniche digitali a discapito di un racconto che non ha comunque molto da dire. Diversamente da oggi, dove sono l'atmosfera e la suspense che contano, all'epoca l'esibizione dell'ultimo gioiellino della computer grafica rendeva il prodotto più appetibile che i contenuti dello stesso (del resto il successo, clamoroso anche in Italia, di un prodotto come "San Valentino di sangue" che nel 2009 ha saputo racimolare ben $100.7 milioni a fronte di una spesa di 14, è tutto dovuto a una tra le prime implementazioni massificate del 3D, all'epoca spacciato come vera avanguardia del nuovo millennio).
In definitiva, quindi, "Haunting - Presenze" è un prodotto debole che fa leva su qualche già visto espediente di paura e molta poca fantasia, pur riuscendo all'epoca nell'intento di catalizzare l'interesse del pubblico (non è un caso che questo film sia uno di quelli parodiati nel secondo "Scary Movie"). Non è granché, ma personalmente ci sono affezionato.
Ps. Tratto da "L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson, il film ha ricevuto 5 nomination ai Razzie Awards del 2000, tra cui Peggior film.
Cast: Liam Neeson, Catherine Zeta-Jones, Owen Wilson, Lili Taylor, Bruce Dern, Marian Seldes, Virginia Madsen, Todd Field, Tom Irwin, Michael Cavanaugh, Alix Koromzay.
Box Office: $177.3 milioni
Consigli: Tra gli horror in circolazione, questo non è certo il più riuscito. Di sicuro è una scelta facile e senza troppe pretese in vista di una serata, più che spaventosa, carica di qualche suggestione e molti effetti speciali.
Parola chiave: Registri.

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giovedì 25 agosto 2016

Film 1200 - Ghostbusters

Ovviamente attendevo con impazienza di vedere questa pellicola la cui genesi ha creato tanto scompiglio e che tanto e tanti ha diviso. Farsi un'opinione era necessario e, oltre a questo, godere nuovamente della compagnia degli Acchiappafantasmi mi sembrava un'occasione imperdibile!

Film 1200: "Ghostbusters" (2016) di Paul Feig
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Melissa McCarthy e Paul Feig si ritrovano sul grande schermo, ma la magia supercomica e trascinante di "Spy" non si verifica.
Forse troppo schiacciato dalle pressioni legate all'eredità della saga e dalla necessità di rigurgitare necessariamente qualcosa di nuovo, fresco e divertente (pur nello spirito dei classici), "Ghostbusters" 2016 finisce per cercare continuamente un'identià che non riesce a trovare. La mancanza di personalità di una pellicola che prende la comicità molto fisica delle quattro protagoniste scelte letteralmente saccheggiando l'eredità del "Saturday Night Live" è un problema serio, soprattutto quando si tenta di rilanciare un prodotto che ha dei fan veramente molto affezzionati sparsi in tutto il mondo. Il risultato è quindi lo spreco di un gruppo di talenti in favore di una serie di gag carine fino a un certo punto e comunque non spassosamente gustose.
Ciò detto, rimane il fatto che trovo veramente eccessiva la bocciatura del pubblico riguardo a questo reboot tutto al femminile. Tra gli attacchi per la scelta in rosa, il rifiuto dello zoccolo duro di appassionati che ha letteralmente promesso il boicottaggio e addirittura la certificazione di YouTube per il trailer con il maggior numero di "non mi piace" (al momento è a quota 1.007.052 contro gli oltre 290.000 mi piace), si è venuta a creare una sorta di campagna anti "Ghostbusters" che ha prodotto un discreto parlare mediatico, ma non ha apportato alcun miglioramento al box-office. Nonostante un ottimo esordio da 46 milioni di dollari in America, la pellicola non è comunque riuscita ad evitare la battuta d'arresto nei weekend successivi ed è evidente che, a fronte di un budget da 144 milioni di dollari (escluso il marketing), il risultato sia evidentemente un flop.
Nonostante tutta questa negatività, rimango dell'idea che il film non meritasse questa fredda accoglienza. L'idea di riportare in vita il franchise "ribaltandolo" al femminile mi è piaciuta fin da subito e il cast scelto mi sembra davvero azzeccato. Ok, la sceneggiatura è quella che è e, forse più di tutto, il personaggio del segretario scemo (Chris Hemsworth) è veramente troppo assurdo e caricaturale per risultare simpatico ed efficace, ma in ogni caso gli intenti erano buoni ed evidentemente, ci fossero stati i presupposti, un eventuale sequel avrebbe prodotto qualcosa di più riuscito e in linea con lo spirito dei precedenti "Ghostbusters" e "Ghostbusters II".
Dunque, in definitiva non mi sento di mettere in croce questo prodotto, figlio forse di tempi e modalità sbagliati. Il risultato finale è traballante, ma Melissa McCarthy, Kristen Wiig, Kate McKinnon e Leslie Jones sono un team poliedrico, pazzo e divertente quanto basta per far dimenticare certe debolezze della trama e una congestione di intenti - tra cui il ricalco dei precedenti film - che fa perdere il senso di una nuova pellicola se non si sta attenti. "Ghostbusters" 2016 poteva essere tante cose: sicuramente non sarà un successo.
Film 2 - Ghostbusters - Acchiappafantasmi
Film 9 - Ghostbusters II
Film 1200 - Ghostbusters
Film 2088 - Ghostbusters: Afterlife
Film 2326 - Ghostbusters: Frozen Empire
Cast: Melissa McCarthy, Kristen Wiig, Kate McKinnon, Leslie Jones, Charles Dance, Michael K. Williams, Chris Hemsworth, Andy García, Ed Begley Jr., Zach Woods, Neil Casey; (camei) Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney Weaver, Annie Potts, Ozzy Osbourne.
Box Office: $208.1 milioni
Consigli: Intenzioni buone, risultato un po' meno per questa versione contemporanea e tutta femminile del classicone "Ghostbusters" che, tra l'altro, vede la partecipazione di tutti gli ex interpreti (tranne Harold Ramis che è morto nel 2014) inseriti tramite cameo. E' vero, si poteva fare di più e meglio, soprattutto visto l'enorme budget e la disponibilità di un cast coi fiocchi, ma non mi sento nemmeno di dire che il prodotto finale sia un disastro. Si vede bene, c'è un po' di effetto nostalgia e ogni tanto si ride. Non è molto, ma in tutta onestà c'è molto, molto di peggio.
Parola chiave: Portale.

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Bengi

lunedì 30 novembre 2015

Film 1040 - Crimson Peak

Cinemino prima della discoteca!

Film 1040: "Crimson Peak" (2015) di Guillermo del Toro
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea
Pensieri: Aspettarsi un capolavoro da ogni pellicola che si sceglie di vedere è sciocco e anche superfluo, per cui il nostro approccio all'ultima fatica di Guillermo del Toro è stato molto onesto: ci aspettavamo una mezza scemata ed eravamo assolutamente alla ricerca di quello. Per cui non siamo incappati in alcuna delusione.
"Crimson Peak" ha, innanzitutto, un buon cast (Mia Wasikowska, Jessica Chastain, Tom Hiddleston), dei costumi estremamente curati e un'atmosfera perfetta per la storia: gotica e molto decadente, dà una sensazione quasi viscosa. L'impatto visivo, oltre che essere essenziale, è quindi ben strutturato. Già da solo questo aspetto fa metà del lavoro. In aiuto all'atmosfera vengono gli effetti speciali che sono, sì, palesemente finti, ma non per questo meno affascinanti. L'orrore portato al disgusto di ogni fantasma che viene presentato, infatti, è kitsch, eppure funzionale a rendere il racconto ancora più suggestivo e a tratti macabro. Quest'ultimo aspetto in particolare finirà per risultare preponderante nella parte finale della pellicola, che scenderà sempre più nello scabroso e contorto, regalando allo spettatore una storia ancora più torbida del previsto.
Tutti questi elementi insieme, ai miei occhi hanno portato "Crimson Peak" dall'essere un banale intrattenimento preserale a un interessante esperimento cinematografico, sufficientemente creativo da risultare piacevole. E anche se parliamo, appunto, di una mezza scemata, non per questo l'ho trovata meno piacevole.
Il viso da eterna bambina della Wasikowska le dà la giusta dose di innocenza e candore e l'ambientazione ottocentesca le sta veramente a pennello; la malizia negli occhi dei fratelli Sharpe fa subito capire che qualche sporco segreto è dietro l'angolo, per non parlare del trucco e parrucco della Chastain che la fa apparire più vecchia di vent'anni, oltre che più brutta e inquietante (forse un po' troppo). Dunque ci sono tutti i presupposti per una storia estremamente dark, a tratti dell'orrore, condita con le giuste dosi di mistero e pulp. Io ho apprezzato. Poi mi rendo conto che parliamo di un titolo non esattamente "forte" quanto ci si sarebbe aspettati, forse troppo concentrato nella prima parte a mascherare una trama in fin dei conti deducibilissima e, in generale, meno realistico di quanto siamo abituati (vedi effetti speciali di cui sopra). L'elemento fiabesco permea tutta la storia e ne influenza toni e rappresentazione, per cui quell'anima horror e splatter che un po' il trailer promette finisce per andare a quel paese e ci riporta, invece, a quella mezza delusione che è stato "La madre", con il quale questo film ha anche in comune la presenza delle falene. Le somiglianze, comunque, ci sono anche con "Non avere paura del buio", dei 3 titoli sicuramente il più debole per quanto riguarda le recenti produzioni di del Toro a tinte dark.
In generale, comunque, "Crimson Peak" non è una brutta pellicola e riesce nell'intento di intrattenere in maniera più che soddisfacente il suo pubblico di massa, raccontando una storia macabra e scabrosa che pianta le sue radici nelle viscere di una terra melmastra e oleosa, sporca e sanguinolenta quanto le persone che la abitano in superficie. Non siamo, come si diceva, in presenza di un capolavoro, né un'impresa visionaria - come vorrebbe suggerire il poster italiano del film -, eppure il risultato finale non è male e personalmente sono rimasto colpito in positivo da questa storia.
Cast: Mia Wasikowska, Jessica Chastain, Tom Hiddleston, Charlie Hunnam, Jim Beaver, Burn Gorman, Jonathan Hyde.
Box Office: $74 milioni
Consigli: Niente di innovativo, ma sufficientemente intrigante a livello visivo da risultare una buona scelta cinematografica nel panorama delle pellicole recentemente uscite. "Crimson Peak" è, di fatto, un non-horror, un film che ha tutti gli elementi per esserlo, ma che gioca diversamente le sue carte, preferendo la suggestione e l'atmosfera giusta alla violenza fine a se stessa. Poi sì, il finale è maledettamente crudo, e c'è una scena di sesso incestuoso particolarmente esplicita, però non si può dire che la pellicola abbia come fine ultimo quello di spaventare. Direi più che altro di intrigare e creare un mondo a sé nelle particolarità che questa produzione propone. In quest'ottica scegliere il film di del Toro non lascerà delusi; se, invece, si cerca un titolo di spavento e orrore forse siamo un pochino lontani.
Parola chiave: Veleno.

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mercoledì 4 febbraio 2015

Film 870 - The Fog - Nebbia assassina

Sky Go proponeva questo titolo di ormai un decennio fa e, a dirla tutta, ero curioso di scoprire come potesse essere.

Film 870: "The Fog - Nebbia assassina" (2005) di Rupert Wainwright
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Quanto potrà mai essere brutto un film che sul portale IMDb detiene una media record di gradimento di 3,6/10? Beh, davvero molto, molto, molto brutto.
Non pensavo, in tutta onestà, che questo prodotto pseudo horror, figlio della tendenza di qualche anno fa del remake a tutti i costi, potesse essere così mal realizzato, recitato e imbarazzantemente scritto, eppure "The Fog - Nebbia assassina" non è solo terribile, ma proprio imbarazzante.
Dei tre protagonisti principali Tom Welling ("Smallville"), Maggie Grace ("Lost" e la trilogia di "Taken") e Selma Blair ("Cruel Intentions - Prima regola non innamorarsi", "La rivincita delle bionde", "Hellboy") si salva giusto quest'ultima, ma non per particolari capacità recitative, semplicemente perché i primi due sono talmente incapaci di recitare - Welling non è che ha una sola espressione, non ha nemmeno quella! - che la Blair addirittura risalta. E se questo è lo scenario...
Per non parlare poi degli effetti speciali, una nebbia che più finta non si può, anche se fatta a computer. Le creature del passato poi sembrano venute fuori da una recita scolastica e l'unico motivo per cui qui ci si potrebbe prendere paura è per colpa dei continui e improvvisi sbalzi sonori, sapientemente gestiti in modo da far saltare sulla sedia lo spettatore in modo da (in teoria) regalargli qualche momento spaventoso (in pratica per destarlo dalla noia).
Insomma, un film pessimo, tanto brutto e mal realizzato che sembrerebbe più una produzione per la tv a basso budget che una pellicola destinata al grande schermo. Io l'originale "The Fog" di John Carpenter non l'ho visto, ma ho come il sentore che sia 10 volte meglio questa buffonata.
Box Office: $46,201,432
Consigli: Terribile, assolutamente perdibile. Anzi, coscientemente da evitare a meno che non si ami il trash.
Parola chiave: Vendetta.

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martedì 31 dicembre 2013

Film 646 - Ghost Academy

Continuiamo con la bulimia post-Natale, continuiamo con la Spagna!

Film 646: "Ghost Academy" (2012) di Javier Ruiz Caldera
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "A teacher with paranormal abilities helps a group of ghosts graduate high school" (trad. Un insegnante con abilità paranormali aiuta un gruppo di fantasmi a diplomarsi al liceo, da IMDb) è il riassunto di una trama di un film più riuscito ed efficace di sempre! Non c'è altro da aggiungere per quanto riguarda la storia.
Questa pellicola - che mi ha consigliato Licia - è simpatica e piacevolmente semplice, oltre che curiosamente collegata al film che l'ha preceduta nel mio elenco, ovvero "Gli amanti passeggeri". Ho scoperto, infatti, che sia il professore protagonista di questa storia (Raúl Arévalo) che uno dei comprimari (Carlos Areces) sono 2 dei 3 personaggi principali del film di Pedro Almodóvar. E non avevo riconosciuto nessuno dei due fuori dai panni ad alto contenuto omosessuale dell'altro film.
Coincidenze a parte, "Promoción fantasma" è una commediola adolescenziale di puro intrattenimento che si diverte a prendere in giro più o meno qualunque cosa partendo dagli archetipi horror per eccellenza, passando per i drammi adolescenziali d'amore, i conflitti di popolarità al liceo, le turbe mentali, ecc. Il calderone giocoso che viene messo insieme per questo prodotto commerciale è anche divertente se non si pretende nulla più che quasi un'ora e mezza di cervello totalmente spento, bybassando in toto la necessità di un contenuto di qualunque tipo.
Niente più di una storiella perfetta per distrarsi senza impegno. Se questo è quello che si sta cercando, "Ghost Academy" è un titolo perfetto.
Consigli: Carino, semplice e simpatico. La produzione potrebbe sembrare quasi hollywoodiana di serie B, non fosse per i set e i nomi dei personaggi. Quindi tecnicamente è anche curato, ma la storia è una favoletta facile facile che si segue senza intoppi e si dimentica senza sensi di colpa.
Parola chiave: Questione in sospeso.

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Bengi

venerdì 20 settembre 2013

Film 585 - Amityville Horror

E' stata una scelta per necessità, non tanto perché fossi veramente interessato a vedere questo film.


Film 585: "Amityville Horror" (2005) di Louis Leterrier
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non che mi aspettassi un capolavoro, ma questo "Amityville Horror" è molto peggio di quello che mi sarei potuto immaginare.
Senza volermi soffermare troppo sull'imperscrutabile vivacità espressiva del protagonista Ryan Reynolds - che a parte non indossare la maglietta e girare con l'accetta fa poco altro - devo proprio dire che la pellicola basata sulla teoricamente vera vicenda della famiglia Lutz (è pure un remake dell'originale del 1979) non è stata gestita con particolare guizzo creativo. Al contrario si sono sfruttati i soliti cliché horror che ormai è inevitabile aspettarsi e riuscire, quindi, a prevedere. E così abbiamo angoli bui con rumori sinistri, bambine che parlano coi morti, cani sgozzati, cantine maledettamente buie e ancora più sinistre, rumori, rumori e ancora rumori... Inutile aggiungere altro.
In un universo cinematografico in grado di sfornare innumerevoli prodotti-fotocopia, "The Amityville Horror" non fa nulla per spiccare rispetto al resto dei prodotti simili al suo genere. Non c'è un vero interesse a narrare la vicenda della povera famiglia posseduta, ma semplicemente esercitare un appeal commerciale sul mondo giovanile che vede sempre negli horror la speranza di qualcosa che spaventi o susciti emozioni forti. La trama è un optional.
E così, tra un'accettata e l'altra, di fatto si passa di scena in scena senza che nulla di innovativo venga mostrato e, conseguentemente, nulla di davvero interessante. Speravo, invece, che un minimo tentativo in questa direzione si sarebbe visto.
Questo film, quindi, finisce per inserirsi perfettamente in quella collezione ormai vastissima di prodotti puramente commerciali mirati ad attirare il pubblico promettendo qualcosa che di fatto o c'è poco o non c'è proprio. Qui, a parte la premessa della storia vera e la promessa di qualcosa di inquietante, non si va molto oltre, con una trama farcita di banalità o già visto.
Ripeto, le mie aspettative erano molto al di sotto del prodotto di qualità, però sicuramente speravo e/o di ricredermi e che tutto sommato avrei visto quantomeno un film carino. Invece sono rimasto deluso.
Ps. $108,047,131 incassati nel mondo.
Consigli: Non ho visto l'originale "Amityville Horror" del '79, ma forse dovendo scegliere sarebbe meglio dare una chanche a quella pellicola piuttosto che questa (che tra l'altro ottenne una nomination all'Oscar per la colonna sonora di Lalo Schifrin). Questo remake è fondamentalmente abbastanza piatto e privo di appeal. L'unica in grado di reggere le aspettative minime di recitazione è la bambina Chloë Grace Moretz, di fatto l'unica che oggi ha tutt'ora una carriera di successo.
Parola chiave: Possessione.

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Bengi

giovedì 2 agosto 2012

Film 433 - The Woman in Black

Una mattina che non avevo voglia di fare altro che vedermi un film easy prima dell'ufficio...


Film 433: "The Woman in Black" (2012) di James Watkins
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Presentando questo film si parlava di una raggiunta maturità (recitativa) post potteriana del giovane Daniel Radcliffe, comunemente ritenuto abile a recitare quando Pamela Anderson. No, mi spiace, qui non c'è alcun segno di miglioramento e, credo, con il termine maturità ci si riferisse al massimo al ruolo che ha nella storia, ossia un padre di famiglia, piuttosto che ad una novella capacità acquisita. Poco male, il film non si basa su meriti artistici che vadano oltre quelli puramente tecnici. Bene, comunque, la recitazione dei comprimari Janet McTeer ("Come vi piace", e quest'anno candidata all'Oscar per "Albert Nobbs") e Ciarán Hinds ("John Carter", "Il rito").
La storia è banale e la resa del tutto bella, ma non da paura. Gli unici momenti di spavento sono causati da forti rumori o grida, perciò non si può certo dire che questa sia qualificabile come pellicola orrifica. Molti momenti di tensione regalano suspance, ma alla lunga si finisce per subire un certo effetto-noia abbastanza deleterio. Se si ha la testa da un'altra parte si fa presto a perdere la concentrazione.
Ben curate, comunque, ambientazione e resa scenica, con una dedizione al particolare decisamente lodevole e di sicuro impatto sullo spettatore. Si spreca il tutto, però, in favore di una banalità di sceneggiatura e idee ("The Woman in Black" è tratto dall'omonimo libro di Susan Hill) che finisce per rendere il film uguale a tanti altri.
Ps. Un buon incasso per la prima scelta di Radcliffe fuori dall'universo Potter: $127,730,736 a cui sottrarre i 15milioni di spesa per la produzione.
Film 936 - The Woman in Black 2: Angel of Death
Consigli: Da vedere se non si ha nulla di meglio come proposta. Non è che sia indecente, ma non risulta essere nemmeno qualcosa di eccezionale da vedere a tutti i costi. E' perfetto per un momento di disimpegno in compagnia con gli amici o, per i più coraggiosi, da soli.
Parola chiave: Bambini.

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Ric

martedì 17 novembre 2009

Film 9 - Ghostbusters II - Acchiappafantasmi II

Ieri, essendo il lunedì delle saghe, io e Ale ci siamo dedicati a proseguire e finire "Ghostbusters". Settimana prossima dovremo decidere quale nuova serie filmica accompagnerà i nostri lunedì... Attendo!

Film 9: "Ghostbusters II - Acchiappafantasmi II" (1989) di Ivan Reitman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Questo secondo capitolo degli acchiappafantasmi me lo ricordavo molto più spaventoso! E' vero che l'ultima volta che l'ho visto avrò avuto 10 anni, però ero sicuro che l'enorme quadro con lo spaventoso Vigo fosse decisamente più inquietante. In ogni caso mi sono divertito a rivederlo!
Diciamo che la storia è un attimo più elaborata del primo, anche se il fulcro dell'attenzione è sempre un unico fantasma e questo non mi piace. Avrei preferito in entrambe le storie che si concentrassero su più spettri così da rendere il ritmo un po' più serrato. In realtà è un film piuttosto calmo, nemmeno qui c'è Slimer e quindi nemmeno lui può garantire un po' di caos. Forse, però, questo film è meno chiaro del precedente, gli eventi non li ho trovati efficacemente definiti e quindi mi son trovato spesso a domandarmi che cosa stesse succedendo. Questo soprattutto quando i Ghostbusters cospargono di liquame la Statua della Libertà per fare in modo che questa si muova: se prima il liquame aveva fatto solo 'ballare' un tostapane, per quale specifico motivo la Statua dovrebbe prender vita? Non ci è dato sapere.
I personaggi sono esattamente gli stessi del capitolo precedente, si aggiunge solo Peter MacNicol (il John Cage di "Ally McBeal") a fare da tramite al cattivo Vigo. Sicuramente è una parte che gli riesce benissimo, anche perchè la faccia da sfigato si può dire che ce l'abbia di natura e, in questo caso, gli è molto utile per il suo personaggio.
Si vede proprio che in questo film hanno investito molto di più che nel precedente, gli effetti speciali sono fantastici (nel 1989 gli americani facevamo muovere la Statua delle Libertà come se niente fosse, noi in Italia 20 anni dopo non riusciamo a far interagire con le immagini reali nemmeno una pallina che rimbalza. Mah). La storia è molto più articolata, richiede spazi aperti e chiusi più ampi, molte più comparse. Peccato che il risultato al botteghino - americano - sia stato estremamente differente rispetto al primo capitolo, con gli incassi esattamente dimezzati.
Comunque in definitiva il film è godibile, riporta a bei ricordi e ci si diverte. Il punto forte rimane sempre Bill Murray.
Film 2 - Ghostbusters - Acchiappafantasmi
Film 9 - Ghostbusters II
Film 1200 - Ghostbusters
Film 2088 - Ghostbusters: Afterlife
Film 2326 - Ghostbusters: Frozen Empire
Consigli: Godendo della bella presenza di Sigourney Weaver potrebbe venir voglia di riprendere un'altra saga con lei protagonista: Alien. Bene, fatelo!
Parola chiave: Vigo von Homburg Deutschendorf



#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 16 novembre 2009

Film 8 - La rivolta delle ex

Sempre ieri ho visto il mio ottavo film. Basta titoli che iniziano con la "u", ma MAI basta alla commedia americana. Lo so, ormai ne sono drogato, ma non ci posso fare niente...


Film 8: "La rivolta delle ex" (2009) di Mark Waters
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Parte come la solita commedia, continua in maniera originale, finisce come tutte le commedie. Di buono c'è che è chiaro fin da subito che lui ama lei e solo lei, ma ancora deve ammetterlo a sé stesso (va bene, già stravisto...), senza che noi ci dobbiamo subire stronzatucce da complicazione del genere.
Credo che il punto di forza del film sia abbinare la storia dei 3 fantasmi (passato, presente e futuro) a una commedia romantica. In particolare il fantasma del passato è una spassosissima caricatura del peggio degli anni '80 sottoforma di ragazza bruttina, con apparecchio ai denti e capigliatura che sicuramente ha contribuito al buco dell'ozono. Non si può non amarla. Il resto della storia scorre via liscio e tranquillo, mantiene le promesse (gag divertenti, bei protagonisti, amore assicurato). Le gag a sfondo sessuale si sprecano, ma a mio avviso sono rovinate dalla vaga espressività di Matthew McConaughey, attore solo perchè possiede dei pettorali. Mah. Il fatto che il protagonista sia affiancato da Michael Douglas come spalla (vedi altro commento per la mia opinione sulle sue capacità recitative) non giova alla reputazione della categoria attoriale.
Si salvano - e meno male! - Jennifer Garner (che sinceramente non ricordavo così bella) e la fantastica novella sposina il cui matrimonio fa da cornice alla storia principale del film. Del resto l'attrice che la impersona è la stessa "sghicia" di quel "Mean girls" che ha reso famose la McAdams (vedi "Un amore all'improvviso"), Amanda Seyfried ("Mamma mia") e ha consolidato la Lohan quale attrice di successo (poi il fatto che adesso abbia deciso che essere strafatti sia meglio è un'altra questione). Curioso che il regista di quel film sia lo stesso di questo.
Ho trovato davvero fuori luogo che McConaughey ci provi spudoratamente con la madre della sposa, ma quantomeno lei alla fine lo rifiuta e lo squallore ha termine.
Confermo il mio gradimento, ma solo perchè in compagnia durante la visione. Vederlo da soli potrebbe essere alquanto differente.
Consigli: Per un film come questo non si può essere soli davanti allo schermo. Ci vuole qualcuno con cui ridere delle battute e, soprattutto, dei personaggi!
Parola chiave: Ex



Ric