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venerdì 25 ottobre 2024

Film 2313 - Final Destination

Intro: Halloween si avvicina e continuo a cercare di fare vedere un po' di Horror a Michael. Questa volta sono andato sul sicuro, scegliendo una delle pellicole di paura che preferisco (e ricordo ancora quando la vidi al cinema col mio papà).

Film 2313: "Final Destination" (2000) di James Wong
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: l'avrò visto almeno una decina di volte, eppure non mi stanca mai. Sì, è una boiata e non ha certo ridefinito i canoni del cinema moderno, ma "Final Destination" è uno dei miei 'comfort movies', un titolo su cui ogni tanto torno quando ho bisogno di un horror facile facile, ma godibile.
E poi ho sempre avuto un debole per i disaster movies e qui la premessa (per quanto solo sognata) c'è tutta.
Film 427 - Final Destination
Film 2312 - Final Destination
Film 430 - Final Destination 5
Film 2383 - Final Destination: Bloodlines
Cast: Devon Sawa, Ali Larter, Kerr Smith, Seann William Scott, Kristen Cloke, Chad E. Donella, Brendan Fehr, Amanda Detmer, Tony Todd.
Box Office: $112.9 milioni
Vale o non vale: Fa paura? Mica tanto, però nel suo genere è spassoso. Potrebbe sembrare datato, ma porta bene i suoi 24 anni.
Premi: /
Parola chiave: Aereo.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 28 giugno 2024

Film 2285 - Tarot

Intro: Avevamo visto il trailer qualche tempo fa e ci siamo tanto appassionati (per scherzo, ovvio) che con Niamh abbiamo creato le nostre carte dei tarocchi da usare con il nostro gruppo di amici!

Film 2285: "Tarot" (2024) di Spenser Cohen, Anna Halberg
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: non che mi aspettassi grandi cose da questa pellicola. Ecco, diciamo che sicuramente non si è smentita.
Niente di nuovo sul fronte dell'horror, "Tarot" avrebbe anche una compenente affascinante - ovvero quella dei tarocchi - ma non la sfrutta in alcun modo: le carte sono maledette e rivelano la morte dei vari protaognisti per mano (proprio!) delle varie figure che appartengono al mazzo. Fine. Nulla di più, nulla di meno.
Il gruppo di protagonisti particolarmente anonimo, poi, non aiuta. Unici due volti conosciuti Jacob Batalon, visto nei vari Spider-Man con Tom Holland, e Avantika, recentemente nel musical di "Mean Girls"; Harriet Slater come protagonista non trascina la storia in alcun modo, se non verso la noia (lei come tutti gli altri, devo dire).
Insomma, film privo di alcunché di nuovo da dire.
Cast: Harriet Slater, Adain Bradley, Avantika, Wolfgang Novogratz, Humberly González, Larsen Thompson, Olwen Fouéré, Jacob Batalon.
Box Office: $48.1 milioni
Vale o non vale: Assolutamente perdibile. La storia non ha granché da dire e si basa sui soliti cliché dell'horror, tra spaventi facili e scene talmente buie che si fatica a vedere qualcosa. Si può vedere, per carità, è innocuo, però non aggiunge nulla al genere.
Premi: /
Parola chiave: Reading.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 20 febbraio 2024

Film 2250 - All of Us Strangers

Intro: Molto, molto curioso di recuperare questo film dopo aver visto il trailer prima di "Poor Things", sono andato al cinema con grandi aspettative e, sopratutto, alla ricerca di una storia d'amore a tinte gay.

Film 2250: "All of Us Strangers" (2023) di Andrew Haigh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Paul
In sintesi: non penso si possa definire "All of Us Strangers" come una vera e propria storia d'amore gay. Gli elementi ci sono, ma non a sufficienza per annoverare questo titolo nella sola categoria LGBTQ. E per me, lo ammetto, questo è il primo problema del film.
Pubblicizzando la storia per qualcosa che non è, di fatto il trailer svia lo spettatore rispetto quello che sarà il vero focus del racconto: la famiglia di Adam (Andrew Scott). Ovviamente non c'è nessun problema che la storia si concentri su un dramma familiare piuttosto che uno amoroso, il punto è che il film pareva promettere qualcos'altro.
Da aggiungere alla problematica appena elencata, il fatto che si finirà per sbarcare *SPOILER* nel soprannaturale - che non mi aspettavo e non cercavo per un prodotto del genere, sinceramente - per un finale che mi ha generato una tremenda confusione in testa in termini di cosa fosse reale, cosa immaginato dal protagonista, cosa si fosse realmente verificato. Questo non sarebbe necessariamente problematico, non fosse che la rivelazione poco prima dei titoli di coda è scioccante e mette in discussione tutta una serie di fili narrativi che davvero ci si interroga se non sia stato quasi tutto un sogno. E se lo è stato, anche se solo in parte, allora si sminuisce in parte il valore della storia che si racconta qui. Aggiungo, poi, che l'ultima scena mi ha lasciato veramente perplesso.
Insomma, è evidente che cercassi e mi aspettassi altro da "All of Us Strangers", una pellicola con cui ho faticato a trovare una connessione che andasse oltre la bravura innegabile di Andrew Scott (che avrebbe meritato una nomination all'Oscar). Scott e Mescal come coppia da grande schermo funzionano alla grande e sarebbe stato interessare vedere più di loro insieme. Il dramma familiare ha un che di interessante nell'approccio particolare che sceglie la trama - ispirata al romanzo "Strangers" di Taichi Yamada - anche se ammetto che alla lunga dopo un po' avrei preferito si tornasse a concentrarsi sulla relazione amorosa.
Il film ha evidentemente un valore artistico, è ben girato e recitato benissimo, per cui non vorrei si pensasse che si tratti di un brutto prodotto. Semplicemente non ha soddisfatto le mie aspettative.
Cast: Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell, Claire Foy.
Box Office: $12.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: E' un film triste, meglio essere preparati. La storia non soddisferà tutti, confonde in molti passaggi.
Premi: Candidato al Golden Globe per il Miglior attore protagnista drammatico (Scott). 6 nomination ai BAFTA per Miglior regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista (Mescal), attrice non protagonista (Foy), casting e film britannico dell'anno.
Parola chiave: Genitori.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 15 marzo 2023

Film 2170 - The Whale

Intro: Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo film, ma tutti parlavano in maniera entusiasta della performance del protagonista (e probabilmente un Oscar), per cui ho deciso di recuperarlo.

Film 2170: "The Whale" (2022) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non sono necessariamente un fan dei film tratti da opere teatrali, né di quelle storie che vogliono raccontare a tutti i costi il dramma esistenziale di qualcuno. Da questo punto di vista, "The Whale" non si risparmia.
Il protagonista, Charlie (Brendan Fraser) è in fin di vita, recluso e obeso, depresso, sconfitto da un'esistenza che gli ha tolo l'amore della sua vita e lo ha privato, di conseguenza, della voglia di continuare a lottare. Si è rifugiato nel cibo e nel lavoro, che conduce da casa, isolato e nascosto da quegli sguardi altrui che lo metterebbero a disagio. La sua è una vita fatta di poche cose, a malapena riesce a muoversi autonomamente, e la sua unica consolazione parrebbe venire dal cibo e la compagnia dell'infermiera Liz (Hong Chau, vista di recente in "The Menu").
Chiaramente, viste le premesse e l'origine teatrale dell'opera, la storia si svolge interamente nell'appartamento di Charlie, un luogo a tratti naccessibile per il suo protagonista e che noi, come spettatori, scopriamo a poco a poco e man mano che il racconto procede fra racconti e ricordi di ciò che un tempo era la vita felice di Charlie. L'atmosfera cupa - l'appartamento è poco illuminato, dalla finestra vediamo che per la maggior parte del tempo piove - e, in generale, la consapevolezza della morte imminente del protagonista fanno sì che il film prenda una connotazione di pesantezza, un'irrequietudine che si percepisce per tutta la durata del racconto. Ad aggiungere ulteriore senso di malessere ci pensano i vari personaggi e la figlia (sadie Sink) di Charlie in primis.
A tratti ho avuto la sensazione che la storia cercasse volontariamente di infierire sul un protagonista già a terra, quasi un accanimento narrativo che alla lunga stanca e fa sentire impotenti. Mi rendo conto che probabilmente l'intento fosse proprio questo, che raccontare l'ultimo mmomento di riscatto di questo personaggio avesse senso nel momento in cui lo si mettesse di fronte a tutte quelle questioni in sospeso della sua vita che aveva lasciato per troppo tempo da parte, ma allo spettatore, che è unicamente testimone passivo di tutta la vicenda, è richiesto un enorme sforzo emotivo che non necessariamente viene ripagato nel finale.
Personalmente ho trovato "The Whale" - o, meglio, la storia da cui è tratto - un tantino fine a se stesso, un indulgere volontario in un mare di dolore, dialoghi violenti e momenti di disagio soffocante, il tutto per un risultato finale che mi ha lasciato un po' perplesso. Cosa mi sono portato dietro di questa storia e dei suoi protagonisti? Cosa ci vuole raccontare la trama e su cosa ci vuole far riflettere?
Non so, il dramma per il dramma non mi è mai piaciuto e, per quanto certi temi affrontati qui possano far riflette o scaturire discussioni a posteriori, rimane il fatto che, magnifiche interpretazioni a parte, mi è rimasto un po' il dubbio di cosa farmene di un film come questo. Come per tante altre pellicole che lo hanno preceduto, mi è parso che "The Whale" fosse più un mezzo per un fine (premi, festival, Oscar) che un'opera genuinamente capace di emoziare e suscitare un dibattito. Probabilmente, per quanto mi riguarda, questo è anche un momento personale in cui fatico a digerire il genere drammatico puro o gli esercizi di stile un po' fine a se stessi, per cui ho davvero faticato a farmi coinvolgere. Non lo rivedrei.
Cast: Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins, Samantha Morton.
Box Office: $36.6 milioni
Vale o non vale: Le interpretazioni la fanno da padrone (al di là di quelle nominate all'Oscar di Freaser e Chau, ho davvero apprezzato quella di Samantha Morton che qui e in "She Said" ha dimostrato ancora una volta di essere una grande attrice) in un film che, di fatto, funziona grazie all'ottimo cast. Un prodotto non facile da digerire e sicuramente non per tutti. Dopo anni di oblio, qui Brendan Fraser ritorna - giustamente - al centro del discorso "cinema" e, questa volta, per un ruolo diametralmente opposto a quelli cui ci aveva abituato.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar, ha vinto per il Miglior attore protagonista (Fraser) e il trucco. 4 nomination ai BAFTA per Miglior attore, attrice non protagonista (Chau), sceneggiatura non originale e trucco. Nominato al Golden Globe per il Miglior attore drammatico.
Parola chiave: Essay.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 12 ottobre 2022

Film 2139 - Smile

Intro: Nuovo appuntamento al cinema, questa volta in chiave horror!

Film 2139: "Smile" (2022) di Parker Finn
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Paul
In sintesi: il film sulla bocca di tutti nelle ultime due settimane è un titolo su cui non avrei francamente scommesso una lira. "Smile", in silenzio e a suon di sorrisi inquietanti, sbanca il botteghino americano alla prima settimana e fa fuori la concorrenza piazzandosi alla prima posizione (poi di nuovo in testa anche questa seconda settimana).
Il merito va certamente alla poca concorrenza e, va detto, un'idea intrigante dietro alla premessa del film, che poi però si perde dietro a un copia e incolla un po' troppo goffo. Poi, per carità, di per sé il film non è male, ma sicuramente non ridefinisce in alcun modo il genere di paura.
Sarà che siamo sempre più a tiro con Halloween, sarà che c'è veramente poco altro da vedere, di fatto "Smile" si è proposto come sufficiente alternativa ad un altrimenti blandissimo fine settembre-inizio ottobre cinematografico, oltre che un periodo piuttosto lungo senza un titolo dell'orrore.
Sia quel che sia, la pellicola con la figlia d'arte Sosie Bacon (Kevin Bacon + Kyra Sedgwick) regala un preambolo be architettato: una psichiatra riceve una paziente appena ricoverata che dice di essere perseguitata da una presenza capace di manifestarsi in forma umana. La differenza, però, è che quando questo accade, le persone la fissano sorridendo con un ghigno inquietante.
La paziente finirà, poi, per suicidarsi di fronte alla dottoressa che, col passare del tempo, comincerà a notare lo stesso fenomeno. Fin qui, devo dire, tutto funziona.
I problemi cominciano a verificarsi col procedere della storia. Innanzitutto il ritmo del film crolla improvvisamente e, per un po', si ha la senszione che non succeda quasi nulla. Quando si supera questo stallo, comunque, lo spettatore ha già avuto il tempo di capire cosa stia succedendo alla protagonista, quale sia il mistero che si cela dietro questi sorrisi. Il punto, però, è che la protagonista non ci è ancora arrivata e ci metterà ancora del tempo (e non poco) per mettersi in pari. La storia è così ovvia che non si capisce come una donna intelligente come Rose (Bacon) - abituata tra l'altro a dover adattare velocemente il suo pensiero alle circostanze che la circondano - non riesca ad intuire che, sì, la trama di "Smile" è totalmente scopiazzata da quella di "The Ring". Paro paro. (*Spoiler*) Si guarda qualcosa che innesca un meccanismo malefico che, nel giro di una settimana, porterà alla morte della persona. Per rimuovere la maledizione si dovrà fare a qualcun'altro quella cosa che innesca il meccanismo e così via.
Quindi no, il racconto qui non presenta davvero niente di nuovo, anche se va detto che il film approfondisce efficacemente il trauma infantile della protagonista, sfruttando intelligentemente le caratteristiche comportamentali del mostro a favore della trama e la caratterizzazione del personaggio.
Detto questo, per concludere, aggiungo che la recitazione di uno dei protagonisti, Jessie T. Usher, è imbarazzante. Dall'inizio alla fine.
Insomma, "Smile" non è certo un capolavoro, ma fa spaventare quanto basta e intrattiene a dovere in vista di una notte delle streghe che si fa sempre più vicina.
Film 2139 - Smile
Film 2322 - Smile 2
Cast: Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Caitlin Stasey, Kal Penn, Rob Morgan, Robin Weigert, Judy Reyes.
Box Office: $95 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: La trama ricorda per tanti aspetti "The Ring", ma tutto sommat ola visione non è male. A volte il film è talmente esagerata da suscitare qualche risata, ma il finale riscatta un secondo atto a volte traballante.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 30 settembre 2022

Film 2134 - Prey

Intro: Ne parlavano tutti molto bene, il che mi ha fatto incuriosire. Così, appena ho potuto, ho recuperato questo film.

Film 2134: "Prey" (2022) di Dan Trachtenberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: sicuramente un prequel inusuale per un film come questo, ambientato nel 1700 e consegnato nelle mani di una storia che non ha niente a che vedere con i precedenti titoli della saga di "Predator", "Prey" riesce nel quasi impossibile intento di conferire nuova linfa ad un franchise che era già apparso stango - per non dire stantio - da qualche tempo.
La cosa che ho apprezzato maggiormente di questa pellicola è l'approccio differente con cui si è realizzato il progetto, prestando molta attenzione alla caratterizzazione dei personaggi e del contesto, la comunità di nativi americani Comanche, evitando di cadere in quei cliché del genere sci-fi a cui siamo ormai ampiamente abituati. Si tratta sì, di un film sul personaggio alieno di Predator, eppure il focus narrativo è certamente su altro, la sua protagonista Naru (Amber Midthunder) e il suo percorso, la forza che la motiva e le battaglie individuali che intende vincere. C'è molto di più di un semplice film di fantascienza in questo "Prey" e, alla resa dei conti, questa ricontestualizzazione della storia paga.
Perché, va detto, la sensazione è che non si tratti di un prodotto connesso alla famosa saga, quanto più di un titolo simile a "The Revenant", "News of the World" o "The Sisters Brothers", solo per citarne alcuni. Le atmosfere quasi da far west, la bella fotografia, la contestualizzazione dei personaggi e del racconto sono tutti elementi che contribuiscono a un risultato finale ben al di sopra delle aspettative o, comunque, degli standard del franchise. Il che è una sopresa non da poco.
Il cast è azzeccato e le musiche mi hanno spesso ricordato quelle dai toni epici del primo "Wonder Woman", anche se ammetto che a più riprese ho trovato gli effetti speciali meno efficaci di quanto mi sarei aspettato.
In un certo senso questo film mi ha anche ricordato quel tentativo non troppo riuscito che era stato "Cowboys & Aliens", in questo caso però riuscendo nell'intento di amalgamare due generi apparentemente inconciliabili: l'horror di fantascienza con lo storico drammatico.
Poi, per carità, non si sta gridando al capolavoro, ma considerando gli infelici predecessori, questo è certamente un enorme passo avanti in grado di rinnovare l'interesse in una saga data per finita da tempo. Chapeau.
Film 2134 - Prey
Film 1707 - The Predator
Cast: Amber Midthunder, Dakota Beavers, Dane DiLiegro, Michelle Thrush, Stormee Kipp, Julian Black Antelope, Bennett Taylor.
Box Office: /
Vale o non vale: Gli estimatori di questa saga sicuramente apprezzeranno, insieme a un gruppo di non fan che, decidendo di dare una chance a questa pellicola, si troveranno davanti a un lavoro narrativo ben fatto e un prodotto cinematografico (di streaming) ben confezionato.
Premi: /
Parola chiave: Caccia.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 16 febbraio 2022

Film 2086 - È stata la mano di Dio

Intro: Tornato in Irlanda, rivedo Ciarán e ci dedichiamo a recuperare alcune delle pellicole che avevamo lasciato indietro. E la prima è italiana.

Film 2086: "È stata la mano di Dio" (2021) di Paolo Sorrentino
Visto: dal computer di Ciarán
Lingua: italiano
Compagnia: Ciarán
In sintesi: Sorrentino fa di nuovo la sua magia e affascina tutti, forse l'unico regista contemporaneo italiano in grado di suscitare ancora un interesse a livello globale. Sarà che la piattaforma di Netflix in questo caso ha molto aiutato a creare quell'hype che serviva a una pellicola come questa, sarà che questo "È stata la mano di Dio" ha un certo qual cosa che ricorda "La grande bellezza" - beh, ovviamente l'ideatore e regista è lo stesso - di fatto questo film riesce nuovamente a catturare per atmosfere e suggestioni, anche se in questo caso la trama è meno simbolica e molto più accessibile.
Sicuramente una pellicola molto personale, la storia racconta la gioventù di Sorrentino e lo fa in maniera delicata e intrigante, portando in primo piano, come ci si aspettava, personaggi a volte al limite della caritatura, eppure impregnati di una certa iconicità (penso alla zia Patrizia, Luisa Ranieri, ma anche la baronessa Focale o la parente incazzata col mondo).
Un film interessante e confezionato benissimo, praticamente una lettera d'amore a Napoli, Maradona e ai ricordi della gioventù anche laddove abbia fatto male.
Cast: Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Sofya Gershevich, Roberto Oliveri, Lino Musella, Cristiana Dell'Anna, Monica Nappo.
Box Office: $157,180
Vale o non vale: Piaccia o non piaccia, Sorrentino è sicuramente il regista italiano del momento a livello internazionale. Anche solo per questo valrebbe la pena quantomeno di farsi un'idea del perché. Poi "È stata la mano di Dio" è un buon film, cavalca con sentimento una marea di ricordi, regala non pochi passaggi iconici e ci permette di scoprire un po' di più chi sia il regista Sorrentino.
Premi: Candidato all'Oscar per il Miglior film straniero e ai BAFTA per film straniero e casting; una nomination ai Golden Globes per il miglior film straniero. In concorso a Venezia 2021, ha vinto il Leone d'argento - Gran premio della giuria.
Parola chiave: Maradona.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 8 novembre 2021

Film 2057 - Scream

Intro: Periodo di Halloween = periodo di horror!

Film 2057: "Scream" (1996) di Wes Craven
Visto: dal portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: in una sorta di ondata nostalgica dettata anche dal fatto che un sacco di amici stessero recuperando film di paura in vista della notte del 31 ottobre, mi sono lasciato coccolare dall'idea di recuperare uno dei classici del terrore, probabilmente tra i titoli più iconici del genere di sempre. Anche perché, è bene ricordarlo, a breve (gennaio 2022) uscirà il nuovo capitolo della saga che porta lo stesso titolo di questo primo, iconico episodio.
Rivisto per l'ennesima volta, è sorprendente quanto "Scream" risulti ancora efficace e ci si accorge presto di quanto una montagna di titoli successivi abbiano attinto al materiale presentato qui da Wes Craven (regia) e Kevin Williamson (sceneggiatura) e non solo in termini di parodia o sequel.
Ancora più interessante la lucida analisi fornita dalla trama rispetto agli archetipi del genere horror, qui al contempo messi alla berlina e utilizzati dalla storia, per un risultato finale che riesce a far sufficiente paura pur dichiarando candidamente gli elementi narrativi utilizzati da questo film e dal genere di appartenenza in generale. Da questo punto di vista "Scream" è geniale.
Insomma, una pellicola che si è meritata nel tempo il suo nominativo di culto e che, nonostante un certo sapore vintage e una valanga di cliché, funziona ancora alla perfezione. Ps. Questa pellicola era talmente sul pezzo che fornisce già nella propria sceneggiatura l'idea per il titolo della sua saga-parodia...
Film 1123 - Scream
Film 2057 - Scream
Film 2184 - Scream
Film 1249 - Scream 3
Film 326 - Scream 4
Film 2091 - Scream
Film 2178 - Scream
Film 2179 - Scream VI
Cast: David Arquette, Neve Campbell, Courteney Cox, Matthew Lillard, Rose McGowan, Skeet Ulrich, Drew Barrymore, Jamie Kennedy, Liev Schreiber.
Box Office: $173 milioni
Vale o non vale: Impossibile non averlo visto almeno una volta (nel caso recuperate!), "Scream" è un ottimo esempio di pellicola horror anni '90 con delle buone idee e un'esecuzione efficace e perfettamente consapevole dei limiti del progetto stesso - tanto da metterne alla berlina numerosi aspetti - pur non compromettendone il risultato finale. C'è del genio.
Premi: /
Parola chiave: Scary movies.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 24 settembre 2021

Film 1826 - Aterrados

Intro: Rimaniamo sull'horror, questa volta scelto da Eric.

Film 1826: "Aterrados" (2017) di Demián Rugna
Visto: dalla tv di casa
Lingua: spagnolo
Compagnia: Eric
In sintesi: non posso dire che "Aterrados" ("Terrified" in inglese) sia esattamente il mio genere di horror, anche se ammetto che questo contatto con la cinematografia argentina dell'orrore è rimasto comunque un esperimento interessante. C'è da dire che Eric me lo avesse venduto come uno degli horror migliori degli ultimi anni, per cui le mie aspettative erano piuttosto alte.
"Aterrados" ha certamente idee interessanti, anche se l'esecuzione non è sempre eccellente. Gli effetti speciali non sempre all'altezza rovinano talvolta la resa della scena, anche se tutto sommato la pellicola si lascia guardare.
Cast: Maxi Ghione, Norberto Gonzalo, Elvira Onetto, George L. Lewis, Agustín Rittano, Demián Salomón, Julieta Vallina.
Box Office: $367,173
Vale o non vale: Non sono certo un esperto della filmografia argentina, men che meno di quella horror, quindi posso solo dire che "Aterrados" non sia stato all'altezza delle mie aspettative (alte, vedi sopra), anche se tutto sommato mi sono goduto la visione.
Premi: /
Parola chiave: Sensazione di paura.

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Bengi

lunedì 9 agosto 2021

Film 1805 - The Mule

Intro: Sempre in aereo verso l'Argentina, passo alla seconda pellicola della mia lista di titoli da recuperare durante il volo. Scelgo un film che avevo voglia di recuperare da tempo perché inatteso ritorno davanti alla cinepresa di un colosso del cinema mondiale.

Film 1805: "The Mule" (2018) di Clint Eastwood
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: premesso che ho visto questo film più di due anni fa, non avessi riletto la trma non mi sarei ricordato nessun dettaglio di questa storia, se non che Clint Eastwood interpreta la parte di un corriere della droga.
Detto questo, il film in sé funziona principalmente grazie al sempre fantastico Eastwood, ancora capace di trainare tutta la baracca (all'epoca) a 89 anni suonati, dirigendo, producendo e recitando in un prodotto che per tanti versi ricorda quel piccolo capolavoro che è "Gran Torino". Onestamente dubito che senza la presenza dell'intramontabile Clint questo "The Mule" avrebbe trovato la stessa fortuna.
Cast: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy García, Taissa Farmiga, Alison Eastwood, Manny Montana.
Box Office: $174.8 milioni
Vale o non vale: Ottimo cast trainato da un Clint Eastwood instancabile che sì, interpreta un ruolo che per tanti versi gli è stato cucito addosso, eppure non manca di sorprendere. Il risultato finale è buono e funziona principalmente grazie al suo protagonista, verso fulcro di tutta l'operazione.
Probabilmente non una pellicola per tutti (o per ogni occasione), ma un ottimo esempio di cinema americano contemporaneo.
Premi: /
Parola chiave: Fiori.

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Bengi

venerdì 28 maggio 2021

Film 2011 - Nomadland

Intro: Un mese fa, a ridosso degli Oscar, sono riuscito a recuperare con Bizzy il titolo da battere per la statuetta più ambita: quella per Miglior film.

Film 2011
: "Nomadland" (2020) di Chloé Zhao
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Bizzy
In sintesi: considerato il successo di critica di questa pellicola e che Chloé Zhao e il film hanno praticamente vinto ogni premio che conta dell'industria cinematografica, ammetto che le aspettative fossero elevatissime. Aspettative assolutamente rispettate.
"Nomadland" è un bellissimo film, potente nel suo essere delicato e assolutamente fedele a se stesso dall'inizio alla fine. Cigliegina sulla torta la presenza di Frances McDormand - qui anche produttrice insieme alla Zhao - che regala un'altra magnifica interpretazione nel ruolo di Fern, una donna che, dopo aver perso tutto durante la recessione economica, decide di vendere praticamente tutto ciò che possiede per acquistare un van in cui vivere e viaggiare alla ricerca di lavori stagionali in giro per l'America. Inno al nomadismo moderno, la storia racconta senza alcun dogmatismo il punto di vista di chi fa questa scelta di vita.
Considerata la mia esperienza australiana di squattrinato backpacker alla ricerca di lavoro, ammetto che questa pellicola ha riportato alla mente tantissimi ricordi legati al mio anno speso on the road, alle tante notti passate nella mia sgangherata Kia Sportage insieme a mia cugina e alle tantissime persone che abbiamo conosciuto durante il cammino. Persone che, come Fern, hanno deciso di lasciare tutto e rimettersi in gioco abbracciando un sistema di valori che al giorno d'oggi non tutti riescono a comprendere.
Questo, in particolare è ciò che ho apprezzato di più di "Nomadland": spiega senza cridare, senza imporre il proprio punto di vista le scelte di un gruppo di persone che, per scelta o predisposizione personale, decidono di impacchettare la loro vita e mettersi in viaggio, non necessariamente alla ricerca di qualcosa o di fortuna. Del resto non è forse il viaggio stesso la parte migliore del raggiungere qualsiasi destinazione?
Cast: Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Charlene Swankie, Bob Wells.
Box Office: $14.4 milioni
Vale o non vale: Visivamente molto bello, interessante per la storia che racconta, "Nomadland" è sicuramente un titolo che vale la pena di recuperare. Senza contare che l'interpretazione di Frances McDormand è - come sempre, del resto - qualcosa di fenomenale. Buon viaggio.
Premi: Vincitore di 3 Oscar per Miglior film, regia e attrice protagonista (McDormand) su 6 nomination (sceneggiatura non originale, montaggio e fotografia); 2 Golden Globe vinti (film, regia) su 4 nomination (sceneggiatura, attrice protagonista) e 4 BAFTA vinti (film, regia, attrice protagonista e fotografia) su 7 categorie (sceneggiatura non originale, montaggio e sonoro). Leone d'Oro a Venezia 2020 per il Miglior film.
Parola chiave: Vanguard.

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Bengi

sabato 22 maggio 2021

Film 2003 - Up

Intro: Nuovo appuntamento cinematografico richiesto da Ferdia. Questa volta ci spostiamo nel territorio delle pellicole di animazione.

Film 2003
: "Up" (2009) di Pete Docter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Up" è sicurmante un film sempre carino e molto spassoso, anche se presenta un certo effetto nostalgia che non mi fa venire voglia di rivederlo tanto quanto altri prodotti di casa Pixar. In generale, comunque, sempre un prodotto di eccellente qualità e i due protagonisti presentano una dinamica di coppia/opposti perfetta.
Film 5 - Up
Film 801 - Up
Film 2003 - Up
Cast: Edward Asner, Christopher Plummer, Jordan Nagai, Bob Peterson, Pete Docter, Delroy Lindo.
Box Office: $735.1 milioni
Vale o non vale: Sicuramente un ottimo esempio di intrattenimento per tutta la famiglia, intelligente, divertente e di qualità.
Premi: Candidato a 5 Oscar tra cui Miglior film e sceneggiatura originale, ne ha vinti 2 per Miglior film d'animazione e colonna sonora; vincitore di 2 Golden Globes per Miglior film d'animazione e colonna sonora, categorie in cui ha trionfato anche ai BAFTA (su 4 nomination, tra cui quella per la sceneggiatura originale). Vincitore del Grammy per Best Score Soundtrack Album for a Motion Picture, Television or Other Visual Media.
Parola chiave: Album fotografico.

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Bengi

lunedì 19 aprile 2021

Film 1985 - News of the World

Intro: Appena ho visto comparire questa pellicola su Netflix ho deciso di vederla. Il che, senza volerlo, è stato utile perché un paio di settimane dopo il prof di Sceneggiatura ci ha chiesto di recuperare questo titolo per la consueta discussione settimanale in classe.
Film 1985: "News of the World" (1989) di Paul Greengrass
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese, Kiowa
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo ammettere che, pur non essendo un grande fan del genere western, ho molto gradito la visione di questo "News of the World", un prodotto di qualità che vive di due egregi pratoginisti che portano sulle loro spalle tutta la storia (tratta dall'omonimo romanzo di Paulette Jiles).
In particolare, credo che Tom Hanks dimostri qui e per l'ennesima volta la sua versatilità di attore, capace di risultare credibile in qualsiasi contesto lo si faccia recitare. In altri termini, credo sia uno di questi pochi attori capaci sempre di regalare quel qualcosa in più al film di cui sono protagonisti per il semplice fatto della loro presenza e bravura. Con questo non voglio dire che Hanks sia sempre all'altezza delle aspettative - il suo "Larry Crowne" è assolutmente dimenticabile e certi copioni che sceglie lasciano sicuramente perplessi, per esempio "Inferno", "The Circle" o "Cloud Atlas" - ma credo gli vada riconosciuta quella star quality che non tutti, nemmeno certi colleghi di Hollywood, hanno.
Qui in buona compagnia, Hanks si ritrova affiancato dalla 12enne tedesca Helena Zengel che, bisogna ammettere, fa uno spettacolare lavoro nei panni Johanna, ragazzina rapita da infante da un gruppo di nativi americani e poi cresciuta secondo i loro costumi che, al momento in cui viene trovata dal capitano Jefferson Kyle Kidd (Hanks), non sa parlare inglese e cerca in tutti i modi di ritornare dalla sua tribù. Il viaggio che i due intraprenderanno sarà alla volta della vera famiglia di Johanna - o quello che ne è rimasto - per riconsegnare la giovane alla sua vecchia vita anche se, sul cammino, i due protagonisti dovranno affrontare una serie di difficoltà che li porteranno a costruire un legame speciale che, ammetto, è stato un piacere veder rappresentato in questa storia.
Come sempre, qualche appunto che ho trascritto per il corso:

Captain Kidd is the protagonist. At the beginning of this story he is mainly focused on his job (reading newspapers from town to town), which requires him to travel a lot and eventually put him on Johanna's path. 
Becuse of their meeting, his main goal switches as he now wants/has to bring the girl back to her family. When that goal is fulfilled, Kidd's goal changes again, as he decides to go back home and deal with his wife's death. This one is probably a broader story arc that the screenplay wants to explore from the very beginning and the encounter with Johanna is instrumental in pointing him to going back home.
Once he dealt with his past, he's free to move forward and embrace his new goal, which is to go back, free Johanna from her family and start a new life together as a sort of family of thier own. Because of this ending, we can say that Kidd's overall main goal was to make peace with his past and being able to move forward.
The main obstacles presented during the story are: the former Confederate soldiers that want to buy Johanna; people who try to kill or put them in danger during the story; Johanna's surviving family members; in a sense, Kidd himself, as initially he's not pleased he has to bring the girl back to her family.

Cast: Tom Hanks, Helena Zengel, Michael Covino, Fred Hechinger, Neil Sandilands, Thomas Francis Murphy, Ray McKinnon, Mare Winningham, Elizabeth Marvel.
Box Office: $12.6 milioni
Vale o non vale: Non una pellicola per tutte le occasioni, ma sicuramente un prodotto solito che dovrebbe lasciare i fan dei western (in chiave moderna) soddisfatti quanto gli ammiratori di Hanks. Il film ha varie anime e, per molteplici ragioni, ricorda altre pellicole simili ("The Missing", "Appaloosa", "Il Grinta" e tanti altri), anche se la presenza della brava Helena Zengel qui fa la differenza. Da vedere.
Premi: Candidato a 4 Oscar e 4 BAFTA per Miglior sonoro, fotografia, colonna sonora e scenografie. Candidato a 2 Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista (Zengel) e Miglior colonna sonora.
Parola chiave: Viaggio.

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lunedì 29 marzo 2021

Film 1976 - Soul

Intro: Nuova serata di cinema casalingo per gli adepti del Penthouse Cineforum. Questa volta virata d'animazione.
Film 1976: "Soul" (2020) di Pete Docter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Kate, Bizzy
In sintesi: la Pixar si addentra in tematiche sempre più complesse decidendo, questa volta, di raccontare una storia che ruota tutta attorno al concetto di morte e aldilà. Idea non facile di base, è ancora più interessante che a portare questo film alla luce sia una casa di produzione di pellicole d'animazione. Anche se, probabilmente, buona parte del motivo per cui "Soul" effettivamente funziona risiede proprio in questo elemento chiave che, facendosi scudo tramite l'implicazione giocosa e quasi ludica del cartone animato, riesce a trattare tematiche complesse senza rischiare di cadere nella banalità o in una eccessiva drammaticità. Però diciamocelo fin da subito: "Soul" non è necessariamente un film per bambini, quanto più probabilmente un prodotto per un pubblico più adulto. Proprio come lo è stato "Inside Out".
Dopo l'esplorazione emotiva di qualche anno fa - curiosamente la protagonista di "Inside Out" è Amy Poehler, amica e spesso collega della protagonista femminile di questa pellicola, Tina Fey, mentre Pete Docter è il regista di entrambe le pellicole - Pixar decide di rincarare la dose ed esplorare in maniera colorata e con un notevole spirito di avventura il (classico e molto) complesso tema del cosa ci possa essere dopo la morte e cosa accada alle anime di coloro che abbiano lasciato il mondo terreno. Chapeau per coraggio e intraprendenza.
Gli escamotage narrativi utilizzati dalla storia per giustificare e contestualizzare un mondo così distante e impensabile dalla concreta realtà cui siamo abituati sono assolutamente ben architettati e va menzionato lo sforzo della sceneggiatura di dare spazio a tutta una serie di tematiche legate all'esistenza umana in generale (senso della vita, traguardi da raggiungere, importanza di seguire i propri sogni, solitudine, passato e connessione con le proprie radici) che arricchiscono il racconto di più strati narrativi significativi. A livello estetico - ma qui nessuna sorpresa - il film è solidamente costruito e particolarmente piacevole.
Detto questo, come sempre, un vago senso di insoddisfazione personale va ricondotto al plebiscito mediatico rispetto alla qualità di questa pellicola che, dopo essermi stata "venduta" come l'ennesimo nuovo capolavoro Pixar, ha in parte gonfiato le mie aspettative nei confronti di questo titolo. Che, per carità, è stato assolutamente godibile - specialmente se pensiamo a cosa sia stato reso disponibile in questo periodo di pandemia ("Wonder Woman 1984" e "Mulan" due grandi delusioni) - ma forse meno rivoluzionario o innovativo di quanto mi sarei aspettato. O forse mi sono semplicemente un po' stufato di Hollywood?
Cast: Jamie Foxx, Tina Fey, Graham Norton, Rachel House, Alice Braga, Richard Ayoade, Phylicia Rashad, Donnell Rawlings, Questlove, Angela Bassett.
Box Office: $116.3 milioni
Vale o non vale: Piacevole diversivo d'animazione che, mascherato da titolo per tutta la famiglia, non manca di affrontare tematiche adulte e profonde. Rimane sufficientemente spensierato da non risultare pesante, anche se sarà impossibile evitare qualche riflessione personale sull'aldilà una volta terminata la visione.
Premi: Candidato a 3 Oscar e 3 BAFTA per Miglior film d'animazione, sonoro e colonna sonora. Vincitore di 2 Golden Globe per Miglior film d'animazione e colonna sonora.
Parola chiave: Tombino.

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lunedì 22 marzo 2021

Film 1972 - Pieces of a Woman

Intro: Molto interessato a recuperre questa pellicola, ne ho approfittato non appena ho potuto e, soprattutto, non appena sono stato nel mood giusto. Perché diciamocelo... questo non è certo un film per tutte le occasioni.
Film 1972: "Pieces of a Woman" (2020) di Kornél Mundruczó
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho una particolare fascinazione per Vanessa Kirby, ancora non so esattamente per quale motivo. Sarà che la sua interpretazione in "The Crown" mi aveva colpito, sarà che qualcosa di lei mi intriga, di fatto sono rimasto molto colpito dalla sua vittoria a Venezia come Miglior attrice, il che mi ha definitivamente spinto a vedere il film di Mundruczó. E devo dire che non ho sbaglio.
In "Pieces of a Woman" - da non confondere con "Promising Young Woman" - Kirby è una protagonista straordinaria e la sua intensa interpretazione è semplicemente magnifica e anche se il tono fortemente drammatico del film "appesantisce" un po' l'idea d'insieme di tutto il progetto, non si può negare che Kirby ne esca indiscussa vincitrice. Insieme a lei uno Shia LaBeouf che sembra un po' replicare il se stesso degli ultimi tempi e una Ellen Burstyn in grandissima forma, qui negli intensi panni di una donna forte e prevaricatrice, per non dire spesso manipolatrice.
In generale, comunque, questo film si può suddividere in due grandi momenti: il pre e post parto. (Spoiler!) Martha (Kirby) dà alla luce, con non poche complicazioni, la sua bambina in casa insieme al compagno (LaBeouf) e un'ostetrica (Parker) e non appena le difficoltà sembrano essersi risolte, la neonata muore. Da questo momento in poi la storia analizzerà la lenta agonia della coppia - in cui spesso si intrometterà la madre di Martha (Burstyn) - che faticherà a rimettere insieme i pezzi di un'unione che pare non avere più senso. Nel mezzo ci sono il processo contro l'ostetrica, tradimenti, pressioni sociali e la necessità di trovare il proprio modo per scendere a patti con la trategia.
In questo, in particolare, la pellicola di Mundruczó riesce con intelligenza a rappresentare la difficoltà, il disorientamento e il senso di vuoto che accompagna i vari personaggi e, in particolare, Martha. Ognuno dei protagonisti ha il suo modo di affrontare la tragedia e tutti dovranno trovare il compromesso tra ciò che vorrebbero/di cui hanno bisogno e quello che gli altri si aspettano da loro. Da questo punto di vista, in particolare, la sceneggiatura di Kata Wéber è molto interessante e a mio avviso ben sviluppata. E, mi sento di aggiungere, a livello visivo la prima parte della storia è raccontata con una potenza narrativa pazzesca che ipnotizza lo spettatore. La tensione è palpabile e non si può distogliere lo sguardo.
Insomma, personalmente ho gradito "Pieces of a Woman", un dramma ben costruito che, anche se non si avventura in percorsi narrativamente innovativi, riesce comunque a consegnare una storia ben descritta e dettagliata e a fare un uso egregio del suo cast, con particolare riferimento alla bravissima Kirby. Che, in un mondo perfetto, meriterebbe un Oscar (insieme a Carey Mulligan), ma nella realtà si dovrà accontentare della sua nomination.
Cast: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Molly Parker, Sarah Snook, Iliza Shlesinger, Benny Safdie, Jimmie Fails, Ellen Burstyn.
Box Office: /
Vale o non vale: Dramma ben fatto e recitato alla perfezione, "Pieces of a Woman" è un titolo che piacerà a chi apprezza le pellicole drammatiche non urlate, quelle che si prendono il tempo necessario per affrontare a dovere la componente emotiva della storia. In questo caso, poi, la scena di apertura è semplicemente un tour de force emotivo. Vedere per credere.
Il cast è perfetto e, devo dire, lo scontro famigliare/generazionale tra Vanessa Kirby e Ellen Burstyn in questa storia aggiunge quel qualcosa in più al risultato finale che rende il tutto ancora più interessante da seguire. Poi, sia chiaro, non è un film per tutti.
Premi: Vanessa Kirby, candidata a Oscar, Golden Globe e BAFTA come Miglior attrice protagonista, ha vinto la Coppa Volpi come Miglior attrice a Venezia 77.
Parola chiave: Apple.

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venerdì 1 gennaio 2021

Film 1766 - Us

Intro: Dopo il successo del suo precedente film "Get Out", ero molto curioso di vedere cosa avrebbe tirato fuori Jordan Peele nel tentativo di bissare le critiche positive e il gigantesco riscontro di pubblico ottenuto, per cui non ho perso tempo e sono andato al cinema a vedere questo film non appena ho potuto.
Film 1766: "Us" (2019) di Jordan Peele
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: curiosamente Jordan Peele sceglie di nuovo un horror per mettere in scena un altro esempio di critica alla società moderna cui apparteniamo, questa volta scegliendo il tema del doppio e una sorta di analisi dei nostri demoni interiori (credo?).
Onestamente non posso dire che questo "Us" mi abbia rapito o convinto del tutto, l'idea di base del gruppo di cloni che vive in una società sotterranea e organizza una vendetta nei confronti dei loro controparti originali è anche intrigante, eppure in generale il film non mi ha lasciato del tutto soddisfatto e nemmeno troppo coinvolto. Probabilmente la mia visione di questa pellicola è stata influenzata dal fatto che mi aspettavo qualcosa di diverso (e meno intricato) e da tutte le critiche entusiaste che hanno creato un'aspettativa notevole sicuramente difficile da mantenere. Poi, per carità, un horror godibile e che va oltre le solite trite banalità del genere, anche se per me il risultato finale è stato meno soddisfacente di quanto non mi sarei aspettato.
Cast: Lupita Nyong'o, Winston Duke, Elisabeth Moss, Tim Heidecker, Shahadi Wright Joseph, Evan Alex, Yahya Abdul-Mateen II.
Box Office: $255.2 milioni
Vale o non vale: L'atmosfera sinistra e straniante c'è tutta e la trama ha più da dire di quanto non ci si aspetterebbe in un primo momento, anche se tutto sommato "Us" è meno coinvolgente o sorprendente del precedente lavoro di Peele (che per "Get Out" ha vinto l'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale). Sicuramente un buon horror moderno, ma non ho capolavoro.
Premi: /
Parola chiave: Mirror house.
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venerdì 23 ottobre 2020

Film 1939 - One Million Dubliners

Intro: Devo pensare a quale soggetto scegliere per il lavoro di fine semestre del corso di fotografia e, tra le varie ricerche che ho fatto su luoghi che parrebbero interessanti, sono incappato in questo documentario.
Film 1939: "One Million Dubliners" (2014) di Aoife Kelleher
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: documentario interessante in generale, anche se speravo che affrontasse più dettagliatamente l'argomento del cimitero in sé piuttosto che tutto l'universo che ci orbita attorno.
E' vero che il Glasnevin Cemetery è anche un'attrazione turistica considerato che moltissimi personaggi chiave della storia irlandese vi sono seppellini - Michael Collins è l'unico tra quelli mostrati che già conoscevo - e che annesso alla struttura si trova anche il museo dedicato, però mi auguravo che "One Million Dubliners" riflettesse più su aspetti architettonici e paesaggistici e si perdesse meno attorno a questioni marginali.
Poi, va detto, molti degli spunti presentati risultano anche interessanti - le attività del museo, le curiosità che racconta la guida, il progetto di riqualificazione e restauro del cimitero, la signora francese - però rimane come l'impressione che si vogliano fornire tanti spunti, ma non ci si prenda bene il tempo per approfondirli. Online mi è capitato di leggere una recensione di un utente che sottolinea proprio questa problematica, ovvero il dare spazio a troppi elementi invece di concentrarsi su due o tre tematiche centrali ed approfondirle. Condivido, anche perché la sensazione generale che rimane è che questo, più che un documentario, sia una sorta di lunga pubblicità per promuovere il cimitero e le sue attività.
Da non irlandese che sa poco sulla storia di questo paese l'ho trovato comunque interessante, anche se avrei preferito qualcosa di meno "promozionale". E, aggiungo, ho trovato la scelta del colpo di scena finale - sempre che così si possa definire una coincidenza tanto sfortunata - banale e un po' di cattivo gusto. Mi sento di dire che mi sarei potuto aspettare qualcosa di simile da una produzione americana, visto quanto ci hanno abituato alla spettacolarizzazione di ogni momento della vita, eppure qui ho trovato il finale come fuori posto e, per come raccontato, anche fuori contesto rispetto al genere documentaristico. Una semplice scheda informativa prima dei titoli di coda sarebbe stata perfettamente adeguata.
Cast: /
Box Office: /
Vale o non vale: Storia di un cimitero e del mondo che gli ruota intorno. E' interessante e presenta spunti che varrebbe la pena di approfondire meglio, cosa che purtroppo non succede. In ogni caso, doveste decidere di vederlo (qui il link gratuito), di sicuro non vi pentirete della visione. E' un film delicato e certamente inusuale.
Premi: /
Parola chiave: Caretakers.
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domenica 11 ottobre 2020

Film 1933 - Drop Dead Gorgeous

Intro: Anche se il titolo di questo film mi diceva qualcosa, ammetto che non avessi idea di cosa trattasse. Poi, per qualche motivo che non riesco a ricordare, prima di partire mi è capitato di trovare info su questa storia che mi hanno convinto a volerlo recuperare...
Film 1933: "Drop Dead Gorgeous" (1999) di Michael Patrick Jann
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nonostante sia una gran boiata, ammetto che "Drop Dead Gorgeous" mi abbia divertito e sia stato un buon compagno di serata.
Il cast è pazzesco - di quelli che metà attori già li conosci, l'altra metà li hai già visti e comunque una buona parte ha poi trovato fortuna ad Hollywood negli anni (cito solo Allison Janney e Amy Adams, qui al suo debutto, per i casi più lampanti) - e la storia è un'evidente satira del mondo patinato e ultra competitivo dei concorsi di bellezza americani, il tutto cosparso di tonalità kitsch e surreali che, prese nel modo giusto, regalano una visione spassosa e senza pretese alla cui base c'è il politicamente scorretto a tutto spiano.
Tra esplosioni e numeri di tip-tap, il film mette alla berlina una serie di elementi classici del genere che vanno dall'esaltazione dell'apparenza all'attaccamento morboso a un meccanismo contorto che vede nell'elezione a più bella del paese l'unico scopo di vita di alcuni personaggi, passando per dattagli assurdi collocati all'interno della narrazione che rendono il risultato finale una sorta di circo rocambolesco che, alla fine, dimostrerà la sua anima effimerà in un finale tanto veloce quanto inaspettato.
Poi, ribadisco, "Drop Dead Gorgeous" è talmente esagerato da mortificare spesso la critica che intende rivolgere, eppure, in parte, questa storia riesce anche a fare centro.
Cast: Kirstie Alley, Ellen Barkin, Kirsten Dunst, Denise Richards, Allison Janney, Amy Adams, Mindy Sterling, Brittany Murphy, Sam McMurray, Matt Malloy, Will Sasso, Nora Dunn.
Box Office: $10.5 milioni
Vale o non vale: Per molti sarà solo una gran scemata che forse ci si poteva risparmiare di vedere; a mio avviso non è tutto tempo perso, tenedo sempre presente che siamo di fronte ad un prodotto facile facile che si basa su una satira talmente eccentrica da risultare spesso inappropriata. Eppure, a volte, sembra perfettamente in linea con le assurdità dei concorsi di bellezza che "Drop Dead Gorgeous" prende così esplosivamente di mira.
Premi: /
Parola chiave: Vittoria.

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domenica 6 settembre 2020

Film 1915 - Hereditary

Intro: Lo avevo cominciato l'anno scorso ad Auckland, ma causa sonno lo avevo abbandonato. Da allora ho pensato varie volte di recuperarlo, senza mai trovare la determinazione vera per farlo. Ci voleva Andrea.
Film 1915: "Hereditary" (2018) di Ari Aster
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea
In sintesi: nel tempo, in tantissimi mi hanno parlato bene di questa pellicola, per cui inutile dire che le aspettative fossero piuttosto elevate. A conti fatti mi aspettavo qualcosa di più eclatante nel suo insieme, anche se riflettendo poi con più calma sulla trama, mi sono accorto che in effetti la grande forza della storia di Ari Aster stia negli strati che la compongono.
"Hereditary" comincia in un modo, prosegue in un altro e, una volta terminato, si rivela essere qualcosa ancora di diverso, il che per un prodotto cinematografico - specialmente horror - pare essere un piccolo miracolo. Il punto della questione, però, sta nello stare molto attenti a tutti i dettagli forniti: perdetevene uno e faticherete a mettere insieme i pezzi.
Molti di questi elementi sta nei dialoghi più che nelle immagini, per cui nonostante una certa dose di sano spavento intrattenitivo, sono i dialoghi a farla da padrone, cucendo una trama che vive di esperienze passate, ricordi e traumi raccontati dalla sempre perfetta Toni Collette, anche qui in grado di regalare una magnifica interpretazione. Accanto a lei colpisce particolarmente la presenza di Milly Shapiro, magneticamente inquietante nel ruolo della figlia.
Nell'insieme "Hereditary" è un film che non ti aspetti e si avvicina molto ai canoni di quel "Midsommar" che ha scosso le poltrone estive della scorsa stagione, più che altro sul piano delle tematiche e del ritratto disturbato del gruppo (che diventa setta) che da un punto di vista estetico. In generale questo film non mi è dispiaciuto, anche se non ricade prettamente in quella categoria horror che preferisco di più quando sono alla ricerca di una serata più spaventosa che psicologicamente inquietante. Comunque un titolo interessante e molto, molto ben girato.
Cast: Toni Collette, Alex Wolff, Milly Shapiro, Ann Dowd, Gabriel Byrne.
Box Office: $80.2 milioni
Vale o non vale: Una prodotto horror interessante e disturbante, con non poche scene forti a lasciare lo spettatore di sasso. Nel complesso, però, meno prodotto aderente al genere di appartenenza e più interessato alle sfumature psicologiche. Da vedere.
Premi: Candidato agli MTV Movie + TV Award nella categoria Most Frightened Performance (Alex Wolff).
Parola chiave: Lutto.

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giovedì 16 luglio 2020

Film 1749 - Escape Room

Intro: Un nuovo horror incentrato sull'esperienza delle escape room... Non potevo astenermi!
Film 1749: "Escape Room" (2019) di Adam Robitel
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: diciamoci la verità, non ricordavo di aver visto questo film. A Pasqua, per puro caso, ho visto una pellicola con il titolo identico ("Escape Room" del 2017) pensando fosse questa e, pur vedendola e accorgendomi che non si trattasse del film di Adam Robitel, non ho collegato né ricordato. Il che a mio avviso la dice lunga.
Rivedendo il trailer ho cominciato a rimettere insieme i pezzi e pur non ricordando in toto l'esperienza, posso dire che questo "Escape Room" in generale fa il suo dovere (a differenza di quello del 2017): sufficientemente cruento, con una buona dose di puzzle mentali alla "Saw" e momenti di suspense che mantengono desta l'attenzione dello spettatore. Poi, come si evince, è facile da dimenticare... ma forse quello sono più io (nel frattempo ho visto qualcosa come altri 200 titoli e chissà quante serie tv).
Cast: Taylor Russell, Logan Miller, Deborah Ann Woll, Jay Ellis, Tyler Labine, Nik Dodani, Yorick van Wageningen.
Box Office: $155.7 milioni
Vale o non vale: Gli amanti dell'horror, dei thriller o comunque delle pellicole di tensione e suspense dovrebbero apprezzare il risultato finale che, pur non essendo eccelso, riesce comunque nell'intento di intrattenere causando anche qualche spavento. Sicuramente un buon titolo per queste giornate estive di niente assoluto.
Premi: /
Parola chiave: Sopravvissuti.

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