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lunedì 11 marzo 2013

Film 517 - Anna Karenina

Questa volta al cinema e in italiano. Per vedere se e cosa cambia. Nella visione e della mia opionione.


Film 517: "Anna Karenina" (2012) di Joe Wright
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea, Matte
Pensieri: Il più grande difetto di "Anna Karenina" di Wright credo stia nella sceneggiatura. Ragionandoci a più riprese con più persone, sono giunto alla conclusione che non per tutti sia stato semplice accedere ad una trama con passaggi narrativi solamente accennati e spesso mal trasposti dal libro allo schermo e, in aggiunta, Tom Stoppard ha operato una certa semplificazione fin troppo moderna del grande romanzo di Tolstoj. Il più evidente esempio di ciò può stare nel dialogo "Mi ami? Ma quanto mi ami?" tra Anna e Vronsky durante il pic-nic in mezzo agli alberi.
Il soffocante tormento amoroso della protagonista è spesso lasciato ad una interpretazione dello spettatore che, magari non pronto o non disposto a fare lo sforzo di chiedersi cosa stia succedendo nell'animo della protagonista, può finire per non afferrare appieno il sentimento. Nella parte finale, per esempio, la Karenina impazzisce di gelosia, ma nel film sembra più che altro una capricciosa ragazzina gelosa della sua cotta. Il che fa perdere un po' di significato, rischiando di far semplicemente etichettare Anna sotto uno qualsiasi degli stereotipi affibbiati alle donne (capricciosa, volubile, tendente alla pazzia). E questo è un po' un peccato.
Subiscono la falce dello sceneggiatore anche i personaggi di contorno che finiscono, sì, per risultare i più riusciti, ma forse proprio perchè trattati con tanta 'velocità'. Il cameo dei genitori di Kitty e Dolly è ridicolo, il personaggio della Contessa Lydia Ivanova (Emily Watson) non spiegato a dovere - quando Anna lascia il marito è lei che si prende cura del figlio della coppia, avvicinandosi tantissimo alla figura di Karenin (Jude Law) di cui è sempre stata infatuata - al pari di quello della Principessa Betsy (Ruth Wilson), ridotta a sorta di cupido malizioso.
Ancora da dire che il contesto storico è tutto fuorché trattato in maniera esaustiva. A dir la verità non è nemmeno accennato, solo trattato di sbieco tramite qualche battuta dei personaggi, ma davvero nulla di comprensibile per chi non sia a conoscenza della storia della Russia per sua personale cultura.
Detto ciò, "Anna Karenina" è un film tecnicamente molto curato, che parte da un'idea di realizzazione - quella di ambientarlo in un teatro - originale e dal grandissimo potenziale visivo. Potenziale che Wright sfrutta bene, riuscendo a renderlo funzionale alla sua storia e mai opprimente o stancante. Questo, a mio avviso, è un grande pregio che dimostra il tentativo genuino di cercare un approccio nuovo per una storia classica di cui già numerose volte si è parlato al cinema. Come sempre il regista chiama ottimi colleghi per adornare i suoi prodotti cinematografici (Dario Marianelli per la colonna sonora, Jacqueline Durran per i costumi, Katie Spencer e Sarah Greenwood per la scenografia e Seamus McGarvey per la fotografia) e, da questo punto di vista, ormai è riuscito a crearsi una cerchia su cui contare di un certo valore. I film in costume di Wright sono sempre qualcosa di molto bello da vedere.
La collaborazione artistica con Keira Knightley, invece, giunge con questo film alla sua terza puntata dopo "Orgoglio e pregiudizio" ed "Espiazione". Per quanto la Knightley riproduca qui una buona parte delle sue espressioni da repressa (già sfortunatamente utilizzate nella parte di Sabina Spielrein in "A Dangerous Method" di Cronenberg), continua comunque a piacermi la relazione artistica intessuta tra lei e il regista. Per ora tutte e tre le pellicole nate da questo sodalizio mi sono piaciute.
"Anna Karenina", infatti, per quanto impreciso e discontinuo (nella sceneggiatura) presenta in ogni caso un fascino magnetico legato alle sue bellissime immagini, i costumi e una storia d'amore senza tempo (per quanto tormentata). Un classico è un classico e a meno che non ne vengano totalmente sconvolti i canoni, rimane tale e, di conseguenza, ne rimango affascinato.
Avrei sperato in una trasposizione del libro meno macchinosa e più 'di cuore', ma ho trovato questa mancanza in un certo modo superata grazie ad una serie di accorgimenti di stile ben inseriti nel contesto (i momenti musicali durante la scena iniziale di Oblonsky/Matthew Macfadyen che va al lavoro; il rumore del ventaglio di Anna talmente forte durante la corsa di cavalli da trasformarsi nello scalpitare degli zoccoli degli animali al passaggio in scena; la lettera stracciata da Karenin che, lanciata in aria, si trasforma in neve; lo strano primo ballo tra Vronsky e la Karenina che, per quanto in certi passaggi mi sia sembrato troppo carico di gestualità, in certi passaggi è molto romantico e delicato; la scena a teatro in cui tutti, fissi, guardano Anna la sgualdrina, giudicandola).
Per tutti questi motivi messi insieme, posso dire che ho amato "Anna Karenina" e, allo stesso tempo, sono rimasto deluso. Nel senso che, fuori contesto, è un bel film con una serie di caratteristiche lodabili che posso far guardare oltre la banalità dell'espressione dei sentimenti da parte di personaggi troppo bidimensionali. Volendo, invece, considerare la provenienza letteraria del tutto, la pellicola perde enormemente di spessore, restando, sì, un bel prodotto cinematografico, la cui analisi interna (contesto storico, approfondimento caratteriale dei personaggi, percorso personale di Anna) sono ridotti ad una qualunque delle attuali storie d'amore portate al cinema per il pubblico generico. E questo, su un romanzo come "Anna Karenina", non è accettabile.
Ps. 4 nomination all'Oscar (uno vinto per i costumi) e $56,316,367 di incasso mondiale.
Film 511 - Anna Karenina
Film 1150 - Anna Karenina
Consigli: Certamente da vedere. La Knightley è nata per recitare film in costume e la storia della Karenina è comunque affascinante e intrigante. Amore che esalta e corrode. Una società che capisce, ma non perdona. Un insieme di sentimenti che, tutti assieme, sorprendono lo spettatore. Non è certo una pellicola facile, ma chi ama i film storici, d'amore e passione e, soprattutto, quelle pellicole anche solo vagamente innovative nell'approccio alla storia, non può perdersi questo film. 129 minuti impegnativi, ma che, almeno, all'uscita dalla sala, lasciano qualcosa.
Parola chiave: "We can't ask why about love".

Trailer

Bengi

lunedì 18 luglio 2011

Film 279 - Elizabeth: The Golden Age

Terzo film della serie 'Regno Unito'.


Film 279: "Elizabeth: The Golden Age" (2007) di Shekhar Kapur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Michele
Pensieri: Meno riuscito del primo film, questo secondo capitolo a quasi 10 anni di distanza dal primo eccelle soprattutto nelle categorie tecniche, se non si prende in considerazione la fantastica Cate Blanchett. Costumi sfarzosi (un Oscar ad Alexandra Byrne) e bellissima fotografia lo rendono, comunque, un piacevolissimo ed interessante intrattenimento.
Pensieri più articolati qui: Film 277 - 282.
Consigli: Scenari mozzafiato al servizio di una storia che, se non fosse vera, sarebbe un'avventura.
Parola chiave: Pace.

Trailer

Ric

mercoledì 13 ottobre 2010

Film 149 - Barry Lyndon

Comprato il dvd qualche anno fa, non avevo ancora avuto l'ispirazione giusta per guardare il film di un regista davvero importante. Ci volevano tempo e testa. Qualche settimana fa, finalmente, è stato il momento giusto.


Film 149: "Barry Lyndon" (1975) di Stanley Kubrick
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Devo ammettere due cose. La prima è che mi sono interessato al film solo qualche anno fa, quando la Canonero vinse il suo terzo Oscar per "Maria Antonietta" della Coppola e, ringraziando, citò Kubrick e questo film, suo primo Oscar per i costumi. Milena Canonero è italiana di Torino, spazia dal cinema nazionale a quello internazionale, impegnato o meno. Non potevo non documentarmi meglio su di lei.
La seconda cosa riguarda il protagonista di questo film, Ryan O'Neal: non è per niente un attore che apprezzo. Sarà che prima di questa pellicola non lo avevo visto recitare da nessun'altra parte e che le uniche informazioni su di lui le avevo dai giornali durante il tristissimo momento che ha preceduto la morte di Farrah Fawcett, sta di fatto che partivo prevenuto.
In realtà, tutto sommato, non posso dire che Ryan O'Neal, all'epoca 34enne, stoni nel quadro d'insieme che questa storia vuole riportare. Continuo a non apprezarlo, ma si è reso meno detestabile ai miei occhi. Interpreta sicuramente un ruolo complesso, quello del sig. Redmond Barry, paesanotto con aspirazioni di ricchezza e potere. Il percorso di vita del suo personaggio richiede una certa maturità, nonché una capacità recitativa che vada oltre il sorrisetto beffardo giovanile. Non l'ho trovato sempre eccellente, ma comunque decisamente bravo. Considerando quanto fossi prevenuto, è stata una piccola sorpresa.
Spostandoci al film, invece, devo ammettere che presenta una ricostruzione piuttosto dettagliata dell'epoca, molto curata nei dettagli: i già citati costumi, le scenografie (altro Oscar) e le atmosfere (per renderle ancora più realistiche, Kubrick utilizzò solo la luce naturale o quella delle candele, senza mai ricorrere ad illuminazione artificiale!) sono davvero ben resi. Mi è piaciuta molto anche l'idea di far accompagnare la storia da un narratore onniscente, voce fuori campo che sottolineerà i momenti salienti della vita dell'irlandese Barry.
Unico neo di questa pelicola, a mio avviso, è la lunghezza: 184minuti non sono sempre facilissimi da digerire...
Curiosità: ma solo io ho scambiato Marisa Berenson, la protagonista femminile del film, per una giovane Jennifer Beals (quella di "Flashdance" e "The L Word", per intenderci)?!
Consigli: Assicuratevi di avere molto tempo libero, prima di avventurarvi nella visione di questo film!
Parola chiave: Regalo di compleanno.




Ric

giovedì 14 gennaio 2010

Film 59 - Elizabeth: The Golden Age

Per il lunedì delle saghe io e Ale ci siamo dedicati al secondo capitolo della storia sulla regina Elisabetta. La suocera di Lady D? Ma no!


Film 59: "Elizabeth: The Golden Age " (2007) di Shekhar Kapur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: The Queen is back! Long live the Queen!
Cate Blanchett, regina in questa pellicola, ma anche di tutte le attrici, torna nei panni dei Elisabetta I di Inghilterra, ruolo che la rese famosa al grande pubblico alla fine degli anni '90. Se Cate torna sui suoi passi per un balzo nel passato c'è sicuramente una buona ragione. Non è una di quelle che lavora per soldi o perchè non c'è di meglio in vista. Ha la fortuna di potersi permettere solo i copioni in cui crede. E noi, di conseguenza, abbiamo la fortuna di sapere sempre che i suoi film saranno belli. Un connubio fantastico.
In questo nuovo capitolo sulla vita della sovrana più famosa del Regno Unito, possiamo dimenticarci il primo amore di Elizabeth, Robert Dudley, e rimpiazzarlo (ma forse ci è andata meglio!) con Sir Walter Raleigh, anche detto Clive Owen. C'è un flirt, c'è un infatuamento, ma non c'è altro perchè Elizabeth non può permettersi granché essendo la persona più spiata, adorata, odiata e... vergine(!) d'Inghilterra. Aimè, il bel Walter, volgerà ad altra Elizabeth e manderà la sovrana in analisi. L'amore distrugge anche gli animi più forti, sembrerebbe.
In effetti la Regina così mestruata non l'avevamo ancora vista. Alla lunga un po' stanga, ma grazie a Dio c'è la guerra che la interrompe e lei torna quella fantastica icona che è: forte, salda, potente e devota al suo popolo! Ci piace così, non è il caso di cambiarla troppo radicalmente...
Di questo secondo capitolo, a parte l'amore e le damigelle (un po' zoccole) della sovrana, non c'è alcun cambiamento. Stesso cast, stessi intrighi di palazzo, sempre la storia del pacchetto 'all inclusive' matrimonio+bebé, sempre nuovi corteggiatori, sempre tentativi di uccidere sua maestà. Dov'è la differenza? Nel cuore, si potrebbe dire. Se il primo film può essere meno maestoso (per quanto possa esserlo un film in costume...), ma decisamente ben realizzato, quasi ispirato dalla bravura di Cate, qui il tutto risulta un po' freddino. Colpisce la stupenda fotografia che regala colori di un'intensità pazzesca; colpiscono i costumi sontuosi, a tratti barocchi; colpiscono i set e le location, la cura dei minimi particolari, i dettagli che non ti aspettavi. Però è tutto molto ben calcolato. E lo si capisce. C'è una tecnica dietro ben precisa, un montaggio funzionale alla narrazione che regala inquadrature da cartolina scena dopo scena, stupisce sul momento, stufa alla lunga. E' un bel vedere, se pensi il lavoro d'insieme, ma nel particolari ti chiedi se non si potesse essere un pelino meno costruiti... Ma è una pecca di regia, se così si può dire.
Tutto sommato, comunque, è decisamente un bel film. Un 10 a Cate glielo diamo ad occhi chiusi, la nomination all'Oscar era d'obbligo (ma nel 2008 oltre a quella per Elizabeth ne ha avuta una seconda per il film "I'm not there") e forse anche la statuetta. Ma non polemizziamo.
Ultime due considerazioni finali (e assolutamente personali): 1) mi sta maledettamente antipatica Samantha Morton, che qui interpreta Mary Stuar; 2) ma quanto sono brutti gli spagnoli?!
Consigli: Forse l'HD farebbe proprio una gran figura con questa pellicola. Chi prova?
Parola chiave: Pistola scarica.


Ric

giovedì 24 dicembre 2009

Film 40 - My Fair Lady

Questo è uno di quei film 'da vedere' nella filmografia ideale di mia nonna. Non potevo non vederlo prima o poi...


Film 40: "My Fair Lady" (1964) di George Cukor
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: prima parte con Ale, poi nessuno
Pensieri: Una domanda su tutte: ma solo io ho trovato questo film infinitamente maschilista? E' una mia impressione o la Hepburn/Eliza Doolittle viene continuamente sminuita, trattata a pesci in faccia e derisa perchè donna e, per giunta, di basso ceto sociale? Ok che eravamo negli anni '60, ma sono rimasto un po' perplesso. Tra l'altro il suo personaggio per la prima ora non fa altro che urlare e dimenarsi, neanche fossimo in un film con la Loren... E poi perchè nel doppiaggio italiano di Eliza la fanno parlare in dialetto barese?! Neanche avessero chiesto consulto a Lino Banfi. Boh... Poi, però, all'improvviso (oddio, neanche tanto all'improvviso... dopo 1 ora e mezza di film) Eliza capisce che la 'a' non si pronuncia come la 'e' ed il miracolo si compie (nelle successive 2 ore e mezzo).
Il film è lunghissimo e i numeri di canto sinceramente un po' troppi. Visivamente è di impatto, molto bello, ma si capisce subito che è tutto finto, che è tutto un interno e un po' sembra di respirare aria viziata. Tra la povertà e l'ascesa alla grazia regale c'è un passaggio intermedio, quasi ibrido umano, in cui Eliza alle corse è ben vestita e preparata, ma le scappa un 'culo' di troppo: tutta l'alta società inglese scandalizzata e, finalmente, un po' di movimento (anche se pure la corsa dei cavalli è su erba sintetica...).
La critica alla società inglese di Cukor è spietata: negli alti ranghi sono tutti dipinti come rigide statue dalla capacità di esplicitare emozioni pari a quella di un fagiolo, abili solo a parlar di tempo e salute e allenatissimi a disprezzare chi sia di ceto inferiore. I poveracci sono dei volgari che non conoscono nemmeno la loro lingua madre e, forse, meritano di rimanere dove sono. Solo Eliza, grazie alle sue capacità e all'incoraggiamento costante dei sue due maestri (il più maschilista è il Professor Higgins) può riscattare la sua condizione di popolana di ultimo livello, aiutata anche (o soprattutto?) dalla sua bellezza. Raggiunto lo scopo, i due maestri si bulleranno della loro impresa (non far capire a nessuno dell'alta società che Eliza è, in realtà, una popolana) senza riconoscere alcun merito alla poveretta, che se fosse stata donna nel 2000 avrebbe mandato a cagare Higgins e i suoi modi maleducati, per non dire da cavernicolo. Quest'ultimo è talmente antipatico che perfino sua madre, nel film, non lo sopporta. Vorrà pur dire qualcosa...
Tutto sommato, comunque, ho visto volentieri questo film ed ero sinceramente curioso di vederlo. Merita il successo che ha avuto, specialmente per le ottime credenziali tecniche (costumi, scenografia - sarà pur finta, ma è fatta bene -, fotografia). Mi ha fatto un po' ridere, però, sempre nell'episodio delle corse, il vestito di Eliza. Higgins le fa cucire su misura dal sarto quello che lui stesso definisce come un vestito sobrio e privo di fronzoli, quando in realtà è un vestito intero a sirena bianco e nero con un enorme cappello, il tutto ricoperto da frappe di ogni genere. Il trionfo del kitch. Solo la Hepbrun avrebbe potuto star bene anche con quello. Per lei, comunque, neanche una nomination agli Oscar del '65, mentre il film ne ha vinti 8, compreso miglior film, regia e attore protagonista (Rex Harrison/Higgins). Un extra: per chi volesse, la mia amica Gloria ha recitato la parte di Eliza in un musical ispirato a questo film. Non ho sentito la versione originale delle canzoni cantate dalla Hepburn, ma assicuro che Glo è piuttosto brava! Date un'occhiata se vi va.

Consigli: Guardatelo quando avete molto tempo a disposizione!
Parola chiave: La rana in Spagna gracida in campagna.


Ric