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lunedì 25 luglio 2022

Film 2118 - Diverso da chi?

Intro: Volevo introdurre Ciarán a una serie di titoli italiani a tematica LGBTQ+ sapendo che lui apprezza il genere, ma non ha grande familiarità con il nostro cinema a tinte arcobaleno.
Premesso che è una fatica pazzesca ritrovare certe pellicole e, ancora peggio, rintracciarne i sottotioli (per non parlare del fatto che la maggior parte non si sincronizza con l'audio originale), questa è la prima (e per ora unica) pellicola che abbiamo visto.

Film 2118: "Diverso da chi?" (2009) di Umberto Carteni
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non che sia un capolavoro e per certi aspetti questi 13 anni dalla sua uscita in sala si sentono tutti, però "Diverso da chi?" rimane un prodotto sufficientemente fresco e innovativo - seppure commerciale - rispetto a tematiche ancora troppo spesso ignorate dal cinema nostrano.
Si parla di diverse espressioni di genitorialità, famiglie arcobaleno, pari diritti, genitori single, il tutto condito in salsa politica che, per quanto leggera, lancia comunque qualche spunto di riflessione.
Quindi sì, non un titolo imprescindibile della filmografia italiana, eppure un prodotto che non farebbe male guardare, riguardare e far vedere. Perché, per quanto imperfetto, insegna comunque qualcosa e il rispetto degli altri e delle loro scelte di vita. E che la politica, oggi come allora, dovrebbe tenere il passo e assumersi le responsabilità delle persone che rappresenta (o dice di rappresentare).
Film 284 - Diverso da chi?
Film 2118 - Diverso da chi?
Cast: Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco Pannofino, Giuseppe Cederna, Antonio Catania.
Box Office: $4,637,782
Vale o non vale: La recitazione di Argentero a volte è difficile da prendere seriamente, ma la combo Claudia Gerini + Filippo Nigro funziona bene e riequilibra il film in termini recitativi. Tra tematiche di un certo peso e un finale che ancora mi lascia un po' perplesso (ma almeno avvia un dialogo o propone una discussione), "Diverso da chi?" è in ogni caso sufficientemente godibile anche e piacevole da rivedere.
Premi: Candidato a 4 David di Donatello per il Migliore Regista Esordiente, Miglior attore (Argentero), attrice (Gerini) e attore non protagonista (Nigro).
Parola chiave: Famiglia.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 1 settembre 2015

Film 983 - Noi e la Giulia

Lo avevamo perso al cinema, così lo abbiamo recuperato una sera a cena...

Film 983: "Noi e la Giulia" (2015) di Edoardo Leo
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Direttamente dal canale Youtube della Warner Bros. Italia, un riassunto veloce della trama: "Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell'impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un'avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata ...quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio". La punteggiatura non è mia, sia chiaro.
"Noi e la Giulia" è esattamente quello che mi aspettavo, finale a parte. Un buon titolo comico nostrano i cui toni sono estremamente simili al già fortunato "Smetto quando voglio" dell'anno scorso, con il quale condivide non solo Edoardo Leo, ma anche la partecipazione di Stefano Fresi. L'operazione è divertente e molto meno scontata del solito brodo italiano, il che mette Leo ancora in miglior luce dopo una serie di performance che già me lo avevano fatto apprezzare. Qui affronta anche la sfida di sceneggiatura e regia, il che probabilmente ha aiutato a strutturare bene tutta l'operazione.
Il risultato finale è più che soddisfacente, i momenti comici non mancano e il gruppo di attori, così eterogeneo e apparentemente caotico, è in realtà un mix esplosivo - in senso buono - che non solo convince, ma conquista. Inutile dire che la performance di Amendola rimane particolarmente impressa, dato che il suo personaggio è non solo il più pazzo, ma anche quello che finisce per piacere di più al pubblico, insieme a quello dell'ingenua ragazza incinta interpretato dalla Foglietta. La forza di questa storia, non a caso, è soprattutto nei suoi protagonisti, ognuno in grado di portare le sue particolarità, sfaccettature e pazzie all'interno di un racconto che già di per sé parte in quarta: cosa succede se, dopo aver aperto un agriturismo, i proprietari si ribellano al pizzo letteralmente rapendo i camorristi che tentano di estorcerglielo? Se vi interessa la risposta, questo film può fornirvela...
Ps. Il cast è composto da Luca Argentero, Stefano Fresi, Claudio Amendola, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Carlo Buccirosso, Federico Torre, Mattia Sbragia.
Pps. La pellicola ha ricevuto 7 candidature ai David di Donatello 2015, vincendone 2: Miglior attore non protagonista (Carlo Buccirosso) e David Giovani.
Box Office: € 3.999.000
Consigli: Esempio carino di commedia italiana con un buon cast e una storia che ha qualcosa da raccontare. Il finale aperto lascerebbe pensare a un sequel - che non vedo in programma -, anche se personalmente l'ho trovato fastidioso in quanto inconcludente. Chiaramente è qualcosa con cui non si può scendere a patti preventivamente, il che mi ha leggermente guastato l'idea d'insieme della pellicola quando l'ho guardata. In generale, comunque, credo sia un titolo a cui vale la pena dare una chance, soprattutto se si aveva già apprezzato "Smetto quando voglio".
Parola chiave: Alfa Romeo Giulia 1300.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 29 gennaio 2014

Film 660 - Un boss in salotto

Fosse stato il film numero 666 sarebbe stato più rappresentativo.

Film 660: "Un boss in salotto" (2014) di Luca Miniero
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Tu provi a dare un'occasione al cinema italiano e... Niente, è sembra una grandissima cagata. No perché bisogna dirlo forte e chiaro: "Un boss in salotto" è un prodotto commerciale inutile e brutto.
Innanzitutto, nonostante un incipit anche interessante, la storia non procede verso alcun punto particolare. Gli sceneggiatori si adagiano scegliendo alcune tappe obbligate da commedia come la riconciliazione familiare senza mai fare una scelta che vada oltre il già visto (e di conseguenza idee altrui). Ma si sa che, essendo un banale prodotto di massa, non c'è motivo di sforzarsi, ci penseranno gli attori a rendere tutto più interessante. Ecco, no.
Paola Cortellesi, di solito ancora di salvezza di qualunque oscenità cui decida di partecipare - qui è qualcosa di insostenibile, anche solo per come la fanno parlare. Ma che dialetto è?! E perché continua a parlarlo anche quando ormai che è campana lo sanno tutti?
Rocco Papaleo è simpatico come un dente scheggiato e spontaneo come Manuela Arcuri in "Carabinieri", ma di fatto le sue sono le uniche battute del film, quindi tra tutti è qui è quello fortunato. Non so se rendo bene l'idea.
Infine Luca Argentero, che - a parte essere oggettivamente un bell'uomo - non è in grado nemmeno di fare da tappezzeria. Neanche far finta di arrabbiarsi o di provare soggezione del cognato. Niente, niente, niente.
Questo simpatico trio familiare + bambini - di cui il ragazzino sta alla recitazione come Valeria Marini all'abito da sposa bianco - è un concentrato di stereotipi disfunzionali e gag al sapore di nulla che per qualcosa come 90 minuti procede verso un finale che non solo è brutto, ma perfino inconcludente, lasciando aperta una storia che, temo con terrore, potrebbe proseguire verso un secondo drammatico episodio! Questo vorrebbe dire ancora Papaleo pseudo camorrista, Argentero amante dei trenini e la Cortellesi obbligata a riprodurre un accento che uccide barbaramente con insopportabile nonchalance, per non parlare di una delle coppie del cinema peggio assortite di sempre: Angela Finocchiaro e Ale (circa senza Franz). Io amo la Finocchiaro, ma tra questo orrendo ruolo e quell'altra oscenità imbarazzante di film a cui ha partecipato ("Ci vuole un gran fisico"), sta rendendo veramente difficile seguire questi nuovi risvolti pseudo comici della sua carriera.
Insomma, la tragica famiglia Coso - sì, si chiamano proprio così - e le sue mirabolanti avventure sono qualcosa che ammazza la voglia di seguire il cinema italiano leggero (non è tutta colpa di questo film, per carità) e ti fa chiedere costantemente come possano film per la tv americana essere scritti, interpretati e girati meglio di una produzione cinematografica ad alto budget italiana: quali passaggi non stiamo seguendo? Cosa si è interrotto? Perché produzioni fatte bene come "La grande bellezza" - che, naturalmente - può piacere e non piacere, ma si converrà tutti che a livello di realizzazione e recitazione è un grande prodotto di qualità - non sono all'ordine del giorno, ma solo rari esempi di eccellenza di mestiere? Perché nel 2014 si deve credere che far camminare un'assistente come Morticia Addams per farla assomigliare ad un robot dovrebbe in qualche modo divertirmi? Che tristezza.
Ps. Scopro con non poco stupore che questo illuminante esempio dello stato dell'arte del cinema italiano, uscito il 1° gennaio, ad oggi ha incassato un totale di 11.800.274€. Chapeau.
Consigli: Brutto e francamente imbarazzante esempio di commedia nostrana. Siamo ancora bloccati sulle differenze parodistiche tra nord e sud e trattiamo noi stessi come cliché da vendere in pari misura sia nella parte alta che in quella bassa del nostro Paese, in modo da non scontentare nessuno. Il risultato è un'inconcludente accozzaglia di situazioni "comiche" in pillole che, prese separatamente, sarebbero perfettamente riciclabili come serie tv alla "Love Bugs", dove le risate finte restano l'unico strumento per capire che c'è appena stata una battuta.
Parola chiave: Arresti domiciliari.

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Bengi

giovedì 21 luglio 2011

Film 284 - Diverso da chi?

Al ritorno dall’Europride romano, che vedeva come protagonista secondaria la Sig.ra Gerini, ho sentito il pungente bisogno di trovarmi nuovamente faccia a faccia con questa pellicola italiana più sperimentale del solito (o così parrebbe).


Film 284: "Diverso da chi?" (2009) di Umberto Riccioni Carteni
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Eccomi, così, subito ad assecondare il bisogno, alla ricerca del motivo che mi aveva fatto tornare in mente il film. Che fosse per Argentero o perché non ricordavo bene la trama, di fatto questo film mi è sembrato ancora più indifferente della prima volta. Buone le premesse, per carità, ma oltre allo sfondo politico che potrebbe mettere un po’ di pepe, la pellicola cede al rassicurante richiamo eterosessuale e, nel secondo tempo, prende una piega surreale che delude chi si aspettava davvero qualcosa di innovativo sul panorama nostrano alquanto stantio.
Peccato, l’occasione per dare uno scossone all’Italia bigotta poteva essere colta con maggior coraggio e non, invece, tentando di accattivarsi entrambe le fette di pubblico (etero e gay per intendersi). Questa è la classica politica del 'va bene per tutti', ma è talmente presa alla lettera che a tratti infastidice.
Bene, comunque, la Gerini che è sempre una brava attrice del cinema contemporaneo italiano. Capace, anche, Filippo Nigro che risulta più che adeguato nel ruolo del compagno geloso.
Inutile dire, invece, che certe lacune attoriali di Argentero facciano accapponare la pelle. E’ migliorato, ma non si può dire che sia capace. Ma se ce l’ha fatta Monica Bellucci, possiamo certamente affermare che la fortuna è con i belli.
Insomma, alla fine si fa guardare, ma si poteva osare molto di più.
Ps. Quattro nomination ai David di Donatello: tre agli attori e uno per l’esordio alla regia di Umberto Riccioni Carteni.
Film 284 - Diverso da chi?
Film 2118 - Diverso da chi?
Consigli: L'incipit interessante può essere fonte preziosa di dibattito. Ma, se sperate nel film, il finale vi deluderà con una semplificazione da rimanere basiti.
Parola chiave: Gay&famiglia.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 28 giugno 2011

Film 271 - Hop

Film al Cinema Lumière (Cineteca di Bologna) all'interno dello spazio settimanale dedicato ai ragazzi. Io e Marco abbiamo destinato il nostro ingresso gratis mensile ad una commediola leggera leggera e scacciapensieri. Anche se, a dire il vero, leggermente fuori stagione...


Film 271: "Hop" (2011) di Tim Hill
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Bisogna dividere l’opinione su questo film in due parti. La prima sulla versione americana (che, non avendo visto, può contare solamente sulla mia impressione di immagini e trama, per non dire ‘idee’ generali) la seconda sulla versione italiana, che presenta una forte connotazione negativa, a mio avviso: il doppiaggio tête–à-tête di Dj Francesco (Facchinetti) e Luca Argentero.
Quindi direi che, dal punto di vista del film in sé, il prodotto mantiene ampiamente le aspettative (leggera commediola divertente e mooolto spensierata sulla Pasqua, adatta dai 3 anni in su), peccato sia totalmente guastato dal doppiaggio incompetente dei due italiani. Con un mondo di doppiatori professionisti, del resto, perché mai usufruirne?
Argentero, mi spiace dirlo, è osceno. Non è in grado neanche per sbaglio. Più grintoso Facchinetti, ma, vista la controparte, per fare bella figura ci voleva davvero poco.
Nient’altro da dichiarare se non che, nella versione originale, sono presenti numerosi attori piuttosto conosciuti. Dal marito di Katy Perry, Russell Brand (che doppia il coniglietto) a Hugh Laurie ("Dr. House - Medical Division"), James Marsden ("Come d'incanto", "The Box", "27 volte in bianco", "X-Men - Conflitto finale"), Kaley Cuoco ("The Big Bang Theory"), Hank Azaria (che vedremo a settembre ne "I Puffi", "Una notte al museo 2 - La Fuga"), Elizabeth Perkins ("Weeds", "The Flintstones") e David Hasselhoff ("Baywatch").
Ps. Benissimo l'incasso negli Stati Uniti ($107,802,810), negli altri paesi niente di rilevante.
Consigli: Da guardare sole se desiderosi di molto zucchero o se si hanno bambini da tenere buoni per un po’.
Parola chiave: Pasqua.

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Ric

lunedì 9 maggio 2011

Film 252 - C'è chi dice no

Questa volta appuntamento al cinema con Licia (toscana) per una commedia italiana ambientata a Firenze. E lei non ha gradito...


Film 252: "C'è chi dice no" (2011) di Giambattista Avellino
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: "C'è chi dice no" è un film che, a farsi un'idea senza conoscerne il contenuto, parrebbe avere molto da dire (vedere il trailer per credere), ma che, alla resa dei conti (ossia in sala), delude profondamente.
Il tema dei raccomandati, in Italia, sembra piuttosto sentito e, proprio per questo, andrebbe affrontato con un piglio meno burlone nonostante si tratti di una commedia.
Secondo la sceneggiatura di Fabio Bonifacci basta fare un po' di 'sano' stalking ai 'ruba-posto' per stressare un po' la vita (se non proprio fargliela pagare) a coloro i quali si sono visti favoriti rispetto ai veri meritevoli sul posto di lavoro. Se non fosse che è un film sarebbe, tra l'altro, un suggerimento un attimo rischioso. Ma siccome gli ideali (e il bisogno di soldi) sono più forti della paura, non c'è per niente da stupirsi quando i tre del 'no' del titolo (Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini) decidono di scendere in campo. E qui, purtroppo, il film si incaglia.
Volendo sorvolare sugli imbarazzanti accenti toscani di Cortellesi (da brividi) e Argentero (che continua a non essere un attore, anche se è migliorato), non si può far finta di non vedere il poco brio di queste punizioni inflitte al nemico raccomandato. Regge bene solo Ruffini, tra l'altro, che nella parte dello sfigato pare esserci nato.
Malissimo la conclusione (spoiler!) - con una polizia stranamente efficiente - che scivola clamorosamente in un autogol: tutto rimane com'è (tra i raccomandati) e i 3 si ritrovano ai domiciliari nella stessa casa. Potrà essere un dignitoso finale da commedia? Perchè non si possono intraprendere tutti i generi cinematografici: o un film di denuncia, o divertente, o sopra le righe o una fiction che, però, si basa sulla realtà. Se fino allo smascheramento dei concorsi truccati il tono è leggero e disimpegnato (lo dimostrano i dialoghi più mirati alla battuta che a riportare fatti di triste attualità), la virata finale prende tinte più reali dal punto di vista della situazione del lavoro in Italia - dove puoi cacciare i raccomandati, ma sicuramente saranno rimpiazzati da altri come loro - e fa ricadere sui 3 addirittura una condanna. Il tono scanzonato avrebbe richiesto, a mio avviso, se non un banale happy ending, quantomeno una soddisfazione più tangibile per lo spettatore che si è subito una filippica di 95 minuti e poi si ritrova col tutto come prima.
Aggiungo: Myriam Catania (che un po' raccomandata, se vogliamo, lo è: è figlia di Rossella Izzo e nipote di Simona Izzo, Giuppy Izzo...) sarà per il ruolo, sarà perchè lo recita bene, è di un'antipatia infinita. Ma la voce è tra le più famose d'Italia (doppia personaggi come Keira Knightley, Lindsay Lohan, Jessica Alba e Amanda Seyfried) ed è strano contestualizzarla sul suo viso...
Ps. Nel film anche Edoardo Gabbriellini, cuoco in "Io sono l'amore" di Guadagnino, qui in una parte decisamente più frizzante.
Consigli: Purtroppo una commedia che, nonostante i buoni propositi non decolla. Il trio è poco affiatato se non addirittura poco legato, inadatto. Si salva la cornice fiorentina e la buone intenzioni di piazzare un film del genere in un contesto di attualità. Ma non basta. E' sicuramente un ottimo disimpegno per una serata senza pensieri.
Parola chiave: Scarpe rosse.

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Ric

lunedì 8 novembre 2010

Film 176 - Mangia, prega, ama

Anche qui è un po' come per Tom Cruise: ce la farà la 'diva Julia' a riportare in auge la sua carriera?


Film 176: "Mangia, prega, ama" (2010) di Ryan Murphy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ryan Murphy, creatore di tormentoni tv come "Popular", "Nip/Tuck" e il recentissimo "Glee" approda alla regia sul grande schermo (dopo "Correndo con le forbici in mano") con la trasposizione di un romanzo, pare, molto conosciuto tra le ladies amaricane dei dopo 'anta'. Così sceglie una diva hollywoodiana già nei citati 'anta' e con la carriera un po' in declino dopo ben 3 gravidanze e l'assenza dalle scene di anni e tenta il colpaccio della sua carriera.
Il risultato della trasposizione è, cinematograficamente parlando, non totalmente riuscito. Sarà che la stella di Julia Roberts non si è appannata solo a causa dell'assenza dalle scene, ma per quella perdita di smalto di cui ci siamo accorti un po' tutti. O che, in fondo in fondo, Julia c'è sempre stata un po' antipatica con quel sorriso tanto grande quanto sproporzionato. Sta di fatto che non ci si riesce ad identificare con lei appieno perchè, forse, ormai ha acquisito un'aria da spocchiosetta che, quando non riesce a controllarsi, traspare dallo sguardo furbo.
A livello di trama, poi, si cade un po' nei cliché del folklore popolare, delle dicerie, della cultura da turista un po' troppo facile. Sarà che chiamano in causa proprio noi italiani (a fare da cicerone a Liz/Julia Roberts c'è proprio il nostro Luca Argentero) spacciandoci per assoluti cultori del 'dolce far niente' e null'altro...
In ogni caso il viaggio della nostra eroina è un cammino, un percorso di formazione annunciato, bello visivamente e profondo spiritualmente, ma sembra sempre un pelino forzato, un attimo aggiustato per rendere tutto ancora più sensazionalmente incredibile. Nel complesso una pellicola più che godibile, per carità, ma forse meno spirituale di quanto quei 'prega' e 'ama' ci vogliano far credere.
Comprimari maschili della Roberts piovono a bizzeffe dalla Holliwood che conta: James Franco ("Howl", "Notte folle a Manhattan", "Spider-Man"), Billy Crudup ("Quasi famosi", "Watchmen"), Richard Jenkins (nominato all'Oscar per "L'ospite inatteso") e Javier Bardem (Oscar 2008 per "Non è un paese per vecchi"). Sul piano femminile la più nota è Viola Davis ("State of Play", "Il dubbio", "Innocenti bugie").
Per tirare le somme: non c'è male, ma non è né un capolavoro né nulla di trascendentale. E' un film che passa e lascia il tempo che trova. Forse il problema sta anche lì, nel tempo: 133 minuti sono troppi.
Consigli: Meglio guardare questa pellicola con lo stomaco pieno, altrimenti l'irresistibile necessità di mangiare diverrà irrefrenabile!
Parola chiave: Voglia di vivere.




Ric

venerdì 27 novembre 2009

Film 19 - Oggi sposi

Avevo iniziato ieri a vedere questo film. Il primo italiano della mia lista, che ormai sfiora la ventina di titoli in 18 giorni dalla nascita di questo blog.
Devo fare una premessa importante: i film italiani di solito non mi piacciono. So che suona un po' estremo, ma il fascino che esercita su di me il cinema americano è qualcosa che quello italiano non è mai riuscito a fare. Sono rarissimi i dvd di film italiani che ho a casa ("Nuovomondo", "La bestia nel cuore", "Piano 17", "Nuovo cinema paradiso", "L'ultimo imperatore", "The dreamers") e in generale trovo i nostri film incapaci di suscitare quella magia che il cinema dovrebbe saper trasmettere. Mancano i budget per storie fantastiche, mancano idee per storie decenti, manca intelligenza per certi generi. E' un peccato visto il passato glorioso che ci spetta.
In ogni caso ultimamente mi sto aprendo di più alla nostra produzione di quanto avessi mai fatto prima, con piccole piacevoli sorprese ("Santa Maradona","Generazione 1000 euro", "Tutta la vita davanti", "Due partite", "Lezioni di cioccolato", "Diverso da chi?"...) che mi hanno invogliato a guardare questo film sperando di sorprendermi ancora.


Film 19: "Oggi sposi" (2009) di Luca Lucini
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Caviamoci subito il dente: il film mi è piaciuto. E ora svisceriamo.
Ho già una prima domanda, ma questa è più generale: perchè le locandine di qualsiasi film italiano sono su sfondo bianco? Esempi, oltre a questo film: "Manuale d'amore" 1 e 2, "Ex", tutti i "Natale a...", "Solo un padre", "Nuovomondo", "Il papà di Giovanna", "Gli amici del bar Margherita", "L'ultimo bacio", "La prima linea", "Mio fratello è figlio unico", "Nessuna qualità agli eroi", "Sms - Sotto mentite spoglie", "Notte prima degli esami" 1 e 2,"Che ne sarà di noi", "Generazione 1000 euro", "Il cuore altrove", "Scusa ma ti chiamo amore", ecc ecc. Non continuo perchè è già una lista infinita. Dunque perchè questa maledetta mania di dissociare il film dalla locandina che lo presenta? Sono, forse, tutti film senza sfondo? Non credo. Il bianco, mi pare, sta venendo un po' abusato dal cinema italiano. Può essere utile se si vuole presentare tutti gli attori di un film corale per rendere giustizia al cast per intero. Ma per il resto? Che senso ha, dico davvero, dimenticarsi del significato del proprio film per presentare una locandina che non c'entra proprio nulla con la storia che si racconta? Mah.
Torniamo al nostro film. Qui abbiamo una lista lunghissima di attori e attoroni (italiani e non) che si passano la palla tra un preparativo di nozze e l'altro. Certo, essendo in tanti, molti avranno già lavorato insieme e chissà quante altre volte li avremo già visti in altri film. Però Luca Argentero e Filippo Nigro erano fidanzati in "Diverso da chi?", sempre Argentero era il datore di lavoro stronzo di Hassani Shapi in lezioni di Cioccolato in cui, tra l'altro, vi era anche Francesco Pannofino (famosissimo doppiatore italiano). Insomma, solo la parte di storia del film di Argentero racchiude metà della sua carriera cinematografica. Da questo cosa deduciamo? Due cose: Argentero ha fatto centro e la sua carriera è decisamente in ascesa; il cinema italiano è sempre uguale. Mi spiace dirlo, ma tutto questo riproporre mi ha distratto. Sembrava di stare a "Beautiful" mentre pensavo a Nigro e Argentero che prima si baciavano e adesso sono PM e poliziotto, Pannofino e Argentero, prima avversari in cucina e adesso zio e nipote, Argentero e Shapi, prima datore di lavoro e lavoratore in nero, adesso futuro genero e ambasciatore indiano. Che poi per carità, Argentero se lo meriterà il successo che ha, però sono sicuro che uno o due altri attori italiani belli e bravi esistono... Magari non già visti nel 50% della produzione cinematografica italiana del 2009.
Ma, a parte questo, il film ha una sua componente originale. Unisce il contesto regionale alla cultura di altri paesi, mostra e deride la società di oggi, ci ricorda che il mondo dei precari è un mondo di difficoltà. Per carità, non c'è desiderio di raccontare analiticamente un Paese, ma semplicemente ci vengo mostrate quattro realtà completamente differenti che, sul finale, si trovano ad intrecciarsi: matrimonio di culture diverse, matrimonio di due squattrinati, matrimonio di convenienza di due vip senza scrupoli e matrimonio tra vecchio ricco e ragazzina. Io ci leggo moltissimo del nostro Paese, e voi?
Il ritmo del film è ben regolato, tra gag divertenti e sdolcinerie amorose. Gli attori sono bravi anche se in alcuni casi un po' caricature del personaggio-tipo che stanno recitando. Lucini viene da esperienze di regia molto differenti (leggi "Tre metri sopra il cielo" e "L'uomo perfetto", ma anche "Solo un padre". Con chi? Ma ovviamente Argentero!) e qui racconta in maniera lineare e sobria una storia composta dalle più differenti realtà. L'impegno a rendere questo film qualcosa di meglio della solita commediola italiana di alcuna rilevanza se non quella di spillare qualche soldo c'è, ma la strada è ancora lunga. Bisognerebbe, forse, svincolarsi da un certo tipo di romanticismo sdolcinato da-bacio-sull'altare-prima-del-momento-del-sì-al-testimone-dello-sposo-perchè-è-lui-il-tuo-vero-amore molto tipico di un altro genere filmico - ossia commedia romanticissimissima - per sperimentare strade un po' più avventurose - matrimonio Indù in primis! -.
Il risultato finale è piacevole, godibile, sopra la media di genere, specialmente se si pensa che è un film italiano.
Consigli: Odio Placido, ma qui, col suo barese burino, mi ha colpito e divertito. Lui e la Savino sono la coppia di genitori più simpatica. Godeteveli!
Parola chiave: Matrimonio




Ric